Rompere il silenzio criminale sulla pandemia ad opera del governo NOVAX della Meloni - Puglia regione a rischio

Covid Puglia, oggi 293 positivi e 5 morti

Sono 293 i nuovi casi di infezione da Covid 19 registrati nelle ultime 24 ore in Puglia a fronte di 4.667 tamponi, pari al 6,3% dei test. Cinque i decessi. Sono 15.495 le persone attualmente positive, 205 quelle ricoverate in area non critica, 11 in terapia intensiva.

https://www.fanpage.it/attualita/bollettino-covid-oggi-i-dati-di-contagi-e-morti-in-italia-di-sabato-28-gennaio-regione-per-regione/
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sabato 28 gennaio 2023

Appalto Acciaierie: decine di lavoratori stabilizzati al porto con Castiglia e alla Pellegrini

Da Corriere di Taranto

"In due diverse vertenze portate avanti da Usb, UILTuCS e Slai cobas nei settori pulizie e attività portuali.

Sono stati stabilizzati 70 lavoratori della ditta Pellegrini, che si occupa di pulizie nell’ambito dello stabilimento siderurgico di Taranto, nonché l’incremento delle ore lavorative settimanali che salgono a 24. La platea di lavoratori è stata dapprima inserita nel ciclo lavorativo, in piena pandemia Covid, con contratto a tempo determinato, poi prorogato anche oltre la fase calda dell’emergenza sanitaria, ma sempre con contratti a termine...".

NOTA DI TARANTOCONTRO: C'è da dire, ad onor di cronaca, che questo risultato è venuto dopo l'aperta contestazione di un accordo sottoscritto a marzo scorso tra la Pellegrini e Cisl, Usb, che invece non garantiva il passaggio a tempo indeterminato per tutti i lavoratori interessati, e soprattutto legava per tutte le lavoratici e lavoratori a meno di 24 ore prima del lockdown, il mantenimento dell'aumento dell'orario ottenuto nei due anni di lockdown al non superamento di ore di assenza, anche per malattia, attuando di fatto una grave discriminazione e una violazione del diritto di malattia. Solo lo Slai cobas (mentre la Uil pur criticando l'accordo non si esponeva pubblicamente) aveva con volantini, comunicati all'azienda denunciato questo accordo e chiesto la sua revisione, criticando direttamente l'Usb per averlo firmato. Oggi siamo contenti di questo nuovo accordo, ma lo seguiremo passo passo nella sua applicazione, affinchè a tutti i lavoratori venga riconosciuto l'aumento a 24 ore settimanali, slegandolo dai giorni di malattia.

Continua Corriere di Taranto:

"Sempre in merito all’appalto del siderurgico, ma questa volta nell’area portuale, arriva dallo SLAI COBAS per il sindacato di classe la notizia del riassorbimento dei lavoratori della Triton srl presso la nuova azienda Itelyum/Castiglia.

“Al porto nell’appalto Acciaierie i lavoratori portuali della Triton srl si sono organizzati tutti nello Slai cobas per il sindacato di classe a fronte della situazione determinatasi sul loro posto di lavoro, nel quadro più generale di quello che sta succedendo nell’appalto Acciaierie. La Triton srl aveva messo in cassintegrazione tutti i lavoratori e affidata la ripresa dei lavoratori ad una nuova commessa di Acciaierie; ma per ragioni legate a ragioni generali di Acciaierie e particolari del porto questa continuità con la Triton non è stata possibile – si legge in una nota del sindacato di classe -. Ci si è trovati, quindi, ad un cambio d’appalto con la nuova azienda con la nuova azienda Itelyum/Castiglia che ha espresso la volontà di assorbire tutti i lavoratori Triton, inizialmente però per tre mesi”. I lavoratori e o Slai cobas hanno chiesto invece “che questa assorbimento avvenisse a tempo indeterminato, dato che a fronte della continuità dello stesso lavoro e sostanzialmente con la stessa attrezzatura, era la forma più giusta di questo passaggio, per tutelare lavoro, salari e diritti dei lavoratori operanti al porto da molti anni, prima con l’ex Neptunia e poi con la Triton e che hanno dato in tutti questi anni il massimo affidamento e professionalità nel svolgere questo lavoro”.

La trattativa, dopo fasi di confronto e anche di divergenze tra i lavoratori organizzati nello Slai cobas e la nuova azienda, si è conclusa “con un accordo che assorbe dal 1° febbraio tutti i lavoratori a tempo determinato con contratto metalmeccanico per un anno e con una proroga per il secondo anno. Si è sventata ogni ipotesi di contratto Multiservizi e nell’accordo sindacale è contenuto l’impegno dell’azienda al futuro passaggio a tempo indeterminato a tutti i lavoratori e una garanzia di parità salariale rispetto alle attuali retribuzioni. Si tratta nel panorama di crisi, licenziamenti, cassintegrazione, precarietà, perdita di diritti e di salarti dei lavoratori, di un accordo positivo e in controtendenza, ottenuto con una partecipazione compatta dei lavoratori ad ogni momento della discussione e della trattativa. Una vera esperienza pilota che dovrà essere generalizzata in tutte le aziende, in particolare in quelle degli appalti nello stabilimento e al porto operanti su appalti Acciaierie/ArcelorMittal. Naturalmente importante sarà sin dal 1° febbraio mantenere forte l’unità, la partecipazione e la democrazia autorganizzata dei lavoratori dello Slai cobas”. Concludono da SLAI COBAS per il sindacato di classe.

Le lavoratrici e i lavoratori degli asili verso lo sciopero!

COMUNICATO DELLO SLAI COBAS

L'incontro con il Comune assessorato Pubblica Istruzione del 23 gennaio fatto con Slai cobas e Usb non è andato bene.

Uniche cose positive sono la rinnovata disponibilita' di questo assessorato ad incontrarci; e la possibilita', a fronte di una verifica del residuo di un quinto, dopo la presentazione del bilancio di previsione che avverra' da qui ad un mese, di utilizzare questi fondi per far lavorare nelle giornate di sosopensione pasquali (ma è molto difficile che bastino a coprire anche l'altro mese estivo, come invece noi chiediamo).

Ma per il resto, in particolare su aumento subito dell'orario di lavoro quotidiano, non c'è nessun passo in avanti.

L'assessorato ci ha confermato di aver proposto tale aumento di ore, ma bene che vada può avvenire solo nel nuovo appalto, quindi tra circa due anni, a fronte di una condizione lavorativa OGGI pesantissima, di pretesa di tante mansioni da parte anche delle dirigenti scolastiche e della Ditta, che richiede subito un incremento di ore.

Cosi' sulla situazione di tutela delle condizioni di salute e sicurezza, in risposta alle forti e dettagliate segnalazioni fatte nell'incontro in particolare dalle nostre RLS, su come si lavora male e a rischio e sulle inadempienze storiche della Ditta su attrezzature, materiali idonei, corsi di formazione/aggiornamento, ecc, la risposta di fatto è stata: vedetevela con la Ditta...; quando loro, come abbiamo detto chiaro nell'incontro, come Comune su questo devono controllare e non lo hanno mai fatto, nonostante la ditta violi anche il capitolato d'appalto.

Per questo dopo questo incontro è confermato che non abbiamo altra strada per far pesare il nostro lavoro e le nostri bisogni che lo sciopero (che mostrera' quanto pesa il nostro lavoro se viene a mancare).

Nella prossima settimana avvieremo la procedura per lo sciopero, come Slai cobas e Usb. Questo sciopero è sia verso l'Amministrazione comunale sia verso la Servizi Integrati che anche recentemente sul fronte di avviare una contrattazione aziendale (prevista dalla normativa sindacale) per un aumento della retribuzione (che sta da anni sempre ferma, a fronte oggi anche di carovita, aumento di tutto) continua a dire NO e NO.

Lo sciopero avra' quattro punti fondamentali:

aumento subito (e non nel prossimo appalto) dell'orario quotidiano di lavoro, per arrivare almeno a 5 ore al giorno, fine di ogni sospensione

aumento del salario

salute e sicurezza

Internalizzazione a fine appalto in corso.

Su quest'ultimo punto registriamo una recente novita' positiva. Dopo tutte le nostre istanze, pressioni, incontri di questi anni, finalmente l'ipotesi di internalizzazione è stata votata in Consiglio comunale, come atto di indirizzo politico, che poi Giunta e direzione del Comune dovrebbero concretizzare quando scade l'appalto in corso. Noi seguiremo questo iter perchè non resti solo una mozione/foglio di carta. Ma, è chiaro, che anche questo passo avanti è frutto solo della nostra battaglia. I sindacati confederali sono stati sempre contrari all'internalizzazione.

PS. Questo sciopero deve vederci compatti e pesare. Con la consapevolezza che in tutti questi anni, anche in pochi e da soli come Slai cobas, abbiamo ottenuto varie cose: dal riconoscimento dell'ausiliariato, al mini aumento dell'orario, alla riduzione delle sospensioni estive, alle sostituzioni al 100%, ecc. Senza la nostra lotta non li avremmo ottenuti.

Da quest'estate facciamo la lotta insieme all'Usb, e insieme siamo la maggioranza delle lavoratrici e lavoratori degli asili. Dobbiamo essere fiduciose e orgogliose! Anche questa volta strapperemo dei risultati. Ma dobbiamo essere unite, compatte, e portare con noi tutte, anche chi non è dello Slai cobas o Usb.

SLAI COBAS per il sindacato di classe

28.1.23

Uscito il nuovo foglio di gennaio di proletari comunisti. Richiederlo a pcrp.red@gmail.com. Si trova nella sede Slai cobas via L. Andronico, 47 Taranto

Questo foglio è concentrato sulla lotta contro la guerra inter imperialista e contro il governo italiano, Meloni, che cerca sempre più di svolgere un ruolo di prima fila al servizio degli Usa/Nato, per armi e affari. Invitiamo a richiederlo e a diffonderlo sui posti di lavoro e nei propri quartieri.


venerdì 27 gennaio 2023

Il lavoro di Formazione marxista al servizio della trasformazione del movimento reale. SI COMINCIA IL 6 FEBBRAIO A TARANTO

 

LA "LEZIONE" SARA' FATTA IN PRESENZA NELLA SEDE DI TARANTO E IN COLLEGAMENTO ON LINE CON LE ALTRE REALTA' DELL'ASSEMBLEA PROLETARIA ANTICAPITALISTA E CHIUNQUE VOGLIA PARTECIPARE.

Il lavoro teorico di base della Formazione marxista è un carattere costitutivo dell'Assemblea proletaria anticapitalista, perché l'unità e il collegamento tra le lotte è uno degli obiettivi ma esse vanno messe in relazione con tutti i fronti di lotta, da quello delle donne a quello degli intellettuali, ecc., perchè scopo dell'assemblea proletaria capitalista e di trasformare ogni lotta in un qualcosa di generale e quindi di metterla in relazione con il rapporto fra capitale e il lavoro. 

Su questo noi siamo educati storicamente dal movimento rivoluzionario del nostro paese degli anni 70, mentre siamo diseducati nella realtà attuale in cui affermare questa semplice verita' sembra essere fuori dalla situazione concreta. Ma la trasformazione del movimento reale è il vero scopo del nostro lavoro. 

Noi facciamo appello anche ad altri intellettuale marxisti a mettersi in relazione con questo processo; affinchè 10 100 intellettuali marxisti si mettano a disposizione della formazione.

Nel consiglio comunale votata la mozione sull'internalizzazione degli appalti

Riportiamo la mozione, approvata dalla maggioranza, che costituisce un significativo passo verso la internalizzazione dei servizi essenziali fino ad ora appaltati.

Lo Slai cobas da tempo, dopo assemblee, raccolta firme tra le lavoratrici e i lavoratori, presidi, incontri con Comune e Prefettura, ha posto all'OdG la necessita' della internalizzazione degli appalti permanenti, strutturali, senza dei quali l'intero servizio non può operare; fornendo anche linee di attuazione ed esperienze concrete. Ora finalmente se ne parla nelle sedi competenti.

In particolare, lo Slai cobas lo ha posto e lo pone per i servizi degli asili comunali di pulizie/ausiliariato, per i lavoratori cimiteriali, per i lavoratori delle pulizie bus Amat,e nel prossimo futuro per i lavoratori addetti agli impianti di selezione rifiuti.

Seguiremo questo iniziale passo avanti, perchè si trasformi da indirizzo politico a effettiva realizzazione. 

 

audizioni comm industria camera - info

Si sono svolte oggi le audizioni della Commissione Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare del Senato, sul decreto ‘Impianti di interesse strategico nazionale’, che riguarda anche e soprattutto l’ex Ilva approvato dal governo lo scorso 28 dicembre.
Ad intervenire, per conto di Acciaierie d’Italia, l’amministratore delegato Lucia Morselli. Che ha inizialmente ricordato come l’ex Ilva “consumi il 2% del fabbisogno energetico dell’Italia, stiamo parlando di miliardi e miliardi di costi energetici, e quindi il costo dell’energia è stato “esorbitante” per l’impresa. E’ evidente che l’utilizzo dei fondi, quando arriveranno perchè noi non abbiamo visto un euro, ci sarà una parziale destinazione ai costi dell’energia ma questo è normale perchè il costo dell’energia è stato il problema numero uno dell’anno in corso” ha dichiarato la Morselli rispondendo alle domande dei senatori nel corso della audizione in commissione Industria del Senato sul Dl Ilva. Del resto era pressoché scontato che parte dei 680 milioni di euro che arriveranno, serviranno ad iniziare a ripianare il debito che l’azienda vanta con l’Eni (di svariate centinaia di milioni di euro) e con la Snam, l’attuale fornitore con cui al 31 dicembre scorso era stato contratto un debito pari a 280 milioni di euro.
In merito alla struttura del decreto stesso, l’ad ha poi dichiarato che “le conclusioni del professor Cassese da noi consultato per un parere, sono che l’articolo 2 del dl sulla amministrazione straordinaria delle società partecipate infrange qualche articolo della Costituzione“. Il riferimento, ha detto nel corso dell’audizione è agli articoli 3 e 41 della Costituzione nonché all’articolo 49 del Trattato Ue. “Quindi – ha concluso Morselli – ci sembrava particolarmente complessa la formulazione di questo articolo e soprattutto per l’opinione che ci ha dato il professor Cassese di seria incostituzionalità. Si tratta del principio di uguaglianza, perché chiaramente introduce una norma che si applica solo alle società che hanno una partecipazione pubblica e non a tutte le società; il principio di libertà dell’iniziativa economica privata, addirittura con un esproprio privo di indennizzo rispetto ad un’eventuale socio privato; poi infrange anche una norma del diritto europeo: l’articolo 49 del trattato di funzionamento dell’Unione europea, l’articolo di protezione degli investimenti che vengono fatti da operatori europei in Europa. Quindi – dice l’a.d. di Acciaierie d’Italia ai senatori – ci sembra particolarmente complessa la formulazione di questo articolo: è, soprattutto per l’opinione che ci ha dato il professor Cassese, di seria incostituzionalità“.
(leggi l’articolo https://www.corriereditaranto.it/2023/01/18/sullex-ilva-una-pantomima-indecente/)
La Morselli ha poi proposto di reintrodurre il testo del decreto legge del 2019 relativamente alla voce ‘finanziamenti soci‘ dell’articolo 1 perchè, ha spiegato, “la dizione ‘finanziamenti soci in conto aumenti di capitale’ chiarisce l’intervento di rafforzamento patrimoniale che è la ratio di questo finanziamento, altrimenti un finanziamento soci potrebbe anche significare una semplice sostituzione al sistema finanziario bancario che crediamo non sia la ratio che sottende questa norma”. Sempre sull’articolo 1, in risposta alle domande dei senatori, Morselli ha sottolineato che “rispetta i principi dell’accordo siglato nel 2020 ed è una sua esecuzione. Quindi è assolutamente in linea con gli accordi che i due investitori hanno fatto”. “L’accordo tra l’investitore internazionale e l’investitore italiano è stato firmato non adesso, nel 2020, e quello che è il contenuto dell’articolo 1 decreto che la Commissione sta esaminando, semplicemente rispetta i principi di quell’accordo”. “Il socio internazionale ha anticipato nel tempo più di due miliardi di euro e adesso tocca al socio italiano“, ha ricordato ancora una volta la Morselli. “È un accordo del 2020. Questa – evidenzia ancora Morselli – è una esecuzione di quell’accordo, arrivata non subito, con ritardi per il Covid, forse anche per altre questioni che possiamo comprendere, come un nuovo Parlamento, e altre cose di cui siamo rispettosamente testimoni. Però, ripeto, è assolutamente in linea con gli accordi che i due investitori hanno fatto”.
Sull’articolo 6 del decreto legge in materia di sequestro, la Morselli ha proposto che possa essere applicato anche per i siti per i quali sia stata richiesta la revoca del sequestro e questa sia stata negata, altrimenti “potrebbe non essere applicabile alla nostra azienda”.
Proposti poi tre articoli aggiuntivi: prevedere che la confisca facoltativa non sia applicata sui siti di rilevanza strategica nazionale (“Abbiamo avuto l’ardire di proporre un articolo nuovo: riguarda la confisca facoltativa che è stata accese sui nostri impianti. Vorremmo introdurre un articolo che prevede che le confische facoltative non possano essere applicate su siti strategici di rilevanza nazionale” ha spiegato); centralizzare la giustizia amministrativa presso il Tar di Roma; prevedere il concerto del ministero dell’Ambiente per le ordinanze contingibili e urgenti che possono essere emesse dalle Autorità locali (chiaro riferimento all’ordinanza del sindaco Melucci che finì dinnanzi al Consiglio di Stato). “Il dl del governo sui siti di interesse strategico nazionali dovrebbe accentrare anche la giustizia amministrativa, sulla falsariga di quanto già avvenuto per quel che riguarda il penale, accentrata al Tribunale di Roma, al Tar di Roma – ha chiesto Lucia Morselli -. Ci sono moltissime problematiche che riguardano le questioni amministrative, se pensate a tutte le questioni ambientali: vorremmo, in questo caso, che per i siti strategici la competenza fosse centralizzata a Roma come vorremmo che le ordinanze contingenti e urgenti di competenza delle autorità locali siano emesse di concerto con quelle centrali. Questo – conclude- nell’ottica di centralizzazione di questioni che riguardano impianti di interesse nazionale coerentemente con l’idea che non sono siti locali ma appunto nazionali”.
Infine, un chiarimento a quei senatori che chiedevano la presenza in Commissione del presidente di AdI Franco Bernabè. “Io non accetto di essere considerata un rappresentante di un socio straniero, io sono il capo dell’azienda Acciaierie d’Italia tutta. Esattamente come il presidente Bernabè io lo vivo come presidente di tutta Acciaierie d’Italia”, aggiungendo e concludendo che “vi posso garantire che tutto il consiglio di amministrazione lavora insieme per il successo della società a prescindere dalla nomina”.

mercoledì 25 gennaio 2023

Per i lavoratori Triton porto appalto Acciaierie con lo Slai cobas si è scongiurato un passaggio d'appalto inaccettabile e peggiorativo

Al porto nell’appalto Acciaierie i lavoratori portuali della Triton srl si sono organizzati tutti nello Slai cobas per il sindacato di classe a fronte della situazione determinatasi sul loro posto di lavoro, nel quadro più generale di quello che sta succedendo nell’appalto Acciaierie.

La Triton srl aveva messo in cassintegrazione di tutti i lavoratori e affidata la ripresa dei lavoratori ad una nuova commessa di Acciaierie; ma per ragioni legate a ragioni generali di Acciaierie e particolari del Porto questa continuità con la Triton non è stata possibile.

Ci si è trovati, quindi, ad un cambio d’appalto con la nuova azienda con la nuova azienda Itelyum/Castiglia che ha espresso la volontà di assorbire tutti i lavoratori Triton, inizialmente però tre mesi.

I lavoratori e o Slai cobas hanno chiesto invece che questa assorbimento avvenisse a tempo indeterminato, dato che a fronte della continuità dello stesso lavoro e sostanzialmente con la stessa attrezzatura, era la forma più giusta di questo passaggio, per tutelare lavoro, salari e diritti dei lavoratori operanti al Porto da molti anni, prima con l’ex Neptunia e poi con la Triton e che hanno dato in tutti questi anni il massimo affidamento e professionalità nel svolgere questo lavoro.

La trattativa, dopo fasi di confronto e anche di divergenze tra i lavoratori organizzati nello Slai cobas e la nuova azienda, si è conclusa con un accordo che assorbe dal 1° febbraio tutti i lavoratori a tempo determinato con contratto metalmeccanico per un anno e con una proroga per il secondo anno. Si è sventata ogni ipotesi di contratto Multiservizi e nell’accordo sindacale è contenuto l’impegno dell’azienda al futuro passaggio a tempo indeterminato a tutti i lavoratori e una garanzia di parità salariale rispetto alle attuali retribuzioni.

Si tratta nel panorama di crisi, licenziamenti, cassintegrazione, precarietà, perdita di diritti e di salarti dei lavoratori, di un accordo positivo e in controtendenza, ottenuto con una partecipazione compatta dei lavoratori ad ogni momento della discussione e della trattativa. Una vera esperienza pilota che dovrà essere generalizzata in tutte le aziende, in particolare in quelle degli appalti nello stabilimento e al Porto operanti su appalti Acciaierie/ArcelorMittal.

Naturalmente importante sarà sin dal 1° febbraio mantenere forte l’unità, la partecipazione e la democrazia autorganizzata dei lavoratori dello Slai cobas.

Lettera aperta agli avvocati, giuristi di Taranto: per Alfredo Cospito

Lo Slai cobas di Taranto fa appello agli avvocati, giuristi di Taranto a firmare, far circolare, rendere pubblico questo appello nazionale e prendere ogni iniziativa possibile e urgente per salvare la vita di Alfredo Cospito da quasi 100 giorni in sciopero della fame, sostenendo le sue richieste: fuori dal 41bis, no al carcere ostativo.

Per info WA 3519575628 slaicobasta@gmail.com; agli stessi indirizzi potete inviare, comunicati, altre prese di posizione pubbliche, notizie di iniziative.


PER LA VITA DI ALFREDO COSPITO 

appello al Ministro della giustizia e all’Amministrazione penitenziaria

Alfredo Cospito è a un passo dalla morte nel carcere di Bancali a Sassari all’esito di uno sciopero della fame che dura, ormai, da 80 giorni. Detenuto in forza di una condanna a 20 anni di reclusione per avere promosso e diretto la FAI-Federazione Anarchica Informale (considerata associazione con finalità di terrorismo) e per alcuni attentati uno dei quali qualificato come strage pur in assenza di morti o feriti, Cosito è in carcere da oltre 10 anni, avendo in precedenza scontato, senza soluzione di continuità, una condanna per il ferimento dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi. Dal 2016 è stato inserito nel circuito penitenziario di Alta Sicurezza 2, mantenendo, peraltro, condizioni di socialità all’interno dell’istituto e rapporti con l’esterno. Ciò sino al 4 maggio 2022, quando è stato sottoposto al regime previsto dall’art. 41 bis ordinamento penitenziario, con esclusione di ogni possibilità di corrispondenza, diminuzione deol’aria a due ore trascorse in un cubicolo di cemento di pochi metri quadri e riduzione della socialità a una sola ora al giorno in una saletta assieme a tre detenuti. Per protestare contro l’applicazione di tale regime e contro l’ergastolo ostativo, il 20 ottobre scorso Cospito ha iniziato uno sciopero della fame che si protrae tuttora con perdita di 35 chilogrammi di peso e preoccupante calo di potassio, necessario per il corretto funzionamento dei muscoli involontari tra cui il cuore. La situazione si fa ogni giorno più grave, e Cospito non intende sospendere lo sciopero, come ha dichiarato nell’ultima udienza davanti al Tribunale di sorveglianza di Roma:

«Sono condannato in un limbo senza fine, in attesa della fine dei miei giorni. Non ci sto e non mi arrendo. Continuerò il mio sciopero della fame per l’abolizione del 41 bis e dell’ergastolo ostativo fino all’ultimo mio respiro».

Lo sciopero della fame di detenuti potenzialmente fino alla morte è una scelta esistenziale drammatica

I lavoratori e lavoratrici ex Pasquinelli riprendono a lottare per il lavoro

I lavoratori ex Pasquinelli tornano alla lotta perchè dopo le promesse di fine anno di ripresa del lavoro sull'impianto di selezione pasquinelli da gennaio, i fatti stanno duramente a dimostrare che i tempi si allungano, ora si parla di marzo, e le prospettive tornano a non essere affatto chiare.

L'impianto di selezione i cui lavori dovevano essere gia' ultimati è ancora da terminare; e se non è ultimato questo passaggio, l'Amiu non avvia la gara per l'effidamento dell'esercizio dell'impianto.

Per questo ieri i lavoratori sono tornati in un presidio combattivo sotto Palazzo di citta'. A fronte di questa protesta si è saputo che ieri mattina si è riunita la commissione ambiente del Comune con l'Amiu sulla situazione della pasquinelli. 

Ma ancora una volta i diretti interessati, i lavoratori e le loro organizzazioni sindacali non sono stati ricevuti e hanno dovuto avere qualche notizia solo in via informale, tra queste che domani, giovedi', ci dovrebbe essere un incontro tra il Presidente dell'Amiu e la ditta che sta facendo i lavori sull'impianto.

I 21 lavoratori chiedono urgentemente LAVORO! Non possono campare in questi mesi con la miseria di 400 euro, in una situazione in cui aumenta tutto.

O si avvia l'impianto e i lavoratori tornano a lavorare, o nel frattempo devono svolgere altri lavori.

La lotta continuera' nei prossimi giorni!

martedì 24 gennaio 2023

Acciaierie d'Italia. Dopo Roma ripresa della lotta ma su chiari obiettivi

Dopo il deludente e negativo incontro a Roma, su cui abbiamo già espresso un commento stampa e una locandina ai lavoratori, allegata, lo Slai cobas ritiene che i sindacati confederali e l’Usb debbano essere chiamati alle loro responsabilità e a mantenere gli impegni presi nella dichiarazioni fatte dopo l’incontro.

In particolare, le decisioni che riguardano al ripresa e continuità della lotta.

Pensiamo,quindi, che si debba dare vita ad assemblee dei lavoratori entro la prima settimana di febbraio, generali ed esterne alle tre portinerie. Esterne perché costituiscono nello stesso tempo una prova visibile di forza dei lavoratori e una prova di compattezza, unità; secondo che in queste assemblee venga messo i campo un calendario di lotta serio e prolungato per tutto l ese di febbraio intorno agli obiettivi principali:

netta opposizione al decreto e allo scudo penale;

rientro dei lavoratori delle ditte dell’appalto sospesi a seguito della lettera della Morselli;

richiesta secca di integrazione salariale per tutti gli operai cassintegrati esistenti attualmente;

aprire una nuova trattativa con l’azienda in particolare nel sito di Taranto, nella quale riprendere i contenuti e le rivendicazioni già decise in un coordinamento nazionale delle Rsu;

decidere una giornata di sciopero generale dei lavoratori acciaierie/appalto estesa a tutti i metalmeccanici a tutte le categorie in sofferenza.

Chiaramente lo Slai cobas ritiene che intorno a questa cornice generale si sviluppino iniziative dal basso che tengano conto delle condizioni e delle problematiche esistenti nei vari reparti e nelle varie ditte dell’appalto.

Tessitura di Mottola, si confermano in pieno le posizioni dello Slai cobas


Come lo Slai cobas aveva largamente previsto e lottato per scongiurare, l’accordo Tessitura-Albini/Sindacati confederali ha costituito un pesante passo indietro nella possibilità che la lotta dei lavoratori mantenesse l’obiettivo della riapertura della fabbrica per dare ai lavoratori lavoro e non cassintegrazione.

Albini grazie ai sindacati confederali ha ottenuto il licenziamento certo di questi lavoratori alla fine dell’attuale cassintegrazione e la possibilità di svuotare la fabbrica di tutti gli impianti, lasciando a disposizione un capannone vuoto e senza prospettiva.

Nello stesso tempo ha contrattato un incentivo totalmente inadeguato affinché i lavoratori potessero trovare una soluzione alternativa di lavoro.

E’ chiaro che, ottenuto questo, Albini non ha più interesse alla reindustrializzazione del sito e che la regione, che pure si era prodigata e resta attiva, non sembra essere in condizione di ricostruire le possibilità di una soluzione di nuova aziende che possano riaprire la fabbrica e assorbire i lavoratori.

Questo risultato è stato ottenuto grazie ad una azione di passivizzazione dei lavoratori e di aperta discriminazione antisindacale nei confronti degli operai Slai cobas che sin dal primo momento hanno contrastato questa strada e cercato di invertire la rotta.

Pur nella situazione resa ora molto più difficile, lo Slai cobas si muoverà per cercare di riaprire la vertenza. Abbiamo sollecitato già la Regione ad un nuovo incontro che dovrebbe avvenire nel mese di febbraio, ma nello stesso tempo intendiamo con un esposto e un ricorso denunciare e contrastare tutta la vicenda e l’atteggiamento antisindacale di Tessitura/Albini.

Altri due migranti, una donna e un uomo morti/uccisi a Borgo Mezzanone

Gli assassini stanno nella Prefettura, nella Regione, nel Comune di Foggia, gli assassini sono i padroni dei campi. Quante volte i migranti di Borgo Mezzanone hanno lottato, hanno manifestato per chiedere case, diritti, condizioni di vita e di lavoro umane; al massimo hanno avuto incontri ipocriti e poi niente di niente... Tutti sapevano che in questi giorni il freddo è intenso, che si può morire in quelle baracche di freddo o di monossido di carbonio o per gli incendi, ma tutti se ne fregano!

Chi ha ucciso Queen e Ibrahim, come Bakary Secka, come Emmanuel, Elvis, come Samara Saho e tanti troppo altri, non sono state le esalazioni del braciere, ma chi sa benissimo le condizioni bestiali in cui migliaia di migranti sono costretti a dormire, mangiare.

Ma questi migranti si muoveranno dalle baracche e vi verranno a "trovare", signori che ve ne state al caldo nei vostri Palazzi...

Esprimiamo tutta la rabbia e solidarieta'


Due giovani migranti sono morti in una baracca del cosiddetto "ghetto" di Borgo Mezzanone, uccisi dalle esalazioni di monossido di carbonio prodotte da un braciere utilizzato per riscaldarsi. Altre due persone che dormivano nella stessa baracca sono rimaste leggermente intossicate.

A dare l'allarme sono stati alcuni migranti presenti nel grande insediamento dove vivono stabilmente oltre 1.500 stranieri occupati prevalentemente in lavori nelle campagne del Foggiano. 

Si chiamavano Ibrahim, dal Gambia e Queen, dal Ghana. Avevano entrambi 32 anni ed erano una coppia. La loro fine tragica è solo il dramma estremo di una situazione terribile che perdura da anni nelle campagne del foggiano, dove alloggiano in una baraccopoli, in condizioni invivibili e di sfruttamento, circa 1500 migranti, che aumentano d’estate con la raccolta dei pomodori. Vengono reclutati dai “caporali”, sottopagati e costretti a turni di 12-14 ore al giorno, anche con il caldo torrido.

“Sono morti nel sonno”, racconta al Sir Khady Sene, mediatrice culturale dell’ufficio immigrazione della Caritas di Foggia-Bovino, che si è recata subito sul posto. “I vicini se ne sono accorti perché è scoppiato un incendio. Hanno cercato di svegliarli ma oramai era troppo tardi. È la dimostrazione che queste persone sono dimenticate da tutti e non hanno il sostegno di nessuno. È una vergogna che deve riguardare tutti”.  “Sono sprovvisti di tutto e quando fa freddo cercano di organizzarsi come possono, con il freddo di questi giorni è difficile che riescano a scaldarsi a sufficienza”. 

Il 6 novembre 2018, Bakary Secka, 30 anni del Gambia. Nel 2019, nella stessa baraccopoli, altri due migranti – il nigeriano Emmanuel e la camerunense Elvis – furono uccisi dalle esalazioni di monossido di carbonio prodotte da un braciere. Il 26 aprile 2019 un altro gambiano, Samara Saho di 26 anni. Il 4 febbraio 2020 una donna africana rimane gravemente ustionata. Muore dopo tre giorni di agonia.  Il 12 giugno 2020 muore Ben Ali Mohamed, detto Bayfall, 37 anni del Senegal. Ma gli incendi non si sono fermati. Quattro negli ultimi cinque mesi: quattro baracche distrutte il 10 settembre, dieci l’1 ottobre, sei il 26 ottobre, quattro il 4 dicembre. 

Ma i drammi nel Foggiano non ci sono stati solo a Borgo Mezzanone. Il 9 dicembre 2016 un ragazzo di 20 anni, Ivan Miecoganuchev era morto in un incendio della sua baracca nel cosiddetto “Ghetto dei Bulgari”, in località Pescia. Nel “Gran ghetto” sorto nelle campagne tra San Severo e Rignano Garganico in località Torretta Antonacci, il 3 marzo 2017 sono morti bruciati due migranti di 33 e 36 anni entrambi originari del Mali, Mamadou Konate e Nouhou Doumbia. Il 17 dicembre 2021 nel rogo della loro baracca nel ghetto di Stornara, muoiono i fratellini rom bulgari Christian, 4 anni, e Birka, 2 anni.

L’ultimo dramma il 27 giugno 2022, nuovamente a Torretta Antonacci dove muore nel rogo della sua baracca Joof Yusupha, 35 anni del Gambia, bracciante finito a vivere in due metri per due di lamiere dopo aver perso il permesso di soggiorno a causa del cosiddetto “decreto sicurezza”.

L'assemblea parti civili/avvocati su processo Ilva. Decisioni


Si è tenuta l’assemblea dei rappresentanti delle parti civili del processo Ilva, coordinate dallo Slai cobas (oltre 100, operai, lavoratori, cittadini) von i legali di Taranto, rappresentati dall’Avv. Lamanna e di Torino, Avv. Vitale e Pellegrin, per fare il punto della situazione dopo l’uscita nel mese scorso della sentenza completa delle motivazioni e definitiva del processo “Ambiente svenduto”. 3700 pagine.

L’assemblea ha confermato il giudizio positivo sulla sentenza e il massimo sostegno dello Slai cobas alle parti civili, affinché essa venga confermata in sede di appello, a fronte delle opposizioni che l’hanno impugnata.

Denuncia il ruolo di prima fila che ha assunto la Regione Puglia del governo Emiliano nell’opposizione alla sentenza, a difesa e copertura degli esponenti regionali, Vendola, ecc., che sono stati condannati.

Le parti civili e gli avvocati hanno deciso di attivarsi affinché ora siano possibili le provisionali di risarcimento decise dalla sentenza.

La situazione si presenta molto complessa e anche confusa per il gran numero di parti civili esistenti e per il mancato coordinamento di esse per ottenere le provisionali.

Gli avvocati delle nostre parti civili hanno deciso come primo passo di reiterare la richiesta di risarcimento agli avvocati degli imputati, ora che non ci sono ragioni perché le provisionali non vengano pagate.

Sarà dato un tempo breve per le eventuali risposte, dopo di che si passerà all’azione di ingiunzione diretta verso alcuni imputati ritenuti più solvibili.

L’assemblea raccogliendo l’invito degli avvocati, che ricordiamo svolgono questa loro attività a titolo assolutamente gratuito, rispondendo ad un impegno sociale, politico e civico, ha deciso di creare un fondo tra tutte le parti civili volto a coprire le spese necessarie per l’azione risarcitoria condotta dagli avvocati; con l’obiettivo di rendere meno oneroso possibile, dato che le parti civili da noi organizzate sono operai, lavoratori, cittadini che vivono di salari, di pensione, o precari e appartenenti alle fasce popolari più deboli.

Chiaramente intendiamo via via, se sarà necessario, estendere questa sottoscrizione pre le spese con appositi appelli e iniziative.

L’assemblea ha deciso di riconvocarsi entro un mese per proseguire nell’iniziativa.

Info/contatti, adesioni e sostegno: slai cobas via Livio Andronico, 47 Taranto – slaicobasta@gmail.com – WA 3519575628 – tel 3475301704

lunedì 23 gennaio 2023

Assemblea proletaria anticapitalista nazionale Roma 18 febbraio rappresentanti di lavoratori e lavoratrici da Taranto

L'Assemblea si terra' dalla ore 10.30 alle ore 18.30, nello spazio Metropoliz via Prenestina 913. 
Contro guerra e carovita contro la partecipazione dell’Italia imperialista alla guerra interimperialista in Ucraina, alleata e a servizio di Usa/Nato, contro le basi militari sempre più impegnate in preparativi di guerra, in Ucraina, paesi dell’est/mediterraneo.
Contro il governo delle industrie della guerra Leonardo/ Fincantieri, ecc e a servizio delle multinazionali dell’energia. 
Mobilitazione proletaria e popolare internazionalista in 3 giornate di lotta 23/24/25 febbraio. 
Unire le lotte contro padroni e governo per aumenti salariali - difesa del reddito di cittadinanza - salario minimo a 10 euro - riduzione dell’orario di lavoro a parità di paga, no alternanza scuola lavoro/ no alla scuola di classe. No morti sul lavoro/ no morti da inquinamento. Casa reddito documenti per tutti i migranti. Fronte unico di classe 

 

domenica 22 gennaio 2023

Importante: IL 6 FEBBRAIO SI AVVIA LA FORMAZIONE MARXISTA, in presenza in una sede, Taranto, e in collegamento on line con altre realta'

Come pensiamo avverra' la Formazione marxista e i criteri e gli scopi.

Per la Formazione marxista si intende dividere tutto il materiale in tre sezioni di tre trimestri. 

Nel primo trimestre esporre le categorie fondamentali: denaro, capitale, salario; nel secondo trimestre il processo di accumulazione capitalista, questo è il cuore di tutto quanto, perché nel concetto di accumulazione perchè si vede come il rapporto fondamentale non è lavoratore e il singolo capitalista, la società borghese per come si presenta fa apparire come se sono gli individui che scambiano, invece questi individui si muovono secondo determinate leggi sociali. Il capitale appare subito con un rapporto sociale complesso.
Nel terzo trimestre affronteremo la riproduzione del capitale nella circolazione, cioè la realizzazione del plusvalore. Quando il plusvalore si trasforma in profitto e il profitto si trasforma in interesse spariscono gli individui, non vedono più da dove viene il plusvalore, non vedono più neanche le classi.

Ogni trimestre dovrebbe svolgersi cosi': cominciare con una lezione in cui esporre le categorie più importanti, questo sara' fatto dal prof. Di Marco; dopodiché Di Marco segnalera' pezzi scelti su cui lavorare nelle proprie realtà, quindi man mano che escono domande, interventi nell'arco del trimestre, saranno inviate a Di Marco che vi comincera' a lavorare, per fare a fine trimestre una seduta per risponde alle domande, e quindi are la nuova lezione che introduce la fase successiva.
Quindi: introduzione, studio sui pezzi segnalati, risposta alle domande, discussione, che viene dopo che si è "digerita" la lezione. E' importante che la lezione iniziale sia in presenza in una sede, in collegamento con altre realta' e interessati, e che l'appuntamento finale sia in presenza per tutti in un luogo unico.

Ricordando il giovane Marx: non vogliamo dare nuovi principi al mondo ma vogliamo dare nuovi principi al mondo per il mondo successivo traendoli dai suoi stessi principi; questo è l'agire rivoluzionario. 

Noi vogliamo inserire organicamente nel progetto di assemblea proletaria anticapitalista il lavoro teorico e formativo sia come autoformazione delle avanguardie di lotta e dei movimenti sia come lotta teorica, perché senza la lotta teorica non possiamo consolidare un'unità superiore che si traduce in una

sabato 21 gennaio 2023

Roma: dal resoconto/commento di un operaio Ilva AS dello Slai cobas


Scortati dalla polizia sin dall'uscita del casello autostradale, la carovana di ben 14 pullman e circa settecento operai si è diretta al Mimit per sostenere le proprie ragioni rispetto ai dettami da fascismo aziendale di Acciaierie d'Italia; arrivato intorno alle due del pomeriggio il breve corteo composto da lavoratori e delegati Fiom, Uilm ed USB ha intonato cori contro l'attuale direzione aziendale composta da una maggioranza da ArcelorMittal e da una minoranza (solo per il momento) da Invitalia.

All'arrivo alla sede del ministero c'era una sparuta presenza di delegati Fim che, bontà loro ma non ce ne stupiamo affatto, non ha aderito né allo sciopero né alla manifestazione ma comunque presente in quanto anch'essa convocata al tavolo ministeriale.

La posizione dello Slai Cobas per il sindacato di classe è stata di aderente allo sciopero in quanto strumento principale di lotta per l'affermazione dei diritti dei lavoratori ma non alla manifestazione stessa in quanto portatrice di una visione distorta della realtà che vorrebbe l'aumento di capitale della parte pubblica come panacea ai mali dei dipendenti AdI, Ilva in AS e indotto sapendo per esperienza che non sarà così in quanto:

    Bernabè ha già più volte dichiarato di essere d'accordo con la linea di Lucia Morselli;

    Lo Stato ha già gestito lo stabilimento per oltre tre anni tra il 2015 ed il 2018 senza alcun beneficio per i lavoratori;

    Lo Stato non gestisce uno stabilimento siderurgico per amore della società ma bensì, come per ogni privato, per trarne un profitto e se questo vuol dire eliminare forza lavoro non c'è trippa per gatti come dimostra la questione Alitalia.

Bella la presenza al presidio, seppur sparuta, a sostegno degli operai di Potere al Popolo, Cambiare Rotta, PCI ed OSA, indicativo di come la solidarietà nella lotta sia parte integrante della nostra ideologia. Di contro si può parlare di controllo capillare e sistematico delle forze dell’ordine verso i manifestanti, come già detto all'inizio; sin dall'uscita dell'autostrada le forze dell’ordine hanno “preso in carico” la scorta dei manifestanti ed una volta arrivati hanno impedito con lunghi cordoni di polizia l'allontanamento degli stessi dal piccolo recinto creato apposta, in pratica dei “polli d’allevamento” trattati come tali anche da questo governo che si continua imperterrito a finanziare indiscriminatamente ArcelorMittal attraverso il PNRR e decreti ogni genere di richiesta senza che alcun lavoratore benefici del becco di un quattrino o di sicurezza del lavoro, fine della cassintegrazione.

Numerosi gli interventi dal palco tra i quali si distingue per intensità quello di uno studente che ha ricordato come la questione Ilva riguardi non solo il territorio di Taranto ma tutta la nazione e sia emblematica della condizione di tutti gli sfruttati e non solo dei dipendenti diretti di quello stabilimento, e di come gli studenti siano un tutt'uno con la classe operaia, commovente tra l'altro il ricordo che ha fatto di Lorenzo Parelli, lo studente morto in provincia di Udine in alternanza scuola-lavoro e del quale cade proprio in questi giorni l'anniversario del suo infortunio mortale.

Comune in tutti gli interventi è stato dichiarare le responsabilità di questo governo nei confronti della vicenda che vede circa 2.500 dipendenti diretti di Acciaierie d'Italia a rischio del proprio posto di lavoro assieme ai circa 1700 di Ilva in AS. Responsabilità che si pone in perfetta continuità di ogni governo che si è succeduto dal 2012 ad oggi con in più l'aggravante della recidiva. Oltre a ciò tra i lavoratori picchia forte come su di un tamburo la volontà di allontanare l'attuale governance di ArcelorMittal con a capo l’ad Lucia Morselli.

All’uscita dal Mimit al termine del tavolo delle trattative dei tre segretari di Fiom (Michele De Palma), USB (Franco Rizzo) e Uilm (Rocco Palombella) la folla dei lavoratori si è radunata sotto il palchetto allestito per l’occasione.

A dare il via alle danze è stato De Palma e nulla di buono ha portato ai lavoratori: ha praticamente confermato che non c'è alcuna volontà da parte del governo di prendere in mano la gestione dello stabilimento nonostante il decreto glielo conceda (ma questo come si diceva prima non è la questione per noi fondamentale) ma si è detto disponibile ad ascoltare ciò che le organizzazioni sindacali hanno da proporre cambiando in parte il decreto, ci crediamo? A fronte di ciò vergognosa è stata la dichiarazione del ministro in cui si rende disponibile ad un nuovo “accordo di programma” con le istituzioni locali, tra l'altro favorevoli, ma senza che questo porti alcun vantaggio ai lavoratori.

Arrivato il turno di Rizzo egli ha ribadito quanto detto precedentemente da De Palma sul cambio di governance e poi è sceso nello specifico dell’”accordo di programma” (ribadiamo che ha trovato favorevoli il sindaco di Taranto Melucci ed il presidente della regione Emiliano), o meglio delle proposte fatte dall’ad di Acciaierie d’Italia, quattro in tutto: costruzione di un impianto rigassificatore, rilancio della Cementir, dissalazione per risparmiare le acque dei fiumi della zona, accordo con Falck Renewables per uno scambio acciaio/contro energia rinnovabile; interventi che servono ad Acciaierie d'Italia soprattutto a razionalizzare i costi, ma non affrontano le problematiche ambientali di un territorio che ad oggi non ha avuto la benché minima rivincita da questo punto di vista. Continuando il suo intervento ha mostrato che il re è nudo, in quanto è il governo stesso che ha fatto chiaramente capire che ci saranno ulteriori esuberi in quanto la riduzione della produzione è molto più che una ipotesi da considerare. Il ministro Urso ha consigliato dunque di andare in parlamento in fase di conversione del decreto per chiedere la modifica del termine ultimo per l’aumento di capitale della parte pubblica, molto gentile da parte sua...

Ha terminato il ciclo di interventi Palombella della Uilm facendo comprendere anche a chi ancora non dovesse essere abbastanza chiaro che il governo non ha alcuna intenzione di occuparsi dei lavoratori, di come essi non siano per nulla nelle preoccupazioni e nell'agenda della classe politica dell'esecutivo attuale (come dei precedenti d’altronde) e che le strade da percorrere siano essenzialmente due sempre e comunque non abbandonando la strada della trattativa per cassintegrazione e volumi produttivi: impugnare davanti alla magistratura l’accordo del 6 settembre 2018 che ad oggi e stato solo carta straccia, ma soprattutto (e questo lo aggiungiamo noi) in accordo con quanto detto precedentemente dai due segretari continuare con la lotta e gli scioperi, cosa che è pienamente nelle nostre corde ed è la parte che preferiamo di tutto il discorso.

Dalla manifestazione di Roma gli interventi conclusivi di FIOM, USB, UILM a conclusione dell'incontro al Ministero

Gli interventi dei segretari a fine incontro

E' utile che gli operai, la maggior parte non andata a Roma, sentano quello che hanno detto i tre segretari presenti all'incontro.

Noi siamo d'accordo sulla denuncia che fanno dell'incontro stesso, e dell'azione divisoria fatta dagli Enti locali che si erano messi gia' d'accordo col governo e ora di fatto appoggiano il decreto; ma a tali lamentele non corrisponde ancora un preciso piano di lotta, anzi si danno indicazioni che deviano dalla necessaria, più dura/continua e più chiara risposta di lotta contro padroni e governo, in fabbrica e in citta', e soprattutto si continua a non porre come primcipali e prioritari gli obiettivi che nell'immediato e nel prossimo futuro possano difendere gli interessi degli operai.

Di Palma /Fiom, sottolineando positivamente l'"apertura" di Urso sulla possibilita' di modificare il decreto su proposte delle organizzazioni sindacali, ha detto che i nuovi scioperi devono servire ed essere finalizzati a questo scopo, a "convincere Ministro e governo a prendere in mano l'azienda". Li' dove i sindacati stessi hanno nello stesso tempo detto che Urso vuole operare solo nella direzione posta dal decreto e che ha detto un chiaro No ad aumentare l'intervento pubblico prima del 2024 e chiaramente No ad una nazionalizzazione; li 'dove, quindi, Urso e il governo hanno detto che continueranno nella strada voluta da ArcelroMittal, 680 milioni ora e poi 1 miliardo per sostenere l'azienda e la produzione.
Quindi questa modifica del decreto è un bluff, che dara' fiato solo a parlamentari e addetti ai lavori. Inutile e deviante invece per la lotta degli operai e gli obiettivi operai.
 
Rizzo/Usb, pur parlando di avviare iniziative di lotta senza escludere niente, di fatto anche l'Usb ha sottolineato la disponibilita' del governo/Urso a modificare il decreto, e quindi gli obiettivi della lotta sarebbero soprattutto questa modifica; poi ha criticato Urso che prima aveva detto una cosa sull'anticipazione del capitale pubblico e poi all'incontro avrebbe detto il contrario (main realta' le vere intenzioni del governo si erano gia' capite prima). Fermo restando che sia privato sia pubblico la prospettiva resterebbe comunque di 2500 esuberi, licenziamenti negli appalti, non rientro dei cassintegrati Ilva AS. Questo fa capire quanto sia illusoria, inutile la strada delle modifiche.
Rizzo poi denuncia a Roma l'"accordo di programma", quando fino ad ora ha sempre sostenuto la sottoscrizione di un accordo di programma tipo Genova per garantire fuori dall'ex Ilva occupazione ai lavoratori in cigs in Ilva AS e per ridurre quantomeno il peso della produzione di acciaio per una ricinversione produttiva.i

Palombella/Uilm, ma il massimo del sistema di alzare un polverone per poi proporre... un'esposto alla Magistratura, lo ha fatto Palombella. Si' continuare la lotta... ma le iniziative di lotta devono soprattutto servire a "impugnare davanti alla Magistratura l'accordo del 2018, perchè quell'accordo va rispettato". Quindi, nessuna concreta indicazione per proseguire scioperi e iniziative di lotta ma... costruire subito un "pool di avvocati" per questa impugnazione. Cosi', ha aggiunto, li metteremo in difficolta'...
E, cosa gli operai si porterebbero a casa? L'aver "convinto il Ministro che le cose cos' non vanno avanti". 
Questo è ingannare gli operai. Che cosa dovrebbero fare gli operai, aspettare, ammesso che l'esposto venga preso in considerazione, anni per avere un risultato nel Tribunale? Mentre andra' avanti a tappe rapide l'estensione della cassintegrazione, il peggioramento dei salari, possibili licenziamenti nelle ditte, la continuazione dei gravi problemi della sicurezza e dell'inquinamento, il futuro prossimo di esuberi, l'aumento dello sfruttamento di chi sta in fabbrica con l'aumento della produzione, ecc?
E'ora che bisogna lottare ma per ottenere risutati su lavoro, cassintegrazione, salari, sicurezza, salute. 

venerdì 20 gennaio 2023

Roma e dopo Roma .. e ora? - Il comunicato dello Slai cobas

 Lo Slai cobas per il sindacato di classe ex Ilva Taranto si unisce alla protesta e alla netta insoddisfazione per l'esito dell'incontro romano di ieri, 19 gennaio.

Governo e Azienda hanno risposto negativamente alle istanze ed esigenze espresse dai lavoratori e organizzazioni sindacali, Slai cobas sc compreso, che hanno scioperato per 32 ore in Acciaieria e nell'appalto di Taranto; uno sciopero difficile a fronte dell'azione antisciopero di Acciaierie, dei padroni di alcune ditte dell'appalto, spalleggiati sciaguratamente dalla Cisl e Ugl che hanno scelto di stare dalla parte di Acciaierie e governo contro i lavoratori, la loro unita' e le loro rivendicazioni.

All'incontro romano, in cui i erano presenti i dirigenti sindacali di Fiom, Uilm e Usb, sostenuti da 700 loro delegati e iscritti (lo Slai cobas non ha partecipato a Roma come organizzazione sia perchè è attualmente escluso dai Tavoli, sia per legittima, e confermata purtroppo, sfiducia nell'esito dell'incontro, nonchè per la debolezza e parzialita' della richiesta sostenuta dalle direzioni sindacali; vi erano comunque nostri operai iscritti per unirsi agli operai), il comportamento di governo e ArcelorMittal è stato ignobile, arrogante, offensivo nei confronti dei sindacati presenti e ancor più nei confronti dei lavoratori in sciopero e di quei settori della popolazione contrari al decreto e in particolare all'immunita' penale.

Il governo si è presentato con un piattino gia' pronto: Si' al decreto, Si' alla Morselli, Si' ai soldi senza garanzia all'azienda, Si' allo scudo penale; No all'estensione dell'intervento pubblico e meno che mai ad ogni ipotesi di nazionalizzazione.

Il governo ha fatto di peggio nel metodo e nel merito. Nel metodo, non aspettando assolutamente questo incontro da esso stesso convocato, per decidere dall'alto e unilateralmente tutto; nel merito, perchè l'accordo preventivo tra governo e ArcelorMittal sui volumi produttivi per il 2023 e 2024 sancisce, alla luce di calcoli elementari, non solo il mancato rientro dei lavoratori attualmente in cassintegrazione Ilva AS ma ulteriori esuberi nell'ordine di 2500 lavoratori, con ricadute gravissime nell'appalto (altro che rientro delle attuali Ditte in sospensione...).

E' chiaro quindi il No di governo e padroni e la protesta di tutte le organizzazioni sinacali noi compresi sulle loro decisioni antioperaie e, per quanto riguarda lo scudo penale, anti cittadini, anti magistrati, ecc.

Condanniamo con fermezza la posizione e il ruolo assunto in questa occasione dal Presidente della Regione Emiliano e dal Sindaco Melucci, che hanno sottoscritto, senza colpo ferire e oggi se ne vantano, un "accordo di programma" sulla testa e contro gli operai e le organizzazioni sindacali, con indecente ipocrisia = perchè tale è andare coi lavoratori e organizzazioni sindacali a Roma e uscirsene con un accordo preventivo, separato che dice Si' al decreto del governo, scudo penale compreso. Vergogna! Di che cosa sono espressione questi signori? Di tutto, tranne degli interessi di operai e delle masse popolari di Taranto.

Che fare ora?

Innanzitutto rilanciare la lotta unitaria degli operai, avendo chiaro, dopo Roma, chi sono i nemici in tutte le loro articolazioni;

fare chiarezza sugli obiettivi: nessuna chiusura, nessun esubero, rientro di tutti i cassintegrati, effettiva ambientalizzazione della fabbrica sotto il controllo operaio.;

appello dei lavoratori e delle organizzazioni sindacaòli alla mobilitazione generale di tutta la citta', fino allasciopero generale che paralizzi fabbriche e citta'.

Basta con le trattive a Roma sulla pelle di operai e citta'.

Lotta dura, chiara e senza paura, per imporre che ogni nuova trattativa si realizzi a Taranto. E' parte di questa battaglia una rigida difesa anche nei Tribunali dal peggioramento di leggi, accordi, sentenze che col nuovo decreto governo e padroni vogliono realizzare, andando indietro ai tempi di Riva, con la logica che portò Riva ad ottenere profitti e sfruttamento con le conseguenti morti operaie e inquinamento.

Lo Slai cobas sc non ha fiducia che le stesse direzioni sindacali andate a Roma siano coerenti con i comizi che fanno e le cose dette nelle assemblee.

Siamo per un cambio, siamo per l'autorganizzazione dei lavoratori in organismi dal basso che si assumano il potere di decidere, rifiutando deleghe finora tradite o non rispettate.

SLAI COBAS per il sindacato di classe ex Ilva Taranto

3475301704 WA 3519575628