domenica 31 marzo 2024

“Non ho dubbi su quale sia la parte giusta della storia”. Lettera di Ilaria Salis dal carcere - 4 aprile assemblea ore 18.30 Taranto c/o sede Slai cobas via Livio Andronico 47 - info 3519575628

“Non ho dubbi su quale sia la parte giusta della storia”. 

Lettera di Ilaria Salis dal carcere

“Sono caduta in un pozzo profondissimo, mi chiedo se ci sia uscita. Ma non ho dubbi su quale sia la parte giusta della storia”.

“I mesi sono lunghi e accade che la bolla si trasformi in un buco nero che ti risucchia. Prendendo in prestito una metafora che leggerò parecchi mesi dopo in un bellissimo fumetto dedicato alle mie vicende – dice citando Zerocalcare – sono caduta in un pozzo profondissimo.

Le pareti sono scivolose ed ogni volta che faticosamente cerco di compiere un breve passo per risalire appena un pochino, finisco sempre col precipitare più in profondità. A volte mi chiedo se questo pozzo abbia un fondo e se da qualche parte ci sia davvero un’uscita. Immagino di essere un piccolo geco, che nell’oscurità silente riesce a scalare le pareti. Già, devo scalare le pareti, ma qui purtroppo non ci sono i miei compagni di arrampicata e i legami di fiducia ben stretti sulla corda della sicura”.

“Chiudo gli occhi e lancio lo sguardo oltre le mura di questo cieco carcere: scorgo le vicende di uomini e donne come ricambi in tessuti su arazzi che raffigurano storie più ampie. Storie di popoli, di culture, di lingue e di religioni. Storia di sistemi economici, politici e giuridici. Storie di ricchezza e di miseria, di potere, di sopraffazione e di sfruttamento. Storie di guerre e di eserciti. Storie di un mondo in cui ancora si uccidono bambini, in cui alle quarte d’Europa risuonano mitraglie che riecheggiano gli scempi del secolo scorso.

Apro gli occhi e mi scorgono rannicchiata sulla grigia coperta, con lo sguardo fisso sulla porta di ferro della cella. Tutto mi appare semplice e lineare in queste vicende, come in molte altre, non può esserci alcun dubbio su quale sia la parte giusta della storia”.

sabato 30 marzo 2024

Israele/Usa - L'ipocrisia e la realtà dell'imperialismo americano - Nota inviata da un compagno


La decisione degli Stati Uniti di astenersi dalla risoluzione ONU 2728 sul cessate il fuoco è un'altra dimostrazione di ipocrisia nel continuare a sostenere Israele. Infatti, hanno autorizzato l'invio di 25 caccia e 2.000 mega-bombe (fonte: Washington Post). Non si tratta solo di ipocrisia, ma anche di ferocia, crudeltà e barbarie, tratto distintivo Usa manifesto da sempre!

Il Dipartimento di Stato ha autorizzato l'invio di 25 jet F35, del valore di 2,5 miliardi di dollari.
Nel pacchetto di aiuti militari sono incluse anche 500 bombe Mk82 da 230 chili e oltre 1.800 bombe Mk84 da più di 900 chili. Le bombe Mk84 hanno causato gravi danni a Gaza durante il genocidio in corso. 
“Gli aiuti militari senza condizioni sono sempre stati la politica degli Stati Uniti verso Israele” Questo quanto dichiarato da un funzionario anonimo della Casa Bianca. 
Tutto ciò è avvenuto mentre gli Stati Uniti si preparavano ad astenersi dalla risoluzione dell'ONU e insistevano con Tel Aviv per una maggiore trasparenza sull'uso delle armi fornite. Infatti, il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant incontrava il suo omonimo a Washington, Lloyd Austin, dove venivano autorizzati ulteriori aiuti e dove si è anche discusso la possibilità di creare una forza multinazionale araba svincolandola dal controllo dell'ONU e dai palestinesi stessi. Proposta che i sionisti non hanno accettato. È ben noto che Israele ha l'intenzione di annettersi tutto il territorio palestinese. Intanto continua a crescere il numero delle vittime palestinesi, che ammonta a 32.623. Oltre a questo, c'è la devastazione delle infrastrutture bombardate deliberatamente, che i palestinesi non potranno utilizzare per chissà quanti anni: il 67% delle scuole è stato distrutto.
Israele continua anche a bombardare il nord della Striscia di Gaza, verso il Libano e la Siria. Ieri, un bombardamento in Siria ha provocato la morte di 44 militari siriani vicino all'aeroporto di Aleppo. 
Durante un evento elettorale con Bill Clinton e Barack Obama, Biden ha sottolineato che Egitto, Giordania e Qatar sono pronti a riconoscere pienamente Israele. Incontro pubblico che è stato contestato e interrotto più volte da una folla numerosa che manifestava in solidarietà con la Palestina.

venerdì 29 marzo 2024

Ilaria Salis - Fastidio/disinteresse per Meloni e ministri... Un contributo da un compagno

Il governo italiano ha seguito un'idea astratta di garantismo e un populismo penale mirato soprattutto ai giovani e agli avversari politici, trascurando così di dedicare risorse a una causa in cui la violazione dei diritti fondamentali della compagna Ilaria era palese. 

I nostri ministri hanno manifestato chiaramente fastidio, non trattando il caso con la stessa dedizione dimostrata verso un prete accusato di torture in Argentina (Don Franco Reverberi durante gli anni della dittatura operava come prete della comunità di San Rafael, Comune in provincia di Mendoza, accusato per i crimini commessi durante la dittatura), al quale è stata concessa piena collaborazione fino al punto di negare l'estradizione. 

Il caso Salis è stato gestito nei corridoi del potere come: "Non politicizziamo la questione" (Nordio e Tajani). Nemmeno il rapporto privilegiato o l'amicizia dichiarata tra i vertici europei e la simpatia ideologica tra Meloni e Orbán hanno portato a soluzioni meno disumane. Sia per incapacità diplomatica sia per l'evidente disinteresse verso una vicenda che coinvolge una donna antifascista, Orbán ne sarà pienamente soddisfatto.
D’altra parte la Corte d'Appello di Milano ha negato l'estradizione di Gabriele Marchesi, accusato degli stessi reati in Ungheria, per evitare che subisca trattamenti disumani e degradanti come quelli inflitti a Ilaria Salis; questa è un'altra dimostrazione dell'atteggiamento fascista del nostro governo. L'Ungheria è chiaramente uno Stato che non rispetta i minimi standard di civiltà per restare nell'Unione Europea. Tuttavia, è oggi un solido alleato della nostra maggioranza, soprattutto in vista delle elezioni imminenti. Ed è proprio qui il cuore del problema.

giovedì 28 marzo 2024

Una messa pasquale inaccettabile all'Ilva - l'arcivescovo Miniero al servizio del governo e dei commissari Ilva - Non ce ne staremo certo zitti!

Si è passato da Santoro a un arcivescovo tipo quelli asserviti e corrotti di padron Riva?Taranto, arcivescovo Miniero legge parole ministro Urso su ex Ilva

Taranto, arcivescovo Miniero legge parole ministro Urso su ex Ilva

TARANTO - «Il criterio è ripartire sempre dall’umanità sotto lo sguardo di Gesù Cristo con il coraggio di non anteporre né leggi né interessi alla dignità e alla salvaguardia dell’uomo. La Pasqua scuota il cuore di coloro che hanno in mano le sorti dell’ambiente, della salute e del lavoro, perché Pasqua non è rassegnazione al Crocifisso ma inizio di una vita nuova».

Lo ha detto l’arcivescovo di Taranto Ciro Miniero nell’omelia della messa di precetto pasquale celebrata questa mattina, con Padre Nicola Preziuso, cappellano volontario di fabbrica, all’interno dello stabilimento siderurgico ex Ilva di Taranto alla presenza dei dipendenti e delle loro famiglie. Hanno partecipato anche i dirigenti dell’acciaieria, i commissari di Acciaierie d’Italia in As Giancarlo Quaranta e Davide Tabarelli, il prefetto di Taranto Paola Dessì, il vice sindaco Gianni Azzaro, il consigliere regionale Renato Perrini (Fdi), il consigliere del presidente della regione Puglia per l'attuazione del piano Taranto Mino Borraccino.

Alcuni operai hanno donato al vescovo il loro caschetto da lavoro. Il commissario straordinario Quaranta ha letto un messaggio del ministro delle imprese e made in Italy Adolfo Urso, per il quale 'il governo è profondamente impegnato sulla vostra vicenda, consapevole di quanto Taranto sia vitale per l'Italia'.

Celebrare qui «in fabbrica - ha detto Miniero ricordando il precedente di Papa Paolo VI durante la messa di Natale nel siderurgico del 1968 - è un segno particolarmente audace della Chiesa. Oggi non è né retorico e né scontato riaffermare che prima di tutto viene la persona. La persona è fatta di salute, di benessere, di futuro e di relazioni sane». Con quale "coscienza - si è chiesto l’arcivescovo - mai potremmo dire che qui stiamo bene? Il crogiolo di problemi derivanti da questo luogo arde molto di più degli altiforni». Il commissario Tabarelli, intervenuto a margine della cerimonia, ha detto che «lo stabilimento siderurgico di Taranto è il più pulito al mondo, la strada resta quella decarbonizzazione compatibilmente con gli obiettivi industriali. Tutti vorremmo poco carbonio e più idrogeno, il problema è trovarlo». 

Su Ilaria Salis una nota dell'avvocata A. Ricci di Taranto - Giovedì 4 solidarietà a Ilaria

 

Nessun passo indietro della giustizia ungherese: il Tribunale di Budapest ha negato i domiciliari ad Ilaria, significa che resterà in carcere, dove è reclusa già da tredici mesi, nelle condizioni che sappiamo e soprattutto senza alcuna condanna, solo una misura cautelare di carcere preventivo. 

Ancora una volta Ilaria è stata portata in udienza in totale spregio dei diritti umani, trascinata come un cane tenuta a un guinzaglio da agenti antisommossa in tuta mimetica con il passamontagna che si sono seduti vicino a lei per tutta la durata dell'udienza. 

Quelle immagini, ancora una volta, sembrano arrivare da un luogo molto lontano dallo stato di diritto che dovrebbe caratterizzare gli Stati membri dell'Unione europea. 

Orban sapeva benissimo che le catene di Ilaria Salis avrebbero fatto di nuovo il giro d’Europa e, quindi, il messaggio è chiaro: da noi funziona così, nessuno si intrometta; da noi il dissenso è punito così. 

Infatti quello che è accaduto questa mattina a Budapest anche fuori dall'aula del Tribunale con minacce e intimidazioni nei confronti di persone arrivate dall'Italia per dare solidarietà ad Ilaria, confermano l’iniquità e lo scempio di questo procedimento che nulla ha a che fare con uno Stato di diritto.

L’avv. Losco, difensore di Ilaria, il padre di Ilaria e Zerocalcare, presente in sostengo della nostra connazionale, sono stati accolti da minacce da parte di gruppi nazisti presenti fuori e dentro l’aula di Tribunale. Intimidazioni come “cosa guardate, vi spacchiamo la faccia” sono le minacce rivolte agli stessi.

Il diniego dei domiciliari è una brutta notizia perchè costringe Ilaria ancora in carcere nonostante fosse stato individuato un appartamento e date tutte le garanzie economiche.

Le condizioni di violazione dei diritti umani sono palesi. E’ evidente a tutti che l’Ungheria non sta rispettando la Convenzione europea dei diritti dell'uomo la cui mancata osservanza è già costata altre condanne all'Ungheria ma a quanto pare, ad Orban non interessa il rispetto degli accordi europei. 

Questo è lo Stato che la nostra Presidente considera un modello da emulare?  

Il patriottismo del nostro governo va a corrente alternata, con la cittadina Ilaria Salis non si attiva.

Una giornata che scrive una storia di violazione di diritti per l’Italia e per l’Europa.

Amarezza e rabbia per questa decisione.

Giovedì 4 aprile, ore 18:30, presso la sede Slai Cobas di Taranto in via Livio Andronico 47, manifestiamo solidarietà ad Ilaria Salis.

Info/contatti whatsapp 3519575628

Appello dei lavoratori palestinesi per la giornata della terra: lottiamo per la nostra terra e per la nostra libertà

Appello dei lavoratori palestinesi per la giornata della terra: lottiamo per la nostra terra e per la nostra libertà

Lo Slai cobas per il sindacato di classe aderisce all'appello, diffonde in questi giorni questo appello agli operai e lavoratori italiani nelle fabbriche e nei posti di lavoro e città in cui siamo presenti - info slaicobasta@gmail.com

L’esercito di Israele ha bombardato lo scorso 7 marzo la sede centrale della Federazione Generale dei Sindacati Palestinesi (PGFTU) nella città di Gaza. La sede della PGFTU forniva servizi cruciali [a tutta la popolazione], tra i quali un asilo per 380 bambini e un panificio che serviva molte famiglie. E’ la terza volta che la sede generale della PGFTU subisce una tale distruzione, i precedenti attacchi erano avvenuti durante il bombardamento israeliano di Gaza del 2014.

Oltre l’edificio principale, sono state distrutte tre sedi PGFTU nel quartiere di Al-Rimal e in Via Yarmouk. L’attacco ha colpito, oltre gli edifici, i mezzi di sussistenza e i diritti dei lavoratori palestinesi. Tuttavia i lavoratori palestinesi restano fermi sulle loro posizioni: persevereremo nella nostra lotta per la giustizia e la dignità.

Mentre ci prepariamo a celebrare la Giornata della Terra palestinese il 30 marzo e l’anniversario della Grande Marcia del Ritorno del 2018, continuiamo a chiedere con forza ai sindacati e ai lavoratori di tutto il mondo a stare al nostro fianco. Chiediamo a tutte le persone di coscienza di porre fine alla complicità con i crimini di Israele, a cominciare dall’immediata cessazione del commercio di armi.

Tanto la Giornata della Terra che le commemorazioni della Grande Marcia del Ritorno hanno un significato profondo per il nostro popolo, perché ricordano la nostra lunga lotta per la giustizia e la realizzazione dei nostri inalienabili diritti. A fronte del genocidio israeliano e dei tentativi di pulizia etnica a Gaza, è indispensabile riaffermare la centralità del diritto al ritorno per tutti i palestinesi. La maggior parte dei palestinesi, compresi quelli di Gaza, sono rifugiati, e il loro diritto al ritorno alle proprie case originarie rimane al centro della lotta palestinese.

martedì 26 marzo 2024

"Cosa succede ad Acciaierie d'Italia" - Stralci dal depliant - 19 aprile sciopero e appuntamenti

Pubblichiamo stralci del documento sull'ex Ilva contenuto nel depliant diffuso nell'incontro pubblico di Torino. Chi vuole ricevere l'importante depliant completo può richiederlo a: slaicobasta@gmail.com o prenderlo il 19 aprile, in cui:

lo Slai cobas ha dichiarato sciopero di 24 ore sia ad Acciaierie che all'appalto;

alle ore 9 vi sarà presidio al Tribunale di Paolo VI, aula bunker, dove inizia l'appello del processo "Ambiente svenduto";

alle 16,30 convegno presso Biblioteca comunale "Acclavio" p.le Bestat, con la presenza degli avvocati di Torino e Taranto delle parti civili processo Ilva, Medicina democratica e, per ora, garantita la presenza del Prof. Marescotti di Peace Link e altri

Dal depliant

Cosa sta succedendo alle Acciaierie d’Italia.

...Il decreto nuovo che il governo ha fatto con lo scopo di accontentare i piccoli e medi padroni dell'appalto che avanzano grossi crediti da Acciaierie d'Italia e nello stesso tempo... estendere la cassa integrazione a tutti i lavoratori dell'appalto (anche per chi, e sono tanti, ha il CCNL multiservizi)... non è in grado di risolvere i problemi del futuro dei lavoratori.
Per di più i lavoratori non vogliono essere messi tutti in cassa integrazione e poi, se si riprende Acciaierie, ritornerebbero a lavorare (quando e come è tutto da vedere). I lavoratori vogliono lavorare da subito! Senza la ripresa del lavoro ci saranno i licenziamenti e gli esuberi.

Il governo ha deciso l’amministrazione straordinaria con l’appoggio delle organizzazioni sindacali confederali e Usb.

Anche i sindacati, come all'inizio il segr, naz. Palombella della Uilm, che dicevano NO all'AS, oggi sono tutti soddisfatti, perchè è stato mandato via dal governo Mittal e la famigerata AD Morselli. Di fatto confermando tra gli operai l’idea, già molto propagandata, che se governance e management cambiavano i problemi di questa fabbrica si risolvono. E’ una illusione profonda. Come se è un manager che decide la politica e non i padroni dell’azienda nel loro insieme, non le leggi del capitale, la crisi economica mondiale, le leggi dei governi, ecc...
Ora, è bene sapere che i periodi in cui questa azienda è stata dello Stato (dal 1963 al 1995) sono molto maggiori dei periodi in cui è stata dei privati; poi la crisi del gruppo Riva, l’inchiesta “Ambiente svenduto” del 2012 ha fatto sì che questa azienda, formalmente commissariata, è stata gestita dallo Stato e dai suoi governi dal 2012 al 2018; e, in tutti questi anni non si è visto nessun tipo di miglioramento né sul piano della salute e sicurezza - tema effettivamente chiave per questa fabbrica - né tantomeno rispetto all’andamento ordinario in termini di sfruttamento, di condizioni di lavoro, di diritti, di salari, di uso flessibile della cassa integrazione. È andato tutto uguale...

Noi consideriamo l’amministrazione straordinaria un rimedio peggiore del male.

Porterà più cassa integrazione permanente; non vi sarà ritorno al lavoro degli operai di tante ditte dell'appalto, e in alcune vi saranno licenziamenti nel prossimo futuro; in Acciaierie sono già annunciati migliaia di esuber, al di là delle soluzioni post Amministrazione straordinaria del governo, vi saranno peggioramenti delle condizioni salariali/ lavorative/ contrattuali; e per  ambientalizzazione, bonifiche, decarbonizzazione, bene che vada, passeranno anni e anni...

La fabbrica oggi ha come principale commissario, Giancarlo Quaranta, che in questi anni ha fatto parte delle precedenti gestioni, del periodo di Riva, che è stato condannato in via definitiva per la morte nel 2003 a seguito crollo del braccio di una gru di 2 operai (Paolo Franco e Pasquale Ettorre), infortunio mortale molto sentito che diede vita al Comitato 12 giugno e alla Rete per la sicurezza; e di un altro operaio nel 2002, Marco Perrone in formazione lavoro - primi infortuni mortale di una nuova generazione di operai... Sulla grande questione del disastro ambientale provocato dalla fabbrica è Quaranta che nella sua veste di direttore aveva detto sul rapporto Sentieri - che inchiodava l'Ilva alle sue gravi, enormi, responsabilità sulle emissioni che hanno prodotto inquinamento e morte nella città e nei quartieri - che c’è “ un grande interrogativo nella relazione tra causa e effetto”.
Quaranta ha ricoperto diversi incarichi anche dopo il sequestro degli impianti del 2012, è stato promosso come direttore centrale delle operazioni di Acciaierie, carica che ha tenuto per circa un anno. Poi però non sparisce, va alla divisione tecnica operativa, partecipa a tutte le vicende successive anche come Commissario dell'Ilva in AS, dopo l'ingresso di Mittal.
Quindi abbiamo mille e una ragione per dire che, sia la scelta dell'amministrazione straordinaria sia la nomina di questo Commissario, rappresentano non un cambiamento ma una restaurazione. Una restaurazione dell'Ilva peggiore.

Poi il governo dice che la fabbrica sarà consegnata a nuovi padroni, che metteranno in campo la stessa logica di Mittal: fare il massimo profitto, tagliando posti di lavoro e costi, in primis quelli esosi su una effettiva sicurezza e difesa della salute, e in tutto questo avere mani libere...

...Chi sarebbero i nuovi padroni.

Il mercato mondiale dell’acciaio è in crisi di sovrapproduzione da molto tempo; una sovrapproduzione relativa nel sistema capitalista perché la vendita dell’acciaio deve realizzare i profitti per i padroni, non certo perché il bisogno dell’acciaio non cresca nel mondo con tanti paesi che hanno bisogno di un accelerato sviluppo industriale in cui l’acciaio gioca un ruolo determinante.
Ed è così, se si pensa che Mittal, appena ha rallentato il suo impegno su Taranto lo ha immediatamente ampliato nel suo paese, in India, in cui vi sarà la più grande acciaieria del mondo che accompagnerà le dinamiche di ascesa del regime indiano.
Questa crisi dello stabilimento di Taranto gioca una funzione importante... Lo stabilimento di Taranto è collocato strategicamente in un punto chiave verso i nuovi mercati che in prospettiva si aprono nel Nord Africa, nel Medio Oriente. Possedere Taranto significa possedere un anello fondamentale della catena mondiale della produzione dell’acciaio.
La verità è che i padroni, in una fase come questa, gli stabilimenti li vogliono “gratis”, che gli vengano consegnati a quattro soldi e in cui loro possano avere mano libera nel tipo di produzione, nello sfruttamento della forza-lavoro, sulle questioni ambientali e giudiziarie. Questa però è la condizione richiesta oggi da tutti i produttori di acciaio in Italia, Europa, nel mondo.  

Quindi, chi sarebbero i nuovi investitori. Dalle notizie si sa che uno può essere la Vulcan Green steel. una multinazionale che sta costruendo un impianto da 5 milioni di tonnellate di preridotto e, come si sa, il preridotto è una delle prospettive per l’ambientalizzazione, per la trasformazione produttiva dell’Ilva di Taranto. L’investimento in Oman è di due miliardi di dollari. Adesso sta cercando una acciaieria per produrre l’acciaio. Il proprietario è Naveen Jindal figlio dei Jindal. In Italia Jindal è stato il rivale di ArcelorMittal per acquisire l’Ilva, ha perso la gara e si è riversato su Piombino, facendo danni.
Quindi VulcanGreenSteel è un ‘sottoprodotto’ di Jindal...
Gli indiani di questo gruppo vorrebbero l’Ilva, però mettendoci massimo un miliardo e mezzo di risorse e pensano a una Ilva ridotta con 5.000 addetti in tutto, quindi con un dimezzamento della classe operaia attuale dello stabilimento e altrettanto dell’appalto.

L’altro competitor, questo sì molto sponsorizzato anche per il suo carattere nazionale dal governo Meloni, ma anche dalla Federacciai e da una parte consistente del sindacato, è Arvedi...
La posizione di Arvedi è sempre stata di disponibilità a intervenire in combinazione con il socio pubblico, vale a dire se i soldi li mette il socio pubblico e a patto che ci sia tabula rasa rispetto al pregresso. Cioè le stesse cose che ha chiesto ArcelorMittal. Peraltro, il suo piano sarebbe incentrato soltanto sull’elettrosiderurgia, a Taranto si dovrebbe costruire un nuovo laminatoio e tre forni elettrici ma questo vuol dire che quando sarà a regime tra vari anni, bastano 5.000 operai, non quanti sono oggi a Taranto, con il conseguente netto ridimensionamento dell’indotto...
Infine arriviamo al gruppo ucraino Metinvest che sta avanzando come interlocutore. Metinvest vede soprattutto in Cornigliano il primo business interessante. Metinvest è di proprietà dell’oligarca ucraino Rinat Akhmetov. L’Ucraina, da tempi non sospetti, ben prima che scoppiasse la guerra, è dominata da un’oligarchia industrial-finanziaria, della stessa natura di quella russa, anche se su scala più ridotta. Il patrimonio personale di Akhmetov è di 5,7 miliardi di dollari, con due centri di interessi, la finanza e la siderurgia. Compare nella lista dei 500 uomini più ricchi del mondo ed ha due scopi: i soldi e la necessità di acquisire capacità prodottiva.  
“L’operazione speciale” di Vladimir Putin ha fatto della sua principale acciaieria in Ucraina, Azovstal di Mariupol, una Zombiestan,
Akhmetov ha rilevato Piombino. Il governo Meloni ha proposto Taranto ad Akhmetov e ci sarebbe il gradimento degli americani... come dice sempre il sole 24 ore ‘sta comprando capacita’ produttiva in tutto il mondo’, quello che aveva fatto e continua a fare Mittal. Meetinvest però – sempre secondo questa stampa - non vuole entrare in conflitto con ArcelorMittal, perchè è chiaro che con l’Ilva in mano ad altri sarà guerra tra le multinazionali dell’acciaio. Ma gli effetti anche questa volta saranno scaricati sui lavoratori...

...Il problema principale è affermare l’autonomia operaia.

Affermare che la lotta operaia è autonoma negli obiettivi, nelle sue forme di lotta e organizzazione. Non è a favore di un padrone anziché di un altro; la sua parola d’ordine deve essere: padroni di Stato, padroni privati, stesso sfruttamento del proletariato. Noi pensiamo che solo la lotta autonoma e unitaria prolungata e generale degli operai Acciaieria/ appalto/operai cigs in Ilva AS debba e possa difendere gli interessi di classe dei lavoratori su lavoro, salari, condizioni di lavoro, diritti e sicurezza; e che, quindi, sia necessaria un’altra linea e un’altra direzione sindacale da costruire nel fuoco della lotta, ed essere parte della battaglia strategica contro questo governo e ogni governo dei padroni, lo stato del capitale e il sistema capitalistico/imperialistico, per un governo operaio, un nuovo stato e un nuovo potere nelle mani dei proletari e masse popolari.
Questo è importante per organizzare la propria autodifesa inizialmente, per costruire nella lotta la forza necessaria per rovesciare il “Tavolo” di questa fabbrica...

Dal punto di vista degli operai della Acciaieria e dell’Appalto in tutti questi mesi di incontri romani nessuna piattaforma operaia è stata posta sul tavolo, nessuna rivendicazione concreta a difesa dei lavoratori: dalla minima, dell'integrazione salariale alla cassintegrazione (milioni ai padroni e neanche centinaia di euro agli operai); alla ripresa del lavoro sia nell'appalto che per tutti in Acciaieria; dal blocco dei licenziamenti; all'impiego nelle bonifiche area industriale degli operai da più di 5 anni in cig in AS; al contratto unico metalmeccanico e a tempo indeterminato per tutti nell'appalto; da 25 anni bastano per andare in pensione, al rientro nei lavori usuranti/legge amianto; alla riduzione dell'orario di lavoro a parità di paga in siderurgia. Invece, dal non avere il blocco dei licenziamenti e degli esuberi si è passati a non avere neanche più parola per trattare la cassa integrazione, per contenerla, regolarizzarla a fronte delle ripetute richieste che venivano da AdI per motivi unicamente di flessibilità nella gestione della fabbrica...

...Toccherà ancora una volta agli operai scegliere da che parte stare: da parte del governo, dei futuri nuovi padroni che somigliano molto ai vecchi, che sul piano generale presenteranno piani “copia” a quelle di ArcelorMittal, dalla parte di sindacati Confederali diventati un anello dell'assetto collaborazionista e neocorporativo che individua nelle soluzioni per i padroni la soluzione per i lavoratori, quando tutta la storia di questo stabilimento dimostra che proprio questo è causa di quello che è avvenuto; o gli operai scelgono la riorganizzazione delle file operaie, a partire dai loro interessi di classe, da una visione opposta sul futuro dello stabilimento, che poi è il futuro della classe operaia, innanzitutto come soggetto storico che possa essere l'elemento di trasformazione di unità tra operai e masse popolari in questa fabbrica e non solo in questa fabbrica, ma in generale...

...La questione ex Ilva deve rimanere al centro dell'attenzione degli operai, dei lavoratori. E non certo solo a Taranto, anche se a Taranto si combatte la battaglia principale in merito...
...Quando il governo, i padroni, dicono che l'Ilva è strategica, noi siamo completamente d'accordo col governo. L'unica questione è che “strategica” per noi ha un altro valore: ha un valore importante per la classe operaia del nostro paese, per il proletariato; e tutto ciò che ha importanza per la classe operaia e per il proletariato del nostro paese, ha importanza nella lotta di classe, nel conflitto tra padroni e lavoratori, nel conflitto tra governo e lavoratori, nel conflitto tra Stato del Capitale e lavoratori, nel conflitto tra modo di produzione capitalistico/imperialistico e lavoratori... 

...Oggi come non mai l'autonomia operaia è l'unica soluzione, la ricostruzione della forza dei lavoratori come forza contro, non forza per, contro la logica di padroni, governo e sindacati che vanno in direzione di approfondire la crisi, non risolvere i problemi degli operai e delle masse popolari...

...In tutto questo lo Slai Cobas per il sindacato di classe rappresenta l'unica voce alternativa e su questo sarà importante, sia a livello di fabbriche e città sia a livello nazionale, che questa voce alternativa si senta forte e chiara e trovi tutta la necessaria comprensione da parte del movimento sindacale classista e combattivo e di tutte le realtà operaie che si trovano direttamente o indirettamente coinvolte in questa vicenda....

A Roma parole non nuove da Governo e Sindacati - Lo Slai cobas pone concrete rivendicazioni e la necessità della lotta per ottenerle

Su queste rivendicazioni lo Slai cobas ha indetto uno sciopero per il 19 aprile.

Nell'appalto - contro licenziamenti, cassintegrazione straordinaria e contratti a termine e in somministrazione  
per il ritorno al lavoro di tutti gli operai dell'appalto, pagamento dei salari arretrati
CCNL unico metalmeccanico con clausola sociale, contratti a tempo indeterminat

In Acciaierie d'Italia - Contro la cassintegrazione permanente
per una netta riduzione della cigs - rotazione degli operai in cigs 
per il rientro in fabbrica dei cassintegrati in Ilva AS

Per tutti i lavoratori diretti e dell'appalto - contro il taglio dei salari a fronte della cassintegrazione, contro elevato rischio sicurezza e salute
per una integrazione all'indennità di cassintegrazione
per la riduzione dell'orario di lavoro a parità di paga
per pensionamento a 25 anni di lavoro nella siderurgia
per la sicurezza e ambientalizzazione in fabbrica e bonifica e salute sul territorio
postazione permanente in fabbrica di un nucleo di enti ispettivi

Sull'incontro di ieri a Roma tra governo e sindacati - Info

Ex Ilva, la strada è tutta in salita
Tutto il 2024 vedrà una produzione ai minimi storic
i
Corriere di Taranto - Gianmario Leone
pubblicato il 26 Marzo 2024, 07:00

(stralci)
A Palazzo Chigi (presso la Sala Verde) si è svolto un nuovo tavolo di confronto tra il Governo e i sindacati sull’ex Ilva di Taranto e gli altri impianti della società Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria (Genova, Racconigi, Novi Ligure in particolare). Presenti per il Governo i ministri Adolfo Urso (Imprese e Made in Italy), Marina Calderone (Lavoro e politiche sociali) e in videocollegamento Giancarlo Giorgetti (Economia) oltre al sottosegretario alla presidenza del consiglio Alfredo Mantovano. Per i sindacati presenti i rappresentanti di Fim, Fiom, Uilm, Usb e Ugl metalmeccanici. A seguire si è svolto anche un secondo incontro con le associazioni di categoria (A.I.G.I., Casartigiani Puglia, CNA Taranto, Confartigianato Puglia, Confapi Taranto, Confindustria Taranto, Fai/Conftrasporto, Federmanager) specifico sulla situazione dell’indotto che hanno consegnato al governo un documento unitario con una serie di proposte a cui l’esecutivo dovrebbe rispondere nel giro di poco tempo.

Nell’incontro con i sindacati il Governo ha comunicato che è in preparazione il decreto interministeriale per il prestito ponte da 320 milioni di euro per la gestione delle attività di Acciaierie d’Italia, che dovrà ottenere l’ok dalla Commissione Europea. Entro un mese sarà presentato il piano industriale da parte dei commissari di Acciaierie d’Italia, propedeutico per ottenere il prestito ponte il via libera dall’Ue che non dovrebbe opporsi a tale eventualità. Nelle prossime ore, inoltre, dovrebbero essere trasferiti 150 milioni di euro da Ilva in amministrazione straordinaria ai commissari di Acciaierie d’Italia per la manutenzione degli impianti...

“Il Governo sarà pronto ed elastico per realizzare nuovi interventi in relazione agli ammortizzatori sociali se si dovesse rendere necessario per l’ex Ilva o per l’indotto” ha detto la ministra del Lavoro, Marina Calderone al tavolo. L’obiettivo del Governo, ha spiegato Calderone, era quello di creare le condizioni per la continuità aziendale e gli ammortizzatori sociali per tutti i lavori di Acciaierie d’Italia sono coperti per l’intero 2024. Per l’indotto, inoltre, sono state previste misure specifiche con una Cig fino a 10 settimane, ma comunque – in caso di ulteriori esigenze – il Governo sara’ pronto ed elastico per realizzare nuovi interventi.

Come ampiamente previsto, per l’ex Ilva la strada è però tutta in salita: si prevede infatti che continui una fase con una produzione bassa, ai livelli attuali, e che prima di 6-7 mesi non ci sarà la riattivazione degli altri due altoforni attualmente in fase di preriscaldo. Lo ha riferito durante l’incontro lo stesso ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Inoltre i sindacati sono stati informati che l’Amministrazione straordinaria ha riattivato le commesse Sanac, società del gruppo, anch’essa in amministrazione straordinaria. Il commissario di Acciaierie d’Italia, Giancarlo Quaranta, ha indicato che si sta procedendo alla mappatura delle criticità in tutti gli stabilimenti dell’ex Ilva e l’obiettivo è di concluderla entro la fine della prossima settimana per poter redigere un report definitivo entro metà aprile. La mappatura, ha spiegato il commissario serve per fare un piano delle necessità e degli interventi necessari al fine di consentire attività dell’attuale acciaieria e anche di aumentare gradualmente la produzione, fino al riavvio dell’altoforno 2 (fermo da gennaio 2024) nel giro di 2-3 mesi. Mentre, per quanto riguarda l’altoforno 1 (fermo da agosto 2023) sarà necessario il rifacimento del crogiolo e quindi ci vorrà pù tempo per il riavvio, ha spiegato ancora Quaranta.

“L’incontro per noi è fondamentale per capire quali risorse il Governo mette in campo per far ripartire tutta la macchina”, ha dichiarato il leader della Fim Cisl, Ferdinando Uliano... Il numero uno della Fiom, Michele De Palma, ha invece ricordato che “abbiamo commissari nominati da pochissimo e anche sulle aspettative rispetto al bando credo ci siano caratteristiche principali: continuare a garantire che ci sia la presenza pubblica. Poi è necessario garantire la piena occupazione di tutti i lavoratori, perché gli errori e i disastri del management non possono essere pagati dai lavoratori e dai cittadini del luoghi dove sono gli stabilimenti. È necessario che qualunque bando venga fatto dal governo metta in garanzia anche gli investimenti sulla transizione da un punto di vista ambientale”. “Eravamo arrivati con la convinzione che le nozze con i fichi secchi non si fanno – dice ancora Michele De Palma -. Perché i lavoratori che fanno le manutenzioni e le attività di messa in sicurezza possano rientrare tutti pienamente al lavoro è necessario che le risorse arrivino rapidamente, 150 milioni non bastano. Sul prestito di 320 milioni i tempi sono oggetto dell’intervento da parte del governo e pensiamo che siano troppo lunghi. Per questo abbiamo chiesto al governo di essere più rapido”. “Dall’avvio dell’amministrazione straordinaria di un mese fa il clima all’interno degli stabilimenti è migliorato, con un rapporto positivo tra azienda e lavoratori e organizzazioni sindacali. Allo stesso tempo continuiamo a registrare impianti fermi, produzione al minimo, migliaia di lavoratori in cassa integrazione, assenza di manutenzioni e di materie prime per la ripartenza. Come descritto dal Commissario Quaranta, la condizione degli altoforni 1 e 2 è drammatica, necessitano di interventi urgenti e importanti e prima di fine anno non avremo tre altoforni in marcia... il piano industriale sarà la cartina tornasole del vero progetto che si vorrà mettere in campo”. Lo dichiara Rocco Palombella, segretario generale Uilm. “Gli interventi per i lavoratori e le aziende dell’indotto non sono ancora sufficienti – sottolinea il leader Uilm – e per questo bisogna intervenire più incisivamente sia sui crediti passati che sui tempi e le modalità di pagamento delle attività che stanno svolgendo attualmente”. “Oggi non abbiamo ricevuto le necessarie garanzie da parte del Governo ma ci aspettiamo che gli impegni presi siano rispettati nel più breve tempo possibile – conclude – l’ex Ilva si trova di fronte a un bivio terribile: o si avvia il rilancio e si programma la decarbonizzazione o si va verso la chiusura e il disastro ambientale e occupazionale”...
...“Abbiamo avuto aggiornamenti dal ministro Urso sul dibattito in corso a livello europeo e su come viene percepita la vertenza ex Ilva in quel contesto... – afferma Francesco Rizzo, Esecutivo Confederale Usb, al termine del tavolo su ex Ilva  tenuto questa sera a Palazzo Chigi -. La presenza dei commissari ci ha permesso di sapere che è in corso una mappatura dettagliata di ciascun stabilimento, impianto per impianto, che verrà presentata  in un report, nei primi quindici giorni del mese di aprile; sarà praticamente la fotografia dell’attuale stato degli impianti... Per il capitolo appalto, abbiamo auspicato una celere risoluzione per mettere i lavoratori nelle condizioni di tornare a lavoro... Infine, abbiamo presentato le nostre proposte, aggiornate, definite a costo zero, per i lavoratori di Ilva in Amministrazione Straordinaria, di Acciaierie d’Italia, e dell’appalto, chiedendo al Governo di calendarizzare un incontro per discutere delle stesse”.

lunedì 25 marzo 2024

Compagni, occupatevi di Acciaierie e territorio di Taranto

 ma sul serio

19 aprile 

- sciopero indetto dallo Slai cobas per il sindacato di classe
- ore 9,00 presidio di massa lavoratori/cittadini/sindacati/associazioni ambientaliste al Tribunale Paolo VI, dove comincia l'appello per il maxi processo "Ambiente svenduto"
- ore 14 incontro con operai port. A/Direzione acciaieria
- ore 16.30 convegno Rete nazionale per la sicurezza e salute sui posti di lavoro e sul territorio - relatori avvocati parti civile Bonetto/Vitale/Pellegrin/operai e rappresentanti Slai cobas fabbriche siderurgiche e realtà di lotta/Marescotti Peacelink/Medicina democratica nazionale...


info slaicobasta@gmail.com WA 351 9575628

Da pescatori di Taranto, la bandiera della Palestina attraversa il nostro mare

Il mare di Taranto non è zona di missioni di guerra ma di solidarietà tra i popoli, con la Palestina!

 



domenica 24 marzo 2024

Presidio di sabato per la Palestina - 4 aprile riunione per organizzare nuove iniziative

Nel presidio/manifestazione per la Palestina di ieri sono stati portati dai compagni di proletari comunisti nuovi obiettivi importanti di denuncia e di nuove iniziative, sintetizzati dagli striscioni, con il lancio delle tre campagne Palestina/Intervento imperialista dell'Italia in Mar rosso/Contro il G7-guerra.  

Anche sabato si sono estense le adesioni al comitato #iostoconlapalestina e contatti, soprattutto di ragazze che vogliono impegnarsi nella solidarietà al popolo palestinese; così come di vari migranti che si fanno attivi e poi lasciano indirizzi.

Gli striscioni hanno poi "sanzionato" 2 importanti zone militari: la nuova Base navale e l'Arsenale militare contro la missione imperialista in Mar rosso dalla parte dei ribelli Houthi.

Tanti interventi al microfono - riportiamo. di seguito, quello dell'operaio ex Ilva Slai cobas - hanno portato una forte denuncia della terribile situazione della popolazione di Gaza, soprattutto negli ospedali, per le donne che non possono partorire, con testimonianze dirette di infermieri, medici, donne palestinesi; la necessità di legare la solidarietà alla Palestina all'elevamento della lotta contro il nostro imperialismo e il governo Meloni complice; la denuncia chiara e senza equivoci della natura dello Stato di Israele; l'annuncio delle nuove iniziative.

Al mattino affissione di striscioni: "La Puglia non è zona di guerra NO al G7 sulla nostra terra" che hanno lanciato la campagna autonoma sul G7 in città vecchia - zona più influenzabile da questa campagna. 

Su questo da un lato torneremo a manifestare davanti all'ammiragliato, come alla Base navale; insieme ad un intervento alla Leonardo di Grottaglie leader della produzione militare per le guerre imperialiste. 

La continuazione dell'azione su Palestina/Mar rosso è ora, non può "aspettare" la manifestazione del 25 aprile, come di fatto è emerso in una recente assemblea nella casa del popolo-ex casa occupata - cui avevamo partecipato - dove è prevalsa la posizione sulla scadenza 25 aprile, che sottintende che fino ad allora non si fa niente se non riunioni. 

Il 4 aprile alle ore 18 è convocata una riunione presso la sede Slai cobas per decidere e organizzare prossime iniziative.

Intervento operaio ex Ilva Slai cobas:

"I sionisti, i filosionisti ed i loro alleati sono abili a mistificare il significato dei termini, un po’ come quando i partiti borghesi dell’arco parlamentare parlano di libertà ma sotto intendono liberalismo. Sono due concetti totalmente differenti pur avendo la stessa radice semantica. Coloro i quali ci accusano di antisemitismo dovrebbero in realtà rivolgere a loro stessi queste accuse; il sionismo è un’ideologia razzista, malata, è l’ideologia della superiorità della razza tanto cara ai nazisti, e che noi ripudiamo. In realtà ad essere pienamente antisemiti sono i sionisti israeliani. Non è un segreto per nessuno che il popolo israeliano sia composto in larga parte da gente di origine europea divenuti, in taluni casi, sporchi coloni. Questi nulla hanno a che vedere con i semiti di cui si fregiano di appartenere, cosa che invece è insito nel popolo palestinese, gente che vive da sempre in quelle terre, sono loro infatti i veri discendenti dei patriarchi biblici, dunque sono loro ad essere in realtà i veri semiti, ne consegue dunque che chiunque li massacri, come sta avvenendo ormai da più di cinque mesi nella Striscia di Gaza, e li torturi come accade in Cisgiordania, sia il vero antisemita. Non accettiamo accuse di alcun genere, meno che meno da chi sistematicamente procede all’eliminazione di un’intera nazione, né da chi ne è complice come il nostro governo che è erede del fascismo, loro sono già condannati dalla Storia".

Il benzene resta un problema

Andare a fondo sulle emissioni di benzene per individuare i passi effettivi da fare in materia di ambientalizzazione della fabbrica e lotta all'emergenza sanitaria che resta e deve vedere gli operai dell'acciaieria e dell'appalto in prima fila ad affrontarli

 Slai cobas per il sindacato di classe Taranto
 
Focus di Arpa Puglia sulle emissioni nell'arco del 2023
da Corriere di Taranto

Resta alta l’attenzione sulle problematica legata alle emissioni di benzene a Taranto, registrate dalle centraline della rete della qualità dell’aria gestite da ARPA Puglia. L’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale ha infatti pubblicato un nuovo focus sul benzene in aggiornamento dei precedenti report per le annualità 2021 e 2022.

Nel quale inizialmente viene ricordato che in passato si era fatto presente come, nonostante siano rispettati a partire dal 2012, i valori limite ed obiettivo previsti dalla normativa di riferimento (D. Lgs. n.155/2010 Attuazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa), nell’area di Taranto sono emerse criticità sugli andamenti di alcuni inquinanti gassosi, tra cui il benzene (C6H6) ed il biossido di zolfo (SO2). Per il benzene, secondo quanto previsto dalla normativa vigente, ARPA chiarisce ancora una volta come si proceda alla determinazione del valore medio annuale che viene confrontato con il valore limite medio annuale pari a 5 μg/m3; la media su un periodo lungo, come quello dell’anno, d’altra parte, risente poco dei valori di picco e delle oscillazioni rapide, quali quelle che, con una certa frequenza, si registrano nel quartiere Tamburi a Taranto. In condizioni di venti prevalenti da nord e da nord ovest, è oramai risaputo che gli inquinanti vengono trasportati proprio verso l’area abitata del quartiere Tamburi.

A seguito delle osservazioni, negli anni, di diversi eventi di picco significativi, con incrementi repentini della concentrazione oraria del benzene e variazioni apprezzabili rispetto ai normali trend, è emersa per ARPA Puglia la necessità di confrontare i dati acquisiti con soglie di riferimento sul breve periodo, come detto, non disciplinate dal D. Lgs. n.155/2010. Anche perché come è noto, il rispetto dei limiti di qualità dell’aria previsti dalla normativa succitata sia per quanto riguarda il PM10 che per gli altri inquinanti normati (C6H6, NOx, CO, SO2, PM2.5), non fornisce alcuna garanzia di assenza di effetti sulla salute. L’Italia ha recepito la Direttiva 2008/50/CE con il D. Lgs. n.155/2010, che stabilisce valori limite di concentrazione in aria ambiente per numerosi composti inquinanti, incluso il benzene. Il valore limite per questo inquinante è calcolato su base annuale, come media annuale dei dati medi orari, ed è pari a 5,0 μg/m3. Il metodo di riferimento per il campionamento e la misurazione è descritto nella norma UNI EN 14462:2015, parti 1, 2 e 3, “Qualità dell’aria ambiente – Metodo normalizzato per la misura della concentrazione di benzene”. Nell’anno 2023 tutte le centraline della RRQA nell’area di Taranto, dotate di analizzatori BTX (benzene, toluene, xileni) hanno registrato, per tali parametri, medie annuali conformi al valore limite di legge. Per valori di esposizione di riferimento, viene chiarito nel focus, si intendono i livelli di concentrazione al di sotto dei quali non si evidenziano effetti avversi sulla salute. La stima di questi valori avviene tenendo conto della fascia più fragile della popolazione ed incorpora un margine di sicurezza che tiene conto dell’incertezza di misura e di possibili periodi di dati mancanti. Di conseguenza, un superamento dei valori di esposizione di riferimento non indica automaticamente un effetto avverso sulla salute della popolazione.

Su 193 Stati membri dell’ONU, soltanto 53 (circa il 27%) si sono dotati di almeno un valore di riferimento per il benzene, nonostante esso sia un riconosciuto agente cancerogeno. I valori di riferimento adottati nel mondo sono piuttosto variabili, con differenze anche di un ordine di grandezza. Gli standard israeliani sono i più severi tra tutti, con limiti fissati a 3,9 μg/m3 (giornaliero) e 1,3 μg/m3 (annuale). Tra i paesi dell’Unione Europea, tutti i 28 paesi membri dell’unione devono rispettare al minimo il valore limite annuale di 5,0 μg/m3 in attuazione alla Direttiva 2008/50/EC. Tra questi la Francia ha il limite obiettivo a lungo termine più basso per il benzene pari a 2 μg/m3 (annuale); Scozia e Irlanda del Nord hanno fissato un valore obiettivo di 3,25 μg/m3, Svezia e Malta hanno uno standard per la media annuale con soglia superiore: 3,5 μg/m3 e soglia inferiore di 2 μg/m3. Tra i paesi europei diversi dagli Stati membri dell’UE, l’Albania ha un limite consentito di 5 μg/m3 e la Bielorussia ha limiti di 10 μg/m3 (annuale) e 40 μg/m3 (giornaliero). Alcuni paesi come la Moldavia e l’Ucraina seguono gli standard della Federazione Russa con una concentrazione massima consentita di 100 μg/m3 (giornaliera).

Fa specie poi leggere nel focus questo passaggio: “L’Organizzazione Mondiale della Sanità non ha proposto valori guida per il benzene, a differenza di altri inquinanti; in particolare, la recente revisione delle “Air quality guidelines”, pubblicata nel 2021, non contempla il benzene“. Visto che spesso l’OMS viene presa come punto di riferimento anche per i valori indicati per il Pm10 e il Pm 2,5, inferiori rispetto a quelli indicati dal decreto 155 in vigore in Italia. “Gli unici valori soglia sul breve periodo (media oraria), ad oggi noti, sono i valori di esposizione di riferimento (REL) stabiliti dall’Office of Environmental Health Hazard Assessment (OEHHA, California Environmental Protection Agency): REL acuto: 27 μg/m3 – media oraria; REL su 8 ore: 3 μg/m3 – media mobile su 8 ore; REL cronico: 3 μg/m3 – media annuale”. In tale contesto, vengono richiamate le preoccupazioni di carattere sanitario espresse dalla ASL di Taranto in ultimo con la nota proprio del 28/12/2022, in particolare laddove si specificava che “Il rispetto del valore limite annuale di 5 μg/m3 fissato dal DLgs 155/2010 non garantisce l’assenza di rischi per la salute umana, soprattutto in una popolazione, come quella dell’area di Taranto, esposta per anni ad importanti pressioni ambientali con numerose e documentate ricadute sullo stato di salute” e laddove si riporta l’affermazione IARC per cui per il benzene “non possono essere raccomandati livelli sicuri di esposizione” e che “sono necessarie azioni di Sanità Pubblica per ridurre l’esposizione al benzene nei lavoratori e nella popolazione generale” rappresentando in conclusione “…la necessità che si raggiunga nel più breve tempo possibile una netta riduzione delle emissioni di benzene al fine di tutelare la salute dei cittadini e dei lavoratori dell’acciaieria”. L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), ha infatti classificato il benzene come cancerogeno certo per l’uomo (Gruppo 1). L’evidenza è considerata sufficiente per la leucemia non linfocitica acuta, inclusa la leucemia mieloide acuta, ma vi è un’associazione anche con il linfoma non Hodgkin, la leucemia linfoide cronica, il mieloma multiplo, la leucemia mieloide cronica, la leucemia mieloide acuta nei bambini e il cancro al polmone. Inoltre, il benzene agisce a livello del midollo osseo provocando ematotossicità ed immunosoppressione, fino adanemia aplastica e pancitopenia in caso di esposizioni ad alte dosi.

ARPA Puglia, in via cautelativa, ha proposto di considerare le soglie disponibili per un confronto coi i valori misurati al fine di inquadrare nel miglior modo possibile tale criticità, confrontando i dati registrati dalle centraline nell’anno 2023 con i suddetti riferimenti internazionali per l’area di Taranto. Nel 2023 il valore limite più restrittivo, adottato da Israele e pari a 1,3 μg/m3, è rispettato da quattro centraline su sei. Il mancato rispetto si osserva nelle stazioni site nel quartiere Tamburi denominate Taranto – Via Machiavelli (Industriale) e Tamburi – Via Orsini (Industriale); le medesime elaborazioni erano state compiute per gli anni 2022 e 2021, evidenziando i valori in crescita per le stazioni site nel quartiereTamburi. Il valore di riferimento per esposizione cronica stabilito da OEHHA, pari a 3 μg/m3, non è rispettato dalla centralina di Tamburi – Via Orsini. Ad ogni modo tutte le centraline rispettano, come già anticipato, il valore limite cogente per l’Italia pari a 5,0 μg/m3. Per il confronto con l’unico valore soglia di riferimento per esposizione acuta, pari a 27 μg/m3 come media oraria, sono stati esaminati tutti i dati orari misurati nel 2023, registrando il numero di superamenti occorsi. Nello specifico, nell’intero anno 2023, la soglia di 27 μg/m3 è stata superata 155 volte nel sito Tamburi-Via Orsini, 47 volte nei siti Tamburi-Via Machiavelli ed una sola volta presso Taranto – Paolo VI. Il confronto con i dati dell’anno precedente segnala che nel 2023 si è avuto un ulteriore peggioramento presso le centraline site nel quartiere Tamburi, dove il numero di superamenti del valore di soglia oraria, è aumentato del 46% presso Tamburi – Via Orsini e del 135% presso Tamburi – Via Machiavelli.

Emerge chiaramente, semmai ce ne fosse ancora bisogno, che a Taranto i casi più frequenti di superamento della soglia oraria di 27 μg/m3 e della soglia di 3 μg/m3 sulla media mobile delle 8 ore, si registrano essenzialmente nelle centraline poste nel quartiere Tamburi, che risulta avere la massima ricaduta delle emissioni di benzene dallo stabilimento siderurgico in condizioni di vento prevalente da Nord-Ovest. E questo anche se le medie annue di benzene misurate nelle centraline della rete regionale di QA poste nell’area di Taranto sono risultate sempre inferiori al limite consentito, con valori che si attestano mediamente al di sotto dei 3 μg/m3. E’ stata invece la centralina di Via Orsini-Tamburi (rete ADI) ad aver misurato in ogni mese del 2023 i livelli più elevati, con un valore medio annuo di 3,6 μg/m3, superiore rispetto alle medie annue del 2022 (3,2 μg/m3), 2021 (2,8 μg/m3) e 2020 (2.8 μg/m3).

A questo punto ARPA Puglia ha ritenuto necessario fornire elementi in riferimento ad alcune cabine (denominate rete ADI) posizionate all’interno dello Stabilimento ADI2, specificando che non rientrano nella rete regionale RRQA e che non sono ad esse applicabili i limiti normativi previsti per le centraline posizionate fuori dal perimetro dello Stabilimento. Per quanto riguarda la centralina Cokeria, il 2023 è stato l’anno nel quale si è registrata la media annua più elevata da quando è stato avviato il monitoraggio; anche nel 2020 la concentrazione era già sensibilmente aumentata rispetto agli anni precedenti, mentre nel 2021 si era avuto un lieve calo. Nelle centraline Meteo Parchi, Direzione e Tamburi-Via Orsini (quest’ultima in area esterna allo stabilimento) si era già osservato un aumento della media annua, particolarmente significativa, dal 2019 al 2020. A partire dal dicembre 2019, era stato rilevato un importante aumento delle concentrazioni medie mensili di benzene nelle centraline Direzione, Meteo Parchi e Tamburi-Orsini rispetto ai livelli che caratterizzavano i mesi precedenti. La concentrazione di questo inquinante più vicino alla sorgente nella cabina Cokeria è quindi significativamente superiore a quella riscontrabile in aria ambiente nei siti di rilevamento: la media annua del 2023 della concentrazione di benzene per la stazione Cokeria (rete AdI, centralina interna) è stata pari a 36,8 μg/m3, superiore alle medie annue del 2022 che è stata pari a 32,9 μg/m3 2021 (22.8 μg/m3), 2020 (28.4 μg/m3) e 2019 (18.4 μg/m3). Mentre la media annua del 2023 della concentrazione di benzene per la stazione Meteo Parchi (rete AdI, centralina perimetrale, a ridosso del quartiere Tamburi) è stata pari a 5.3 μg/m3, superiore alle medie annue del 2022 (5.0 μg/m3), 2021 (3.9 μg/m3), 2020 (3.9 μg/m3) e 2019 (1.4 μg/m3). Infine, la media annua del 2023 della concentrazione di benzene per la stazione Direzione (rete AdI, centralina perimetrale) è stata pari a 5.7 μg/m3, superiore alle medie annue 2022 (4.8 μg/m3), del 2021 (5.4 μg/m3), del 2020 (3.8 μg/m3) e del 2019 (2.2 μg/m3)

Per quanto riguarda l’area di Taranto, sono state effettuate ulteriori elaborazioni preliminari, che solitamente rientrano nei report annuali rete ADI e della Rete Regionale della Qualità dell’Aria (come fatto sino al 2022) e che in parte vengono anticipate nel presente report per meglio inquadrare la fenomenologia. Esse comprendono anche le valutazioni sui dati della rete interna dello stabilimento della Raffineria di ENI che non vengono validati da ARPA ma controllati in ogni occasione si ritenga utile farlo. Vengono comunque esaminati per valutarne livelli e si segnalano le evidenze importanti quando si verificano. Dall’analisi dei dati, è emerso che gli andamenti delle medie mensili di benzene sempre nel quadriennio 2019-2023, ottenuti effettuando delle regressioni lineari (interpolate con il metodo di Theil-Sen), si conferma come la concentrazione di benzene cresca ad un ritmo più alto per le centraline della rete AdI rispetto alle centraline ENI. Tali elaborazioni dimostrano che negli ultimi quattro anni, dal 2020 al 2024 l’incremento maggiore si ha all’interno dell’acciaieria. Una precisazione dovuta anche per rispondere alla versione fornita lo scorso anno da Acciaierie d’Italia che invitava ad accertare la possibilità che tali emissioni di benzene provenissero da altre fonti.
L’obiettivo di questo nuovo focus è dunque quello di offrire, agli organi sanitari competenti, cui sono rimesse le valutazioni, elementi utili a formulare e/o aggiornare valutazioni di eventuali effetti sulla salute della popolazione ed anche dei lavoratori, collegati alle concentrazioni del benzene in aria ambiente, in occasione di eventi che, seppure di durata limitata e tale da non determinare superamento del limite medio annuo di cui al D. Lgs. n. 155/2010, possano risultare comunque significativi in riferimento ad eventuali effetti sanitari.

Ricordiamo che nel corso delle attività di controllo eseguite da ARPA Puglia a supporto di ISPRA presso lo Stabilimento Siderurgico di Taranto già nel corso del biennio 2020-2021, sono state effettuate verifiche in merito alle possibili cause correlate agli incrementi di benzene registrati negli ultimi anni. In particolare, sono stati eseguiti approfondimenti in merito alle modalità di esercizio delle cokerie ed alle correlate emissioni diffuse. Dalle analisi condotte, si è riscontrato che, negli ultimi anni a fronte di una riduzione della produzione di coke, per fermo di diversi gruppi di batterie, si è registrato un incremento di emissioni di benzene nel tempo, probabilmente dovuto all’obsolescenza delle batterie, all’urgente necessità di interventi di manutenzione straordinaria e revamping (peraltro interventi previsti dal Piano Ambientale, ormai diversi anni or sono). E’ stata rappresentata la necessità, nelle sedi opportune ed in diverse occasioni anche negli ultimi due anni, per il Gestore di provvedere ad agire sulle cause che generano le emissioni visibili in questione, in particolare per le fasi/sezioni impiantistiche critiche individuate (caricamento, sfornamento, intasamento canale gas, porte, ecc.) e, di conseguenza, ridurre progressivamente queste criticità che si possono ripercuotere sugli standard di qualità dell’aria sia all’interno del perimetro che all’esterno dello Stabilimento.

Il caso è stato attenzionato anche dal Tar di Lecce, che lo scorso 14 luglio, dopo il ricorso di Acciaierie d’Italia e Ilva in As ha concesso la sospensiva in relazione all’ordinanza del sindaco di Taranto Rinaldo Melucci (datata maggio 2022) ed ha ulteriormente rinviato ogni determinazione in attesa del pronunciamento della Corte di Giustizia europea sul tema del danno sanitario connesso ai livelli di inquinamento da benzene, pronunciamento che dovrebbe arrivare tra aprile e giugno. Inoltre, la Procura di Taranto ha indagato Lucia Morselli, ex amministratore delegato di Acciaierie d’Italia, società in amministrazione straordinaria e l’ex direttore dello stabilimento Alessandro Labile (ha ricoperto il ruolo dirigenziale dall’agosto 2022 a maggio 2023), per violazione del Codice Unico dell’Ambiente e rimozione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro. Secondo quanto emerso l’indagine ha preso avvio da un lato da una serie di esposti in Procura sulla problematica legata all’emissione di benzene ed all’aumento costante rilevato da ARPA Puglia e Asl Taranto negli ultimi tre anni, a cui si è aggiunto un esposto dello scorso anno presentato dai Commissari Ilva in AS in merito alla mancanza di manutenzioni sugli impianti da parte della società che gestiva in fitto i vari siti produttivi. I due filoni d’inchiesta sono stati accorpati in virtù del fatto che si mira a capire se l’aumento delle emissioni di benzene sia stata causato da negligenze nella gestione dell’acciaieria o da cattive manutenzioni da parte della società, e quali siano state le azioni messe in campo da AdI per tentare di neutralizzare gli sforamenti, viste anche le richieste avanzate dalla stessa ARPA Puglia in merito a tale problematica.

Un problema comunque da non sottovalutare, tutt’altro, di cui tenere conto anche a fronte di una valutazione del danno sanitario in vista del rilascio della nuova AIA per lo stabilimento siderurgico, il cui iter è stato avviato il 23 febbraio di un anno fa e che a quanto ci risulta procede con grande lentezza. Ma su questo argomento torneremo a scrivere nello specifico nei prossimi giorni.

giovedì 21 marzo 2024

Acciaierie - quali rivendicazioni immediate - 19 aprile

All'appalto

Portinerie Acciaierie

Questa mattina lo Slai Cobas per il sindacato di classe è intervenuto alle portinerie dell'ex Ilva-Acciaierie/Appalto, portando le rivendicazioni immediate che difendono gli interessi dei lavoiratori e, nello stesso tempo, indicando una scadenza generale di mobilitazione.

I comunicati delle imprese dell'appalto e delle organizzazioni sindacali parlano di clima più sereno dell'appalto, con ripresa graduale delle aziende al lavoro e di segnali diststensivi anche sulla cassintegrazione nelle Acciaierie, su cui i sindacati confederali chiedono rotazione eque.

Lo Slai cobas guardando ai fatti rivendica il rientro immediato e generale di tutti gli operai dell'appalto che è il primo segnale che deve venire dal governo e Commissari Acciaierie.

Noi riteniamo, proprio per le cose dette dalle imprese dell'appalto, dal governo e dai commissari, che non ci sia giustificazione alcuna al rientro generalizzato di tutte le ditte e gli operai dell'appalto; o comunque ad un calendario ben definito di questo rientro nelle prossime settimane. E' chiaro che questo comporta da parte delle Ditte il pagamento degli stipendi e delle spettanze finora mancanti, e comunque l'autorizzazione, il pagamento della cassintegrazione ordinaria anticipata dalle stesse Ditte.

Sul fronte di Acciaiarie Commissari e sindacati sono chiamati alla verifica dei fatti rispetto ad una massiccia riduzione della cassintegrazione e l'attuazione effettiva della rotazione.

La seconda questione che poniamo per Acciaierie e ditte dell'appalto è l'integrazione alla indennità di cassaintegrazione, per fronteggiare il crollo dei salari di fatto dei lavoratori.

A fronte dei prossimi incontri romani lo Slai cobas insiste che nessun accordo, nessun piano industriale può prevedere o aprire la strada ad esuberi sia in Acciaierie che nell'appalto. Così come va affrontata seriamente e in forme innovative il piano di bonifiche e ambientalizzazione e sicurezza sul posto di lavoro, con controllo costante da parte degli enti preposti.

Sono questi i contenuti che saranno al centro della 'Piattaforma operaia', su cui chiamiamo alla giornata di lotta e di discussione del 19 aprile (giorno in cui peraltro inizia l'appello del processo "ambiente svenduto".

Taranto manifestazione sabato 23 marzo ore 18 Piazza immacolata

Israele Criminale/Palestina Immortale

cessate il fuoco - fermare massacri e genocidio - delegazione internazionale/contingente internazionalista alla Corte di Giustizia dell'Aja e nei territori occupati

via le truppe imperialiste italiane dal Mar Rosso / dalla parte dei ribelli Huthi

la Puglia non è zona di guerra NO al G7 nella nostra terra

info/contatti/adesioni wa 3519575628

Stasera per Concetta e Rosa: vivono nelle nostre lotte

MERCOLEDI' 20 marzo alle ore 18,30 a Tarantovia Livio Andronico, 47, ricorderemo la compagna CONCETTA MUSIO che per tanti anni ha lottato per un mondo migliore,ROSA CALDERAZZI, attivista politica, delle donne a Milano, ma conosciuta da tanti nella nostra città.

Invitiamo tutti coloro che hanno conosciuto queste compagne, che hanno anche condiviso momenti di lotta, mobilitazione ad esserci

Perchè esse continuano a vivere anche attraverso noi tutti.

MFPR Taranto

saranno disponiobili 2 depliand: con messaggi, note, foto

martedì 19 marzo 2024

Studenti in lotta venerdi 21contro il governo Meloni/Valditara, la repressione - solidarietà con la Palestina - massimo sostegno

Gli studenti e le studentesse, riuniti in assemblea pubblica lunedì 18 Marzo, si mobilitano contro la repressione, il genocidio in Palestina e la riforma Valditara venerdì 22 Marzo alle 09:00 in Piazza Maria Immacolata.
I recenti episodi di Pisa, Firenze e Catania, dove gli studenti sono stati attaccati e manganellati dalla polizia per aver espresso il proprio dissenso nei confronti del genocidio in Palestina, sono inaccettabili. Non possiamo accettare un sistema che soffoca in questa maniera la libertà di espressione, noi studenti rivendichiamo il diritto a dire la nostra.
Il genocidio, infatti, sta avvenendo da quasi un secolo sotto gli occhi di tutti, ogni sessanta minuti 15 palestinesi muoiono ammazzati e vengono buttate 42 bombe su Gaza, dall’inizio del conflitto sono stati uccisi 12.276 bambini, bombardati 94 ospedali, il 78% degli istituti scolastici (386 scuole) e circa 360.000 case. Non possiamo rimanere fermi a guardare, inermi davanti a un dibattito pubblico squallido che non riconosce la potenza omicida Israeliana.
Nonostante ciò, il nostro governo si preoccupa più dell’imporre alle donne che vogliono abortire l’ascolto del battito del feto e della riforma Valditara, la quale prevede l’introduzione dei percorsi quadriennali per gli istituti tecnici e professionali, nei quali già la qualità dell’istruzione è nettamente più bassa rispetto ai licei. In più è previsto l’aumento del monte ore minimo di alternanza scuola-lavoro, la quale ha prodotto tre morti solo nel 2022 e a causa della quale, qualche giorno fa, il 2 marzo, uno studente ha perso il dito medio, tranciato da un tornio su cui stava lavorando. Solo nel 2022 sono state 17mila e 531 le denunce per infortuni di minorenni sul posto di lavoro. Come se non bastasse, l’alternanza verrà resa obbligatoria anche d’estate, con i “campus scuola-azienda”, gestiti da aziende pubbliche o private. Si tratta di un attacco feroce al diritto allo studio e alla formazione dei giovani, ai quali vengono tolti mesi di programma e aggiunte ore di lavoro non pagato, non protetto e obbligatorio, negli stessi luoghi in cui muoiono in media quasi tre lavoratori al giorno.
Per tutto questo venerdì 22 Marzo scenderemo in piazza Maria Immacolata alle ore 09:00.