Andare a fondo sulle emissioni di benzene per individuare i passi effettivi da fare in materia di ambientalizzazione della fabbrica e lotta all'emergenza sanitaria che resta e deve vedere gli operai dell'acciaieria e dell'appalto in prima fila ad affrontarli
Slai cobas per il sindacato di classe Taranto
Focus di Arpa Puglia sulle emissioni nell'arco del 2023
da Corriere di Taranto
Resta alta l’attenzione sulle problematica legata alle emissioni di benzene a Taranto, registrate dalle centraline della rete della qualità dell’aria gestite da ARPA Puglia. L’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale ha infatti pubblicato un nuovo focus sul benzene in aggiornamento dei precedenti report per le annualità 2021 e 2022.
Nel quale inizialmente viene ricordato che in passato si era fatto presente come, nonostante siano rispettati a partire dal 2012, i valori limite ed obiettivo previsti dalla normativa di riferimento (D. Lgs. n.155/2010 Attuazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa), nell’area di Taranto sono emerse criticità sugli andamenti di alcuni inquinanti gassosi, tra cui il benzene (C6H6) ed il biossido di zolfo (SO2). Per il benzene, secondo quanto previsto dalla normativa vigente, ARPA chiarisce ancora una volta come si proceda alla determinazione del valore medio annuale che viene confrontato con il valore limite medio annuale pari a 5 μg/m3; la media su un periodo lungo, come quello dell’anno, d’altra parte, risente poco dei valori di picco e delle oscillazioni rapide, quali quelle che, con una certa frequenza, si registrano nel quartiere Tamburi a Taranto. In condizioni di venti prevalenti da nord e da nord ovest, è oramai risaputo che gli inquinanti vengono trasportati proprio verso l’area abitata del quartiere Tamburi.
A seguito delle osservazioni, negli anni, di diversi eventi di picco significativi, con incrementi repentini della concentrazione oraria del benzene e variazioni apprezzabili rispetto ai normali trend, è emersa per ARPA Puglia la necessità di confrontare i dati acquisiti con soglie di riferimento sul breve periodo, come detto, non disciplinate dal D. Lgs. n.155/2010. Anche perché come è noto, il rispetto dei limiti di qualità dell’aria previsti dalla normativa succitata sia per quanto riguarda il PM10 che per gli altri inquinanti normati (C6H6, NOx, CO, SO2, PM2.5), non fornisce alcuna garanzia di assenza di effetti sulla salute. L’Italia ha recepito la Direttiva 2008/50/CE con il D. Lgs. n.155/2010, che stabilisce valori limite di concentrazione in aria ambiente per numerosi composti inquinanti, incluso il benzene. Il valore limite per questo inquinante è calcolato su base annuale, come media annuale dei dati medi orari, ed è pari a 5,0 μg/m3. Il metodo di riferimento per il campionamento e la misurazione è descritto nella norma UNI EN 14462:2015, parti 1, 2 e 3, “Qualità dell’aria ambiente – Metodo normalizzato per la misura della concentrazione di benzene”. Nell’anno 2023 tutte le centraline della RRQA nell’area di Taranto, dotate di analizzatori BTX (benzene, toluene, xileni) hanno registrato, per tali parametri, medie annuali conformi al valore limite di legge. Per valori di esposizione di riferimento, viene chiarito nel focus, si intendono i livelli di concentrazione al di sotto dei quali non si evidenziano effetti avversi sulla salute. La stima di questi valori avviene tenendo conto della fascia più fragile della popolazione ed incorpora un margine di sicurezza che tiene conto dell’incertezza di misura e di possibili periodi di dati mancanti. Di conseguenza, un superamento dei valori di esposizione di riferimento non indica automaticamente un effetto avverso sulla salute della popolazione.
Su 193 Stati membri dell’ONU, soltanto 53 (circa il 27%) si sono dotati di almeno un valore di riferimento per il benzene, nonostante esso sia un riconosciuto agente cancerogeno. I valori di riferimento adottati nel mondo sono piuttosto variabili, con differenze anche di un ordine di grandezza. Gli standard israeliani sono i più severi tra tutti, con limiti fissati a 3,9 μg/m3 (giornaliero) e 1,3 μg/m3 (annuale). Tra i paesi dell’Unione Europea, tutti i 28 paesi membri dell’unione devono rispettare al minimo il valore limite annuale di 5,0 μg/m3 in attuazione alla Direttiva 2008/50/EC. Tra questi la Francia ha il limite obiettivo a lungo termine più basso per il benzene pari a 2 μg/m3 (annuale); Scozia e Irlanda del Nord hanno fissato un valore obiettivo di 3,25 μg/m3, Svezia e Malta hanno uno standard per la media annuale con soglia superiore: 3,5 μg/m3 e soglia inferiore di 2 μg/m3. Tra i paesi europei diversi dagli Stati membri dell’UE, l’Albania ha un limite consentito di 5 μg/m3 e la Bielorussia ha limiti di 10 μg/m3 (annuale) e 40 μg/m3 (giornaliero). Alcuni paesi come la Moldavia e l’Ucraina seguono gli standard della Federazione Russa con una concentrazione massima consentita di 100 μg/m3 (giornaliera).
Fa specie poi leggere nel focus questo passaggio: “L’Organizzazione Mondiale della Sanità non ha proposto valori guida per il benzene, a differenza di altri inquinanti; in particolare, la recente revisione delle “Air quality guidelines”, pubblicata nel 2021, non contempla il benzene“. Visto che spesso l’OMS viene presa come punto di riferimento anche per i valori indicati per il Pm10 e il Pm 2,5, inferiori rispetto a quelli indicati dal decreto 155 in vigore in Italia. “Gli unici valori soglia sul breve periodo (media oraria), ad oggi noti, sono i valori di esposizione di riferimento (REL) stabiliti dall’Office of Environmental Health Hazard Assessment (OEHHA, California Environmental Protection Agency): REL acuto: 27 μg/m3 – media oraria; REL su 8 ore: 3 μg/m3 – media mobile su 8 ore; REL cronico: 3 μg/m3 – media annuale”. In tale contesto, vengono richiamate le preoccupazioni di carattere sanitario espresse dalla ASL di Taranto in ultimo con la nota proprio del 28/12/2022, in particolare laddove si specificava che “Il rispetto del valore limite annuale di 5 μg/m3 fissato dal DLgs 155/2010 non garantisce l’assenza di rischi per la salute umana, soprattutto in una popolazione, come quella dell’area di Taranto, esposta per anni ad importanti pressioni ambientali con numerose e documentate ricadute sullo stato di salute” e laddove si riporta l’affermazione IARC per cui per il benzene “non possono essere raccomandati livelli sicuri di esposizione” e che “sono necessarie azioni di Sanità Pubblica per ridurre l’esposizione al benzene nei lavoratori e nella popolazione generale” rappresentando in conclusione “…la necessità che si raggiunga nel più breve tempo possibile una netta riduzione delle emissioni di benzene al fine di tutelare la salute dei cittadini e dei lavoratori dell’acciaieria”. L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), ha infatti classificato il benzene come cancerogeno certo per l’uomo (Gruppo 1). L’evidenza è considerata sufficiente per la leucemia non linfocitica acuta, inclusa la leucemia mieloide acuta, ma vi è un’associazione anche con il linfoma non Hodgkin, la leucemia linfoide cronica, il mieloma multiplo, la leucemia mieloide cronica, la leucemia mieloide acuta nei bambini e il cancro al polmone. Inoltre, il benzene agisce a livello del midollo osseo provocando ematotossicità ed immunosoppressione, fino adanemia aplastica e pancitopenia in caso di esposizioni ad alte dosi.
ARPA Puglia, in via cautelativa, ha proposto di considerare le soglie disponibili per un confronto coi i valori misurati al fine di inquadrare nel miglior modo possibile tale criticità, confrontando i dati registrati dalle centraline nell’anno 2023 con i suddetti riferimenti internazionali per l’area di Taranto. Nel 2023 il valore limite più restrittivo, adottato da Israele e pari a 1,3 μg/m3, è rispettato da quattro centraline su sei. Il mancato rispetto si osserva nelle stazioni site nel quartiere Tamburi denominate Taranto – Via Machiavelli (Industriale) e Tamburi – Via Orsini (Industriale); le medesime elaborazioni erano state compiute per gli anni 2022 e 2021, evidenziando i valori in crescita per le stazioni site nel quartiereTamburi. Il valore di riferimento per esposizione cronica stabilito da OEHHA, pari a 3 μg/m3, non è rispettato dalla centralina di Tamburi – Via Orsini. Ad ogni modo tutte le centraline rispettano, come già anticipato, il valore limite cogente per l’Italia pari a 5,0 μg/m3. Per il confronto con l’unico valore soglia di riferimento per esposizione acuta, pari a 27 μg/m3 come media oraria, sono stati esaminati tutti i dati orari misurati nel 2023, registrando il numero di superamenti occorsi. Nello specifico, nell’intero anno 2023, la soglia di 27 μg/m3 è stata superata 155 volte nel sito Tamburi-Via Orsini, 47 volte nei siti Tamburi-Via Machiavelli ed una sola volta presso Taranto – Paolo VI. Il confronto con i dati dell’anno precedente segnala che nel 2023 si è avuto un ulteriore peggioramento presso le centraline site nel quartiere Tamburi, dove il numero di superamenti del valore di soglia oraria, è aumentato del 46% presso Tamburi – Via Orsini e del 135% presso Tamburi – Via Machiavelli.
Emerge chiaramente, semmai ce ne fosse ancora bisogno, che a Taranto i casi più frequenti di superamento della soglia oraria di 27 μg/m3 e della soglia di 3 μg/m3 sulla media mobile delle 8 ore, si registrano essenzialmente nelle centraline poste nel quartiere Tamburi, che risulta avere la massima ricaduta delle emissioni di benzene dallo stabilimento siderurgico in condizioni di vento prevalente da Nord-Ovest. E questo anche se le medie annue di benzene misurate nelle centraline della rete regionale di QA poste nell’area di Taranto sono risultate sempre inferiori al limite consentito, con valori che si attestano mediamente al di sotto dei 3 μg/m3. E’ stata invece la centralina di Via Orsini-Tamburi (rete ADI) ad aver misurato in ogni mese del 2023 i livelli più elevati, con un valore medio annuo di 3,6 μg/m3, superiore rispetto alle medie annue del 2022 (3,2 μg/m3), 2021 (2,8 μg/m3) e 2020 (2.8 μg/m3).
A questo punto ARPA Puglia ha ritenuto necessario fornire elementi in riferimento ad alcune cabine (denominate rete ADI) posizionate all’interno dello Stabilimento ADI2, specificando che non rientrano nella rete regionale RRQA e che non sono ad esse applicabili i limiti normativi previsti per le centraline posizionate fuori dal perimetro dello Stabilimento. Per quanto riguarda la centralina Cokeria, il 2023 è stato l’anno nel quale si è registrata la media annua più elevata da quando è stato avviato il monitoraggio; anche nel 2020 la concentrazione era già sensibilmente aumentata rispetto agli anni precedenti, mentre nel 2021 si era avuto un lieve calo. Nelle centraline Meteo Parchi, Direzione e Tamburi-Via Orsini (quest’ultima in area esterna allo stabilimento) si era già osservato un aumento della media annua, particolarmente significativa, dal 2019 al 2020. A partire dal dicembre 2019, era stato rilevato un importante aumento delle concentrazioni medie mensili di benzene nelle centraline Direzione, Meteo Parchi e Tamburi-Orsini rispetto ai livelli che caratterizzavano i mesi precedenti. La concentrazione di questo inquinante più vicino alla sorgente nella cabina Cokeria è quindi significativamente superiore a quella riscontrabile in aria ambiente nei siti di rilevamento: la media annua del 2023 della concentrazione di benzene per la stazione Cokeria (rete AdI, centralina interna) è stata pari a 36,8 μg/m3, superiore alle medie annue del 2022 che è stata pari a 32,9 μg/m3 2021 (22.8 μg/m3), 2020 (28.4 μg/m3) e 2019 (18.4 μg/m3). Mentre la media annua del 2023 della concentrazione di benzene per la stazione Meteo Parchi (rete AdI, centralina perimetrale, a ridosso del quartiere Tamburi) è stata pari a 5.3 μg/m3, superiore alle medie annue del 2022 (5.0 μg/m3), 2021 (3.9 μg/m3), 2020 (3.9 μg/m3) e 2019 (1.4 μg/m3). Infine, la media annua del 2023 della concentrazione di benzene per la stazione Direzione (rete AdI, centralina perimetrale) è stata pari a 5.7 μg/m3, superiore alle medie annue 2022 (4.8 μg/m3), del 2021 (5.4 μg/m3), del 2020 (3.8 μg/m3) e del 2019 (2.2 μg/m3)
Per quanto riguarda l’area di Taranto, sono state effettuate ulteriori elaborazioni preliminari, che solitamente rientrano nei report annuali rete ADI e della Rete Regionale della Qualità dell’Aria (come fatto sino al 2022) e che in parte vengono anticipate nel presente report per meglio inquadrare la fenomenologia. Esse comprendono anche le valutazioni sui dati della rete interna dello stabilimento della Raffineria di ENI che non vengono validati da ARPA ma controllati in ogni occasione si ritenga utile farlo. Vengono comunque esaminati per valutarne livelli e si segnalano le evidenze importanti quando si verificano. Dall’analisi dei dati, è emerso che gli andamenti delle medie mensili di benzene sempre nel quadriennio 2019-2023, ottenuti effettuando delle regressioni lineari (interpolate con il metodo di Theil-Sen), si conferma come la concentrazione di benzene cresca ad un ritmo più alto per le centraline della rete AdI rispetto alle centraline ENI. Tali elaborazioni dimostrano che negli ultimi quattro anni, dal 2020 al 2024 l’incremento maggiore si ha all’interno dell’acciaieria. Una precisazione dovuta anche per rispondere alla versione fornita lo scorso anno da Acciaierie d’Italia che invitava ad accertare la possibilità che tali emissioni di benzene provenissero da altre fonti.
L’obiettivo di questo nuovo focus è dunque quello di offrire, agli organi sanitari competenti, cui sono rimesse le valutazioni, elementi utili a formulare e/o aggiornare valutazioni di eventuali effetti sulla salute della popolazione ed anche dei lavoratori, collegati alle concentrazioni del benzene in aria ambiente, in occasione di eventi che, seppure di durata limitata e tale da non determinare superamento del limite medio annuo di cui al D. Lgs. n. 155/2010, possano risultare comunque significativi in riferimento ad eventuali effetti sanitari.
Ricordiamo che nel corso delle attività di controllo eseguite da ARPA Puglia a supporto di ISPRA presso lo Stabilimento Siderurgico di Taranto già nel corso del biennio 2020-2021, sono state effettuate verifiche in merito alle possibili cause correlate agli incrementi di benzene registrati negli ultimi anni. In particolare, sono stati eseguiti approfondimenti in merito alle modalità di esercizio delle cokerie ed alle correlate emissioni diffuse. Dalle analisi condotte, si è riscontrato che, negli ultimi anni a fronte di una riduzione della produzione di coke, per fermo di diversi gruppi di batterie, si è registrato un incremento di emissioni di benzene nel tempo, probabilmente dovuto all’obsolescenza delle batterie, all’urgente necessità di interventi di manutenzione straordinaria e revamping (peraltro interventi previsti dal Piano Ambientale, ormai diversi anni or sono). E’ stata rappresentata la necessità, nelle sedi opportune ed in diverse occasioni anche negli ultimi due anni, per il Gestore di provvedere ad agire sulle cause che generano le emissioni visibili in questione, in particolare per le fasi/sezioni impiantistiche critiche individuate (caricamento, sfornamento, intasamento canale gas, porte, ecc.) e, di conseguenza, ridurre progressivamente queste criticità che si possono ripercuotere sugli standard di qualità dell’aria sia all’interno del perimetro che all’esterno dello Stabilimento.
Il caso è stato attenzionato anche dal Tar di Lecce, che lo scorso 14 luglio, dopo il ricorso di Acciaierie d’Italia e Ilva in As ha concesso la sospensiva in relazione all’ordinanza del sindaco di Taranto Rinaldo Melucci (datata maggio 2022) ed ha ulteriormente rinviato ogni determinazione in attesa del pronunciamento della Corte di Giustizia europea sul tema del danno sanitario connesso ai livelli di inquinamento da benzene, pronunciamento che dovrebbe arrivare tra aprile e giugno. Inoltre, la Procura di Taranto ha indagato Lucia Morselli, ex amministratore delegato di Acciaierie d’Italia, società in amministrazione straordinaria e l’ex direttore dello stabilimento Alessandro Labile (ha ricoperto il ruolo dirigenziale dall’agosto 2022 a maggio 2023), per violazione del Codice Unico dell’Ambiente e rimozione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro. Secondo quanto emerso l’indagine ha preso avvio da un lato da una serie di esposti in Procura sulla problematica legata all’emissione di benzene ed all’aumento costante rilevato da ARPA Puglia e Asl Taranto negli ultimi tre anni, a cui si è aggiunto un esposto dello scorso anno presentato dai Commissari Ilva in AS in merito alla mancanza di manutenzioni sugli impianti da parte della società che gestiva in fitto i vari siti produttivi. I due filoni d’inchiesta sono stati accorpati in virtù del fatto che si mira a capire se l’aumento delle emissioni di benzene sia stata causato da negligenze nella gestione dell’acciaieria o da cattive manutenzioni da parte della società, e quali siano state le azioni messe in campo da AdI per tentare di neutralizzare gli sforamenti, viste anche le richieste avanzate dalla stessa ARPA Puglia in merito a tale problematica.
Un problema comunque da non sottovalutare, tutt’altro, di cui tenere conto anche a fronte di una valutazione del danno sanitario in vista del rilascio della nuova AIA per lo stabilimento siderurgico, il cui iter è stato avviato il 23 febbraio di un anno fa e che a quanto ci risulta procede con grande lentezza. Ma su questo argomento torneremo a scrivere nello specifico nei prossimi giorni.