Agli operai Ilva,
lo
sciopero di mercoledì scorso purtroppo non è stata una
manifestazione di forza degli operai e della città. E' mancata una
grande partecipazione operaia e popolare, gli operai restano confusi
e sfiduciati, oltre che divisi tra sigle sindacali all'interno,
nonostante la loro facciata di unità, si sentono alla mercè e sotto
ricatto. Nessuna delle forze in campo vuole perseguire innanzitutto
gli interessi degli operai e della città invece di stare al gioco di
ciò che padroni, governo, lo sciagurato governo Renzi, decidono
sulla loro testa.
Nessuno
vuole ammettere chiaramente che gli 8 decreti, fatti dopo Riva, hanno
fallito tutti gli obiettivi. La fabbrica e le condizioni di lavoro
sono peggiori di prima, salari, sicurezza, come è stato tragicamente
confermato dalla morte di operai e dagli innumerevoli incidenti e
infortuni, sono peggiorati, i lavori di ambientalizzazione sono, al
di là delle affermazioni e dati truccati, assolutamente
insufficienti e sono continuamente rinviati i lavori essenziali con
quest'ultimo decreto. E' inutile poi dire che bonifiche, salute,
sanità fuori dalla fabbrica sono allo stato pressoché iniziale, con
soldi che si sono già cominciati a spendere, con commissari delle
bonifiche e aziende assegnatarie dei lavori che fanno solo convegni e
pubblicità.
Siamo
di fronte al disastro ambientale a cui si sta aggiungendo il disastro
industriale.
I
sindacati confederali nazionali e locali finora hanno contribuito a
che l'andazzo fosse questo, appoggiando tutti i decreti, tutte le
scelte del governo; e hanno concesso i contratti di solidarietà
senza alcuna contropartita, né sul presente né sul futuro.
Qualsiasi operaio, che abbia occhi per vedere e testa per pensare,
può affermare con chiarezza che al disastro ambientale e al
possibile disastro industriale, si aggiunge il fallimento strategico
e pratico degli attuali sindacati.
Noi
abbiamo detto sempre la verità ai lavoratori, su ogni singolo
decreto, su ogni singolo fatto di questa vicenda, come l'avevamo
detta prima. Abbiamo sempre cercato di offrire un'alternativa di
piattaforma, di organizzazione, di metodo di lotta, di contrasto con
le istituzioni, che permettesse agli operai di pesare e cambiare le
cose in corso d'opera prima che diventino irreparabili.
Abbiamo
sempre detto che questa fabbrica non andava chiusa, perchè senza gli
operai organizzati in questa fabbrica non si può salvare nessun
lavoro, nessuna salute.
Abbiamo
detto che serve una lotta seria e dura, bloccando fabbrica e città,
per imporre un decreto operaio che metta in sicurezza i lavoratori
sul piano del lavoro e del salario, che usi diversamente i soldi
buttati per cassintegrazione, contratti di solidarietà, che affronti
il problema del risarcimento per gli operai attraverso la riduzione
massiccia degli anni di lavoro, in questa fabbrica e nella siderurgia
in generale: i famosi 25 anni bastano; che si affronti, anche in
termini di emergenza, la questione delle bonifiche e sanitarie,
mettendoci molti più soldi, presi dal padrone, dai padroni.
Per
una piattaforma di questo tipo, sarebbe giusto e necessario
scioperare non un solo giorno, ma tutti i giorni.
E gli operai possono
star sicuri che le masse popolari della città sarebbero i primi ad
essere al loro fianco e sarebbero i primi a voler il blocco della
città, però per ottenere questi risultati.
Ora,
stanno svendendo la fabbrica o affittandola a “prezzi romani”, a
padroni e multinazionali italiane ed estere che non hanno nessuna
intenzione di ambientalizzarla, ma di spezzettarla per tenere ciò
che produce profitto e liberarsi di quello che non lo produce, per
riempirla di esuberi e scaricare sulla collettività le bonifiche e i
risarcimenti. Ci vogliono far lottare per scegliere qual'è il
padrone migliore, per poi farci trovare davanti al fatto compiuto,
alle riduzioni salariali, alla cancellazione dei diritti, con le
cosiddette “newco”, agli esuberi strutturali.
Cosa proponiamo noi.
Un'assemblea
generale che rovesci i “Tavoli” e
imponga una nuova piattaforma.
Una
lotta quotidiana che
non accetti lo stato di cose esistenti, commissari incapaci,
inosservanza di norme, condizioni di sicurezza, diritti, sanciti da
leggi che anche in questa fabbrica devono valere.
Aprire
la fabbrica alla città, coinvolgere i quartieri popolari.
Dare
vita ad un Comitato di
lotta per la salvezza
del lavoro e della salute, autonomo dalle attuali rappresentanze
sindacali, tutte.
Imponiamo
che non si firmi nulla, senza un decreto a tutela degli operai
SLAI COBAS per il
sindacato di classe