lunedì 30 giugno 2014

Consegna firme della Tenda per il lavoro


I DISOCCUPATI ORGANIZZATI hanno questa mattina comunicato al Sindaco e al Prefetto che nei prossimi giorni consegneranno loro le migliaia di firme raccolte nelle scorse settimane alla Tenda per il lavoro.

Disoccupati, tante donne, e giovani, lavoratori che hanno perso il lavoro, cittadini con le firme chiedono che si dia delle risposte urgenti e concrete all'emergenza lavoro.
Raccolta differenziata nei quartieri Tamburi, Paolo VI e Talsano, selezione della stessa differenziata, lavori di bonifiche e risanamento dei quartieri sono le attività in cui è urgente e possibile creare centinaia di posti di lavoro.

I lavoratori slai cobas della Coop. Italia 2000 in presidio sotto Comune di Massafra

Ancora un presidio questa mattina al Comune di Massafra e continuerà anche domani.
I lavoratori chiedono che nel passaggio di appalto fatto dal Comune, da 3 cooperative alla Coop. La Lucentezza, per "servizi integrati per la manutenzione del patrimonio immobiliare Comune di Massafra", la nuova ditta deve mantenere le 6 ore di lavoro al giorno finora effettuate dagli operai. 

Inspiegabilmente, senza che vi sia stata una riduzione dell'appalto - anzi vi è stato un ampliamento dei lavori da effettuare - e in aperta inosservanza dell'art. 4 lettera a) del CCNL multiservizi che dispone nel cambio appalto il mantenimento di tutti i posti di lavoro e delle condizioni precedenti, la Lucentezza e il Comune vogliono ridurre a 4 ore al giorno il lavoro. 
Neanche vogliono attendere la convocazione dell'incontro organizzato dalla Direzione del Lavoro di Taranto, su richiesta dello Slai cobas, per il 3 luglio, e fare il contratto in fretta e furia, ricattando i lavoratori.

Ma c'è anche altro di non limpido. Azienda e Comune pur sostenendo questa riduzione d'orario per i lavoratori, per alcuni di essi hanno comunicato a titolo individuale che invece le ore resteranno 6. 
Lo Slai cobas ha questa mattina inviato una Diffida perchè non si devono creare divisione e discriminazioni tra i lavoratori.

Il governo rilancia la rapina di Equitalia

Finita la sanatoria, Equitalia torna all'attacco 

altLa sanatoria di Equitalia è finita: la notizia, riportata da varie testate, ne annuncia un'altra più cupa tra le righe, ovvero la ripresa di riscossioni selvagge, pignoramenti e cartelle esattoriali che - a detta della stessa agenzia di riscossione - andranno a colpire «una rilevante platea di contribuenti».
La sanatoria era stata approvata sul finire del 2013 e prevedeva la possibilità di saldare i conti senza interessi per circa sei mesi. Una sorta di "contentino" inserito all'interno della legge di stabilità del 2014 per tentare di indorare l'amara pillola dei debiti che gravano su migliaia di persone e cercare di mettere a tacere le polemiche sullo strozzinaggio legalizzato portato avanti da Equitalia. Basterebbe infatti ripercorrere la cronaca degli ultimi anni per vedere che purtroppo sono stati tanti i casi di suicidio all'arrivo di una cartella esattoriale, presentati sempre come "tragici eventi" ma in realtà conseguenza portata all'estremo di un sistema del debito predatorio e senza scrupoli.

una delle proteste fatte dallo Slai cobas a Taranto

Ora, dal 15 giugno, l'agenzia è tornata a battere cassa e nei prossimi mesi arriveranno decine di migliaia di avvisi e solleciti, ai quali seguiranno poi pignoramenti e decurtazioni di salari e pensioni per chi non avrà la possibilità di onorare i propri debiti con Equitalia.he però, fa sapere, non c'è da preoccuparsi: su diversi articoli usciti oggi sulle pagine online dei maggiori quotidiani (che in alcune parti sembrano quasi un volantino informativo di Equitalia), l'agenzia informa che per venire incontro ai contribuenti intensificherà il servizio dello "sportello amico".... Segue poi l'elencazione delle modifiche introdotte con la mini-riforma dell'ente varata nel 2013, un vano tentativo di dare un volto più "umano" mettendo dei fragili argini alla possibilità di pignorare tutto il pignorabile.
Una ben misera garanzia per chi da qui ai prossimi mesi si troverà ad affrontare il ritorno alla carica di Equitalia, tenuta a freno per qualche mese, e a ritrovarsi stretto nella macchina del debito.

domenica 29 giugno 2014

E a Talsano la raccolta differenziata? Doveva iniziare già dal 2012 e ancora non si vede luce

(Da Francesco Tagliente Disoccupato Organizzato di Talsano)

QUESTO E' UN VECCHIO ARTICOLO PUBBLICATO DA UN GIORNALE, RISALENTE AL 28 OTTOBRE 2013, E PER QUEL SI VEDE A TALSANO E ZONE LIMITROFE LA SITUAZIONE E' RIMASTA INVARIATA, E I TEMPI DESCRITTI IN QUESTO TESTO SONO ARRIVATI, MA SENZA RISULTATI.

Legambiente Taranto: l'appello al comune per la raccolta differenziata


Legambiente Taranto in occasione della ventunesima edizione di Puliamo il mondo lancia un appello all'amministrazione comunale: "I mercati e i negozi sono luoghi dove è indispensabile la differenziazione dei rifiuti, ma occorre che finalmente il servizio sia assicurato in tutta la città"

"Taranto continua ad essere fanalino di coda - ha dichiarato Legambiente Taranto in occasione della ventunesima edizione di Puliamo il mondo - tra i capoluoghi pugliesi per le percentuali di raccolta differenziata irrisorie: i mercati e i negozi sono luoghi dove è indispensabile la differenziazione dei rifiuti, ma occorre che finalmente questo servizio sia assicurato in tutta la città".

"E’ di questi giorni l’annuncio dell’eliminazione dei cassonetti per i rifiuti indifferenziati a Talsano, Lama, San Vito. Quando partirà la raccolta porta a porta negli altri quartieri? E nell’attesa, possibile che non si riesca ad assicurare un’adeguata dotazione di cassonetti per la differenziata in città per consentire ai cittadini volenterosi di non dover fare chilometri per conferire i loro rifiuti differenziati?"

"Chiediamo con forza un intervento del Comune: occorre infatti vigilare affinché gli ambulanti conferiscano i loro rifiuti negli appositi cassonetti e non li abbandonino in strada e soprattutto occorre dotare l’area di contenitori per la raccolta differenziata affinché i rifiuti prodotti dal mercato e del vicino mercato ortofrutticolo coperto - prevalentemente umido, ma anche tanta plastica e carta – non vadano in discarica ma siano differenziati".

IN QUEL PERIODO UN PO' TUTTE LE ASSOCIAZIONI HANNO CONTRIBUITO A FARE PROPAGANDA PER POTER INIZIARE QUESTA RACCOLTA DIFFERENZIATA A TALSANO

LO SLAI COBAS ERA DA TEMPO CHE LOTTAVA SU QUESTO E PER UNIRE RACCOLTA DIFFERENZIATA A OCCUPAZIONE DEI DISOCCUPATI




TARANTO  Lo Slai Cobas organizza per mercoledì 30 ottobre, in piazza Castello, a partire delle 9.30, un presidio di protesta in merito alla gestione della raccolta differenziata in città. Riportiamo di seguito la nota stampa del sindacato di base.


Oggi, sui giornali locali, si  parla dell’avvio prossimo della raccolta differenziata a Tamburi, Paolo VI, Talsano e dei passi che si stanno facendo, come un fatto nuovo, una “svolta”. Ma stiamo scherzando? Il Comune nasconde, e non ha neanche la vergogna di farlo, che sta parlando di un servizio che doveva essere fatto da anni, che stiamo in una situazione in cui la raccolta differenziata è al 14,7% (e dovrebbe arrivare a gennaio 2014 al 65%  altrimenti vi sono sanzioni che chiaramente pagheranno i cittadini con più tasse). Ma anche non andando tanto indietro, la gara per l’acquisto dei mezzi doveva essere già conclusa più di un  anno fa, quando la Regione ha dato i 3 milioni di euro al Comune di Taranto per questo. Ora siamo, invece, ancora all’esame dell’offerta di tre aziende, poi passeranno i tempi tecnici, almeno altri due mesi, e infine vi dovrebbe essere l’assegnazione definitiva dell’appalto.
Il presidente dell’Amiu Cangialosi e i dirigenti del Comune avevano parlato di luglio per l’avvio della raccolta differenziata nei tre quartieri, poi di settembre, poi di novembre/dicembre, ora si parla di primavera 2014. Perchè chiaramente non bastano i mezzi. Poi ci vogliono i lavoratori. Quindi altri mesi, nonostante dagli inizi dell’anno i Disoccupati Organizzati Slai Cobas avessero chiesto che le due procedure (per acquisto mezzi e per il lavoro) venissero avviate contemporaneamente, ma non lo si è voluto fare perchè si vuole fare la raccolta differenziata porta a porta senza nuove assunzioni,  con il personale già esistente all’Amiu che non è affatto formato per la RD porta a porta, come ben si è visto a S. Vito-Lama, al di là delle percentuali di raccolta che Cangialosi spara.
Ci deve essere da parte del Consiglio comunale l’approvazione della relazione tecnica-economica dell’Amiu; poi l’approvazione di un atto di indirizzo con cui si decide che il comune deve proseguire con il servizio affidato in house (e quindi all’Amiu); ci deve essere l’approvazione di un nuovo Contratto di servizio per definire le competenze che restano all’Amiu (basti pensare che questo doveva essere fatto ai primi di settembre); ci deve essere l’approvazione del bilancio di previsione. Dopo tutto ciò si varerebbe il nuovo piano industriale.
Già si parla, invece, dei servizi che taglierà l’Amiu: verde, segnaletica, manutenzione. E i lavoratori che ora li fanno – circa 80 provenienti dalla ex Taranto  servizi – che fine faranno? Le ipotesi si sprecano: andranno alle ditte a cui poi in appalto il Comune assegnerebbe questi servizi; no, rimarranno all’Amiu e  faranno la raccolta differenziata; no, è scelta volontaria: chi vuole resta all’Amiu, chi non vuole dovrebbe essere assunto alla ditta che avrà l’appalto dei servizi (che però non ha nessun vincolo, nessuna clausola sociale che la obbliga). Quindi, questa riorganizzazione sicuramente comporterà tagli al personale dell’Amiu e una raccolta differenziata porta a porta senza creazione di nuovi posti di lavoro che i disoccupati Slai Cobas, che hanno fatto da 4 anni e fanno tuttora la lotta per la raccolta differenziata porta a porta e per cui hanno fatto anche i corsi di formazione ad hoc, aspettano appunto da anni. La realtà è che all’Amiu i debiti restano tanti e i tempi per la raccolta differenziata porta a porta si allungano.

QUESTI INVECE SONO I DATI FORNITI DA LEGAMBIENTE SULLA RACCOLTA DIFFERENZIATA NEL 2014, I DATI GENERALI PROVENIENTI DALLA REGIONE PUGLIA, E I DATI EFFETTIVI REGISTRATI NELLA PROVINCIA DI TARANTO.

Raccolta differenziata, a Taranto in calo rispetto al 2013

Legambiente diffonde i dati diffusi dal Portale della Regione Puglia


Il portale della Regione Puglia ha pubblicato i dati percentuali della Raccolta Differenziata nel 2014: gennaio, 24.71% , febbraio 25.21% , marzo, 26.66%, aprile 26.59%.
«Cifre ancora insoddisfacenti (con molti comuni che non hanno ancora trasmesso i dati  di marzo e di aprile) - scrive Legambiente Taranto - che testimoniano di una crescita lenta. E a Taranto? Gennaio 11,49% , febbraio 11,35%.  Poi ....non si sa: sul portale non ci sono altri dati: o non sono stati comunicati o la relativa comunicazione si è persa!».
«Sono comunque cifre bassissime - sottolinea Legambiente -, addirittura inferiori a quelle registrate nel 2013 dove si registrarono percentuali a gennaio del 13,97% e a febbraio del 14,66%. Quel che è peggio è che la raccolta differenziata nella nostra città sembra scomparsa anche dalle questioni all'ordine del giorno, con l'eccezione di un recente comunicato dell'Amiu in cui si lamenta la scarsa collaborazione di utenti e operatori del mercato ortofrutticolo all'ingrosso che, per l'azienda, starebbe seriamente ostacolando il potenziamento della raccolta differenziata all'interno del mercato stesso».
«A metà aprile - ricorda Legambiente Taranto, l'Amiu indicava che: "Il più urgente degli obiettivi, è l'aumento della percentuale di raccolta differenziata. Un dato che dovrà aumentare per evitare l'applicazione dell'eco tassa (e in questo senso sarà discriminante il coinvolgimento delle grosse utenze) e consentire minori conferimenti in discarica e maggiori risparmi (un passo in avanti sarà compiuto con l'avvio del servizio "porta a porta" nei quartieri Paolo VI, Tamburi, Talsano, Lido Azzurro, coinvolgendo inoltre tutte le utenze commerciali della città). Questo risultato, ovviamente, dovrà fondarsi sulla ritrovata collaborazione con i cittadini. L'azienda e il Comune, quindi, studieranno criteri di premialità che terranno conto anche della costanza con la quale la raccolta differenziata è stata praticata in questi anni, dai semplici cittadini fino alle utenze commerciali". Siamo arrivati a giugno e  non abbiamo notizie dell'avvio del servizio "porta a porta" nei quartieri Paolo VI, Tamburi, Talsano, Lido Azzurro».
«Torniamo a chiedere, per l'ennesima volta - conclude l'associazione ambientalista -, all'Amministrazione Comunale di Taranto di passare dalle parole ai fatti».

sabato 28 giugno 2014

Il Gup Vilma Gilli revoca i domiciliari a 4 ex fiduciari di Riva. Questa giudice il 19 scorso fa macroscopici "errori" e non fa partire il processo, ma sa usare il codice quando deve liberare gli uomini di Riva




TARANTO - Il gup del Tribunale di Taranto Vilma Gilli, titolare del fascicolo legato all'inchiesta sull'Ilva "Ambiente svenduto", ha revocato gli arresti domiciliari nei confronti di Alfredo Ceriani, Giovanni Rebaioli, Agostino Pastorino ed Enrico Bessone, funzionari del Siderurgico accusati di aver fatto parte della "struttura ombra" che rispondeva direttamente alla famiglia Riva riguardo alla gestione dello stabilimento finito nell'occhio del ciclone con l'inchiesta per disastro ambientale.

Per gli imputati (tra le 49 persone fisiche, oltre a tre società che rischiano il processo), è stato disposto l'obbligo di dimora. Gli ex fiduciari dell'Ilva, difesi dagli avvocati Egidio Albanese, Franz Pesare e Luca Sirotti, furono arrestati il 6 settembre 2013 e successivamente ottennero i domiciliari su disposizione del Tribunale del riesame, che annullò contestualmente la misura cautelare (domiciliari) nei confronti di Lanfranco Legnani, indicato come "direttore ombra" dello stabilimento siderurgico.            

Dopo la UBS un altro economista ex banchiere dice: "l'Ilva può chiudere" e i costi sociali non sono un nostro problema...li risolva la politica...

Non sembra affatto casuale. Dopo le affermazioni della superbanca UBS, oggi in un intervista su Corriere del Mezzogiorno parla sulla stessa lunghezza d'onda Bini Smaghi (dirigente della Banca d'Italia, della BCE, consigliere di Morgan Stanley International e della Societè Generale, presidente della Snam).

Viene spontanea una nostra domanda: 
Fa parte della fronda dei padroni europei dell'acciaio antiIlva, che vogliono liberarsi di un grande e scomodo concorrente per avere più possibilità di reggere il mercato?
Fa considerazioni di "dati di fatto", "oggettive" (dove, chiaramente, si tratta sempre dell'"oggettività" dei capitalisti, per cui chiudere o no una fabbrica è solo dal punto di vista se è profittevole per i loro utili o no)?
Fa i suoi di interessi proponendo in alternativa all'Ilva che la Puglia diventi crocevia dell'arrivo e smistamento del gas?
Siamo portati a dire, in questo caso: "la terza che hai detto..."! 
Visto che questo signore è attualmente presidente della Snam, la società leader nel trasporto del gas e della progettazione, realizzazione e gestione della rete di metanodotti. 
E se, come ricorda l'intervistatore, anche questa attività produttiva è fonte di opposizione popolare perchè di grande inquinamento, in questo sistema capitalista che subordina la salute e l'ambiente al profitto e al taglio dei costi "superflui", Bini Smaghi risponde che si tratta di "pregiudizi"...

E gli operai? Ieri da parte della UBS al massimo ricevevano un "mi dispiace - certo per voi va malissimo, ma per noi va benissimo..."; oggi, per questo servitore del capitale, sono un "costo sociale" , che non possono essere un problema per i "tecnici" (cioè per i padroni) ma sono responsabilità della politica... 
AH... ALLORA, POSSONO STARE PROPRIO TRANQUILLI GLI OPERAI...! 

DALL'INTERVISTA:

  "... in Puglia, con la vicenda Ilva, ci si sta rendendo sempre più conto di quanto ormai anche le vicende locali o nazionali debbano essere inquadrate in contesti internazionali. Uno studio di Ubs dice che la eventuale chiusura dell’Ilva farebbe superare il problema della sovracapacità produttiva della siderurgia europea. Come lo si spiega agli operai di Taranto?
«Il problema dell’Ilva va risolto creando nuova occupazione, attirando altri investimenti, non tenendo in piedi settori che non sono piu profittevoli. La siderurgia è un settore molto dipendente dal costo dell’energia e del lavoro, e l’Italia da questo punto di vista è poco competitiva ».
Vuol dire che l’Italia deve rinunciare alla siderurgia, ancor prima che Taranto all’Ilva? «Se l’Italia non vuole rinunciare alla siderurgia, deve creare le condizioni per renderla competitiva».
Allargando il discorso, dall’alto della sua esperienza non solo nella Banca d’Italia e nella Bce ma anche nelle banche d’affari, da Morgan Stanley International a Société Générale, ci spiega fino a che punto può arrivare il cinismo degli analisti? È vero che hanno a che fare con i numeri, ma leggere che «chiudere l’Ilva potrebbe essere un problema per gli 11 mila dipendenti di Taranto ma se ne avvantaggerebbero i concorrenti» lascia di stucco la gente di strada.
«Questi rapporti sono tecnici e non prendono in conto considerazioni sociali, che invece sono responsabilità della politica. La politica deve partire dai dati di fatto, dare una prospettiva di sviluppo più ampia, che tenga conto anche dell’inclusione sociale. La responsabilità della politica è di creare le condizioni affinché nuove imprese vengano a insediarsi nel Mezzogiorno e creino occupazione. In altre parti d’Europa ci sono riusciti».
Oggi lei è presidente di Snam. La Puglia è spesso indicata come crocevia per l’arrivo e lo smistamento di gas da una parte dell’Europa o del Mediterraneo, all’altra. Spesso le popolazioni locali del più piccolo paese si oppongono. Come si conciliano gli interessi nazionali e internazionali con quelli locali?
«Ci sono molti pregiudizi, purtroppo, sulle infrastrutture. Alla fine ne paghiamo le conseguenze tutti, in prezzi di energia più elevati degli altri, e dunque in minore potere d’acquisto dei cittadini e meno occupazione. Siamo tutti più poveri, per scelte locali basate su pregiudizi. Non credo che l’Italia se lo può permettere ».

Cesareo: sblocco delle bonifiche - come è stato affrontato nell'incontro tra confindustria e slai cobas

Il presidente Cesareo della Confindustria scrive al Min. per l'ambiente Galletti: "Avanti con le bonifiche"
«Il processo di bonifica delle aree esterne all’Ilva rischia di arrestarsi nel silenzio». Le zone interessate dalle operazioni di risanamento sono il rione Tamburi, il Mar Piccolo e l’area industriale del Comune di Statte. ... «Si è venuto a creare un vuoto che ha di fatto sterilizzato l’organo tecnico deputato a sovrintendere gli interventi previsti», afferma. «Inoltre – prosegue Cesareo – l’assenza del referente principale ha reso letteralmente inoperativa la cabina di regia istituita alla Regione Puglia ed inutilizzabili i 63 milioni di euro alla stessa assegnati per l’attuazione delle previste opere».
«Le gare d’appalto sono al momento congelate e Taranto non può permettersi ulteriori ritardi e rinvii»... Ma quale il paradosso? «Si tratta di interventi già finanziati, in alcuni casi già appaltati, di progetti individuati, discussi e attentamente vagliati che attendono solo l’input dell’organo decisore per poter essere portati ad attuazione», aggiunge il presidente. «Non vogliamo che al danno già subito da questo territorio per le note vicende ambientali si aggiunga la beffa di perdere finanziamenti vitali per il risanamento delle aree individuate. E non vogliamo, soprattutto, che tutto ciò avvenga per noncuranza o superficialità».

Abbiamo riportato stralci della lettera di Cesareo al Ministro per l'ambiente, perchè è una parte del discorso che il presidente della confindustria ha fatto anche nell'incontro del 16 giugno alla delegazione slai cobas e Disoccupati Organizzati.
Questo incontro è stato chiaro da ambo le parti. 

Nel concordare da entrambe le parti sullo stallo, inconcludenza dell'Amministrazione comunale, lo Slai cobas e i Disoccupati Organizzati hanno posto una questione prioritaria: la clausola sociale di assunzione dei disoccupati di Taranto che le ditte devono accettare e sottoscrivere negli appalti per i lavori di bonifica e di risanamento dei quartieri; insieme alla attivazione della Confindustria ad organizzare direttamente corsi di formazione per i disoccupati finalizzati a questi lavori.

Il presidente della Confindustria ha detto che loro hanno interesse che noi riusciamo a provocare una clausola sociale, ma vede questa clausola di salvaguardia essenzialmente per le imprese tarantine.
Il presidente ha detto – e su questo concordiamo – che Taranto, dopo l'expo di Milano, è la città in cui arrivano e arriveranno più soldi, e che non è vero che l'industria è carente. “Noi - ha aggiunto - saremmo felici di assumere voi – però non abbiamo la possibilità di assumere perchè non arrivano i lavori”.

lo Slai cobas ha replicato che era troppo facile vederla così: perlomeno queste cose la Confindustria deve dirle pubblicamente e dare garanzie per l'occupazione dei disoccupati.
Lo Slai cobas formulerà per iscritto e pubblicamente questa richiesta - come già ha fatto nei mesi passati verso Comune e Regione in particolare - ma altrettanto - ha detto - occorrono risposte chiare e concrete da parte delle aziende. 
Ed è altrettanto chiaro che la battaglia dei Disoccupati Organizzati non può essere utilizzata pro domo una parte. 
Sulla Formazione c'è stato un punto di accordo, ma da parte della confindustria sempre con la logica che poi questo impegno sulla formazione deve sfociare in lavori alle sue imprese... “io – ha detto il presidente – sto facendo accordi nelle aziende per non licenziare, quindi ho già questi problemi, non posso pensare a voi... a meno che...”.
Noi abbiamo risposto che loro, i padroni, non sono neutri ma sono parte del problema, con gli accordi fatti con i sindacati confederali di tagli, ridimensionamenti di organici, che peggiorano la situazione già disastrosa dal punto di vista lavorativo di Taranto. 

Martedi ore 18 assemblea attivisti disoccupati organizzati per preparare le nuove iniziative info 3475301704

La costituzione di parte civile di operai ilva - lavoratori e operatori cimitero s.brunone - cittadini dei tamburi - assemblea il 7 luglio alle 18

Verso la nuova udienza del 16 settembre

Cosa è successo realmente nella udienza del 19 giugno?
- fatti e parole - verità e bugie
- retroscena
- chi non ci mette la faccia e chi c'è la mette

Miglioriamo e ampliamo le costituzioni - è ancora possibile!

Appuntamento via Rintone 22 il 7 luglio ore 18
Presenti i legali di Taranto del collegio di avvocati nazionali e locali

info 3475301704

venerdì 27 giugno 2014

Rilanciamo la cassa di resistenza per la lotta per il lavoro - chiediamo a tutti di dare il massimo di diffusione a questo appello

I Disoccupati Organizzati slai cobas di Taranto invitano tutti a contribuire alla
CASSA DI RESISTENZA: io sto con i "colpevoli di lotte"
PER LE SPESE LEGALI DI PROCESSI, MULTE, DENUNCE - a partire dal processo contro i 2 disoccupati Francesco e Massimo - che stanno colpendo chi ha unicamente la colpa di lottare per il lavoro, per una vita dignitosa

CHIEDIAMO A TUTTI DI CONTRIBUIRE, COME ATTO CONCRETO DI SOLIDARIETA' VERSO
LA LOTTA PER IL LAVORO:

per effettuare versamenti:
c/c bancario UNICREDIT BANCA ROMA agenzia Taranto via Marche, 52 intestato
a:
SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE, e avente le seguenti coordinate bancarie IBAN: 
IT 49 W - ABI 02008 - CAB 15807 n. conto 000011056357 .

Un grazie di cuore a tutti!

DISOCCUPATI ORGANIZZATI SLAI COBAS
slaicobasta@gmail.com - T/F 0994792086 3475301704

Ieri ai Tamburi: solo una vera raccolta differenziata è una risorsa ambientale, di lavoro e riduce le tasse

L'Amiu se entro lunedì 30 giugno non aumenta del 5% la raccolta differenziata, attualmente a poco più dell'11%, dovrà pagare di penale 2 milioni di euro, che scaricherà sui cittadini, già gravati dalle tasse, con l'ecotassa. Della serie "cornuti e mazziati". Per colpa dell'Amiu e del Comune non si fa la raccolta differenziata, ma tutta la popolazione di Taranto deve subire ambiente degradato e più tasse.
L'Amiu in questi giorni sta facendo interventi d'emergenza per cercare in maniera improvvisata e raffazzonata di arrivare a questo 5%, ma lo fa con appelli ai commercianti, ai pubblici esercizi, perfino all'esercito, Marina, che trovano il tempo che trovano, spostando proprio personale su questa emergenza e quindi togliendolo dalla raccolta indifferenziata con la conseguente abbandono di questi rifiuti per strada; non facendo neanche delle assunzioni d'emergenza per fronteggiare questo problema.

Da questo ieri si è partita nell'iniziativa/assemblea all'aperto ai Tamburi fatta dai Disoccupati Organizzati Slai cobas, tra via Orsini e piazza Madonna di Pompei (dove c'è l'isola ecologica), accompagnata da cartelli, striscioni.

Entro settembre - si dice - deve partire la raccolta differenziata ai Tamburi (come a Polo VI e Talsano), se viene fatta come a S. Vito e Lama sarà anche qui un fallimento, quando fatta porta a porta potrebbe dare lavoro a 89 disoccupati, ed essere anche una risorsa economica.
Che attualmente, invece, non lo sia affatto l'hanno spiegata in maniera concreta e dettagliata ieri i lavoratori della Pasquinelli (dove dovrebbe arrivare la differenziata ed essere selezionata), che proprio da ieri hanno avviato lo stato di agitazione per le condizioni di degrado in cui sono costretti a lavorare e per l'aumento urgente del personale.
 "Di differenziata non si vede l'ombra; viene accatastata nei silos e dopo diversi giorni diventa rifiuto organico - ha detto la rappresentante slai cobas dei lavoratori della Pasquinelli. L'Amiu dà la colpa agli abitanti, ma uno dei problemi è il fatto che il personale Amiu non passa quando dovrebbe e la gente è costretta a mettere nello stesso contenitore due diversi materiali..".

All'iniziativa è intervenuto Leo Corvace della Lega Ambiente che ha portato i dati ufficiali della raccolta differenziata a Taranto e in tutta la Regione, dove stiamo al 23-24%. Dicendo che la Lega è disponibile a farla insieme questa battaglia perchè si sblocchi la situazione della mancata raccolta differenziata.

L'assemblea si è conclusa con la decisione di fare nella prossima settimana vi sarà un'iniziativa all'AMIU, insieme lavoratori della pasquinelli e disoccupati organizzati.

La Banca svizzera: "Chiudete l'Ilva - male per gli operai ma bene per i nostri padroni europei...".

Chi tra gli ambientalisti tarantini che chiedono la "chiusura dell'Ilva" volesse esultare, si calmasse! La proposta del Ubs è volta solo a salvaguardare e aumentare i profitti degli altri capitalisti europei. Sicuramente non è per salvare l'ambiente di Taranto, anzi il problema si sposterebbe da Taranto (che rimarrebbe comunque inquinata e abbandonata e senza il problema oggi pressante delle bonifiche) alle altre città europee. 

Si tratta di una bassa guerra di concorrenza che fa dire ai padroni della federacciaio e della confindustria in Italia di salvare l'Ilva di Taranto per salvare sè stessi, fregandosene della salute e della vita degli operai e della popolazione; e ai padroni europei di chiudere l'Ilva per poter aumentare la loro produzione e avere più quote di mercato, fregandosene della perdita del posto di lavoro di 15 mila operai e più (compreso tutto l'indotto). 

In questa bassa guerra di concorrenza chi comunque deve pagarne i costi sono gli operai e le masse popolari. Ma le "vittime" possono e devono diventare loro il vero "pericolo" per i padroni!

La super banca: chiudete l’Ilva
«Male per Taranto, bene per l’Ue»

Gli svizzeri dell’Ubs: «Problema per 11 mila operai
in Puglia, ma vantaggio per i concorrenti


L'Ilva di Taranto"L'Ilva di Taranto
Da problema tarantino da risolvere a soluzione dei problemi della siderurgia europea. In un colpo solo la banca svizzera Ubs «sistema» l’Ilva e il comparto siderurgico continentale: «Se chiude o si ridimensiona — ha scritto nel suo report l’analista Carsten Riek — si risolverà il problema della sovracapacità produttiva della siderurgia europea». Aggiungendo, se vogliamo in maniera anche cinica, che «la chiusura, parziale o totale, del sito di Taranto è sicuramente una cattiva notizia per i suoi 11 mila dipendenti, ma sarebbe un bene per i suoi concorrenti». Che acquisirebbero quote di mercato e potrebbero incrementare l’utilizzo degli impianti. Lo studio (ripreso dalla stampa specialistica di settore francese) snocciola anche i numeri: il coefficiente di utilizzo della capacità produttiva degli stabilimenti della siderurgia europea salirebbe al 74% nel caso di una chiusura parziale dell’Ilva, addirittura all’80% (entro il 2018) con la chiusura totale. La conseguenza? Un aumento del prezzo della tonnellata di acciaio dai 3 a un massimo di 18 di euro (in caso di chiusura totale).
La chiusura del siderurgico tarantino avrebbe, ovviamente, dei costi per la comunità che Ubs stima dai 600 ai 900 milioni di euro (basti solo pensare alla cassa integrazione per migliaia di lavoratori non solo a Taranto ma anche negli stabilimenti di Cornigliano e Novi Ligure), più 100 milioni soltanto per la formazione che si renderà necessaria per consentire ai lavoratori di trovare un nuovo lavoro in caso di esuberi forzati. Complessivamente, quindi, circa un miliardo di euro. L’alternativa alla chiusura dell’Ilva è il salvataggio da parte di un cavaliere bianco, individuato da Federacciai nel colosso franco-indiano Arcelor Mittal. E anche in questo caso Ubs fa i conti. Dopo aver sottolineato che le Autorità europee garanti della concorrenza interverrebbero per evitare che nel settore dell’acciaio inox Arcelor Mittal possa infrangere il tetto del 40% della quota di produzione europea (sarebbe costretta a fermare i suoi impianti in Francia, Belgio, Germania o Spagna), l’analista evidenzia che un’eventuale acquisizione dell’Ilva potrebbe pesare non poco sul conto dei franco-indiani. A beneficio di altri concorrenti europei, dai tedeschi di Salzgitter ai finlandesi della Rautaruukki, dagli svedesi della Ssab agli austriaci della Voestalpine..."

giovedì 26 giugno 2014

Anche da Taranto firmate e fate firmare l'appello per il rientro del licenziamento di Luigia, lavoratrice de L'Aquila dello slai cobas sc e del MFPR. Luigia è venuta alcune volte a Taranto per assemblee con lavoratrici e disoccupate, per le manifestazioni della Rete nazionale per la sicurezza, ed è da tante conosciuta e stimata per la sua combattività e generosità nella battaglia contro questo marcio sistema dei padroni

CONTINUA LA SOLIDARIETA' PER LUIGIA LICENZIATA DE L'AQUILA - IN VARIE CITTA' E POSTI DI LAVORO LA RACCOLTA DI FIRME (ripubblichiamo sotto l'appello).


DALL'ILVA DI TARANTO

Solidarietà per la compagna licenziata, in questo clima post-fascista siamo tutti nelle stesse condizioni precarie, proprio come promise l'allora ministro Fornero: "Dimenticate il posto fisso".
Solo uniti si ottengono risultati tangibili, e la Storia è qui a dimostrarlo. Renzi è solo l'ultimo di una interminabile serie di massoni che hanno governato questo stupendo ed immenso Paese pieno di meraviglia, non possiamo più permettere questo sfruttamento delle masse popolari da parte di illegittimati.
Lorenzo Semeraro operaio dell'Ilva di Taranto

ALCUNE FIRME:

Fiorella Onofri, insegnante (AQ)
Lavoratrici e disoccupate dello Slai Cobas per il sindacato di classe (Taranto)
Maria Grazia Campari, avvocata del lavoro (Firenze)
Lavoratrici SLAI Cobas per il sindacato di classe-Policlinico (PA)
movimento femminista proletario rivoluzionario
COLLETTIVO STELLA LA ROSSA di Bologna
Catia Tebaldi, pensionata (Bologna)
Daria, impiegata (Roma) del MFLA di Radio Onda Rossa
Lucila Garcia (Lucca)
Precarie e Precari Coop Sociali dello Slai Cobas per il sindacato di classe (PA)
Flavia Mapelli, impiegata (Bergamo)
Maria Buriani (Ferrara)
Adele Zulli, operaia (AQ)
Stefania Ianni, commerciante (AQ)
Francesca Cucchiella, commerciante (AQ)
Elisa Cucchiella, dipendente (AQ)
Massimo D’Ascenzo, insegnante (AQ)
Lorenzo Semeraro - operaio slai cobas sc dell'Ilva di Taranto

L'APPELLO
I licenziamenti al “Brico io” de L'Aquila devono essere ritirati!

Le lavoratrici del Brico io di L’Aquila il 25 novembre 2013 avevano partecipato allo sciopero delle donne, rompendo anche il clima di silenzio e subordinazione che ha accompagnato una riorganizzazione del lavoro fatta di più sfruttamento e che poi ha preparato i 4 licenziamenti di oggi, fra cui quello della lavoratrice, Luigia De Biasi, dello Slai cobas sc e del Movimento femminista proletario rivoluzionario, che quello sciopero aveva promosso. 
Licenziamento è anche violenza, vuol dire tornare a casa, vuol dire peggiori condizioni di lavoro per chi resta, vuol dire che domani potrebbe toccare ad altre lavoratrici!

Questo avviene in una città come L’Aquila, dove invece di ricostruire si continua a distruggere anche i pochi posti di lavoro e a far pagare la crisi non ai responsabili, ai padroni assassini che se la”ridono”, ma a chi di questa crisi non ha colpa.
Per questo noi CHIEDIAMO CHE LUIGIA E GLI ALTRI TORNINO SUBITO AL LAVORO.

(seguono firme)


Per sottoscrivere l’appello scrivere a sommosprol@gmail.com, o a slaicobasta@gmail.com, indicando nome e cognome, città ed eventuale occupazione. In caso di gruppi o collettivi indicare semplicemente la denominazione del gruppo e la città se non si tratta di una rete nazionale

NO allo sciopero dei confederali Ilva-indotto e manifestazione a Roma dell'11 luglio - ci vuole altro tipo di sciopero altra piattaforma e altro tipo di manifestazione a Roma

Dopo aver tenuti buoni per mesi e mesi i lavoratori, e fatto fare a Stato, governi e sostituti dei padroni tutto quello che volevano, in un balletto di piano ambientale che non si applica, piano industriale che non viene accettato neanche da chi lo ha ordinato e operai costantemente sotto ricatto su lavoro e stipendi, con le misure di sicurezza che saltano - tutte cose che meritavano non uno ma dieci scioperi e tempestivi per non fare dei lavoratori le vittime e i soggetti passivi della situazione, ora i sindacati confederali dichiarano un'astensione dal lavoro per l'11 luglio con manifestazione - o meglio sit in - a Roma; a meno che il governo non li convochi, cosa che è molto probabile che avvenga, in realtà.
Lo Slai cobas non aderisce a questo sciopero nè a questa manifestazione. Perchè non credibili e volti a sollecitare che ciò che padroni e governo fanno o dicono di fare si faccia realmente, caso mai con un altro decreto pro-azienda.

Noi pensiamo che se sciopero vi deve essere è per il "decreto operaio" sulla piattaforma che da tempo proponiamo ai lavoratori:
- nessun operaio deve andare a casa 
- tutti gli operai devono essere impiegati nella messa a norma 
- salari e diritti non si toccano
- la prima messa a norma è garantire la sicurezza degli operai
- in una fabbrica insalubre e nociva come l'Ilva non si può stare e lavorare per tanti anni ma 20 anni bastano, con estensione, quindi, a tutti dei benefici pensionistici,
- la salute è un diritto intoccabile per operai e cittadini, per cui servono visite mediche mirate, cure sanitarie gratuiti, ospedale e strutture d'emergenza, affidate ad Emergency, per fronteggiare la situazione.

O SI SCIOPERA E SI VA EVENTUALMENTE A ROMA PER QUESTO, ALTRIMENTI E' INUTILE SCIOPERARE E ANCOR MENO ANDARE A ROMA.

Compratori e piazzisti in giro per l'Ilva alla ricerca dell'affare e rifilare il bidone agli operai

La delegazione dell'Arcelor Mittal è tornata ieri all'Ilva per stare due o tre giorni  Quindi vuol dire che sono effettivamente interessati ad acquisire la società del gruppo Riva.
A questo si è aggiunto la strana lettera del commissario Gnudi con la quale vengono date indicazioni ai dirigenti dello stabilimento sulle regole e i limiti a cui devono attenersi nel fornire informazioni all'Arcelor Mittal. E' un comportamento da "piazzisti", evidentemente. Si vuole vendere all'Arcelor Mittal, presentando forse la situazione diversa da quello che è - con l'obiettivo di "tirargli un bidone? Se così è si tratta di un gioco truccato e stupido.
La grande multinazionale franco-indiana, primo produttore di acciaio nel mondo, se è interessata all'Ilva è per occuparne innanzitutto il mercato, fare eventualmente l'affare di ottenerla a basso costo come già fece Riva a suo tempo. Nè la famiglia Riva e meno che mai il governo hanno l'effettiva forza e volontà per imporre condizioni, che non possono che essere molto pensanti per la Arcelor Mittal; vale a dire, mettere a posto lo stabilimento per quanto riguarda l'ambiente, la salute e la sicurezza anche oltre l'attuale AIA e piano ambientale definito; finanziarne il rinnovamento e il rilancio per garantire l'occupazione dei lavoratori dell'Ilva e dell'indotto.

Dal punto di vista operaio, il problema non è chi è il padrone, ma cosa fa il padrone e come si tutelano gli interessi operai e cittadini.
E su questo senza la chiarezza e la mobilitazione degli operai e della città, la fine di questo film è già nota.

SI' allo sciopero del 4 luglio alla Colata continua

Da giorni denunciamo come la situazione nei reparti in Ilva sia sempre peggiore, sia per condizioni di lavoro che per sicurezza. All'ombra dei cosiddetti "lavori dell'AIA", che invece non vanno avanti, sotto una costante minaccia di aggravamento della situzione e del mancato pagamento degli stipendi, in fabbrica chi comanda continua a fare solo i suoi interessi e chi lavora lo fa in condizioni sempre peggiori.
La mancata presenza organizzata dello Slai cobas nei reparti impedisce che i lavoratori possano rispondere tempestivamente ai problemi e avere una vera rappresentanza di lotta. E' evidente che in questo caso cercano di mobilitare i sindacati confederali.
Noi siamo sempre dalla parte dei lavoratori, anche quando non sono organizzati con noi, purchè lottino per i loro obiettivi e non per gli interessi dell'azienda.

Per questo appoggiamo lo sciopero di 24 ore della Colata continua di venerdì 4 giugno, dove alle faticose condizioni di lavoro, il caldo, l'acciaio liquido, ecc., che sono di sempre, si aggiunge il fatto che per l'ennesima volta i dipendenti sono stati costretti a raggiungere lo spogliatoio a piedi. Le navette interne arrivano in ritardo, gli ascensori non funzionano, e gli operai sono costretti a salire a piedi 5 piani. C'è sovraffollamento di fermate agli spogliatoi e tornelli, dato che con l'unificazione di turnisti e normalisti i lavoratori si accavallano, e inoltre funzionano male; così va a finire che si consuma in fabbrica più tempo di quanto tocca. Analoghi problemi si rilevano al GRF.
Appoggiamo quindi lo sciopero e siamo perchè duri finchè non si risolvano effettivamente i problemi, e non per far finta di risolverli.

mercoledì 25 giugno 2014

Funerali di Fiorenza - CONTRO IL FEMMINICIDIO RIBELLIONE DELLE DONNE

Questo pomeriggio con una grossa partecipazione popolare si sono tenuti al suo paese, Lizzano i funerali di Fiorenza De Luca, la 28enne uccisa il 20 giugno scorso nel suo appartamento di Grottaglie dal suo compagno, Beniamino Ligorio, di 34 anni, finito in carcere con l'accusa di omicidio.

Questo è l'ennesimo femminicidio Fiorenza De Luca uccisa con un colpo di pistola in faccia era incinta da un mese e aveva altri due bambini . Il verme che l' ha uccisa Beniamino Ligorio di 33 anni ha dichiarato che gli è partito un colpo accidentalmente
Come al solito si parla del movente “passionale” della gelosia per giustificare gli assassini, ma gli uomini che odiano le donne non hanno nessuna giustificazione!

Odiano perdere il loro potere sulle loro compagne, mogli, figlie odiano perderne il possesso, le donne sono solo oggetti di proprietà e quando si ribellano o sono di ostacolo alla loro libertà (vedi il caso del triplice omicidio di Carlo Lisi che ha ucciso moglie e due figli per tornare “libero”, devono essere uccise dal "loro padrone".

Questa società fascista sessista genera e continuerà a generare femminicidi, che sono la punta di iceberg della concezione che le donne non hanno diritto all’autodeterminazione, non hanno diritto al lavoro, all’indipendenza economica, alla libertà sessuale, che debbano stare in casa a fungere da ammortizzatori sociali, pagare doppiamente la crisi, fare da paracadute alle frustrazioni dei propri mariti - oppresse, stuprate, molestate e uccise.
Ma tutto questo finirà solo tutte le donne si ribelleranno a questa condizione di inferiorità e subordinazione si uniranno nella lotta rivoluzionaria per rompere le doppie catene e tutte le catene di questo marcio sistema borghese.

Fiorella Masci mfpr Taranto

"Lavoro e case alle donne vittime di violenza" - Bene. Questo è frutto anche della nostra battaglia, e ora vogliamo atti concreti

Lavoro e alloggio alle donne vittime di violenza in Puglia

"...l’ultimo atto del lavoro della neoeletta parlamentare europea Elena Gentile: la legge con la quale la Regione intende contrastare e prevenire la violenza di genere... Obiettivo della legge, finanziata con 900mila euro, è rafforzare le rete dei servizi territoriali e l’impegno della Regione nell’offrire alle vittime la possibilità di una occupazione professionale e di ottenere alloggi popolari..."

Questa è stata una delle richieste che le lavoratrici, le disoccupate del Movimento femminista Proletario Rivoluzionario hanno posto nella piattaforma durante lo sciopero delle donne del 25 novembre, e che hanno chiesto con forza alla Regione e alle Istituzioni locali anche nei mesi successivi con incontri e iniziative - in particolare l'8 marzo, ma anche con altre iniziative di lotta soprattutto delle Disoccupate Organizzate, tra cui vi sono tante donne, spesso con figli, in condizione di sfratto o già senza casa. 

La violenza sessuale e i femminicidi sono strettamente intrecciati alla condizione di discriminazione, di oppressione, alle condizioni di vita generali di subordinazione delle donne. Per questo abbiamo portato avanti e continuiamo a farla una battaglia a 360°. 

Ora vogliamo che questa legge non resti lettera morta, che si trasformi subito in azioni concrete, e che si estenda a tutte le donne sole, o capifamiglia.

Proclamato lo stato di agitazione alla Pasquinelli

L'Amiu non risponde alle urgenti e gravi problematiche più volte, e anche recentemente, esposte dai lavoratori e dai delegati dello Slai cobas sc e relative a:

- necessità di aumento dell'organico e dei turni alla Pasquinelli, a fronte del cumulo di operazioni da svolgere contemporaneamente e dell'aumento del materiale da lavorare, che con la stagione estiva diventa ancora più gravoso
- netto miglioramento delle condizioni di lavoro a tutela della salute - vedi, solo per parlare delle situazioni recenti, presenza di amianto, di carcasse di animali, di vermi, e ultimamente anche presenza di zecche e cimici, ecc.
- impiego dei lavoratori per la selezione della differenziata e non per lo scarto dell'organico;

I lavoratori della Pasquinelli si atterranno a quanto previsto dal loro contratto e dal TU 81/08 per la sicurezza.

In particolare gli operai della Pasquinelli si asterranno dal prendere l'organico e da aprire e spostare le buste piene di talI rifiuti, sollecitando l'Amiu a riattivare l'invio in discarica.

Saranno comunicate via via le ulteriori iniziative.

L'Ilva in svendita...

La storia sembra ripetersi. Il governo sembra aver fretta di trovare chi si compra l'Ilva, come ai tempi di Riva. E quindi il gruppo Arcelor Mittal è tornato all'Ilva di Taranto con una mega delegazione di tecnici che girano con atteggiamento quasi da nuovi padroni. E come bravi padroni badano alla loro convenienza: prendersi ciò che gli può servire dello stabilimento e "buttare" il resto, compreso prima di tutto gli operai che non servono; comprarlo a pochi soldi - e non impegnarne di suoi per accollarsi il risanamento; fare soprattutto un'operazione volta a bloccare la concorrenza di altri paesi. 
In tutto questo anche per i futuri, probabili nuovi padroni gli operai, quindi, sono solo la forza-lavoro, quella parte di forza-lavoro, da sfruttare per i profitti; la tutela dei loro diritti al lavoro, alla salute, alla sicurezza, non è nell'agenda nè di Arcelor Mittal, nè di altri capitalisti acquirenti. 

(da Sole 24 Ore) - "A distanza di una settimana dalla prima visita, una delegazione di tecnici del gruppo siderurgico franco-indiano Arcelor Mittal torna a Taranto e comincia da oggi un nuovo sopralluogo agli impianti dell'Ilva... La delegazione pare che sia di un livello superiore alla precedente, anche sotto il profilo numerico. Si esplicita meglio, insomma, l'interesse di Arcelor Mittal verso l'Ilva.
Una settimana fa Arcelor Mittal aveva visitato l'area a caldo e alla fine aveva manifestato un giudizio positivo, confidando agli interlocutori di aver trovato una situazione migliore di come se l'aspettavano. Da oggi Arcelor Mittal dovrebbe visitare laminatoi, tubifici e area a freddo.
È stato il governo italiano, come ha rivelato Lakshmi Mittal, amministratore delegato di Arcelor Mittal, a chiedere al gruppo «di dare un'occhiata all'Ilva»...


"...La totale libertà di movimento che il Governo ha concesso ad Arcelor Mittal, dentro l'acciaieria di Taranto, rappresenta un caso curioso. Il gruppo franco indiano ha, fra il Lussemburgo, il Belgio e la Francia, quarantacinque analisti impegnati a valutare il dossier Ilva. La scorsa settimana, lunedì, venti di loro hanno visitato Novi Ligure, l'impianto gioiello da cui la multinazionale sembra più attratta; lasciato il Piemonte, alla sera sono arrivati a Taranto e, nel corso della giornata di martedì, hanno effettuato le prime ispezioni approfondite nell'acciaieria.... Gli uomini di Arcelor Mittal, che non hanno alcun diaframma nella loro azione e che in questa particolare e inusuale condizione hanno buon gioco anche a "saltare" i direttori degli stabilimenti, si sono rivolti in questi giorni direttamente ai sette direttori di area di Taranto: ghisa, acciaieria, laminatoi a caldo, tubifici, treno lamiere, laminazione a freddo e rivestimenti. Venerdì scorso gli hanno fatto avere un questionario dettagliatissimo che, opportunamente compilato, creerebbe una data room dal grado di profondità del tutto inusuale: fisiologia industriale, efficienza, standard, costi. Barba e capelli. Perfino quando si vende una società in condizioni pre-fallimentari l'accesso alla data room è condizionato a vincoli ed è sottoposto a limiti precisi. In questo caso, invece, appare del tutto illimitato l'accesso..."

Quest'ennesima figura di m....se la potevano benissimo risparmiare essendo che stiamo parlando di due assassini.


Da Contropiano

Caso Marò. Gli albergatori di Venezia scrivono ai turisti indiani

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  •  Aldo Romaro *
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Caso Marò. Gli albergatori di Venezia scrivono ai turisti indiani
Ieri i quotidiani veneti e i Tg locali hanno dato ampio risalto ad una iniziativa di una associazione veneziana di albergatori che sta distribuendo ai turisti indiani una lettera sul caso dei fucilieri di marina italiani accusati di aver assassinato due pescatori indiani, Ajesh Binky, di 25 anni e Selestian Valentine, di 45 anni.
Logica vorrebbe che si trattasse di una lettera di ringraziamento ai turisti indiani che hanno scelto di visitare Venezia, nonostante da due anni imperversi in Italia una campagna mediatica fascista e sciovinista tesa a presentare i due marò come eroi nazionali.
Ma la lettera degli albergatori veneziani è invece di tutt'altro tono:
«Caro turista indiano, benvenuto nella nostra città! I nostri due popoli sono eredi di una cultura millenaria e da sempre amici. Purtroppo fatti accaduti recentemente rischiano di incrinare questa storica amicizia. Due nostri cittadini sono detenuti da anni in India. Non sta certo a noi stabilire come si sono svolti i fatti. Quello che vogliamo sottolineare è che il popolo italiano si sente umiliato da questa vicenda, e l’umiliazione spesso porta ad incrinare amicizie storiche. Noi crediamo fermamente nella forza della ragione e nella diplomazia. Pensiamo però che il punto a cui si è giunti necessiti di uno sforzo pacificatorio dei popoli e non solo dei governi.
Non si hanno al momento notizie di reazioni particolari da parte di qualche turista indiano, ma è facile immaginarle.
I convenevoli iniziali non gli diranno nulla. Che il popolo italiano e quello indiano siano da sempre amici è una affermazione priva di significato storico. Ma in fondo si tratta solo di una formula verbale tesa a presentarsi in modo formalmente cortese.

«Due nostri cittadini sono detenuti da anni in India». Qui il nostro ipotetico turista indiano non potrà che sorridere di fronte all'ignoranza degli albergatori veneziani perché i due marò non sono detenuti da nessuno e non hanno passato un solo giorno nelle prigioni indiane, alloggiando prima in hotel di lusso e poi nell'ambasciata italiana a Nuova Delhi, con il solo divieto di abbandonare il territorio indiano.
Però se il nostro turista indiano fosse ben informato sui fatti italiani potrebbe anche non alterarsi e pensare che forse la parola «detenuto» in italiano ha un significato diverso da quello universalmente attribuitogli, tant'è che il «detenuto» Berlusconi gira per l'Italia libero come un fringuello.
«Non sta certo a noi stabilire come si sono svolti i fatti». Il turista indiano comincerà a pensare di avere a che fare con dei paraculi. Perché i fatti sono accertati: Ajesh Binky e Selestian Valentine sono stati uccisi da pallottole sparate dai fucili Beretta in dotazione ai militari italiani sulla Enrica Lexie che si trovava a meno di 24 miglia nautiche dalla costa indiana e quindi nella zona in cui è diritto di uno Stato, in questo caso l'India, far valere la propria giurisdizione. E il governo italiano ha implicitamente ammesso tutto questo nel momento in cui ha pagato oltre 300 mila euro alle famiglie dei due pescatori in cambio del ritiro della denuncia.
«Il popolo italiano si sente umiliato da questa vicenda, e l’umiliazione spesso porta ad incrinare amicizie storiche». A questo punto l'ipotetico turista indiano si preoccuperà davvero. A parte la palla dell'amicizia storica che non è mai esistita, il tono della lettera non potrà che essere interpretato come una esplicita minaccia e il nostro turista non potrà che pensare che questi albergatori non solo sono ignoranti e paraculi, ma sono anche pericolosi sciovinisti che si sentono umiliati se un paese del sud del mondo chiede giustizia per due propri cittadini assassinati senza motivo.
Per fortuna, penserà il nostro turista indiano, sono solo albergatori e questa minaccia al massimo si potrà tradurre nel rifiuto di rassettarmi la stanza a causa della rottura del rapporto amicale tra i nostri popoli.
Ma gli albergatori veneziani dichiarano di aver inviato copia per conoscenza della loro lettera anche all'ambasciatore indiano e a questo punto la questione si fa seria perché per un diplomatico il tono della lettera è quello di un ultimatum. Ma che cosa faranno gli albergatori veneziani se l'ambasciatore indiano non si adeguerà al loro ultimatum?
Urge l'intervento di un buon psicoterapeuta in grado di curare i disturbi relazionali degli albergatori veneziani e di spiegare loro che per quanto abbiano alla loro dipendenze personale in divisa non per questo sono legittimati a credersi tanti piccoli Napoleoni.

Cementir - riprende l'iniziativa della RSA slai cobas

l'accordo integrativo sulla cassa integrazione non è stato firmato
intanto il lavoro è aumentato
i lavoratori pronti a riprendere la lotta
intanto le rsu sono scadute
se ci sarà elezione ci sarà questa volta la lista slai cobas

massafra - si riorganizzano con lo slai cobas i lavoratori delle cooperative di massafra

questa mattina  si è tenuta l'assemblea dei lavoratori presso la sede della cooperativa Taranto 2000 a massafra
c'è un cambio di appalto che la nuova azienda che ha vinto l'appalto vuole fare con riduzione delle ore
i lavoratori non ci stanno e chiedono urgentemente di rispettare la clausola sociale mantenendo  le 6 ore
se in questa settimana non cambieranno le cose, la prossima settimana sarà lotta

a taranto il ministro lupi il 3 luglio

Il movimento di lotta per casa,  e il movimento notav contesta ovunque il governo e il piano casa e infrastrutture gestito dal ministro lupi,
anche a Taranto bisogna portare la voce dei movimenti

circolo proletari comunisti taranto

Ilva - lo Slai cobas alle portinerie Ilva e al cimitero questa mattina racconta e spiega il processo ai lavoratori e li spinge ad organizzarsi per la prossima udienza

Sono stati numerosi gli operai Ilva questa mattina, che alle 6 alla port.A e alle 15 alla portineria D hanno ascoltato con interesse il racconto del processo del 19 giugno fatto dalla coordinatrice delle parti civili
e rappresentante della presentazione dello slai cobas per il sindacato di classe dell'Ilva.
Una guerra giudiziaria che incomincia: da un lato i padroni che vogliono far saltare o allungare il processo, dall'altro operai Ilva e appalto, lavoratori del cimitero, cittadini dei Tamburi che invece si autorganizzano per pesare nel processo e fuori dal processo.
Uno stile di conduzione dell'azione e del processo alternativo non solo alla Fiom e associazioni varie ma anche a Usb e Liberi e pensanti, con il supporto nazionale della Rete nazionale della sicurezza e salute sui posti di lavoro e sul territorio.
Alle 7 assemblea al Cimitero S. Brunone con partecipazione compatta di tutti i lavoratori in turno, qui i lavoratori orgogliosi e convinti si preparano ad organizzarsi meglio per la prossima udienza.

Intanto una assemblea cittadina delle parti civili è convocata per il 7 luglio alle 17 presso la sede
dello slai cobas per il sindacato di classe via rintone 22 - info 3475301704

martedì 24 giugno 2014

I risarcimenti Ilva per i condomini dei Tamburi... ma sotto c'è l'inghippo

Vari avvocati e avvocaticchi si stanno buttando sulle cause risarcitorie di abitanti di condomini dei Tamburi per il danneggiamento del palazzo, e vantano come grande risultato il fatto che alcune vengono chiuse con una transazione, per cui l'Ilva paga 15mila euro.
Tutto bene! Per gli avvocati sì - e infatti ne stanno facendo pubblicità
MA PER I CITTADINI, NO!!

A fronte delle 15mila euro gli abitati devono metterne 30mila per rifare le facciate del palazzo, ecc.; con una clausola che l'Ilva ha fatto mettere nella transazione, per cui se il palazzo non viene rifatto, gli abitanti devono restituire i soldi dati dall'Ilva...

BEL VANTAGGIO...

Da Stefania, moglie di Nicola D'Arcante: Operai Ilva, RIBELLATEVI!

La lettera di Stefania Corisi:

Ilva, la vedova di Nicola Darcante: “Non abbandonate i vostri figli”

24 giugno 2014 09:10

ilva-taranto_650x447Voglio iniziare con il dire che sono la vedova di Nicola Darcante, a 34 anni vedova, una parola che per me è un macigno. Sei lunghissimi mesi di sofferenza atroce, tanto è durato il calvario di Nicola, tanta sofferenza non la merita nessuno, neanche il peggiore degli uomini. Non è giusto! Voi avete il diritto di crescere i vostri figli, perché loro hanno bisogno di voi! Mio marito non potrà più farlo, lo hanno portato via dalle nostre figlie di soli 2 e 8 anni, il profitto di pochi a scapito della salute di tanti, questo ha ammazzato Nicola! Non permettete a nessuno di rubarvi il futuro! Lottate ragazzi, non pensate che tutto ciò che accade attorno a voi, in quella fabbrica, sia normale e che vada bene pur di portare a casa un misero stipendio. Nessuna cifra vale quanto vale la vostra vita e vi posso dire che quando accadono queste cose, la pensione che vi spetta è da fame. Nessuno si interesserà dei vostri figli, della loro crescita, del loro futuro, non avrete nessuna agevolazione, non vi aiuterà nessuno. Chi ti è amico o per meglio dire “finto amico” al di fuori di quella fabbrica, quando è dentro si dimentica di te, si dimentica del collega deceduto, tanto è una matricola, un codice elmec , un codice di cinque numeri 55579, questo era Nicola in quella fabbrica. Lo so che ci si trova di fronte ad un bivio, il lavoro o la salute, ma non abbiate paura di denunciare ciò che di illecito e di sbagliato c’è in quella fabbrica, se non volete farlo per voi fatelo per le vostre famiglie: ribellatevi! Avete il sacro santo diritto di far valere i vostri diritti e di tutelare le vostre famiglie, sono la cosa più importante che avete! Fatelo! Non abbandonate i vostri figli!”.
Stefania Corisi
dal TarantoOggi del 24.06.2014

Come fare la raccolta differenziata per unire ambiente e lavoro - se ne parla giovedì sera ai Tamburi

No ecotassa
raccolta differenziata

potrebbe dare posti di lavoro ai disoccupati
Potrebbe essere una risorsa
         ambientale 
ed economica
    Potrebbe farci 
abbassare le tasse

Potrebbe... ma Amiu e Comune 
remano contro

TAMBURI c/o isola ecologica
v. Orsini ang. piazza madonna di pompei

la prossima raccolta differenziata ai Tamburi
Come farla per unire ambiente e LAVORO
con i lavoratori della Pasquinelli
Intervengono esperti ambientali

DISOCCUPATI ORGANIZZATI Slai cobas

slaicobasta@gmail.com - 3475301704 - via Rintone 22 Taranto

Domani alle portinerie dell'Ilva lo slai cobas informa sul processo del 19

ALLE 6 ALLA PORTINERIA A
ALLE 15 ALLA PORTINERIA B

La coordinatrice dello Slai cobas per il sindacato di classe, che in qualità di parte civile ha partecipato all'udienza preliminare del processo ilva del 19 giugno, darà un resoconto di come è andata l'udienza, dei problemi che già occorre tenere sotto controllo perchè il processo non diventi un circo o solo delegato a giudici e avvocati.

E' possibile continuare ad organizzare parti civili fino alla prossima udienza del 16 SETTEMBRE.
Domani, quindi, ai banchetti si continueranno a raccogliere gli operai che vogliono presentarsi come parti civili.



domenica 22 giugno 2014

Bisogna sognare!!

L'articolo del Corriere del Mezzogiorno del 20 giugno, a firma di Ottino, nell'indicare la presenza dello Slai cobas e della Rete, al processo Ilva il 19 giugno, utilizza espressioni di colore parlando di: “sognatori alla perenne ricerca della rivoluzione proletaria”.
In effetti è così. Va aggiunto che evidentemente in chi attivamente li interpreta non si tratta di 'sogno' ma di quotidiana e attiva lotta tra gli operai, i lavoratori, i cittadini perchè si traduca in realtà. Ma non è solo questo.

La rivoluzione proletaria è l'unica soluzione non solo ai problemi dell'Ilva, del disastro ambientale, del futuro di questa città, ma è l'unica soluzione al problema al centro del processo: saranno davvero puniti i padroni assassini e i loro complici? Sarà cancellato quel sistema che ha prodotto gli imputati? Avrà giustizia Stefania Corisi, moglie di Nicola D'Arcante, operaio Ilva ucciso dal tumore? Avrà giustizia Aurelio Rebuzzi, papà del piccolo Alessandro il cui ritratto campeggiava davanti alla caserma dove si teneva il processo Ilva? Avrà giustizia Amedeo, padre di Francesco Zaccaria? Avranno giustizia Stefano Delli Ponti, Claudio Marsella, Ciro Moccia, i cui ritratti campeggiavano al presidio della Rete?
Ecco, caro Ottino, chi darà giustizia a tutti questi? E avere il sogno di darla realmente questa giustizia non dovrebbe essere considerato un obiettivo per cui vale la pena di lottare?

Il sogno è l'alternativa all'incubo, senza i sogni mai nessuna realtà sarebbe stata trasformata e la storia del mondo andrebbe riscritta.
Ma poi come non riconoscere che il “sogno” della rivoluzione proletaria scaturisce dall'analisi scientifica, storico materialistica, seria, documentata del modo di produzione in cui viviamo, in cui vivono la maggiorparte degli operai, degli sfruttati, dei poveri del mondo che con le loro lotte alimentano quotidianamente questo bi/sogno della rivoluzione.
La fine del “sogno” della rivoluzione proletaria e l'ironia su di essa è una ideologia che interpreta e vuole esorcizzare la rivolta degli oppressi.
Preferiamo più che essere sognatori, rendere costante e permanente quello che per la borghesia è l'incubo principale
.

Lenin scriveva nel "Che Fare?": 
"Bisogna sognare!"... "C’è contrasto e contrasto – scriveva Pisariev a proposito del contrasto fra il sogno e la realtà. – Il mio sogno può precorrere il corso naturale degli avvenimenti, ma anche deviare in una direzione verso la quale il corso naturale degli avvenimenti non può mai condurre. Nella prima ipotesi, non reca alcun danno; anzi, può incoraggiare e rafforzare l’energia del lavoratore... In quei sogni non c’è nulla che possa pervertire o paralizzare la forza operaia; tutt’al contrario. Se l’uomo fosse completamente sprovvisto della facoltà di sognare in tal maniera, se non sapesse ogni tanto andare oltre il presente e contemplare con l’immaginazione il quadro compiuto dell’opera che è abbozzata dalle sue mani, quale impulso, mi domando, l’indurrebbe a cominciare e a condurre a termine grandi e faticosi lavori nell’arte, nella scienza e nella vita pratica?... Il contrasto tra il sogno e la realtà non è affatto dannoso se chi sogna crede sul serio al suo sogno, se osserva attentamente la realtà, se confronta le sue osservazioni con le sue fantasticherie, se, in una parola, lavora coscienziosamente per attuare il suo sogno. Quando vi è un contatto tra il sogno e la vita, tutto va per il meglio".
Di sogni di questo genere ve ne sono disgraziatamente troppo pochi nel nostro movimento. E ne hanno colpa soprattutto i rappresentanti della critica legale e del "codismo" illegale, che fanno pompa della loro ponderatezza, del loro "senso del concreto".   

Il processo Ilva a Potenza sarebbe solo frutto di una (in)giustizia di un potere molto in alto...

Il Sole 24 Ore del 20 giugno mette sottilmente in discussione che ci sarà l'effettiva nuova udienza preliminare il 16 settembre, dato che scrive: “dovrebbe la Cassazione pronunciarsi”, cosa che evidentemente non può stabilire la Giudice Gilli.
Scrive, inoltre, la Gazzetta del Mezzogiorno. “se entro quella data la Cassazione non avrà ancora affrontato la questione, il giudice Gilli non potrà che rinviare ulteriormente”.
Quindi la battaglia su questo fronte è appena incominciata e richiede un'estrema rigidità della Procura nel sostenere le proprie ragioni. Essa ha confutato con decisione le tesi dei difensori degli imputati contenute nell'istanza di trasferimento, non solo ma ha inserito giustamente il fatto che gli imputati stanno cercando in tutti i modi di sottrarsi al processo citando esplicitamente che uno dei firmatari dell'istanza di remissione è il latitante Fabio Riva tuttora a Londra.
Ma, aggiungiamo noi, proprio questo rende necessaria la mobilitazione di operai, cittadini e di tutte le parti lese che devono rovesciare con chiarezza l'assunto dello spostamento, affermando che allarme, tensioni saranno molto di più se il processo venisse trasferito, rispetto alle legittime presenze che ci potranno e ci dovranno essere se esso si tiene a Taranto.

Diciamo chiaro, noi che non abbiamo problemi di galateo giudiziario, che se la sentenza della Cassazione sarà per il trasferimento, sarà una sentenza tutta politica, pilotata dall'alto e non esiteremmo a parlare qui di “molto in alto”, e quindi frutto della “giustizia del potere”... 
E non ci si parli di leggi!