mercoledì 31 agosto 2016
martedì 30 agosto 2016
AVVOLTOI: NEANCHE I FUNERALI VOLEVANO DARE ALLA POPOLAZIONE DI AMATRICE - ripubblichiamo il comunicato fatto subito dopo il terremoto
Con profondo dolore esprimiamo forte solidarietà alle popolazioni colpite dal gravissimo terremoto.
Ma
non possiamo esimerci dal denunciare ancora che la gran parte delle
morti e delle distruzioni per le masse popolari sono causate dalle
politiche dei governi che tagliano sempre sulle spese per la
sicurezza e salute delle popolazioni, sui mezzi di soccorso che
arrivano sempre in ritardo.
Mentre
quando accadono queste disgrazie padroni e loro rappresentanti nel
governo si "sfregano le mani" sul sangue dei morti al
pensiero dei profitti e ruberie sulla "ricostruzione".
Quanto
risultano ipocrite le parole di cordoglio di Renzi e compagnia che
fino a ieri con la Merkel della Germania e con Hollande della Francia
discutevano di potenziare invece le politiche per la guerra
imperialista/difesa dell'Europa, per la "crescita economica",
cioè più soldi per i padroni invece che per lavoro e spese sociali,
e leggi sempre più antioperaie e antipopolari, con attacchi sempre
più pesanti ai diritti sociali, di immigrati, per continuare con le
loro politiche razziste e moderno fasciste, ribadendo su questo la
"collaborazione" col regime fascista genocida
Erdogan/Turchia...
Ma
solo la denuncia non può bastare...
Occorre
lottare e organizzarsi di conseguenza e in ogni battaglia specifica
che si porta avanti, guardare alla lotta piu' generale contro il
governo dei padroni e dei profitti del capitale per cui la vita delle
masse popolari non conta proprio nulla ...
Slai
cobas per il sindacato di classe - coordinamento nazionale
24
agosto 2016
Una importante lotta, dei lavoratori delle campagne immigrati della provincia di Foggia, da sostenere ed estendere
RIPORTIAMO ALCUNI COMUNICATI DI UNA DELLE FASI ALTE DELLA LOTTA DI GIOVEDI' SCORSO
"Vogliamo
informarvi che al momento circa 400 lavoratori delle campagne della
provincia di Foggia stanno bloccando il passaggio dei camion
all'ingresso della Princes (zona industriale di Foggia - Borgo
incoronata) , la più grande fabbrica di trasformazione del pomodoro
d'Europa, che fattura tre miliardi all'anno sulle spalle dei lavoratori.
Con la solidarietà che molti camionisti stanno dimostrando, rimarremo
in blocco fino a quando non otterremo l'apertura di due tavoli
istituzionali, su permessi di soggiorno e condizioni di lavoro di
braccianti e trasportatori. A tre ore dall'inizio dello sciopero le
istituzioni locali e il governo centrale continuano a non dare un minimo
di risposte di fronte alle rivendicazioni dei lavori su rispetto dei
contratti e condizioni di vita e lavoro degne.
Comitato Lavoratori delle Campagne
Rete Campagne in Lotta
Solidaria Bari"
Basta ricatti, documenti e contratti! We need yes!
3661299942
Comitato lavoratori delle campagne
Rete Campagne in Lotta"
3661299942
Comitato lavoratori delle campagne
Rete Campagne in Lotta"
"Si è concluso il blocco dei lavoratori delle campagne davanti alla
Princes, ma la loro lotta non si ferma. Oggi è stata una grande
giornata: 400 lavoratori delle campagne hanno scioperato e bloccato per
oltre sei ore la trasformazione del pomodoro a Foggia. Le due grandi
aziende della zona industriale, la Futuragri e la Princes, non hanno
potuto lavorare il pomodoro né far uscire dalle fabbriche conserve e
pelati. Molti i camionisti solidali con la lotta, visto il trattamento
che ricevono dall'azienda. Questo è solo l'ultimo capitolo di una
mobilitazione che prosegue dallo scorso settembre, e che pretende la
regolarizzazione di tutti i lavoratori senza permesso di soggiorno e il
rispetto dei contratti collettivi. Grazie al blocco, i lavoratori hanno
ottenuto un impegno da parte dell'associazione nazionale delle industrie
conserviere (ANICAV) a partecipare ad un incontro in cui
pretenderemo che riconoscano le loro responsabilità nel garantire il
rispetto dei diritti contrattuali, e un incontro con il questore
riguardo ai permessi di soggiorno. Dal canto suo, il governo preferisce
trincerarsi dietro ad un muro di silenzio. Siamo consapevoli che questo è
solo l'inizio, ma oggi è una giornata storica per la lotta dei
braccianti! Dalle campagne, WE STILL NEED YES!!
Comitato Lavoratori delle Campagne
Rete Campagne in Lotta
Solidaria Bari"
giovedì 25 agosto 2016
CON PROFONDO DOLORE ESPRIMIAMO FORTE SOLIDARIETA' ALLE POPOLAZIONI TERREMOTATE
CON
PROFONDO DOLORE ESPRIMIAMO FORTE SOLIDARIETA' ALLE POPOLAZIONI DELLE REGIONI
DEL CENTRO-ITALIA COLPITE DAL GRAVISSIMO TERREMOTO...
MA
NON POSSIAMO ESIMERCI DAL DENUNCIARE ANCORA CHE LA GRAN PARTE DELLE MORTI E
DELLE DISTRUZIONI PER LE MASSE POPOLARI SONO CAUSATE DALLE POLITICHE DEI GOVERNI
CHE TAGLIANO SEMPRE PER I LORO PROFITTI SULLE SPESE PER LA SICUREZZA E SALUTE
DELLE POPOLAZIONI, SUI MEZZI DI SOCCORSO CHE ARRIVANO SEMPRE IN RITARDO... ,
MENTRE QUANDO ACCADONO QUESTE DISGRAZIE SI
"SFREGANO LE MANI" SUL SANGUE DEI MORTI AL PENSIERO DEI GUADAGNI E RUBERIE SULLA
"RICOSTRUZIONE"
QUANTO RISULTANO IPOCRITE
LE PAROLE DI CORDOGLIO DI RENZI E COMPAGNIA CHE FINO AD IERI CON LA MERKEL DELLA
GERMANIA E CON HOLLANDE DELLA FRANCIA DISCUTEVANO DI POTENZIARE INVECE LE
POLITICHE PER LA GUERRA IMPERIALISTA/DIFESA DELL'EUROPA, PER LA "CRESCITA
ECONOMICA", CIOE' PIU' SOLDI PER I PADRONI E LEGGI SEMPRE PIU' ANTIOPERAIE E
ANTIPOPOLARI CON ATTACCHI SEMPRE PIU' PESANTI AI DIRITTI SOCIALI, DI IMMIGRATI
PER CONTINUARE CON LE LORO POLITICHE RAZZISTE E MODERNO FASCISTE, RIBANDENDO IL
SOSTEGNO ALLA "COLLABORAZIONE" DEL FASCISTA GENOCIDA ERDOGAN/ TURCHIA...
MA SOLO LA DENUNCIA NON PUO'
BASTARE... OCCORRE LOTTARE E ORGANIZZARSI DI CONSEGUENZA E IN OGNI BATTAGLIA
SPECIFICA CHE SI PORTA AVANTI, GUARDARE ALLA LOTTA PIU' GENERALE CONTRO IL
GOVERNO DEI PADRONI E DEI PROFITTI DEL CAPITALE PER CUI LA VITA DELLE MASSE
POPOLARI NON CONTA PROPRIO NULLA ...
SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI
CLASSE PALERMO
SLAICOBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE - COORDINAMENTO NAZIONALE
24 AGOSTO 2016
Foggia capitanata Comunicato del Comitato Campagne in Lotta e Rete Campagne in lotta.
Oggi 22 agosto 2016 il ministro dell’(in)giustizia Orlando si è presentato alla Prefettura di Foggia per discutere di “sfruttamento e malavita” nel settore agricolo foggiano con i sindacati confederali e le organizzazioni padronali. Erano presenti anche gli assessori all’agricoltura e al bilancio della Regione Puglia. I diretti interessati, le persone che quotidianamente si spezzano la schiena nei campi e subiscono lo sfruttamento più estremo non sono stati invitati all’incontro.
Come Comitato Lavoratori delle Campagne e Rete Campagne in Lotta abbiamo deciso di presentarci lo stesso davanti alla Prefettura, per contestare il ministro e i vari responsabili che hanno, ancora una volta, perso tempo in chiacchiere vuote, invece di offrire soluzioni concrete alla condizione gravissima in cui versano i lavoratori delle campagne. Noi invece abbiamo gridato forte e chiaro che ciò di cui abbiamo bisogno non è un aumento della repressione e della presenza poliziesca, né di tendopoli che di umanitario hanno ben poco, ma la regolarizzazione di tutte le persone che lavorano nelle campagne, a partire dai documenti e dai contratti di lavoro. Chiediamo anche casa e trasporto gratuiti per gli stagionali, il minimo per combattere efficacemente e non solo a parole il caporalato.
Di fronte a tali chiare richieste non si sono nemmeno degnati di incontrarci, mentre è da settembre dell’anno scorso che, attraverso manifestazioni e scioperi, lottiamo per migliorare le nostre condizioni di vita e di lavoro. Abbiamo già incontrato più volte la prefetta, il questore e le associazioni datoriali. Abbiamo ottenuto alcune vittorie, ma anche troppe promesse che sono state, fino ad oggi, disattese. Per questo continueremo a lottare! E continueremo a denunciare l’ipocrisia delle istituzioni e del governo, che usano il caporalato come il solito specchietto per le allodole per non affrontare davvero la questione dello sfruttamento nelle campagne. Il caporalato è solo un effetto del sistema agricolo italiano contemporaneo, (dis)organizzato dalla Grande Distribuzione e dai produttori che fanno profitti astronomici sulla situazione attuale. E dovrebbero essere questi stessi soggetti a garantire ai lavoratori il minimo che spetta loro.
Invece il tema del lavoro non è stato affrontato neanche oggi, si è preferito criminalizzare ulteriormente i lavoratori agricoli. Le ultime misure di legge proposte dal governo a livello nazionale e i discorsi istituzionali sul caporalato lo inquadrano all’interno di un sistema mafioso, e l’operazione della DDA del marzo scorso al Gran Ghetto sembra confermare questo orientamento. Ma queste azioni di contrasto sono tutte rivolte alla repressione dei lavoratori che abitano le baraccopoli. Venti fogli di via, inclusi quelli emessi all’inizio di agosto, ad altrettanti lavoratori sprovvisti di permesso di soggiorno, che subiscono sulla loro pelle una condizione di miseria, ricatto e sfruttamento, che è anche il frutto amaro di leggi razziste, italiane e europee. Ecco cosa nasconde lo slogan della lotta al caporalato: la criminalizzazione dei migranti.
E che dire dell’ultima boutade di Emiliano, dove il Ghetto viene descritto come un covo di fondamentalisti islamici? Ancora una volta, la realtà supera la fantasia.
Basta prenderci in giro, basta ricatti.
Documenti e contratti!
Comitato Lavoratori delle Campagne
Rete Campagne in Lotta
martedì 23 agosto 2016
A Foggia braccianti immigrati organizzati da "Campagne in lotta" contestano il Ministro e il governo
Da Taranto solidali. A fine settimana riunione per organizzare il collegamento e il sostegno, la conoscenza e la solidarietà nazionale - info: slaicobasta@gmail.com
mercoledì 10 agosto 2016
Pati Luceri: Uno sciopero della fame in nome dei migranti rinchiusia Restinco e dei detenuti Kurdi e palestinesi.
ReteKurdistan
Il salentino Pati Luceri al 5° giorno di sciopero della fame per denunciare “le condizioni disumane dei migranti nel CIE di Restinco (Br) e la detenzione illegale dei detenuti politici in Turchia e Israele”Uno sciopero della fame per accendere un faro sulle condizioni dei migranti richiusi nel Cie di Restinco e la detenzione illegale dei detenuti politici in Turchia e Israele. Pati Luceri, attivista politico di lungo corso, sceglie la strada più difficile per dare voce a chi normalmente non ce l’ha. Al 5° giorno di sciopero della fame, racconta la sua esperienza a Paolo Rausa, giornalista, scrittore e regista teatrale spiegandone le motivazioni.
“Sono contro per principio (allo sciopero della fame, ndr) ma ora sono costretto a richiamare l’attenzione sui fatti di casa nostra e sulla detenzione illegale di molti attivisti politici in Turchia, Ocalan e i curdi, e in Israele, dove centinaia di detenuti giacciono rinchiusi nelle carceri senza incriminazioni e senza processi”.
In particolare Pati ricorda il detenuto palestinese Bilal Kayed, in sciopero della fame a sua volta da 50 giorni:“A metà giugno sarebbe dovuto tornare a casa ad Asira al-Shamaliya, in Cisgiordania, dopo aver passato quasi 15 anni nelle prigioni israeliane, e quando le autorità di occupazione gli rifiutarono il rilascio e lo misero in detenzione amministrativa, diede inizio allo sciopero della fame” racconta Pati.
La sua azione è accompagnata dal contemporaneo sciopero di numerosi militanti di Hamas e del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina. Ricorda l’attività instancabile della Rete Kurdistan di Lecce per la libertà e l’autodeterminazione del popolo kurdo e del suo leader Ocalan, tuttora detenuto e relegato nell’isola di Imrali. Ma la denuncia di Pati va oltre, non si ferma e si indirizza contro il CIE di Restinco (Br), un luogo dove vengono reclusi i migranti, rei di scappare da condizioni di guerra nei paesi di origine. “La mia battaglia è per mettere a fuoco l’attenzione e la tensione sul CIE di Restinco e contribuire al dibattito per allargare il confronto ed ampliare la solidarietà riguardo i fratelli e le sorelle migranti trattenuti nel CIE e dei prigionieri politici che lottano per l’autodeterminazione della loro terra. Pur con tante contraddizioni” conclude, “cerco di dare il mio contributo all’abbattimento di ogni violenza contro il proprio simile e di tutti i senza voce, a partire da quelli reclusi nel CIE di Restinco”.
Il salentino Pati Luceri al 5° giorno di sciopero della fame per denunciare “le condizioni disumane dei migranti nel CIE di Restinco (Br) e la detenzione illegale dei detenuti politici in Turchia e Israele”Uno sciopero della fame per accendere un faro sulle condizioni dei migranti richiusi nel Cie di Restinco e la detenzione illegale dei detenuti politici in Turchia e Israele. Pati Luceri, attivista politico di lungo corso, sceglie la strada più difficile per dare voce a chi normalmente non ce l’ha. Al 5° giorno di sciopero della fame, racconta la sua esperienza a Paolo Rausa, giornalista, scrittore e regista teatrale spiegandone le motivazioni.
“Sono contro per principio (allo sciopero della fame, ndr) ma ora sono costretto a richiamare l’attenzione sui fatti di casa nostra e sulla detenzione illegale di molti attivisti politici in Turchia, Ocalan e i curdi, e in Israele, dove centinaia di detenuti giacciono rinchiusi nelle carceri senza incriminazioni e senza processi”.
In particolare Pati ricorda il detenuto palestinese Bilal Kayed, in sciopero della fame a sua volta da 50 giorni:“A metà giugno sarebbe dovuto tornare a casa ad Asira al-Shamaliya, in Cisgiordania, dopo aver passato quasi 15 anni nelle prigioni israeliane, e quando le autorità di occupazione gli rifiutarono il rilascio e lo misero in detenzione amministrativa, diede inizio allo sciopero della fame” racconta Pati.
La sua azione è accompagnata dal contemporaneo sciopero di numerosi militanti di Hamas e del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina. Ricorda l’attività instancabile della Rete Kurdistan di Lecce per la libertà e l’autodeterminazione del popolo kurdo e del suo leader Ocalan, tuttora detenuto e relegato nell’isola di Imrali. Ma la denuncia di Pati va oltre, non si ferma e si indirizza contro il CIE di Restinco (Br), un luogo dove vengono reclusi i migranti, rei di scappare da condizioni di guerra nei paesi di origine. “La mia battaglia è per mettere a fuoco l’attenzione e la tensione sul CIE di Restinco e contribuire al dibattito per allargare il confronto ed ampliare la solidarietà riguardo i fratelli e le sorelle migranti trattenuti nel CIE e dei prigionieri politici che lottano per l’autodeterminazione della loro terra. Pur con tante contraddizioni” conclude, “cerco di dare il mio contributo all’abbattimento di ogni violenza contro il proprio simile e di tutti i senza voce, a partire da quelli reclusi nel CIE di Restinco”.
martedì 9 agosto 2016
la contestazione del 29 luglio a Renzi è stata forte e determinata i lavoratori, le donne, i disoccupati, gli operai stanno prendendo coscienza della necessità di una rivolta contro chi ci affama e ci uccide, la protesta che lo Slai Cobas ha contribuito a realizzare deve continuare. la manifestazione ha avuto risonanza anche sulla stampa estera, mentre alcuni giornalisti da strapazzo (Corriere di Taranto) scrivono falsità e gettano fango sui manifestanti
(da Corriere di Taranto)
all’altro canto, come non fare a meno di lodare le raffinate doti strategiche, per mezzo delle quali coloro che contestano la politica renziana, per quanto concerne il risanamento, l’ambientalizzazione e la riqualificazione di Taranto e del centro siderurgico ionico, si sono qualificati all’Italia intera come gruppo di contestatori facinorosi, tendenziosi e poco credibili, visto gli atti vandalici di cui si sono resi artefici. Perchè, e questo è evidente a tutti, di questa giornata folle, resterà solamente il ricordo di una città blindata, sotto assedio ed in balìa di poche centinaia di contestatori, a svantaggio dei programmi, delle contestazioni propositive, e delle discussioni nel merito degli interventi previsti nel “Patto per Taranto
(da Inchiostro verde)
TARANTO – Una protesta sterile. Così è stata giudicata da qualcuno la manifestazione organizzata durante la visita in città del presidente del Consiglio Matteo Renzi per l’inaugurazione del secondo piano del Museo nazionale archeologico. Alcune centinaia di persone hanno espresso rabbia e insoddisfazione nei confronti della politica governativa rispetto a Taranto e Ilva, anche alla luce dell’ultimo decreto approvato in via definitiva dal Senato solo pochi giorni fa. Tutto inutile? Noi preferiamo dare un’altra lettura.
Le contestazioni al premier di venerdì scorso hanno avuto un forte impatto mediatico e sono il sintomo di una crescente insoddisfazione avvertita dai cittadini in tutta Italia e non solo in riva allo Jonio. Fiaccati dalla crisi, stremati dalla ricerca di un’occupazione seria, fortemente sfiduciati rispetto al proprio futuro, irritati dalla narrazione portata avanti dall’attuale premier negli ultimi due anni, molti italiani cominciano ad uscire dalle loro case per esprimere il proprio malcontento.
Venerdì è successo a Taranto, come a maggio è accaduto a Matera. Lì, davanti al teatro Duni, dove Renzi era atteso per firmare il Patto con la Basilicata, si è annusato un anticipo di quanto si sta verificando in altre realtà italiane, dove il premier è costretto a giocare di astuzia per dribblare contestazioni e fischi. A Matera, sotto una pioggia incessante (vedi foto), la protesta dava voce al desiderio di un popolo di liberare il proprio territorio dal ricatto occupazionale ed economico rappresentato dalle trivelle.
Non è un caso, che proprio in quella regione, il referendum “no triv” sia riuscito a raggiungere il quorum. D’altronde sono le comunità più sofferenti che fanno sentire i primi campanelli di allarme alle istituzioni, non certo quelle che vivono situazioni meno dolorose e critiche. E non è un caso che le contestazioni più pesanti nei confronti del premier, nei mesi scorsi, abbiano avuto luogo a Napoli, altra città meridionale in forte affanno. Protesta inutile? Non crediamo affatto che sia così. Anche qui, due giorni fa, si è dato voce al disagio. L’urlo rabbioso, forse scomposto, lanciato da Taranto non è passato inosservato, anche se tra corso Umberto e piazza Garibaldi c’erano poche centinaia di persone.
Nella società dell’immagine sono i volti, i suoni e i colori della protesta che attraggono i riflettori dei media. Più dei numeri. Ce ne siamo accorti anche noi di InchiostroVerde. La richiesta di usare i nostri video relativi alle contestazioni a Renzi non sono arrivate solo da grandi gruppi editoriali italiani ma anche da agenzie di stampa estere. Filmati e foto sono finiti sulle prime pagine dei maggiori giornali on line.
In serata, “In Onda” – programma di approfondimento quotidiano de “La7” condotto da David Parenzo e Tommaso Labate – ha trasmesso un lungo servizio sui fatti di Taranto e aperto un confronto in studio ipotizzando una possibile fase di declino del premier. Sarebbe stato meglio che i manifestanti si uniformassero alla maggioranza dei tarantini che hanno vissuto la visita di Renzi come un evento lontano e irrilevante? In quel caso, la città sarebbe stata accusata, nella sua globalità, di essere apatica e indifferente, incapace di esigere un diverso trattamento da chi ancora non le fornisce strumenti adeguati per affrontare un’emergenza sanitaria e ambientale senza paragoni in i germogli di una svolta per questa contraddittoria città.
mercoledì 3 agosto 2016
Un saluto alla MAMMA di un operaio !
Lo Slai Cobas psc per la "Pasquinelli" si unisce al dolore per la perdita della cara MAMMA alla famiglia Nocito e nonchè al caro Peppe con tanto affetto,
condoglianze Peppe.
condoglianze Peppe.
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