lunedì 30 settembre 2013
Ecco i motivi dello stato di agitazione dei lavoratori della Pasquinelli
Salve,
con questa lettera vorrei provare a
farvi capire come sono fatte le giornate all'interno del sito dove si
seleziona l'immondizia o quello che per i nostri amministratori
sarebbe la raccolta differenziata. Bene c'è da dire a monte che gli
addetti o selezionatori è personale formato ad hoc con corsi di
formazione fatti dalla Regione Puglia riguardante la selezione lo
smaltimento e la lavorazione dei rifiuti, come ad esempio l'umido.
Insomma siamo stati formati per fare la vera raccolta differenziata
che ovviamente sia l'Amiu che il Comune non sanno neanche cosa
significhi.
Allora la nostra giornata inizia alle
06.00 siamo circa 7/8 operai per turno, il primo turno dura dalle
06.00 alle 12.00 con una pausa a metà turno. Di questi 7 o 8 operai
uno rimane fisso giù dall'impianto per caricare il nastro
trasportatore che porta la monnezza sopra, dove gli altri operai sono
disposti in file da 3 paralleli con al centro questo nastro che porta
il suo bel carico di multimateriale. Sì, perchè dovete sapere cari
cittadini che fate la selezione a casa vostra che è tutto tempo
sprecato perchè quando passa l'addetto al ritiro da parte dell'Amiu,
il vostro lavoro diventa inutile perchè viene mischiato a tutto il
resto dell'immondizia raccolta che può essere l'umido o scarti di
macelleria, oppure nel peggiore dei casi scarti ospedalieri con
relative siringhe intrise di sangue vivo o cateteri, ecc...,
naturalmente in tutto questo non sono mancati neanche operai che si
sono punti con siringhe o tagliati con pezzi di vetro. E sapete
perchè?
Perchè le condizioni in cui lavoriamo
sono al limite, se non lo abbiamo già superato, della sicurezza
perchè nell'insieme cioè nel mettere materialmente le mani in quel
lerciume carico di chissà quali e quanti virus e malattie gravi, ci
si mette pure il fatto che non funzionano ne gli aspiratori
(dovrebbero servire per aspirare i cattivi odori e le polveri
sottili), ne i condizionatori per rinfrescare l'ambiente infuocato
come quello che abbiamo dovuto sopportare questa estate, vi lascio
immaginare...
Il nastro si suddivide così, ci sono 2
addetti, uno di fronte all'altro, che selezionano la plastica o
cellophane e cartone i quali aprono tutte le buste di plastica che
arrivano sul nastro, quindi "sorpresa a busta chiusa", che
quando ti va bene c'è solo carta altrimenti puoi trovarci di tutto
(come non ricordare la testa di cavallo). A seguire ci sono altri 2
operai (sempre uno difronte all'altro) addetti alla selezione della
carta e che quindi prelevano tutta la carta che passa o almeno quella
meno contaminata (voglio ricordare che nella vera raccolta
differenziata il materiale non dovrebbe essere contaminato ma
completamente pulito), infine altri 2 operai raccolgono le bottiglie
di plastica (naturalmente quelle meno contaminate e riciclabili).
Arrivati a metà turno facciamo una pausa che sinceramente quando non
sei sul nastro a sostenere quei ritmi frenetici di lavoro, passa in
un niente.
Sì c'è anche dire che non solo la
condizione di lavoro è insostenibile ma anche i ritmi stessi,
specialmente quando trovi un capo turno che bada solo alla produzione
e poco alla salute e sicurezza sul posto di lavoro. Ci sono momenti
della giornata che il nastro viene caricato oltremisura o perchè è
stato caricato direttamente con la pala meccanica o semplicemente
perchè lo ordina il capoturno che non sa stare proprio senza vedere
il nastro bello carico.
Proprio a fronte di questo e visto
l'elevato carico di lavoro che viene svolto, noi lavoratori
continuiamo ancora oggi nel dire sia all'Amiu che al Comune ed anche
alla cooperativa per cui lavoriamo che c'è un URGENTE bisogno di
incrementare il personale con gente formata, che sa di cosa si tratta
e soprattutto sa cosa e come si fa la raccolta differenziata porta a
porta.
Ed è per tutto questo che noi
lavoratori abbiamo proclamato lo stato di agitazione, sia perchè
vogliamo che la raccolta sia fatta nel vero senso della parola e
anche perchè non è giusto da parte di questa amministrazione far
pagare la Tares, una tassa pagata dai cittadini per un servizio
inesistente o fatta alla meno peggio. Questo stato di agitazione
comprende, come anticipato sopra, un urgente incremento del personale
perchè il personale attualmente impiegato non è sufficiente e
quindi costretto a sostenere ritmi assurdi di lavoro nella selezione
del materiale.
Spero con questa lettera di essere
stato chiaro nel descrivere la situazione dei lavoratori pasquinelli.
Dimenticavo il sito dell'Amiu dove lavoriamo è anche pieno di
amianto lasciato così a marcire all'aperto, la cosa strana però è
che qualche anno fa le fiamme gialle in un sopralluogo sigillarono il
sito e lo misero sotto sequestro, ma stranamente continua a
funzionare, incuranti, il Comune l'Amiu e a questo punto anche le
fiamme gialle, degli effetti che a lungo termine avrà su tutti gli
operai che ci lavorano).
Concludendo credo che come cittadini
dovremmo chiedere spiegazioni al sindaco fantasma visto che ha sempre
difeso anzi in alcune sue dichiarazioni addirittura elogiava
l'operato dell'ormai ex presidente dell'Amiu Gino Pucci (indagato
sempre per fatti ne l'Amiu).
Sindaco Stefàno ma tùtt tu l'canùsc?
ma com'è? Sarà un caso? Bò....
domenica 29 settembre 2013
Il mio compagno Clandestino
Un turista che arriva a Igoumenitsa (Grecia) pensa di trovarsi di fronte alle stupende coste greche contornate da altrettante isole stupende e invece si trova di fronte a uno scenario che pochi hanno visto e che chi vede fa finta di non vedere e chi vuole denunciare viene invitato a farsi gli affari propri....
Ciao il mio nome è Clandestino, io sono costretto a scappare dalla
mia vita, dalla mia famiglia, da un lavoro che spesso non ho e se lo ho si
chiama sfruttamento; scappo da un paese che l'imperialismo ha consumato per i
suoi profitti mettendomi nelle mani pochissime briciole che non mi servono
nemmeno per sopravvivere, scappo con i miei soli vestiti messi addosso x
affrontare un viaggio, quel viaggio che per me ha un nome
Speranza!!!
Attraverso il mare per arrivare dove la mia vita potrebbe
cambiare e se tutto va' bene ci arrivo vivo. Arrivare sani e salvi a
destinazione è bellissimo, ti ripaga di un viaggio difficile pagato con i
risparmi di una vita di amici e famiglia, il mio sorriso si allarga quando
vedo terra, ho già dimenticato il mio viaggio caramente pagato con
situazione di disagio igienico psicologico. Eccomi nuova terra nuove speranze
....mi nascondo scappo devo arrivare alla mia meta un posto sicuro dove
trovare una sistemazione, dove le autorita' non mi trovino prima di essermi
messo in regola a volte anche con mezzi clandestini, dove c'è chi specula sul
mio permesso di soggiorno, eccola una nave che porta in italia come faccio ad
entrare nel porto?! Mi nascondo in quel cantiere che sta per allargare e
rendere ancor piu' bello questo porto, mi nascondo con alcuni compagni di
viaggio, decidiamo insieme come arrivarci senza che le autorita' portuali se
ne accorgano e mi riportino a casa... Decidiamo, c'è chi si tuffa nel mare
gelido per raggiungere il lato della nave e salirci senza essere visto, sono
solo 500 metri ce la faremo, e c'è chi decide di correre e infilarsi sotto
ai tir e appendersi agli assi delle ruote giusto il tempo dell'imbarco, e ci
si rinasconde, non devono trovarci. E invece a bordo nave trovo il poliziotto
che mi aspetta per riportarmi a terra. Mentre scappo per infilarmi sotto al
tir mi insegue la polizia portuale con le moto Transalp, con i loro cani
sguizagliati alla caccia all'uomo. Io corro corro, c'è chi decide di tornare
indietro e spesso rimane impigliato nella rete di filo spinato fatta apposta
per noi e c'è chi ce la fà... Eccomi a bordo devo nascondermi, c'è chi mi vuol
bene e fà finta di non vedermi e spesso abbandona un po' di cibo nei garage
dove il tir è parcheggiato... Ce la farò, devo..., parte la nave, forse ci
sono forse ce l'ho fatta, mi vede un uomo in divisa che lavora a bordo chiama
il comandante mi prendono mi portano in una cella disumana fatta con un buco
di scarico dove si riversano i liquidi..., qualche traversina di quelle che
usano in ospedale per sedermi per terra vuota, tutto qua, dicono per evitare
che mi faccia del male viste le mie condizioni psichiche allo stremo. Sono
dentro, nessuno si puo' avvicinare alla mia cella chiusa da una porta con uno
spioncino, passano le ore reclamo per andare in bagno se qualcuno mi sente
mi porta a fare i bisogni se qualcuno fa finta di non sentirmi aprira'
quando sono sfinito dal chiamare, non mi fanno lavare spesso, non mi fanno
mangiare oppure mi danno giusto un po' d'acqua da bere... 3 giorni, arrivati
in Italia mi consegnano alla polizia del posto... Nessuno mi tocca, hanno
paura che gli mischi qualche malattia, si certo quella della fratellanza...
Il mio sogno ha chiuso gli occhi, si torna casa!!!
A tutti i compagni
clandestini Liberta' e Solidarietà!!!... Ricordo di un viaggio!!!
Una frase di Mao dice: "il popolo e solo il popolo è la forza motrice della storia". Ricordatevelo "brave persone"!
Sally
Un operaio Ilva ci scrive sulla truffa cambio tuta
Salve, sono un operaio Ilva
vi scrivo per chiedere informazioni circa il cambio tuta.
Tempo fa ho fatto causa all'azienda Ilva per il cambio tuta affidando tutto all'avv. Del Vecchio al quale consegnai copie delle buste paga con copia delle timbrature degli ultimi 5 anni, documentazione richiesta dall'avvocato stesso, in base alle quali sono stati fatti dei conteggi dai quali è scaturita una somma pari ad €9980 circa che Ilva mi doveva.
Successivamente ed improvvisamente in parecchi siamo stati convocati in direzione, e lì ci è stato messo sul tavolo quel famoso documento da firmare e che firmandolo avremmo rimesso la denuncia/querela (o non sò come chiamarla)... ci dissero che non avremmo dovuto affrontare spese legali, anzi l'azienda avrebbe liquidato lo stesso avvocato con 300€ a dipendente!!!
Inutile aggiungere commenti a ciò che è stato...bei soldini per quel gran corrotto di avvocato, non si è neanche degnato di avere prima un colloquio con i suoi assistiti, semplicemente schifoso lui così come ingenuo io...
Vorrei solo sapere cosa posso fare per cercare di tornare su quel grandissimo errore e porvi rimedio...voglio ciò che mi spetta!!!
Vi ringrazio anticipatamente e grazie per esserci vicini...AVANTI COBAS
Compagno,
abbiamo anche saputo che l'avv. Del vecchio pure per gli operai che stanno facendo ricorso dopo l'accordo sta proponendo conciliazioni al massimo ribasso.
Per quanto riguarda la tua situazione, noi ora faremo i ricorsi anche per gli operai che hanno firmato quella transazione, MA non per quelli che prima dell'accordo avevano già fatto un ricorso e appunto l'Ilva ha pagato all'avv. 300 euro. Perchè purtroppo per questi operai quella transazione diceva che rinunciavano anche ai ricorsi fatti precedentemente.
In ogni caso, non disperare.
Noi abbiamo anche fatto un esposto penale per truffa ed estorsione (estorsione proprio per la firma della "liberatoria") e ora stiamo facendo anche delle integrazioni all'esposto di denunce con prove documentate dell'imbroglio e ricatto fatto da azienda e sindacati confederali contro gli operai. Quindi se quell'esposto fosse portato avanti dal giudice, l'intero accordo verrebbe considerato illegale, compresa la transazione.
A quel punto anche chi come te aveva fatto già ricorso poi ritirato con la transazione, potrebbe fare azione legale.
Saluti, Slai cobas
vi scrivo per chiedere informazioni circa il cambio tuta.
Tempo fa ho fatto causa all'azienda Ilva per il cambio tuta affidando tutto all'avv. Del Vecchio al quale consegnai copie delle buste paga con copia delle timbrature degli ultimi 5 anni, documentazione richiesta dall'avvocato stesso, in base alle quali sono stati fatti dei conteggi dai quali è scaturita una somma pari ad €9980 circa che Ilva mi doveva.
Successivamente ed improvvisamente in parecchi siamo stati convocati in direzione, e lì ci è stato messo sul tavolo quel famoso documento da firmare e che firmandolo avremmo rimesso la denuncia/querela (o non sò come chiamarla)... ci dissero che non avremmo dovuto affrontare spese legali, anzi l'azienda avrebbe liquidato lo stesso avvocato con 300€ a dipendente!!!
Inutile aggiungere commenti a ciò che è stato...bei soldini per quel gran corrotto di avvocato, non si è neanche degnato di avere prima un colloquio con i suoi assistiti, semplicemente schifoso lui così come ingenuo io...
Vorrei solo sapere cosa posso fare per cercare di tornare su quel grandissimo errore e porvi rimedio...voglio ciò che mi spetta!!!
Vi ringrazio anticipatamente e grazie per esserci vicini...AVANTI COBAS
Compagno,
abbiamo anche saputo che l'avv. Del vecchio pure per gli operai che stanno facendo ricorso dopo l'accordo sta proponendo conciliazioni al massimo ribasso.
Per quanto riguarda la tua situazione, noi ora faremo i ricorsi anche per gli operai che hanno firmato quella transazione, MA non per quelli che prima dell'accordo avevano già fatto un ricorso e appunto l'Ilva ha pagato all'avv. 300 euro. Perchè purtroppo per questi operai quella transazione diceva che rinunciavano anche ai ricorsi fatti precedentemente.
In ogni caso, non disperare.
Noi abbiamo anche fatto un esposto penale per truffa ed estorsione (estorsione proprio per la firma della "liberatoria") e ora stiamo facendo anche delle integrazioni all'esposto di denunce con prove documentate dell'imbroglio e ricatto fatto da azienda e sindacati confederali contro gli operai. Quindi se quell'esposto fosse portato avanti dal giudice, l'intero accordo verrebbe considerato illegale, compresa la transazione.
A quel punto anche chi come te aveva fatto già ricorso poi ritirato con la transazione, potrebbe fare azione legale.
Saluti, Slai cobas
Punti principali della sentenza cambio tuta - I bastardi di Cgil, cisl e uil
TEMPO CONSIDERATO E RETRIBUZIONE: La sentenza della Cassazione considera "tempo di lavoro il tempo necessario alla vestizione (e alla svestizione) nello spogliatoio, della tuta e dei dispositivi di protezione individuale, nonchè il tempo di percorrenza dallo spogliatoio al reparto (e viceversa)".
Questo è importante perchè chiarisce definitivamente quale tempo va preso in considerazione; non solo, pertanto, i minuti della vestizione come alcuni giudici in passato hanno fatto (ndr)
Per quanto riguarda la quantificazione del tempo e la retribuzione la sentenza ha stabilito per tutti gli operai, 20 minuti ("non sforbiciabili") e il loro pagamento come da retribuzione prevista dal CCNL secondo il livello degli operai, con la maggiorazione dello straordinario, nonchè l'incidenza di tale retribuzione sulla 13° (mentre no sulle ferie).
OBBLIGATORIETA': "se un lavoratore pretendesse di svolgere le sue mansioni in reparto senza aver indossato tuta e dpi sarebbe esposto al potere disciplinare della società. Di conseguenza, indossare tali indumenti e dispositivi di protezione è un obbligo per il lavoratore e svolgere le relative operazioni fa parte della prestazione cui egli è tenuto nei confronti del datore di lavoro".
Quindi, nel momento in cui il lavoratore entrato in azienda è soggetto al potere dispositivo del padrone, da quel momento va considerato l'inizio dell'orario di lavoro (ndr)
IL CAMBIO TUTA PUO' AVVENIRE SOLO IN AZIENDA NON A CASA: "Nè è ragionevole ipotizzare che i lavoratori possano effettuare dette operazioni prima di recarsi sul posto di lavoro... possono sì essere indossate prima dell'ingresso nello stabilimento, ma in condizioni di disagio tale da escluderne ragionevolmente l'esigibilità: si pensi alla tuta ignifuga, antitaglio, repellente e, soprattutto, agli scarponcini antinfortunistici, al casco, ai guanti, il tutto da portare in strada magari nella stagione estiva"
Apprezziamo anche l'ironia di quest'ultime parole. Questa precisazione della Cassazione è importante perchè l'Ilva nella sua difesa dice invece che gli operai possono benissimo portarsi fuori dalla fabbrica la tuta e i Dpi e di conseguenza metterseli da casa (cosa tra l'altro falsa perchè ogni operaio è obbligato a lasciare tuta e Dpi nel suo armadietto e dove volesse portarsi a casa solo la tuta deve avere prima tanto di autorizzazione).
IL CCNL METALMECCANICO NON PUO' METTERE IN DISCUSSIONE CHE IL TEMPO TUTA E' PARTE DELL'ORARIO DI LAVORO: "in tema di orario di lavoro è valida la clausola dell'art. 5 del CCNL per l'industria metalmeccanica, che dispone che "sono considerate ore di lavoro quelle di effettiva prestazione" potendo interpretarsi la norma nel senso che siano da ricomprendere nella nozione di lavoro "effettivo", come tale da retribuire, anche le attività preparatorie allo svolgimento dell'attività lavorativa e quelle successive alla prestazione... E' stato altresì precisato che non può ritenersi incompatibile con tale interpretazione la disposizione contenuta nell'art. 5, secondo la quale le ore di lavoro sono contate con l'orologio dello stabilimento o reparto", posto che tale clausola non ha una funzione prescrittiva, ma ha natura meramente ordinatoria e regolativa, ed è destinata a cedere a fronte dell'eventuale ricomprensione nell'orario di lavoro di operazioni preparatorie e/o integrative...".
Questo è un punto importantissimo. Si consideri che è stata l'azienda che aveva portato a sua difesa e ragione la dicitura presente nel CCNL dei metalmeccanici. Si consideri che anche in altri contratti, come quello multiservizi, Coop. sociali, Cgil, Cisl e Uil stanno ponendo questa dicitura "ore di lavoro sono quelle di effettiva prestazione" proprio per escludere il cambio tuta e il tempo di percorrenza per raggiungere il reparto come ore di lavoro. Per fortuna la Cassazione ha respinto questa interpretazione e ha giustamente detto che comunque una interpretazione diversa sindacale deve essere "destinata a cedere".
Ma questo mostra ancora una volta tutta la bastardità dei sindacati confederali che sono peggio dei giudici, e i loro contratti sono peggiorativi delle stesse leggi (che non sono certo normalmente a favore dei lavoratori). E su questo l'Ilva di Taranto insegna abbondantemente. A dimostrazione che i sindacati confederali, per servire i padroni, non servono neanche a difendere ciò che è scontato, ciò che è previsto dalla legge, ma servono solo a peggiorare la situazione (ndr).
Questo è importante perchè chiarisce definitivamente quale tempo va preso in considerazione; non solo, pertanto, i minuti della vestizione come alcuni giudici in passato hanno fatto (ndr)
Per quanto riguarda la quantificazione del tempo e la retribuzione la sentenza ha stabilito per tutti gli operai, 20 minuti ("non sforbiciabili") e il loro pagamento come da retribuzione prevista dal CCNL secondo il livello degli operai, con la maggiorazione dello straordinario, nonchè l'incidenza di tale retribuzione sulla 13° (mentre no sulle ferie).
OBBLIGATORIETA': "se un lavoratore pretendesse di svolgere le sue mansioni in reparto senza aver indossato tuta e dpi sarebbe esposto al potere disciplinare della società. Di conseguenza, indossare tali indumenti e dispositivi di protezione è un obbligo per il lavoratore e svolgere le relative operazioni fa parte della prestazione cui egli è tenuto nei confronti del datore di lavoro".
Quindi, nel momento in cui il lavoratore entrato in azienda è soggetto al potere dispositivo del padrone, da quel momento va considerato l'inizio dell'orario di lavoro (ndr)
IL CAMBIO TUTA PUO' AVVENIRE SOLO IN AZIENDA NON A CASA: "Nè è ragionevole ipotizzare che i lavoratori possano effettuare dette operazioni prima di recarsi sul posto di lavoro... possono sì essere indossate prima dell'ingresso nello stabilimento, ma in condizioni di disagio tale da escluderne ragionevolmente l'esigibilità: si pensi alla tuta ignifuga, antitaglio, repellente e, soprattutto, agli scarponcini antinfortunistici, al casco, ai guanti, il tutto da portare in strada magari nella stagione estiva"
Apprezziamo anche l'ironia di quest'ultime parole. Questa precisazione della Cassazione è importante perchè l'Ilva nella sua difesa dice invece che gli operai possono benissimo portarsi fuori dalla fabbrica la tuta e i Dpi e di conseguenza metterseli da casa (cosa tra l'altro falsa perchè ogni operaio è obbligato a lasciare tuta e Dpi nel suo armadietto e dove volesse portarsi a casa solo la tuta deve avere prima tanto di autorizzazione).
IL CCNL METALMECCANICO NON PUO' METTERE IN DISCUSSIONE CHE IL TEMPO TUTA E' PARTE DELL'ORARIO DI LAVORO: "in tema di orario di lavoro è valida la clausola dell'art. 5 del CCNL per l'industria metalmeccanica, che dispone che "sono considerate ore di lavoro quelle di effettiva prestazione" potendo interpretarsi la norma nel senso che siano da ricomprendere nella nozione di lavoro "effettivo", come tale da retribuire, anche le attività preparatorie allo svolgimento dell'attività lavorativa e quelle successive alla prestazione... E' stato altresì precisato che non può ritenersi incompatibile con tale interpretazione la disposizione contenuta nell'art. 5, secondo la quale le ore di lavoro sono contate con l'orologio dello stabilimento o reparto", posto che tale clausola non ha una funzione prescrittiva, ma ha natura meramente ordinatoria e regolativa, ed è destinata a cedere a fronte dell'eventuale ricomprensione nell'orario di lavoro di operazioni preparatorie e/o integrative...".
Questo è un punto importantissimo. Si consideri che è stata l'azienda che aveva portato a sua difesa e ragione la dicitura presente nel CCNL dei metalmeccanici. Si consideri che anche in altri contratti, come quello multiservizi, Coop. sociali, Cgil, Cisl e Uil stanno ponendo questa dicitura "ore di lavoro sono quelle di effettiva prestazione" proprio per escludere il cambio tuta e il tempo di percorrenza per raggiungere il reparto come ore di lavoro. Per fortuna la Cassazione ha respinto questa interpretazione e ha giustamente detto che comunque una interpretazione diversa sindacale deve essere "destinata a cedere".
Ma questo mostra ancora una volta tutta la bastardità dei sindacati confederali che sono peggio dei giudici, e i loro contratti sono peggiorativi delle stesse leggi (che non sono certo normalmente a favore dei lavoratori). E su questo l'Ilva di Taranto insegna abbondantemente. A dimostrazione che i sindacati confederali, per servire i padroni, non servono neanche a difendere ciò che è scontato, ciò che è previsto dalla legge, ma servono solo a peggiorare la situazione (ndr).
Ricorsi Ilva per cambio tuta - nei prossimi giorni banchetti alle portinerie
Nella riunione di ieri di operai Ilva nella sede dello Slai cobas, con la presenza dell'avvocato che sta seguendo i ricorsi già in essere contro l'accordo sul cambio tuta del dicembre 2011 e per il riconoscimento della retribuzione a straordinario per il tempo intercorrente tra il cambio tuta e l'arrivo in reparto, si sono spiegati i punti principali della nuova sentenza di Cassazione (proprio sull'Ilva), che mette una parola definitiva sul diritto degli operai a vedersi considerato il tempo tuta e di arrivo al reparto a tutti gli effetti "orario di lavoro", e quindi si è vista la sua utilità nell'azione legale che lo slai cobas ilva sta portando avanti.
(In altro articolo parliamo di questi punti del testo della sentenza)
Nella riunione si sono decise tre cose:
- di rilanciare i ricorsi per il riconoscimento del cambio tuta - su questo gli operai non devono avere alcun timore di ritorsioni da parte dell'azienda, sono centinaia anche all'Ilva di Taranto i ricorsi già in corso;
- di avviare il ricorso anche per quegli operai che hanno firmato la transazione - dato che l'oggetto di essa era non il "cambio tuta", ma "l'indennità di presenza", ed inoltre la firma è stata estorta con ricatto e con modalità illegali che noi possiamo dimostrare e documentare;
- di fare un seguito all'esposto penale per "truffa ed estorsione", attualmente all'attenzione del giud. Todisco, a fronte di altre denunce documentate forniteci anche ieri dagli operai;
- di chiedere comunque, alla luce di questa sentenza, che i sindacati confederali ritirano la firma dall'accordo del 15 dicembre 2011 - questi non possono far finta di niente o fare gli ipocriti, come la Fiom, che saluta la sentenza della Cassazione, fa anche i ricorsi individuali, ma poi non dice niente sulla vera causa di questo non riconoscimento del diritto cambio tuta: l'accordo del dicembre 2011.
Fare i ricorsi di massa aiuta in questo momento una soluzione più collettiva e generale, e aiuta lo stesso esposto. Quindi, anche se lo slai cobas agisce su più piani (compreso appunto, esposto penale, azione sindacale per far decadere l'accordo), gli operai non devono aspettare l'esito dell'esposto, ecc. ma fare subito i ricorsi.
Lo Slai cobas, invece, andrà avanti legalmente fino a che non si ottiene il giusto riconoscimento della retribuzione per il tempo tuta (calcolato in media in mezz'ora al giorno) con la maggiorazione dello straordinario e per 5 anni indietro.
Alla riunione di sabato erano presenti anche operai dell'appalto ENI, perchè la questione del cambio tuta e di cosa è effettivamente orario di lavoro interessa tutti i settori, lì dove l'uso della tuta e dei DPI è obbligatorio.
(In altro articolo parliamo di questi punti del testo della sentenza)
Nella riunione si sono decise tre cose:
- di rilanciare i ricorsi per il riconoscimento del cambio tuta - su questo gli operai non devono avere alcun timore di ritorsioni da parte dell'azienda, sono centinaia anche all'Ilva di Taranto i ricorsi già in corso;
- di avviare il ricorso anche per quegli operai che hanno firmato la transazione - dato che l'oggetto di essa era non il "cambio tuta", ma "l'indennità di presenza", ed inoltre la firma è stata estorta con ricatto e con modalità illegali che noi possiamo dimostrare e documentare;
- di fare un seguito all'esposto penale per "truffa ed estorsione", attualmente all'attenzione del giud. Todisco, a fronte di altre denunce documentate forniteci anche ieri dagli operai;
- di chiedere comunque, alla luce di questa sentenza, che i sindacati confederali ritirano la firma dall'accordo del 15 dicembre 2011 - questi non possono far finta di niente o fare gli ipocriti, come la Fiom, che saluta la sentenza della Cassazione, fa anche i ricorsi individuali, ma poi non dice niente sulla vera causa di questo non riconoscimento del diritto cambio tuta: l'accordo del dicembre 2011.
Fare i ricorsi di massa aiuta in questo momento una soluzione più collettiva e generale, e aiuta lo stesso esposto. Quindi, anche se lo slai cobas agisce su più piani (compreso appunto, esposto penale, azione sindacale per far decadere l'accordo), gli operai non devono aspettare l'esito dell'esposto, ecc. ma fare subito i ricorsi.
Per questo nei prossimi giorni faremo dei banchetti alle portinerie dell'Ilva.
Per tutti poi ci si può mettere in contatto con lo slai cobas, tramite e mail: slaicobasta@gmail.com - o tel. 3475301704 - o venendo in sede, via Rintone 22 Taranto (prima di ple Bestat via Dante) il martedì e giovedì dalle 17,30 alle 19,30.
Nella riunione è stato denunciato inoltre che la Fiom nei ricorsi individuali punta a chiudere con conciliazioni che riconoscono più o meno quanto già l'azienda sta dando.Lo Slai cobas, invece, andrà avanti legalmente fino a che non si ottiene il giusto riconoscimento della retribuzione per il tempo tuta (calcolato in media in mezz'ora al giorno) con la maggiorazione dello straordinario e per 5 anni indietro.
Alla riunione di sabato erano presenti anche operai dell'appalto ENI, perchè la questione del cambio tuta e di cosa è effettivamente orario di lavoro interessa tutti i settori, lì dove l'uso della tuta e dei DPI è obbligatorio.
sabato 28 settembre 2013
Isola Verde, gli operai hanno fatto bene a non andare a votare al referendum
Niente quorum al referendum voluto dai sindacati confederali per la vertenza degli operai dell'Isola Verde: Sono andati a votare appena 93 su più di 250 lavoratori.
Si sono così sottratti ad una guerra tra poveri, in cui si doveva scegliere o 126 licenziamenti o un contratto di solidarietà al 40% degli stipendi, della serie o la morte per fame per 126 operai e le loro famiglie o la lenta morte per tutti con stipendi da fame.
GLI OPERAI NELLA LORO MAGGIORANZA HANNO FATTO BENISSIMO A SOTTRARSI A QUESTO SPORCO GIOCO.
A VOI, OPERAI, VA TUTTA LA SOLIDARIETA' DELLO SLAI COBAS!
Ma dobbiamo anche sottolineare una cosa.
Che i sindacati confederali sono dei bastardi e incentivano la guerra tra poveri non è una novità purtroppo; ma ciò che è vergognoso è il fatto che - dalle notizie che leggiamo - anche il cobas confederazione abbia voluto il referendum ed era favorevole che tutti gli operai accettassero la riduzione del 40% del salario.
Evidentemente i passati rapporti, troppo informali e concilianti, con Florido e assessori provinciali, hanno fatto perdere anche al cobas confederazione e al suo dirigente lo spirito di classe che in queste lotte si deve avere e mantenere sempre.
IL LAVORO E IL SALARIO NON SI TOCCA!
I SOLDI PER IL LAVORO DEVONO VENIR FUORI CON LA LOTTA DURA CHE DIA PROBLEMI A LOR SIGNORI.
NON CI DIMENTICHIAMO CHE STIAMO PARLANDO DI AMMINISTRATORI CHE STANNO ANCORA AGLI ARRESTI....
Slai cobas per il sindacato di classe - slaicobasta@gmail.com
Si sono così sottratti ad una guerra tra poveri, in cui si doveva scegliere o 126 licenziamenti o un contratto di solidarietà al 40% degli stipendi, della serie o la morte per fame per 126 operai e le loro famiglie o la lenta morte per tutti con stipendi da fame.
GLI OPERAI NELLA LORO MAGGIORANZA HANNO FATTO BENISSIMO A SOTTRARSI A QUESTO SPORCO GIOCO.
A VOI, OPERAI, VA TUTTA LA SOLIDARIETA' DELLO SLAI COBAS!
Ma dobbiamo anche sottolineare una cosa.
Che i sindacati confederali sono dei bastardi e incentivano la guerra tra poveri non è una novità purtroppo; ma ciò che è vergognoso è il fatto che - dalle notizie che leggiamo - anche il cobas confederazione abbia voluto il referendum ed era favorevole che tutti gli operai accettassero la riduzione del 40% del salario.
Evidentemente i passati rapporti, troppo informali e concilianti, con Florido e assessori provinciali, hanno fatto perdere anche al cobas confederazione e al suo dirigente lo spirito di classe che in queste lotte si deve avere e mantenere sempre.
IL LAVORO E IL SALARIO NON SI TOCCA!
I SOLDI PER IL LAVORO DEVONO VENIR FUORI CON LA LOTTA DURA CHE DIA PROBLEMI A LOR SIGNORI.
NON CI DIMENTICHIAMO CHE STIAMO PARLANDO DI AMMINISTRATORI CHE STANNO ANCORA AGLI ARRESTI....
Slai cobas per il sindacato di classe - slaicobasta@gmail.com
amianto all'Ilva - I dirigenti dell'Italsider e i Riva poi devono pagare anche per questo crimine. Ma anche su queste aperte violazioni, su questi elementari diritti degli operai alle visite mediche periodiche dove stavano Fim, Fiom, Uilm? E' impossibile che non lo sapessero! Quindi, anche loro devono essere incriminati!
(da TarantoOggi) - Circa il 70% delle visite mediche sugli operai dei siderurgico veniva
sistematicamente omesso. E’ il dato shock che emerge dalla deposizione
dei medici Molinini e Cassano, consulenti della procura al processo
chiamato a far luce sulle responsabilità della morte o della contrazione
di gravi malattie di operai del siderurgico Italsider/Ilva sia durante
la gestione di Stato, sia nell’era privata.
Ventinove gli imputati, fra manager e dirigenti del siderurgico accusati di omicidio colposo, disastro colposo ed omissione dolosa di misure di sicurezza per non aver informato adeguatamente gli operai sui rischi connessi all’amianto ed averli fatti ammalare e in quarantacinque casi morire. Fra gli imputati anche l’ex patron dell’Ilva Emilio Riva, suo figlio Fabio Arturo (latitante per due mesi ed ora rifugiato a Londra e destinatario di una richiesta di estradizione in Italia per l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere), e l’ex direttore dello stabilimento tarantino Luigi Capogrosso.
I due medici hanno indagato sulla documentazione medica di 15 ex operai dell’Italsider/Ilva, tutti deceduti. La loro conclusione è che non venivano eseguiti controlli sanitari periodici adeguati
Ventinove gli imputati, fra manager e dirigenti del siderurgico accusati di omicidio colposo, disastro colposo ed omissione dolosa di misure di sicurezza per non aver informato adeguatamente gli operai sui rischi connessi all’amianto ed averli fatti ammalare e in quarantacinque casi morire. Fra gli imputati anche l’ex patron dell’Ilva Emilio Riva, suo figlio Fabio Arturo (latitante per due mesi ed ora rifugiato a Londra e destinatario di una richiesta di estradizione in Italia per l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere), e l’ex direttore dello stabilimento tarantino Luigi Capogrosso.
I due medici hanno indagato sulla documentazione medica di 15 ex operai dell’Italsider/Ilva, tutti deceduti. La loro conclusione è che non venivano eseguiti controlli sanitari periodici adeguati
NO, deve rimanere in carcere, l'assassino di Ilaria!
L'avvocatessa di De Biaso sta addirittura chiedendo che l'assassino di Ilaria venga scarcerato perchè "malato", perchè in carcere potrebbe suicidarsi e perchè dovrebbe essere seguito per i suoi disturbi mentali da esperti medici...
Siamo al solito andazzo di tanti femminicidi: poveretto, non voleva uccidere, è malato, va solo curato, ecc.
Chi lo conosceva, per esempio la madre di Ilaria, invece ha detto che non di un atto di pazzia si è trattato ma di una violenza, maltrattamenti che da tempo il De Biaso portava avanti, ha parlato di lividi sul corpo di Ilaria, che era cambiata, ecc.
D'altra parte lo stesso gip nell'ordinanza di custodia in carcere ha scritto su questo assassino: "...ha dimostrato di essere soggetto portatore di una spiccatissima e assolutamente allarmante inclinazione alla violenza" e di non avere "scrupolo di utilizzare con disinvoltura armi da fuoco".
Cosa deve succedere? Che viene liberato e uccide ancora - come purtroppo altre uccisioni di donne ci hanno dimostrato.
NO, vogliamo che resti dentro e si faccia il processo!
Siamo al solito andazzo di tanti femminicidi: poveretto, non voleva uccidere, è malato, va solo curato, ecc.
Chi lo conosceva, per esempio la madre di Ilaria, invece ha detto che non di un atto di pazzia si è trattato ma di una violenza, maltrattamenti che da tempo il De Biaso portava avanti, ha parlato di lividi sul corpo di Ilaria, che era cambiata, ecc.
D'altra parte lo stesso gip nell'ordinanza di custodia in carcere ha scritto su questo assassino: "...ha dimostrato di essere soggetto portatore di una spiccatissima e assolutamente allarmante inclinazione alla violenza" e di non avere "scrupolo di utilizzare con disinvoltura armi da fuoco".
Cosa deve succedere? Che viene liberato e uccide ancora - come purtroppo altre uccisioni di donne ci hanno dimostrato.
NO, vogliamo che resti dentro e si faccia il processo!
Il "gioco delle tre carte" pro Riva con l'uso della lotta operaia sulla pelle degli operai.
Con una soluzione “a sorpresa” il
ministro Zanonato ha annunciato che gli stabilimenti del nord di Riva
Acciai in cui lavorano 1400 operai da lunedì riapriranno.
La cosa è stata salutata con notevole
soddisfazione dagli operai che erano in lotta appunto per chiedere la
ripresa del lavoro. Nello stesso tempo i padroni per bocca del presidente della Confindustria hanno dichiarato che
l'accordo è molto positivo e il loro organo di stampa Sole 24 Ore in un editoriale
parla di “cambiamento di clima”, di “svolta”.
La soluzione è stata trovata in una
intesa con le Banche da parte del custode amministratore giudiziario
Tagarelli, con la quale si dice che i crediti di Riva Acciai non
saranno sequestrati ma una volta che diverranno liquidità potranno
essere usati per le necessità delle aziende. Su questa base le
Banche hanno riaperto le linee di credito e questo dovrebbe
consentire a Riva Acciai di riaprire le fabbriche e garantire gli
stipendi.
Questa è la notizia, che innanzitutto
dimostra che la chiusura delle fabbriche da parte di Riva era ed è
un ricatto per costringere a stornare fondi del sequestro in questa direzione. D'altra parte la Procura di Taranto aveva espresso subito con una presa di posizione un orientamento che non negava la continuità della produzione dopo i sequestri.
Sulla base di questo noi avevamo espresso il dissenso rispetto ad una mobilitazione operaia guidata dai sindacati confederali che andava nella direzione dei voleri di Riva e governo. Così avevamo espresso una netta contrarietà ad un'ennesimo decreto pro Riva che Zanonato era pronto a fare.
Si è quindi trattato di una tempesta in un bicchiere d'acqua in cui si è fatto un "gioco delle parti", dove, come al solito, sotto al direzione dei sindacati confederali, gli operai hanno fatto la parte del "padrone".
In realtà si tratta di un'ennesimo passo volto a ristabilire la proprietà e i poteri dell'azienda in un quadro generale in cui i dati di partenza di tutta la vicenda vengono complicati e oscurati per non fare emergere la sostanza dello scontro di classe.
La questione di fondo è che Riva e la sua famiglia sono sotto inchiesta, con i suoi uomini ancora in arresto e uno dei Riva "custode della cassa" ancora latitante.
In realtà, i fondi accumulati dalla produzione sono stati stornati nei mille rivoli delle società offshore distribuite nei paradisi fiscali, con un assetto societario costruito per sottrarre principalmente i fondi dall'Ilva di Taranto, lo stabilimento più produttivo, e nasconderli in altre attività; con l'ultima operazione dell'estate scorsa che ha puntato a separare l'Ilva dalle altre collegate di Riva Fire, Riva Acciai compreso, per metter queste al riparo dall'azione giudiziaria. Quindi queste aziende se funzionano bene non è tanto per le capacità produttive di esse ma per il gioco delle tre carte di padron Riva. Questo gioco delle tre carte non può trovare ora una sorta di ratifica ufficiale.
Come si sa i sequestri avviati dalla Procura trovano una loro giustificazione nell'essere il risultato, non tanto dell'attività industriale dei Riva, quanto dell'utilizzo dei fondi accumulati attraverso una violazione sistematica delle norma su sicurezza e salute. In sostanza, queste somme requisite o requisibili sono o dovrebbero essere finalizzate alla messa a norma dello stabilimento di Taranto e, secondo il principio di "chi inquina paga", al fondo per bonifiche e risarcimenti.
Questa è la sostanza del problema su cui gli operai comunque devono essere uniti, o almeno dovrebbero, da Taranto a Lesegno.
Invece ci troviamo di fronte ad un percorso che non è questo. Perchè da un lato si dice che i fondi provenienti da Riva Acciai sono di Riva Acciai, e anche se sono sotto sequestro possono essere utilizzati in questo senso e dall'altro si dice che gli altri fondi sequestrati continuano ad essere raccolti nel fondo Giustizia; ma, a differenza della nettezza usata per Riva Acciai, non è stato ancora chiarito se saranno messi a disposizione per messa a norma e bonifica. Mentre per messa a norma e bonifica, e soprattutto per quest'ultima, vengono destinati quattro soldi, e per di più quelli per la messa a norma sono gestiti sempre da Riva per interposta persona, l'ineffabile commissario Bondi.
Questa non è la soluzione che operai e popolazione di Taranto possono accettare.
Ma diciamo anche un altra cosa. Si è evitata in questa occasione una strada che era quasi tracciata, consistente in un nuovo decreto e in un'estensione dei poteri del commissario Bondi anche per quanto riguardava Riva Acciai - soluzione che noi comunque contrastiamo perchè in continuità con i precedenti decreti pro Riva; ma la soluzione che viene, con tutto il rispetto per la Procura di Taranto, è una sorta di "se non è zuppa è pan bagnato", perchè assegna al custode giudiziario Tagarelli la gestione dei fondi stessi per continuare la produzione gestita a sua volta da Riva e i suoi uomini, quindi Tagarelli fa le veci di Bondi.
E' questo che viene rilevato dagli uomini dei padroni come "svolta e cambiamento di clima", come avvio di una "composizione di un conflitto".
Il Sole 24 Ore scrive chiaramente che l'intesa scongela i 60 milioni di euro sequestrati e mette al riparo dal sequestro quelli che Riva Acciai dovrà incassare.
Se questo è l'arrosto, il fumo è che Riva si sarebbe impegnato ad accantonare e restituire i fondi sequestrati alla Riva Acciai, tanto è vero che il Sole 24 Ore gli fa un monumento, dicendo che i Riva, nonostante i guai collegati allo scandalo ambientale dell'Ilva e ai problemi connessi alle società offshore, per non perdere la componente elettrosiderurgica del loro regno non si sono sottratti all'impegno di garantire i 60 milioni di euro di liquidità in cassa ora riportati nella disponibilità dei dirigenti.
Insomma, Stato e padroni ne escono alla grande dalla situazione attuale e la lotta operaia, qualunque siano le esigenze degli operai stessi, è stata indirizzata dai sindacati confederali, Fiom compresa, solo in questo senso.
L'aria fritta delle parole d'ordini su "commissariamento", "nazionalizzazione" copre la natura dello scontro di classe reale, di cui ancora non si vede l'ombra, tranne che nella posizione dello Slai cobas per il sindacato di classe.
A Taranto, intanto, questo scontro su Riva Acciai è stato vissuto dagli operai come spettatori, ma è uno scontro che gli si ritorcerà contro.
L'azienda qui è ridivenuta attiva sul fronte dell'applicazione dell'AIA, in particolare con l'annuncio dell'introduzione di un'innovazione che riprende modelli già in atto negli stabilimenti di Lins e Donawitz dell'austriaca Voestalpine, con il passaggio dalla carica di minerali preparata in agglomerato al preridotto di ferro e dal carbon coke al gas. Questo porterebbe l'Ilva a ridimensionare parchi minerali, agglomerato e batterie cok. Per questo viene fermato un altoforno e 4 batterie. La cosa porta a 4/500 operai in esubero.
Innanzitutto va detto che questo è semplicemente un annuncio, il piano è lungo e va ben oltre i tempi dell'Aia, tutto il 2015 e forse anche fino al 2017; così come viene già spostata la tempistica dello stop dell'Altoforno 5, da luglio a settembre.
Inoltre, sul problema degli esuberi l'azienda fa la solita affermazione: "non costituiranno esuberi in quanto ricollocati in altre aree produttive"; cosa che già in occasione del fermo all'Altoforno 1, si rilevò una promessa non rispettata.
Quindi, nessuna fiducia nelle dichiarazioni aziendali.
Peraltro il piano industriale Bondi lo ha annunciato per novembre ed esso non rispecchierà solo i problemi legati all'Aia, ma le questioni legate all'assetto dello stabilimento, della produzione e all'assetto dell'Ilva nel mercato mondiale; quindi ristrutturazione e tagli.
Avvio stato di agitazione dei lavoratori della Pasquinelli
TA. 27.9.13 AL PRESIDENTE DELL'AMIU, CANGIALOSI AL PRESIDENTE COPP. L'ANCORA OGGETTO: proclamazione stato di agitazione alla Pasquinelli lav. selezione differenziata Dopo aver atteso inutilmente fino ad oggi un riscontro alla lettera - che riportiamo di seguito - lo Slai cobas per il sindacato di classe comunica l'avvio immediato dello stato di agitazione che prevede per il 1° ottobre un'assemblea dei lavoratori della Pasquinelli. La situazione di carico di lavoro, mancanza di personale sufficiente, condizioni di lavoro a rischio salute, modalità lavorative che vedono i lavoratori non impegnati a selezionare una "raccolta già differenziata", ma una raccolta multimateriale, necessita di immediati interventi. PER QUESTO, PERCHE' VI POSSIATE RENDERE CONTO DELLA DIFFICILE E INSOSTENIBILE SITUAZIONE, INVITIAMO IL PRESIDENTE CANGIALOSI E IL PRESIDENTE DE L'ANCORA PER MARTEDI' 1 OTTOBRE PRESSO LA PASQUINELLI ALLE ORE 12,30. SLAI COBAS per il sindacato di classe PRECEDENTE LETTERA - TA 23.9.13 Al PRESIDENTE DELL'AMIU Nell'incontro del 11 settembre, in riferimento alla situazione da noi rappresentata di carico di lavoro e carenza di organico nella selezione della differenziata alla Pasquinelli, Lei ci assicurò di incontrare nei giorni successivi il Presidente della Coop. L'Ancora, Alfeo, per fare con lui il punto della realtà alla Pasquinelli. Poichè a tutt'oggi ci risulta che non vi è stato questo colloquio, La sollecitiamo a farlo al più presto, tenendo conto che una situazione già pesante rischia di aggravarsi nei prossimi giorni, in quanto, teoricamente, due lavoratori nella prossima settimana dovrebbero cessare il lavoro, altri due a novembre, con gravi conseguenze sia per loro ma anche per lo smaltimento del
lavoro alla Pasquinelli. Questo non deve avvenire e va, invece, incrementato l'organico da subito.
venerdì 27 settembre 2013
Proletari Comunisti aderisce e afferma la sua solidarietà alla grande manifestazione dei No Muos 28 Settembre 2013 a Palermo
Da Taranto con i NOMUOS a Palermo
Oggi è una
grande manifestazione che si tiene a Palermo che
vede coinvolte molte realtà, tanti movimenti tutti guidati da un unico filo un
unica idea: NO Muos!
Il circolo Proletari Comunisti TARANTO saluta e afferma tutta la sua
solidarietà a tutte le realtà che partecipano a
questo grande, ma sopratutto GIUSTO, evento che mira a contrastare
l'imperialismo italo-americano in Sicilia, svolgendo
con grande determinazione e coraggio svariate occupazioni nel sito dove
appunto l'imperialismo USA vuole installare un radar di
dimensioni gigantesche, del tutto incurante delle conseguenze sulla
popolazione coinvolte dalle radiazioni di questo grande radar
per parecchi chilometri.
Per non parlare del governo italiano e della
gran "brava" persona del presidente della regione Rosario Crocetta, il quale
naturalmente è stato bandito dalla manifestazione.
Una delegazione di compagni di Proletari
Comunisti partecipa alla manifestazione a rappresentare tutti noi.
Situazione analoga di militarizzazione abbiamo anche qui in Puglia, cari compagni.
Si perchè il cane imperialista USA ha le sue cucce sparse in tutto il
territorio ed anche qui a Taranto
abbiamo varie presenze con la grande base navale, aereoporti militari
come quello di Grottaglie per esempio anch'esso destinato ad essere
usato per operazioni militari, il quale
ultimamente stà facendo parlare di sè più per essere il possibile
contenitore del "pacco" regalo dei nuovi acquisti militari fatti dal
governo
italiano a spese del popolo, gli F-35.
Qui a taranto noi Proletari Comunisti ci
stiamo mobilitando facendo al momento dei banchetti informativi, locandine e
volantinaggi che mirano a far conoscere e capire quello che è e quello che
comporta appunto questa militarizzazione del nostro territorio. Da parte nostra la risposta a questa presenza
imperialista è ferma e decisa, mira a contrastare le azioni di questi
nemici, subdoli, del popolo.
Dobbiamo mobilitare le masse fino ad occupare le basi
militari presenti nel nostro territorio per protestare contro quello scempio di
miliardi prima rubati ai cittadini e poi bruciati in un progetto quello degli
F-35 dichiarato fallimentare alla nascita anche dalla casa madre stessa.
Salutiamo la grande lotta dei NO Muos con un aforisma di Mao:
" Se il nemico avanza, noi arretriamo; se il nemico si accampa, facciamo azioni di disturbo; se il nemico è stanco, noi attacchiamo; se il nemico arretra, noi lo inseguiamo".
FB del circolo proletari comunisti Taranto
governo all'attacco dei lavoratori delle pulizie scuole statali.
Giovedi 27 Settembre alla prefettura di Taranto le lavoratrici e i lavoratori addetti alle pulizie nelle scuole statali si sono mobilitati per gli ulteriori tagli del 50% decisi dal governo Letta.
DOBBIAMO TORNARE IN PIAZZA UNITI E DETERMINATI CONTRO IL GOVERNO e il decreto del fare.....mandiamolo a fare in c.!
Inoltre dal 1° Novembre ci sarà il subentro delle ditte vincitrici delle nuove delle gare d'appalto consip, a Taranto la Dussmann Srl si è riaggiudicata la gara con il massimo ribasso al 60%.
Alla prefettura, i sindacati confederali con la loro collaudata faccia tosta, con un sms inviato agli iscritti solo 2 giorni prima, hanno mobilitato i lavoratori per farli assistere alla consegna al prefetto di una lettera, che con il loro consueto tono conciliatore chiede di avere pietà dei 700 lavoratori di Taranto e provincia, già tartassati da una precedente riduzione del 50% e ormai in cassa integrazione in deroga da 6 anni e che dunque questo colpo di grazia sarebbe stato importuno.
Comunque hanno precisato che al 99% nonostante la previsione di una loro andata a Roma il 30 Settembre non ci sarebbe stata "trippa per gatti"!
Come operaia delle pulizie reduce da 18 anni di precariato sotto diversi governi, accomunati da un unica volontà: quella di sfruttarci, di umiliarci con salari da fame, di alimentare guerre tra poveri e di ricattarci con la cigs, sono nauseata di dover assistere alle condizione di sporcizia e di degrado della scuola pubblica a seguito degli scandalosi tagli inaugurati dal governo Berlusconi, e ora governo Letta che con una disumana volontà cercano di affossare la scuola pubblica e finanziare la scuola privata (l'istruzione è roba da ricchi!).
Poi i soldi pubblici servono per le missioni di guerra, in opere inutili come la Tav, ecc.
In una città martoriata dall'inquinamento, dal ricatto occupazionale di Riva, dalla disoccupazione al 50%, dall'ingiustizia sociale, da un sindaco incapace, rapinata da Equitalia che ci pignora parte dei nostri miseri salari per ingiuste tasse che con i 500 euro mensili non riusciamo a pagare.
Io mi ribello a tutto questo! E si devono ribellare tutte le lavoratrici e le masse popolari di Taranto. Io spero in una rivolta popolare, in una rivolta dei lavoratori che scendano tutti in piazza compatti come nel Giugno del 2007 quando arrabbiati per il taglio delle ore di lavoro, abbiamo tenuto in pugno per mesi amministratori e governo con occupazioni, blocchi della città e scioperi.
DOBBIAMO TORNARE IN PIAZZA UNITI E DETERMINATI CONTRO IL GOVERNO e il decreto del fare.....mandiamolo a fare in c.!
Un operaia delle pulizie di Taranto
giovedì 26 settembre 2013
mercoledì 25 settembre 2013
4° decreto salva-Riva, nei fatti superfluo, ma è il segnale pro-padroni quello che conta
Il decreto 'salva Riva Acciaio' del ministro Flavio Zanonato «è pronto»... il premier Enrico Letta... sarà lui a dire l'ultima parola, al ritorno a Roma, giovedì; (ma) in tempo utile per portare il testo in Consiglio dei ministri venerdì prossimo. L'intervento del governo è urgente, anche sulla spinta dell'impatto sociale dei sequestri che hanno portato allo stop della produzione negli stabilimenti Riva. «Con 1.400 addetti senza lavoro, fornitori e clienti sull'orlo della chiusura», come ha ricordato Federacciai...
La linea d'azione decisa da Zanonato è chiara; emerge da un testo snello, in cinque articoli, con due punti chiave: estensione del commissariamento Ilva con più poteri nella gestione, e la possibilità di utilizzare beni e liquidità sotto sequestro preventivo per non fermare la produzione. Un testo che per il ministro è definitivo ma che potrebbe cambiare sulla spinta delle opposizioni interne al governo: due i nodi politici posti dal centrodestra, un no alla retroattività (che tecnicamente è essenziale), ed un no ad un aumento di perimetro e poteri del commissariamento Ilva. «Come Forza Italia, non accetteremo un altro commissariamento che espropri ulteriormente le imprese, che vanno tutelate e difese», ha puntualizzato ieri il ministro Maurizio Lupi...L'ultima stesura del decreto uscita dal ministero, secondo la bozza letta dall'ANSA, prevede l'estensione del Commissariamento Ilva alle società controllate o collegate (quindi agli stabilimenti Riva) con l'eventuale nomina di subcommissari, fino a tre. E più poteri per commissario e subcommissari che «sono immessi nella titolarità e nel possesso delle azioni, delle quote sociali, dei cespiti aziendali e della liquidità delle società» sotto commissariamento, «e le amministrano al fine di perseguire l'esercizio delle attività d'impresa»...
In realtà tutte le fabbriche di Riva-Acciaio potevano continuare fin dal giorno dopo il sequestro la loro produzione e gli operai continuare a lavorare; così come non è vero che c'era un blocco dei fondi bancari - lo ha dichiarato, dopo il procuratore di Taranto, anche la stessa Giud. Todisco ("Con il decreto di sequestro preventivo di beni per equivalente... al Gruppo Riva, non è stata posta alcuna preclusione all'uso dei beni da parte del soggetto proprietario... Il decreto di sequestro dei beni del Gruppo Riva «non riguarda i crediti» vantati dallo stesso nei confronti dei clienti..."), ma Riva ha usato bene la rappresaglia, Squinzi, gli industriali della Federacciao e tutti i servi dei padroni hanno alzato alte grida, improvvisamente i padroni si sono stracciate le vesti per i poveri 1400 operai, e il governo risponde subito, con un decreto che, neanche a dirlo, ha valore retroattivo. Certo, c'è sempre qualcuno del PdL che dietro il "commissariamento" vede quasi il "socialismo", ma si sà chi sono quelli del PdL e poi come si fa a vedere Bondi non difensore della sacra "proprietà privata"?
Un'altra mistificazione che si è portata avanti in questi giorni riguarda l'accusa "scandalizzata" dei Riva alla magistratura di Taranto di aver con il sequestro toccato fabbriche che non centrano nulla con l'Ilva spa e quindi con i problemi di messa a norma, inquinamento, ecc.
Ma ci vuole veramente una "faccia di acciaio"! L'anno scorso in piena bufera giudiziaria i Riva hanno pensato bene di fare una serie di operazioni straordinarie per rendere più facile disporre del gruppo Riva Fire che controlla all'87% l'Ilva, come controlla Riva Forni Elettrici, ex Riva-Acciaio, o di parti di esso, di fatto isolando Ilva e provando a proteggere il resto del gruppo industriale e finanziario da ogni iniziativa giudiziaria, dopo che con altre operazioni finanziarie i profitti, quelli veri, fatti prevalentemente all'Ilva di Taranto, si erano nascosti nelle casseforti estere, le principali nelle isole jersey, al riparo di sequestri e per dire poi che i poveri Riva non hanno soldi per la messa a norma dello stabilimento...
Vere e proprie operazioni truffaldine (descritte ne "l'Impero economico della famiglia Riva"), che ora si usano per lanciare ricatti allarmistici, per chiudere 7 fabbriche e mettere fuori 1400 lavoratori, per ottenere, quindi, dal governo un nuovo decreto salva-Riva.
Per Ilaria, fango e silenzio - 11 ottobre chi ha una coscienza, una mente e un cuore venga!
Siamo indignate. L'avvocato dell'assassino di Ilaria (tra l'altro una donna) sta calcando sempre più la mano per cercare di scaricare parte delle responsabilità sulla stessa Ilaria, ipotizzando addirittura che la ragazza "possa essersi provocata da sola la ferita" e cercando di scavare nella vita di Ilaria, su facebook, per trovarci del "torbido" così da scagionare in parte il suo cliente e quasi giustificare il suo omicidio; mentre dall'altro cerca di mettere dubbi sulle capacità mentali dell'uomo.
Come ha detto la madre, Ilaria era cambiata da quando ha conosciuto il fidanzato, prima era sempre sorridente; le foto e le scritte su facebook sono cose normali per ragazze della sua età; De Biaso non è affatto pazzo...
Si vuole uccidere Ilaria per la seconda volta? Questo non lo dobbiamo permettere!
Ma nello stesso tempo siamo ancora una volta sorprese negativamente dal silenzio che c'è a Taranto per questo femminicidio che non colpisce solo Ilaria, ma tutte le donne.
In queste stesse ore a Villacidro- Cagliari, 5000 persone, donne soprattutto, sono scese in piazza a dire basta dopo l'uccisione di un'altra ragazza Marta da parte sempre del suo ex.
Nella nostra città, invece, nulla! Ieri la consigliera per le pari opportunità, Gambillara, ha riunito un Tavolo con ben 12 "Associazioni di donne". Hanno fatto una scontata nota di cordoglio, hanno fatto appello al governo a non sottovalutare e nei prossimi giorni promettono di far conoscere gli aiuti per le donne che intendono mettere in campo. Ma tutte queste associazioni non le vediamo mai "scendere in campo"! Così come non l'hanno fatto e continuano a non fare per i processi contro gli stupratori e gli assassini morali di Carmela Cirella.
Non ci si può limitare solo alle parole! Non si può chiedere interventi solo nel campo culturale, legislativo, senza che le donne lottino contro questa guerra di bassa intensità che sta facendo più vittime di una guerra normale.
L'UNICA VERA RISPOSTA, L'UNICA SOLIDARIETA' PER LE DONNE E' LA MOBILITAZIONE DIRETTA DELLE DONNE, LA RIBELLIONE E L'UNITA' DELLE DONNE.
BASTA CON LE PAROLE E I PIANTI DEL GIORNO DOPO!
NOI NON POTREMO DARE DOMANI L'ULTIMO SALUTO A ILARIA, PERCHE' E' TORNATA NEL SUO PAESE.
Le compagne del Movimento femminista Proletario Rivoluzionario
Taranto - mfpr.naz@gmail.com
Come ha detto la madre, Ilaria era cambiata da quando ha conosciuto il fidanzato, prima era sempre sorridente; le foto e le scritte su facebook sono cose normali per ragazze della sua età; De Biaso non è affatto pazzo...
Si vuole uccidere Ilaria per la seconda volta? Questo non lo dobbiamo permettere!
Ma nello stesso tempo siamo ancora una volta sorprese negativamente dal silenzio che c'è a Taranto per questo femminicidio che non colpisce solo Ilaria, ma tutte le donne.
In queste stesse ore a Villacidro- Cagliari, 5000 persone, donne soprattutto, sono scese in piazza a dire basta dopo l'uccisione di un'altra ragazza Marta da parte sempre del suo ex.
Nella nostra città, invece, nulla! Ieri la consigliera per le pari opportunità, Gambillara, ha riunito un Tavolo con ben 12 "Associazioni di donne". Hanno fatto una scontata nota di cordoglio, hanno fatto appello al governo a non sottovalutare e nei prossimi giorni promettono di far conoscere gli aiuti per le donne che intendono mettere in campo. Ma tutte queste associazioni non le vediamo mai "scendere in campo"! Così come non l'hanno fatto e continuano a non fare per i processi contro gli stupratori e gli assassini morali di Carmela Cirella.
Non ci si può limitare solo alle parole! Non si può chiedere interventi solo nel campo culturale, legislativo, senza che le donne lottino contro questa guerra di bassa intensità che sta facendo più vittime di una guerra normale.
L'UNICA VERA RISPOSTA, L'UNICA SOLIDARIETA' PER LE DONNE E' LA MOBILITAZIONE DIRETTA DELLE DONNE, LA RIBELLIONE E L'UNITA' DELLE DONNE.
BASTA CON LE PAROLE E I PIANTI DEL GIORNO DOPO!
NOI NON POTREMO DARE DOMANI L'ULTIMO SALUTO A ILARIA, PERCHE' E' TORNATA NEL SUO PAESE.
MA LO DAREMO L'11 OTTOBRE E CHIAMIAMO TUTTE, TUTTE COLORO CHE VOGLIONO RIBELLARSI E A CUI NON BASTANO LE PAROLE, A VENIRE.
Faremo un presidio/assemblea alle ore 18 (stiamo decidendo la piazza), e se siamo tante potremo anche fare qualcosa di più.Le compagne del Movimento femminista Proletario Rivoluzionario
Taranto - mfpr.naz@gmail.com
usb critica un titolo e un commento...ma non è il caso di offendersi
Cari
compagni, non capisco proprio da dove tirate fuori il titolo e il breve commento
che avete dato al nostro comunicato stampa. E' grave ciò che avete scritto. USB
non "copre le responsabilità dei padroni italiani". Quanto alle
nazionalizzazioni, noi riteniamo che esse siano assolutamente necessarie per
mantenere occupazione e lavoro buono. Si può essere d'accordo o meno ma le
vostre considerazioni sono eccessive ed offensive.
Fabrizio Tomaselli - Esecutivo nazionale USB
cari compagni
non è il caso di essere permalosi, abbiamo fatto con frasi un po forse troppo secche, una critica politica che non intende offendere nessuno
l'italia compagni non è una colonia ma è una delle potenze imperialiste del mondo, certamente un po' in declino e le industrie private italiane non sono in crisi perchè colonizzate, in questo senso dire colonia, significa coprire le responsabilità dei padroni italiani. Non è vero che le industrie in mano straniere siano peggio delle industrie in mano italiane, capitalisti gli uni, capitalisti gli altri. Infine non vediamo come e perchè le fabbriche nazionalizzate fermo restando il sistema capitalistico e il potere economico e politico dei padroni manterrebbero occupazione e lavoro buono.
Questo riteniamo siano parole d'ordini illusiorie, riformiste e fuorvianti, che non portano al risultato che voi e noi vogliamo , cioè lavoro e salute.
E' un dibattito che si può fare senza frasi offensive, ma che va fatto e va fatto mentre siamo tutti impegnati alla riuscita dello sciopero e della manifestazione nazionale di roma del 18 ottobre.
Italia colonia? Nazionalizzare Ilva, Fiat, Alitalia, Telecom
Fabrizio Tomaselli - Esecutivo nazionale USB
cari compagni
non è il caso di essere permalosi, abbiamo fatto con frasi un po forse troppo secche, una critica politica che non intende offendere nessuno
l'italia compagni non è una colonia ma è una delle potenze imperialiste del mondo, certamente un po' in declino e le industrie private italiane non sono in crisi perchè colonizzate, in questo senso dire colonia, significa coprire le responsabilità dei padroni italiani. Non è vero che le industrie in mano straniere siano peggio delle industrie in mano italiane, capitalisti gli uni, capitalisti gli altri. Infine non vediamo come e perchè le fabbriche nazionalizzate fermo restando il sistema capitalistico e il potere economico e politico dei padroni manterrebbero occupazione e lavoro buono.
Questo riteniamo siano parole d'ordini illusiorie, riformiste e fuorvianti, che non portano al risultato che voi e noi vogliamo , cioè lavoro e salute.
E' un dibattito che si può fare senza frasi offensive, ma che va fatto e va fatto mentre siamo tutti impegnati alla riuscita dello sciopero e della manifestazione nazionale di roma del 18 ottobre.
italia colonia - USB nazionale copre le responsabilità dei padroni italiani ed esalta l'industria di stato come soluzione - ma lo stato di chi è se non degli stessi padroni associati - non è per questo che si deve scioperare il 18 ottobre !
Italia colonia? Nazionalizzare Ilva, Fiat, Alitalia, Telecom
“Negli ultimi decenni le attività industriali e quelle
relative ai servizi cedute ad imprenditori esteri sono aumentate in modo
esponenziale. Non esiste più un settore produttivo strategico o
comunque caratteristico del nostro paese che sia interamente o
prioritariamente in mani italiane”, dichiara Fabrizio Tomaselli
dell'Esecutivo nazionale di USB.
“In queste ore, mentre la Fiat è sempre più americana con i soldi degli italiani, si decidono le sorti di Alitalia e il probabile passaggio totale ai francesi, mentre Telecom passa in mano agli spagnoli. Senza parlare poi dell'acciaio che i Riva hanno trasformato in un'arma letale contro i lavoratori e la città di Taranto”, prosegue il rappresentante sindacale.
“Qualcuno tenta di giustificare il tutto con la “globalizzazione” dei mercati, sostenendo che chi si oppone è un nostalgico nazionalista. Del tutto falso!” prosegue Tomaselli, “noi non siamo nazionalisti, non riteniamo che un padrone italiano sia migliore o peggiore di un francese o un tedesco, ma siamo convinti che le attività strategiche di un paese debbano rimanere sotto il controllo del pubblico e dello stato, che l'Italia sia ormai diventata una colonia dove i predatori di turno possono muoversi ed operare liberamente.”
“E' per questo - conclude il sindacalista di USB, che riteniamo che Ilva, Fiat, Alitalia, Telecom e tante altre aziende come queste debbano essere nazionalizzate e rappresentare un vero patrimonio del sistema pubblico italiano. Se questo vuol dire disconoscere accordi e meccanismi economici internazionali ritenuti ormai cogenti soltanto per i paesi più deboli, allora vuol dire che questi accordi vanno rigettati e disconosciuti, aprendo una stagione di riappropriazione dei mezzi di produzione e degli strumenti attraverso i quali far sviluppare l'occupazione, migliorare lo stato sociale e creare le condizioni di un concreto sviluppo dell'economia reale, contro le politiche delle banche, delle istituzioni economiche internazionali e le speculazioni finanziarie. Ed è anche per questo che il 18 ottobre sarà sciopero generale.”
“In queste ore, mentre la Fiat è sempre più americana con i soldi degli italiani, si decidono le sorti di Alitalia e il probabile passaggio totale ai francesi, mentre Telecom passa in mano agli spagnoli. Senza parlare poi dell'acciaio che i Riva hanno trasformato in un'arma letale contro i lavoratori e la città di Taranto”, prosegue il rappresentante sindacale.
“Qualcuno tenta di giustificare il tutto con la “globalizzazione” dei mercati, sostenendo che chi si oppone è un nostalgico nazionalista. Del tutto falso!” prosegue Tomaselli, “noi non siamo nazionalisti, non riteniamo che un padrone italiano sia migliore o peggiore di un francese o un tedesco, ma siamo convinti che le attività strategiche di un paese debbano rimanere sotto il controllo del pubblico e dello stato, che l'Italia sia ormai diventata una colonia dove i predatori di turno possono muoversi ed operare liberamente.”
“E' per questo - conclude il sindacalista di USB, che riteniamo che Ilva, Fiat, Alitalia, Telecom e tante altre aziende come queste debbano essere nazionalizzate e rappresentare un vero patrimonio del sistema pubblico italiano. Se questo vuol dire disconoscere accordi e meccanismi economici internazionali ritenuti ormai cogenti soltanto per i paesi più deboli, allora vuol dire che questi accordi vanno rigettati e disconosciuti, aprendo una stagione di riappropriazione dei mezzi di produzione e degli strumenti attraverso i quali far sviluppare l'occupazione, migliorare lo stato sociale e creare le condizioni di un concreto sviluppo dell'economia reale, contro le politiche delle banche, delle istituzioni economiche internazionali e le speculazioni finanziarie. Ed è anche per questo che il 18 ottobre sarà sciopero generale.”
lo slai cobas per il sindacato di classe taranto aderisce allo sciopero generale e alla manifestazione nazionale a roma
sciopero generale
con manifestazione
a ROMA
ore 10 piazza della repubblica
lavoro - diritti
salario garantito
sicurezza e salute
per adesioni e partecipazione
con lo slai cobas per il sindacato di classe
info
via rintone 22 taranto martedi-giovedi 17.30-19.30
slaicobasta@gmail.com tel 347-5301704
riprende il lavoro dell'associazione NOI CONTRO nella veste di ASSOCIAZIONE TARANTOCONTRO presso slai cobas taranto via rintone 22
ASSOCIAZIONE
TARANTO
CONTRO
- EQUITALIA
- IMU – TARES
- BOLLETTE
- SERVIZI SOCIALI E DIRITTI NEGATI
- CAROSERVIZI – CAROVITA – CAROSCUOLA - CAROSANITA'
PER
- DETASSAZIONE SALARI/STIPENDI
- SALARIO MINIMO GARANTITO AI SENZA LAVORO
- CORSI DI FORMAZIONE RETRIBUITI E FINALIZZATI
- SERVIZI SOCIALI GRATUITI
AL
LAVORO
associati con
* CODACONS
* ASS. LAVORO
DIFFERENTE
* SLAI COBAS
* UFFICIO LEGALE
PER CONSULENZA E ASSISTENZA
via Rintone 22
Taranto
Martedi dalle 17.30
alle 19
Giovedi dalle 17.30
alle 19
tel. 347-1102638
fax 099/4792086
e.mail:
slaicobasta@gmail.com
martedì 24 settembre 2013
italia colonia - USB nazionale copre le responsabilità dei padroni italiani ed esalta l'industria di stato come soluzione - ma lo stato di chi è se non degli stessi padroni associati - non è per questo che si deve scioperare il 18 ottobre !
Italia colonia? Nazionalizzare Ilva, Fiat, Alitalia, Telecom
“Negli ultimi decenni le attività industriali e quelle
relative ai servizi cedute ad imprenditori esteri sono aumentate in modo
esponenziale. Non esiste più un settore produttivo strategico o
comunque caratteristico del nostro paese che sia interamente o
prioritariamente in mani italiane”, dichiara Fabrizio Tomaselli
dell'Esecutivo nazionale di USB.
“In queste ore, mentre la Fiat è sempre più americana con i soldi degli italiani, si decidono le sorti di Alitalia e il probabile passaggio totale ai francesi, mentre Telecom passa in mano agli spagnoli. Senza parlare poi dell'acciaio che i Riva hanno trasformato in un'arma letale contro i lavoratori e la città di Taranto”, prosegue il rappresentante sindacale.
“Qualcuno tenta di giustificare il tutto con la “globalizzazione” dei mercati, sostenendo che chi si oppone è un nostalgico nazionalista. Del tutto falso!” prosegue Tomaselli, “noi non siamo nazionalisti, non riteniamo che un padrone italiano sia migliore o peggiore di un francese o un tedesco, ma siamo convinti che le attività strategiche di un paese debbano rimanere sotto il controllo del pubblico e dello stato, che l'Italia sia ormai diventata una colonia dove i predatori di turno possono muoversi ed operare liberamente.”
“E' per questo - conclude il sindacalista di USB, che riteniamo che Ilva, Fiat, Alitalia, Telecom e tante altre aziende come queste debbano essere nazionalizzate e rappresentare un vero patrimonio del sistema pubblico italiano. Se questo vuol dire disconoscere accordi e meccanismi economici internazionali ritenuti ormai cogenti soltanto per i paesi più deboli, allora vuol dire che questi accordi vanno rigettati e disconosciuti, aprendo una stagione di riappropriazione dei mezzi di produzione e degli strumenti attraverso i quali far sviluppare l'occupazione, migliorare lo stato sociale e creare le condizioni di un concreto sviluppo dell'economia reale, contro le politiche delle banche, delle istituzioni economiche internazionali e le speculazioni finanziarie. Ed è anche per questo che il 18 ottobre sarà sciopero generale.”
“In queste ore, mentre la Fiat è sempre più americana con i soldi degli italiani, si decidono le sorti di Alitalia e il probabile passaggio totale ai francesi, mentre Telecom passa in mano agli spagnoli. Senza parlare poi dell'acciaio che i Riva hanno trasformato in un'arma letale contro i lavoratori e la città di Taranto”, prosegue il rappresentante sindacale.
“Qualcuno tenta di giustificare il tutto con la “globalizzazione” dei mercati, sostenendo che chi si oppone è un nostalgico nazionalista. Del tutto falso!” prosegue Tomaselli, “noi non siamo nazionalisti, non riteniamo che un padrone italiano sia migliore o peggiore di un francese o un tedesco, ma siamo convinti che le attività strategiche di un paese debbano rimanere sotto il controllo del pubblico e dello stato, che l'Italia sia ormai diventata una colonia dove i predatori di turno possono muoversi ed operare liberamente.”
“E' per questo - conclude il sindacalista di USB, che riteniamo che Ilva, Fiat, Alitalia, Telecom e tante altre aziende come queste debbano essere nazionalizzate e rappresentare un vero patrimonio del sistema pubblico italiano. Se questo vuol dire disconoscere accordi e meccanismi economici internazionali ritenuti ormai cogenti soltanto per i paesi più deboli, allora vuol dire che questi accordi vanno rigettati e disconosciuti, aprendo una stagione di riappropriazione dei mezzi di produzione e degli strumenti attraverso i quali far sviluppare l'occupazione, migliorare lo stato sociale e creare le condizioni di un concreto sviluppo dell'economia reale, contro le politiche delle banche, delle istituzioni economiche internazionali e le speculazioni finanziarie. Ed è anche per questo che il 18 ottobre sarà sciopero generale.”
Mettiamo fine alla violenza senza fine contro le donne, ma prima di tutto con la nostra lotta
Ora l'avvocato dell'assassino, chiede che venga scavato nel facebook di Ilaria per foto e frasi "inquietanti" che vi sarebbero.
La vuole far passare per strega?
Per, evidentemente, attenuare il femminicidio e dare base alle squallide affermazioni di lui: "lei mi esasperava".
11 ottobre mobilitazione a taranto contro i femminicidi.
25 novembre sciopero totale delle donne
per contatti:mfpr.naz@gmail.com
La consigliera di Parità della Regione Puglia a proposito dell'uccisione di Ilaria Pagliarulo di Statte da parte del fidanzato ha dichiarato "... bisogna intervenire sulla cultura fatta di maschilismo imperante. L'idea del potere degli uomini sulle donne è un retaggio culturale gravissimo... c'è bisogno di azioni forti di prevenzione partendo dalle scuole..."
E oggi si riuniscono associazioni femminili e centri antiviolenza a livello regionale per mettere a punto una proposta di legge regionale contro la violenza di genere.
NOI DEL MFPR (movimento femminista proletario rivoluzionario) non crediamo affatto che sia soprattutto un problema culturale e che gli interventi contro i femminicidi debbano essere indirizzati soprattutto in questo campo. In questa maniera si guarda alla superficie e non si vede, o peggio si vuole nascondere, che l'insieme delle condizioni di vita delle donne e che tutto il sistema sociale, a livello strutturale, politico, pratico, ideologico di oppressione delle donne porta al moltiplicarsi dei femminicidi - che ora avvengono ogni giorno e a volte, come ieri, 2/3 in uno stesso giorno.
Parlare di interventi nel campo della cultura, della scuola è come voler togliere la pagliuzza e lasciare intatta la foresta.
Nella stessa maniera parlare semplicemente di legge e non dire che questo Stato è la causa e non la soluzione della violenza contro le donne, è come voler fare dello spirito ad un funerale - ai troppi funerali delle donne, come Ilaria di Statte-Taranto, come Marta di Villacidro-Cagliari. Questi ultimi femminicidi, ma tanti altri in questi mesi, sono state uccisioni annunciate, spesso denunciate prima senza essere prese in considerazioni (come per Marta) proprio da chi dovrebbe applicare le leggi; Ilaria non aveva denunciato il fidanzato, ma questi era conosciutissimo dalle forze dell'ordine, era in libertà vigilata, ma tranquillamente teneva una pistola, e minacciava, litigava con Ilaria, e tutti sentivano...
Dopo la legge contro la Stalking ora c'è il decreto sul femminicidio, ma come riportiamo nel commento in altro articolo di questo blog, è fatto non per dare in mano alle donne uno strumento di lotta, di difesa, ma soprattutto per controllare, reprimere, normalizzare, dividere le donne in buone e cattive, far pesare l'intervento legislativo secondo il ruolo delle donne: se sei madre deve essere più difesa, ecc. ecc.
E più leggi fanno e più femminicidi, stupri aumentano.
Noi siamo per vere leggi contro i femmincidi e stupri, ma esse possono essere solo il prodotto secondario della lotta delle donne e decise dalle donne
MA, CIO' CHE NESSUNO SI GUARDA BENE DAL DIRE E' CHE SOLO LA LOTTA DURA, LA MOBILITAZIONE DIRETTA DELLE DONNE, NELLE FORME NECESSARIE CHE LE DONNE STESSE DECIDONO, PUO' ESSERE UNA DIGA A QUESTA VIOLENZA CONTINUA CONTRO LE DONNE, E CHE SOPRATTUTTO SOLO LA RIVOLUZIONE DELLE DONNE CONTRO UOMINI, STATO, GOVERNI, PADRONI CHE ODIANO LE DONNE E' LA STRADA PER METTERE FINE A QUESTA VIOLENZA SENZA FINE.
Un'intervista a sindacalista con "cappuccio"
Pubblichiamo stralci di questo reportage/intervista sull'Ilva di Prismanew, non tanto per le denunce della situazione che non aggiunge niente di nuovo, ma perchè è sintomatico di certi sindacalisti (come quella intervistata) - sia pur ora un pò "pentiti" - che finora non hanno detto niente, si sono nascosti e invece accusano gli altri di non aver detto e fatto niente prima.
Ci vuole una bella faccia tosta! Tra l'altro da parte di chi continua anche nell'intervista a voler rimanere nell'anonimato (e questa sarebbe pure una sindacalista - che ci sembra onestamente appartenere a un sindacato di destra, forse la Cisnal), e non ha il coraggio neanche di metterci la faccia. (se stava in televisione avrebbe parlato col cappuccio? - Delle due l'una: o ha paura dell'azienda o ha paura dei suoi colleghi sindacalisti)
Questa sindacalista ha invece il coraggio di dire: "ma dov'erano negli anni passati lo Slai cobas e l'Usb...". Ma dov'era lei! Perchè lo slai cobas non solo c'è stato prima di Riva e dopo Riva, non solo ha sempre denunciato, "bollato" la gravissima situazione di attacco alla sicurezza, alla salute e alla vita esistente all'Ilva e causata dall'Ilva (prima all'Italsider), non solo ha "costruito" a Taranto, la lotta sull'amianto, non solo per questa attività continua sulla sicurezza, contro i morti operai ha avuto anche, unica volta, la denuncia-querela direttamente da Emilio Riva - che poi ha perso alla grande, non solo con i suoi esposti ha contribuito ad avviare processi per infortuni mortali e in uno di questi (quello dell'operaio Di Leo) a seguito della denuncia dello slai cobas, sono processati anche sindacalisti, non solo anche recentemente gli operai slai cobas hanno fatto scioperi, vedi tutta la vicenda del Mof, insieme agli operai Usb, ecc, ecc.; ma lo slai cobas ha costruito, con altre realtà, partendo proprio dalla situazione all'Ilva e a Taranto una Rete nazionale per la sicurezza e la salute sui luoghi di lavoro e sul territorio, che ha fatto manifestazioni nazionali, l'ultima il 22 marzo scorso direttamente ai cancelli dell'Ilva e ai Tamburi, che ha promosso diverse iniziative, anche verso la magistratura, ecc., unendo su questo e mobilitando familiari, magistrati, avvocati, ma anche artisti, intellettuali, ecc. Per l'Usb, presente invece da pochissimo all'Ilva, alcuni operai, come Marco Zanframundo licenziato, stanno pagando di persona la denuncia e lotta contro la mancanza di sicurezza.
In tutto questo, in tutti questi anni, dove stava la cosiddetta "sindacalista" e soprattutto dove stavano i sindacati confederali, tutti? O meglio questi stavano, e stanno, ma dalla parte dell'azienda, contro gli operai dei sindacati di base e contro le loro lotte. Infine, la nostra "sindacalista" continua a nascondersi, dice che "deve essere avviato al più presto un nuovo percorso", ma quale? Muta...
Onestamente, consigliamo ai giornalisti di Prismanews di intervistare chi ogni giorno sta all'Ilva e lotta - e non si nasconde...
Stralci da:
Ilva: “A Taranto corruzione etica”. Reportage Prismanews
La differenza fra la vicenda del Monte dei Paschi e l’Ilva e’ che qualcuno, a Siena, si e’ tolto la vita per la vergogna (o per il senso di colpa). A Taranto invece no...Nel nostro giro per il capoluogo ionico di voci ne abbiamo ascoltate tante. Fra queste anche quella di una sindacalista che ci chiede la cortesia (e’ l’Italia, bellezza!) di non essere citata...
Sono costretto dai condizionamenti a cui lei e’ sottoposta a chiamarla Tiziana. Se il nome e’ artificioso mi auguro almeno che possa dirmi cosa, di Taranto e dell’Ilva, che non e’ ancora emerso. “Su questo posso essere sincera… Grazie ai Comitati e’ emerso tutto ciò che doveva venire fuori, comprese le ‘stranezze’ fra le Istituzioni, i controllori e l’azienda... ma non meno secondario e’ stato discutere del ruolo concertativo al quale si sono prestati i sindacati confederali e pure certi Prefetti. Diciamo che in questa parte di Puglia, negli anni si e’ assistito a un fenomeno strano: sono uscite allo scoperto voci che prima nessuno aveva ascoltato. Taranto ha dovuto ammalarsi e morire prima di aprire squarci di verità”.
Le chiedo, secondo lei, i motivi di tale silenzio durato tanto? “Posso solo ipotizzare, osservando a distanza quello che la mia esperienza di sindacalista mi ha suggerito… E’ stato il cosiddetto ’interesse nazionale’ a spingere al silenzio, un interesse che qui e’ stato mal interpretato e ha di fatto annullato il valore del lavoro. E’ stata una scelta presa a più livelli e che alla fine si e‘ dimostrata terribile per tutti. Nei fatti si e’ trasformata in una corruzione etica”.
La deriva etica e’ uno dei mali denunciati a più riprese da Papa Francesco e prima ancora da Papa Benedetto. Qual e’ stato il ruolo della Chiesa cattolica, qui? “...Ebbene, la Chiesa qui e’ stata assente. Mi duole dirlo: il vescovo di Taranto nulla ha fatto ne’ detto in passato… mentre adesso tutti dicono, parlano, agiscono. E’ interessante notare la differenza che si e’ avuta nel corso degli anni: siamo passati dal silenzio più totale alle urla più assordanti! In tanti stanno parlando, oggi; addirittura siamo arrivati al punto tale da ottenere la bonifica per le scuole del quartiere Tamburi… certamente un ottimo risultato ma occorre che alla fine Taranto possa godere di un lavoro eco-compatibile altrimenti tutto sarà reso vano...”.
Il sindacato di base sta lottando da tempo. Dopo le celeberrime dichiarazioni del commissario Enrico Bondi (e il dossier di 44 pagine... - N.d.R.) e’ stata alta l’adesione allo sciopero proclamato da USB nello stabilimento lo scorso luglio. Slai-Cobas bollo’ quelle dichiarazioni di Bondi come ‘Ignobili e gravissimi atti… un insulto agli operai, ai cittadini, ai morti, ai malati… un irridente attacco ai magistrati, agli organi di controllo’. “Il sindacalismo locale ha sofferto, ad esempio, della personalizzazione del rapporto che ha portato alcuni colleghi della Triplice a barattare piccoli favori con il voto. Al sindacato piu’ in generale mancano circa 3mila tesserati che prima erano della Cisnal (sindacato di Destra - N.d.R.) e che ora sono spariti… E in quanto a Ubs e Slai-Cobas, e’ vero che stanno battendo i pugni. Ma dov’erano negli anni passati?”...
Tiziana: ma davvero l’acciaio dell’Ilva e’ strategico per il nostro Paese? A livello mondiale non sono i Cinesi a produrre di più e a basso costo? “Partiamo dal ciclo produttivo: quello che la famiglia Riva manda avanti e’ un sistema vecchio pur se la qualità ancora tiene. Lei parla di Cina ma si dovrebbe evocare il Brasile, dove sono pronti a entrare in produzione circa trecento - dico: trecento! - stabilimenti. Strano che nessuno lo faccia presente, eppure e’ così. Dunque il futuro di Taranto e’ segnato, con o senza Ilva! Ed ecco perché deve essere avviato al più presto un nuovo percorso, che sarà ovviamente lungo e difficile. Ma obbligatorio”.
Nell'appalto ENI si comincia a cambiare rotta dove sta lo slai cobas
In controtendenza alla linea negativa nel cambio appalti all'Eni che ha visto nei mesi scorsi, in particolare quest'estate, varie lotte degli operai tutt'ora non vinte per colpa di Eni, aziende subentranti ma anche per responsabilità dei sindacati confederali, in questo mese nel passaggio dell'appalto magazzino dalla Rendelin alla nuova ditta Idealservice, TUTTI gli operai sono passati alla Idealservice, con contratto sempre a tempo indeterminato e con lo stesso livello contrattuale.
In questa Ditta era, ed è, presente lo slai cobas, i cui operai, pur non essendo allora direttamente interessati, hanno partecipato e sono stati in prima fila negli scioperi, nei blocchi dei varchi Eni dei mesi scorsi.
Sarà come sarà, ma l'unico cambio di appalto che non ha messo fuori gli operai è stato questo in cui sta lo slai cobas, che fin dall'inizio ha detto chiaro la sua posizione ferma ad aziende ed Eni: assunzione a TI di tutti i lavoratori, nessun peggioramento di livello.
Negli altri cambi di appalti, invece, gli operai dopo aver lottato sono ancora senza certezze lavorative, e sulla loro situazione è calato il silenzio dei sindacati confederali, che forse come in altre occasioni stanno cercando di "risolvere" le situazioni a livello individuale, che vuol dire comunque una sconfitta per la classe operaia.
I sindacati confederali per questi lavoratori sono responsabili prima di aver frenato gli operai nei momenti caldi di lotta per far destistere dai blocchi ai varchi che effettivamente mettevano in crisi l'Eni, di essersi fatti portavoci tra gli operai delle intimidazioni della polizia e delle pressioni del Prefetto a mettere fine alla lotta, di aver messo fine a scioperi e blocchi quando ancora non avevano ottenuto niente di reale difesa dei posti di lavoro nei tavoli di incontri.
Gli operai slai cobas della Rendelin appalto magazzino, attivissimi nella lotta e nei blocchi, hanno sempre contrastato questo andazzo.
Questa fermezza ha permesso anche un riconoscimento diverso da parte sia della ditta cessante che della ditta subentrante. A dimostrazione che non la mediazione ma la rigida difesa degli interessi operai paga!
Con questa linea ora affronteremo i rapporti con la nuova ditta, perchè tutti i diritti degli operai siano mantenuti, in particolare "buoni pasto" e cambio tuta come parte dell'orario di lavoro, ecc.
In questa Ditta era, ed è, presente lo slai cobas, i cui operai, pur non essendo allora direttamente interessati, hanno partecipato e sono stati in prima fila negli scioperi, nei blocchi dei varchi Eni dei mesi scorsi.
Sarà come sarà, ma l'unico cambio di appalto che non ha messo fuori gli operai è stato questo in cui sta lo slai cobas, che fin dall'inizio ha detto chiaro la sua posizione ferma ad aziende ed Eni: assunzione a TI di tutti i lavoratori, nessun peggioramento di livello.
Negli altri cambi di appalti, invece, gli operai dopo aver lottato sono ancora senza certezze lavorative, e sulla loro situazione è calato il silenzio dei sindacati confederali, che forse come in altre occasioni stanno cercando di "risolvere" le situazioni a livello individuale, che vuol dire comunque una sconfitta per la classe operaia.
I sindacati confederali per questi lavoratori sono responsabili prima di aver frenato gli operai nei momenti caldi di lotta per far destistere dai blocchi ai varchi che effettivamente mettevano in crisi l'Eni, di essersi fatti portavoci tra gli operai delle intimidazioni della polizia e delle pressioni del Prefetto a mettere fine alla lotta, di aver messo fine a scioperi e blocchi quando ancora non avevano ottenuto niente di reale difesa dei posti di lavoro nei tavoli di incontri.
Gli operai slai cobas della Rendelin appalto magazzino, attivissimi nella lotta e nei blocchi, hanno sempre contrastato questo andazzo.
Questa fermezza ha permesso anche un riconoscimento diverso da parte sia della ditta cessante che della ditta subentrante. A dimostrazione che non la mediazione ma la rigida difesa degli interessi operai paga!
Con questa linea ora affronteremo i rapporti con la nuova ditta, perchè tutti i diritti degli operai siano mantenuti, in particolare "buoni pasto" e cambio tuta come parte dell'orario di lavoro, ecc.
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