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Arrivederci al 1 settembre
Roma 17 settembre ore 14,30 - Metropoliz via Prenestina 913
Delegazione da Taranto di operai ex Ilva/appalto, Tessitura di Mottola, lavoratrici appalti, precari, ecc.
Per un autunno di lotta proletaria e popolare, sindacale e politica serve un fronte unico di classe contro padroni, governo dei padroni, stato capitalista/imperialista
Temi dell'Assemblea
contro lo scaricamento della crisi sulla pelle dei lavoratori e delle masse - sfruttamento, delocalizzazioni e chiusura fabbriche, licenziamenti, cassintegrazione permanente, precarietà, disoccupazione, carovita, morti sul lavoro, salute e ambiente, casa, peggioramento sanità, scuola, trasporti...
contro la guerra imperialista - l'intervento dell' imperialismo italiano in Ucraina, Est Europa, Libia e mediterraneo, l'aumento delle spese militari, le basi militari Usa/Nato
contro il fascismo e razzismo di Stato, di governo, sedi e squadrismo nei quartieri e nelle piazze
contro la repressione lotte proletarie, attacco al diritto di sciopero e alle libertà sindacali e di rappresentanza, criminalizzazione dei movimenti Notav/no Tap/no Muos..
a sostegno delle lotte delle donne lavoratrici in lotta contro doppio sfruttamento, precarietà, doppia oppressione, attacco ai diritti delle donne
permessi di soggiorno, documenti anagrafici e sanitari per tutti i migranti senza condizione, diritto di asilo, contratti regolari reddito, casa - apertura porti - accoglienza e solidarietà - blocco di espulsioni - chiusura cpr
organizzazione - unità di classe -guerra di classe - internazionalismo
Partecipazione e inviti
Inviti e presenze dalle fabbriche in lotta, da GKN Firenze a Tessitura Albini Mottola - dalle Acciaierie d'Itala/appalto Taranto a Stellantis, Tenaris Dalmine, Fincantieri, Marcegaglia, dalla Beretta di Trezzo MI alle lavoratrici degli asili, delle cooperative e degli appalti di pulizia comunali, dai facchini in lotta ai disoccupati di Napoli, alle realtà impegnate per salute, sicurezza sui posti di lavoro e sul territorio
inviti alle realtà in lotta dei migranti e associazioni di sostegno
inviti a tutte le realtà del sindacalismo di base e di classe e a tutti gli organismi di lotta contro la repressione e il carcere
Assemblea proletaria anticapitalista
info adesioni assemproletariaanticapitalista@gmail.com
wa 351957628
Da parte nostra... presidio a tutte le portinerie dal 6 al 9 settembre
Slai cobas per il sindacato di classe - slaicobasta@gmail.com 3475301704 wattsapp 3519575628
Come preannunciato questa mattina, il segretario di fabbrica della Uilm Taranto Gennaro Oliva, si è recato presso gli uffici competenti per completare la denuncia contro Acciaieria d’Italia. È stata presentata “una ricca e argomentata documentazione prodotta dalla Uilm in questi mesi; un dossier dove sono stati riportati puntualmente i problemi e le azioni unilaterali che gravano sui lavoratori” affermano dalla Uilm Taranto.
“Il lavoro svolto dalla Uilm” dichiara il segretario Generale della Uilm di Taranto Davode Sperti, “così come richiesto dai pareri pervenuti e dalle valutazioni dell’Autorità competente è stato determinante all’emissione di un provvedimento urgente e l’apertura di un indagine che a breve farà luce sulle angherie di questa gestione”.
Roma 17 settembre ore 14,30 - Metropoliz via Prenestina 913
Per un autunno di lotta proletaria e popolare, sindacale e politica serve un fronte unico di classe contro padroni, governo dei padroni, stato capitalista/imperialista
Temi dell'Assemblea
contro lo scaricamento della crisi sulla pelle dei lavoratori e delle masse - sfruttamento, delocalizzazioni e chiusura fabbriche, licenziamenti, cassintegrazione permanente, precarietà, disoccupazione, carovita, morti sul lavoro, salute e ambiente, casa, peggioramento sanità, scuola, trasporti...
contro la guerra imperialista - l'intervento dell' imperialismo italiano in Ucraina, Est Europa, Libia e mediterraneo, l'aumento delle spese militari, le basi militari Usa/Nato
contro il fascismo e razzismo di Stato, di governo, sedi e
squadrismo nei quartieri e nelle piazze
contro la repressione lotte proletarie, attacco al diritto di sciopero e alle libertà sindacali e di rappresentanza, criminalizzazione dei movimenti Notav/no Tap/no Muos..
a sostegno delle lotte delle donne lavoratrici in lotta contro
sfruttamento, precarietà, doppia oppressione, attacco ai diritti delle donne
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tutti i migranti senza condizione, diritto di asilo, contratti
regolari reddito, casa - apertura porti - accoglienza e
solidarietà - blocco di espulsioni - chiusura cpr
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Partecipazione e inviti
Inviti e presenze dalle fabbriche in lotta, da GKN Firenze a Tessitura Albini Mottola - dalle Acciaierie d'Itala/appalto Taranto a Stellantis, Tenaris Dalmine, Fincantieri, Marcegaglia, dalla Beretta di Trezzo MI alle lavoratrici degli asili, delle cooperative e degli appalti di pulizia comunali, dai facchini in lotta ai disoccupati di Napoli, alle realtà impegnate per salute, sicurezza sui posti di lavoro e sul territorio
inviti alle realtà in lotta dei migranti e associazioni di
sostegno
inviti a tutte le realtà del sindacalismo di base e di classe e a tutti gli organismi di lotta contro la repressione e il carcere
Assemblea proletaria anticapitalista
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Proletari Comunisti farà la sua parte, per il Partito, per il Fronte unico di classe, per la costruzione della forza e dell'organizzazione della guerra di classe, necessaria e indispensabile
proletari comunisti/PCm Italia
21 luglio 2021
Dalle dichiarazioni di Palombella (segr.naz. Uilm): "Se il miliardo di euro previsto dal Governo non dovesse essere facilmente e immediatamente spendibile, ci sarebbero presto, oltre a gravi problemi di liquidità per l’acquisto delle forniture e delle materie prime, ripercussioni occupazionali, sociali e ambientali drammatiche. Tuttavia ad oggi non c’è ancora molta chiarezza sulle modalità con le quali potranno essere utilizzate queste risorse".
La Uilm si lamenta che questi soldi vengano dati a "scatola chiusa" e con modalità incerte. Ma nè la Uilm nè nessuno dei sindacati confederali ha messo in discussione che lo Stato debba dare questo ulteriore miliardo (dopo gli sconti dati sull'affitto e il prezzo d'acquisto) ad Acciaierie d'Italia. Lì dove altri gruppi nazionali e mondiali dell’acciaio anche in questa fase di crisi fanno profitti e ricavi, mentre Acciaierie d’Italia dichiara di non avere un centesimo...
“Il dibattito sul futuro modello produttivo è spesso inconsistente – continua Palombella – perché non tiene conto della realtà di mercato e impiantistica dello stabilimento. Si può arrivare ad avere due forni elettrici che producono 2,5 milioni di tonnellate all’anno ciascuno e un forno tradizionale per riequilibrare un po’, ma senza rinunciare all’area a caldo. Chi propone la chiusura dell’area a caldo, di fatto, chiede la chiusura dell’intera fabbrica”. “Le industrie siderurgiche sono energivore e quindi mi chiedo come si possa pensare che Acciaierie d’Italia diventi totalmente elettrica visto il periodo storico in cui i costi di energia e gas sono aumentati a dismisura. Sarebbe economicamente sostenibile?”.
Ma sono le stesse cose che dice la AD Morselli, che dice Bernabè, per aumentare la produzione, con meno costi per essere competitivi sui mercati, e per chiedere soldi allo Stato
“La priorità dell’intervento dello Stato deve avere come obiettivo primario il rientro al lavoro dei 3 mila dipendenti attualmente in Cig, la salvaguardia occupazione dei 1.700 in Ilva As come previsto dall’accordo del 2018, importanti investimenti sulla sicurezza degli impianti e il pagamento delle aziende dell’indotto – conclude – se questo non avverrà rischiamo una bomba ambientale, sociale e occupazionale senza precedenti”.
Ma se si assumono gli interessi economici di Acciaierie d'Italia queste richieste sono "aria fritta".
L'unico modo per rovesciare la situazione è che ci sia quella "bomba" che Palombella teme; la "bomba" della lotta vera, continua degli operai, che riescano ad unire attorno a questa lotta un fronte sociale.
La Fiom dice che gli obiettivi del governo non sarebbero chiari, quando più chiari di così non potrebbero essere: tanti soldi, sostegno ai piani produttivi dell'azienda e niente per gli operai in termini di mettere fine alla cassintegrazione, di difesa del salario, dei grossi problemi per la sicurezza e la salute.
E' penoso e imbarazzante sentire sempre e solo da anni l'elenco dei problemi in fabbrica e nell'appalto e le lamentele per la non conoscenza dei piani ambientali e industriali, quando azienda e Mise questi "piani" li portano avanti e sono solo quelli rispondenti ai loro interessi, e quando hanno detto in tutte le salse che per una cosiddetta "transizione ecologica" - che comunque sarebbe molto parziale - ci vogliono 10 anni.
D'altra parte, come abbiamo scritto nel volantino dato oggi alla fabbrica: la Fiom parla del futuro per non parlare del presente.
La realtà è che non sono riusciti nei Tavoli a strappare un minimo risultato sui problemi attuali per i lavoratori, e neanche ad ottenere risposte alle timide richieste decise dal coordinamento nazionale delle Rsu Fiom, Uilm, Fim.
Ma perchè dovrebbero ottenerle? La Fiom continua a parlare di "riprendere il dialogo", quando è così chiaro che dialogo non c'è e non lo si vuole da parte di azienda e governo; e se i sindacati confederali vanno ai Tavoli solo come "uditori", senza "sbattere" sui Tavoli neanche minime richieste per gli operai, senza disturbare i "manovratori" se non con le parole, cosa mai possono pretendere!?
Tutto questo ha stufato!
Ed è criminale come ancora una volta, nonostante promesse di maggio, i segretati sindacali fanno dichiarazioni stampa ma continuano a non parlare coi lavoratori, a non fare assemblee generali, affinchè i lavoratori possano intervenire e decidere.
A SETTEMBRE SI DEVE CAMBIARE STRADA! (RIPORTIAMO DAL VOLANTINO DELLO SLAI COBAS)
Un miliardo per fronteggiare la crisi di liquidità dichiarata e ostentata dalla Morselli e presa a “scatola chiusa”. Altri gruppi nazionali e mondiali dell’acciaio anche in questa fase di crisi fanno profitti e ricavi, invece Acciaierie d’Italia dichiara di non avere un centesimo.
Un miliardo sostanzialmente per permettere ad Acciaierie d’Italia acquisto di materie prime, l’attività ordinaria, per pagare fornitori e indotto, ecc.; vale a dire per funzionare come ora, senza nessuna contropartita. Le stesse dichiarazioni di Ministri di rientro di parte dei cassintegrati a fronte del miliardo, sono sparite nel nulla; anzi il Min. Orlando ha detto che finora le ispezioni (ma quando sarebbero avvenute, chi le ha viste…?) nella sostanza non avrebbero messo in luce irregolarità, criticità, ecc., e che quindi la cassa integrazione unilaterale è legittima.
Continuerà quindi la cassa integrazione permanente per 3500 operai (futuri esuberi), lo sfruttamento e la precarietà sulla sicurezza dei lavoratori; al massimo si deve sperare che questi soldi non mettano in pericolo il pagamento dell’appalto e gli stipendi.
A fronte di questa chiara politica: tutto per l’azienda, niente e sempre peggio per gli operai, troviamo sindacati ultra soddisfatti come la Fim divenuta ormai ufficialmente un sindacato di Stato e di azienda; dubbi e critiche dalla Uilm ma nessuna indicazione agli operai; la Fiom che parla del futuro per non parlare del presente; e l’Usb che recita il mantra della fabbrica allo sfascio che alimenta solo la posizione della chiusura punto.
Chiaramente non c’è stata nessuna risposta neanche alle timide richieste del coordinamento nazionale delle Rsu Fim, Fiom, Uilm, e meno che mai aperture verso il rientro dei cassintegrati Ilva AS.
Rispetto a questo ancor più si deve capire che solo la lotta generale dei lavoratori può cambiare le cose e può pagare in termini di interessi dei lavoratori su salario, lavoro, salute e sicurezza, e che l’attesa favorisce solo i piani dei padroni e dei governi al loro servizio.
Il governo Draghi lo abbiamo visto all’opera, sul nuovo governo possibile “peggio mi sento”, perché tutti sappiamo che Salvini, Meloni e Berlusconi sono sempre, a prescindere, dalla parte dei padroni.
Certo ci viene difficile parlare di lotta generale: chi la organizza, chi la fa, come e quando?
Abbiamo dato fiducia anche noi, pur con dubbi e certezze altre allo sciopero del 6 maggio e alla possibile continuità della lotta. I sindacati tutti, Rsu comprese, hanno promesso una continuità che non c’è stata e i risultati sono ora questi: con i sindacati confederali, nonostante le parole e qualche buona intenzione presenti anche in alcune loro dichiarazioni, una lotta anche importante viene “uccisa” e serve alla fine a dare un miliardo ai padroni e niente agli operai.
E’ chiaro che bisogna rovesciare questa linea a partire dal rovesciamento della piramide.
A settembre tutto il potere alle assemblee
nessuna fiducia nella direzione dei sindacati in fabbrica
Le ultime informazioni sullo stato della vostra vertenza (vedi sotto) ci fanno arrabbiare, anche se non ci stupiscono, purtroppo. Vi sono altre vertenze che pur avendo fatto passi avanti, ma solo grazie alla lotta degli operai, poi si fermano o vanno indietro. Non c'è mai niente di certo - questo lo vediamo anche a Taranto per la battaglia contro la delocalizzazione alla Tessitura di Mottola, dove, tra l'altro, le continue dichiarazioni "alla cammomilla" dei sindacati confederali stanno servendo solo a frenare la necessaria risposta di lotta di tutti gli operai - altrimenti, bene che vada, uscirà un accordo che dividerà gli operai, peggiorerà/precarizzerà le loro condizioni contrattuali, salariali, terrà per chissà quanto tempo sulla corda i lavoratori.
Noi sentiamo nostra la vostra lotta. Siamo con voi, perchè
la vostra vertenza deve vincere realmente, per voi e per tutti
gli operai.
Le delocalizzazioni stanno andando avanti, a dimostrazione che non certo quella ridicola legge fatta dal governo, poteva fermarle o quantomeno porre un ostacolo. Alla Gkn, alla Tessitura del Gruppo Albini, alla Caterpillar, si sono recentemente aggiunte la Maier Cromoplast di Verdellino e adesso la Wärtsilä del Friuli/Venezia Giulia; e tante altre fabbriche che non arrivano neanche all'informazione nazionale.
Riteniamo che a settembre occorre riprendere
con forza quel lavoro di unità delle realtà colpite dai
processi di delocalizzazione, che è stata il Dna della
vostra battaglia e della solidarietà che subito siete
riusciti a creare attorno. Non dobbiamo mollare questa
battaglia che è anticapitalista, anti governi a sostegno solo
degli interessi padronali; a questa bisogna chiamare a "convergere",
perchè se perde la classe operaia perdono tutti; se vince invece anche in una sola realtà
importante crea un "sentiero" perchè altre possano vincere e
soprattutto perchè si metta all'OdG la lotta per porre fine
a questo sistema sociale capitalista che ci dà solo
sfruttamento, licenziamenti, attacco al salario, alla
salute, guerre, repressione, distruzione di ambiente,
razzismo, attacco ai diritti delle donne, immigrati, ecc,
ecc.
Oggi dobbiamo insieme percorrere questo sentiero, a partire dal rovesciare una situazione per cui i padroni possono vincere sempre e gli operai, i lavoratori perdere sempre.
Vi aspettiamo a settembre a Roma, il giorno 17 alle 14 (la sede è in via di conferma), dove vi sarà un'assemblea - organizzata dall'Assemblea proletaria anticapitalista - in cui vedere e decidere insieme i passi comuni/coordinati da fare perchè la lotta degli operai sia più unita e più forte.
Lavoratori Slai cobas sc -
Taranto
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Si recide l'arteria femorale usando una smerigliatrice: operaio muore dissanguato
05 ago 2022 - 17:24
©LaPresse
L’uomo, 53 anni, era dipendente di una ditta metalmeccanica e, da quanto emerso, si è ferito a una gamba. Inutili i soccorsi, è deceduto in ambulanza
Era originario di Sava l’operaio di 53 anni che ha perso la vita questa mattina in un capannone di via D'Annunzio, nei pressi della Vestas, a Taranto. L’uomo era dipendente di una ditta metalmeccanica e, da quanto appreso, sembra che stesse lavorando con una smerigliatrice quando il disco dell’attrezzo gli ha ferito una gamba, andando a recidere l'arteria femorale.
I soccorsi sono scattati immediatamente nel tentativo di tamponare l'emorragia, ma l’operaio è morto in ambulanza durante il trasporto in ospedale. Sul luogo dell’incidente sono intervenuti i carabinieri e gli ispettori dello Spesal per verificare l'esatta dinamica dell’accaduto e stabilire, così, eventuali responsabilità.
Ex Cementir, Slai cobas e Usb tornano al tavolo
I commenti delle due sigle sindacali sull'incontro in Regione in merito alla vertenza del cementificio
Corriere di Taranto
“L’incontro tenutosi in Regione per la prima volta è stato convocato unitariamente, per cui insieme ai sindacati confederali sono stati presenti Slai cobas per il sindacato di classe e Usb. Questo è stato il frutto della protesta esplicita dello Slai cobas contro gli incontri separati fatta nel precedente incontro regionale, e, quindi, per la prima volta si è rotto questo assurdo andazzo che cancellava la volontà dei laviratori di decidere liberamente il sindacato in cui organizzarsi. E’ rimasto, su volontà dell’azienda e dei sindacati confederali, la firma solo di queste parti dell’accordo formale di consultazione per la nuova cassintegrazione. Ma onestamente a noi interessa che sulle decioni sostanziali per l’occupazione futura non ci siano Tavoli in cui si decide e Tavoli in cui semplicemente si informa a cose fatte“. Così in una nota lo SLAI COBAS per il sindacato di classe in merito all’ultima riunione sulla vertenza ex Cementir.
“Per questo sono stati importanti gli interventi della rappresentante dello Slai cobas che, contro “l’aria fritta” delle cosiddette “politiche attive del lavoro” che in realtà sono “politiche passive”, di accompagnamento ai licenziamnti, ha posto altri obiettivi e altra strada e la necessità a settembre che si convochi un reale Tavolo di discussione nel merito delle prospettive occupazionali. Questa proposta ha trovato il consenso della Regione e la non opposizione (esplicita da parte della Uil) dei sindacati confederali” si legge nella nota del sindacato di classe.
“Lo Slai cobas sc durante la riunione ha ribadito la sua posizione su questi temi: che, dato che per responsabilità di azienda e Istituzioni nei precedenti periodi di cig nulla si è fatto per passare da cassintegrazione a lavoro effettivo, perchè questa situazione non ricadesse sui lavoratori togliendo loro il reddito, la ulteriore cassintegrazione di 12 mesi a partire da settembre prossimo è inevitabile; ma perchè non sia un altro anno inutile (poi il governo e la maggiorparte dei partiti parlamentari dicono che sarebbero i lavoratori che vogliono essere “assistiti”, prendere soldi e non lavorare, quando è chiaro invece che è il governo, per difendere gli interessi dei padroni che aprono e chiudono fabbriche, che vuole lavoratori che stiano per anni con l’elemosina della cassintegrazione e con davanti solo la prospettiva di licenziamenti o miseri incentivi alle dimissioni), respingiamo nettamente le ipotesi di “politiche attive” presentate nell’incontro; perchè, uno, hanno già dimostrato negli anni passati che non creano nessun posto di lavoro; due, si poggiano tutte sulla azione/ricerca individuale del lavoratori e non su soluzioni collettive; per questo le proposte portate dalla Slai cobas sono: occupare i lavoratori nei necessari (anche per la cittadinanza) lavori di bonifica dell’area industriale (presenti in piani e progetti da circa 10 anni e mai effettivamente realizzati o portati a compimento); finalizzare a questi lavori di bonifica i corsi di formazione.; a settembre discutiamo nel merito, in maniera concreta; senza questo passaggio diventano parole che accompagnano una “lenta morte” degli operai le ipotesi futuribili – da qui a 10 anni – di riconversione industriale per la produzione di idrogeno verde” concludono dallo SLAI COBAS per il sindacato di classe.
A rappresentare i lavoratori Cemitaly per l’USB, sono intervenuti Giuseppe Farina e Federico Cefaliello, che plaudono al buon risultato ottenuto al termine dell’incontro: la cassa integrazione per ulteriori 12 mesi. “Si mette in sicurezza così il sostegno al reddito dei 45 lavoratori Cemitaly e si scongiura, almeno per il momento, un epilogo che si preannunciava davvero difficile da gestire – commentano i rappresentanti dell’USB -. Il rinnovo della cassa integrazione non e’ stato un obiettivo affatto facile da raggiungere, vista l’attivazione da parte dell’azienda nel luglio 2021 di una procedura di licenziamento collettivo per cessazione di attività. Approfittiamo col dire che, a questa procedura, l’Usb si oppone fortemente e, giova ricordarlo, questa particolare formula di cassa per “transizione occupazionale”, nel suo concepimento non e’ assolutamente orientata, e quindi vincolata a procedure di licenziamento“.
L’USB e i lavoratori della Cemitaly auspicano “che questi ulteriori 12 mesi servano davvero a mettere in campo soluzioni mirate ad individuare una collocazione definitiva e sicura per le 45 unità lavorative, sfibrate da uno stato di assoluta incertezza che dura da più di 8 anni. Farina e Cefaliello, in chiusura del tavolo regionale, hanno messo in evidenza che USB, al termine di questo periodo di cassa, continuerà ad opporsi ai licenziamenti sulla base della mancanza di volontà dei diretti interessati. Usb ringrazia i lavoratori per l’atteggiamento costruttivo con cui affrontano la vertenza” concludono i due esponeneti e rappresentanti dei lavoratori.