L’incontro di oggi tra governo e sindacati è stato un
ennesimo passaggio a vuoto e senza soluzione. La nota che riportiamo in coda, fatta dalla
Gazzetta del Mezzogiorno, costituisce una prima info.
Diciamo chiaro che noi non pensiamo affatto che l’incontro
dell’8 gennaio uscirà con una soluzione. Certo, qualcosa sarà più chiaro,
almeno delle intenzioni effettive del governo, non le ipotesi che si succedono
sui giornali.
A nostro giudizio è “l’accordo segreto” Fitto/Mittal che
andrà avanti, ma certamente senza una soluzione vera. E il proseguio di questo
è che Invitalia farà un passo indietro.
Per dirla brutale: non è la Morselli che se ne va ma
Bernabè.
L’alternativa per loro è una sola, non la nazionalizzazione
ma l’amministrazione straordinaria.
Ove Mittal non ottenesse il risultato previsto dall’”accordo
segreto” con Fitto (che poi è Meloni) secondo i particolari ampiamente
illustrati dalla stampa, l’Amministrazione straordinaria – come peraltro sono
costretti a dire i dirigenti dei sindacati confederali - sarà senz’altro un
rimedio peggiore del male in materia di tutela degli interessi dei lavoratori.
I lavoratori, al di là delle dichiarazioni dei segretari dei sindacati
confederali e dei loro megafoni sui posti di lavoro, non hanno voce in
capitolo.
La verità è che dal 1° gennaio parte la nuova
cassaintegrazione unilaterale, e i sindacati confederali non sono riusciti
neanche a produrre un congelamento di essa, in attesa di…
Drammatica resta la situazione dell’appalto, qui le aziende
AIGI hanno chiesto un incontro urgente ai sindacati per comunicare una cassintegrazione
generalizzata. Pur essendo differenziate le situazioni nell’appalto, come lo
sono state e lo sono tuttora in relazione agli stipendi e 13°, è chiaro che tutte
le Ditte dell’appalto a macchia d’olio, a catena, possono trovarsi nelle stesse
situazioni, sia nella zona industriale che al porto.
Alla Castiglia gli operai organizzati dallo Slai cobas
stanno continuando a battersi comunque per la proroga dei contratti in corso almeno ad
un anno e passaggio a tempo indeterminato il più presto possibile, all’interno
della difesa del contratto metalmeccanico - contro contratti multiservizi voluti
dai padroni e sottoscritti dai sindacati.
Comunque per noi la settimana 8/12 gennaio è quella dello
sciopero, della non accettazione di alcun ricatto, né di Acciaierie né dei
padroni dell’appalto, e meno che mai come garanzia “paracadute” offerta dal
governo.
DALLA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
Ex Ilva, incontro a Roma tra i sindacati con i ministri Fitto e Urso. «L'8 gennaio Mittal dia garanzie»
Presente anche Mantovano e in videocollegamento Calderone
TARANTO - E’ in corso alla presidenza del Consiglio il tavolo di confronto tra il Governo e le confederazioni sindacali sull'ex Ilva di Taranto. Per il Governo sono presenti il ministro degli Affari Ue e Pnrr, Raffaele Fitto, delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, la ministra del Lavoro Elvira Calderone (in video collegamento) e il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Per le associazioni sindacali partecipano i segretari generali di Fiom Cgil, Michele De Palma, Fim-Cisl, Roberto Benaglia, Uilm-Uil Rocco Palombella, Usb Francesco Rizzo e Ugl metalmeccanici Giovanni Antonio Spera.
I sindacati metalmeccanici temono la chiusura dell’acciaieria e premono per la salita in maggioranza dello Stato, in vista della ricerca di nuovi soci, per evitare un nuovo commissariamento. L’incontro si svolge all’indomani di una riunione del consiglio di amministrazione di Acciaierie d’Italia che si è risolto in un nuovo nulla di fatto sull'aumento di capitale necessario alla sopravvivenza dello stabilimento. Un incontro tra i vertici degli azionisti, governo, Invitalia e ArcelolMittal, che dovrebbe tenersi i primi di gennaio, cercherà di trovare una soluzione entro il 10 del mese, quando termina l'obbligo imposto a Snam di continuare ad alimentare di gas il sito siderurgico di Taranto.
DE PALMA (FIOM): SIAMO A UN PASSO DALLO SCONTRO
Sull'ex Ilva «siamo a un passo dallo scontro perché abbiamo chiesto al governo, in due incontri, di assumere una posizione chiara con Mittal con l’assunzione di responsabilità e la salita pubblica e a oggi ci sono state riproposte altre due soluzioni che non vanno nella direzione auspicata dai lavoratori e dal sindacato, quindi il governo si sta assumendo una responsabilità e lo devono sapere». Lo afferma il segretario generale della Fiom Cgil, Michele De Palma, al termine del tavolo su Acciaierie d’Italia.
«Il prossimo incontro è fissato per il 10 dopo quello dell’8 tra il governo e Mittal, ma devono sapere che per noi o c'è un elemento di condivisione o è del tutto evidente che sceglieremo le strade per far valere le nostre ragioni nei confronti dell’azienda e di questo discuteremo con le altre organizzazioni sindacali e con i lavoratori perché è a rischio la salute, la sicurezza, l’ambiente e il futuro dell’industria siderurgica nel nostro Paese», aggiunge De Palma.
«Siamo l’unico paese - conclude - che non riesce a costruire una vera transizione perché siamo ostaggio di un amministratore delegato e di una multinazionale. Dobbiamo rompere questa situazione ed evitare l'amministrazione straordinaria perché metterebbe in serio pericolo le garanzie occupazionali per le lavoratrici e i lavoratori».
Palombella (Uilm): sull'ex Ilva peggio di così non si poteva
Il tavolo sull'ex Ilva «è stato l'ennesimo incontro negativo, peggio di così non poteva andare», secondo il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella. "Siamo venuti per poter ascoltare da parte del governo quali dovevano essere le soluzioni per una situazione che dura da diversi anni e negli ultimi mesi è diventata drammatica. Le ultime indicazioni erano: faremo un incontro per dirvi le soluzioni. Soluzioni non ce ne sono state» e «il governo ha continuato a dire: noi verificheremo se saranno ancora disponibili ad aumentare il capitale, non solo per superare il limite di emergenza attuale ma anche per acquistare l’azienda. Noi gli abbiamo detto che quattro anni sono stati sufficienti per poter giudicare un gruppo che è odiato da tutti», dice Palombella.
«Dal primo di gennaio - aggiunge - partirà una cassa integrazione non sottoscritta dalle organizzazioni sindacali, senza piano industriale e loro hanno pensato di non consultarci in una cassa integrazione che vede ancora una volta lavoratori discriminati. I lavoratori in manutenzione sono la stragrande maggioranza e la situazione degli impianti è drammatica e oggi non possiamo assolutamente dare un messaggio di fiducia». «Dopo il prossimo incontro, il 9 o il 10, sperando che non sia ancora una volta che non si sono presentati o che hanno preso tempo, valuteremo insieme le prospettive opportune senza tralasciare nessun tipo di iniziativa perché siamo alla presidenza del Consiglio e non possiamo continuare ad essere trattati come siamo stati trattati anche in questi giorni», conclude.
Palazzo Chigi: l'8 incontro con Mittal
«Il Governo ha assicurato ai rappresentanti dei lavoratori il massimo impegno per garantire la continuità produttiva, vagliando le ipotesi in campo atte a evitare il ricorso all’amministrazione straordinaria. A tal fine, il Governo ha già fissato un incontro il prossimo 8 gennaio con l’azionista di maggioranza, al quale saranno chieste precise garanzie su investimenti, livelli di produzione, sicurezza dei lavoratori, salvaguardia degli impianti e tutela ambientale. Il Governo continuerà a mantenere costantemente informati i sindacati, che saranno convocati nuovamente dopo l'incontro con l’azionista». Lo comunica una nota di Palazzo Chigi al termine del il tavolo di confronto tra il Governo e le confederazioni sindacali sull'ex Ilva di Taranto.
Urso, 'il governo pronto a provvedimenti sull'ex Ilva'
Per l’ex Ilva di Taranto «il piano industriale prevede un supporto finanziario da parte dei soci per almeno un miliardo e 300 milioni per esigenze legate alla produzione e anche per acquisizione degli impianti, se il socio di maggioranza non risponderà a questa richiesta il governo ne prenderà atto e prenderà i suoi provvedimenti». Lo afferma il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, parlando dell’incontro lasciando l’aula di Montecitorio dopo l'approvazione della legge di Bilancio.
«L'intenzione è quella di mantenere la produzione siderurgica a Taranto anzi rilanciarla in una fase di riconversione green», aggiunge Urso dicendo che «quello che conta è che ci siamo le risorse necessarie, 1,3 miliardi per garantire un futuro produttivo all’impresa e quindi ai lavoratori di Taranto. Quello è il limite oltre il quale non si può andare».
Usb, 'scelta lasciata a Mittal, governo immobile'
«La cosa che più ci preoccupa è che in ogni caso ogni decisione viene lasciata proprio ad ArcelorMittal. Il Governo non riesce a fare altro che ribadire ancora una volta che questa situazione è frutto della cattiva gestione della vertenza ad opera dei precedenti Governi. Noi riteniamo che questo non può continuare ad essere l’alibi per non fare nulla, e per non lavorare in maniera incisiva ad una soluzione». Così Francesco Rizzo e Sasha Colautti dell’esecutivo confederale Usb dopo il vertice a Palazzo Chigi sull'ex Ilva. "Un’ora e mezza di confronto - aggiungono - non è servita a nulla, se non a rimandare a una nuova data, l’8 gennaio, quando si terrà la nuova assemblea dei soci e quando, a dire del Governo, bisognerà prendere una decisione definitiva».
Sono state tre, secondo quanto riferiscono i due sindacalisti, «le opzioni prospettate: la prima è che il socio privato decida di investire, la seconda, exit strategy è che si concluda un accordo per accompagnare ArcelorMittal fuori e per sostituirlo con un altro socio provato, la terza è, in caso di mancato accordo, l’amministrazione straordinaria».
Rizzo e Colautti si dicono «estremamente preoccupati perché alcune aziende non hanno ancora pagato le tredicesime, perchè ci sono migliaia di lavoratori in cassa integrazione e ordini degli appalti scaduti e non ancora rinnovati. Quindi rischiamo che l'8 la trattativa venga affrontata con un carico non indifferente sulle spalle del Governo. Governo che non ha assolutamente preso in considerazione la possibilità di una quarta ipotesi, quella suggerita da noi, e quindi di rescindere il contratto immediatamente e di allontanare subito, senza se e senza ma, ArcelorMittal».