Featured image: strike’s poster. Source: Al Bawaba.
The Global Campaign to Stop the Genocide in Gaza called for participation in the global general strike on Monday, April 7, to demand an end to the ongoing genocidal war in the Gaza Strip. Local calls were made in Jordan, Oman, Bahrain, Kuwait, Saudi Arabia, Algeria, Morocco, Libya, the UAE, Syria, occupied Jerusalem, and all Arab countries. The Palestinian Forces in other countries called upon the people to respond and mobilize. Among others Hamas and the Popular Front for the Liberation of Palestine (PFLP) joined the call and issued statements.
We hereby share some of the mobilizations and actions that took place.
Palestinians went on general strike across West Bank in solidarity with Gaza. Cities, towns and refugee camps joined the strike on Monday in solidarity with the Gaza Strip and there was a full shutdown:
Hamas denounced tat the treacherous Palestinian Authority repressed the mobilizations done in solidarity with Gaza and detained several protesters in West Bank. In Ramallah a demonstration was dispersed near the Al-Manara Square.
A blockade took place in the Al-Tour neighborhood, Jerusalem:
Marches took place in Baqa’a camp in Jordan:
Mass mobilizations and events took place in Lebanon:
Thousands took to the streets in Damascus, Syria, condemning the Israeli aggression and supporting Gaza:
Thousands took to the streets and blocked highways in several cities of Morocco:
The teachers of the country went on strike showing solidarity with Palestine:
Se ne parla alla sede Slai cobas Taranto giovedi 10 ore 18 - info 3519575628
Dopo Latina, Satham Singh... ora a Matera
Operaio indiano muore schiacciato da una macchina rotoimballatrice nelle campagne di Matera
Un
operaio di 40 anni, di nazionalità indiana, è morto nel pomeriggio di
ieri mentre era al lavoro in un’azienda agricola a Borgo La Martella,
alla periferia di Matera. Stando a quanto si è appreso, il 40enne è
rimasto schiacciato in una macchina rotoimballatrice.Sul posto sono
intervenuti gli operatori sanitari del 118 Basilicata soccorso, che non
hanno potuto far altro che constatare la morte dell’uomo.
Secondo
il sindacalista, componente del coordinamento nazionale UIL migrante, i
lavoratori agricoli extracomunitari, spesso sottoposti a condizioni di
fragilità contrattuale e invisibilità sociale, rappresentano una delle
categorie più esposte al rischio di infortuni gravi o letali. "La
presenza massiccia di manodopera straniera, in gran parte proveniente da
Paesi extra-UE, è una realtà strutturale del comparto agricolo lucano e
nazionale. Ma non possiamo accettare che questa presenza coincida
sistematicamente con una riduzione delle tutele. I lavoratori stranieri
non sono manodopera di serie B. Hanno diritto alla stessa sicurezza,
alla stessa dignità, allo stesso rispetto".
estratti
I detenuti ospitati sono 940, circa il doppio della capienza prevista. Lo stesso direttore del carcere di Taranto, Luciano Mellone, 64 anni, di Massafra, ha parlato di “grave sovraffollamento”. Anche perché il personale (poco più di 300 unità), di contro, è sotto organico. Una situazione di difficoltà che peraltro riguarda molti istituti penitenziari italiani.
“Le attività di rieducazione e inclusione – ha detto il direttore Luciano Mellone al corriereditaranto.it – ci sono e vanno abbastanza bene, pur con tutte le difficoltà che si incontrano dovute soprattutto a questo sovraffollamento. Questo impedisce di poter offrire a tutti i detenuti le stesse possibilità rispetto anche alle attività trattamentali perché, attraverso i corsi scolastici di scuola primaria e secondaria, i corsi universitari, attività organizzate con la biblioteca comunale di Taranto e prossimamente anche con quella di Massafra, e attività di natura musicale, teatrale e culturale, grazie ad alcune associazioni di volontariato, riusciamo a coinvolgere un buon numero di detenuti. Ma è sempre basso rispetto al totale”.
Si è tenuto il tavolo regionale di coordinamento Palestina/guerre/governo Meloni a Taranto domenica 6 con la partecipazione in presenza e collegate telematicamente di diverse realtà di Taranto, Brindisi, Bari. La discussione è stata prolungata e intensa sulla situazione internazionale e nazionale con riferimento alla Puglia e alle prossime scadenze possibili. In primis l’accoglienza di una proposta da Taranto di un 25 aprile a Taranto con manifestazione regionale contro fascismo guerre imperialiste solidarietà al popolo palestinese, contro il riarmo Europa/italia/contro Basi Nato e militarizzazione in Puglia, repressione e decreto sicurezza, nucleare, rigassificatori e devastazione ambientale; facendo sentire e rappresentando l’opposizione proletaria studentesca e popolare coerente, in continuità dei percorsi di lotta degli ultimi mesi, dal G7di Fasano alle manifestazioni alla Fiera del levante, alle iniziative tenutesi a Bari, Brindisi, Foggia, Taranto.
Una manifestazione inclusiva e combattiva in una città simbolo e teatro di tutte le questioni contro governo Meloni e Regione.
Il corteo partirà alle 10 dall’arsenale, raggiungerà la piazza che ricorda il partigiano Pandiani, e toccherà i pressi dell’Ammiragliato, quindi ponte girevole, città vecchia, fino alla deposizione di fiori alla lapide della Discesa Vasto che ricorda la rivolta proletaria - con interventi di tutte realtà presenti.
Nella riunione è stato proposto di dare continuità alla mobilitazione con un 1° Maggio internazionalista a Bari, con la palestina e con tutti i proletari e popoli in lotta nel mondo - di questo si discuterà in una successiva riunione a Bari.
Per la manifestazione del 25 aprile ci sarà una locandina regionale da far pronta in settimana e iniziative di preparazione nei singoli territori.
La manifestazione è rivolta a tutte le realtà di lotta facenti parte o non facenti parti del tavolo regionale, in unità e in piena autonomia.
ORA E SEMPRE RESISTENZA!
Questo report è liberamente integrabile dalle realtà presenti alla riunione.
info/ contatti per la manifestazione a Taranto wattsapp 3519575628
Riceviamo questo video messaggio dalla Palestina:
"Mi scuso per averti inviato questo messaggio in questo momento, ma la situazione è ormai insostenibile. Lasciamo che il mondo veda come veniamo bruciati nelle tende. Questa è una tenda per un gruppo di giovani giornalisti che furono bombardati e bruciati vivi".
https://www.facebook.com/share/v/1CpzPaDy6i/
Per la Palestina qui e ora!
Giovedì 10 aprile assemblea cittadina ore 18.30 via Livio Andronico, 47 Taranto, con video e testimonianze di palestinesi in diretta.
Sabato 12 manifestazione nazionale a Milano a taranto dalle ore 18.30 collegamento in piazza Della Vittoria e interventi di realtà e rappresentanze solidali cittadine.
"Il commissario ha soltanto i poteri di ordinaria amministrazione" - scrive la nota di Palazzo di città
E allora, perchè ha fatto la determina che dà avvio alla esternalizzazione degli asili? Questo non è affatto un atto di "ordinaria amministrazione". Non era affatto tenuta a farlo.
E' un atto politico, che ipoteca già il futuro degli asili e delle lavoratrici.
E' un atto che cancella la decisione a maggioranza del consiglio comunale monotematico di porre uno stop alla privatizzazione, dopo le proteste, le mobilitazioni che vi erano state.
La commissaria, cerca di "lavarsi le mani" dicendo che la "prossima giunta" potrà fermare l'iter di privatizzazione".
Ma chi ci può credere!? Anzi con la procedura avviata la nuova giunta si troverà il "piatto pronto" e non si capisce perchè dovrebbe fermare l'iter tenendo conto che, vista le liste, sempre gli stessi e anche in peggio, la nuova amnministrazione "cambia per non cambiare niente".
C'è inoltre una questione urgente. Il 30 giugno scade la gara d'appalto per le pulizie/ausiliariato degli asili che riguarda 68 lavoratrici e lavoratori, e si dice che "senza risorse disponibili non si potrà fare alcuna proroga" (GdM del 4/4).
Così, mentre sull'iter, pubblicazione dei bandi per la privatizzazione, questa commissaria è andata oltre le sue competenze; su una proroga dice praticamente che non può fare nulla...
E quindi 68 lavoratrici rischiano il licenziamento il 30 giugno?! Questo non deve assolutamnente accadere.
E' ora che si deve revocare la determina della commissaria prefettizia, è ora che si deve fare l'atto di proroga per le lavoratrici e lavoratori dell'ausiliariato e pulizie.
SU QUESTO CHIAMIAMO TUTTI AD UNA FORTE MOBILITAZIONE PER LA PROSSIMA SETTIMANA
Organizziamo la mobilitazione dalla prossima settimana fino al 25 aprile
Sede slai cobas via Livio Andronico 47 - info tecniche wa 3519575628
Ieri al Tribunale di Potenza si è tenuta la seconda udienza del processo "Ambiente svendujto". Lunhi, alcuni lunghissimi interventi di tutti gli avvocati degli imputati con memorie fino a 240 pagine, interventi anche inutilmente ripetuti che hanno il senso di rallentare la procedura. Lo scopo è stato di opporsi alla costituzione di parte civile di tutti e in particolare di associazioni, sindacati, ecc - cavillando su tutto e usando a piene mani la legge Cartabia. Hanno contestato anche la "responsabilità civile" della società Ilva. Hanno cominciato a fare il loro sporco gioco...
Il giudice Valente li ascoltati - ha detto che non ci potevano essere interventi di replica - e ha rinviato all'udienza del 9 maggio per la decisione e ordinanza di accettazione o meno delle verie parti civili, che, comunque, si sono attualmente ridotte a circa 300.
Lo Slai cobas ha preparato e presentato bene, nelle condizioni date di tempi strettissimi, le presentazioni delle sue parti civili e ci aspettiamo che ora il giudice faccia bene il suo e le ammetta tutte, comporeso lo Slai cobas.
Nella prossima udienza presenteremo e depositeremo un atto "QUESTIONE CONCERNENTE LA COMPETENZA E DENUNCIA DI CONFLITTO DI COMPETENZA", che rimette in discussione il trasferimento del processo da Taranto a Potenza.
Come avevamo annunciato subito dopo la vergognosa sentenza del giud. De Coco, lo Slai cobas aveva già, con i nostri avvocati, presentato un ricorso alla Procura di Taranto, unica competente allora a interessare su questo la Cassazione. Oggi possiamo presentare la nostra opposizione al trasferimento alla Cassazione tramite la Procura di Potenza.
dal blog proletari comunisti
Il 2 aprile Trump ha scatenato la guerra commerciale mondiale - qualcuno dice che sarà una data che passerà alla storia - con la presentazione di un elenco di paesi e con i relativi dazi che gli Stati Uniti applicheranno ad ogni paese, in quella tragica sceneggiata alla Casa Bianca, davanti alla sua claque, dove ha elencato, paese per paese, il tipo di dazi che vuole imporre.La giustificazione per questi dazi è, da un lato, quella della necessità di fare soldi per rendere l'America ricca di nuovo, un'affermazione veramente assurda visto che gli Stati Uniti hanno il Pil più alto al mondo, 20 mila miliardi mentre quello della Germania è intorno a 4 mila miliardi e il Giappone 5 mila miliardi e dall'altro, invece, quello di costringere, per chi volesse continuare a vendere negli Stati Uniti, a produrre direttamente negli Stati Uniti, quindi un tentativo di reindustrializzazione del paese, visto che, come dice lui, negli anni le industrie sono quasi scomparse negli Stati Uniti colpendo la classe operaia per quantità, tant'è che in questa tragica sceneggiata ha chiamato accanto a sé un operaio che ha detto che quest'operazione che stava facendo era corretta perché si parla di deindustrializzazione e di necessità di reindustrializzare.
I dazi però questo aspetto lo toccano e lo toccano non come dice Trump, ma in forme diverse, perché Trump su queste cose ha detto un sacco di bugie. I dazi nella tabella sono molto pesanti, questo significa che essendo così pesanti impediranno oggettivamente a molti paesi di continuare ad esportare negli Stati Uniti. Per la Cina, per esempio, che è quella che è più colpita, c'erano già dazi precedenti ma ora ce ne sono altri di 34%, per cui si arriva a un totale di 54%.
L'Unione Europea aveva già dei dazi del 25%, adesso ce ne sono un 20% di dazi in più. Il Vietnam, per esempio, è stato colpito pesantemente con il 46%, poi c'è Taiwan con il 32%, il Giappone 24%. Nessuno viene escluso, amici o 25% e così via. Perfino lo Sri Lanka, uno dei paesi più poveri al mondo, avrà dazi del 44%.
Questi dazi porteranno per forza ad un aumento dei costi di fatto perché se si vuole continuare a vendere, a smerciare in quel paese, bisognerà pagare all'ingresso, alla dogana, i soldi che vanno appunto in genere al governo, che poi li dovrà gestire. Ma visto come andranno le cose, vista la crisi che procurerà questo aumento dei dazi in generale sul commercio mondiale e sulla produzione mondiale, probabilmente questi soldi che lo Stato incasserà serviranno, come alcuni già accennano, a compensare dal punto di vista sia dell'aiuto ai padroni, in generale all'economia, ma anche a un sostegno generalizzato ai prezzi che aumentano e quindi è un cane che si morde la coda, cioè non risolverà il problema che è stato messo come argomento principale da Trump.
Questi dazi avranno come effetto il crollo dell'economia mondiale, e lo dice la guerrafondaia von der Layen per esempio, si tratta di un duro colpo dell'economia mondiale.
Il Sole 24 Ore oggi dedica le prime 12 pagine a questo argomento, ma così come quasi tutti i giornali, per dire quanto è importante per i governi e per i padroni questo argomento, dove addirittura l'inizio di uno degli articoli è il nuovo, dirompente, protezionismo americano che riporta il mondo ai primi decenni del novecento, e così via con affermazioni sulla gravità dei dazi e sugli effetti che questi avranno perché ridurranno la possibilità di esportare negli Stati Uniti e quindi di fatto costringeranno moltissime fabbriche sia a chiudere o a esportare di meno o a cercare di esportare aprendo verso nuovi altri mercati.
Tra le cose che ha detto Trump, tra le falsità rispetto agli effetti reali che avrà sulla stessa economia degli Stati Uniti, ce n'è una: in particolare ha trattato molto male i paesi imperialisti europei dicendo che sono dei ladri perché negli anni hanno rubato soldi approfittando di queste tariffe commerciali. Ma nella media ponderata, come dicono gli esperti, nella sostanza i dazi sia verso gli Stati Uniti che dagli Stati Uniti verso i paesi imperialisti europei più o meno si equivalgono, vanno intorno all'1,5%. Quindi anche questa è una grossa falsità.
Ma questa falsità serve a Trump perché dimostra che ha bisogno di aggrapparsi a delle cifre per scatenare un attacco come risposta alla crisi interna agli Stati Uniti, alla crisi dell'imperialismo in generale, dell'imperialismo mondiale, ma in particolare dell'imperialismo americano, che utilizza questo aspetto, quello della guerra commerciale, per recuperare qualcosa in questo scontro mondiale in cui la Cina è sempre al centro. Tutti gli articoli, quando parlano degli effetti, dicono costantemente che la Cina è al centro vero dell'attacco e vedremo perché.
Diciamo subito perché la Cina è la fabbrica del mondo e in questo momento l'attacco è a chi è in grado, con i bassi prezzi delle proprie merci, di invadere il mercato mondiale. Questo è un aspetto della concorrenza mondiale tra i paesi imperialisti e la Cina, in questo momento è il paese che più minaccia l'economia mondiale, soprattutto degli Stati Uniti.
Ma a questa si è affiancato il Vietnam, infatti uno dei tassi più elevati, proprio quello del Vietnam, che sta diventando, insieme alla Cambogia e ad altri paesi, l'altra fabbrica del mondo.
Quindi sarebbe una risposta alla crisi, ma è una risposta a questa crisi che tocca i paesi, tutti i paesi imperialisti, e che quindi devono dare a loro volta una risposta ai dazi degli americani e infatti tutti i paesi si stanno attrezzando.
La Cina ha risposto che alzerà chiaramente i dazi sulle importazioni americane e lì, diciamo, il problema è grosso perché moltissime aziende, anche le stesse americane ad altissima tecnologia, hanno produzione negli Stati Uniti, a cominciare dalla Tesla di Elon Musk.
Gli altri paesi si stanno attrezzando, alzeranno i tassi, i paesi imperialisti dell'Unione Europea stanno facendo degli incontri per provare a dare una risposta. Dalle posizioni più “morbide” che dicono che è necessario rispondere, però cerchiamo di contrattare con gli Stati Uniti, a quella invece più dura, che è quella di Macron, che chiede addirittura alle aziende del paese, di bloccare gli investimenti negli Stati Uniti.
Comunque tutti sono colpiti, quindi stanno rispondendo.
La Germania che ha una produzione enorme di auto che esporta in tutto il mondo, compreso negli Stati Uniti, ha la necessità di dare questa risposta e sta pensando di quanto aumentare i tassi. Tra gli effetti di quello che non viene esplicitato in maniera così approfondita negli articoli che ci sono, è da un lato una cosa che risalta: il centro di tutta questa questione sono le fabbriche del mondo. Tutti parlano, e non possono fare almeno, di produzione, di quanta produzione ci deve essere, quali sono i prezzi alla produzione, quindi le fabbriche del mondo. Non si parla alla stessa maniera degli operai di queste fabbriche se non in termini di perdita di posto di lavoro. Ma le fabbriche sono la cosa importante e in questa crisi viene fuori ancora una volta l'essenza del sistema capitalista/imperialista.
L'altro aspetto è la finanza che brucia miliardi, per esempio Wall Street nella seduta di ieri ha bruciato 2.200 miliardi. E' un problema che riguarda chi investe, soprattutto i grandi investitori, che nel rubarsi a vicenda i capitali fatti con lo sfruttamento degli operai a livello mondiale se li giocano in borsa e si rubano con l'altro. Quindi riguarda fondamentalmente la fetta grossa dei padroni finanziari, mentre la produzione, la perdita dei posti di lavoro, riguarda gli operai e la classe operai in generale a livello mondiale.
Non solo per l'inflazione, questi dazi naturalmente creeranno aumento di prezzi su ogni prodotto, da quello alimentare a quello dell'industria, delle auto non ne parliamo.
In Italia c'è subito il governo che si è messo all'opera - Urso l'ha detto esplicitamente - che per esempio attraverso le agenzie, la Simest e altre agenzie italiane che si occupano di dare gli aiuti ai padroni, stanno mettendo in campo i miliardi. I padroni dicono che quei miliardi, per esempio gli 8 miliardi che erano stati dati nel 2024 per aiutare le imprese, non bastano, ci vorranno tanti altri miliardi.
Quindi i padroni cercheranno ulteriormente di rifarsi sui salari degli operai per attutire il colpo che arriverà da questi aumenti dei dazi, dalla guerra commerciale che c'è, che è un lato della guerra che i padroni imperialisti si fanno.
Qui uno dei più lucidi è stato l'ex ministro dell'economia, Tremonti, che ha detto esplicitamente che questa guerra vedrà ancora una volta perdenti gli operai per l'inflazione perché i padroni scaricheranno ancora una volta questa crisi mondiale - di cui vediamo solo i primissimi effetti - sugli operai, sui lavoratori, sulla classe operaia in generale.
Una classe operaia che è chiamata ancora una volta nei meccanismi dello scontro mondiale interimperialista, tra i paesi imperialisti e l'attacco dell'imperialismo anche ai paesi più poveri, a dare la propria risposta, ad entrare in campo e far sentire la risposta operaia, non solo per le guerre in corso, per l'approfondimento dell'attacco dal punto di vista dei diritti e dell'avanzamento verso il moderno fascismo, ma anche esplicitamente, con tutto quello che abbiamo detto, a dare la propria risposta al capitalismo/imperialismo mondiale.
Ieri Sara Campanella, oggi Ilaria Sula. Due giovanissime donne, uccise per mano di un giovane uomo. L’ennesimo femminicidio. L’ennesimo approccio ai fatti che sposta la responsabilità sulla vittima mentre il problema è un altro: un sistema di prevenzione che non funziona.
“Era invaghito e non corrisposto”; “Non aveva mai denunciato”; “Non si era accorta del pericolo”.
Le parole pronunciate dal procuratore di Messina non spiegano un femminicidio. Lo minimizzano, lo spostano sulla donna che ha subìto violenza. Ancora una volta, davanti a un femminicidio, si sposta l’attenzione sulla donna, sulla sua presunta incapacità di riconoscere il pericolo, sulla sua mancata denuncia.
Ancora una volta, davanti a un femminicidio, si evita di parlare di un sistema che non previene, che non intercetta, che non protegge.
Quante volte ancora dobbiamo sentire parole che, invece di interrogarsi sull’assenza di strumenti efficaci di protezione, sottolineano ciò che la donna non ha fatto?
BASTA narrazioni che colpevolizzano le donne. Serve un sistema che prevenga. Serve un impegno concreto delle istituzioni. Serve smettere di chiedere alle donne di salvarsi da sole.
Chi insegna l’affettività ai giovani uomini?
Chi tutela le donne?
Sicuramente non lo Stato. Non questo governo che si fa solo auto propaganda sulla morte di tante ragazze, donne (come ha fatto l'8 marzo) e che crea un humus fascista, di prevaricazione, di esasperato individualismo che fa ritenere normale per tanti uomini reagire col femminicidio alla volontà delle donne, al loro NO.
Ogni anno da gennaio si inizia a contare: in quante saremo stavolta? Chi vive, chi muore, chi sopravvive?
Ilaria e Sara sono state uccise da due giovanissimi uomini che non sanno amare, anche se la stampa vuole dipingerli come innamorati tristi. Ma è una descrizione sbagliata, pericolosa. Amori non corrisposti, cuori infranti: nulla di tutto ciò ha a che fare con l’amore. Ha a che fare con la rabbia verso le donne, l’incapacità di accogliere un no, l’idea che siamo a disposizione e proprietà di un uomo.
Le nuove generazioni stanno crescendo nel periodo storico peggiore perché sono fomentati da un mondo politico e sociale fortemente sessista. Più ci emancipiamo e più aumenta la risposta violenta degli uomini.
Mentre la politica di palazzo si pulisce la coscienza con l’istituzione del reato di femminicidio (che arriva quando già siamo morte, non si combatte la violenza di genere nelle aule di tribunale), le donne sono lasciate a sé stesse di fronte ad istituzioni inutili e costantemente prevenute.
Le scuole sono volutamente spogliate della loro primaria funzione ovvero quello di insegnare. E invece, nessuna educazione sessuale e affettiva, nessuna educazione al consenso, nessuna educazione al rispetto delle libertà di ogni individuo. Anzi: questo governo la osteggia apertamente perché secondo la becera propaganda di destra queste cose non vanno insegnate ai nostri bambini.
Ignorare la prevenzione, ignorare l’importanza della cultura femminista nel contrasto a questi fenomeni vuol dire non avere a cuore il futuro.
E se la politica non vuole ascoltare, se è disposta a lasciarci in balìa del caso (chi sarà la prossima? chi verrà molestata oggi? A chi di noi non verrà accolta dalla polizia una richiesta di aiuto?), noi non retrocediamo un passo. ANZI.
Vogliamo soluzioni. Vogliamo prevenzione. Vogliamo tutela. E, soprattutto, ci vogliamo vive!
La storia ci insegna una cosa: ogni volta in cui noi donne, noi femministe abbiamo fermato il mondo, abbiamo ottenuto sempre maggiori conquiste verso la tanto agognata liberazione.
Non ci siamo, basta stereotipi e pregiudizi nei confronti di noi donne.
BASTA! L'unica strada "che ci difende" dalla violenza sessuale è la nostra lotta.
Noi lavoratrici Slai cobas, compagne del movimento femminista proletario rivoluzionario chiamiamo ad organizzarci per lottare insieme.
ANCHE PER QUESTO STIAMO ORGANIZZANDO UNO "SPORTELLO DONNA" aperto ogni GIOVEDI' DALLE 17 ALLE 19 in via Livio Andronico, 47 Taranto.
La Commissaria prefettizia arbitrariamente ha avviato la procedura di gara per la privatizzazione degli asili.
Un atto assurdo e ingiustificato, che non si deve effatto fare come "atto dovuto" in periodo di commissariamento. In realtà la Commissaria, sovradeterminando il suo ruolo che è solo di amministrazione dell'ente, calpesta la volontà di un consiglio comunale che in larghissima maggioranza aveva deciso lo stop alla esternalizzazione degli asili; ma soprattutto colpisce, senza avere alcun potere, la volontà e la mobilitazione delle lavoratrici, educatrici, lavoratrici dell'ausiliariato/pulizie, dei genitori dei bambini che avevano portato al risultatoi dello stop.
Nessuno si illuda. Già dalla prossima settimana le lavoratrici asusiliariato/pulizie si mobliteranno contro questa decisione. E, raccogliendo il NO del Coordinamento degli asili, chiamano ad unire tutte le nostre forze in una manifestazione che noi proponiamo per martedì prossimo.
La Commissaria prefettizia non ha avuto neanche la faccia di dire prima e direttamente cosa intendeva fare. Mercoledì scorso le lavoratrici dell'ausiliariato dello Slai cobas avevano avuto un incontro col il siuìub commissario, su delega della Perrotta, a cui avevano ribadito, insieme alla denuncia delle loro condizioni lavorative e dello scippo del mese di lavoro estivo, il loro netto NO alla privatizzazione. In quella occasione nulla è stato detto sulla determina uscita il 1 aprile, ma il suib commissario si era riservato di dare risposte di lì a pochi giorni. QUESTA E' LA RISPOSTA. VERGOGNA!
ORA VI SARA' LA NOSTRA RISPOSTA!
Ora tutti gli ex consiglieri, tutti i partiti che avevano votato lo stop alla privatizzazione devono metterci la faccia e l'azione. Nessuno si trinceri dietro la questione di "atto dovuto", NON ERA E NON E' "DOVUTO" PER NIENTE!
Le lavoratrici ausiliariato e pulizie Slai cobas
RSA Cavaliere Vincenza
Domenica 6 aprile si riunisce a Taranto il coordinamento regionale Palestina/guerra/Europa/governo Meloni.
L’ultimo capitolo del genocidio
(Chris Hedges*) - Questo è l’ultimo capitolo del Genocidio. È l’ultima, sanguinosa spinta per cacciare i palestinesi da Gaza. Niente cibo. Niente medicine. Niente riparo. Niente acqua pulita. Niente elettricità. Israele sta rapidamente trasformando Gaza in un Girone dantesco di miseria umana dove i palestinesi vengono uccisi a centinaia e velocemente, di nuovo, a migliaia e decine di migliaia, o saranno costretti ad andarsene per non tornare mai più.
L’ultimo capitolo segna la fine delle bugie israeliane. La bugia della Soluzione dei “Due Stati”. La bugia che Israele rispetta le leggi di guerra che proteggono i civili. La bugia che Israele bombarda ospedali e scuole solo perché vengono usati come rifugi da Hamas.
La bugia che Hamas usa i civili come scudi umani, mentre Israele costringe sistematicamente i palestinesi prigionieri a entrare in tunnel ed edifici potenzialmente pieni di trappole prima delle truppe israeliane.
La bugia che Hamas o la Jihad Islamica Palestinese sono responsabili (l’accusa è spesso quella di lancio di razzi) della distruzione di ospedali, edifici delle Nazioni Unite o uccisione di massa di palestinesi. La bugia che gli aiuti umanitari a Gaza sono bloccati perché Hamas sta dirottando i camion o contrabbandando armi e materiale bellico.
La bugia che i bambini israeliani vengono decapitati o che i palestinesi hanno compiuto stupri di massa di donne israeliane. La bugia che il 75% delle decine di migliaia di persone uccise a Gaza erano “terroristi” di Hamas. La bugia che Hamas, poiché si presumeva stesse riarmando e reclutando nuovi combattenti, è responsabile della rottura dell’accordo di cessate il fuoco.
Il volto Genocida di Israele è a nudo.
Ha ordinato l’evacuazione della parte settentrionale di Gaza dove palestinesi disperati sono accampati tra le macerie delle loro case. Ciò che sta per arrivare è una Carestia di Massa: l’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Impiego dei Rifugiati Palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA) ha dichiarato il 21 marzo di avere ancora sei giorni di scorte di farina, morti per malattie causate da acqua e cibo contaminati, decine di morti e feriti ogni giorno sotto l’implacabile assalto di bombe, missili, fuoco di carri armati e proiettili di artiglieria.
Niente funzionerà, panetterie, impianti di trattamento delle acque e fognature, ospedali (Israele ha fatto saltare in aria l’Ospedale Turco-Palestinese danneggiandolo il 21 marzo), scuole, centri di distribuzione degli aiuti o cliniche. Meno della metà dei 53 veicoli di emergenza gestiti dalla Mezzaluna Rossa Palestinese sono funzionanti a causa della carenza di carburante. Presto non ce ne sarà più nessuno.
Il messaggio di Israele è inequivocabile: Gaza sarà inabitabile. Andatevene o morite.
Da martedì, quando Israele ha rotto il cessate il fuoco con pesanti bombardamenti, sono stati uccisi oltre 700 palestinesi, tra cui 200 bambini. In un periodo di 24 ore sono stati uccisi 400 palestinesi.
Questo è solo l’inizio. Nessuna potenza occidentale, compresi gli Stati Uniti, che forniscono le armi per il Genocidio, intende fermarlo. Le immagini da Gaza durante i quasi sedici mesi di attacchi incessanti erano orribili. Ma ciò che sta arrivando ora sarà peggio. Rivaleggerà con i Crimini di Guerra più atroci del ventesimo secolo, tra cui la Carestia di Massa, il Massacro, e la distruzione del Ghetto di Varsavia nel 1943 da parte dei Nazisti.
Il 7 ottobre ha segnato la linea di demarcazione tra una politica israeliana che sosteneva la Brutalizzazione e la Sottomissione dei palestinesi e una politica che ne richiedeva lo Sterminio e l’allontanamento dalla Palestina Storica.
Ciò a cui stiamo assistendo è l’equivalente storico del momento innescato dall’annientamento di circa 200 soldati guidati da George Armstrong Custer nel giugno 1876 nella Battaglia di Little Bighorn. Dopo quella sconfitta umiliante, i nativi americani erano destinati a essere uccisi e i superstiti costretti nei campi di prigionia, in seguito denominati Riserve, dove migliaia di persone morirono di malattia, vissero sotto lo sguardo spietato dei loro occupanti armati e caddero in una vita di miseria e disperazione.
Aspettatevi lo stesso per i palestinesi di Gaza, abbandonati, sospetto, in uno degli inferni del mondo e dimenticati.
“Abitanti di Gaza, questo è il nostro ultimo avvertimento“, ha minacciato il Ministro della Difesa israeliano Israel Katz: “La prima guerra del Sinwar distrusse Gaza e la seconda guerra del Sinwar la distruggerà completamente. Gli attacchi dell’Aviazione Militare contro i terroristi di Hamas sono stati solo il primo passo. Diventerà molto più difficile e ne pagheranno il prezzo per intero. L’evacuazione della popolazione dalle zone di combattimento ricomincerà presto. Restituite gli ostaggi e rimuovete Hamas e altre opzioni si apriranno per voi, inclusa la partenza per altri posti nel mondo per coloro che lo desiderano. L’alternativa è la distruzione assoluta“.
L’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas è stato progettato per essere implementato in tre fasi.
La prima fase, della durata di 42 giorni, avrebbe visto la fine delle ostilità. Hamas avrebbe rilasciato 33 ostaggi israeliani catturati il 7 ottobre 2023, tra cui donne, persone di età superiore ai 50 anni e persone malate, in cambio di oltre 2.000 uomini, donne e bambini palestinesi imprigionati da Israele (circa 1.900 prigionieri palestinesi sono stati rilasciati da Israele al 18 marzo).
Hamas ha rilasciato un totale di 147 ostaggi, di cui otto morti. Israele afferma che ci sono 59 israeliani ancora trattenuti da Hamas, 35 dei quali Israele ritiene siano deceduti.
L’esercito israeliano avrebbe dovuto ritirarsi dalle aree popolate di Gaza il primo giorno del cessate il fuoco. Il settimo giorno, ai palestinesi sfollati sarebbe stato consentito di tornare nel Nord di Gaza. Israele avrebbe consentito a 600 camion di aiuti con cibo e forniture mediche di entrare a Gaza ogni giorno.
La seconda fase, che si prevedeva sarebbe stata negoziata il sedicesimo giorno del cessate il fuoco, contemplava il rilascio degli ostaggi israeliani rimanenti. Israele si sarebbe ritirato da Gaza mantenendo una presenza in alcune parti del Corridoio Filadelfia, che si estende lungo il confine di otto miglia tra Gaza ed Egitto, rinunciando al suo controllo del valico di frontiera di Rafah verso l’Egitto.
Nella terza fase si sarebbero avviati negoziati per una fine permanente della guerra e la ricostruzione di Gaza.
Israele firma abitualmente accordi, tra cui gli Accordi di Camp David e gli Accordi di pace di Oslo, con calendari e fasi. Ottiene ciò che vuole, in questo caso il rilascio degli ostaggi, nella prima fase e poi viola le fasi successive. Questo schema non è mai stato interrotto.
Israele ha rifiutato di onorare la seconda fase dell’accordo. Ha bloccato gli aiuti umanitari a Gaza due settimane fa, violando l’accordo. Ha anche ucciso almeno 137 palestinesi durante la prima fase del cessate il fuoco, tra cui nove persone, tre delle quali giornalisti, quando i droni israeliani hanno attaccato una squadra di soccorso il 15 marzo a Beit Lahiya nel Nord di Gaza
I pesanti attacchi di bombardamento di Gaza da parte di Israele sono ripresi il 18 marzo mentre la maggior parte dei palestinesi dormiva o preparava il suhoor, il pasto consumato prima dell’alba durante il mese sacro del Ramadan. Israele non fermerà i suoi attacchi ora, anche se gli ostaggi rimanenti verranno liberati, presunta ragione di Israele per la ripresa dei bombardamenti e dell’assedio di Gaza.
La Casa Bianca di Trump applaude al Massacro. Attaccano i critici del Genocidio come “antisemiti” che dovrebbero essere messi a tacere, criminalizzati o deportati mentre incanalano miliardi di dollari in armi verso Israele.
L’assalto Genocida di Israele a Gaza è l’inevitabile epilogo del suo Progetto Coloniale di Coloni e dello Stato di Apartheid. La conquista di tutta la Palestina Storica, con la Cisgiordania che presto, mi aspetto, sarà annessa da Israele, e lo sfollamento di tutti i palestinesi è sempre stato l’obiettivo Sionista.
I peggiori eccessi di Israele si sono verificati durante le guerre del 1948 e del 1967, quando vaste parti della Palestina Storica furono conquistate, migliaia di palestinesi uccisi e centinaia di migliaia furono sottoposti a Pulizia Etnica. Tra queste guerre, il furto di terre progressivo, gli assalti omicidi e la costante Pulizia Etnica in Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est, sono continuati.
Quella danza calibrata è finita. Questa è la fine. Ciò a cui stiamo assistendo eclissa tutti gli attacchi storici ai palestinesi. Il folle Sogno Genocida di Israele, un incubo palestinese, sta per realizzarsi. Distruggerà per sempre il mito che noi, o qualsiasi nazione occidentale, rispettiamo lo Stato di Diritto o siamo i protettori dei Diritti Umani, della Democrazia e delle cosiddette “virtù” della civiltà occidentale. La Barbarie di Israele è la nostra Barbarie. Potremmo non capirlo, ma il resto del mondo sì.
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* Chris Hedges è un giornalista vincitore del Premio Pulitzer, è stato corrispondente estero per quindici anni per il New York Times, dove ha lavorato come capo dell’Ufficio per il Medio Oriente e dell’Ufficio balcanico per il giornale. In precedenza ha lavorato all’estero per The Dallas Morning News, The Christian Science Monitor e NPR. È il conduttore dello spettacolo RT America nominato agli Emmy Award On Contact.