Comunicato
Lo Slai cobas per il sindacato di classe Ilva e
provinciale Taranto valutano come un fatto positivo la forte affermazione
della USB all'Ilva ed esprimono il proprio saluto e solidarietà a tutti gli
operai che si sono impegnati nella USB per questo risultato
Come
abbiamo scritto in un nostro comunicato:
"Lo Slai cobas per il sindacato di
classe non si presenta alle prossime elezioni Rsu in Ilva perchè, dato che
sarà presente l'Usb vogliamo evitare che chi vuole votare contro i
confederali, possa dividersi...
"lo Slai cobas per il sindacato di classe è
per una lista unitaria di tutti gli operai alternativi USB, slai cobas, Liberi e pensanti' per battere tutti insieme i sindacati
confederali"
Ribadiamo alla luce dei risultati ancora adesso che con questa
proposta avremmo avuto un successo ancora maggiore e non ci sarebbe stato USB
secondo sindacato tra gli operai e terzo a livello di fabbrica, ma la lista
del sindacato di base e di classe unitario come primo sindacato in fabbrica!
l'USB non ha voluto questo, i Liberi e pensanti non si sono
impegnati sindacalmente in fabbrica e la lista unitaria non c'è
stata.
In un secondo comunicato abbiamo scritto:
"per chi vuol votare è
importante non votare sindacati confederali e parassiti fismic,cub
ecc...
operai dello slai cobas per il sindacato di classe, partecipano a
operazioni controllo per evitare brogli..."
Ma la indicazione dello Slai cobas per il sindacato di classe è stata comunque il non voto per
segnare la differenza tra USB e la linea del sindacato di classe necessario
in ILVA
In un altro comunicato abbiamo detto:
"...RSU o non RSU quello che
serve ai lavoratori si può conquistare non con il voto ma con la
lotta:
"un nuovo accordo su cambio tuta secondo la sentenza della Cassazione,
i passaggi automatici di livello, il contratto siderurgico, il
"decreto operaio" che sancisca che "20 anni" in questa fabbrica bastano per
andare in pensione."
Ora che le elezioni si sono fatte e le nuove RSU
ci sono e in essa ci sono 12 rappresentanti USB noi chiamiamo tutti alla
prova dei fatti:
sosterranno queste rivendicazioni?
passeranno alla lotta
per ottenerle?
Se così avverrà nei prossimi 100 giorni, saremo i primi ad
essere contenti oltre che in prima fila.
Se così non sarà gli operai
verificheranno che un'altra strada e un'altra organizzazione sindacale di
classe serve per ottenerle realmente
Noi non aspettiamo lle RSU, nè
facciamo dipendere dalle Rsu il proseguimento di questo lavoro ma abbiamo
bisogno degli operai, iscritti e non iscritti, per lottare e organizzarsi
seriamente.
SLAI COBAS per il sindacato di classe Taranto v.
Rintone, 22 TA
slaicobasta@gmail.com 3475301704
30
novembre 2013
Il comunicato USB
ILVA di Taranto: eccezionale
affermazione dell'USB
I lavoratori iniziano a battere ipocrisia,
rassegnazione e sindacato "collaborativo"
USB è da mesi una realtà
viva all'ILVA di Taranto: dopo le elezioni delle RSU che si sono concluse
ieri, l'Unione Sindacale di Base ha iniziato il vero cambiamento necessario
nella fabbrica e nel territorio che ha come elementi qualificanti e
prioritari da una parte la proposta della nazionalizzazione dell'azienda
salvaguardando salari e occupazione e dall'altra il risanamento ambientale
del territorio e la salute di
lavoratori e cittadini.
Un voto quello a USB
che con il 20% totale ed oltre il 21% tra gli operai, sarebbe stato ancor più
eclatante se non vi fossero state pressioni indicibili nei confronti di tanti
lavoratori, se l'azienda non si fosse schierata come sempre dalla parte dei
"soliti" sindacati, se politicamente e istituzionalmente ci fosse stata
almeno una parvenza di "neutralità", se USB non fosse stata discriminata e le
fossero state attribuite le stesse agibilità sindacali che hanno potuto
utilizzare Fiom, Fim e Uilm.
Un'affermazione che da una parte limita lo
strapotere di una organizzazione come la Uil, la più legata alla proprietà
dei Riva e dall'altra batte la Fim e la Fiom, la prima di misura e la seconda
in modo esaltante.
Rispetto alle precedenti elezioni del 2010, dove non era
presente USB, diminuisce leggermente la Fim Cisl, sensibilmente la Uilm e si
dimezza la Fiom Cgil.
Un risultato che è la conseguenza della rabbia e
della determinazione dei lavoratori che non ce la fanno più a sopportare una
situazione di "collaborazione" come quella che Fiom, Fim e Uilm hanno gestito
nei confronti dell'azienda, ma è anche diretta conseguenza della necessità
di cambiamento e di alternativa sindacale che, incarnata da USB, sta
diventando evidente e palpabile in tutto il paese.
Dal risultato positivo
dello sciopero generale del 18 ottobre si era visto che i lavoratori stanno
lentamente ma progressivamente iniziando ad abbandonare Cgil, Cisl e Uil ed a
percepire la possibilità concreta di organizzarsi in USB per costruire una
valida alternativa sindacale, indipendente, conflittuale e
democratica.
Con il voto dell'ILVA tutto ciò è stato amplificato e oggi siamo
di fronte ad un salto di qualità che potrebbe ridisegnare lo scenario
sindacale del paese.
Basta con chi teorizza la collaborazione con le
aziende e con i mercati come fanno la Cisl e la Uil; basta con una Cgil che
ipocritamente afferma ancora principi che non pratica da anni e basta anche
con la Fiom che di giorno scende in piazza e di notte fa gli accordi con la
Camusso e il vertice Cgil, condividendone obiettivi e documento congressuale.
I lavoratori all'ILVA come in tante altre realtà dell'industria e dei servizi
dove in questi giorni si sono svolte elezioni per il rinnovo delle RSU che
hanno visto l'affermazione di USB e la sconfitta del sindacalismo
"collaborativo", non sopportano più di essere presi in giro.
L'alternativa
non è più solo necessaria ma diventa oggi anche possibile. Si stanno ormai
rapidamente disgregando le relazioni particolari che hanno sostituito
conflitto e vertenzialità, la "collaborazione", la concertazione, la
commistione di posizioni tra aziende e sindacati, gli interessi personali e
di organizzazione, la costruzione di piccoli imperi economici dentro
i sindacati.
Noi faremo del tutto per sviluppare questa alternativa
indipendente e conflittuale: la sfida è aperta come sono aperte le nostre
sedi in tutto il paese per accogliere chi sta decidendo e chi deciderà di
abbandonare definitivamente Cgil, Cisl e Uil per costruire insieme un nuovo
modo di fare sindacato.
Roma, 30 novembre 2013
Era
il 28 Novembre 1977 quando, a Bari, veniva ucciso a coltellate
Benedetto Petrone. Aveva 18 anni, faceva l’operaio ed era comunista. I
responsabili sono un nutrito gruppo di fascisti dell’MSI facenti
riferimento alla sede Passaquindici, quella sera usciti con mazze e
coltelli. L’agguato era premeditato.
Nella
giornata di ieri, come in ogni anniversario dalla sua morte, gli
antifascisti della terra di bari si riuniscono per un corteo in ricordo
di Benedetto, perché, fin quando esisterà, il fascismo sarà sempre
sinonimo di morte, perché oggi come ieri c’è necessità di non arrendersi
alla violenza squadrista ed alla politica della “lama”, perché di morti
ammazzati c’è ne sono troppi anche negli ultimi anni: solo quest’anno
Clement Meric, 19 anni e Pavlos Fyssas, 34 anni.
Ed
ecco che dalle ore 17.00 ci si dà appuntamento in Piazza Umberto tra
proiezioni, dibattiti e scambi di parole. Nuova buona parte della
composizione del corteo che si andrà a formare con giovani venuti per la
prima volta ad ascoltare la storia di Benedetto ed a sfilare per le
strade di Bari urlando “mai più fascismo”. Il corteo di circa 300
persone partirà attorno le ore 19.00 e vedrà protagonisti, tra gli
altri, un gruppo di ragazzi che durante il percorso reintitoleranno i
nomi delle vie con targhe per ricordare i nomi di altri compagni uccisi
dal fascismo, o le stragi di Lampedusa e di Stato oltre un gruppo di
Clown Army che per tutta la durata del corteo “marcerà” di fianco la
squadra mobile con agguati agli stessi fatti di clave e pistole ad
acqua.
La serata continuerà alle 22 a
Villa Roth occupata con un concerto antifascista di autofinanziamento
tra socialità, cena (antifascista anche lei) e voglia di continuare ad
esserci, resistere e rispondere colpo su colpo perché l’antifascismo è
una pratica quotidiana, vivendo le strade, contrastando la violenza
squadrista, mettendo i propri corpi e cuori davanti, costruendo un’altra
cultura oltre quella discriminatoria.
Ieri Bari ha dimostrando, ancora una volta, di poter ancora essere una città dedita alla Resistenza!
Bari, 29 novembre 2013