mercoledì 30 settembre 2015

L' assoluta necessità di tutta la città di partecipare al processo Ilva del 20 Ottobre

(da Gazzetta del Mezzogiorno)

Choc inquinamento a Taranto «Sterile una coppia su quattro e danni per tre generazioni»

TARANTO – Una coppia su quattro a Taranto è sterile: i dati sull'aumento dell’infertilità sono l’ultima circostanza che viene addebitata dagli esperti all’inquinamento prodotto nell’area a ridosso dell’Ilva. L’ennesimo allarme sui rischi per la salute collegati all’insediamento siderurgico arriva da un convegno organizzato dagli Ordini dei medici e degli odontoiatri di Taranto e Brindisi nella città dei due mari.

Oltre al dato sull'infertilità di coppia, dalla stessa ricerca è emerso anche che il 26% delle donne è in menopausa precoce. «I dati sugli effetti dannosi dell’inquinamento che incidono sull'infertilità sono allarmanti. Urge istituire un osservatorio epidemiologico», ha detto la ginecologa Raffaella Depalo, dell’Unità di Fisiopatologia Riproduzione Umana del Policlinico di Bari.

«In uno studio che abbiamo presentato l’anno scorso al congresso della Società europea di embriologia – ha aggiunto la dottoressa Depalo – abbiamo evidenziato nelle donne, e in particolare nelle cellule della granulosa che sostengono l’ovulo nella crescita e lo portano nella maturità, delle alterazioni nella catena di espressione dei recettori per gli estrogeni, sostanze che sostengono la crescita follicolare e la maturazione ovocitaria».

Ma il grido di allarme degli esperti non si esaurisce qui: «Anche se l’Ilva dovesse spegnersi in questo momento – ha sottolineato Agostino Di Ciaula, presidente della sezione pugliese dell’Associazione internazionale Medici per l’ambiente nel corso del convegno 'Salute, Ambiente, Lavoro nella città dell’acciaiò – i tarantini continueranno a pagare conseguenze sanitarie almeno per le prossime tre generazioni, per cui è urgente chiudere i rubinetti dell’inquinamento prima di pensare a qualsiasi altra cosa».

«L'area a caldo – ha proseguito Di Ciaula – continuerà a produrre una quantità impressionante di inquinanti nonostante le prescrizioni dell’autorizzazione integrata ambientale».

Per il presidente dell’Ordine dei medici di Taranto Cosimo Nume «il primo modo per risolvere il problema è affrontarlo, conoscerlo, e cercare le soluzioni. Non siamo qui – ha aggiunto - per fare allarmismo, ma ci dobbiamo muovere. Sono a confronto tutti i medici d’Italia perchè Taranto, attraverso la conoscenza seria e rispettosa delle regole della scienza, arrivi a non subire oltre l’insulto di malattie gravi».

Braccianti: costrette a sollevare casse di 20Kg

Continuando nel lavoro di coinvolgimento delle operaie/i legati alle aziende agricole, ho avuto occasione di un incontro-confronto con alcune operaie che hanno aggiunto nuovi elementi sulle condizioni di lavoro a cui sono costrette, tipo l'uso di casse denominate in gergo tecnico G.P.R. Questi sono dei contenitori in cui vengono poste cassette di frutta del peso di 2 kg l'una per un totale di 20 kg che vengono sollevate per svariate volte al giorno fino allo sfinimento del personale, soprattutto quello femminile.
Questo esempio è uno dei tanti che si sono riservati di raccontarmi, ma alla fine il tutto si è risolto esclusivamente come uno sfogo alla ricerca di un conforto morale, poichè nel momento in cui ho cercato di forzare, seppur delicatamente ad un atteggiamento e una presa di posizione un pò decisa nei riguardi del o dei datori di lavoro, vi è stato un chiaro irrigidimento atto a difendere il proprio posto di lavoro.

Bisognerà lavorare molto, avere molta pazienza per non perdere la fiducia ottenuta e studiare dove e quando si potrà agire, ma soprattutto far prendere consapevolezza alle lavoratrici che le consenta di partire decise e puntare ad ottenere risultati positivi.

Concludendo, ritengo che andare oltre questa lotta è prematuro.

Concetta

Le braccianti schiave nei campi pugliesi denunciano i loro padroni aguzzini.

(Da la Repubblica)    


Morì di fatica nei campi pugliesi: ecco il suo calendario che inguaia i caporali


Paola Clemente annotava ogni giornata di lavoro sul suo calendario. Che adesso è finito tra gli atti dell'inchiesta della Procura di Trani e rischia di mettere nei guai colleghe e agenzie interinali

Un diario lungo due anni rischia di cambiare la storia (giudiziaria e non solo) della morte di Paola Clemente, avvenuta il 13 luglio mentre lavorava in una campagna di Andria. La Procura di Trani ha acquisito il calendario e i taccuini che la bracciante conservava e sui quali appuntava tutti i suoi impegni di lavoro. Un resoconto preciso e giornaliero che inguaia, definitivamente, le società per le quali aveva lavorato, i mediatori e anche alcune sue colleghe di lavoro che in questi mesi hanno raccontato il falso, forse perché sotto le minacce dei caporali.

Come dimostra la pagina di calendario che pubblichiamo, Paola lavorava anche 30 giorni in un mese. A giugno dello scorso anno sono segnate 25 giornate, di cui 21 consecutive. E accanto si trova l'indicazione dell'orario e in alcuni casi anche della ditta e del caporale per i quali prestava servizio. Chiaramente la busta paga di quel mese - ma lo stesso accade anche con altri periodi, tutti oggetto dell'indagine - non corrispondono a quanto appuntato. Nonostante siano bollate da un'agenzia interinale, il ché doveva essere nelle intenzioni del legislatore garanzia di trasparenza. Perché i conti non tornano?

"Evidentemente qualcuno ha barato" spiega uno degli investigatori che in questi mesi stanno lavorando su una maxi inchiesta che rischia di fare esplodere il fenomeno del caporalato in Puglia. L'indagine coordinata dal procuratore capo di Trani, Carlo Maria Capristo, con il suo sostituto Alessandro Pesce, non mira infatti soltanto ad accertare come Paola è morta. Ma appunto alle modalità con le quali lavorava. Al momento nel registro degli indagati sono stati iscritti in due: si tratta dei presunti caporali, le persone cioè che la trasportavano da San Giorgio sino ad Andria. Paola veniva pagata due euro per ogni ora di lavoro, nonostante però avesse un regolare contratto.

Era possibile - questo è il sospetto degli inquirenti - perché venivano contabilizzate meno giornate di quelle effettivamente lavorate in modo da dribblare i controlli, come dimostrano i diari. E anche perché in busta spesso erano appuntati degli anticipi che in realtà la lavoratrice non aveva mai ricevuto. A dare poi una svolta all'indagine anche la dichiarazione di alcune sue amiche: hanno deciso di scacciare le paure, resistere alle pressioni e raccontare agli inquirenti come è possibile vivere da schiave, qui in Puglia.

lunedì 28 settembre 2015

Verso la manifestazione del 20 Ottobre a Taranto per il processo Ilva - Intervento dell'Avv. Bonetto

Dal Convegno "In nome del popolo Avvelenato" intervento dell'Avv.Bonetto di Torino legale delle parti civili Slai Cobas al processo Ilva di Taranto.

Ilva, fabbrica in rosso.

Due richieste di incontro. Una dei sindacati nazionali al ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi e ai commissari dell’Ilva in amministrazione straordinaria; l’altra dei metalmeccanici di Taranto per la direzione dell’azienda. L’obiettivo è lo stesso: capire qual è la situazione finanziaria dell’Ilva e quali gli interventi che si stanno programmando per arginare le perdite dello stabilimento.

Perdite considerevoli, che si attestano in decine di milioni di euro al mese, come ha rilevato nel recente consiglio generale di Confindustria il presidente nazionale dell’associazione industriali Giorgio Squinzi. L’Ilva arretra e il conto economico peggiora. Anche sul fronte delle commesse infatti il gruppo non riesce ad ingranare la marcia. L’ultima notizia, l’ipotesi di esclusione dalla maxicommessa per la realizzazione dei tubi al consorzio Tap, ha bisogno di conferme che i sindacati jonici hanno chiesto direttamente ai vertici del siderurgico. Voci che si rincorrono sui tempi e sui modi di una ripresa che stenta a decollare. E la mancanza di notizie certe aumenta la fibrillazione anche degli operai del colosso siderurgico: gli addetti dell’indotto sono in crisi da almeno un paio d’anni a causa dei pagamenti a singhiozzo delle retribuzioni.

Gli stipendi. A loro si aggiungono le preoccupazioni dei circa 14mila dipendenti diretti dell’Ilva di Taranto ai quali gli stipendi arrivano puntuali ma che, sempre più spesso, si vedono negare l’accesso al credito anche per piccoli prestiti dalle finanziarie e dalle banche. Segnali di una instabilità che si percepisce attorno all’Ilva sia nel sistema bancario e finanziario sia nella clientela internazionale che preferisce comprare acciaio da un’altra parte. E adesso il pericolo di un nuovo e incombente default deve essere scongiurato, secondo Fim-Fiom e Uilm, direttamente dal ministro Guidi o dai commissari nominati dal governo per gestire la fase di amministrazione straordinaria.

La produzione è in calo, si attesterà nel 2015 attorno ai 5 milioni e mezzo di tonnellate annue. Una cifra che, a detta degli esperti del settore, non basta a riportare in positivo i bilanci dell’Ilva. Azienda che, peraltro, deve fronteggiare spese imponenti per l’adeguamento alle prescrizioni ambientali. Si parla anche di una sperimentazione del preridotto, un semilavorato che eviterebbe il passaggio del minerale nelle cokerie e quindi abbatterebbe le emissioni. L’acquisizione da parte di Ilva, secondo fonti aziendali, starebbe subendo un rallentamento rispetto al programma iniziale proprio per le difficoltà dell’impresa. È noto inoltre che i tubifici sono fermi per assenza di commesse e così anche, da qualche giorno, i Rivestimenti con altri 136 operai che sono passati dal lavoro al contratto di solidarietà, gli ammortizzatori sociali.

E ieri sull’argomento ilva è intervenuto anche il deputato jonico di Conservatori e Riformisti, Gianfranco Chiarelli: «Quanto ho sempre denunciato in fase di discussione dei tanti decreti "salva Ilva", al contrario di quanti hanno accolto con toni trionfalistici tali provvedimenti del governo, si sta puntualmente verificando. Delle risorse che sono state garantite nessuna traccia. Ma anche se a breve questi fondi fossero sbloccati, rappresenterebbero solo una goccia nell'oceano del reale fabbisogno finanziario, necessario per attuare pienamente l'Aia, realizzare le bonifiche e riportare sul mercato l'acciaieria.

Nel frattempo si perdono importanti commesse e si chiudono reparti, ricorrendo sempre più massicciamente agli ammortizzatori sociali. Senza parlare della situazione dell'indotto ridotto alla fame», ha affermato l’onorevole Chiarelli. Per il deputato ha dunque ragione il presidente di Confidustria Squinzi «quando afferma che una delle più grandi acciaierie d'Europa richiede un management di elevata specifica preparazione. È evidente che la gestione commissariale abbia fallito. Il Governo si decida a chiarire cosa intende fare dell' Ilva di Taranto e lo faccia in tempi rapidi» ha concluso Chiarelli.

domenica 27 settembre 2015

Storie di braccianti, di schiavitù, sfruttamento. Urge ribellione e lotta!

Finché viene giorno (storia corale di donne braccianti)

In un vicolo bianco di un piccolo paese del Sud, la casa di Carmela. Una tenda all’ingresso del seminterrato, tre scalini e il suo sguardo ad accoglierci nella casa dove aspetta insieme ad altre compagne di lavoro: sono sette braccianti che vogliono testimoniare la loro condizione di precarietà estrema.
 
Sono sedute in cerchio: chi su una sedia, chi sul divano e chi sul bordo esterno del piccolo caminetto, focolare di quella stanza che fa da ingresso, cucina e salotto.

Inizia a parlare Maria, cinquantadue anni, un matrimonio naufragato alle spalle, senza figli. Lavora in campagna da quando era poco più che una bambina, aveva tredici anni. “Per poter andare avanti e sopportare i soprusi subiti ogni giorno in campagna prendo gli antidepressivi. Due gocce quando iniziano a insultarmi e ho di nuovo la forza di sopportare e guadagnarmi da vivere”.

Comincia con lei il racconto corale delle donne. Visi cotti dal sole, rughe come carte geografiche: segnano le coordinate di esistenze provate dalla fatica; il loro sguardo è stanco, sono le nove di sera e tra poche ore la sveglia suonerà alle tre come ogni santa notte. Ma sorridono e hanno voglia di raccontarsi.
“Prima si lavorava meglio, i sindacati erano dalla parte dei braccianti. Bastava una parola ed era sciopero. Altri tempi, c’erano grandi sindacalisti; ci tutelavano e potevamo incrociare le braccia, dire no al padrone e ai caporali. Oggi il sindacato dovrebbe tornare alle origini e non aver timore di farci fare le vertenze. Dei caporali non bisogna aver paura né si può pensare di dialogare con loro. Dovreste vederli quando gridano: più in fretta, più in fretta; mentre ci rompiamo la schiena” continuano nel loro racconto corale le braccianti: “Lavoriamo tutti i giorni, anche la domenica che non è considerata straordinario. Possiamo prendere un giorno di pausa, avvisando il caporale con due settimane di anticipo. Lavoriamo dalle sette ore in poi, senza una pausa per mangiare il panino.”
In molti casi sono loro a mantenere la famiglia: i figli, i loro mariti disoccupati. Sono loro a mostrare una forza capace di sfidare tutto, soprattutto la solitudine.

Possono fare i propri bisogni solo sotto l’albero più vicino. Intimità zero: “Non possiamo allontanarci, altrimenti viene il caporale e si arrabbia perché abbiamo impiegato troppo tempo”. Il tempo in campagna e nelle aziende dove si confezionano i prodotti della terra si è trasformato in un demone. La bilancia su cui le donne pesano il raccolto è sincronizzata: se non viene utilizzata per più di cinque minuti, si spegne. “E se passano cinque minuti arriva la capo squadra a sbattere sul banco di lavoro il cestino con la frutta. Un gesto che brucia”. In campagna come sotto i tendoni “non possiamo portare più di una bottiglietta d’acqua. E’ vietato e non sono ammesse eccezioni, non si può discutere”, il sole è alto e anche nei magazzini di confezionamento la temperatura è elevata, insopportabile.

A comandare le braccianti (il lavoro al femminile è più richiesto perché, ricordano le donne: “Costiamo meno”) non ci sono solo i caporali, ma anche le “vice-caporali”. Sono donne, a detta delle braccianti, capaci in poco tempo di “far carriera con successo”. Le lavoratrici sono sotto il loro controllo e non c’è ombra di solidarietà femminile. La solidarietà è quasi impossibile anche fra braccianti: “Non possiamo aiutare le ultime arrivate. Il caporale non vuole. Chi è veloce e sveglia e impara subito il lavoro va avanti, altrimenti viene sostituita dal giorno dopo”.
Il salario è di 5.60 euro netti all’ora, “ma quasi la metà la trattiene il caporale. Così loro possono comprarsi il fuori strada, mentre noi non riusciamo ad arrivare a fine mese. Non sempre riusciamo a pagare tutte le bollette.”

Cercano di aiutarsi tra loro le donne della terra, con il peso del sacrificio sulle spalle, con le parole di questo racconto corale.
“Ora si raccoglie l’uva, quindi c’è lavoro per tutti – conclude Carmela – ma tornate d’inverno quando da raccogliere ci sono solo le arance, fa freddo, c’è il ghiaccio, e rischiamo di scivolare e romperci una gamba per 27 euro lordi al giorno”.
Un sorriso amaro sui loro volti, mentre ricordano che è tardi, che devono tornare a casa, preparare la cena e andare a dormire “perché tra un pò è già giorno”.
(da Emanuela Carucci)

sabato 26 settembre 2015

Autobus pubblici contro i “caporali” - Questo era stato già pianificato, ma non ha risolto nulla. Perchè il caporale all'azienda non garantisce solo il trasporto, ma chi può essere assunto e chi no

Valutare quali sono le strade più percorse dai braccianti agricoli per raggiungere i campi del territorio ionico e non, intercettando le esigenze degli addetti che non dispongono di un mezzo di trasporto per raggiungere il loro posto di lavoro e quelle degli imprenditori del settore che hanno necessità di disporre di un maggior numero di unità nei periodi di raccolta. 
Appuntamento alle ore 11 del prossimo 8 ottobre per mettere insieme tutte queste informazioni che organizzazioni sindacali ed associazioni datoriali dovranno raccogliere per rendere operativo quanto prima il progetto del servizio di trasporto pubblico riservato ai braccianti agricoli voluto da Provincia di Taranto e Ctp. Si è concluso così in via Anfiteatro il tavolo tecnico... 

Tutti hanno accolto con un grande plauso il progetto che adesso dovrà essere definito nei suoi aspetti tecnici attraverso una ricognizione nella quale si valuterà anche se aprire il progetto ai privati. “Il servizio di trasporto riservato ai lavoratori agricoli - sottolineano Urselli, Quartulli e Trenta - diventa indispensabile alla luce del fatto che è proprio perché questi non hanno la possibilità di raggiungere con un mezzo privato il proprio posto di lavoro che finiscono nelle grinfie dei caporali. Questi ultimi infatti si propongono, in modo subdolo ed assolutamente illegale, come intermediari tra il bracciante agricolo ed il datore di lavoro, dettando le loro condizioni capestro”. Il trasporto pubblico per accompagnare nei campi i braccianti, consentirebbe quindi di spezzare questo filo. Oltre ad offrire un servizio utile per questi lavoratori, per i quali occorrono maggiori tutele anche in questo ambito. “Non si dimentichino - dice il segretario della Uila - i numerosi incidenti dovuti proprio al fatto che i mezzi utilizzati sono spesso obsoleti e per niente sicuri”. Di qui l’urgenza di dare seguito quanto prima al servizio per il quale la Provincia di Taranto ha confermato l’impegno a mettere a disposizione il 10 per cento delle sue risorse mentre ha già presentato richiesta di cofinanziamento alla Regione Puglia...

Comune, è guerra ad Aqp

TARANTO - Il Comune di Taranto va alla guerra con Acquedotto Pugliese.

“Alcune zone periferiche della città di Taranto sono ancora prive di servizi primari. A San Vito, Lama e Talsano, in particolare, in molte zone non c’è rete idrica e fognante. Manca insomma l’acqua, come si dice in gergo popolare. A questa fetta di città che conta quasi cinquantamila abitanti noi amministratori pubblici dobbiamo dare una risposta credibile e soprattutto definitiva.
Soprattutto deve darla l’Acquedotto Pugliese che si segnala, in questo caso, per gravi responsabilità. L’AQP, infatti, dispone di una dotazione finanziaria di circa cinque milioni di euro per realizzare, e in alcuni casi completare, la rete idrica.
Sono soldi pubblici evidentemente da spendere al servizio della comunità. E quale migliore obiettivo potremmo sperare di conseguire se non quello di garantire ai nostri concittadini quei servizi pubblici essenziali dei quali sono privi?
Mi risulta in tal senso un colpevole ritardo della macchina amministrativa che dovrebbe gestire questo tipo di opere. E mi riferisco, appunto, all’Acquedotto Pugliese che, di fatto, rinvia l’esecuzione di opere attese da decenni. E che non fa molto, d’altra parte, per occuparsi della manutenzione straordinaria dei suoi impianti.
Cito, per fare un solo esempio, la situazione in cui versano alcuni tronchi idrici di viale Magna Grecia a Taranto che puntualmente, ad ogni rifacimento del manto stradale, rivelano falle e criticità.
Invito perciò i consiglieri regionali tarantini ad interessarsi di questa vicenda. Essi sono il nostro punto di riferimento a livello regionale e pertanto possono svolgere un ruolo importante per sbloccare la situazione.
Particolare invito rivolgo all’assessore regionale Gianni Liviano, anch’egli tarantino, espressione di questo territorio nella giunta regionale presieduta da Michele Emiliano. A tutti loro esprimo la mia massima disponibilità a collaborare affinché si faccia chiarezza. Ai tarantini che vivono senza l’acqua potabile dobbiamo una risposta. Ulteriori ritardi sono inammissibili”.
Sin qui la nota del presidente del Consiglio comunale di Taranto e consigliere provinciale Bitetti. Nel recente passato, anche il vicesindaco ed assessore ai lavori pubblici del Comune, Lucio Lonoce, aveva stigmatizzato l’atteggiamento di Aqp per quanto riguarda le condizioni delle strade durante e soprattutto dopo i lavori effettuati dall’Acquedotto.

Paisiello, si chiude dopo 90 anni?

Ad inizio luglio, la senatrice Angela D’Onghia aveva promesso tempi celeri per la statizzazione del “Paisiello”. L’istituto di alta formazione musicale avrebbe potuto “aiutare” a salvare, almeno sino al 30 giugno 2016 quando si chiarirà in via definitiva il destino delle provincie in base alla legge Delrio, la società partecipata perché se il “Paisiello” fosse stato statalizzato (vi sono diversi disegni di legge che giacciono da tempo in Parlamento, tra cui quello dell’on. Donatella Duranti di SEL da oltre un anno), a quel punto la Provincia avrebbe potuto destinare i 3,5-4 milioni di euro all’anno previsti per il “Paisiello” a favore della società in house garantendole un altro anno di sopravvivenza. Ma così non sarà: anche lo storico istituto musicale è destinato a scomparire, privando Taranto e la Puglia di un’eccellenza unica, e dando un ulteriore colpo mortale alla sopravvivenza della Cultura in questo territorio. Da ottobre infatti, ci sarà un ridimensionamento dello stipendio dell’80% per i 58 dipendenti e dopo un anno, i docenti verranno licenziati, con la conseguente scomparsa del liceo musicale.

Ilva 100miliardi ai padroni mentre 136 operai in contratto di solidarietà

Governo in campo per Taranto

Domenico Palmiotti SOLE24ORE

Il governo accelera sul Contratto istituzionale di sviluppo per Taranto. È lo strumento previsto dalla legge 20 dello scorso marzo, al quale si affida il futuro dell'area - stressata dalla crisi Ilva - attraverso il recupero della Città vecchia, il rilancio del porto e dell'Arsenale della Marina Militare e l'avanzamento della bonifica ambientale nella parte esterna al siderurgico. Ieri a Palazzo Chigi, nel Tavolo istituzionale Taranto coordinato dal sottosegretario alla presidenza, Claudio De Vincenti, è stata presentata una prima bozza del Contratto. Ora la «road map» prevede che il 19 ottobre il Tavolo si riunisca di nuovo (a Taranto, in Prefettura) e che entro fine ottobre ci sia la stretta finale in modo da poter probabilmente portare il Contratto all'esame del Cipe già ai primi di novembre. Non è ancora noto se la firma del Contratto da parte dei soggetti coinvolti (ministeri, Regione Puglia, enti locali e Autorità portuale di Taranto) avverrà prima o dopo l'appuntamento del Cipe. Così come ieri non si è ancora discusso delle risorse finanziarie che alimenteranno il Contratto, «che utilizzerà certamente i fondi della nuova programmazione europea» specifica il sindaco di Taranto, Ezio Stefàno.

È stato invece deciso di impostare un Contratto che abbia alcune caratteristiche. In primo luogo quella di accelerare la spesa degli interventi in corso o di prossimo avvio, relativamente ai settori individuati, mettendo anche in sicurezza le risorse che serviranno per il loro completamento. Inoltre, il Contratto «sarà flessibile e aperto, nel senso - dice ancora il sindaco - che ulteriori iniziative potranno essere aggiunte delegando poi ad un comitato tecnico il loro esame ai fini della finanziabilità».
«Non il libro dei sogni - dice il sottosegretario De Vincenti - ma interventi precisi, dotati di risorse precise, la cui realizzazione dovrà essere scandita da un cronoprogramma verificato periodicamente.
Il tutto nel nome della massima trasparenza perchè i cittadini hanno il diritto di conoscere quel che si fa, con quali mezzi lo si fa, di chi è la responsabilità». Il Contratto per Taranto, rileva la presidenza, andrà a confluire nel cosiddetto Masterplan per il Sud che si articolerà su otto regioni e sette città, una delle quali è appunto Taranto.
Porto e bonifica sono i capitoli più avanzati del Contratto in quanto ci sono progetti in corso. Invece sul recupero della Città vecchia di Taranto, dove il Comune ha presentato interventi per complessivi 67 milioni di euro, dovranno essere definiti progetti esecutivi e cronoprogramma rispetto alla proposta. Che è articolata su tre linee: messa in sicurezza degli edifici pubblici di pregio, rifacimento delle reti, valorizzazione degli stessi immobili. «Ma è anche importante che il Contratto salvaguardi i finanziamenti previsti ma non ancora spesi - rileva il commissario dell'Autorità portuale di Taranto, Sergio Prete -. Parlo, per il porto, dei dragaggi e della diga foranea per il terminal container e delle altre opere del project financing della piattaforma logistica». Sull'Arsenale della Marina, invece, il sindaco ha portato al Tavolo - al quale ha partecipato anche il sottosegretario alla Difesa, Domenico Rossi - il documento approvato dal Consiglio comunale col quale si chiede il mantenimento della funzione industriale dello stabilimento (manutenzione delle navi della Marina e apertura dei bacini navali ai privati). «L'Arsenale non può essere solo Museo di archeologia industriale», dice il sindaco.
L'invito al Tavolo è quindi quello di cercare le risorse necessarie all'adeguamento infrastrutturale per la mission produttiva. Il Contratto, invece, dovrebbe tenere insieme sia la valorizzazione delle parti museali dell'Arsenale (costruito oltre cento anni fa), che l'utilizzo, per l'attracco delle navi da crociera di medie dimensioni, della banchina del Mar Piccolo dismessa dalla Marina. A tal proposito l'Authority ha comunicato che è stato raggiunto un accordo con Marina e Comune dopo l'annuncio della dismissione fatto a luglio a Taranto dal ministro della Difesa, Roberta Pinotti.

giovedì 24 settembre 2015

Verso la manifestazione del 20 Ottobre a Taranto - Giuseppe Gaglio della Rete Nazionale per la Sicurezza e la Salute sui posti di Lavoro e nei Territori

Durante il convegno "In nome del popolo avvelenato" presieduto da Giorgio Cremaschi, il delegato Giuseppe Gaglio della Rete Nazionale per la Sicurezza e la Salute sui posti di Lavoro e nei Territori interviene spiegando i dati sulla mortalità nei luoghi di lavoro e in particolare i tumori che genera l'Ilva di Taranto.
Per questo l'assoluta necessità di partecipare alla manifestazione del 20 Ottobre a Taranto in vista del processo.


F.B

Migranti - Il Comune di Taranto e l'Associazione "Salam" continuano a fare orecchio da mercante

E' di ieri la notizia che ancora una volta il Comune di Taranto e l'associazione Salam (l'associazione che si occupa dei migranti ospitati presso l'hotel Bel-Sit situato sulla Litoranea) continuano a non permettere il regolare svolgimento della registrazione anagrafica dei migranti, per poi poter fare domanda per il rilascio del documento d'identità, ovvero:
Come da accordo preso in sede Comunale il 17/9/2015 i migranti a gruppi da 10 dovevano essere accompagnati dalla responsabile dell'associazione tale Simona Fernandez per compilare i fogli di iscrizione anagrafiche quindi riconoscere come residenza/domicilio l'hotel/struttura dove sono ospitati.
Ma non sta andando proprio così perchè ci è giunta segnalazione riguardo "l'errata" compilazione del modulo di iscrizione. Cioè, alla voce "residenza" viene contrassegnato o fatto contrassegnare la voce "senza fissa dimora", quindi asserendo il falso, visto che i migranti sono da più di un anno ospitati presso l'hotel Bel-Sit. e quindi attraverso i servizi del comune rintracciabili facilmente presso lo stesso domicilio/residenza, prassi che viene o dovrebbe essere svolta normalmente dai vigili urbani come avviene per tutti i cittadini italiani e in sintonia col Decreto Legge dell'8 Settembre scorso.

Pertanto in merito a questa vicenda ieri l'Associazione Babele ha inviato una nota alla Prefettura di Taranto così come al Sindaco  per ricevere chiarimenti che riportiamo di seguito.


































F.B

mercoledì 23 settembre 2015

CONVEGNI SULLA DIFFERENZIATA tante belle parole ma i fatti non si vedono!

Il Comune di Taranto ha ospitato ieri mattina al Palazzo di Città  un convegno sulla raccolta differenziata del vetro, organizzato dal consorzio recupero vetro Co.Re.Ve. e dalla associazione dei comuni d' Italia Anci; presenti giornalisti del Sole 24 Ore e Gazzetta del Mezzogiorno. Relatori per la pubblica amministrazione locale l' ass. Baio, il dott De Roma e per l'Amiu la dott.ssa  De Benedetto, il dott. Scaiella e il dott.Natuzzi, inoltre alcuni sindaci della provincia.

Grande assente come al solito il sindaco Stefano e i sindacati confederali .
Presenti due delegati dello slai cobas che in polemica con il bel discorso del ass all'ambiente hanno  contestato duramente le false affermazioni di Baio, che asseriva che a Taranto la raccolta differenziata va bene presentando percentuali chiaramente gonfiate.

La rappresentante dello Slai cobas  ha invece fatto presente a Baio e alla platea che Taranto per colpe dell'amministrazione comunale e dell Amiu è il fanalino di coda della Puglia, che lo Slai cobas da anni lotta insieme ai disoccupati organizzati, che nel 2010 con un convegno sul tema della raccolta differenziata porta a porta avevano presentato un progetto e documentato realtà in cui la raccolta costituiva per i comuni anche un ritorno economico dopo una prima fase di investimento di risorse . La rappresentante dei Cobas ha smentito le parole di Amiu/Comune, la differenziata è fatta  male è si vede,

All'impianto di selezione di pasquinelli arrivano amianto, rifiuti non differenziati e mischiati fra loro Il fallimento ambientale economico e occupazionale è stato messo in evidenza con inconfutabili argomenti.

Un disoccupato organizzato Slai cobas della città vecchia è intervenuto mettendo in  evidenza il degrado del suo borgo e che la lotta dei disoccupati coniuga lavoro e ambiente ed è l' unica soluzione vincente contro la sporcizia che ci invade e la disperazione di chi non ha mai avuto un lavoro.

Disoccupati organizzati Slai Cobas per il sindacato di classe.

No Triv - approvati i quesiti referendari

Il Consiglio regionale della Puglia ha approvato all'unanimità le delibere con i quesiti referendari per attivare la richiesta di referendum abrogativi delle parti del decreto Sblocca Italia e del decreto Sviluppo, che aprono alla ricerca ed estrazione di idrocarburi in mare. "E' un no alle trivelle, ma è soprattutto - ha detto il presidente del Consiglio regionale, Mario Loizzo - una battaglia per difendere Adriatico e Ionio, le coste, l'economia turistica e marinara. Non è una sfida al governo, ma un appello a collaborare.

Con unanimità d'intenti, dunque, il Consiglio regionale della Puglia ha approvato oggi le deliberazioni sui quesiti referendari "No Triv". A sottolinearlo buona parte degli interventi che i Consiglieri regionali hanno tenuto in Aula, a partire dal presidente della Settima Commissione, Erio Congedo (Oltre con Fitto), relatore della proposta di Referendum abrogativo, secondo cui "è una battaglia che vede impegnati tutti i livelli istituzioni pugliesi al di la' del colore politico".

martedì 22 settembre 2015

Verso la Manifestazione del 20 Ottobre a Taranto per il processo Ilva

Intervento sulla situazione Ilva, sulla necessità e sull'importanza di questa manifestazione, di Sebastiano Lamera operaio Dalmine delegato dello Slai Cobas p.s.c, durante il Convegno Nazionale "In nome del popolo Avvelenato"



F.B

Migranti che sbarcano a Taranto fuggono da paesi martoriati dalla guerra e dalla rapina dell'imperialismo, compreso il nostro

Ieri mattina sono sbarcati a Taranto dopo un viaggio lunghissimo, tra sofferenze e prevaricazioni di ogni genere. Passa proprio dal porto jonico la corsa verso la speranza di oltre 300 somali ed eritrei. Ieri mattina hanno messo piede sul molo San Cataldo. Il pattugliatore “Mohorovicic”, di nazionalità croata, ha sbarcato a Taranto 328 migranti, tra cui 58 minorenni, tutti di sesso maschile, di nazionalità eritrea e somala.

Tra loro anche un tunisino. Le attività si sono svolte senza difficoltà secondo i dispositivi operativi programmati dalla Prefettura nel corso di una riunione che si è svolta nel pomeriggio di ieri con tutti gli enti interessati all'accoglienza ed all'assistenza. La maggior parte dei migranti, dopo le operazioni di identificazione e gli screening sanitari, è stata smistata con i bus verso località del nord. Per tre di loro si è reso necessario un approfondimento medico alla luce delle loro precarie condizioni di salute. Il minimo dopo un viaggio di stenti. Ma ieri sul molo si sono presentati anche i militari della Guardia di Finanza. Hanno fermato tre stranieri scesi dal pattugliatore croato. Il sospetto è che si tratti di una parte dell’equipaggio che ha guidato il barcone sul quale viaggiavano i migranti. Durante il salvataggio si sarebbero mischiati ai rifugiati, per sottarsi alla cattura. Le indagini condotte dalla Finanza, però, li avrebbero smascherati. Ieri mattina sono stati prelevati per ulteriori accertamenti.

L’ennesimo sbarco conferma la centralità del porto di Taranto nella gestione dell’emergenza che ha investito il nostro Paese. Il capoluogo jonico, infatti, con oltre sedicimila sbarchi, rappresenta il terzo porto italiano per numero di migranti che hanno toccato terra. Anche ieri la macchina dell’accioglienza predisposto ha funzionato alla perdfezione. Così come quella approntata dalle forze dell’ordine. Da quando è scoppiata l’emergenza profuchi, infatti, Polizia e Finanza hanno affinato le armik nella battaglia contro i trafficanti di uomini. E complessivamente solo a Taranto sono già 33 gli scafisti fermati ed arrestati con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

lunedì 21 settembre 2015

La crisi dell'acciaio è fino in fondo crisi del sistema del capitale, è questo che è nocivo! - nei prossimi giorni commenteremo questo articolo


La lotta dei migranti ha costretto il Comune a cambiare decisione

Lavoratori di Massafra de La Lucentezza in assemblea per preparare lo sciopero

I lavoratori de La Lucentezza srl che gestiscono tutti i servizi di manutenzione, edili, verde, segnaletica, cimitero, ecc. per il Comune di Massafra domani, martedì, dalle 12,30 alle 13,30 si riuniscono in assemblea. All’Ordine del Giorno: LO SCIOPERO DEL 6 OTTOBRE! 

Questo sciopero proclamato dallo Slai cobas per il sindacato di classe, in cui la maggioranza dei lavoratori sono organizzati, nasce dal fatto che dopo mesi e mesi, Ditta e Comune di Massafra non riconoscono ai lavoratori i loro diritti contrattuali.
Questi lavoratori nel precedente appalto avevano tutti un contratto di 36 ore ed erano inquadrati minimo al 3° livello.
Passati alla nuova Ditta La Lucentezza, pur svolgendo più lavori di prima e tutti qualificati, si sono visti tagliare le ore (la maggiorparte sta a 30 ore, altri anche meno) e messi al livello inferiore 2°.
Una violazione palese dei diritti contrattuali che ha l’evidente scopo di tagliare il costo del lavoro e favorire la Ditta.
Alle varie proteste dei lavoratori, con assemblee, incontri, presenza in massa al consiglio comunale di Massafra, ecc., il Sindaco di Massafra, Tamburrano, ha risposto solo con promesse e rinvii.
Ma l’attesa ora è troppa! Somiglia tanto ad una presa in giro. Per questo i lavoratori hanno deciso di andare allo sciopero.
Questa lotta ora trova sempre più motivazioni: La Lucentezza, mentre si rifiuta di aumentare le ore di lavoro, chiama giovani da agenzie interinali, anche in sostituzione di lavoratori andati in pensione, venendo meno anche all'impegno previsto da appalti e normativa di coprire il personale in pensione con aumento delle ore del personale part time; e intanto diventa sempre più pressante verso i lavoratori perchè intensifichino il lavoro. E TAMBURRANO STA A GUARDARE E COPRE!
IL 6 OTTOBRE I LAVORATORI SI FERMERANNO PER L'INTERA GIORNATA.
E lo sciopero potrebbe continuare se non vi sono le risposte che da tempo i lavoratori attendono.

domenica 20 settembre 2015

I padroni dell'acciaio si alzano a difesa dei Riva: "sono degli eroi!..." - mettiamo sotto i piedi gli "eroi" assassini!

La questione Ilva Taranto torna sempre in primo piano, e soprattutto si fa sentire la voce dei padroni che chiaramente temono un esito di "morte" della fabbrica siderurgica più grande in Europa e dei suoi effetti negativi a catena sul mercato interno e mondiale per gli interessi di tutti i padroni dell'acciaio e non.
I toni del pres. della Federacciai sono, se non fossero tragici, esilaranti: "I Riva eroi", "le morti di Taranto non sono ascrivibili all'Ilva", "i Riva hanno gestito molto bene le loro aziende" (su questo possiamo anche concordare, se però si chiarisce che le hanno gestite bene per i loro profitti).
I padroni chiaramente hanno interesse a far tornare in auge, in prossimità dell'avvio del processo dibattimentale a Riva e complici del 20 ottobre, il contrasto "antagonista" tra fabbrica e salute, per tornare a fare il lavoro sporco di divisione tra lavoratori e masse popolari, di ricatto verso gli operai, per tenerli buoni e dalla loro parte.

Noi, proletari comunisti, fin dall'inizio abbiamo detto che "nocivo è il capitale e non la fabbrica", "operai in fabbrica a difendere lavoro, salari e salute, padroni in galera - Che Riva paghi!". Che questa gravissima questione della salute di operai e abitanti di Taranto necessità di una rivolta prolungata e unitaria, che percorra anche nuove vie finora non percorse (perchè la prospettiva non può essere nè l'Ilva attuale, nè l'Ilva chiusa per avere una seconda tragica mega Bagnoli e decine di migliaia di disoccupati), nella coscienza scientifica che solo il potere in mano ai lavoratori, una società socialista potrà realmente risolvere la questione lavoro/salute, espropriando i padroni e consegnando agli operai le fabbriche.

Sosteniamo la manifestazione del 20 ottobre all'apertura del processo, perchè la lotta contro gli assassini di operai e masse dei quartieri non può essere lasciata nelle mani dei magistrati, e soprattutto perchè diventi chiaro che la questione Ilva/Taranto è terreno della necessaria guerra di classe, di lotta tra interessi dei proletari e masse popolari e interessi dei padroni, governo e Stato al loro servizio.
(Chi fa il "critico-critico" per, in realtà, non fare niente, chi non partecipa, non fa che dare una mano ai vari padroni, al governo, allo Stato dei padroni).

Circa gli elogi dei padroni a Riva, invitiamo a leggere e richiedere a pcro.red@gmail.com il dossier sulla vera storia di padron Riva








Ilva, Gozzi (Federacciai) «I Riva eroi e agnelli sacrificali



ROMA – "Anche l’incriminazione dei commissari dell’Ilva Enrico Bondi e Piero Gnudi è spiegabile con l'accanimento della magistratura nei confronti dell’Ilva e con un rigore eccessivo rispetto alla realtà delle cose". Così Antonio Gozzi, presidente di Federacciai e ad di Duferco, in un’intervista. Per Gozzi "lo scopo finale della magistratura sarebbe di chiudere l’Ilva, provocando danni importanti all’industria italiana e all’occupazione in Puglia".  
"Da parte di settori dell’opinione pubblica, e anche da parte di qualche sostituto procuratore o giudice delle indagini preliminari, si pensa che nel rapporto costi/benefici della situazione tarantina sarebbe meglio che l'Ilva fosse chiusa"... Gozzi prende le difese della famiglia Riva, definiti sia "eroi" e "agnelli sacrificali".
Per Gozzi, che non ritiene le morti a Taranto ascrivibili all’Ilva, i Riva sono: "bravi imprenditori per quello che hanno fatto in 50 anni di storia, gestendo molto bene le loro aziende. Per esempio, sono i primi ad aver introdotto la colata continua in Italia".

Nuove decisioni del Comune su carta d'identità ai migranti

Lo Slai cobas è venuto a conoscenza di nuove decisioni assunte dal Comune in merito alla problematica dell'iscrizione anagrafica e del rilascio della carta d'identità ai migranti del Bel Sit, in base alle quali:
1) tutti i migranti residenti all'Hotel Bel Sit in possesso del permesso di soggiorno valido o in rinnovo, hanno diritto a chiedere l'iscrizione anagrafica, senza altro impedimento;
2) la residenza - per cui vengono iscritti - è quella abituale del Bel Sit, che eventualmente lo stesso Comune potrà verificare con la sua polizia municipale
Lo Slai cobas valuta positivamente e concorda con queste decisioni e chiede che ora alcun ostacolo venga posto alla loro attuazione.
Sulla base di tali decisioni si riconosce il diritto all’iscrizione e al documento di identità per tutti i migranti titolari di permesso di soggiorno, indipendentemente dal fatto che i migranti siano in attesa di audizione presso la Commissione territoriale o siano in fase di ricorso giurisdizionale - come stabilisce lo stesso TU sull'immigrazione;
Nello stesso tempo indicare nell’iscrizione la residenza all’Hotel Bel sit, fa chiarezza rispetto a precedenti confusioni ed è in sintonia con la precisazione fatta dal Ministero degli Interni alla Prefettura di Taranto in data 8 settembre che dice: "Si precisa inoltre che la struttura alloggiativa (es. albergo) dei cittadini extracomunitari, titolari di permesso di soggiorno, non rileva se la polizia municipale accerta l'esistenza del requisito di residenza o della dimora che sono indispensabili per l'iscrizione nell'anagrafe permanente e dunque per il rilascio della carta d'identità".
Queste conclusioni a cui è giunto finalmente il Comune di fatto superano anche dichiarazioni arbitrarie apparse sulla stampa nei giorni scorsi, in particolare da parte dell’Ass. Salam, per cui solo 4/7 migranti avrebbero avuto diritto all’iscrizione perchè già riconosciuto a loro lo status di rifugiati, mentre doveva essere negato a tutti gli altri.

Per quanto sopra, da lunedì 21 settembre i migranti a piccoli gruppi, ove non accompagnati allo scopo dall'Ass. Salam, si recheranno direttamente all'Ufficio stranieri via Plinio, 75, col permesso di soggiorno per fare l'iscrizione anagrafica.

Commento all'articolo: "Topi nella scuola. Così il Comune pensa alle pulizie nelle scuole materne.

Tutto questo mentre il sig. Sindaco rilascia interviste riguardo la "aggressione" (una spinta) e si dichiara rammaricato per la situazione di indigenza e difficoltà dei cittadini... Ora a fronte di questo problema gravissimo di topi nelle scuole a chi intende scrivere la letterina il nostro Sindaco? A topolino?
Non è certo con la modalità con cui si opera al Comune di Taranto che si risolvono i problemi dei cittadini, non è con l'assistenzialismo precario fatto di lavoretti e che comunque non danno nessuna stabilità. Il cittadino non deve stare al buon cuore del sig. Sindaco perchè ogni cittadino ha dei DIRITTI, come il lavoro, la salute, e il Comune e il Sindaco in prima fila hanno dei DOVERI da espletare, come mettere in campo politiche occupazionali serie, progetti seri che mirino a risollevare l'occupazione, e non come quel misero esempio dei cantieri di cittadinanza (65 posti per una durata di 6 mesi a rotazione e a fronte degli oltre 100.000 disoccupati che ci sono).
In questa città serve un piano d'emergenza serio e subito e non solo per la situazione lavorativa/occupazionale ma, nel complesso tutta la situazione tarantina dovrebbe essere trattata come un EMERGENZA.
Ma qui l'emergenza sembra essere processare per direttissima la donna autrice della "grave aggressione" (una spinta), e fare a gara tra i politicanti a chi esprime frasi di solidarietà alla "vittima" della spinta... Siamo all'inverosimile.

UN COMMENTO ALL'ARTICOLO "Viaggio nell'inferno delle braccianti"

Quello delle braccianti è davvero una realtà grave se non brutale per quanto riguarda la situazione e la condizione delle donne, sottopagate ipersfruttate e molestate.
Ma da quanto si legge e si capisce dall'articolo si trovano anche in una situazione come a dire tra l'incudine e il martello perchè da una parte lo Stato comunque deve intervenire su questo problema anche a fronte degli ultimi casi di decesso, però non si espone più di tanto per non colpire realmente le aziende agricole che sfruttano e uccidono facendo respirare loro QUOTIDIANAMENTE gas ed esalazioni prodotte dai pesticidi o altri fitofarmaci, sostanze chimiche insomma che vengono spruzzate sugli alberi da frutto o comunque dove c'è da difendere il prodotto.
Perciò alla fine della storia queste lavoratrici vedono lo stato che dovrebbe fare ma non fa come dovrebbe e dall'altro c'è il ricatto occupazionale pur sapendo che anche quel giorno respirerà la sua dose (forse anche fatale) di veleno per portare pochi euro a casa.
Quindi l'unica vera salvezza per queste donne resta l'appello lanciato su questo blog ad unirsi ed organizzarsi per risollevare le loro sorti aderendo ed organizzando un nuovo sciopero delle donne.

sabato 19 settembre 2015

Segnalazione di questa mattina da parte di un cittadino - Le immagini parlano chiaro, non lasciando spazio a dubbi (Poi venite a parlare a noi cittadini di "essere incivili" per la Raccolta Differenziata)

Da cronachetarantine.it  Scarico in Mar Piccolo: la segnalazione di un cittadino

Sabato, 19 Settembre 2015 09:27
Ore 7:45, in località Pizzone, un camion scarica del materiale nel Mar Piccolo. È la denuncia di un cittadino che ha immortalato il momento con una fotografia, che ora sta rimbalzando sui social, generando sdegno e rabbia.
L'immagine parla da sé e descrive in maniera inequivocabile lo scempio compiuto da chi utilizza il mare come una discarica, e non ha, probabilmente, alcun interesse a tutelare il patrimonio paesaggistico e naturalistico del nostro territorio. Molti lo hanno definito un “attentato ecologico”, accusando tra l'altro, le istituzioni politiche poco attente a scongiurare il verificarsi di episodi di questo genere. E mentre alcuni utenti si limitano a commentare e condividere l'immagine sulle pagine Facebook, c'è chi invece pensa di segnalare l'accaduto ai Carabinieri.
Sarebbe infatti opportuno, che le Forze dell'Ordine e i soggetti preposti al controllo, identificassero i responsabili. Lo pretende la città, stanca delle continue aggressioni ambientali che il territorio subisce.

Per processo Ilva, portate documenti, testimonianze

Chiediamo agli operai Ilva, appalto Ilva, cimiteriali, abitanti dei quartieri inquinati, ai delegati o ex delegati non venduti  - anche non presenti come parti civili; chiediamo a medici, ambientalisti, giornalisti, intellettuali che si sono occupati della vicenda Ilva/Ambiente svenduto; ma anche a ispettori del lavoro, dello Spesal, famigliari di morti sul lavoro, per inquinamento, ecc.

di sostenere le parti civili di operai, masse popolari che si battono anche in queste grigie aule giudiziarie per la verità, la giustizia, perchè Riva e i suoi complici paghino realmente, perchè lo Stato risarcisca chi viene sfruttato e ammalato, ucciso,
venendo al Processo come "testimoni", o facendoci recapitare documentazione, video, interviste che attestino come l'Ilva abbia distrutto la vita delle persone. 

In particolare, poichè la stessa inchiesta Todisco risulta molto carente sulla condizione degli operai e sugli effetti dell'inquinamento all'interno della fabbrica, nei vari reparti, vi chiediamo di portare prove, testimonianze dirette su questo.

Mettetevi in contatto con lo Slai cobas dal 5 al 15 ottobre
o venendo in sede, nei giorni di martedì e giovedì dalle ore 17,30 alle 19,30 . via Rintone, 22 Taranto
o contattandoci via e mail: slaicobasta@gmail.com - o  per telefono: 3475301704 - 0994792086 (anche fax).

Ricordiamo agli operai Ilva che possono richiedere il questionario che abbiamo preparato per l'inchiesta sullasituazione nei vari reparti - questo viene compilato in forma anonima

Manifestazione NO Triv a Bari - lo Slai cobas sc Taranto diffonde l'appello per la manifestazione a Taranto del 20 ottobre in occasione dell'apertura del processo ILVA

Alle ore 10:00 di fronte all'ingresso della fiera del levante Bari si è tenuto il presidio No triv.
C'erano delegazioni di Calabria, Puglia, Campania, Abruzzo e Basilicata. Tutto è stato animato con canti, balli e interventi. 
Ai Presidenti regionali in riunione è stato chiesto di presenziare con una delegazione di manifestanti. Richiesta negata, hanno risposto che avrebbero accettato solo due rappresentanti; Dalla piazza si riformulava la richiesta di due rappresentanti per Regione, alla fine si è raggiunto un accordo di un rappresentante a Regione che avrebbero consegnato un documento contenente le richieste dei comitati e la piattaforma No triv Basilicata e coordinamento delle due Sicilie. 
Tutto si è concluso con l'appuntamento per una nuova manifestazione presidio il 22 settembre sotto la Regione Puglia

 Concetta - slai cobas per il sindacato di classe Taranto
17-9-2015

APPELLO PER UN PRESIDIO-MANIFESTAZIONE ALL'AVVIO IL 20 OTTOBRE DEL PROCESSO ILVA DI TARANTO.

Il 20 ottobre comincia dopo una lunghissima e combattuta udienza preliminare il vero e proprio processo alla famiglia di padron Riva e a tutti i suoi complici che hanno reso tristemente famosa l'Ilva come 'fabbrica della morte' e Taranto come 'capitale del popolo inquinato'.
Il processo Ilva mostra esemplarmente il sistema del capitale ed è la “madre” di tutti i processi di questo tipo. Gli imputati sono tutte le espressioni del sistema economico, politico, istituzionale, dai grandi capitalisti ai loro agenti, dai rappresentanti delle Istituzioni, parlamentali, regionali e locali, ad esponenti della Digos e delle Forze dell'Ordine, dai dirigenti degli Enti che dovevano controllare, fino a preti vicino ai vertici della chiesa. 
Mancano, ed è una grave lacuna del processo, i vertici e i rappresentanti in fabbrica dei sindacati confederali. E il quadro del sistema borghese sarebbe completo.

VIAGGIO NELL'INFERNO DELLE BRACCIANTI - 14 OTTOBRE MANIFESTAZIONE A BARI ORGANIZZATA DALLA FLAI/CGIL

Riportiamo stralci di un'inchiesta. Anche da questa viene fuori gli interessi in primis delle aziende, che usano il braccio sporco del caporale per fare più profitti, sfruttare di più i braccianti, tagliare i salari. Tutte le denunce e le leggi contro il caporalato che non colpiscono l'"utilizzatore finale", sono un modo per coprire e difendere gli interessi del capitale agricolo e non cambiare nulla.
L'unico "cambiamento" è stato negli ultimi tempi il passaggio dal caporale all'agenzia interinale, spesso in odor di mafia e che si comporta come il caporale.

L'inchiesta, ma soprattutto la realtà che stà da sempre e che ci volevano le morti perchè si "scoprisse", mostra come, tra i braccianti, le donne siano le più sfruttate, oppresse, costrette a subire anche violenze sessuali; una condizione simile a quella degli immigrati.
Occorre coraggio e superare insieme la paura e i ricatti. 
Occorre uno sciopero delle donne, costruito dal basso.
Questo appello porteremo anche alla manifestazione del 14 ottobre.

 (Da un inchiesta di Anna Rita Palmisani - sul Quotidiano)
In campo agricolo, le donne superano il 65% del totale e guadagnano meno dell'uomo perchè per il mondo agricolo "vale meno". E la stessa lavoratrice si convince di valere poco e non lotta per far sì che i propri diritti vengano tutelati... diventi schiava del caporale che se ti fermi può licenziarti, se non fai la brava puòlicenziarti e, a volte, se non sei "carina" (la richiesta perentoria di sottostare ad atti sessuali e leviolenze sono molto diffuse) può licenziarti...
I caporali che lavorano in Puglia vanno spesso a reclutare le ragazze soprattutto nelle zone agricole della Romania. le imbarcano sui pulmini e le fanno viaggiare per un giorno e una notte.
La paga della giornata la decide il caporale con l'azienda, ma al lavoratore arriva già ripulita delle quote a lui spettanti.
...(le braccianti controllate, pungolate, minacciate dalla fattora) devono andare in bagno una sola volta durante la giornata.
"Parlare di bagno, però, è un eufemismo - dice Urselli della Flai Cgil - Si tratta di cespugli, alberi o, nellemigliori delle ipotesi si un telo che viene posizionato sotto il tendone... non c'è neanche la possibilità di lavarsi le mani... ci troviamo spesso di fronte ad infezioni di vario genere.
Per non parlare dei trattamenti anticrittogamici. Abbiamo avuto molti episodi di avvelenamento non solo per chi applica i trattamenti ma anche per chi in maniera indiretta respira questi veleni. La situazione è aggravata dalla presenza delle coperture dei tendoni, che non permettono l'areazione. A lungo andare, poi, i lavoratori manifestano diverse forme di tumori o altre patologie. La legge in materia di sicurezza sul lavoro nella maggior parte dei casi non viene applicata e non ci sono i controlli.

ALCUNI DATI:
Gli addetto all'agricoltura in Italia sono 1 milione e 200mila. Nel 43% dei casi (dati istat) si tratta di lavoro sommerso.
In Puglia circa 40mila persone vengono ingaggiate dai caporali. Per la maggiorparte sono donne.
In provincia di taranto, sui circa 28mila braccianti, il 50% viene impiegato tramite i caporali. Ogni caporale ha sotto di sè dalle 50 alle 200 persone. Il caporale prende dalle aziende 10/12 euro a bracciante, guadagnando migliaia di euro a giornata.
L'orario di lavoro sindacale standard è di 6 ore e mezzo giornaliere. In realtà non va mai al di sotto delle 7 ore, giungendo ad oltrepassare le 15.
le donne vivono in una condizione di sfruttamento pari a quella degli immigrati.
La paga provinciale sarebbe di 54 euro al giorno: all'uomo ne arrivano s35, la donna ne prende solo 27... vengono segnate la metà delle giornate di lavoro effettivamente lavorate. le braccianti vengono costrette a firmare buste paga che rispettano i contratti, perchè le aziende possano accedere ai finanziamenti pubblici.

Topi a scuola. Così il Comune pensa alle pulizie nelle scuole materne

È accaduto difatti che all’apertura dell’anno scolastico, bidelli, insegnanti ed alunni della scuola materna Giovanni Paolo II (plesso del XII circolo didattico “Livio Tempesta”) si siano trovati al cospetto di un numero considerevole di ospiti indesiderati: topi vivi, di varie dimensioni, ed altrettanti morti da diversi giorni.

A dare l’allarme, come afferma la mamma di una bambina iscritta al secondo anno della materna, sarebbero stati i bidelli che, una volta all’interno della struttura, avrebbero trovato davanti a sé uno scenario inquietante dal puzzo nauseabondo: topi in putrefazione sia nel giardinetto perimetrale dell’edificio che in alcuni ambienti interni, e tanti altri, vivi e vegeti che, alla vista del personale delle pulizie si sarebbero rifugiati in luoghi ritenuti probabilmente “sicuri”, nei bagni, negli anfratti di corridoi ed aule e qualcuno finanche negli armadietti. Sembra, a questo punto che sia scattata la caccia al topo. Armati di ramazze i bidelli hanno cercato di inseguirli, di scacciarli, ma l’impresa si sarebbe rivelata ben presto vana proprio per l’eccessiva quantità dei ratti, superiore a quella dei “cacciatori”.

«Ieri – dice un genitore – siamo venuti a conoscenza di quanto stesse accadendo all’interno dell’edificio e ci chiediamo come sia possibile che sin dai giorni precedenti all’apertura delle scuole non sia stata predisposta la pulizia delle aule. Mi è stato riferito, tra l’altro, che proprio mentre i bambini si trovavano tra i banchi, in un’aula all’improvviso è spuntato da un mobiletto, un topolino che ha creato scompiglio e paura. Sappiamo – continua – che sulla vicenda è stato informato il Dirigente scolastico, che peraltro essendo titolare in un istituto comprensivo di Manduria, qui a Taranto si vede pochissimo, e che sulla questione avrebbe già allertato il Comune ed il servizio igiene. Ma sino a questo momento non si è visto nessuno. I topi sono ancora lì mentre i nostri figli, da ieri, sono stati trasferiti in alcune aule della centrale, alla Tempesta».

Ma, a quanto pare, anche alla Tempesta, le cose non sembrano andar meglio. «È pazzesco – tuona un’altra mamma – anche qui abbiamo rilevato in alcune zone dello spazio perimetrale dell’edificio, dove non è stata effettuata peraltro la pulizia delle erbacce, carcasse di topi e nelle vicinanze anche tracce di veleno. Questo fa presupporre che la scuola fosse già a conoscenza del problema. Perché dunque, ci chiediamo, non abbia predisposto anzitempo, prima cioè che i ragazzi iniziassero l’anno, gli interventi di disinfestazione?
(dal Quotidiano)
Venerdì 18 Settembre 2015

SI allo sciopero a sostegno dei migranti - una proposta da sostenere e organizzare, con tutte le forze disponibili - slai cobas per il sindacto di classe coordinamento nazionale

 
Sciopero a sostegno dei migranti
Caro Operai Contro, penso che in fabbrica si debba organizzare lo sciopero a sostegno dei migranti. Stanno resistendo all’ostracismo, ai maltrattamenti, al razzismo dei respingimenti dei vari governi nazionali. La […]

Caro Operai Contro,
penso che in fabbrica si debba organizzare lo sciopero a sostegno dei migranti. Stanno resistendo all’ostracismo, ai maltrattamenti, al razzismo dei respingimenti dei vari governi nazionali. La Merkel ha fretta di incontrarsi con gli altri capi di governo europei, e concordare l’apertura di campi di concentramento in ogni paese, per tutti i migranti che non siano profughi di guerra.
Ieri in Ungheria al valico di Horgos 2, circa tremila migranti fischiano e scandiscono slogan al passaggio degli elicotteri ungheresi che dall’alto sorvegliano la situazione al confine. Poi hanno lanciato contro i poliziotti, pietre, scarpe, bottiglie d’acqua, cercando di varcare il confine e andare in Serbia.
La risposta della polizia è stata feroce, li ha ripetutamente caricati, facendo uso di cannoni d’acqua, gas lacrimogeni, manganelli, spray urticanti. In centinaia hanno passato il filo spinato del confine, altri non ce l’hanno fatta, ma l’aver tenuto testa a lungo e ripetutamente alle cariche della polizia li ha galvanizzati, e sono pronti ad altre battaglie. Dopo gli scontri molti sono feriti e insanguinati, si sono accampati in centinaia con le tende, dove hanno passato la notte, altri hanno preso la direzione della Croazia, col rischio di saltare per aria sulle mine inesplose.
Tra infinite difficoltà e stanchezza gli immigrati combattono come leoni. Sosteniamoli.
Altri episodi di resistenza ci sono stati nei giorni precedenti, quando affrontando i picchetti della polizia, hanno tentato di aprire un varco nella barriera di filo spinato, tirandola con mezzi di fortuna, lanciando coperte e vestiti per afferrarla.
Ancora il giorno prima un centinaio di immigrati ha cominciato uno sciopero della fame per protesta contro la nuova legge, che vieta loro di andare in Serbia e per la quale finora oltre 300 migranti sono stati fermati alla frontiera e arrestati.
Gli immigrati resistono per non essere ricacciati nei paesi di provenienza.
Resistono nella civile Europa che li tratta come animali, come mostra un filmato nel più grande centro di accoglienza dell’Ungheria al confine con la Serbia, si vede la polizia ungherese che lancia panini e cibo in un recinto dove sono ammassati gli immigrati. “Sono trattati come animali”, dice il commentatore, e un’altra voce ribadisce: “Come mucche in un recinto…”. E poi il cibo non basta per tutti.
Operai, facciamo ogni sforzo per organizzare in fabbrica lo sciopero a sostegno dei migranti. Su questa realtà apriamo un dibattito in fabbrica. La lotta contro i nostri padroni e la nostra borghesia, può mettere con le spalle al muro il governo, responsabile della mancante politica dell’accoglienza.
Saluti operai

venerdì 18 settembre 2015

Incontro ieri tra lo Slai Cobas-Comune-Amiu sulla situazione dei lavoratori Pasquinelli

Si è tenuto ieri mattina un incontro presso la direzione dell'Amiu tra l'O.S. Slai Cobas con i rispettivi rappresentanti e due delegati dei lavoratori della Pasquinelli con la presenza dell'Ass. Francesco Cosa, l'attuale Pres. in carica De Benedetto e l'ing. Natuzzi.
Questa riunione è stata fatta per chiarire alcuni punti. Innanzitutto la prospettiva lavorativa degli operai attualmente impiegati nella filiera della raccolta differenziata e più precisamente nella selezione del materiale (multimalteriale) in vista della scadenza del contratto d'appalto (4 Novembre) e della  fermata dell'impianto, ora prevista a quanto pare per gennaio prossimo; così come per esporre problematiche relative alla salute e sicurezza dei lavoratori stessi come per esempio e non ultimo il grosso problema dell'amianto (vedi ultime notizie nel blog) che sempre più spesso e in quantità sempre maggiori viene a contatto con i lavoratori. C'è poi la problematica riguardante lo spogliatio/doccia delle lavoratrici, il quale risulta troppo piccolo per ospitare le lavoratrici dell'Ancora e in aggiunta le lavoratrici dell'Amiu, nonchè è dotato di una sola doccia e un wc - su questo la Pres. De Benedetto si è interessata subito contattando il responsabile del sito Pasquinelli l'Ing. Scaiella per poter individuare un area dove collocare un container più grande per le lavoratrici, la chiamata c'è stata ora attendiamo sviluppi in merito.

Ma tornando al futuro degli operai in vista della scadenza dell'appalto e della fermata che a quanto pare dovrebbe durare 6 mesi, l'Ass. Cosa ha confermato che per quel che riguarda la scadenza dell'appalto ci sarà una proroga del contratto, per la fermata dell'impianto ha avanzato, diciamo, una proposta a dir poco "indecente" la quale prevede che nel periodo di chiusura dell'impianto il materiale verrebbe "dirottato" verso un altra ditta fino ad impianto ultimato, e fin qui nulla da dire. Ma il discorso viene meno nel momento in cui l'assessore affronta la collocazione dei 23 operai impiegati alla Pasquinelli e che, sempre a parere dell'assessore, verrebbero così collocati: alcuni (una decina) andrebbero a lavorare in aggiunta all'impianto "in affitto" e i restanti verrebbero collocati in altre zone a fare lavoretti che nulla c'entrano con quello che attualmente svolgono, o addirittura inclusi nei progetti regionali di "lavoro minimo di cittadinanza" (che riguarda i lavoratori cassintegrati, in mobilità, coloro che percepiscono disoccupazione).

Naturalmente la proposta è stata respinta perchè inaccettabile! Gli operai non si fidano, non vogliono essere impiegati in mansioni alternative che non riguarderebbero il lavoro da loro attualmente svolto e per cui sono stai formati e per cui hanno lottato e continuano a lottare, col grosso rischio di non tornare più a fare la selezione della differenziata e ad avere un futuro, bene che vada, di occupazioni precarie.
Tenendo poi conto che, come dice l'ass. Cosa e la Pres. De Benedetto, a gennaio dovrà partire la raccolta differenziata anche a Paolo VI e di conseguenza si vedrà un notevole aumento di materiale, non si spiega come mai non dovrebbero essere impiegate tutti i lavoratori operanti alla selezione della Pasquinelli nella ditta subentrante.
Quella che per l'assessore Cosa è una proposta di "garanzia", per gli operai invece rappresenta un brutto segnale, un attacco alla già precaria situazione lavorativa con il solo scopo di tagliare il costo del lavoro, dimezzando gli operai, licenziando insomma.
Pertanto i lavoratori Slai Cobas hanno opposto alla proposta dell'Assessore cosa un netto NO!
E hanno chiesto che sia messa nel capitolato d'appalto una clausola sociale che tuteli e salvaguardi tutti gli attuali posti di lavoro.

Per quanto riguarda il grave problema dell'amianto che rappresenta un gravissimo attacco alla salute, i lavoratori Slai Cobas hanno detto che non ci vuole una laurea per capire che una mascherina, con o senza filtri che sia, non basta certo a salvaguardare la salute degli operai ma ci vogliono ben altre attrezzature, ma soprattutto come abbiamo detto più volte, il problema è a monte, quell'amianto non deve proprio arrivare all'impianto Pasquinelli!
Il problema è che si continua a non fare una seria raccolta differenziata, ma per farla ci vuole un progetto serio PORTA A PORTA, che veda impiegati le centinaia di disoccupati che sono a Taranto, i quali non tutti si sottomettono al "buon cuore" delle nostre istituzioni, Comune in primis, ma lottano (vedi i Disoccupati Organizzati)!
Ma su questo, Amiu e Comune continuano a fare "orecchi da mercante", anche a Paolo VI faranno la stessa raccolta differenziata male, che poi viene scaricata insieme a tutta la raccolta non differenziata, con spreco di soldi, alcun rientro economico per lo stesso Comune, e rischi per la salute dei lavoratori e degli stessi cittadini, impedendo caparbiamente che la raccolta differenziata sia invece una risorsa ambientale, economica e occupazionale

Per concludere, quindi, le risposte date nell'incontro sono state in generale negative.

Sul fronte difesa del lavoro, diciamo sin da ora che qualora si prospetti una situazione di pericolo per ogni singolo posto di lavoro, gli operi non esiteranno un attimo ad intraprendere legittime forme di protesta e di lotta!

F.B