domenica 30 giugno 2013

SALUTIAMO CON GRANDE RISPETTO MARGHERITA HACK

La vita, l'azione di Margherita Hack è stata di una coerente e rigorosa ma anche curiosa scienziata, di una genuina democratica e antifascista. Le sue battaglie sul fronte scientifico costituiscono anche degli importanti paletti sul fronte ideologico delle masse, sui valori e contro le credenze, le oppressioni che frenano la potenzialità dell'umanità.

Margherita Hack fa parte di quelle preziose amiche, amici che aiutano il cammino della rivoluzione proletaria, la battaglia epocale degli operai e delle masse popolari, delle donne, dei giovani, per passare dalla preistoria alla storia, dal buio alla luce, per comprendere e dirigere tutto, dalla struttura alla sovrastruttura, rompendo le catene di tutte le subordinazioni politiche, scientifiche, ideologiche, economiche.

Noi, tra le tante cose e dichiarazioni che ha fatto vogliamo ricordare in particolare alcune frasi: quelle contro la credenza religiosa (Marx diceva che la religione è l'oppio dei popoli), quelle sulle donne:

"Quella sull'origine della vita e dell'universo è una domanda che vive solo nella nostra testa"... "Senza il cervello umano questioni come l'ordine del creato e l'aldilà non esisterebbero"... "Il nostro intelletto si stupisce davanti a ciò che sfugge alle categorie kantiane con cui elabora l'esperienza del mondo e, nel tentativo di concepire l'infinito, si affida al divino"... “Ci sono ancora molte risposte che non siamo in grado di dare ma è troppo comodo spiegare tutto con Dio”... "Dio è un'invenzione, una pura e semplice invenzione per spiegare con l'irrazionale quello che la scienza non riesce a spiegare".
"La colpa di Eva è stata quella di voler conoscere, sperimentare, indagare con le proprie forze le leggi che regolano l'universo, la terra, il proprio corpo, di rifiutare l'insegnamento calato dall'alto, in una parola Eva rappresenta la curiosità della scienza contro la passiva accettazione della fede".

“Bisogna essere combattive, non timide... Chi ha meno diritti si deve battere per averli e non aspettare che piovano dall’alto”. 
Ad una giornalista che le chiedeva: "Lei è mai stata discriminata nella sua carriera?". rispose: "Si" - "E come ha reagito?" "CON VIOLENZA!" 

Domattina port. A Ilva - GLI OPERAI UNA SOLA NAZIONE!

IL BRASILE dove le grandi manifestazioni e proteste dei giovani, estesesi a tutte le masse popolari, ai lavoratori, di attacco allo spreco di soldi della Confederations Cup, mentre aumentano i prezzi dei trasporti popolari, smascherano la demagogia di un "governo di sinistra e popolare"

LA TURCHIA dove la scintilla della protesta per la trasformazione di un grande parco in un mega albergo per i ricchi, ha incendiato una lotta generale contro uno Stato fascista che si regge sulla repressione più brutale

L'INDIA dove gli operai non si lamentano ma "prendono i bastoni e tirano fuori i denti", dove ci sono imponenti scioperi e gli operai ammazzano i padroni e i potenti, all'interno di una vasta guerra popolare di massa

E QUI IN ITALIA COSA FANNO GLI OPERAI?

sabato 29 giugno 2013

La Federmanager, per conto di Bondi, vuole tempi più lunghi per il risanamento dell'Ilva, che i soldi li metta lo Stato e comincia a parlare di tagli agli organici...

"I tempi per realizzare le prescrizioni dell'AIA nello stabilimento siderurgico di Taranto sono insufficienti, così come indicato nel decreto governativo" - dichiara il pres. della Federmanager, Giorgio Ambrogioni.

Questo Presidente, che aveva difeso i capi dell'Ilva quando diedero le dimissioni (poi subito rientrate) e li difende tuttora come gente che ha "valori etici" (evidentemente per il loro portafoglio e la loro sedia, non certo per i morti operai e della cittadinanza), si dimentica di dire che già, quando Bondi invece che commissario era amministratore delegato dell'Ilva di Taranto, i tempi dell'Aia erano ampiamente sforati, con tanto di consenso del governo. Ora con una faccia di bronzo vogliono altro tempo...

Ma Ambrogioni dice anche altro. Al giornalista di TarantoOggi che gli dice: "Ma quando si parla di "risanare" o "ristrutturare", i dipendenti e i lavoratori temono sempre licenziamenti e cassa integrazione"
Risponde serafico: "Fa parte della vita di un'azienda. Non so se per l'Ilva significhi questo. Lo stabilimento di Taranto ha già dato. Ora ha bisogno di grossi investimenti tecnologici per fare la sua parte. Lo Stato deve aiutare questo processo...".

Vale a dire, La Federmanager, a cui è iscritto anche Bondi, dice quello che noi denunciamo dall'inizio: Bondi vuol dire ristrutturazione, ma ristrutturazione vuol dire licenziamenti e cassintegrazione "mai fine". E mentre per gli operai licenziamento significa NON VITA, impossibilità di vivere lui e la sua famiglia, disperazione... Per questo personaggio, per i padroni si tratta solo di  una cosa che "fa parte della vita di un'azienda"... MALEDETTI!
Parlano di "recuperare una visione etica del lavoro", di "valori" ma gli unici "valori" sono quelli che gli permettono di fare soldi alla mensa del grande padrone che sfrutta gli operai finchè conviene, poi li butta via...
Usano la minaccia dei tagli, unicamente per chiedere allo Stato soldi per l'azienda, mentre i Riva tengono ben nascoste le loro casseforti (al di là dei blitz con pochissimo effettivo ricavato della GdF e magistratura di Taranto) a Lussemburgo come a Curacao, ecc.

Di questa razza sono i manager, i quadri, i dirigenti, i capi in alto grado dell'Ilva, che chiamano gli operai a muoversi, che strillano quando vedono traballare il loro posto, ma non gliene fraga niente se gli operai perderanno lavoro e salario. 

I PADRONI E I LORO SERVI SONO UNA BRUTTA RAZZA CHE DOVRA' ESSERE CANCELLATA!

F35 a Foggia e all'ALENIA

Mauro il ministro foggiano porta a Foggia gli F35 e l'Alenia di Foggia gongola e la base Amendola di Foggia li avrà, poi IL MINISTRO DELLA DIFESA prenderà i voti in questa città per restare parlamentare e ministro.

Così un  politicante pinco pallino qualsiasi, al soldo di militari e industria della guerra, si fa una bella carriera in una Puglia inquinata e militarizzata.

All'Alenia di Foggia si lavora agli F 35
Mauro: «È un investimento decisivo»

L'annuncio nel corso della visita all'Alenia Aermacchi
All'aeroporto di Amendola 12 velivoli entro il 2015

FOGGIA - All’Alenia di Foggia si sta già lavorando per la realizzazione dei pannelli alari e la copertura dei motori dei futuri F 35, i nuovi velivoli militari che andranno a sostituire la flotta degli Amx e dei Tornado in dotazione all’Aeronautica militare italiana.
L'ANNUNCIO - I primi F 35 saranno ospitati proprio nella base foggiana di Amendola (probabilmente 12 già nel 2015), sede del 32esimo stormo dell’Aeronautica. Lo si è appreso nel corso della visita del ministro della Difesa Mario Mauro, prima ad Amendola e poi allo stabilimento di Alenia Aermacchi, sempre a Foggia. «Quest’investimento è molto importante per l’intero territorio foggiano» ha spiegato il ministro originario di Peschici sul Gargano.




Bondi all'Ilva invece che metterli i soldi li vuole !

Che Bondi stia all'ilva in una sola veste: quella di gran commis dei padroni, messo dallo stato dei padroni
lo diciamo da sempre, e gran parte delle masse lo sa o lo pensa.. ma i fatti  lo confermano

Ilva, Bondi chiede la restituzione
dei soldi sequestrati in contanti

    RSS
TARANTO - Il commissario straordinario dell'Ilva spa, Enrico Bondi, attraverso i legali dell'azienda, ha depositato alla Procura della Repubblica di Taranto una istanza per riavere la disponibilità delle somme in denaro sequestrate dalla Guardia di Finanza in base al decreto di sequestro preventivo per equivalente sino ad 8,1 miliardi di euro firmato dal gip Patrizia Todisco ed eseguito a partire dal 24 maggio scorso. Il denaro in contanti sequestrato ammonta a circa 200 mila euro.

tanto rumore...per nulla? Taranto, ecco come l'Arpa misurerà i rumori dell'Ilva a fronte delle proteste degli abitanti di Tamburi




di FABIO VENERE
«Fog cannon», l’Arpa sistemerà almeno un paio 
di impianti audiometrici. Impianti che, appunto, 
misureranno soprattutto durante le ore notturne 
il rumore che questi strumenti provocano 
per le famiglie del quartiere Tamburi. 
Si tratta di apparecchiature che l’Ilva ha sistemato a ridosso 
dei parchi minerali per cercare di attenuare le emissioni 
inquinanti spruzzando del nebulizzatore sulle collinette. 
 Quella dei fog cannon è delle prescrizioni previste 
nell’ambito dell’Autorizzazione integrata ambientale.
Qualche settimana fa, però, i residenti del rione (una parte di loro, ovviamente) 
si era pubblicamente lamentati per i rumori provenienti da questi impianti.
Ma cos’è il «fog cannon»? È stato pensato per risolvere il problema 
di abbattimento delle polveri volatili generate dalle attività estrattive, 
dalle demolizioni in genere e da produzioni industriali caratterizzate 
dalla movimentazione di materiale sfuso. Fino ad oggi, le prescrizioni di legge 
per prevenire gli effetti dannosi alla salute, 
provocati da questa forma di inquinamento, 
si limitavano all'obbligo di indossare maschere ed occhiali protettivi. 
Oggi esiste un macchinario, appunto il fog cannon, 
che consente l'abbattimento fino al 90 per cento
delle polveri volatili e dei fumi. 
In questo modo si può arrivare all’abbattimento
delle polveri a cielo aperto (cave, cantieri, piazzali.)
alla riduzione delle polveri concentrate (carico - scarico camion,
 trasferimenti da nastri trasportatori).
La macchina emette un potente getto di aria ed acqua nebulizzata, 
con l'aggiunta eventuale di un tensioattivo che può essere di tipo 
agglomerante oppure di tipo filmante.

Assessore Nicastro: "In Puglia puntiamo sulla differenziata...", lo dica all' AMIU, a Stefano e alla sua giunta...


La terza Conferenza programmatica avrà luogo l’8 e il 9 di luglio».

Entro il 15 luglio si chiuderanno le consultazione a vario titolo e di vario  genere per consentire sia alla Commissione che al Consiglio regionale di assumere la responsabilità della decisione

Gli obiettivi quantitativi del Piano sono chiari: fino al 10% di riduzione della produzione per effetto delle politiche di prevenzione, 65% di raccolta differenziata.

Campa cavallo... a Taranto siamo ufficialmente al 15,70% - di fatto a molto meno...


Tarsu: Non pagare! Niente raccolta differenziata, niente pulizia nelle strade... niente Tarsu

Riceviamo una lettera aperta che il consigliere Capriulo ha inviato al Sindaco in cui chiede di posticipare di un mese il pagamento della prima, pesante, rata della Tarsu.
Noi diciamo che il vero problema è un altro!

Perchè mai i cittadini dovrebbero pagare la Tarsu, quando il Comune e l'Amiu per loro responsabilità non fanno la raccolta differenziata, e quella che dicono (?) di fare a S.Vito-Lama è un inganno per gli abitanti di queste zone?
Perchè mai i cittadini dovrebbero pagare la Tarsu, quando la città sta diventando sempre più sporca e indecente, con cumuli di spazzatura abbandonata, cassonetti straboccanti che si svuotano "a piacere dell'Amiu", discariche a cielo aperto in alcune zone neanche tanto periferiche, quando ora in estate in varie zone le persone, i bambini soprattutto, possono rischiare per la loro salute, con strade non pulite in cui fanno da padroni scarafaggi e anche topi?
Perchè mai si chiede ai cittadini di essere dei "solerti contribuenti" nel momento in cui l'inchiesta su personale, dirigenti Amiu sta mettendo in luce lo spreco e la rapina di soldi pubblici? Uno sporco andazzo, coperto anche dai sindacati confederali, che lo Slai cobas da anni denuncia, e che aveva già visto delle avvisaglie negli anni passati, per cui nessuno può dire "io non sapevo...".
Perchè l'Amiu fa appalti truffa, come quello alla Pasquinelli, in cui scrive "selezione raccolta differenziata" e invece fa arrivare una spazzatura totalmente indifferenziata in cui si trova di tutto e di più, compresi pezzi di animali? Non sono anche questi soldi rubati ai cittadini?
E potremmo continuare...

Prima di chiedere ai cittadini, tartassando soprattutto quelli che non ce la fanno neanche a mangiare, che non hanno lavoro o lo stanno perdendo, che vivono di ammortizzatori sociali sempre più a rischio e ridotti, di fare il loro "dovere civico", DEVE ESSERE IL COMUNE A FARE IL SUO DOVERE!!
Se si fosse fatta da anni la raccolta differenziata porta a porta avrebbe già portato ad un abbassamento della tassa per i cittadini - sono quasi 4 anni che i Disoccupati Organizzati lo dicono, lottano, prendono anche denunce e multe per questo; ma nessuno, nonostante i nostri esposti, denuncia chi non applica normative europee, dello Stato e della Regione sulla raccolta differenziata.
Tartassano chiedendo sempre più tasse ai cittadini, quando l'anno scorso il Comune ha dilapidato 607mila euro in progetti inutili, lì dove quei soldi conquistati dalla regione con la lotta dei Disoccupati Organizzati dovevano andare per il lavoro nella raccolta differenziata; per non parlare degli attuali tempi faranoici di utilizzo dei fondi regionali per avviare la raccolta differenziata ai Tamburi-PaoloVI e Talsano, col rischio che questi fondi tornino indietro e il Comune (cioè i cittadini) devono pagare anche salate sanzioni.

SENZA RACCOLTA DIFFERENZIATA PORTA A PORTA NON SI PAGA NE' ORA NE' DOPO ALCUNA TARSU!
SENZA PULIZIA E RACCOLTA RIFIUTI NELLE STRADE NON SI PAGA ALCUNA TARSU!

Chiamiamo su questo Capriulo, come tutti i consiglieri comunali a sostenere questa richiesta e a porla nel prossimo Consiglio comunale.

DISOCCUPATI ORGANIZZATI SLAI COBAS

Lettera di Capriulo

Spett.le
SINDACO di Taranto
e,p.c. ai cittadini di Taranto
Oggetto: scadenza prima rata Tares 2013;
In questi giorni stanno pervenendo nella residenza di circa 80.000 nostri concittadini contribuenti le cartelle, per l’anno 2013, della ex TARSU (tassa spazzatura) ora Tares.
Dando voce alle segnalazioni ricevute da decine e decine di contribuenti Le faccio rilevare che migliaia di essi hanno ricevuto la cartella solo in questi giorni, pur in presenza di una prima scadenza fissata al 30 giugno 2013. Quindi con un preavviso di 3/5 giorni per poter adempiere correttamente al pagamento, pena, così come scritto nell’avviso, “che in caso di mancato versamento alle scadenze prestabilite, sarà notificato un sollecito di pagamento con aggravio di interessi e spese.”.
Tale richiesta improvvisa e con richiesta di pagamento immediato arriva in un momento di grave crisi per le famiglie e per le imprese. Le aggiungo inoltre che altrettante diverse migliaia di cittadini non hanno nemmeno ricevuto l’avviso previsto.
Tenuto conto di tutto ciò, per evitare un ingiusto aggravio di spese sulle già magre casse dei nostri contribuenti, Le chiedo formalmente di attivare ogni procedura possibile per poter posticipare di almeno un mese la scadenza della prima rata, senza nessun aggravio di spese per i contribuenti; per consentire a tutti di poter correttamente adempiere al proprio obbligo tributario nei confronti del comune di Taranto.
In attesa di un sollecito riscontro la saluto.
Taranto 29 giugno 2013.
Dante Capriulo – Consigliere Comunale di Taranto

la strage di molfetta è targata eni taranto ma martedi 2 luglio il processo è senza l'ENI !

  molfetta -Il caso Truck Center e l'assoluzione dell'Eni . L'analisi del Comitato 3 Marzo .



martedi 2 luglio , alle ore 9 , presso il Tribunale di Molfetta si terrà l'udienza del processo Truck Center a carico di Nuova Solmine spa e Meleam Puglia . Il Comitato sarà presente ed invita tutta la cittadinanza a fare altrettanto per ribadire che "Verità è Giustizia" per le vittime della vicenda Truck Center e per tutte le vittime degli omicidi sul lavoro perchè la tutela della salute e della sicurezza del lavoro va considerata come l'espressione del grado di progresso e di civiltà di un popolo.
Il link sottostante contiene una nostra analisi sul caso Truck Center e sulla sentenza di assoluzione in primo grado di giudizio per l'Eni . 
Il Giudice per l'Udienza Preliminare del Tribunale di Trani, il 5 dicembre 2011, ha assolto l'Eni Spa e sette suoi dipendenti dall'accusa di omicidio colposo e lesioni colpose in relazione alla tragedia della Truck Center di Molfetta del 3 marzo 2008 “perché il fatto non sussiste”, con formula dubitativa, ossia ai sensi del 2° comma dell'art. 530 del Codice di procedura penale.
In altri termini, gli imputati sono stati assolti non perché ne sia stata ritenuta provata l'innocenza, ma per la mancanza, insufficienza o contraddittorietà della prova della loro colpevolezza. Il giudice ha, cioè, ritenuto che sussistesse un dubbio insuperabile sulla prova, tale da imporre di mandare assolti gli imputati persone fisiche e, conseguentemente, dichiarare l'insussistenza dell'illecito amministrativo dipendente da reato, addebitato alla società.
Il dubbio non ha riguardato il fatto che la ferro-cisterna contenesse acido solfidrico in quantità e concentrazione letali, che tale gas tossico abbia causato le morti e le lesioni del 3 marzo 2008, che ad immetterlo nella cisterna sia stata l'Eni, che le vittime fossero del tutto ignare del pericolo mortale che correvano introducendosi nella cisterna.
Fuori di dubbio è, altresì, che l'Eni fosse perfettamente consapevole della presenza del gas letale in quantità abnorme, a causa del malfunzionamento dei propri impianti.
Inoltre, è stato accertato che la stessa società, rilevato il problema, aveva deliberato di eliminarlo e di effettuare gli investimenti a tal fine, ma ne avesse rinviato l'esecuzione, evitando di sostenerne i relativi costi.
Altrettanto certamente consapevole della presenza abnorme di acido solfidrico nelle ferro-cisterne utilizzate per il trasporto di zolfo fuso era la Nuova Solmine Spa di Scarlino, destinataria del carico.
È stato pure accertato che, nel rapporto contrattuale di fornitura, le due società avevano omesso ogni riferimento alla presenza nelle cisterne di acido solfidrico, quale rifiuto tossico indesiderato derivante dalle operazioni di produzione e caricamento di zolfo fuso. Non, quindi, per caso o per errore, ma per preciso accordo tra le due parti contraenti, le ferro-cisterne non recavano le indicazioni della presenza dell'acido tossico e del pericolo mortale per inalazione del medesimo.
Pure fuor di dubbio è che l'acido solfidrico, in quanto rifiuto speciale, doveva essere smaltito in osservanza delle norme vigenti (D. L.vo 3.4.2006, n. 152) e comunque secondo procedure di tutela della vita e dell'integrità dei lavoratori e dei cittadini e della sicurezza ambientale, con conseguente sopportazione del relativo onere economico.
A tale proposito, due circostanze rimarcate nelle motivazioni di entrambe le prime sentenze relative al caso appaiono particolarmente significative nell'evidenziare la gravità delle responsabilità delle due imprese e dei loro soggetti agenti.
Da un lato, è emersa, sulla base delle deposizioni dei periti tecnici incaricati dal Tribunale, l'inesistenza di utili sistemi di captazione e rimozione dell'acido solfidrico dalle cisterne, per cui inevitabilmente il gas letale in gran parte restava all'interno delle stesse.
Per altro verso, gli stessi tecnici hanno sottolineato che anche nei limiti dei valori minimi, l'acido solfidrico che si libera dallo zolfo liquido quale reagente del medesimo può risultare mortale.
In tutta evidenza, quindi, garantire condizioni di piena sicurezza nel trasporto dello zolfo fuso associato al rifiuto letale costituito dall'acido solfidrico avrebbe comportato un notevole maggior carico di costi. La corretta indicazione del contenuto tossico delle cisterne e del pericolo mortale da esso rappresentato avrebbe infatti imposto la bonifica accurata delle ferro-cisterne o la loro sostituzione, in quanto utilizzabili senza rischi per un solo trasporto, o altra soluzione comunque più onerosa rispetto alla pura e semplice omissione della segnalazione della presenza dell'acido letale. In sostanza, l'Eni non ha effettuato gli investimenti necessari per la eliminazione del pericolo né nelle fasi della produzione e del caricamento, né in quelle del trasporto, dello scarico e della bonifica o sostituzione delle ferro-cisterne, in quanto avrebbero comportato un rilevante aumento dei costi ed una conseguente notevole riduzione dei livelli di profitto.
I fatti accertati sono tali da far ritenere quantomeno non manifestamente infondato che l'Eni, tramite i suoi soggetti agenti, abbia deciso consapevolmente, al fine di un maggior profitto, di accettare la concreta possibilità, intesa in termini di elevata probabilità, che si realizzasse un evento luttuoso, quale quello che si è effettivamente verificato.
In altri termini, numerosi elementi consistenti e concordanti portano a ritenere che l'Eni, con le sue omissioni e violazioni di norme di legge, abbia accettato il rischio del verificarsi dell'evento, non voluto né desiderato nella rappresentazione psichica delle persone fisiche agenti, ma in concreto altamente probabile, alla luce delle conoscenze scientifiche e tecniche in loro possesso.
Dato che i soggetti agenti, pur non avendo avuto di mira quel determinato accadimento, hanno tuttavia operato anche a costo che si realizzasse, esso deve considerarsi riferibile alla loro volontà e, come tale, configurabile come dolo indiretto o eventuale.
Tale fattispecie implica, infatti, che i soggetti agenti siano a conoscenza dell'esistenza certa del rischio e decidano di correrlo, pur sapendo, potendo e dovendo eliminarlo.
Com'è ovvio, responsabilità strettamente analoghe sono da addebitarsi alla Nuova Solmine ed ai suoi dirigenti, perfettamente a conoscenza del pericolo rappresentato dalla presenza abnorme di acido solfidrico e delle violazioni ed omissioni finalizzate ad occultarla. Tra le due società sarebbe pertanto ravvisabile una vera e propria complicità o associazione per delinquere.
In ogni caso, non si vede il motivo per cui le violazioni ed omissioni di Nuova Solmine debbano escludere quelle dell'Eni, come ha ritenuto il Gup, anziché sommarsi ad esse ed anzi aggravarle, in coerenza con gli elementi probatori emersi processualmente.
La sentenza di assoluzione dell'Eni non ha minimamente considerato la possibilità del dolo eventuale e quella della complicità tra le due società, neanche per escluderle, ma si è fondata su un dubbio relativo ad una ipotesi non verificatasi nella realtà.
Il giudice ha infatti ritenuto che non potesse escludersi la possibilità, qualora la presenza dell'acido solfidrico fosse stata correttamente segnalata dall'Eni, che Nuova Solmine potesse comunque rimuovere le segnalazioni e riprodurre una situazione di pericolo.
In pratica, il rispetto di leggi poste a tutela della vita e della salute dei lavoratori e dei cittadini viene assunto da un giudice non come un obbligo ma come una ipotesi, una bazzecola, quasi un optional.
Parrebbe, invece, doversi affermare che le leggi esistono perché tutti, comprese le grandi imprese multinazionali con profitti miliardari ed a forte partecipazione statale, vi si debbono conformare.
Trattare il rispetto delle leggi come una ipotesi di lavoro appare un espediente cavilloso e capzioso, un trucco o acrobazia logica da azzeccagarbugli, tutt'al più ammissibile per le parti processuali, ma alquanto incongruo per un giudice giudicante e per un caso di così elevata gravità.
Nel merito, non può esservi alcun dubbio che l'eventuale eliminazione da parte di Nuova Solmine delle segnalazioni della presenza di acido solfidrico, effettiva e non virtuale o supposta, avrebbe comportato una responsabilità incomparabilmente più grave della rimozione dei segnali di rischio di infiammabilità da una cisterna svuotata del carico infiammabile.
In pratica, è accaduto che una omissione che ha causato la morte di cinque persone è stata di fatto posta sullo stesso piano di una violazione paragonabile per gravità ad una innocua contravvenzione.
Non può esservi dubbio alcuno, invece, che la violazione di gran lunga più grave commessa da Nuova Solmine sia stata la omessa segnalazione della presenza dell'acido solfidrico e non la rimozione dei segnali del pericolo di infiammabilità di un ormai inesistente carico di zolfo fuso.
È stato infatti accertato, e non costituisce materia di dubbio o di opinione, che Nuova Solmine, era pienamente consapevole della presenza nelle cisterne di acido solfidrico in quantità abnorme e che avrebbe dovuto segnalarla. Se non ha potuto né voluto evidenziarla, è stato a causa degli accordi contrattuali sottoscritti con l'Eni.
Si è soliti affermare che le sentenze vanno rispettate, ossia che vi si deve ottemperare, ma ciò, tuttavia, non significa che si debbano anche condividere.
E quella in oggetto appare francamente offensiva, sia della logica e dell'intelligenza, sia della memoria delle vittime e della dignità dei cittadini nel cui nome è esercitata la funzione giudiziaria.

Comitato 3 Marzo - Molfetta

venerdì 28 giugno 2013

Al Gruppo F. srl, appalto Alenia, non vogliono riconoscere lo Slai cobas. Costretti a rivolgerci alla Magistratura?

Da alcuni mesi un gruppo di operai del Gruppo F. srl, ditta dell'appalto Alenia si è iscritto allo Slai cobas per rivendicare l'aumento delle ore e una migliore condizione salariale e normativa.
L'azienda prima non ha risposto alle richieste dei lavoratori, ma poi si è soprattutto ostinata a non riconoscere diritti e libertà sindacali ai lavoratori. A distanza di mesi non ci vengono riconosciute le deleghe e pagate le trattenute sindacali, anzi, si obbliga i lavoratori a restare iscritti ai sindacati confederali, alcuni dei quali sono vere e proprie agenzie dell'azienda verso i lavoratori, alcuni allineati e coperti come se fossero l'azienda. Ci sono anche ritorsioni sui lavoratori, fatti di improvvisi spostamenti, cambio di mansioni, controlli, per lanciare un messaggio netto e chiaro: lo slai cobas non deve entrare in fabbrica. E non si tratta soltanto di questioni di libertà sindacali ma l'azienda in combutta con gli altri sindacati, assume in maniera clientelare chi vuole e mantiene invece precari, a part time a vita tutti gli altri. Su quest'ultimo aspetto, la Cgil ha fatto prima "furia francese" attraverso i suoi delegati, ma poi subito "ritirata spagnola", dicendo che non si poteva fare nulla...
Abbiamo provato con la massima buona intenzione e moderazione di far ragionare l'azienda e di discutere con la presenza dei lavoratori dello Slai cobas i problemi interni. Ma ci troviamo di fronte ad un'attitudine arrogante e inaccettabile, che ci costringe a rivolgerci alla Magistratura, se nei prossimi 15 giorni la situazione non sarà sanata.

L'altra questione importante è che si tratta di un appalto Alenia. L'Alenia è responsabile quanto le ditte dell'appalto che i diritti sindacali vengano rispettati nelle aziende dell'indotto.
L'Alenia, pur essendo un'azienda in forte espansione, che, quindi, non ha affatto problemi di liquidità, gestisce gli appalti al 'massimo ribasso', con figli e figliastri anche tra le aziende, alimenta la divisione tra i lavoratori e utilizza i sindacati confederali come veri e propri sindacati di comodo. Sono in ballo affari, profitti e tante altre cose che non si vuole far venire alla luce.
Per questo non si vuole lo Slai cobas, ma proprio per questo lo slai cobas nel sistema degli appalti dell'Alenia ci deve entrare eccome, nell'interesse dei lavoratori e anche della trasparenza in tutto il sistema. 

Fallito l'incontro per appalti ENI - Si conferma pienamente la denuncia dello Slai cobas - Occorre riprendere la lotta

Fallito ieri l'incontro e la trattativa dei sindacati confederali per la questione dell'appalto ENI e il rientro dei 31 lavoratori licenziati. Una delle ditte non si è presentata e non era presente neanche la direzione dell'ENI (fondamentale in questa vertenza). Il tutto rinviato ai primi di luglio, ma in realtà è tutto in alto mare, perchè le ditte non hanno dato affatto assicurazioni sugli operai da assumere, e, anzi, hanno fatto un deciso passo indietro anche rispetto al già vergognoso impegno generico dato nei giorni scorsi e che ha portato subito cgil, cisl, uil, a considerarlo sufficiente per chiudere la lotta.

Di fatto si confermano pienamente tutte le denunce che su quella chiusura della lotta aveva fatto lo Slai cobas e la RSA di una delle ditte dell'appalto, la Rendelin.
Quel preaccordo non garantiva affatto la riassunzione di tutti i lavoratori della De Pasquale e della Rendelin, ma solo l'istituzione di un generico "bacino" a cui molto gradualmente le nuove Ditte dovrebbero attingere, quando e come a loro serve, secondo le proprie necessità, facendo comunque passare i lavoratori sotto le "forche caudine" di colloqui, che non possono che avere carattere ricattatorio verso gli operai, discriminatorio e penalizzante; in più le nuove assunzioni dovrebbero essere a termine e con perdita dei livelli e diritti acquisiti.
Avevamo già detto che questo preaccordo costituisce poi un pericoloso precedente per tutto l'appalto, per tutti i lavoratori in futuro, che non avrebbero più l'automaticità come in passato della continuità del lavoro nei cambi di appalto, con tutti i diritti e livelli acquisiti, perchè ogni ditta subentrante invocherebbe anche per sè la convenienza di prendere solo alcuni operai dal bacino e nelle condizioni peggiori.
Ora, chiaramente, le ditte ottenuta una grande mano da cgil, cisl e uil, non gli basta e, in combutta con l'ENI, vogliono il braccio!
Certo, ora, il prefetto fa un altro "comunicato" per sollecitare, ma guai a fare qualcosa di più, a imporre il rispetto di norme e contratti e dei lavoratori!

La tenuta fuori dagli incontri dello Slai cobas, da parte dell'Eni, del prefetto, e voluta soprattutto dai sindacati confederali, era per non avere chi si sarebbe sin dai giorni scorsi opposto a quel vergognoso preaccordo, e chi avrebbe detto la verità agli operai e chiamati a non fermare la lotta.
Ora i fatti mostrano che lo Slai cobas aveva ragione e tutti gli altri ingannavano gli operai.

Ora è tempo che gli operai aprano gli occhi.
MARTEDI' 2 LUGLIO ALLEORE 17,30 LO SLAI COBAS CONVOCA UNA RIUNIONE IN SEDE, VIA RINTONE, 22, DEGLI OPERAI LICENZIATI E DI TUTTI GLI OPERAI DELL'APPALTO ENI.

Noi avevamo detto che aspettavamo il 27, dopodicchè, se nulla di positivo c'era per gli operai, occorreva e occorre riprendere la lotta, con lo sciopero e i blocchi.
Il blocco del varco 2, breve e solo di rallentamento dei camion, aveva fatto accorrere Eni e Prefetto, stampa e Tv. Bene, ora è questa forma di lotta che deve essere ripresa se si vogliono ottenere reali risultati e non altri rinvii e prese in giro!

SLAI COBAS per il sindacato di classe
28.6.13

PS. Anche noi rispettiamo il lutto del direttore dell'Eni, anche noi abbiamo mandato le nostre condoglianze, ma, primo, questo non giustifica l'assenza ieri al tavolo dell'Eni - gli operai sono umani ma dove sta l'umanità dell'azienda? Secondo,c'è da dire che non abbiamo mai visto un direttore di una grande azienda mandare telegrammi per la morte di un famigliare di un operaio, ma spesso neanche per la morte dell'operaio...

lunedì primo luglio all'Ilva e a Taranto si parla di Brasile, Turchia e soprattutto di India!

Giornata dedicata all'informazione e alla solidarietà internazionale lunedì 1° luglio per iniziativa del circolo di proletari comunisti Taranto.
Al mattino comizio alla port. A dell'Ilva sulla parola d'ordine:
"Brasile, Turchia, India... contro l'imperialismo dei padroni, il proletariato non ha nazione - internazionalismo - rivoluzione"
Banchetto di pubblicazioni dedicato al sostegno della guerra popolare in India
Alla sera - manifestazione in piazza Immacolata dalle 19.30 alle 21.30:
"Dal Brasile alla Turchia all'Italia... sostegno e solidarietà ai popoli in lotta - sostegno internazionale alla guerra popolare in India", in occasione della giornata internazionale indetta dal Comitato internazionale che vede iniziative in diversi paesi del mondo e in altre città italiane.
Nel corso dell'iniziativa le compagne del Movimento femminista proletario rivoluzionario informano del grande movimento di lotta delle donne contro gli stupri  in India e della manifestazione a Roma contro violenza/femminicidio che si tiene il 6 luglio (info mfpr.naz@gmail.com).

circolo proletari comunisti Taranto
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giovedì 27 giugno 2013

USB: copia e male, e sulle Rsu va avanti come se non ci fosse l'accordo fascista.

Dopo che da giorni lo slai cobas sta portando all'Ilva in termini seri la richiesta che gli operai dopo 20 anni di lavoro debbono poter andare in pensione, l'Usb parla in un volantino, copiando, di "pensione anticipata", di una "legge per Taranto"; ma (mai sia!) senza far alcun riferimento, almeno per chiarezza e correttezza, a quanto proposto dallo Slai cobas: "un decreto per gli operai", e soprattutto la necessità della lotta dura degli operai Ilva, per ottenerlo.
Stessa cosa per quanto riguarda gli interventi sanitari gratuiti, pur questi posti in maniera precisa nella nostra richiesta di "decreto operaio".
Ancora una volta, il problema per l'Usb sembrano essere i "distintivi" non l'unità delle forze per conquistare dei fatti.

Questo è evidente soprattutto lì dove nel parlare di orario di lavoro, di tempo effettivo di permanenza in fabbrica, l'Usb fa riferimento alla questione del "tempo-tuta". Qui solo lo Slai cobas non a parole ma con azioni concrete sta contrastando l'accordo-truffa sindacati confederali/azienda sia con i ricorsi degli operai, già a buon punto, sia con l'inchiesta penale del giud. Di Tursi.
L'Usb invece di dire che, quindi, su questa questione, per l'azione dello Slai cobas, si sta già oltre la denuncia, solleva il problema per dire cose inutili e fare solo confusione; perchè non ci vuole certo una "legge per Taranto" per passare da 10 ore in totale di permanenza in fabbrica  a 8 ore, considerando il tempo tuta parte dell'orario di lavoro (non solo, ma anche l'ora di mensa per i normalisti, se no, non si arriva alle 10 ore...). Questo si otterrà con l'azione penale e civile portata avanti dallo slai cobas. Come fu lo slai cobas che anni fa organizzò lo sciopero della mensa perchè gli operai normalisti non dovessero stare in fabbrica per un'ora in più e non pagata; questo si poteva già ottenere, non si riuscì per l'azione congiunta azienda/sindacati confederali ma anche perchè allora i Rizzo, i Ranieri, i Semeraro, i Battista, non dissero nè fecero nulla.

Infine, sulla questione RSU.
Nonostante da settimane lo slai cobas sta denunciando le nuove regole fasciste di attacco al diritto di sciopero e alle libertà sindacale dei lavoratori stabilite con l'accordo del 31 maggio tra Cgil, Cisl, Uil e Confindustria, e sta facendo appello a fare una lotta unitaria dei sindacati di base sia a livello locale che nazionale per far decadere questo accordo, perchè altrimenti tutto il resto sono chiacchiere che illudono gli operai, l'Usb continua a fare le "pratiche" per l'elezione delle Rsu all'Ilva, come se non fosse successo niente, come se non ci fosse quell'accordo che tanto per cominciare dice che le elezioni in tutte le fabbriche si terranno a fine anno.
Ammesso e non concesso, ma l'Usb che farebbe? Sottoscriverebbe la dichiarazione richiesta da questo accordo in cui ogni organizzazione dovrebbe fare una "abiura", impegnarsi a non fare sciopero, a non contestare accordi e contratti fatti dai sindacati confederali? L'Usb entrerebbe in una Rsu che per diktat è contro gli interessi democratici, i diritti sindacali degli operai? Per un piatto di lenticchie di avere alcuni delegati e di poter sedere ai "Tavoli", accetterebbe che gli operai avessero una rappresentanza sindacale che starebbe come un poliziotto/cane da guardia contro la protesta, il dissenso, la lotta degli operai?
L'accordo del 31 maggio, se l'Usb locale, non lo ha capito cambia le carte in tavola, e non si può da un lato gridare alla democrazia calpestata e dall'altro procedere tranquillamente.
Nè chiaramente basta, come fa l'Usb nazionale e altre realtà critiche all'interno della Fiom, fare alte denunce e poi non fare neanche una giornata di lotta in tutti i posti di lavoro, e limitarsi a fare un'assemblea al chiuso...
Lo Slai cobas non ci sta a prendere in giro gli operai.

SLAI COBAS per il sindacato di classe

ILVA: perchè "20 anni bastano" e come conquistarlo

In questi giorni lo Slai cobas Ilva sta facendo iniziative alle portinerie dell'Ilva con al centro una questione precisa: per difendere il lavoro e la salute degli operai e della popolazione, dopo i vari decreti tutti pro-Riva, dobbiamo imporre con la lotta un "decreto per gli operai".
Sui vari punti che poniamo si ciò che dovrebbe stabilire un tale decreto, sta suscitando dibattito il punto in cui si dice: 
"in una fabbrica insalubre e nociva come l'Ilva non si può lavorare per tanti anni, ma 20 anni bastano, con ripristino eventuale del CONTRATTO SIDERURGICO, ed estensione, quindi, a tutti dei benefici pensionistici", con l'intera copertura assicurativa, come se si fosse lavorato 40 anni.
In generale, questo punto incontra tra gli operai condivisione, ma anche scetticismo.

Allora facciamo un pò di chiarezza.
Primo. Già anni fa il contratto della siderurgia - che i sindacati hanno cancellato, per fare un CCNL unico metalmeccanico senza però mantenere tutte le specificità, i diritti, gli aspetti migliorativi legati alla particolarità, pesantezza della produzione, al rischio, che erano previsti dal contratto siderurgico - diceva che erano possibile andare in pensione dopo 25 anni di lavoro.
All'Ilva ci troviamo non solo in una fabbrica prettamente siderurgica ma in più in una fabbrica fortemente insalubre, nociva e mortale. Quindi perchè all'Ilva non dovrebbe essere possibile andare via dopo 20 o anche 25 anni di lavoro?
Secondo. Nell'ottobre del 2012, il Consiglio comunale di Taranto, in seduta specifica, e all'unanimità, approvò un Ordine del Giorno, in cui, tenendo conto della situazione grave dell'Ilva diceva che gli operai dovevano poter andare in pensionamento anticipato dopo 20 anni di lavoro. Non l'ha quindi affermato un "cittadino al bar", ma un organo istituzionale. Sappiamo fin troppo bene come, soprattutto con questo Sindaco e questa amministrazione comunale, le parole difficilmente corrispondono ai fatti e quell'OdG sembra più un lavarsi la coscienza sporca (sporchissima soprattutto del sindaco, finito sotto indagine), in una situazione calda di allarme sociale; ma nessun partito, nessun assessore o consigliere oggi può dire "io non ho votato nulla".
Terzo. Non dimentichiamo che anni fa proprio nei settori statali, del Pubblico Impiego, anche nei lavori impiegatizi, proprio lo Stato permetteva che i suoi lavoratori andassero in pensione a 19 anni 6 mesi e un giorno, con importo di pensione pieno - le lavoratrici poi addirittura a 15 anni e mezzo. 
E la maggiorparte di questi settori lavorativi non era assolutamente a rischio, l'Ilva invece, sì!
Quarto. Già a Taranto vi sono state leggi particolari, nuove, partorite proprio dalla situazione lavorativa di Taranto e poi estese a livello nazionale. Come gli stessi prepensionamenti all'Ilva, o la cassa integrazione in deroga, che prima non esistevano e che le hanno "inventate" per "tamponare" la situazione a Taranto. Queste sono state sempre risposte parziali a problemi reali, ma anche risposte ad una situazione d'emergenza, o di ordine pubblico, come è stata la cig in deroga a seguito della rivolta di mesi a Taranto nel 2007 delle lavoratrici e lavoratori delle pulizie. 
Ora, questa all'Ilva è sicuramente una situazione d'emergenza in tutti i sensi, sia di salute, di sicurezza, che di lavoro. Quindi, perchè mai non dovremmo pretendere una normativa d'emergenza!?
Tutti dicono che c'è un'emergenza a Taranto, ma tutti usano questo per accorrere a difesa di Riva o dei padroni che andrebbero in crisi con la chiusura dell'Ilva. Noi dobbiamo pretendere che invece parlino dell'emergenza del lavoro e della salute e della vita degli operai!

MA DETTO QUESTO, IL PROBLEMA E' COME CONQUISTARLO.
Noi stiamo dicendo che ci vuole un "decreto" per gli operai. 
Ma nello stesso tempo stiamo anche dicendo che senza che il governo e lo Stato si trovino costretti a farlo perchè devono rispondere a un problema reale di "emergenza di lotta", di "ordine pubblico", non lo faranno.
Quindi "20 anni bastano", 20 anni sono possibili, ma nessuno li regala. 
Gli operai devono creare con la lotta le condizioni, con una lotta che abbia il carattere della rivolta, che non si spegne in un solo giorno, che blocchi la fabbrica, che si estenda in città chiamando alla lotta e all'unità tutti i settori popolari colpiti sull'intera piattaforma che riguarda anche le bonifiche, l'emergenza sanitaria; una lotta che non si fermi fino a risultati.

mercoledì 26 giugno 2013

Ilva: ma gli operai sono bestie?




Non solo rischio continuo sicurezza, non solo attacco alla salute, ma anche "monnezza" in quantità "industriali" devono subire gli operai dell'Ilva.
Come tutti i lavoratori che entrano ed escono dalle portinerie A e D dell'Ilva sanno purtroppo bene, queste foto danno solo un'immagine parziale delle discariche a cielo aperto che li accolgono ogni giorno alle portinerie.
Alla D ormai sono settimane che i cassonetti da dove passano vicino ogni giorno migliaia di operai non vengono neanche svuotati. Chi scende dai pulmann, che si fermano proprio lì vicino, per il cattivo odore che esale devono spesso coprirsi naso e bocca con i fazzoletti.
Quando c'è vento cartacce e altro ti può volare anche addosso, in faccia. Ora che c'è caldo, la situazione diventa a rischio sanitario, con i topi che fra un pò la faranno da padroni.
Un paesaggio osceno, che offende la dignità degli operai! Che non solo devono andare a lavorare per produrre profitti per Riva, non solo in fabbrica rischiano ogni giorno la vita e la salute, ma devono anche  essere trattati come bestie!
Riva esprime in forma pura la logica dei padroni, sfruttare e basta, tutto il resto è un costo da tagliare o non fare, neanche quello per raccogliere la monnezza e tenere minimamente puliti i piazzali.
E gli altri non sono da meno. Risulta che le aree esterne alla fabbrica siano affidate al Consorzio ASI (Area Sviluppo Industriale), che quindi, questo, dovrebbe fare le gare d'appalto per la pulizia dei piazzali; dell'Assemblea Generale dell'ASI fanno parte il Comune di Taranto, l'Amministrazione Provinciale, Comune di Massafra, Comune di Statte, CCIAA Taranto.
Quando tempo fa noi dicemmo al Sindaco di Taranto di intervenire per rimuovere questa situazione, lui rispose che essendo di proprietà di Riva, il Comune e l'Amiu non potevano fare nulla. Ma neanche come partecipanti dell'ASI fa nulla, e come gli altri si gode solo "distintivi" e soldi.
E, per piacere, non ci dicessero che è colpa degli ambulanti... Che centrano gli ambulanti con i cassonetti strabordanti, con tutto lo schifo che c'è nelle aree anche molto distanti da dove si mettono, o nella sopraelevata della portineria A, ecc., ecc.?

Noi ritenteremo e questa volta faremo anche un esposto e anche delle inziative....

i dirigenti Ilva vanno a farsi raccomandare dall'arcivescovo

"non siamo una associazione a delinquere"
dicono tecnici e ingegneri Ilva dell'area ghisa e acciaieria, che da qualche settimana prima con finte dimissioni, ora con la visita arcivescovo cercano di farsi sentire
timorosi di perdere il lavoro e finire sottoinchiesta
parlano di linciaggio morale - alla Berlusconi maniera - in realtà l'inchiesta dice altro e le responsabilità non si possono ignorare
E' bene che l'inchiesta vada a fondo sul ruolo avuto da questi nella sicurezza sul lavoro e inquinamento

indebitato e senza lavoro si uccide - Stato, governo, enti locali, equitalia assassini !

è avvenuto in contrada Pantano - Palagiano, si trattava di un uomo uscito dal carcere per omicidio, ha cercato di fare l'artigiano e il tuttofare anche al NORD...quindi si arriva a uno scenario troppo frequente
arriva una cartella EQUITALIA di 15.000 euro, fermo amministrativo sulla macchina, l'unico bene che aveva e che gli serviva per cercar lavoro
sono troppi i morti
abbiamo denunciato in tutte le maniere questa situazione
abbiamo cghiesto a gran voce la casa, lo stipendio e la macchina non si toccano
niente .. e si continuano a contare i morti

ora è nata una associazione NOI contro
per lottare e agire contro tutto questo
partecipate, sostenetela,

ASSOCIAZIONE
NOI CONTRO


  • EQUITALIA
  • IMU – TARES
  • BANCHE – ASSICURAZIONI
  • SERVIZI SOCIALI NEGATI
  • CAROSERVIZI – CAROVITA

NOI PER
  • SOLIDARIETA' SOCIALE
  • REDDITO
  • FORMAZIONE
  • LAVORO
PERCHE'

Bisogna agire, non solo protestare, per cambiare le nostre
situazioni, far valere i nostri diritti come il diritto al lavoro
sancito dall'art. 1 della nostra Costituzione che viene
calpestato ogni giorno e dimenticato quando ci chiedono a noi, lavoratori, precari, disoccupati, artigiani e piccoli imprenditori, di saldare, immediatamente, le multe, le imposte, le rate dei mutui, i contributi, le bollette, con minacce di pignoramenti, sequestri, tagli di utenze, ganasce, ipoteche a vita, portandoci a volte alla disperazione.

ORA bisogna dire BASTA
devono capire con forza che

senza reddito sufficiente per vivere, senza lavoro
NON PAGHIAMO

ancora un morto nel carcere di taranto - un carcere invivibile e assassino

aveva 50 anni , era in carcere per furto, invece ha trovato la morte
nel carcere di taranto abbiamo sovraffollamento nelle celle, dove la temperatura in questi giorni arrivano a 35 gradi
capienza 350 in realtà ce ne sono 700
è mancata perfino l'acqua corrente  per svariate ore

martedì 25 giugno 2013

1 luglio - se permettete parliamo di Brasile Turchia India - piazza immacolata dalle 19 alle 21

A Taranto dobbiamo essere informati su tutto e dobbiamo manifestare su tutto - ad esempio su quello che succede in Brasile in Turchia e in India

A Taranto dobbiamo mangiare tutti i giorni pane e veleno, anzi soprattutto 'veleno'.
Questa è ormai la logica imperante anche in quelle realtà politico sociali che dovrebbero essere proletarie, antagoniste, internazionaliste, ecc.
A Taranto si manifesta - poco ancora - e solo o per il pane o per la salute.
Noi non siamo d'accordo, non si vive di solo pane e non viviamo solo per non essere malati.

Il circolo di proletari comunisti e  le compagne e i proletari che fanno riferimento ad esso,
il 19 giugno hanno tenuto una assemblea partecipata con teatro militante per parlare di repressione, violenza sessuale e femminicidi.
il21 al tribunale si è manifestato per Carmela contro stupri, femminicidi, giustizia negata - sì, giustizia negata, perchè a Taranto non c'è solo l'inchiesta Sebastio/Todisco, ci sono anche tanti altri processi dove i magistrati non sono "buoni" ed "eroi", ma  "servi" di un sistema e uno Stato che ci reprime e opprime in tutti campi, a difesa di questo sistema capitalista.
Il 1 luglio invece vogliamo occupare uno spazio in piazza per informare e discutere del perchè si protesta in Brasile, Turchia e soprattutto perchè in India si va oltre la protesta, ma si attacca in armi Stato, padroni,
governi, per fare una rivoluzione per davvero.

C'è a Taranto qualcuno che vuole fare altro nella vita? Che non voglia fare la parte dei "buoni", ma dei "cattivi" contro questo sistema imperialista nel mondo e in Italia?
Si faccia sentire e vedere.

circolo proletari comunisti taranto
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intensa giornata di mobilitazione alle fabbriche dello slai cobas per il sindacato di classe

in questa città c'è chi non fa un c. dalla mattina alla sera e pretende di essere di sinistra, comitato, sindacato..ecc  e c'è chi si smazza

basti pensare alla giornata di oggi dello slai cobas per il sindacato di classe

alle 6 di questa mattina è stato fatto un comizio e un volantinaggio alla port.a dell'ilva
per il lancio della campagna ' un decreto per  gli operai ' buon ascolto e buona accoglienza
alle 7 incontro all'appalto eni con il rappresentante dello slai cobas e indicazione ai lavoratori
per una riunione martedì sera
è stata inoltre portata con un manifesto la solidarietà ai lavoratori della cementir minacciati di licenziamento
alle 12. 30 conferenza stampa e volantinaggio al porto alla TCT, con presenza di studio 100 e telenorba
alle 14 secondo turno port. ilva ancora sulla campagno 'un decreto per gli operai' interesse e discussioni sul
punto 20 anni bastano in siderurgia e all'ilva

slai cobas per il sindacato di classe taranto

Intervista ad Ernesto Palatrasio, Coordinatore Provinciale Slai Cobas per il sindacato di classe a Taranto da parte di uno studente per una tesi universitaria

- Per iniziare, mi daresti una valutazione complessiva degli ultimi fatti all'Ilva e a Taranto?
 
- Da all'incirca più di anno, Taranto vive una situazione estremamente grave, in cui si sono sviluppate un po' tutte le contraddizioni accumulate dal 1960 sino ad oggi, dalla nascita dell'Italsider prima, all'Ilva dopo. Gli ultimi avvenimenti sono stati scatenati essenzialmente da un momento, il 30 Marzo dell'anno scorso, quando il Giudice Todisco, che aveva avviato un'inchiesta sul disastro ambientale, ha sequestrato sostanzialmente numerosi reparti dell'area a caldo ed ha incriminato i proprietari dell'azienda ed i dirigenti dello stabilimento. In questa occasione la città si spaccò in due, perché gli operai organizzati direttamente dall'azienda manifestarono in massa per difendere il lavoro, mentre, una parte allora non numerosa di ambientalisti, giovani e così via, chiedeva che l'inchiesta andasse in fondo e che l'azienda chiudesse.
Dopo questa vicenda si sono susseguite una serie di iniziative della magistratura che ha portato avanti l'inchiesta arricchendola di ulteriori provvedimenti giudiziari relativi al blocco degli impianti e delle merci e alla persecuzione dei responsabili dell'azienda. Successivamente si è aggiunto un altro filone d'inchiesta che ha analizzato i rapporti tra l'azienda e gli esponenti politici, istituzionali e della stampa, per cui risulta che questi signori operavano in collusione con l'azienda, ricevendone incambio, ora favori, ora soldi. Quindi ci sono stati due filoni dell'inchiesta: uno che ha perseguitol'azione della fabbrica, i fumi che da essi uscivano e di conseguenza il rapporto tra questi e la salute dei cittadini, in particolare dei quartieri contigui all'azienda; un altro che ha perseguito le relazioni fra l'azienda e gli esponenti politici ed istituzionali che l'hanno favorita.
Detto questo, la partecipazione della popolazione è cresciuta enormemente, per via dell'emergenza salute; fra i lavoratori, invece, si è partiti da una difesa tout court del lavoro, che si è via via sviluppata in una posizione critica verso l'azienda, a cui domanda essenzialmente la messa a norma.

- A proposito della popolazione e della differenza che si tende a conservare nei confronti dei lavoratori, mi sorge il dubbio che esista una strategia per cui la nuova dirigenza dell'azienda abbia tentato di allontanare l'operaio, che lavora in Ilva e che vive del reddito industriale derivante, dalla città.

- No, questo in un certo senso non dipende dalla privatizzazione. Da sempre, per le dimensioni che la città ha avuto e che la fabbrica ha avuto – un grande stabilimento siderurgico, il più grande d'Europa ed uno dei più grandi al mondo; per di più nella fase della sua nascita, ampliamento e raddoppio è arrivata ad avere anche 30.000 operai stabili, con un'ulteriore dimensione, che andava ben oltre l'indotto, di circa 50.000 operai - l'Ilva è sempre stata una città nella città, soprattutto come estensione, in quanto è quasi il doppio della città vera e propria. L'Ilva è una fabbrica troppo grande per una città comunque troppo piccola! E quando dico che questa distanza tra città e fabbrica c'è sempre stata, come due città nella città, mi riferisco anche al fatto che tutti gli avvenimenti dell'Ilva in questi anni hanno riguardato un grande impianto industriale che si misura con la concorrenza mondiale, mentre le vicende che hanno riguardato il Comune di Taranto sono state di basso profilo. In sostanza, l'unico rapporto che c'è tra l'Ilva e la città e che l'Ilva dava lavoro a tantissimi tarantini, a gente della Provincia di Taranto, oltre a quelli di altre provincie e regioni. Gli operai dell'Ilva provengono da 3 regioni e 5 provincie e, soprattutto nei primi anni, questo è stato un fenomeno molto grande, poi via via molti operai si sono trasferiti in città o nella provincia, e quindi si è riequilibrato il numero di operai che vive materialmente in città rispetto a quelli che vivono fuori.
Ciò che è cambiato con la privatizzazione è stato soprattutto il ruolo che ha assunto l'industriale che ha acquisito l'Ilva; Riva ha considerato che il problema principale – l'ha sempre detto – è di produrre acciaio! Essendo questo tipo di proprietà legata alla matrice nordista dell'azienda (Genova-Milano), inizialmente l'Ilva ha teso a cambiare completamente l'organigramma, i responsabili, i referenti a livello di fabbrica ed in questo senso è diventato, il managment e la dirigenza dell'azienda, una cosa calata dall'alto, in un certo senso, che ha tolto una serie di riferimenti nel rapporto tra fabbrica e città. Però questo è stato un fenomeno anche positivo, per un certo verso. Durante il periodo delle Partecipazioni Statali, infatti, all'Ilva esisteva un regime estremamente consociativo tra direzioni sindacali, sistema politico e Partecipazioni Statali, tale che ne faceva un'azienda gestita in forme più vicine allo Stato che ad un'azienda di Stato. Tant'è vero che questo ne provocò una grave crisi; infatti, quando l'Ilva è stata presa da Riva, l'azienda era in profonda crisi e si cercò in tutte le maniere di venderla al migliore offerente che in un primo momento non si trovò. Ci provarono i Giapponesi, la Lucchini e così via, ed ogni organizzazione sindacale e partito politico faceva parte delle cordate di coloro che avrebbero dovuto acquisire l'Ilva. Alla fine questa gara a ribasso la vinse Riva, ma perché Riva ci mise i soldi all'epoca. Pochi, per quanto valeva lo stabilimento! Infatti si parla di uno stabilimento regalato con quattro soldi, ma la verità è che quei quattro soldi, Riva li ha messi, mentre gli altri non li volevano nemmeno mettere.
Inoltre, il sistema di legame con il territorio era altrettanto di tipo clientelare, soprattutto per quanto riguarda il fenomeno delle assunzioni, ma toccava tutti i campi dell'azienda, compreso il settore degli acquisti e delle forniture e nell'appalto del sistema di gestione, di assunzione delle commesse e dei lavoratori.
Nell'appalto si consolidò un sistema malavitoso: delle grandi famiglie malavitose controllavano l'indotto e facevano il bello e cattivo tempo nel rapporto con l'azienda di Stato, per il tramite dei politici e dei sindacati. Nell'epoca pre e post tangentopoli, a Taranto come in tutto il Sud, si acquisisce un segno malavitoso, con casi di sindacalisti che son stati anche sparati, perché mettevano in discussione il controllo dell'appalto.
L'arrivo di Riva spazzò via tutto questo e quindi è stato un fenomeno positivo per quanto riguarda il rapporto Ilva, produttività, il taglio di un sistema consociativo sindacale ancora peggiore di quello che attualmente viviamo, ed il sistema dell'appalto.
Là dove, invece, questo cambio ha avuto i suoi effetti totalmente negativi è stato sul fronte della gestione delle relazioni tra operai, sindacati e lavoratori, nonché il clima in azienda di ricatto, pressione e di comando dispotico e la gestione dei problemi della sicurezza e dell'inquinamento che si sono ulteriormente accentuati, ma erano ben presenti anche nell'epoca precedente.

- A proposito, invece, dell'appalto e della sua estensione, in che modo è cambiato con la
privatizzazione?

- Inizialmente, Riva risocializza tutto l'appalto continuo; cioè tutte le aziende più grandi in seno all'appalto che facevano un lavoro continuativo vengono assorbite direttamente dall'Ilva. Perché, la proprietà ritiene che dietro l'assegnazione dell'appalto vi fossero meccanismi, come dicevo, controllati dalla malavita e che costavano anche di più. Quindi, le grandi aziende dell'appalto in seno alla zona industriale, che lavoravano nell'Ilva, vennero inizialmente assorbite; le cosiddette “socializzate”. Chiaramente questo processo di socializzazione portò un numero rilevante di operai ad essere assunti direttamente dall'Ilva; questo avviene attraverso un meccanismo che ne disperde i diritti acquisiti e i livelli salariali. In questa socializzazione gli operai vennero assunti dall'Ilva come se fossero “nuovi assunti”, quindi con una riduzione di salari e livelli assai notevole.Gli operai assorbiti dall'appalto perdono nel passaggio dall'appalto all'Ilva intorno ad un milione di vecchie lire, Quindi, inizialmente, Riva non fa affatto una terziarizzazione, mentre, in netta controtendenza, fa una socializzazione, cioè assorbe l'appalto e tende a ridurre la quantità di operai.
Una volta assorbito però l'appalto continuo, con riduzione di salari e di redditi dei lavoratori, il discorso cambia, perché tutto il resto dell'appalto viene lasciato praticamente allo stato brado e prevale, inizialmente, perfino il fatto che le commesse e gli appalti vengono assegnati a ditte non esistenti sul territorio ma portate da Riva direttamente tramite i suoi canali. Quindi accorrono molte aziende non del territorio in seno all'appalto!
Una volta prodotta la socializzazione, per tutto il resto l'Ilva usa ampiamente il sistema del massimo ribasso nel dare gli appalti che si traduce in un meccanismo a catena che fa sì che le aziende acquisiscano questi appalti e li diano in subappalto, con un sistema che va verso il basso, che diventa un sistema in-out. Cioè di aziende che entrano ed escono, di aziende che non risulta nemmeno abbiamo ricevuto quest'appalto, perché dipendono dall'azienda che l'ha ricevuto prima, e così via. Ciò produce gravissimi danni per quanto riguarda i problemi della sicurezza e i problemi dei livelli salariali e normativi esistenti nell'appalto.

- In cosa si è tradotto il passaggio al privato per quanto riguarda le condizioni materiali di lavoro? E soprattutto che differenze ci sono tra le cooperative e le aziende in appalto e i lavoratori diretti dell'Ilva?

- Sin dai tempi dell'Italsider la situazione è sempre stata abbastanza diversa tra gli operai dell'Ilva e gli operai dell'appalto. I livelli salariali e normativi degli operai sociali, quelli diretti, sono stati notevolmente superiori rispetto a quelli dell'appalto, sempre! Nell'ordine di un 30% in più in termini salariali, ma soprattutto riguardo ai livelli di stabilità. Evidentemente nell'appalto sono prevalsi, abbastanza sistematicamente contratti precari e gestioni dirette delle aziende che hanno penalizzato salari, normative e sicurezza. Infine, però, nella fase di privatizzazione l'appalto è un po' andato fuori controllo. Nel senso che, effettivamente, una volta operato il rapporto di socializzazione degli appalti continui, il problema delle condizioni dell'appalto sono state notevolmente peggiori. Però anche in seno all'Ilva, insieme all'eliminazione di un sindacato consociativo, vi è stata una stretta nella gestione dell'attività produttiva che ha provocato un'intensificazione dello sfruttamento degli operai e una sistemazione dei livelli cristallizzata; cioè i livelli, da passaggi più o meno automatici che avvenivano dopo un certo periodo, sono diventati gentile concessione ottenuta tramite meccanismi di ricatto che si riversavano sugli operai per il tramite delle organizzazioni sindacali. Quindi i livelli dei lavoratori sono rimasti abbastanza cristallizzati per tanti anni anche all'interno dello stabilimento principale.

Raccolta differenziata ma non si fa neanche quella normale...

STIAMO PREPARANDO UNA MOSTRA SULLO STATO DI DEGRADO DELLA CITTA'

Al PRESIDENTE DELL'AMIU
AL SINDACO DI TARANTO
All'attenz. Dr. De Roma
OGGETTO: RICHIESTA INCONTRO - raccolta differenziata
In riferimento all'incontro tenutosi il 3 giugno c.a. con il Presidente dell'Amiu, Dr. Cangialosi, si chiede, come a suo tempo concordato, un incontro congiunto, possibilmente per il 2 LUGLIO, sia con L'AMIU che con il COMUNE, per conoscere il piano per la nuova raccolta differenziata a Tamburi-PaoloVI-Lama, i tempi di avvio del servizio e le prospettive occupazionali.
Prendendo atto positivamente, nel precedente incontro, della volontà espressa dal nuovo presidente di realizzare la raccolta differenziata nelle modalità del porta a porta in forma spinta, unico modo per farla in maniera efficiente e perchè possa nel tempo costituire una risorsa, oltre che ambientale, anche economica sia per gli Enti che per i cittadini, chiediamo che venga definito subito il rapporto tra raccolta differenziata/lavoro/formazione degli operatori.
La realtà, anche in questi giorni, sta mostrando a tutti che pensare di fare la raccolta nelle modalità attuali - vedi S. Vito-Lama - e facendo prevalere una logica di risparmio ad una logica di efficienza e risultati effettivi, è fortemente deleterio. Tutti leggiamo ogni giorno denunce e lamentele di abitanti in particolare di San Vito, a cui non si può rispondere solo con appelli ai cittadini ad essere "civili", quando poi non viene fatto il "porta a porta" (che è anche l'unico modo, tramite il contatto diretto degli operatori, per educare/abituare i cittadini alla raccolta differenziata), i cassonetti sono insufficienti e i tempi di raccolta e svuotamento dei cassonetti sono "ballerini".  
Per non parlare che non è possibile destinare personale Amiu a questa raccolta, togliendolo da quella normale, dato che anche su questo fronte la situazione va male, e il caldo rende anche a rischio-salute l'attuale condizione di non pulizia e lo stato della raccolta rifiuti. Invitiamo Presidente dell'Amiu e Sindaco a farsi un giro nella città, come a Talsano, e nei prossimi giorni forniremo anche delle foto.
Un servizio ad hoc, con nuovo personale è quanto risponde alla direttiva della Regione, che a partire da gennaio 2014 applicherà pesanti sanzioni ai comuni dove si mantengono bassissime le percentuali di raccolta differenziata. E questo è purtroppo il caso di Taranto. Per cui, se codesti Enti pensano di risparmiare da una parte, e guarda caso soprattutto sul fronte dei lavoratori, dovranno pagare dall'altro, con ricadute di più tasse anche per i cittadini.
Chiediamo inoltre che nell'incontro si affronti anche lo stato della Pasquinelli, sia dal punto di vista delle carenze di personale - mancano rispetto alle necessità attuali almeno 6/8 unità; sia dal punto di vista del lavoro e della sicurezza/salute dei lavoratori (i lavoratori che dovrebbero selezionare solo la differenziata, selezionano di tutto: arriva sul nastro di tutto, compreso animali morti, rifiuti speciali pericolosi sanitari, pezzi di amianto, ecc.).
In attesa di conferma della data dell'incontro per il 2 luglio, o altra data ravvicinata,
SLAI COBAS per il sindacato di classe
Coord. prov.le Calderazzi Margherita
per com: slaicobasta@gmail.com - 3475301704 - T/F 0994792086 - via Rintone, 22 Taranto

lunedì 24 giugno 2013

e ora fuori dal parlamento e via il governo Napolitano-Letta-Berlusconi !

RUBY, BERLUSCONI CONDANNATO A 7 ANNI
"Interdizione perpetua dai pubblici uffici"-
dir. tv


RUBY, BERLUSCONI CONDANNATO A 7 ANNI  "Interdizione perpetua dai pubblici uffici"-   dir. tv Il verdetto dopo 26 mesi e poco più di 50 udienze: l'ex premier era accusato di concussione e prostituzione minorile. Sei anni la pena chiesta dai pm. In aula a Milano Bruti Liberati, assente la Boccassini

Bondi a Taranto - il quartiere Tamburi? Nel deserto sahariano!



le polveri sahariane in una visione dell'architetto fiorella occhinegroIl 19 Giugno l'Ansa riporta questa dichiarazione del Commissario Bondi: Per quanto riguarda "i picchi sopra la norma di PM10, registrati nel periodo gennaio-maggio 2013, sono in gran parte riconducibili a cause esterne (sabbia sahariana)" (1)
Il 22 dello stesso mese, cioè qualche giorno dopo la dichiarazione rilasciata da Bondi, siamo andati alla ricerca di queste "polveri sahariane", nello specifico ci siamo recati in Via De Vincentis, nel cuore del quartiere Tamburi, a casa della famiglia Corisi, con loro siamo andati sul terrazzo della loro casa e lì abbiamo trovato polveri. Ci chiediamo e vi chiediamo, sono queste le sabbie del Sahara che attanagliano tutti i giorni gli abitanti del quartiere Tamburi? 

Picchi di sabbia sahariana a Taranto? Il commissario straordinario dell'Ilva smentito da un video di PeaceLink

Il commissario straordinario dell'Ilva Enrico Bondi ha dichiarato alle commissioni riunite Ambiente e Attivita' produttive che per quanto riguarda i recenti picchi di polveri nel quartiere Tamburi, sopra i limiti, essi in gran parte sarebbero riconducibili alla sabbia sahariana.
La sabbia sahariana e' dunque responsabile dell'eccesso di polveri a Taranto?

domenica 23 giugno 2013

Ancora un incidente. Dove sarà?


Ecco le immagini in anteprima della densa nuvola nera che ha oscurato il tramonto domenicale di Taranto (ore 21.00).




Si tratta di un probabile incidente avvenuto nell'area industriale o nelle vicinanze.
Rileviamo con la solita amara constatazione che, ad ora, nessun allarme è stato dato alla cittadinanza o ai mezzi di informazione.

equitalia... restano strozzini non paghiamo

ASSOCIAZIONE noi contro


Comunicato stampa

Comunichiamo, dopo una attenta analisi del "Decreto del Fare" promulgato dal ns. Governo, che abbiamo ravvisato dei punti che meritano una riflessione, come ad esempio la riforma di Equitalia.
Nel decreto si parla di impignorabilità della prima casa per pendenze che sono state innalzate da euro 20.000,00 a euro 120.000,00 e dilazioni anch’esse innalzate da 72 mesi a 120 mesi. 
Rileviamo un primo problema, queste disposizioni hanno effetto retroattivo?
Tutti i contribuenti che hanno ricevuto avviso di pignoramento e messa all’asta della propria casa potranno beneficiare delle nuove disposizioni e coloro che hanno aderito ad una dilazione fino a 72 mesi potranno portarla a 120 mesi? etc.
Per rispondere a queste domande siamo disponibili ad aprire uno sportello informativo ed operativo per tutti coloro che ne faranno richiesta.

Ricordiamo i ns. recapiti
Tel. 328/9615496

Il nostro ufficio in Via Rintone 22 Taranto sarà disponibile per accogliere i vs ricorsi.

Segnaliamo, inoltre, l’arrivo di oltre 82.000 cartelle per la Tarsu per le quali vi invitiamo a pagare solo dopo le opportune verifiche per le quali siamo disponibili a fornire tutta l’assistenza possibile.

Sosteniamo che abbiamo diritto alla sospensione e che senza lavoro non paghiamo


Contattateci, siamo una vs risorsa

Tel. 328/9615496
e mail: noicontro@gmail.com

al porto di taranto la situazione deve cambiare-

Martedi 25  alle 12,30 i coordinatori provinciali dello slai cobas per il sindacato di classe
saranno alla portineria della TCT per comunicare ai lavoratori che lo slai cobas è decisamente impegnato per affermare all'interno di questa fabbrica e nel porto in generale il diritto al lavoro, i diritti dei lavoratori e le libertà sindacali.
500 operai in cassintegrazione da più di un anno in attesa di lavori al porto che tutt'ora per varie ragioni non si fanno realmente, mentre l'azienda TCT mantiene tutt'ora un piede dentro e un piede fuori per il futuro.
Erano previsti corsi di formazione per i cassintegrati che finora si fanno solo per 250 lavoratori e per gli altri non ci sono nè date e nè soldi.
Mentre sono in cassaintegrazione questi lavoratori vengono utilizzari a piacimento dell'azienda con la massima flessibilità e disponibilità con chiamate via sms di poche ore prima, e con dicriminazioni tra lavoratori gestite insieme da azienda e sindacati confederali.
In questa azienda sono anni che non si rinnovano le RSU e si impedisce ai sindacati di base di entrare in fabbrica; non riconocendoli, non facendo incontri e facendo ogni volta pressione sui lavoratori perchè si cancellino - ora questo succede da mesi allo slai cobas, a cui inizialmente circa 70 lavoratori si erano rivolti per autorganizzarsi e lottare. Poi invece pressioni e accordi sottobanco hanno fatto tirare indietro i lavoratori
ma fin quando ce n'è uno solo iscritto allo slai cobas in questa azienda e nel porto faremo di tutto per far saltare questa situazione.
Il porto è in crisi e la crisi dell'ilva e il malaffare nell'assegnazione dei lavori ne accentuano la crisi.
Questo lo sanno tutti governo, regione, provincia, prefettura, autorità portuale, ma i lavoratori vengono tenuti all'oscuro di tutto e sotto ricatto di perdere il lavoro.
Al porto girano soldi, affari, favori, mazzette e assunzioni clientelari.
Questo meccanismo deve venire fuori e saltare e per questo non si vuole lo slai cobas,
Queste consorterie contano anche su probabili connivenze all'ufficio del lavoro e all'ispettorato del lavoro,
anche queste vanno portate alla luce.
Martedì 2 luglio dalle 17.30 in poi, presso la sede dello slai cobas taranto via rintone 22 c'è una
 riunione dei coordinatori provinciali con i rappresentanti dei lavoratori tct, aperta a tutti i lavoratori interessati anche non tesserati, per fare il punto, dichiarare lo stato di agitazione e altre iniziative sindacali e legali .
Per i lavoratori che smontano - la riunione durerà fino a tutto il tempo necessario perchè possano venire in sede oppure possono telefonare per ulteriori appuntamenti.
Si possono mandare comunicazioni, denunce e richieste all'indirizzo amail
slai cobasta@gmail.com  o telefonare al 347-1102638
Noi non siamo su facebook, non manteniamo contatti tramite facebook.

slai cobas pe ril sindacato di taranto
TCT - Taranto
via rintone 22 taranto
slai cobasta@gmail.com
347-1102638
leggi il blog
http://tarantocontro.blogaspot.com
25 giugno 2013

Su appalto Pasquinelli e Raccolta Differenziata

La posizione dello Slai cobas su appalto Pasquinelli e raccolta differenziata:

1) Continuità del lavoro alla Pasquinelli per tutti i lavoratori attualmente impiegati;

2) allargamento immediato dell'organico alla Pasquinelli con i disoccupati che hanno fatto il corso di formazione (la necessità allo stato attuale è di un totale di 40 unità – chiediamo che almeno ci si avvicini a questi numeri);

3) ripresa fino a risultati concreti della vertenza, pubblica, su sicurezza e salute alla Pasquinelli (no condizioni di lavoro a rischio, no al trattamento di rifiuti speciali pericolosi, dotazione di guanti, tute, occhiali, mascherina, necessarie e previste per legge, ecc., problema presenza di amianto, ecc.)
Tenendo conto che il contratto di appalto, sia quello di prima sia il nuovo, parla di “servizio di selezione/cernita e successiva pressatura delle frazioni merceologiche provenienti da attività di raccolta differenziata del comune di Taranto” - e questo non viene rispettato -

4) Noi vogliamo che la raccolta differenziata in città venga fatta bene con personale formato, preso in primis dai disoccupati che hanno già fatto i corsi e dai disoccupati dei Tamburi, Paolo VI, Talsano. Non ci interessa chi la fa. Ma l'Amiu finora ha dimostrato di non farla, di farla malissimo e di impiegare per questo solo proprio personale (mentre in città tra un pò si porrà un problema sanitario per cassonetti strapieni e rifiuti ammassati), di avere come unico obiettivo, insieme al Comune, di tagliare le spese.
Solo se fatta bene la raccolta differenziata darà continuità e sviluppo di lavoro anche alla Pasquinelli.

Nessuna illusione sull'Amiu! A tutt'oggi al di là delle parole del nuovo presidente (che o non si rende conto della situazione o ci vuole marciare anche lui) – la situazione dell'Amiu è fortemente in bilico, per debiti, per violazioni di legge, ecc., per politiche banditesche tra amiu e comune.

Dobbiamo difendere i posti di lavoro, chiedere altre assunzioni, difendere i salari, indipendentemente da Amiu o ditte private, facendo una battaglia unitaria, pubblica, chiara.

In questa maniera siamo riusciti a strappare risultati nel passato, in questa maniera dobbiamo strappare altri risultati.


SLAI COBAS per il sindacato di classe