Una brevissima premessa sul contesto,
sulla fase attuale dell'ArcelorMittal, che permette di comprendere
meglio la questione della salute e sicurezza, in questa fabbrica e a
Taranto. Siamo di fronte ad una ristrutturazione epocale della
fabbrica con rilievo nazionale e internazionale, come risposta di
padroni e imperialismo italiano alla guerra dell'acciaio a livello
mondiale. Proprio in questi giorni è avvenuta l'ultima
riorganizzazione societaria con l'entrata di Invitalia. Questo non
porta affatto a un miglioramento né sul piano della difesa del
lavoro, né su salute/bonifiche.
Mittal persegue nel massimo
sfruttamento, taglio dei costi di manutenzione impianti e della
sicurezza, e ad un clima all'interno di imposizione
dell'assoggettamento non solo pratico ma ideologico ai piani
padronali, con licenziamenti grotteschi se non fossero drammatici,
come l'ultimo di Riccardo Cristello, per creare paura tra i
lavoratori e poter fare ciò che vuole, ottenendo sempre accordi e
autorizzazioni da governi e Stato.
Tutto questo ha portato fin dall'inizio
della pandemia, in pieno lockdown ad essere l'unica fabbrica non
solo in Italia, ma in Europa, con una produzione siderurgica, a
continuare la produzione con 5000 operai, con autorizzazione della
Prefettura e dopo alcuni lamenti anche con gestione dei sindacati
confederali. Quindi in questa fabbrica si è lavorato sempre a pieno
ritmo, senza inizialmente neanche alcuna reale protezione, cosa che
ha portato a contagi e ad interi reparti in quarantena. Questo fa
capire più di tante parole che la pandemia, frutto del modo di
produzione capitalista, non deve comunque mai mettere in discussione
il profitto del grande capitale.
Noi abbiamo subito avviata una
battaglia sul protocollo, dalle mascherine al fatto che dovesse
essere presa la temperatura dei lavoratori, ad una postazione
sanitaria ad hoc in fabbrica, come su tamponi per tutti e ora su
vaccinazione per tutti. Alcuni risultati sono stati ottenuti, che
hanno permesso nei mesi di non trasformare una situazione
oggettivamente da massimo contagio in una “pandemia di fabbrica”.
Ora stiamo sollevando con forza il
problema: quanti operai sono contagiati effettivamente da covid? Il
gioco truccato di Mittal, Asl, Regione, Inps, di far passare i
contagi per malattie normali, nasconde la realtà, e su questo
dobbiamo dare battaglia ora più che mai in cui Taranto è divenuta
uno dei principali focolai dell'attuale fase della pandemia, con
numeri relativi assai gravi.
L'altra battaglia che abbiamo fatto, ma
purtroppo ancora senza risultato, è contro il fatto che la pandemia
venisse scaricata sui lavoratori, attraverso una massiccia
cassintegrazione-covid che porta a tagliare di circa il 50% il
salario. Una cig illegittima e da vera truffa per una fabbrica mai
chiusa, e la cui produzione è stata ridimensionata non certo dalla
pandemia ma dalla guerra dell'acciaio. Qui abbiamo fatto una pubblica
campagna, raccolto alla fabbrica, in una piattaforma più generale,
centinaia di firme, denunciato e chiamato a non dare autorizzazioni
alla cig Inps, Ispettorato del lavoro, abbiamo provocato ispezioni in
fabbrica, ma alla fine la risposta dataci dall'Inps è stata tutto
regolare, vi sono i Dpcm che la consentono.
L'altra faccia di questa situazione è
il fatto che AM anche a fini di ricatto/pressione al governo e sui
lavoratori spende solo per ciò che serve per produrre. In una
situazione di grave invecchiamento di alcuni impianti, ha mollato la
manutenzione degli impianti, provocando ripetuti incidenti che solo
per caso non hanno provocato infortuni gravi e morti dei lavoratori,
ma che chiaramente hanno portato ad ulteriori effetti inquinanti
sulla città.
Tutto questo mostra ciò che noi
diciamo da tempo: nocivo è il capitale e non la fabbrica,
contro tutti coloro che in nome del fatto che nociva è la
fabbrica,colpevolizzando pure gli operai, lavorano e hanno continuato
a lavorare per il capitale e contro gli operai, a partire dal Sindaco
di Taranto e da alcune realtà di ambientalismo antioperaio.
Ma come ha detto il Dr. Visconte Grisi, ma anche
altri interventi, l'Ilva negli anni 70 e fino ad alcuni periodi
degli anni 2000 è stata un esempio a livello nazionale della
battaglia operaia sul fronte della salute e sicurezza,
con esperienze e lezioni che oggi vanno riprese e sono una risposta
al che fare; perchè anche ora è solo la lotta operaia che
può e deve mettere insieme difesa della salute e del lavoro.
In quegli anni proprio dall'Ilva era
partita la battaglia seria su salute e sicurezza; gli operai in modo
autorganizzato, portando dalla loro parte esperti, tecnici, hanno
proposto e a volte imposto delle soluzioni (per es. sugli
elettrofiltri dell'agglomerato 1 frutto di grandi scioperi,
sull'abbassamento di 4/5 metri delle montagne di minerale dei parchi
che provocano la polvere di minerale nei quartieri, ecc.), hanno
portato avanti un'infinità di iniziative, fermate, blocco di
impianti (ricordiamo il blocco del convertitore che rischiava di
provocare una tragedia); come, più recentemente abbiamo portato
avanti la battaglia nei Tribunali, su ambiente svenduto, immunità
penale, diossina ecc.
Questo dimostra che non c'è
contrasto tra lavoro e salute se gli operai lottano, se
lottando uniscono e si uniscono alle popolazioni dei quartieri.
Ma dimostra anche che questo è possibile con gli operai in
fabbrica, che possono lottare uniti e combattere la politica di
sfruttamento e mortale di padroni, governo, Istituzioni.
Anche oggi sono gli operai in
primis, insieme ad esperti, medici che possono dire quali
tecnologie più avanzate possono effettivamente ridurre
l'inquinamento, e quali, invece, sono false soluzioni (come: solo 1
forno elettrico mantenendo due forni a carbone, ma la stessa
“chiusura dell'area a caldo”, ecc.). E' necessario un comitato
fatto da operai, tecnici, insieme a esperti, medici che si mettano al
servizio degli operai.
Infine, da Taranto è stata proposta e
creata insieme agli operai della Thyssen di Torino, quando ci fu la
strage alla ThyssenKrup, la Rete nazionale per la salute e sicurezza
sul lavoro, con operai, familiari, esperti, con due grandi
manifestazioni a Torino e a Taranto; uno strumento necessario qui ed
ora e che riproponiamo, riprendendo le esperienze positive di
associazione e di prassi come analisi strutturale della battaglia
contro il sistema del capitale. Su tutto il percorso della Rete
sicurezza, la sua battaglia negli anni, la sua caratteristica abbiamo
tanta documentazione che riporta quasi “passo passo” questa nuova
e differente esperienza; questa documentazione è a disposizione,
richiedendola a slaicobasta@gmail.com.