venerdì 30 settembre 2016

Ilva Taranto - fuga di gas in cokeria, ancora un incidente!

(da la ringhiera) “Questa mattina si è registrata, all’interno di un cunicolo interrato delle batterie coke XI-XII dello stabilimento Ilva di Taranto, una perdita di lievissima entità di gas d’altoforno su una tubazione che alimenta le batterie stesse. L’evento si è verificato in un ambiente chiuso, dove al momento non c’era personale, e senza emissioni in ambiente esterno”. Ne dà notizia la stessa azienda siderurgica secondo cui “il sistema di rilevazione fisso appositamente predisposto ha segnalato tempestivamente la presenza di tracce di gas. I controlli di routine effettuati pochi minuti prima, condotti dal personale addetto dotato di appositi rilevatori personali di gas, non avevano rilevato alcuna anomalia”. L’Ilva spiega che è stata “attivata immediatamente la procedura di emergenza secondo quanto previsto dal piano di emergenza interna; è stata circoscritta l’area interessata, intercettata e bonificata la tubazione interessata. Nel rispetto della procedura è stato anche allontanato il personale che si trovava nelle vicinanze. L’emergenza è cessata poco dopo e sono già in corso le operazioni necessarie al ripristino. Non si sono registrati problemi a persone o impianti”.

giovedì 29 settembre 2016

Cementir: a Taranto invece che sono 47 i licenziamenti annunciati i sindacati confederali non fanno nulla e alcuni pensano solo ad attaccare lo slai cobas che invece si sta mobilitando

No ai 25 esuberi in Cementir, da Arquata un fronte compatto

Amministrazione comunale e sindacati uniti nella tutela dei posti di lavoro degli operai Cementir. Ad Arquata Scrivia, ma anche sui tavoli tecnici a Torino, la partita viene giocata per salvare i 25 dipendenti dell'azienda che produce calcestruzzo e che di recente ha aperto una procedura di mobilità a livello nazione per 105 esuberi totali
ARQUATA SCRIVIA - Amministrazione comunale e sindacati uniti nella tutela dei posti di lavoro degli operai Cementir. Ad Arquata Scrivia, ma anche sui tavoli tecnici a Torino, la partita viene giocata per salvare i 25 dipendenti dell'azienda che produce calcestruzzo e che di recente ha aperto una procedura di mobilità a livello nazione per 105 esuberi totali.

"Abbiamo chiesto che le 25 persone vengano tutte ricollocate e un occhio di riguardo per i lavoratori arquatesi visto che il nostro territorio è fortemente impattato dalla realizzazione del Terzo Valico - ha fatto presente il primo cittadino di Arquata Alberto Basso durante la commissione Opere Pubbliche convocata martedì sera, proprio nel giorno in cui ci sarebbe dovuto essere un nuovo incontro per proseguire le trattative, incontro che è stato rimandato a martedì 4 ottobre – Nessun dipendente deve essere lasciato a casa".

"Nella prima riunione alla quale abbiamo preso parte, Cementir ha ufficializzato i 25 esuberi su Arquata, numero che si ottiene togliendo ai 52 lavoratori in forza all'azienda quelli occupati in Cementir e quelli impiegati nei centri di betonaggio per il Terzo Valico – ha spiegato sempre Basso - Questa riunione si era focalizzata su ciò che aveva sostenuto la vecchia dirigenza dell'azienda, nessun esubero se Cementir avesse ottenuto commesse di calcestruzzo per Cociv, ma il nuovo direttore ha in seguito sostenuto che non è così e lo ha dimostrato numericamente. Cementir ha ribadito che su 25 esuberi ci potrà sicuramente essere qualche ritocco, sia a causa dei lavoratori impiegati nel betonaggio che per quelli prossimi alla pensione e a cui dare incentivi".

La posizione dell'amministrazione comunale è stata appoggiata anche da Dellepiane e Sabbi
, esponenti dell'opposizione arquatese, che si siederanno a un tavolo per proporre un ordine del giorno che sottolinei, ancora una volta, la necessità di salvaguardare i posti di lavoro.

29/09/2016
Lucia Camussi - l.camussi@ilnovese.info

GIOVEDI' ROSSI - SUNTO DEL VII CAP. DE L'IMPERIALISMO - Da una pubblicazione mlm anni '70

L'imperialismo non è una "politica" che si può cambiare

Riassumendo i concetti esposti si può definire cos'è l'imperialismo.
L'imperialismo è il capitalismo giunto a quella fase di sviluppo in cui si è formato il dominio dei monopoli e del capitale finanziario, l'esportazione del capitale ha acquistato grande importanza.è cominciata la ripartizione del mondo fra i trust internazionali, ed è già compiuta la ripartizione dell'intera superficie terrestre fra i più grandi paesi capitalisti.
Dal punto di vista della fase storica, in rapporto alla storia del capitalismo, l'imperialismo rappresenta un particolare stadio di sviluppo del capitalismo. 

Il capofila degli opportunisti, il signor Kautsky, la pensa diversamente sull'imperialismo. Kautsky sostiene che l'imperialismo è un tipo di politica dei paesi sviluppati. Egli dice questo allo scopo di sostenere che è possibile che il capitalismo adotti una politica non imperialista, che rispetti la democrazia, l'indipendenza dei popoli, la libera concorrenza. 

Kautsky vuole offuscare i violenti contrasti che esistono nell'imperialismo; egli vorrebbe sostenere una lotta contro i monopoli senza sostenere una lotta contro la base stessa dei monopoli, cioè il capitalismo. Ma la linea opportunista di Kautsky si riduce a un pacifismo e riformismo borghese che può rimanere sempre e solo allo stadio dei pii desideri.

Kautsky dice che si deve prevedere un altro stadio del capitalismo, quello che egli chiama del super imperialismo, in cui si creeranno cartelli internazionali unici, in cui si attuerà una politica internazionale di pacifico accordo tra capitalisti, per un'unione imperialista mondiale. 

Kautsky dice questo allo scopo di nascondere il fatto che si scatenando una guerra mondiale interimperialista di rapina - per l'appunto la prima guerra mondiale. E noi abbiamo davanti anche la seconda guerra mondiale, che fu un'altra carneficina voluta dall'imperialismo. Inoltre oggi assistiamo a cruente guerre imperialiste in più punti del globo.

La storia dimostra, quindi, le nefandezze opportuniste del signor kautsky e quanta ragione avesse Lenin.

ILVA: CHE VOGLIONO I PADRONI - tornando sull'assemblea della Confindustria

La Confindustria ha deciso quest'anno di tenere la sua assemblea generale a Taranto, con la presenza del pres. Boccia e del presidente della Federacciai, Gozzi.
E' stata evidentemente una scelta legata alla centralità economica, politica, nazionale e internazionale, della vicenda Ilva.

Prima, a fine luglio, era sceso Renzi a confermare la strada dei decreti: di svendita dell'Ilva e rinvio sine die delle bonifiche;
ora scendono direttamente i padroni, a dire due cose fondamentalmente: 
1) che bisogna "accelerare il passaggio dell'Ilva nelle mani di chi fa impresa e di chi produce acciaio... questo impianto può essere gestito solo da privati e da siderurgici esperti", perchè solo i padroni, e non le loro incapaci "controfigure" (i commissari governativi) sanno portare avanti l'Ilva; su questo Gozzi non ha risparmiato una difesa post mortem di Riva, dichiarando: "Ha fatto il suo dovere di industriale spendendo ogni anno 350 milioni nella manutenzione. Ha però pagato le sue gravi carenze nelle comunicazioni" - (si chiamano ora "comunicazioni" i morti di operai, i morti e ammalati dei quartieri...?);

2) che, però, nessuno pensi che i padroni debbano fare le bonifiche. E' lo Stato che deve ambientalizzare con le sue risorse, e per farlo deve prima convincere l'Europa, oppure si chiude. "Troppo antieconomico, per un privato, trasformare l'Ilva in una "Disneyland" europea a prova di bambino..." Ha detto Gozzi. E continuando: "Le regole ambientali sono europee. A Taranto, quindi, non si deve fare nè di più nè di meno, di quello che si fa in Europa", volendo dire - come spiega in un articolo il Sole 24 Ore - che però le regole dell'Ilva di Taranto sono già ora "quelle di Arcelor Mittal in Francia e in Belgio, di Tata in Inghilterra e Olanda, di Voestalpine in Austria, di ThyssenKrupp in Germania: stessi tetti alle emissioni...". Ancora più chiaro è stato il Pres. Boccia: "Va ricercato un equilibrio tra la giusta salvaguardia dell'ambiente all'interno delle regole del gioco europee, i costi di produzione e un piano che va realizzato in tempi brevi. In una parola sostenibilità...". Cioè, la salvaguardia dell'ambiente deve essere compatibile con i costi di produzione, non deve intaccare i profitti...

I padroni, poi, hanno trattato come invadenze fastidiose, le sparate demagogiche del pres. della Regione Emiliano sul "fermare gli impianti e incostituzionalità del decreto". 

E su questo, non è mancato un contributo al SI al referendum costituzionale. Sempre Gozzi (che è stata un pò la star anche per i mass media) ha detto: chi parla di incostituzionalità del decreto... "può determinare una situazione di ulteriore difficoltà per gli imprenditori che verranno. Perchè non sanno se il quadro che prenderanno in consegna resterà tale, ovvero impianti disponibili e legge in vigore, oppure si modificherà negativamente. Anche per vicende del genere io voterò convintamente "sì" al referendum costituzionale. Abbiamo infatti bisogno di rivedere il Titolo quinto e di centralizzare nello Stato le competenze in materia ambientale". Messaggio non fu più chiaro...

E GLI OPERAI? E LA POPOLAZIONE INQUINATA DI TARANTO? 
Qui non c'è neanche la battuta: "ci penseremo..."; NO, qui hanno detto chiaro che "non ci penseremo".

Stendiamo infine un velo pietoso sui sindacati confederali, che o sono appiattiti con governo e azienda e quindi sono "inesistenti", inutili per padroni e governo, o come la Cgil impegnata in inconcludenti querelle con Emiliano.

Sulle elezioni Rsu all'Ilva: NO al voto inutile SI alla ribellione!

Le Rsu all'Ilva o non fanno niente o non possono contare niente, e anche in questi tre anni si è ampiamente dimostrato.
I delegati sono diretti e rispondono alle proprie segreterie sindacali, non ai lavoratori. Nè i commissari Ilva hanno mai fatto incontri con le Rsu.
L'esistenza di una nuova sigla sindacale non ha portato alcun concreto e visibile vantaggio per la lotta degli operai, per cambiare il clima interno verso azienda e capi e per strappare risultati; l'unità dell' Usb con l'andazzo di Fim, Fiom e Uilm è stata la linea prevalente.
In questi tre anni la situazione è peggiorata e non ha trovato da parte delle Rsu reale opposizione, al massimo qualche denuncia.

Ora alle elezioni non si può tornare come prima.
Diamo un segnale di protesta, non andando al votare!
Come ha detto un compagno di lavoro di Giacomo Campo: dobbiamo ribellarci!
Senza ribellione di base degli operai, non cambia niente ma peggiora tutto.

mercoledì 28 settembre 2016

Ieri sera a Roccaforzata la fiaccolata in memoria di Giacomo Campo dalle parole del suo compagno di lavoro Vincenzo De Marco




Il futuro è GIOVANE

ieri sera a Roccaforzata i giovani hanno dato una lezione di vita a tanti troppi adulti. Il futuro è giovane, e il futuro non lo ammazzeranno mai!!!
La fiaccolata non riporterà Giacomo Campo in vita ma dona speranza a tutti noi perché finalmente la gente ha alzato la testa gridando forte fortissimo in faccia a tutti MAI PIÙ ZITTI
Ragazzi siate fieri di ciò che avete fatto, io sono fiero di avervi conosciuto, sono fiero di me, sono fiero di tutti voi. Continuate così perché
Il futuro è giovane e il futuro non lo ammazzeranno mai!!!

#siamotuttigiacomo
Con Simone Orlando Giorgio Consoli Massimo Castellana Cinzia Zaninelli Cataldo Miccoli e tanti tanti ma tanti tanti tanti altri
Compreso il presidente della regione Puglia Emiliano che marciava con noi silenziosamente per giacomo e per tutti..

Grazie a chi era presente e anche a chi non lo era perché ieri si sono capite molte cose.
"Chi resta muto a testa bassa senza combattere non è vittima è colpevole"

Condividete, massima condivisione è importante per tutti... Per tutti!

martedì 27 settembre 2016

Cementir - oggi riunione rappresentanti Slai cobas - Giovedì parte l'iniziativa autorganizzata dei lavoratori

articoli promemoria di Gianmario Leone dal corriere di taranto

Porto, i Liberi e Pensanti: “No a nuova concessione per Cementir”

Il Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti ha consegnato, ieri, una lettera al Commissario dell’Autorità Portuale di Taranto, Sergio Prete, nella quale ribadisce la...

Cementir, a Roma vertice interlocutorio. Azienda e sindacati distanti, la politica tace

Vertenza Cementir, tutto rinviato al prossimo incontro romano del 18 ottobre. Il vertice odierno svoltosi a Roma tra l'azienda e le sigle sindacali, era...

Cementir, sindacati mobilitati in tutta Italia. “Incomprensibili i 106 licenziamenti”

Inspiegabile e inaccettabile: i sindacati di categoria FenealUil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil giudicano così la decisione del Gruppo Cementir di licenziare quasi un terzo dei dipendenti, in...

La Cementir annuncia 47 licenziamenti a Taranto. Sono 106 in tutta Italia. Bluff o...

Forse c'era da aspettarselo. Del resto è la 'logica' conclusione di un disimpegno industriale che dura da diversi anni (esattamente dall'aprile del 2013) e...

La Cementir guarda Taranto sorniona. Tra futuro ‘incerto’ e inquinamento sotterraneo

La Cementir è sempre lì, imperturbabile come sempre. Ferma nella sua costruzione di acciaio e cemento, incastonata tra la raffineria e il siderurgico, tipica...

Porto, concessione calata IV alla Cementir: il no della D’Amato

"La concessione dell’area demaniale marittima del porto di Taranto alla Cementir va fermata. I beni pubblici vanno dati a chi davvero ne può garantire...

Cementir, la Fillea Cgil: “Il futuro un’incognita. L’azienda torni al confronto”

La Fillea Cgil di Taranto torna a segnalare le fortissime e crescenti preoccupazioni dei lavoratori all’interno dello stabilimento Cementir di Taranto. "Preoccupazioni alimentate - si legge nella...

Rinnovo concessione portuale Cementir, le osservazioni dei Liberi e Pensanti

Il Comitato Cittadini Liberi e Pensanti mettono in guardia sul rinnovo della concessione di aree portuali alla Cementir. Ecco le loro osservazioni, depositate come vuole...

Porto, la Cementir ‘rinasce’ con l’Ilva?

Caltagirone vuole la calata IV per i prossimi 20 anni La Cementir ci riprova. Lo scorso 22 marzo infatti, sull'Albo Pretorio dell'Autorità Portuale, è stata... 

Denuncia - mentre padroni e cortigiani si riunivano per riaffermare che all'Ilva la produzione deve andare avanti comunque e come ora

Promesse non mantenute e decreti di morte: parlano gli 048 «I nostri numeri li conosciamo»

Taranto è stanca di ascoltare numeri e promesse. I suoi numeri li conosce bene: conosce le migliaia di ammalati di cancro; conosce bene quanti morti, e quanta sofferenza incombe nei letti d’ospedale. Ogni tarantino sulla propria pelle ha provato il dramma del cancro. Chi è riuscito a curarsi; chi ha vissuto il dramma con un familiare e lo ha perso; chi ancora lotta e tenta di curarsi. E’ proprio a questi ultimi che il comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti, ha voluto cedere la parola durante il convegno oraganizzato presso l’auditorium dell’ospedale Santissima Annunziata di Taranto, alla presenza di medici; del Governatore della Regione Puglia Michele Emiliano; del direttore generale della Asl di Taranto avvocato Stefano Rossi; del primario di Ematologia dell’ospedale San Giuseppe Moscati Patrizio Mazza; della dottoressa Teresa Coccioli, dirigente Asl, in rappresentanza del responsabile della struttura complessa di oncologia dell’ospedale Moscati, e di Sante Minerba, responsabile del Registro Tumori di Taranto.
In Puglia sono oltre 20.000 i nuovi casi di cancro, e una buona fetta di questi riguardano proprio la città di Taranto. E Taranto, una città che purtroppo è capolista in un così drammatico primato, si trova a fare i conti con una situazione sanitaria – a livello strutturale – davvero carente.

Serve una postazione ispettiva permanente nell'Ilva/appalto come prevenzione - deterrenza - riferimento per denunce immediate di operai e delegati - Slai cobas per il sindacato di classe Ilva Taranto

Ilva, interrogazione senatori : “Avviare un’azione ispettiva sulla sicurezza”

Palazzo Madama, Senato della Repubblica. Foto: newsfidelityhouse.eu

I senatori Luigi D’Ambrosio Lettieri e Vittorio Zizza presentano un’interrogazione parlamentare urgente al premier Renzi ed al ministro dello Sviluppo economico : “Ispezioni u sicurezza in Ilva”

Avviare urgentemente un’azione ispettiva nell’Ilva di Taranto al fine di verificare che tutte le misure di sicurezza previste o ritenute indispensabili siano state applicate e modificare i decreti al fine di introdurre criteri di sicurezza e di organizzazione del

Boccia vuole la quarta rivoluzione industriale - noi vogliamo la prima rivoluzione operaia e popolare per difendere lavoro e salute e per imporre un futuro nelle mani dei lavoratori e masse popolari a Taranto come in tutto il paese - proletari comunisti

info da Corriere di Taranto

Assemblea Confindustria, Boccia: “Dobbiamo porre le basi per una quarta rivoluzione industriale

Boccia sul risanamento Ilva: “L’Italia si gioca un pezzo del suo futuro”

Sull’ipotesi di revoca degli incarichi ai commissari Ilva, proposta dal presidente Emiliano: “Non possiamo permetterci il lusso di chiudere lo stabilimento siderurgico”

dsc03513Dobbiamo porre le basi per una quarta rivoluzione industriale, tentando di  costruire modelli di sviluppo lavorando in sinergia fra istituzioni, industriali e banche” ponendo le basi per uno sviluppo sostenibile dell’Italia che possa recuperare il gap con gli altri Paesi europei causato dalla crisi economica. È questa la ricetta del presidente nazionale di Confindustria, Vincenzo Boccia, intervenuto durante la 72° assemblea annuale degli industriali tarantini, organizzata nel pomeriggio presso il Circolo Ufficiali di Taranto (piazza Kennedy). Per fare in modo che il sistema-Paese riparta, secondo il giudizio di Boccia, è necessario risanare l’Ilva di Taranto. “Il futuro di Taranto e del siderurgico – ha dichiarato Boccia – rappresentano il futuro dell’intero Paese. Sul risanamento dell’Ilva di Taranto l’Italia si gioca un pezzo del suo futuro, sia in termini di rilancio industriale che di credibilità internazionale”. A tal proposito, il presidente Boccia si augura “che si possa lavorare in una situazione di dialogo fra le istituzioni, senza far prevalere dogmi, preconcetti o interessi personali”.
A dare forza a questo suo pensiero, il presidente di Confindustria cita una celebre

Ilva - La guerra degli indiani Mittal-Jindal sulla pelle dei lavoratori e della città - Vendita Ilva: a Taranto delegazione dell’indiana Jindal

È iniziata a Taranto la visita di una delegazione del gruppo indiano Jindal, che nelle scorse settimane aveva espresso una manifestazione di interesse per partecipare alla cordata di AcciaItalia, la newco costituita da Cdp Equity, la DelFin di Leonardo Del Vecchio e Arvedi per l’acquisizione dell’Ilva.
A quanto apprende e rivela l’Adnkronos la delegazione di Jindal, che comprenderebbe una quindicina di persone fra tecnici e manager, sarebbe accompagnata proprio da rappresentanti di AcciaItalia. Nel corso della visita, della durata di una settimana, i delegati di Jindal studieranno – fra l’altro – i processi produttivi ed avranno contatti dentro e fuori l’azienda.
(leggi anche http://www.corriereditaranto.it/2016/09/07/vendita-ilva-del-vecchio-prudente-studiamo-jindal-ci-vuole-piano-finanziario-certo-serio/)
Ricordiamo che già a settembre del 2014 il gruppo indiano aveva espresso

Ieri un dibattito, in cui gli operai non c'entrano...

lunedì 26 settembre 2016

Martedì presso Slai cobas si parla e decide su: Ilva, processo, mobilitazione cittadina...

Domani sera presso la sede Slai cobas, via Rintone, 22 TA – 3475301704 importante riunione dello Slai cobas:
PROCESSO Ilva – prossima udienza 4 ottobre: sentenza sulle parti civili (a rischio?)
ILVA: punto della situazione, iniziative e proposte
Dopola morte di Giacomo incontro in Procura
Posizione sulle elezioni Rsu
Preparazione della giornata di lotta (a livello generale e nazionale) del 21 ottobre su lavoro, diritti, salute, sicurezza – iniziativa a Taranto.
SLAI COBAS per il sindacato di classe – Taranto

Ci è arrivato un appello da lavoratrici... parliamone giovedì

GIOVEDI' 29 SETTEMBRE ORE 18 PRESSO SEDE SLAI COBAS VIA RINTONE, 22 PARLEREMO DI QUESTO APPELLO.
INVITIAMO TUTTE LE LAVORATRICI, DISOCCUPATE, RAGAZZE A VENIRE.


FATE GIRARE

NON CI AVETE FERMATO E NON CI FERMERETE! Appello per una manifestazione nazionale a Roma il 25 Novembre a tutte le lavoratrici, operaie precarie, braccianti, migranti, disoccupate...

Appello a tutte le lavoratrici, operaie precarie, braccianti, migranti, disoccupate per una manifestazione nazionale a Roma contro governo, padroni, Stato

NON CI AVETE FERMATO E NON CI FERMERETE!

Come precarie delle Cooperative Sociali di Palermo lottiamo da anni in difesa del posto di lavoro. E in questi ultimi mesi lo stiamo facendo in forme ancora più intense, visto che una legge approvata di recente dal parlamento siciliano, a firma PD/M5S, stabiliva il licenziamento in tutta la regione di 2000 precari, di cui la maggioranza siamo donne.

Ma lottare per non farci ricacciare a casa significa difendere anche la nostra vita più generale di donne che ogni giorno viene attaccata dal governo, dai padroni, da questo Stato.
Come donne ne subiamo le conseguenze con una condizione di lavoro che è diventata sempre più precaria con contratti a termine sempre più ridotti, con riduzioni di ore per evitare licenziamenti, con salari bassi, contrastando con i padroncini delle Coop che nei confronti di noi precarie in alcuni casi fanno anche discriminazioni di genere; una condizione di lavoro precaria che si ripercuote inevitabilmente sulla nostra vita, a cui il governo e padroni ci costringono togliendoci ogni futuro, per inchiodarci ad un presente faticoso e instabile in cui non sai spesso come arrivare a fine mese, come campare i figli, o come andare avanti da single… , in cui devi far fronte alla mancanza sempre più pesante di servizi pubblici che aggrava il doppio lavoro - fuori e in casa - cui siamo soggette.

Per lottare contro tutto questo vogliamo unirci ad altre lavoratrici, operaie, precarie, disoccupate, migranti che lottano nel nostro paese, dobbiamo far confluire le varie proteste ed esperienze specifiche in un’unica voce, in un’unica denuncia, in un’unica lotta. E questo è cominciato ad avvenire con 'due scioperi delle donne': il 25 novembre 2013 con la partecipazione di circa 20.000 donne e ancora tante donne hanno partecipato l'8 marzo.

Ora la situazione  è ancora peggiorata. Leggi scellerate come il Jobs Act hanno attaccato nel profondo la nostra condizione di lavoro, aumentando le discriminazioni sul lavoro, sul salario, per l'assunzione e i licenziamenti; la riforma della “buona scuola” del governo Renzi ha colpito migliaia di insegnanti e lavoratrici ATA; i tagli alla sanità, ai servizi sociali, hanno ridotto pesantemente il lavoro e i diritti per le precarie e iperprecarie sempre più sfruttate, mentre il Ministero della sanità ci spinge a fare sempre più figli, pure colpevolizzandoci, le lavoratrici braccianti sono trattate come vere e proprie moderne schiave nelle campagne, e le donne migranti sono le ultime delle ultime per questo governo. E tutto questo mentre l’Italia è il paese che va sul podio in Europa per numero di donne disoccupate, quasi una su due non lavora, e sappiamo bene come la mancanza di lavoro è una delle principali cause che impediscono a tante donne di liberarsi da vincoli familiari oppressivi e repressivi a causa di cui si rischia di essere uccise.
Tutto questo è violenza contro le donne – tutto questo si unisce alle violenze sessuali – oppressione.
E' giusto e necessario che questo si affermi nella giornata internazionale della violenza contro le donne.

Non possiamo e non vogliamo accettare tutto questo!
Prendiamo la lotta e la vita nelle nostre mani!

Organizziamo per il 25 novembre 2016, in concomitanza della giornata internazionale contro la violenza sulle donne che tocca ogni aspetto della nostra vita, una manifestazione nazionale della lavoratrici, operaie, precarie, braccianti, migranti, disoccupate a Roma, che porti la nostra ribellione, le nostre richieste direttamente al Palazzo del governo, ai Ministeri.

Lavoratrici Precarie Coop Sociali in lotta a Palermo

Per adesioni, contatti, informazioni scrivi a:

o contatta Giorgia 370/1313642

domenica 25 settembre 2016

Ventimiglia-Taranto, sprechi e misteri dei trasferimenti al sud dei migranti

Nei prossimi giorni denuncia e iniziativa dello Slai cobas sc a Taranto sul trattamento di migranti in un centro da parte della stessa Associazione che gestisce l'Hotspot di Taranto.

 (dalla stampa di Alessandria) - Da quando il Ministro dell'Interno Angelino Alfano ha dato il via al cosiddetto «alleggerimento delle frontiere», a Ventimiglia si verificano ogni giorno trasferimenti forzati di migranti dal confine con la Francia fino a Taranto e altre città del sud Italia.
Diversi avvocati e organizzazioni non governative hanno denunciato margini di illegittimità in quelle che volontari e attivisti definiscono "deportazioni", ma il punto che trova tutti d'accordo è un altro: l'elevato costo e l'inefficacia di queste operazioni di "decompressione territoriale".
Tra maggio e giugno, le persone trovate senza documenti che attestino la loro richiesta di asilo, venivano trattenute dalle forze dell'ordine e successivamente trasferite all'aeroporto di Genova, dal quale venivano accompagnati al sud Italia con gli aerei della Mistral Air (compagnia delle Poste Italiane), che fin dal 2011 lavora per conto del Ministero degli Interni, ai tempi di Maroni al costo di 6.000 euro

sabato 24 settembre 2016

DONNE... "S/CATENATE" - PREPARIAMO LA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DEL 25 NOV. DELLE LAVORATRICI, PRECARIE, DISOCCUPATE, IMMIGRATE

GIOVEDI’ 29 SETTEMBRE ORE 18 presso la sede Slai cobas via Rintone 22 TARANTO

ASSEMBLEA DELLE DONNE, LAVORATRICI, PRECARIE, DISOCCUPATE, PER ORGANIZZARE LA PARTECIPAZIONE ALLA MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA DEL 25 NOVEMBRE

Lavoratrici, disoccupate Slai cobas
Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario


mfpr.naz@gmail.com - 3475301704


Contro i freddi e crudi dati delle statistiche borghesi sul lavoro-non lavoro delle donne, sulla precarietà diventata regola, sulle discriminazioni di ogni genere,con questo opuscolo portiamo la nostra analisi delle condizioni in cui vive la maggioranza delle donne nel nostro paese... una denuncia viva, forte, generale che mostra sempre lo stretto intreccio tra condizione di classe e condizione di genere; 
un'analisi che deve essere arma di lotta dirompente su tutti i terreni, una lotta presa nelle mani direttamente dalle donne, che non possono delegarla ai sindacati, o al femminismo borghese.

venerdì 23 settembre 2016

Ilva - sosteniamo e organizziamo la voce autonoma degli operai

Ritornare ad ascoltare l'intervento dell'operaio Vincenzo De Marco, così come la voce degli operai Slai cobas, come quella degli operai parte civile al processo ILVA, come quella degli operai nelle varie organizzazioni e associazioni; serve avere una voce coordinata e autonoma – perchè uniti, si può essere tanti anche in questa fabbrica - operai che devono occupare la scena della nuova fase della lotta, operai da cui viene l'appello alle masse popolari, alle forze ambientaliste ad unirsi 
Per una vera rivolta popolare che metta fine all'orrore senza fine della morte in fabbrica e da fabbrica!

L'intensità della testimonianza di Vincenzo De Marco , operaio ILVA, non ha bisogno dei nostri commenti. Dolore e speranza che devono farci riflettere tutti. Guardate il video fino in fondo.

su youtube
su tuttamialacittà

Inchiostro verde riporta l'appello dello Slai cobas alla partecipazione all'udienza del 4 ottobre al tribunale

Ilva, Slai Cobas: parti civili a rischio, il 4 ottobre udienza da seguire

Il presidente della Corte d’Assise di Taranto ha fissato la nuova udienza del processo “Ambiente Svenduto” per il prossimo 4 ottobre presso il tribunale di via Marche.
«L’udienza di ieri – spiega lo Slai Cobas – ha visto l’avv. Annicchiarico, legale di Riva e di Riva Fire, occupare la scena con eccezioni sui responsabili civili e chiedendo, ancora una volta, l’esclusione di alcune parti civili istituzionali (Regione, Ministero). Il 4 ottobre il presidente della Corte risponderà a queste eccezioni e si esprimerà».
Lo Slai Cobas lancia un appello affinché la prossima udienza veda una grande presenza di parti civili, lavoratori, cittadini, associazioni: «E’ importante questa presenza di massa per impedire brutte sorprese. Più fonti della Procura e degli avvocati, dicono, infatti, che starebbero emergendo posizioni – all’interno della magistratura – tese a respingere la maggior parte delle costituzioni. Questo sarebbe scandaloso e gravissimo. Vorrebbe dire lasciare il processo in mano ai soli avvocati, cancellare i lavoratori e la città. Questo non deve assolutamente accadere. I processi Eternit, Thyssen hanno dimostrato che solo la presenza continua di parti civili, lavoratori, cittadini è stata una diga a processi farsa».
Da qui l’appello a presentarsi in massa al tribunale di Taranto per l’udienza del prossimo 4 ottobre.

Commissari assassini scaricano la colpa su Giacomo - Se ne devono andare... anzi devono essere cacciati

Comitato liberi e pensanti

“Saremo vicini alla famiglia”, queste furono le dichiarazioni della dirigenza dell’Ilva poco dopo la notizia della morte dell’operaio venticinquenne Giacomo Campo. Quel giorno chiedemmo a tutti di tacere ed evitare fiumi di parole ipocrite sull’ennessimo omicidio targato Ilva.
Ieri, invece, il sig. Laghi, che evidentemente non conosce assolutamente lo stabilimento di Taranto del quale è commissario, ha, di fatto, accusato dell’incidente mortale il giovane operaio che “era troppo vicino al nastro trasportatore di fronte al tamburo di rinvio” e che, vogliamo ribadirlo, a suo dire era IN SICUREZZA.
Chiediamo quindi al sig. Laghi, di spiegarci, secono lui, perché non ci si possa avvicinare ad un tamburo neanche quando è in sicurezza.
Vogliamo ricordare al commissario dalla poltrona in pelle umana che ogni giorno noi lavoriamo vicino ai tamburi dei nastri e, se tanto mi dà tanto, ciò significa che noi rischiamo la vita ogni volta.
Il sig. Laghi, invece di parlare senza cognizione di logica e causa dovrebbe invece dire chi aveva il dovere di far rispettare tutte le pratiche operative che le norme sulla sicurezza impongono che invece sono state bypassate perché, come hanno detto i colleghi di lavoro di Giacomo Campo, la produzione non si può fermare.
Se il sig. Laghi fosse una persona per bene ed in buona fede invece di accusare un operaio senza esperienza e formazione, ricattabile perché precario, dovrebbe chiedere scusa per le sue parole e rassegnare le dimissioni per manifesta incapacità.
A questo punto ci chiediamo se il commissario conosca le pratiche operative e le norme di sicurezza oppure voglia difendere chi ha costretto un operaio a lavorare senza sicurezza per evitare di perdere tempo e non bloccare la produzione ulteriormente.
C’è un’altra cosa che non quadra e ci riferiamo alle dichiarazioni del procutarore di Taranto che pare, secondo i giornali, abbia parlato di un possibile sabatoggio dell’attuazione del piano ambientale. Invitiamo il procuratore, invece di lanciare questo genere di allarmi infondati visto che in Ilva gli operai sono controllati costantemente, a verificare se effettivamente Giacomo Campo sia stato richiamato a lavorare nonostante, pare, avesse terminato da poco il suo turno di lavoro.
Tirando le somme oggi abbiamo dichiarazioni irresponsabili di un commmissario straordinario e di un procuratore e nessuna indignazione da parte dei sindacati che si sono lavati la coscienza con uno sciopero farlocco che, così come tutti quelli precedenti, non servirà a niente.
Noi, da parte nostra, abbiamo solo una cosa da dirvi: ASSASSINI

Porto di Taranto: due ustionati per incendio su nave cisterna



E’ di due ustionati non gravi  il bilancio dell’incendio che questa mattina si è sviluppato sulla nave cisterna (bunkering tanker) “Mercuria”, mentre era ormeggiata nel porto di Taranto.
Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco che hanno provveduto a domare le fiamme. Presenti anche gli uomini della Capitaneria di Porto che stanno valutando la dinamica dell’incidente.

ILVA - RENZI - CALENDA - COMMISSARI esaltano la gestione attuale e il piano di svendita - Assassini!


Ilva, Calenda: “Il processo di vendita è governato bene”
“Il processo di vendita è governato bene e mette insieme l’esigenza di garantire un grande investimento industriale e, al tempo stesso, la qualità del piano ambientale”. Lo ha detto il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, parlando dell’Ilva a margine del convegno “Rinascimento Industriale 4.0″ organizzato da Avioaero. «L’Ilva non è soltanto un pezzo importantissimo dell’industria del Meridione – ha proseguito – ma anche un pezzo importantissimo per la competitivita’ del Paese. Qui parliamo di industria 4.0, cioé la nuova industria, ma la nuova industria ha sempre bisogno di quello che l’Ilva produce. Quindi se l’Ilva non fosse piu’ in grado di produrre sarebbe un danno per tutto il Paese”. In merito all’incidente in cui ha perso la vita un operaio sabato scorso, il ministro lo ha definito “una cosa terribile”. “Non commento perché c’é in corso un’indagine della magistratura e dobbiamo avere rispetto del processo”, ha concluso Calenda.

Su inchiostro verde la posizione dello slai cobas sulle parole del proc Capristo



TARANTO – Un sasso lanciato nello stagno che continua a produrre effetti e a gettare ombre su quanto avviene in Ilva. Ci riferiamo alle dichiarazioni rilasciate dal Procuratore della Repubblica Carlo Maria Capristo in seguito all’incidente mortale che sabato scorso ha visto coinvolto il giovane Giacomo Campo. Parole definite dallo Slai Cobas “gravi e sconcertanti”. Questa la frase che crea scalpore: “Ho l’impressione, ma è solo un’impressione, che qualcuno stia remando contro” alludendo forse al fatto che sul nastro trasportatore dove ha trovato la morte l’operaio è stata riscontrata una lesione anomala. Si insinua, quindi, il dubbio su un possibile sabotaggio.
«Con queste dichiarazioni “sibilline” – sottolinea lo Slai Cobas il nuovo Procuratore di Taranto ha lanciato un allarmismo – questo sì “scomposto” – che ha come effetto quello di coprire le vere responsabilità dei Commissari e del governo sulla morte di Giacomo Campo. All’Ilva chi sta “remando contro” la sicurezza degli operai sono i Commissari che stanno mandando la fabbrica alla deriva non facendo neanche l’ordinaria manutenzione. Una fabbrica dove, come denunciano da tempo gli operai, manca di tutto, pure i Dpi; gli impianti sono sempre più insicuri, e gli operai vengono mandati allo sbaraglio. Prima o poi l’infortunio grave doveva succedere, e quello di Giacomo è un assassinio annunciato. Per non dire che tutta questa situazione in fabbrica è già costata dalla gestione dei Commissari quattro morti. Ma questo il Procuratore non lo dice».

Sulla sicurezza ci vuole la postazione ispettiva permanente, come chiede da anni lo slai cobas -- la task force è la concertazione padroni (commissari)-sindacalisti interni; cosa che c'è sempre stata e, come si vede, ha continuato a produrre morti e insicurezza

Ilva, Uilm: una task force per la sicurezza
L’Ilva si e’ detta disponibile a istituire una task force tra delegati sindacali, azienda e sistema degli appalti sulla sicurezza del lavoro nello stabilimento di Taranto. Lo ha riferito il segretario generale della Uilm Rocco Palombella al termine dell’incontro avuto oggi con i Commissari della società. La decisione di istituire la task force e’ seguita alla morte nei giorni scorsi di un operaio e allo sciopero che si e’ tenuto ieri dei metalmeccanici contro le morti sul lavoro. (Ansa)

Usb a Roma - troppo poco lamentarsi... a questi incontri farsa non si partecipa!


Ilva, Usb: “Commissari distanti anni luce dalla realtà”
Incontro ieri a Roma tra sindacati e commissari Ilva, presso il centro congressi. Presenti anche Francesco Rizzo (USB Taranto), Emilia Papi e Pierpaolo Leonardi (entrambi USB nazionale).
“Contrariamente a quanto ci aspettavamo, hanno fatto una fotografia della situazione senza entrare nello specifico in nessun punto e cercando di glissare sulla questione

Verità per Taranto: in Ilva un muro di omertà


Questa volta è stata la vita di Giacomo a spezzarsi nell’industria della morte: l’Ilva di Taranto. Un ragazzo che in quel lavoro riponeva la speranza di una realizzazione sociale, che ora gli è stata negata per sempre. Perché l’ilva è questo, qualcosa che toglie a tutti, toglie il diritto di respirare, di giocare, di lavorare e di ritornare a casa dai propri affetti per sempre.
Ma come ogni volta a schiacciare i bottoni del mostro di acciaio, ci sono uomini che di umano sembra non avere più nulla. Così emerge dal toccante racconto di Vincenzo De Marco. Vincenzo ci ha mostrato la paura di chi lavora ogni giorno in una industria fatiscente, il dolore di aver perso 4 amici e colleghi, ma ancor di più ci ha reso partecipi di atteggiamenti disumani di un caporeparto che si pone di fronte alla vita e alla morte senza rispetto alcuno.
È questa l’Ilva, l’abbiamo sempre pensato. Uno Stato nello Stato. Dietro quel muro alto e impenetrabile, sapevamo dell’ esistenza di una legge che va oltre diritto di uno Stato democratico e civile,  oltre i diritti della costituzione, oltre  il naturale e semplice sentimento di umanità. Un muro di cemento e di omertà, che Vincenzo De Marco ha voluto rompere, così come pochi altri operai hanno fatto prima di lui.
Grida di dolore e di richieste di giustizia che rimangono tragicamente inascoltate, perché nei luoghi di potere ci arrivano solo i potenti. Laghi, per esempio, che giustifica al parlamento la morte del povero Giacomo come un semplice errore umano, dovuto alla sua posizione sull’impianto. Potesse parlare Giacomo, scopriremmo forse un’altra verità. Ma i potenti non ascolteranno Giacomo, ma possono ancora ascoltare Vincenzo e quei pochi operai come lui.
Questi uomini, questi padri, questi lavoratori, che spesso vengono lasciati soli dai loro colleghi, perché parlare può essere rischioso, anzi lo è di sicuro, così come denuncia Vincenzo De Marco sui social: “a breve ritorsioni contro di me”. Per questo chiediamo al Presidente della Regione Emiliano di far seguire ai proclami i fatti. In Ilva le storie di mobbing hanno concesso al mostro fatto di carne (uomini) e ferro (veleni) di mettere in ginocchio una intera provincia.
Senza dimenticare che oltre alle più rumorose morti bianche ci sono le morti di bambini, giovani e cittadini tutti, che restano nel silenzio, tra i letti degli ospedali (di quelli che restano) e delle case che sanno di carbone e farmaci. Morti che talvolta fanno capolino negli studi sotto forma di percentuali, dietro le quali  si nascondo nomi e cognomi , vite spezzate, energie fondamentali per la nostra comunità.
Cosa deve accadere ancora affinché questa macchina politico-industriale scenda sul piano umano e civile e riconosca a tutti la libertà di vivere? Ancora oggi, dopo le numerose morti bianche, dopo il sequestro del siderurgico, dopo i dati sul l’incidenza di morte e malattia, dopo gli sforamento eclatanti di diossina registrati, dopo le ordinanze, gli abbattimenti di bestiame ed un processo in atto, siamo qui ancora a chiedere le stesse cose: verità e giustizia per Taranto.
Comitato Verità per Taranto

ILVA: non continuiamo come prima

Le oscene e false dichiarazioni fatte dal Commissario Laghi sia sull'infortunio di Giacomo Campo - scaricando su Giacomo stesso le responsabilità della sua morte, sia affermando che i lavori di ambientalizzazione all'interno della fabbrica procederebbero come previsto, quando manca, come denunciano gli operai, anche la manutenzione ordinaria e i pezzi di ricambio, richiedono risposte concrete, fatti, in fabbrica e fuori, non le ipocrite parole "indignate" dei segretari nazionali di Fim, Fiom, Uilm.

- L'Ilva fa fermata finchè non è garantita la sicurezza dei lavoratori e la salute dei cittadini – gli operai Ilva possono e devono essere impiegati nel risanamento degli impianti e della fabbrica;
- tutte le situazioni critiche sulla sicurezza e la non applicazione dell'Aia non sono trattabili, vi deve essere battaglia per gli interventi immediati in fabbrica, in particolare su parchi minerali, treni nastri, impianti più nocivi e pericolosi;
- occorre che da subito si fermino i lavori pericolosi, i delegati e Rls non possono limitarsi a denunciare;
- imporre una postazione ispettiva fissa in Ilva per controllare gli impianti e i lavori, come deterrente verso i capi, come riferimento per gli operai per segnalare e chiedere interventi tempestivi; 
- denunciare e rimuovere i capi che impongono lavori senza sicurezza e se ne fregano del rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori (es. le pause tra un turno e l'altro, come è accaduto a Giacomo)

giovedì 22 settembre 2016

Report sul presidio e incontro in prefettura di martedì 20: "Giustizia per Giacomo, giustizia per la città"

Martedì 20/09/2016, in occasione del presidio antistante il Palazzo del Governo, per pretendere giustizia per Giacomo Campo e per la città di Taranto, dopo l’ennesimo omicidio all’interno dello stabilimento ILVA che ha scosso tutta la comunità jonica, una delegazione dell’assemblea è stata ricevuta dal viceprefetto, dott.ssa Malgari Trematerra. 
Abbiamo evidenziato come gli impianti dissequestrati per via dei decreti salva-Ilva siano di fatto “non a norma”, come confermato dalle ispezioni operate dall’Ispra, e pertanto rischiosi per i lavoratori, oltre che dannosi per la salute di operai e tarantini, e che il Governo deve sentirsi istituzione responsabile per i 7 ragazzi purtroppo deceduti, da quando con dieci decreti autoritari ha ostacolato il sequestro della magistratura per poi instaurare il commissariamento del siderurgico.
Abbiamo portato la testimonianza-denuncia di Vincenzo, operaio dell’Ilva, e alle parole del viceprefetto circa l’indagine in atto della Magistratura, abbiamo fatto presente come non si possa indagare semplicemente sul caso specifico perché la situazione è diffusa ed è precaria sotto ogni punto di vista. In occasione di 10 decreti lo Stato ha scavalcato letteralmente la città, i tarantini e gli operai che continuano a morire dentro e fuori la fabbrica.
Siamo consapevoli del fatto che la fabbrica cesserà la propria attività solo per mano dei privati e solo se verranno risarcite del debito le banche finanziatrici dell’Ilva. Siamo altrettanto consapevoli che il dramma sociale legato alla disoccupazione investirà comunque a brevissimo questa città, allorquando l’ingresso dei privati nell’azienda decreterà il licenziamento di migliaia di lavoratori. Abbiamo chiesto con forza, quindi, che i Ministeri competenti (in particolare il MISE) decretino Taranto “città in situazione di crisi industriale complessa” al fine di accedere ai fondi nazionali e comunitari da destinare alla riconversione professionale degli operai, per prepararli ai lavori di bonifica che abbiamo fortemente sollecitato, assieme alla necessità di chiusura delle fonti inquinanti e di un serio piano di riconversione economica ed ambientale.
Abbiamo fatto presente che le bonifiche ai Tamburi, seppur a fonti inquinanti aperte, restino in ogni caso necessarie, ma palliative e nient’affatto risolutive, ma malgrado questo siano ad oggi ferme quasi da un anno; abbiamo aggiunto, inoltre, che queste non rispettano le prescrizioni dell’Arpa che sostenne espressamente che avrebbero dovuto essere eseguite a terreni inumiditi e non a secco come è stato fatto, sollevando ulteriori inquinanti dal terreno.
Il viceprefetto ci ha quindi chiesto di redigere un documento dettagliato. A tal proposito abbiamo chiesto che, in caso di non accoglimento del documento, ci si convochi per aprire un contraddittorio di merito.. Ribadendo la convinzione nelle nostre ragioni e nelle istanze che perseguiamo, prepareremo il documento tecnico fornendo tutti i riferimenti del caso, lo sottoporremo alla firma dei cittadini e lo consegneremo al Prefetto.
Ogni azione sarà, come sempre, partecipativa ed aperta ai contributi della città ed i passi che saranno compiuti saranno resi pubblici. Nel corso dell’assemblea è emersa anche la volontà di un sit in presso il Comune di Taranto, durante il quale verrà richiesta l’attuazione di diverse istanze al sindaco di Taranto. 
La prima di queste è la riapertura dell’Aia, procedura necessaria a confutare l’applicazione della sua attuale versione e che, se adeguatamente sorretta, potrebbe portare alla chiusura delle fonti inquinanti; tale procedura non è stata mai attuata da Comune e Provincia e non è stato, quindi, compiuto il doveroso tentativo di scaricare sui responsabili i costi dell’inquinamento, costi che, attualmente, gravano sulla collettività. 
La seconda è la redazione di una delibera per l’istituzione dell’osservatorio della mortalità, già sottoposta ed elusa dal primo cittadino che, nelle sue vesti, è anche Ufficiale Sanitario della città.
Il sit in si terrà venerdì 23 alle 11,30 davanti al Comune di Taranto. Al presidente della regione Puglia si darà il tempo necessario per la verifica di fattibilità di quanto promesso circa il ricorso sulla costituzionalità dei decreti salva-Ilva, ma seguiremo da vicino e con estrema attenzione la vicenda. Se non se ne avranno notizie in tempi ragionevoli, saremo pronti a recarci a Bari per chiederne conto.