TarantoContro riprenderà la sua normale pubblicazione dal 10 gennaio- naturalmente ci potranno essere anche in questo periodo post informativi, di denuncia e di mobilitazione se necessari ai proletari e alle masse popolari
la redazione
Invece che internalizzazione, come da tempo richiesto dalle lavoratrici dell'ausiliariato-pulizie dello Slai cobas - (richiesta ritenuta legittima anche dal vice prefetto nel 2020; e nel 2022 una mozione votata a maggioranza del consiglio comunale decise di avviare una verifica di percorso di internalizzazione degli asili) ) - il Comune vuole andare, si parla già dal prossimo anno, verso la privatizzazione dei 9 asili-nido di Taranto.
Questo è inaccettabile e non lo permetteremo!
Anche con questa assurda decisione, si dimostra quello che abbiamo da tempo denunciato: l'amministrazione Melucci non ha mai all'OdG la condizione dei tanti lavoratori, lavoratrici degli appalti comunali di Taranto. Per eventi, strutture turistiche, ecc. ci sono soldi, per il lavoro, per migliorare la condizione ultra misera e precaria delle lavoratrici ausiliariato-pulizie non ci sono mai. Ora si passa addirittura ad affidare ai privati la gestione degli asili; privati che avrebbero un solo interesse: fare utili sulla pelle delle lavoratrici, tutte, con rischio non solo di peggiorare ulteriormente le attuali già brutte condizioni di lavoro, ma anche di tagli ai posti di lavoro.
Sarà perchè in pentola bolle questo grave piano che l'amministrazione Melucci non ha mai risposto alle richieste di incontri, alle richieste di miglioramento delle condizioni lavorative fatte in questi mesi dalle lavoratrici e lavoratori dell'ausiliariato-pulizie dello Slai cobas e Usb, che hanno fatto nelle scorse settimane, mesi ben 4 scioperi, assemblee, denunce al consiglio comunale monotematico, e che sono tuttora in stato di agitazione.
La privatizzazione sarebbe anche un grave danno per la qualità dei servizi resi ai bambini e per i genitori che sicuramente vedrebbero le rette aumentare di molto.
Sia chiaro che non accetteremmo neanche una divisione tra i 9 asili, per cui alcuni verrebbero privatizzati e altri resterebbero pubblici; significherebbe di fatto una divisione anche per i bambini, per le famiglie, e per le lavoratrici e lavoratori.
Gli asili nido sono un servizio pubblico centrale, per i bambini, per le donne, e tale devono restare!
Ringraziamo Luca Contrario per aver subito denunciato questa squallida manovra, e diciamo a tutti i consiglieri di metterci la faccia e opporsi.
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"Luca Contrario, denuncia l’esternalizzazione a privati dei servizi di gestione di tutti i nove complessi scolastici. La novità sarebbe emersa ieri, durante una riunione in commissione bilancio.
Purtroppo noi dello Slai cobas non ce ne meravigliamo - Il Codacons ha voluto fare un ricorso inutile avventurista e demagogico.
Ma non si dica che valgono di più dei cavilli giuridici della giustizia per migliaia di operai e cittadini dei quartieri inquinati.
Ma, come abbiamo detto dal primo momento, nessuno si illuda, non finisce qui...
Si tratta di una perdita di un compagno con cui siamo stati legati dal 1992, dalla nascita, per la prima volta, e rimasta unica, dei cobas nelle grandi fabbriche; abbiamo fatto un percorso di anni insieme, e anche quando abbiamo autonomamente costruito lo Slai cobas per il sindacato di classe, il legame di lotta di classe, l'affetto, la simpatia scherzosa, anche nei momenti di polemica sono stati sempre presenti.
Non si tratta solo della perdita di un compagno, operaio comunista, ma della perdita di un pezzo di storia del movimento operaio, non solo di Pomigliano, un pezzo di storia della difficile strada per ricostruire il sindacalismo di classe, a partire dalle fabbriche, che veda protagonisti gli operai e operaie, centrali nella battaglia per porre fine al sistema economico, politico del capitale, per diventare i "becchini" di questo sistema di sfruttamento e di oppressione.
Vittorio in questa battaglia è stato un esempio di coerenza e di radicale opposizione di ogni compromesso, anche quando insieme a Mara hanno fatto l'esperienza della lotta parlamentare.
Noi vogliamo ricordare Vittorio soprattutto nelle sue battaglie dentro l'Alfa, poi Fiat di Pomigliano degli "anni buoni" in cui la sua lotta coerente, di scontro aperto verso tutti i responsabili dell'attacco verso gli operai, la sua forza, determinazione, riconosciuta e seguita da tantissimi operai e operaie aveva permesso di conquistare dei risultati in fabbrica. Anche quando lo Slai cobas nazionale ha cambiato il suo Dna di sindacato di classe e di base con al centro le fabbriche e nelle mani degli operai, Vittorio ha mantenuto coerentemente la natura operaia dello Slai cobas di Pomigliano.
Poi vi è stato la situazione e il clima difficile nelle fabbriche che tuttora permane; in questi anni abbiamo anche polemizzato con Vittorio per una sua certa illusione giudiziaria. Ma anche in questo periodo non è mai venuto meno il rispetto reciproco e il riconoscimento, sia pur con differenti posizioni, della sincerità con cui Vittorio, e Mara, facevano anche questa battaglia, pensando solo e soltanto agli operai e operaie.
Vittorio, come Mara, ci mancherà molto, anche la sua ironia e ottimismo, ma rimarrà sempre con noi.
Slai cobas per il sindacato di classe
coordinamento nazionale
Napoli, è morto Vittorio Granillo fondatore e dirigente del sindacato operaio autorganizzato
E’ morto Vittorio Granillo, i dirigente sindacale, fondatore insieme a Mara Malavenda nel 1992 dell’organizzazione sindacale indipendente Slai Cobas, prima forma di autorganizzazione operaia.
“Lo Slai Cobas, sotto la guida del compagno Vittorio Granillo e della compagna Mara Malavenda, ha conquistato importantissime vittorie, in molti casi contro “Fiat” e “Stellantis”, in oltre dieci sentenze di Cassazione sezione lavoro, autentiche smentite giuridiche alla dittatura padronal-confederale ed ha riaperto al riconoscimento giuridico dei diritti sindacali di ogni organizzazione dei lavoratori – spiega in una nota l’organizzazione sindacale di base – Lo Slai Cobas ha determinato con il proprio lavoro e battaglie, il principio fondante di ogni sindacato autentico dei lavoratori e delle lavoratrici, l’autorganizzazione”.
“La lotta della classe operaia in questi trentadue anni da che è avvenuto il crimine politico della concertazione e della limitazione dei diritti sindacali nel nostro Paese, è diventata una questione di una gravità politica senza precedenti nella Storia repubblicana – continua la nota dello Slai Cobas – E a dimostrarlo non sono solamente le cronache delle stragi sul lavoro e delle centinaia di migliaia di infortuni e malattie professionali che affliggono ogni anni i lavoratori e le lavoratrici, italiani/e ed immigrati/e, ma anche la continua ridefinizione complessiva filo-padronale da parte di parlamenti e governi corrotti dalle grandi firme del capitale nostrano delle regole del diritto del lavoro e dei contratti nazionali del lavoro firmati sempre ed esclusivamente dalle organizzazioni colluse e corrotte dal sistema capitalistico del profitto ad ogni costo e della flessibilità, a vantaggio quasi esclusivamente dei padroni, e la continua chiusura ed esternalizzazione delle attività produttìve. Prossimamente – conclude la nota – ci sarà occasione di approfondire e dare ricordo alle grandi conquiste cui Vittorio e Mara hanno dato il loro inestimabile contributo“
La "lezione" tenuta a Taranto dal Prof. marxista Di Marco è disponibile sia in forma audio che scritta. Si può richiedere a WA 3519575628
Questa Formazione la riaffermiamo nel quadro della ricostruzione di un'opposizione politica e sociale in funzione di una alternativa politica e sociale, della necessità che le avanguardie dei lavoratori abbiano una formazione adatta a valutare la realtà e che vogliano elevare la propria coscienza di classe.
Marx nel Capitale scrive: presuppongono naturalmente lettori che vogliono imparare qualcosa di nuovo e che quindi vogliano anche pensare da sé.
Ecco lo scopo della formazione marxista. Ci rivolgiamo soprattutto a quei compagni e lavoratori che già lottano, che sono impegnati socialmente, politicamente nelle file più radicali del sindacalismo, rappresentate oggi dal sindacalismo di base, di cui noi siamo parte.
Sin da un'assemblea nazionale anticapitalista che tenemmo a Roma con presenza dei compagni di diverse aree, venne forte l'esigenza che i movimenti in sé non sono sufficienti, non solo perché sono frammentati e quindi non hanno una forza che possa rovesciare i governi, ma anche perché molti di essi non si basano su un'analisi scientifica della realtà. Molto spesso la loro logica è: il movimento è tutto il fine è nulla.
E quando si parla di fine, evidentemente bisogna partire dal tipo di società in cui viviamo, dal tipo di sistema, dal tipo di leggi che lo guidano e le forme per superarlo.
La formazione marxista è rivolta innanzitutto agli operai, ai lavoratori, lavoratrici, ai giovani, perché una cosa deve essere assolutamente certa, Marx non ha scritto Il Capitale per gli intellettuali, l'ha scritto per la classe operaia genericamente intesa, perché abbia le armi per conoscere e trasformare il sistema sociale in cui vivono.
La formazione marxista è una guida in funzione della crescita della lotta di classe, non tanto in termini di quantità, ma di qualità. Perché la quantità non dipende certo solo dalla formazione ma da condizioni politiche sociali, dalla spontaneità, dalla situazione generale del paese e così via.
Siamo impegnati nell'organizzare lotte tra i lavoratori, tra gli operai anche se è molto difficile, e a sviluppare movimenti di opposizione politica sui temi che sono centrali di fase in fase nella situazione politica - oggi è evidentemente centrale la lotta contro la forma attuale del governo della borghesia rappresentata dal governo Meloni, che è in connessione-rottura con i precedenti governi, ma va in direzione di un regime moderno fascista che schiacci ulteriormente i lavoratori; un regime interno a un sistema imperialista in crisi che va verso una nuova guerra imperialista mondiale, le cui prime vittime sono i popoli. E oggi siamo di fronte al gigantesco problema del genocidio in atto contro il popolo palestinese.
In questo contesto è importante avere nelle mani gli strumenti di analisi che guardano alle fondamenta del sistema capitalista.
Questo è evidentemente un percorso di lunga durata e si rivolge innanzitutto alle avanguardie, perché poi diventino loro gli strumenti di trasformazione del movimento per indirizzarlo verso il movimento reale che abolisce lo stato di cose presenti che Marx e noi con lui chiamiamo comunismo.
Non è la prima volta che facciamo questo lavoro di Formazione marxista, l'abbiamo fatto altre volte. La prima volta ha prodotto un libro sul libro primo de Il Capitale in cui viene fatta un'esposizione in forma divulgativa per permettere di leggere l'essenziale dell’opera di Marx. In quell'occasione chiedemmo ai lavoratori di fare delle domande, interventi, e chiedemmo al professore Di Marco, che avevamo conosciuto nella sua funzione di intellettuale marxista sia all'interno dell'università Federico II di Napoli sia all'interno dell'universo degli intellettuali marxisti nel nostro paese, di dare delle risposte alle domande dei lavoratori e lavoratrici.
Questo libro è disponibile e dobbiamo rieditarlo.
In un momento successivo abbiamo fatto una serie di nuove lezioni prevalentemente online, perché si sono anche incrociate con la questione della pandemia. Gli argomenti trattati in quell'occasione sono raccolti ora in un opuscolo “Formazione marxista degli operai”. Questo opuscolo è già a disposizione.
Per noi si tratta di insistere, questa volta, sull’urgenza della formazione dei quadri militanti sulle basi del marxismo, dando ad essa una struttura permanente. In questo senso abbiamo previsto 9 appuntamenti di questo tipo. Si tratta di un lavoro che non stiamo facendo solo a Taranto ma anche in altre città, in forme in un certo senso diverse per la composizione differente dei partecipanti, benchè si tratti sempre prevalentemente di operai, di lavoratrici che sono organizzati nello Slai Cobas
Un’altra città è Palermo dove questo ciclo è già partito e la partecipazione è fatta soprattutto da lavoratrici, lavoratrici precarie impegnate in una durissima lotta per il posto di lavoro. Vi sono anche compagni che partecipano in forma sistematica alle lotte sulle varie tematiche, compagni appartenenti al Comitato contro la guerra, come compagni del Fronte della gioventù comunista, e altri.
Dopo questo di Taranto, ci sarà l'appuntamento di Bergamo, che è ancora diverso, perché vi saranno soprattutto operai e operaie stranieri che fanno parte delle fabbriche di Bergamo, più un nucleo che esiste da sempre a Bergamo rappresentato dagli operai della Dalmine. Qui si potranno presentare altre contraddizioni, come il fatto che gli operai, le lavoratrici, sono nigeriane, ucraine, altri di origine indiani, e così via, quindi ci potrà essere un problema di lingua, anche se non sono operai immigrati arrivati ieri e lavorano nelle fabbriche da vari anni, in particolare nelle fabbriche Montello e Belgravia, in cui stanno lottando quotidianamente di fronte ai problemi che presentano una doppia situazione, non solo sono operai e operaie sfruttate con gli stessi problemi degli operai italiani ma con in più i problemi di discriminazioni, delle forme di schiavismo, del non rispetto dei diritti che verso gli operai migranti si esprime in forma ancora più dura.
Si tratta, quindi, di luoghi che potremmo chiamare di “laboratorio”, dove proviamo a fare questo tipo di Formazione marxista.
Chiaramente è un lavoro che non facciamo solo per noi, è un'esperienza che vogliamo socializzare, che possiamo trasformare in un contributo alla ricostruzione della organizzazione politica del movimento operaio che noi continuiamo a chiamare partito comunista. Un’esperienza di rapporto tra teoria e organizzazione che si riflette nella lotta politica e sociale per indirizzare il movimento proletario verso il fine del potere operaio attraverso la via della rivoluzione.
Il cammino verso questo fine è estremamente complicato dopo i gloriosi anni ‘70 e quindi siamo tutti in verifica per sperimentare le forme con cui si può condurre oggi questo lavoro, e metterlo a servizio dell'intero movimento, per aiutare tutto il movimento a costruire la sua strada.
Infine, c’è da dire che non siamo solo noi che stiamo riprendendo Marx. E’ uscita una nuova edizione del libro primo del Capitale, su cui hanno scritto le pagine culturali dei giornali borghesi, anche Sole 24 ore, il Corriere della Sera, che sono rimasti un pò impressionati da questa ripresa del Capitale. Il suo autore è Roberto Fineschi, un professore conosciuto molto bene dal professor Di Marco con cui ha collaborato e continua a collaborare, e pensiamo che in uno dei nostri appuntamenti forse potrà essere presente.
Questo per dire che anche la borghesia presta molta attenzione ad una ripresa di Marx, perché evidentemente tutta una serie di fatti sociali e politici che stanno avvenendo in economia sembrano obiettivamente anche ai borghesi dare ragione all'analisi scientifica che Marx ha fatto del modo di produzione capitalistico.
Ma in questo lavoro loro fanno la loro parte, a noi tocca fare la nostra.
Da un lato il Comune di Taranto, l'assessorato ai servizi educativi continua a negare incontri richiesti per aumento dell'orario, salario minimo e sicurezza, e neanche nel prossimo periodo di festività natalizie fa cominciare a recuperare giornate ed ore del mese estivo scippato;
dall'altro la Ditta Servizi Integrati toglie ferie ai
lavoratori per usarle nelle giornate di chiusura degli
asili a Natale, così come non paga giornate di chiusura per maltempo
o per i dovuti per legge controlli sanitari disposti dalla ditta.
Premesso che le ferie non vanno usate dalla ditta pro domo sua, dato che la ditta ha solo la facoltà di autorizzare o non autorizzare il periodo di ferie richiesto da una lavoratrice,
lo Slai cobas chiede di coprire il prossimo periodo festivo con giornate/ore lavorative; e chiede per le giornate di maltempo o di visite sanitarie disposte dalla ditta che queste siano pagate, perchè non sono frutto di una decisione del lavoratore; anzi, vedi per il maltempo, i lavoratori erano pronti a scendere a lavorare e sono stati bloccati.
Lo Slai cobas ritiene inaccettabile che il Comune non risponde alle legittime richieste delle lavoratrici e lavoratori degli asili.
Per tutto questo, dopo gli scioperi fatti nelle scorse settimane e mesi, lo stato di agitazione continua: Comune,
Ditta, dirigenti degli asili chiedono più lavoro, multi mansioni, non
risolvono neanche mezzo problema; le lavoratrici e lavoratori faranno
solo le attività lavorative indispensabili e solo quelle previste dal
capitalato d'appalto e compatibilmente con le attrezzature da medioevo, a
disposizione. Niente di più!
(dal blog proletari comunisti)
Per oggi, 13 dicembre, l'Usb chiama i lavoratori ad uno sciopero nazionale. Occorreva respingere l'attacco fascista, anticostituzionale di Salvini allo sciopero ed è stato respinto con la sentenza del Tar del Lazio, per cui oggi anche i trasporti sciopereranno per l'intera giornata. Di questo siamo contenti!
Ma chiaramente Salvini tornerà a bomba, e annuncia una proposta di legge che punterebbe a mettere ulteriori catene a gran parte dei lavoratori (non solo dei trasporti ma di tutti i servizi pubblici), già fortemente impediti dalla Commissione garanzia scioperi con la legge 146/90 a fare scioperi di tutti che possano pesare nei tempi e nelle modalità), in maniera che sia di fatto vietato il diritto di sciopero. Un divieto che partirebbe dai servizi pubblici ma via via si estenderebbe anche ai settori privati, alle fabbriche, a tutti i lavoratori. Non abbiamo dubbi che la Meloni e tutto il governo appoggerebbe l'attacco di Salvini in sintonia con i piani fascisti dei decreti sicurezza e gli altri precedenti. Mattarella che farà, dirà anche questa volta: io non ero d'accordo, ma firmo...?
Quindi è sempre più necessaria l'unità di lotta di tutti i lavoratori e lavoratrici per impedire che questi piani fascisti vadano avanti, per difendere realmente condizioni di lavoro, di vita, sicurezza, diritto di sciopero, diritti sindacali in generale. Un'unità che deve andare al di là delle appartenenze sindacali, dai lavoratori iscritti ai sindacato confederali, soprattutto nelle fabbriche e posti di lavoro privati che sono tuttora la maggiorparte, ai lavoratori dei sindacati di base, che oggi è nella mobilitazione unitaria che devono far pesare piattaforme, prassi, forme di lotte di classe, ostacolando piattaforme e prassi dei sindacati confederali, compresa la Cgil di Landini che "parla bene" ma ancora pratica la prassi di sempre. (Su questo riportiamo di sotto il numero di Controinformazione rossoperaia su "Dopo lo sciopero del 29 novembre - la lotta nelle fabbriche - i passi da fare. Invitando i lavoratori, lavoratrici a stamparlo e diffonderlo nei loro posti di lavoro)
Ma proprio rispetto alla necessità odierne di lavorare per un grande movimento dei lavoratori, riteniamo sia stata una scelta sbagliata quella dell'USB di aver indetto uno sciopero separato, invece di aderire allo sciopero del 29 novembre, a cui tra l'altro ha partecipato la maggiorparte dei sindacati di base. Questa decisione è sbagliata perchè si separa dalla maggioranza dei lavoratori a livello nazionale e di tutti i settori e fa prevalere una logica di "parte", di medaglietta, di divisione che oggi più che mai è deleteria.
Clic per leggerlo e stamparlo |
Come abbiamo detto nella precedente Formazione operaia, e ripreso da Lenin in questo capitolo, Marx, nel parlare di come sarà organizzata la nuova macchina dello Stato proletario una volta che il proletariato e le masse popolari con la rivoluzione rovescia, spezza la macchina statale di dominio della borghesia, "non inventa, non immagina una società "nuova". No, egli studia, come un processo di storia naturale, la genesi della nuova società che sorge dall'antica, le forme di transizione tra l'una e l' altra. Egli si basa sui fatti, sull'esperienza del movimento proletario di massa e cerca di trarne insegnamenti pratici. Egli "si mette alla scuola" della Comune...".
Ancora una volta Lenin mette in evidenza il metodo di Marx, di studiare, analizzare, prendere lezioni dall'esperienza reale del proletariato, andare a scuola del movimento operaio, della sua lotta di classe contro la classe sfruttatrice..
La Comune di Parigi, benchè durò poco più di due mesi, dal 18 marzo al 28 maggio 1871, fu la prima grande esperienza del proletariato di organizzazione di uno Stato che metteva fine al potere degli oppressori, e metteva le basi di una nuova società.
In questo capitolo Lenin riporta, riprendendo Marx, i caratteri principali di questo nuovo Stato, che restano caratteri universali e molto attuali.
Oggi, nel 55° anniversario della strage di piazza Fontana del 1969, eseguita dai fascisti, ma voluta dallo Stato borghese per stroncare il grande movimento operaio, l'"Autunno caldo", e la stagione del '68, in cui lo Stato si mostrò in tutta la sua reale natura, organo di difesa, armata, del sistema del capitale, è importante questo studio di "Stato e rivoluzione" per comprendere che lo Stato borghese non è eterno e che si può e si deve abbattere.
Invitiamo operai, giovani, donne a leggere il testo di Marx dedicato alla Comune di Parigi. "La guerra civile in Francia", un libro illuminante ed emozionante.
Di seguito, riprendiamo i passi più importante del III capitolo di 'Stato e rivoluzione'
ARCELORMITTAL CONFERMA LA CHIUSURA DEL SITO DI DENAIN: "CI SARANNO LICENZIAMENTI DEFINITIVI"!
La minaccia incombeva, ma la speranza, per quanto flebile, rimaneva. La doccia fredda è arrivata lunedì 25 novembre alla fine della giornata, al termine di un consiglio economico e sociale tenutosi a Reims, che ha segnato il destino di 136 dipendenti. Evocando un "contesto economico difficile" e un "forte calo dell'attività" tra i suoi clienti nell'industria e nell'automotive, ArcelorMittal chiuderà i suoi siti di Reims e Denain, rispettivamente con 112 e 24 dipendenti, ovvero quasi un quarto della forza lavoro totale dei centri di assistenza ArcelorMittal in Francia. "La cessazione della produzione è prevista per giugno", ha aggiunto l'intersindacale in un comunicato.
Martedì 26 novembre, i colleghi di Dunkerque hanno noleggiato un autobus per l'Hainaut per sostenere i loro omologhi di Denais, in sciopero dal 20 novembre. Questa chiusura, "non è una sorpresa. Non abbiamo più nulla da perdere, andremo a sostenere i nostri compagni", insiste Gaëtan Lecocq, segretario generale della CGT di ArcelorMittal, che vede l'inizio di una lenta emorragia.
Siamo morti!
"Iniziamo con quelli piccoli prima di attaccare quelli più grandi. Denain e Reims, secondo lui, "sono solo l'inizio di una lunga lista se non facciamo nulla". Nel sito di Dunkerque, "senza il progetto di decarbonizzazione (che ArcelorMittal ha deciso di mettere in attesa), siamo morti". Non siamo più in discussione. Ci saranno licenziamenti a titolo definitivo (...) La fabbrica appartiene a noi.
Così martedì hanno "mostrato cosa (sanno fare)". Si profila una "grande giornata di azione" secondo Cédric Brun, del sindacato dipartimentale CGT 59, che ha sentito parlare di "40 riclassificazioni" per i due siti. "Non siamo più in discussione lì. Ci saranno licenziamenti a titolo definitivo. La gente finirà a France Travail e questo è inaccettabile per un gruppo così grande. La fabbrica ora appartiene a noi.” Egli assicura che le azioni compiute martedì "sono molto, molto forti" e che faranno in modo che "ci siano sorprese". Il sindacato intersindacale ha invitato i dipendenti delle otto sedi francesi dei centri servizi ArcelorMittal a mobilitarsi.
Mentre un'ondata di licenziamenti sta colpendo la Francia da diversi mesi, lasciando spesso i dipendenti presi di mira in isolamento, l'iniziativa di estendere lo sciopero a tutte le sedi francesi è un passo nella giusta direzione, come ci ha ricordato David Blaise, delegato sindacale centrale della CGT, nel nostro precedente articolo, "E' chiaro che la solidarietà tra tutti i lavoratori, indipendentemente dal loro settore o branca, è essenziale. Non possiamo permetterci di rimanere isolati a combattere lotte separate. È unendo le forze che saremo in grado di pesare realmente.".
La lotta deve prendere slancio: l'offensiva padronale in corso riguarda in realtà tutti i lavoratori del paese. Tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro, tutti i salari saranno abbassati. Il mondo del lavoro nel suo complesso ha quindi interesse a mobilitarsi attorno a rivendicazioni forti come il divieto di licenziamento e l'assunzione di dipendenti a tempo indeterminato con contratti precari. Da questo punto di vista, l'appello della CGT per una "convergenza delle mobilitazioni, con scioperi nelle regioni per il lavoro e l'industria" il 12 dicembre è un primo passo. Se questa giornata può essere un punto di appoggio per il coordinamento di diversi settori, la mobilitazione dovrà andare oltre la logica delle giornate di sciopero isolate e di breve durata se vogliamo costruire un equilibrio di forze sufficiente a mettere un freno all'offensiva padronale. Per far fronte a una borghesia radicalizzata, solo un vero piano di battaglia che costruisce un crescendo di un movimento di scioperi duri su scala nazionale, organizzato in ogni azienda, potrebbe permettere l'imposizione di un divieto di licenziamento.
Messo nel governo dalla premier sostenitore dell'emendamento NOVAX vero insulto e offesa ai lavoratori alle masse popolari alla gente per bene che si sono vaccinati in piena pandemia, e un attacco ai medici sanitari, alle vittime del COVID
I distruttori e privatizzatori della sanità pubblica ora dagli scranni del governo proseguono la loro opera.
Una vergogna assoluta!
Nuovi morti operaie, feriti, dispersi e disastro ambientale contro i lavoratori e le masse popolari...
per il profitto dei padroni privati e di stato
governi e istituzioni complici
solidarietà dai lavoratori e lavoratrici dello Slai cobas per il sindacato di classe di Taranto
Accoglienza
solidarietà
diritto di asilo
diritto di cittadinanza
Slai cobas Taranto
in via di traduzione
ARCELORMITTAL CONFIRME LA FERMETURE DU SITE DE DENAIN : « IL VA Y AVOIR DES LICENCIEMENTS SECS» !
Dopo una riunione preliminare tenuta al ministero delle Imprese e del Made in Italy di mattina, nel corso della quale sono stati esposti agli esponenti ministeriali gli aggiornamenti rispetto al piano di applicazione della 234/21 che interesserà il sito di Statte, nel pomeriggio l’incontro è continuato in ristretta tra le organizzazioni sindacali dei metalmeccanici e l’azienda al fine di approfondire alcuni dettagli basati specificatamente sulle richieste avanzate da Fim, Fiom e Uilm lo scorso 19 novembre. La società ha inoltre confermato la possibilità per 25 lavoratori di trasferirsi su base volontaria nel sito di Minerbio e inserendo un’indennità di 10mila euro, così come la possibilità di usufruire per i lavoratori della mobilità interna volontaria non oppositiva che ricopra una copertura pari a 15 mensilità.
Rispetto a queste ultime, dopo ampia discussione, è stata accolta da parte di Hiab la richiesta di integrare totalmente (al 100%) il trattamento di Cigs, che dovrebbe avviarsi dal prossimo 1 gennaio 2025 per concludersi il 31 gennaio 2025, in modo tale da garantire ai lavoratori di percepire mensilmente un importo pari alla retribuzione netta che sarebbe spettata loro nel caso di regolare prestazione lavorativa (compresi la maturazione dei ratei, ferie e tredicesima). Così come vi sarà, a partire dalla emissione della prossima busta paga, la copertura del periodo relativo all’occupazione messa in atto dai lavoratori a difesa del sito.
Nel mese di novembre è scaduto l'appalto per l'ausiliariato e pulizie negli asili comunali affidato alla Ditta Servizi Integrati, ma non ci è pervenuta alcuna notizia ufficiale dal Comune circa la proroga e i contenuti e i tempi del nuovo appalto.
Ma diciamo che sia pure in regime di proroga, alcune modifiche migliorative vi devono essere, perchè non è possibile per le lavoratrici e lavoratori continuare nelle stesse condizioni attuali, più volte segnalate.
In particolare chiediamo:
- un aumento dell'orario di lavoro giornaliero e settimanale - Questo aumento, ci risulta, è stato stabilito per i lavoratori dell'appalto delle pulizie di Kyma mobilità sia pure in corso d'opera dell'appalto stesso; ugualmente chiediamo che un aumento dell'orario avvenga per le lavoratrici e lavoratori degli asili attualmente a 3 ore e 30 minuti al giorno di lavoro, un misero orario che non permette condizioni di lavoro e salariali minimamente sufficienti; che non permette di fronteggiare i carichi di lavoro, a fronte anche di permanenti sostituzioni del personale assente; che non permette un servizio adeguato ai bambini;
- l'applicazione anche a Taranto del "salario minimo" negli appalti, seguendo la delibera della Regione Puglia sul "salario minimo" a 9 euro;
- l'avvio del recupero del mese estivo per lavori straordinari non effettuato quest'estate, attraverso giornate lavorative in tutto il periodo di festività natalizie;
- preso atto positivamente del "giro" fatto dall'ass. Simili negli asili, l'attuazione del capitolato d'appalto in corso relativamente all'impiego di attrezzature meccaniche ed elettriche per le pulizie, a difesa della salute dei lavoratori e di una migliore igiene ambientale per i bambini.
SU QUESTO LO SLAI COBAS TORNA A CHIEDERE UN INCONTRO ENTRO LA PROSSIMA SETTIMANA.
In questo capitolo come nell'altro che segue sull'esperienza della Comune di Parigi, Lenin mette in evidenza il metodo di Marx - ed Engels - la concezione che guida i loro scritti; non si tratta di un'esposizione di "idee" (a cui contrapporre altre "idee") ma di un'analisi concreta basata sui processi storici concreti, sull'esperienza storica, sul bilancio di questa esperienza, applicando la filosofia del materialismo storico dialettico.
E Lenin ci guida in questo metodo scientifico. Mostra come Marx ha potuto formulare concretamente la questione dello Stato nelle mani del proletariato, arrivando a formulare dopo l'esperienza della Comune di Parigi "l'idea della dittatura del proletariato", analizzando il percorso storico delle società e le esperienze della lotta delle classi.
Marx, Engels e poi Lenin, non si "inventano" nulla, nè espongono proprie teorie non basate sull'analisi dell'esperienza. In questo è scienza. Scienza del proletariato.
Proseguiamo, col testo "Stato e rivoluzione".
Lo Stato e la rivoluzione. L'esperienza del 1848-1851
" ...La classe lavoratrice scrive Marx nella Miseria della filosofia - sostituirà, nel corso del suo sviluppo, all'antica società civile un'associazione che escluderà le classi e il loro antagonismo, e non vi sarà più potere politico propriamente detto, poiché il potere politico è precisamente il riassunto ufficiale dell'antagonismo [delle classi] nella società civile" (p. 182, ed. tedesca, 1885)...
E nel Manifesto del Partito comunista alcuni mesi dopo, Marx ed Engels scrivono:
"Il proletariato si servirà della sua supremazia politica per strappare alla borghesia, a poco a poco, tutto il capitale, per accentrare tutti gli strumenti di produzione nelle mani dello Stato, vale a dire del proletariato stesso organizzato come classe dominante, e per aumentare, con la massima rapidità possibile, la massa delle forze produttive" (pp. 31 e 37, settima edizione tedesca, 1906).
Vediamo qui formulata una delle più notevoli e importanti idee del marxismo a proposito dello Stato, l'idea della "dittatura del proletariato" (espressione che Marx ed Engels cominciano ad usare dopo la Comune di Parigi)...”
Questa definizione dello Stato… è stata dimenticata appunto perché è assolutamente inconciliabile col riformismo e perché contrasta in modo irriducibile con i pregiudizi opportunistici abituali e con le illusioni piccolo-borghesi sullo "sviluppo pacifico della democrazia".
Il proletariato ha bisogno di uno Stato, ripetono tutti gli opportunisti, i socialsciovinisti e i kautskiani, assicurando che questa è la dottrina di Marx, ma "dimenticando" di aggiungere che innanzi tutto il proletariato, secondo Marx, ha bisogno unicamente di uno Stato in via di estinzione, organizzato cioè in modo tale che cominci subito ad estinguersi, e non possa non estinguersi. E, in secondo luogo, che i lavoratori hanno bisogno dello "Stato", "cioè del proletariato organizzato come classe dominante"...
I lavoratori hanno bisogno dello Stato solo per reprimere la resistenza degli sfruttatori, e solo il proletariato è in grado di dirigere e di attuare questa repressione, perché il proletariato è la sola classe rivoluzionaria fino in fondo, la sola classe capace di unire tutti i lavoratori e tutti gli sfruttati nella lotta contro la borghesia, per soppiantarla completamente.
Le classi sfruttatrici hanno bisogno del dominio politico per il mantenimento dello sfruttamento, vale a dire nell'interesse egoistico di un'infima minoranza contro l'immensa maggioranza del popolo. Le classi sfruttate hanno bisogno del dominio politico per sopprimere completamente ogni sfruttamento, vale a dire nell'interesse dell'immensa maggioranza del popolo, contro l'infima minoranza dei moderni schiavisti: i proprietari fondiari e i capitalisti...".
Lenin spiega la netta differenza tra lo Stato borghese e lo Stato proletario. Lo Stato nelle mani del proletariato per la prima volta nella storia è uno Stato espressione e organizzato dalla maggioranza del popolo, contro la minoranza sfruttatrice; finora esso è stato sempre uno Stato nelle mani di una minoranza contro la maggioranza del popolo. Ogni sconvolgimento finora realizzato compresa la rivoluzione borghese ha sempre mantenuto questa oppressione di una minoranza sulla maggioranza; solo quindi lo Stato nelle mani del proletariato è un effettivo nuovo e diverso Stato, che per la prima volta nella storia ha la funzione di "sopprimere ogni sfruttamento" e quindi di estinguersi come Stato, per l'estinzione delle classi. In questo senso lo Stato proletario non è un perfezionamento, miglioramento della attuale macchina statale, ma la sua distruzione e la organizzazione di uno Stato che ha come scopo di non essere Stato. (e questo dovrebbe mettere l'animo in pace agli anarchici)
Perchè questo Stato è diverso e può essere opera solo del proletariato? Lenin lo spiega:
"...L'abbattimento del dominio borghese è possibile soltanto ad opera del proletariato, come classe particolare, preparata a questo rovesciamento dalle proprie condizioni economiche di esistenza che gli danno la possibilità e la forza di compierlo. Mentre la borghesia fraziona, disperde la classe contadina e tutti gli strati piccolo-borghesi, essa concentra, raggruppa e organizza il proletariato. Grazie alla sua funzione economica nella grande produzione, solo il proletariato è capace di essere la guida di tutti i lavoratori e di tutte le masse sfruttate, che la borghesia spesso sfrutta, opprime, schiaccia non meno e anche più dei proletari, ma che sono incapaci di lottare indipendentemente per la loro emancipazione..."
Quindi è la borghesia stessa, il modo di produzione capitalista che crea le condizioni perchè il proletariato sia la classe in grado di unire, guidare tutte le masse sfruttate; perchè il proletariato è il cuore del modo di produzione della società e il capitale ha realizzato la sua concentrazione.
"...Il potere statale, l'organizzazione centralizzata della forza, l'organizzazione della violenza, sono necessari al proletariato sia per reprimere la resistenza degli sfruttatori, sia per dirigere l'immensa massa della popolazione - contadini, piccola borghesia, semiproletariato - nell' opera di "avviamento" dell'economia socialista..."
Educando il partito operaio, il marxismo educa una avanguardia del proletariato, capace di prendere il potere e di condurre tutto il popolo al socialismo, capace di dirigere e di organizzare il nuovo regime, d'essere il maestro, il dirigente, il capo di tutti i lavoratori, di tutti gli sfruttati, nell'organizzazione della loro vita sociale senza la borghesia e contro la borghesia..."
Ma se il proletariato ha bisogno dello Stato in quanto organizzazione particolare della violenza contro la borghesia, ne scaturisce spontaneamente la conclusione: la creazione di una tale organizzazione è concepibile senza che sia prima annientata, distrutta la macchina dello Stato che la borghesia ha creato per sé?..."
Evidentemente No. Lo Stato borghese deve essere distrutto, per organizzare lo Stato proletario. Lo Stato borghese che ha avuto la funzione, come abbiamo visto prima, non di conciliazione tra le classi, non "al di sopra dei differenti interessi di classe", ma di reprimere, opprimere, il proletariato e le masse popolari per rappresentare e difendere solo gli interessi della borghesia al potere, non può esso stesso essere usato, sia pur con "cambiamenti" per fare l'esatto contrario.
Questo lo dicono e lo vogliono i riformisti, sia pur radicali, gli opportunisti, il cui obiettivo è al massimo entrare nella macchina statale borghese, occuparne dei posti, illudendo (o anche illudendosi) che in questo modo potranno trasformare quello stesso Stato in una macchina appunto di "conciliazione" tra sfruttati e sfruttatori. Ma così sono loro che mascherano, attenuano la vera natura dello Stato borghese, sono i "cantori" del parlamento, della possibilità attraverso la via elettorale di prendere pezzi dello Stato; ma così hanno solo la funzione di danneggiare, frenare la lotta rivoluzionaria del proletariato e delle masse popolari per abbattere questo Stato. Mentre loro - come dice Lenin - "si sistemano" abbastanza comodamente nel regime capitalistico".
Proseguiamo con "Stato e rivoluzione".
Sul problema dello Stato che ci interessa, Marx, nella sua opera Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte, fa con questo ragionamento il bilancio dei risultati della rivoluzione del 1848-l851.
"...Ma la rivoluzione va fino al fondo delle cose. Sta ancora attraversando il purgatorio. Lavora con metodo. Fino al 2 dicembre [1851]" (data del colpo di Stato di Luigi Bonaparte) "non ha condotto a termine che la prima metà della sua preparazione; ora sta compiendo l'altra metà. Prima ha elaborato alla perfezione il potere parlamentare, per poterlo rovesciare. Ora che ha raggiunto questo risultato, essa spinge alla perfezione il potere esecutivo, lo riduce alla sua espressione più pura, lo isola, si leva di fronte ad esso come l'unico ostacolo, per concentrare contro di esso tutte le sue forze di distruzione" (il corsivo è nostro). "E quando la rivoluzione avrà condotto a termine questa seconda metà del suo lavoro preparatorio, l'Europa balzerà dal suo seggio e griderà: Ben scavato, vecchia talpa!..."
"...In questo ammirevole ragionamento il marxismo fa un grandissimo passo in avanti in confronto al Manifesto del Partito comunista. Il problema dello Stato nel Manifesto era posto in modo ancora troppo astratto, in nozioni e termini dei più generici. Qui il problema è posto concretamente e la conclusione è estremamente precisa, ben definita, praticamente tangibile: tutte le rivoluzioni precedenti non fecero che perfezionare la macchina dello Stato, mentre bisogna spezzarla, demolirla.
Nel Manifesto del Partito comunista si ricavano gli insegnamenti generali della storia; questi insegnamenti ci mostrano lo Stato come l'organo del dominio di una classe e ci portano a questa necessaria conclusione: il proletariato non potrebbe rovesciare la borghesia senza aver prima conquistato il potere politico, senza essersi assicurato il dominio politico, senza trasformare lo Stato in "proletariato organizzato come classe dominante"; e questo Stato proletario comincerà ad estinguersi subito dopo la sua vittoria, poichè lo Stato è inutile ed impossibile in una società senza antagonismi di classe. Il problema di determinare in che cosa consista - dal punto di vista dello sviluppo storico - questa sostituzione dello Stato proletario allo Stato borghese... è il problema che Marx pone e risolve nel 1852. Fedele alla sua filosofia, il materialismo dialettico, Marx prende come base l'esperienza storica dei grandi anni rivoluzionari 1848-l851. Qui, come sempre, la dottrina di Marx è il bilancio di un'esperienza, bilancio illuminato da una profonda concezione filosofica del mondo e da una vasta conoscenza della storia..."
Questo passo è molto importante. Conduce a comprendere quanto finora la storia (preistoria) ha prodotto e cosa accade quando comincia la storia del proletariato. Le rivoluzioni, dice Marx, finora hanno fatto solo una metà del loro cammino. In questo cammino hanno portato alla sua massima espressione il potere della classe sfruttatrice, ne ha mostrato la natura più "pura" del suo potere, e oggi può essere solo distrutto. Da qui Lenin scrive: "tutte le rivoluzioni precedenti non fecero che perfezionare la macchina dello Stato, mentre bisogna spezzarla, demolirla". Le rivoluzioni precedenti, nel perfezionare la macchina dello Stato, hanno costruito le condizioni perchè ora la rivoluzione, la rivoluzione dell'"ultima classe" che eliminerà tutte le classi, possa compiere la sua opera di distruzione e di costruzione della vera storia dell'umanità.
Qui si mostra chiaramente come questi passaggi, come dicevamo nell'introduzione, sono frutto del bilancio concreto dell'esperienza storica "illuminato da una profonda concezione filosofica del mondo e da una vasta conoscenza della storia..."
Continuiamo
Scrive Lenin: "...Il potere statale centralizzato, proprio della società borghese, apparve nel periodo della caduta dell'assolutismo. Le due istituzioni più caratteristiche di questa macchina statale sono: la burocrazia e l'esercito permanente... La classe operaia impara a conoscerli a proprie spese. Per questo essa afferra con tanta facilità ed assimila così bene la scienza che afferma l'ineluttabilità di questi legami, scienza che i democratici piccolo-borghesi negano per ignoranza o per leggerezza...
Questo apparato burocratico e militare si sviluppa, si perfeziona e si rafforza attraverso le numerose rivoluzioni borghesi di cui l'Europa è stata teatro dalla caduta del feudalesimo in poi...
Lenin, facendo l'esempio della Russia prima della rivoluzione d'Ottobre del 1917, descrive come, questo apparato, anche per attrarre la piccola borghesia verso la grande borghesia, realizza nuove spartizioni del "bottino" alle quali si procede, "dall'alto al basso, in tutto il paese, in tutte le amministrazioni centrali e locali". - Quanto questa spartizione, occupazione di posti non è mai cambiata! anzi, nei nostri giorni è diventata una delle caratteristiche più spudorate dell'azione dei partiti e dei suoi uomini.
"Ma - continua Lenin - più si procede a "nuove spartizioni" dell'apparato amministrativo fra i diversi partiti borghesi e piccolo-borghesi... e con maggiore evidenza appare alle classi oppresse, e al proletariato che ne è il capo, la loro ostilità irreducibile alla società borghese nel suo insieme. Di qui la necessità per tutti i partiti borghesi, anche i più democratici e "democratici rivoluzionari", di accentuare la repressione contro il proletariato rivoluzionario, di rafforzare l'apparato di coercizione, cioè questa stessa macchina statale. Questo corso degli avvenimenti obbliga perciò la rivoluzione a "concentrare tutte le sue forze di distruzione" contro il potere dello Stato; le impone il compito non di migliorare la macchina statale, ma di demolirla, di distruggerla.
Non le deduzioni logiche, ma il corso reale degli avvenimenti, l'esperienza vissuta del 1848-1851, hanno condotto a porre il problema in questi termini...
Con che cosa il proletariato la sostituirà? La Comune di Parigi ci ha fornito a questo proposito gli esempi più istruttivi.
Mehring pubblicava nel 1907 nella Neue Zeit ( XXV, 2, 164 ) alcuni estratti di una lettera di Marx a Weydemeyer, del 5 marzo 1852. Questa lettera contiene fra l'altro il seguente importantissimo passo:
"Per quello che mi riguarda, a me non appartiene né il merito di aver scoperto l'esistenza delle classi nella società moderna né quello di aver scoperto la lotta tra di esse. Già molto tempo prima di me degli storici borghesi avevano esposto la evoluzione storica di questa lotta delle classi, e degli economisti borghesi avevano esposto l'anatomia economica delle classi. Quel che io ho fatto di nuovo è stato di dimostrare: l. che l'esistenza delle classi è soltanto legata a determinate fasi di sviluppo storico della produzione...; 2. che la lotta di classe necessariamente conduce alla dittatura del proletariato; 3. che questa dittatura stessa costituisce soltanto il passaggio alla soppressione di tutte le classi e a una società senza classi..."...
L'elemento essenziale della dottrina di Marx è la lotta di classe. Cosí si dice e si scrive molto spesso. Ma questo non è vero e da questa affermazione errata deriva, di solito, una deformazione opportunista del marxismo, un travestimento del marxismo nel senso di renderlo accettabile alla borghesia. Perchè la dottrina della lotta di classe non è stata creata da Marx, ma dalla borghesia prima di Marx. e può, in generale, essere accettata dalla borghesia... Marxista è soltanto colui che estende il riconoscimento della lotta delle classi sino al riconoscimento della dittatura del proletariato... L'opportunismo non porta il riconoscimento della lotta di classe sino al punto precisamente essenziale, sino al periodo del passaggio dal capitalismo al comunismo, sino al periodo dell'abbattimento della borghesia e del suo annientamento completo. In realtà, questo periodo è inevitabilmente un periodo di lotta di classe di un'asprezza inaudita, un periodo in cui le forme di questa lotta diventano quanto mai acute, e quindi anche lo Stato di questo periodo deve essere uno Stato democratico in modo nuovo (per i proletari e i non possidenti in generale), e dittatoriale in modo nuovo (contro la borghesia)...".
Più chiaro di così! Marx dice: Prima di tutto che l'esistenza delle classi non eterna, che si arriverà ad una società, il comunismo, senza classi; quindi che la dittatura del proletariato è una necessità - e chi pur ammettendo la lotta di classe, non riconosce, anzi respinge indignato, il passaggio della dittatura del proletariato per arrivare ad una società senza classi, in realtà è contro la rivoluzione proletaria e vuole soltanto che la lotta del proletariato porti a "migliorare" la società borghese, non ad abbattere la borghesia; praticamente vuole un miglioramento per la piccola, anche media borghesia, mentre i proletari e le masse popolari restano sfruttati e oppressi sempre più.
E Lenin spiega perchè è necessaria la dittatura del proletariato per l'abbattimento completo della borghesia, che pure sconfitta dalla rivoluzione proletaria, non scompare da un giorno all'altro e diventa feroce per riprendere in tutti i modi, soprattutto violenti, il potere che ha perso.
Per questo Lenin dice che nel periodo del potere in mano al proletariato la lotta di classe non solo non termina o si attenua, ma diventa acuta - come tutte le esperienze storiche ci hanno mostrato, dalla stessa Russia di Lenin alla Cina di Mao Tse tung.
(continua)