venerdì 31 maggio 2024

Verso G7 - Oggi assemblea telematica rivolta ai lavoratori, al sindacalismo di base

Ci siamo quasi - Ricordiamo a tutti che il 2 giugno dalle 10 alle 13 siamo in presidio/assemblea in c.so 2 Mari vicino al ponte girevole, contro il G7 in Puglia dei capi di Stato e di governo imperialisti che si riuniscono dal 13 al 15 giugno per decidere più guerra, più economia di guerra, più distruzione territoriale e ambientale, più repressione, più miseria e oppressione dei proletari e dei popoli. Il 2 giugno sarà un presidio di protesta ma anche di informazione.

Taranto dovrà fare il suo per "accogliere" i signori della guerra ed essere parte radicale e determinata delle iniziative di Brindisi e Fasano del 13-15.

Ribellarsi è giusto, necessario, possibile!
 

Per chi fosse interessato - ci rivolgiamo soprattutto alle lavoratrici, lavoratori, ai rappreentanti sindacali - oggi c'è un'assemblea telematica nazionale verso il G7 in Puglia

Venerdì, 31 maggio · 16:30 – 20:30
Link: https://meet.google.com/vrc-cvuc-ang
promossa dallo Slai cobas per il sindacato di classe Taranto - a cui sono invitate tutte le organizzazioni sindacali di base - la proposta è di una giornata di lotta per il 13 e piazza autonoma di classe il 15 per poi convogliare alla manifestazione nazionale delle ore 15 a Fasano.

giovedì 30 maggio 2024

La situazione ad Acciaierie e soprattutto Appalto resta grave - La sentenza per la morte di Morricella è emblematica e importante

La situazione ad Acciaierie resta ferma in negativo, molto negativo. I padroni delle Ditte dall'appalto riuniti nell'Aigi hanno detto e minacciato che il 60% delle ditte sarà costretto a chiudere e il restante 40% "ridimensionato in misura drastica". E questo per gli operai dell'appalto significa: licenziamenti, non avere più gli stipendi arretrati, mentre anche la proroga della cassa integrazione si fatica ad ottenerla e tutto viene scaricato su "l'ultima ruota del carro", i lavoratori.

Gli ulteriori 150 milioni - per una attività di manutenzione impianti per garantire una ripresa produttiva (come ha ribadito il Commissario Quaranta all'audizione nella Commissione industria al Senato, legando a questo l'occupazione dei lavoratori diretti di AdI) - sono sempre annunciati ma ancora non arrivati materialmente; per non parlare dei 320 milioni di "prestito ponte" per cui da mesi Urso aspetta il via libera della UE, soldi che se non arrivano, sempre Quaranta ha detto "la fabbrica rischia lo stop" - lo stesso Quaranta che neanche poche settimane fa invece annunciava che entro l'estate la produzione sarebbe passata dall'attuale poco più di 1 (quando non si blocca tutto) a 4 milioni di tonnellate... Come credere a queste panzane?

I sindacati confederali, Usb ora si lamentano, denunciano e prospettano anch'essi un immediato futuro molto nero per i lavoratori, gli stessi sindacati che avevano salutato il passaggio dell'ex Ilva allo Stato come "risolutore di tutti i mali". 

La realtà è che per gli operai anche diretti la prospettiva sono ora allargamento della cassintegrazione - per cui anche l'integrazione sta diventando una parola vuota - e nel futuro comunque vi saranno esuberi. Il presente per chi lavora, poi, è a rischio di incidenti degli impianti e prima o poi di infortuni gravi.

Su questo ci vogliamo soffermare. Perchè le motivazioni uscite pochi giorni fa della sentenza di condanna per la morte atroce di Alessandro Morricella nel giugno 2015 sono importanti e chiare: una morte che si poteva evitare e che l'azienda non ha voluto evitare perchè avrebbe significato costi per la sicurezza e meno utili per i padroni.

Dice la sentenza: sarebbe bastato "evitare che il colatore si trovasse nella direttrice del foro di colata al fine di effettuare il prelievo della temperatura... se anche Morricella avesse indossato la cappottina e le ghette alluminizzate avrebbe avuto comunque lesioni da calore sul 90% del corpo che lo avrebbe portato alla morte... L'errore è precedente... "mancata adozione di tutte le misure volte a ridurre tale grave rischio... l'Ilva avrebbe dovuto prevedere, per scongiurare quel rischio metodi di misurazione della temperatura automatizzata... il rischio poteva essere eliminato alla fonte con un semplice e poco dispendioso adeguamento teconologico che la società Ilva spa ha deliberatamente evitato di porre in essere... a discapito della sicurezza (della vita) dei lavoratori".

QUINDI, SAREBBE BASTATO POCO PERCHE' ALESSANDRO NON MORISSE!

Niente è inevitabile, niente è un incidente! E' solo la logica del capitale di fare profitto sullo sfruttamento e la vita degli operai che è nociva! Nocivo è il capitale non la fabbrica in sè!

Ma questa sentenza dice una cosa semplice - da noi più volte detta, gridata - senza la lotta degli operai, senza la propria organizzazione autonoma, non c'è difesa effettiva del lavoro, del salario, della sicurezza e salute.

Lo Slai cobas per il sindacato di classe per il 2 giugno e per le iniziative del 13/15 giugno contro il G7

1- Comunicato stampa.

Le associazioni e gli individui raccolti nel Coordinamento Provinciale x la Palestina terranno il 2 giugno dalle ore 10 a lungomare nei pressi ammiragliato/ponte girevole un presidio di massa per esprimere la loro forte solidarietà al popolo palestinese a fronte del massacro di donne e bambini a Rafah e contro il genocidio in corso - chiediamo la rottura dei legami economici/politici e militari con Israele, diciamo basta alle guerre imperialiste, ai profitti di guerra e all’economia di guerra, Taranto / Puglia NO zone di guerra e militarizzazione, NO G7 sulla nostra terra.

Invitiamo stampa e tv a informare su questa manifestazione e sono invitati al presidio del 2 giugno

2 - LAVORO NON GUERRA! Taranto/Puglia NO zona di guerra/Via il G7 dalla nostra terra!

Lo Slai cobas per il sindacato di classe, l'organizzazione dei lavoratori autorganizzati impegnata quotidiamente nelle lotte di lavoratori e lavoratrici, precari e disoccupati in questa citta per il salario, il lavoro, la sicurezza e la salute sui posti di lavoro, contro gli appalti al massimo ribasso e per l'internalizzazione di tutti i lavoratori degli appalti pubblici nel Comune e partecipate  impegnato quotidiamente come parte civile nel processo Ambiente Svenduto per giustizia e risarcimenti, impegnato in una battaglia senza quartiere nell'attuale fase in Acciaierie/appalto per la difesa del posto di lavoro contro ogni tipo di esubero, contro la cassaintegrazione permanente e per l'integrazione salariale per tutti i cassintegrati e il loro progressivo rientro in fabbrica, per il contratto unico nell'appalto no multiservizi,per la postazione ispettiva permanente nell'area  industriale e al porto contro morti sul lavoro e da lavoro, per l'ambientializzazione della fabbrica e la bonifica integrale del territorio e anche l'organizzazione che si stà battendo in questa città in solidarietà con il popolo e la resistenza palestinese, contro la guerra imperialista, il riarmo, l'aumento delle spese militari ai danni di scuola, sanità, servizi sociali, contro la trasformazione di taranto in città di guerra, delle industrie di guerra Leonardo in primis, della militarizzazione del territorio, 

fa un forte appello ai lavoratori e ai rappresentanti dei lavoratori, indipendentemente dalla tessera sindacale  a scendere in campo su questo  in tutte le forme possibili sui posti di lavoro e a partecipare con rappresentanze alle iniziative di lotta previste

2 giugno  Taranto lungomare /ammiragliato/ ponte girevole ore 10 manifestazione unitaria provinciale lavoratori, studenti, donne ,antimilitaristi, oppositori delle guerre, intellettuali e cittadini

13-15 giugno contro il G7 in Puglia (Brindisi/Fasano/Taranto) dei capi di stato e di governo imperialistiche si riuniscono per decidere più guerra, più economia di guerra, più distruzione territoriale e ambientale,più repressione, più miseria e oppressione dei proletari e dei popoli  oppressi

Da Taranto organizziamo i mezzi per una partenza collettiva, sia per l’iniziativa a Brindisi del 13 giugno contro la Cena dei Grandi prevista per le ore 20 al castello svevo, sia per le iniziative del 15 a Fasano

Slai cobas per il sindacato di classe Taranto- via Livio Andronico 47 Taranto slaicobasta@gmail.com WA 3519575628 

Segui tutte le notizie, commenti, indicazioni sul  blog https://tarantocontro.blogspot.com/ e sul quotidiano/audio on line ORE 12 Controinformazione Rossoperaia

Assemblea telematica nazionale

Verso il G7 in Puglia

Venerdì, 31 maggio · 16:30 – 20:30

Link: https://meet.google.com/vrc-cvuc-ang

31 maggio ore 16.30 assemblea telematica nazionale sul G7 di Puglia – promossa dallo slai cobas per il sindacato di classe taranto - invitate tutte le organizzazioni sindacali di base - la proposta è di una giornata di lotta per il 13 e il 15: piazza autonoma di classe a Fasano per poi convogliare alla manifestazione nazionale delle ore 15 sempre a Fasano. 

La telematica sarà aperta da una info dello Slai cobas per il sindacato di classe Taranto - parte integrante del coord provinciale di tutte le realtà di Taranto anti/G7 e in raccordo - con il coord regionale anti G7 per la manifestazione del 15.

Anche all'Università di Bari studenti contro Israele per il Boicottaggio - A Taranto invece solo la nostra iniziativa

info dalla FGC Bari

Questa mattina la gioventù comunista è scesa in piazza con l'intifada studentesca durante la seduta del senato accademico per rivendicare lo scioglimento di tutti gli accordi dell'università con Israele, le aziende belliche e complici del genocidio! Continuano le stragi di civili inermi nei campi profughi di Gaza ma la lotta del popolo palestinese non si ferma. Mentre si rafforza la solidarietà internazionale per la Palestina il Governo Meloni

  15 maggio all'Università Taranto vecchia in solidarietà con la Palestina - presidio e irruzione a un Convegno Anpi


Il volantino distribuito agli studenti all'Università
vedi nel post del 15 maggio - un video dell'iniziativa

mercoledì 29 maggio 2024

Verso il G7 in Puglia - 31 maggio ore 16.30 assemblea telematica nazionale sul G7 riservata ai lavoratori e alle organizzazioni sindacali di base e di classe

Verso il G7 in Puglia
Venerdì, 31 maggio · 16:30 – 20:30
Link: https://meet.google.com/vrc-cvuc-ang

31 maggio ore 16.30 assemblea telematica nazionale sul G7 di Puglia 
invitate tutte le organizzazioni sindacali di base - 
la proposta è di una giornata di lotta per il 13 e piazza 
autonoma di classe per poi convogliare alla 
manifestazione nazionale del 15 ore 15 Fasano 
aperta da una info dello Slai Cobas per il sindacato 
di classe Taranto 

Videoconferenza anti G7 indetta dal tavolo di coordinamento NO G7 per 30 maggio ore 18.30

INVITO
il 30 maggio dalle ore 18,30 il Tavolo di Coordinamento NO G7 invita alla videoconferenza (vedi link) per condividere le iniziative in preparazione antiSummitG7 13-15/6 in Puglia

L’obiettivo che ci si propone è quello di attraversare il G7 per mettere 
in piazza una opposizione significativa ai signori della guerra 
"prima, durante e dopo il G7".


Argomento: Videoconferenza nazionale NoG7
Ora: 30 mag 2024 06:30 PM Roma

Entra Zoom Riunione
https://us02web.zoom.us/j/4511223985?pwd=d0lRdklQQ1RPck0wTHVmNzJSRy9MUT09&omn=83396959148

ID riunione: 451 122 3985
Codice d’accesso: fossile

TAVOLO  DI COORDINAMENTO NOG7  

- 13/6 sera BRINDISI : mentre si svolge la LORO pomposa cena offerta da Mattarella al Castello di Federico II (sede della Marina Militare), la NOSTRA popolare e alternativa, sarà in P.za Vittoria da h 20: "dalla cena dei primi alla cena degli ultimi (con le frise)"
- sabato15/6 h15 FASANO corteo da p.za Palmina Martinelli a p.za Ciaia (Municipio)

2 giugno - Rompere il silenzio stampa sulla manifestazione per la Palestina contro le guerre imperialiste

Comunicato stampa.
Le associazioni e gli individui raccolti nel Coordinamento Provinciale x la Palestina terranno il 2 giugno dalle ore 1O a lungomare nei pressi ammiragliato/ponte girevole un presidio di massa per esprimere la loro forte solidarietà al popolo palestinese a fronte del massacro di donne e bambini a Rafah e contro il genocidio in corso.

Chiediamo la rottura dei legami economici/politici e militari con Israele, diciamo basta alle guerre imperialiste, ai profitti di guerra e all’economia di guerra, Taranto / Puglia NO zone di guerra e militarizzazione, NO G7 sulla nostra terra. 

Invitiamo stampa e tv ad informare su questa manifestazione e sono invitati al presidio del 2 giugno

Taranto, il 2 giugno - ore 10 lungomare nei pressi dell'Ammiragliato/ponte girevole

La presentazione dell'iniziativa di una delle anime del coordinamento provinciale che è realtà plurima e unitaria

Taranto, il 2 giugno sit-in per la pace e il disarmo

di Domenico Birardi Mag29,2024 #G7 #Taranto

Si dovrebbe provare una certa qual forma d’imbarazzo nel trascorrere la prossima domenica a celebrare noncuranti la festa della Repubblica come se intorno a noi nulla stesse accadendo. Banchettare come se a Gaza non continuassero a morire civili indifesi, come se in Ucraina non continuasse la mattanza putiniana, come se la Siria non fosse ancora una polveriera, o come se in Darfur non si stesse compiendo un vero e proprio martirio; banchettare, dicevo, come se tutto ciò non accadesse dovrebbe suscitare un empito d’imbarazzo in ognuno di noi. Null’altro che pudicizia necessaria all’uomo critico, questa. Eppure le futili parate capitoline prenderanno il passo di sempre; e un ributtante frasario da oroscopo – perché buono in ogni occasione – si ammanterà al bisogno di un velo patriottico, scrosciando da cellulari e televisioni in un rumore bianco di sottofondo che tacerà d’ogni cosa. Viva la Repubblica! Viva la Repubblica, compari!

Festa di Stato – oggi più che mai – come rituale orwelliano, o canettiano se si preferisce, per rispolverare la moralità dello Stato stesso, magari con il fine di farle riacquisire – quantomeno all’apparenza – la vividezza che le era propria agli albori della Repubblica. Magari sotterrando sotto un fremente ammasso di inni, lazzi e battimani le grandi contraddizioni che la repubblica italiana porta con sé in questo 2 giugno 2024.

TARANTO E LA LOTTA AL RIARMO MONDIALE – Se gran parte dello stivale s’abbandonerà a tali facezie, a Taranto invece si compirà una celebrazione differente, frutto dell’impegno umano, intellettuale e politico di un folto ed energico gruppo di cittadini favorevoli alla pace e al disarmo. Sì, perché la corsa al riarmo è il sottosuolo dostoevskjiano su cui si muovono macabramente le guerre di ieri oggi e domani.
Il riarmo, dunque, come principale scandalo di ieri integrato nella dottrina quotidiana di oggi; il riarmo, come panacea astrategica e parossistica di un folle treno in corsa verso un baratro; il riarmo, come dovere vassallatico a cui i cittadini prima o poi dovranno adempiere, con la volontà o con la coscrizione. Qui si collocano lo sterminio dei gazawi, l’organizzazione del G7 a Borgo Egnazia e la Guerra Grande. Tasselli d’un mosaico che d’un colpo la storia cristallizzerà in un’immagine vivida, uniforme.

Deciso a non amalgamarsi al bigio silenzio mondiale dinnanzi alla corsa al riarmo degli Stati, Il Coordinamento Palestina di Taranto e provincia ha organizzato un sit-in alle ore 10.00 sul lungomare, all’angolo di via Matteotti. L’evento non sarà un momento di sola protesta, tutt’altro: sarà l’occasione di discutere e spiegare gli approfondimenti condotti dai militanti sul commercio di armi in Italia (sotto un pamphlet sul tema), sulla Guerra di Gaza e sulle finalità del G7 di Borgo Egnazia.
Non solo un evento di protesta, dunque, ma anche di proposta. Una proposta che carezza al tempo stesso le liete note della resistenza all’oblio, la donchisciottesca volontà d’opporsi ad un potere sovrumano e la risoluta necessità di storicizzare la propria lotta per la giustizia.

Quest’anno, anziché banchettare altrove, tutta la città di Taranto dovrebbe essere lì, sul lungomare. Per celebrare la Repubblica, non per altro; e magari per ricordare a se stessa che l’Italia ha combattuto una guerra dal ’43 al ’45 per non combatterne altre in futuro. E magari poi dopo, verso le tredici, banchettare – questa volta con meno imbarazzo di prima – alla Casa del Popolo in Città Vecchia.
Questo sì che sarebbe celebrare la Repubblica.

Per approfondire:
Verso il riarmo. Quello che non sai sul commercio di armi in Italia“, Coordinamento Palestina Taranto e provincia.

martedì 28 maggio 2024

Ex Ilva e case Tamburi, no al risarcimento - ma non era stato già liquidato? - Fateci capire

da un articolo del Corriere di Taranto

Una sentenza del tribunale civile di Taranto non riconosce il nesso causale

La lunga e annosa vicenda legata al deprezzamento del valore di mercato delle case dei residenti del rione Tamburi a Taranto a causa dell’inquinamento industriale proveniente dal siderurgico ex Ilva, è da anni al centro di diverse e complesse vicende giudiziarie. Oltre che di interventi di vari governi succedutisi nel tempo, che hanno anche creato un “Fondo per indennizzo dei danni agli immobili derivanti dall’esposizione prolungata all’inquinamento provocato dagli stabilimenti siderurgici di Taranto del Gruppo Ilva”, rifinanziato nella legge di bilancio 2023 con risorse pari a 3,5 milioni di euro per il 2023, di 4,5 per il 2024 e di 4,5 per il 2025, con cui risarcire i proprietari di immobili esposti all’inquinamento dello stabilimento ex Ilva, a favore dei quali è stato disposto il risarcimento dei danni in virtù di una sentenza definitiva.

L’ultimo capitolo in ordine di tempo è la sentenza n. 1194, pubblicata in data 18 aprile 2024 dal Tribunale di Taranto – Sezione Seconda civile – giudice dott.ssa Francesca Perrone, che ha rigettato tutte le richieste risarcitorie di numerosi proprietari di immobili del quartiere Tamburi, nei confronti della società ex ILVA e dei suoi amministratori. Ha ritenuto il Tribunale Civile di Taranto, in primo luogo, che “deve escludersi l’efficacia vincolante degli accertamenti eseguiti in sede penale in quanto il presupposto oggettivo perché possa applicarsi l’art. 651 c.p.p. consiste nel fatto che l’azione riparatoria instaurata davanti al giudice civile od amministrativo abbia ad oggetto il medesimo fatto, costituente reato, per il quale venne esercitata l’azione penale e pronunciata la relativa condanna e nel contempo coinvolga gli stessi soggetti”. In secondo luogo, che spetta al giudice civile, “a prescindere dalla certificata illiceità penale riscontrata valutare la sussistenza o meno di una responsabilità di tipo civilistico rilevante per l’eventuale risarcimento del danno. Ed invero, pur essendo stata accertata l’illiceictà del fatto, non è stata raggiunta la prova del nesso causale tra il (pacifico) fenomeno delle emissioni delle polveri dallo stabilimento ILVA ed il deprezzamento degli immobili degli attori in questa sede lamentato, non essendovi stato alcun accertamento sul punto avente efficacia vincolante ai sensi dell’art. 651cpp così come richiamato dagli attori”. La CTU disposta dal giudice non ha provato il nesso eziologico. Il Tribunale, in conclusione, ha rilevato la mancanza del rapporto causale tra il denunciato deprezzamento, che non è stato provato, e le emissioni ILVA. Ha inoltre ritenuto che non sia risarcibile il danno derivante da un generico timore “turbamento psichico, stress o preoccupazione di contrarre patologie a causa delle immissioni inquinanti in ambiente, oppure dalla frequente sottoposizione ad accertamenti medici con i conseguenti affermati riflessi sulla qualità della vita, sulla serenità della vita familiare, ed in genere il danno esistenziale connesso a tali fattori.

lunedì 27 maggio 2024

Al G7 si parlerà anche dell'Intelligenza Artificiale... ma sempre e solo in funzione della guerra e della distruzione dell'ambiente

Dal blog proletari comunisti

Nessuno pensi che nel G7 di Puglia, dal 13 al 15 giugno, comunque, verranno affrontati temi che interessano il progresso, tipo l'IA. 

Leggete questo utile e documentato articolo pubblicato sulla rivista 'Prisma' di maggio. 




LAVORO NON GUERRA! Taranto/Puglia NO zona di guerra/Via il G7 dalla nostra terra!

Lo Slai cobas per il sindacato di classe, l'organizzazione dei lavoratori autorganizzati impegnata quotidiamente nelle lotte di lavoratori e lavoratrici, precari e disoccupati in questa citta, per il salario, il lavoro, la sicurezza e la salute sui posti di lavoro, contro gli appalti al massimo ribasso e per l'internalizzazione di tutti i lavoratori degli appalti pubblici nel Comune; e impegnato quotidiamente come parte civile nel processo "Ambiente Svenduto" per giustizia e risarcimenti, e in una battaglia senza quartiere nell'attuale fase in Acciaierie/appalto per la difesa del posto di lavoro contro ogni tipo di esubero, contro la cassaintegrazione permanente e per l'integrazione salariale per tutti i cassintegrati e il loro progressivo rientro in fabbrica, per il contratto unico nell'appalto (No multiservizi), per la postazione ispettiva permanente nell'area  industriale e al porto contro morti sul lavoro e da lavoro, per l'ambientializzazione della fabbrica e la bonifica integrale del territorio,

è anche l'organizzazione che si stà battendo in questa città in solidarietà con il popolo e la resistenza palestinese, contro la guerra imperialista, il riarmo, l'aumento delle spese militari ai danni di scuola, sanità, servizi sociali, l'economia di guerra - che vuol dire miseria per noi e arricchimento per loro; contro la trasformazione di Taranto in città di guerra, delle industrie di guerra Leonardo in primis, della militarizzazione del territorio.

Le battaglie quotidiane e questa lotta più generale non sono affatto distinte, e sempre di più saranno legate.  

Lo Slai cobas fa un forte appello ai lavoratori e ai rappresentanti dei lavoratori, indipendentemente dalla tessera sindacale, a scendere in campo su questo.

2 giugno: Taranto lungomare /ammiragliato/ponte girevole ore 10 manifestazione unitaria provinciale lavoratori, studenti, donne, antimilitaristi, oppositori delle guerre, intellettuali e cittadini.

13-15 giugno contro il G7 in Puglia (Brindisi/Fasano/Taranto). Capi di Stato e di governo imperialisti si riuniscono per decidere più guerra, più economia di guerra, più distruzione territoriale e ambientale, più repressione, più miseria, sfruttamento e oppressione dei proletari e dei popoli oppressi

Slai cobas per il sindacato di classe Taranto

via Livio Andronico 47 Taranto - slaicobasta@gmail.com WA 3519575628 

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sul quotidiano/audio on line ore 12 Controinformazione Rossoperaia

sabato 25 maggio 2024

3° udienza del processo Ilva "Ambiente svenduto" - Altri segnali...

L'udienza si è aperta, insieme ad alcune informazioni, con la lettura e risposta ad una istanza fatta nei giorni precedenti dallo Slai cobas (parte civile del processo Ilva e organizzatore di più di 100 parti civili di operai Ilva/Appalto, lavoratori e operatori cimiteriali e abitanti dei quartieri inquinati) che conteneva due richieste: la prima, principale: "atteso che il processo "Ambiente svenduto", anche in questa fase d'appello, è pubblico, si chiede che esso sia effettivamente pubblico; che, pertanto, anche persone non parti civili, possano entrare nell'aula delle udienze - come peraltro è avvenuto nel processo di 1° grado, sia pur con limitazioni numeriche..."; la seconda: "si chiede, inoltre, di elevare il volume audio, atteso che le parti civili presenti ascoltano con molta difficoltà gli interventi per il basso volume dei microfoni". 
Alla prima richiesta, il presidente della CdA, Del Coco, premettendo che lui non capiva cosa si intendesse per "pubblico" (? - ma più chiaro di così!) e che lui non poteva sapere se chi entrava era parte civile o no, ha rimandato la decisione al Procuratore generale presente in aula; sulla seconda, ha fatto appello ai tecnici e agli stessi avvocati di migliorare l'audio (qualcosa è migliorato).
 
Il presidente ha poi voluto ribattere alle critiche e polemiche - tra cui fortemente quella dello Slai cobas - contro la grave ordinanza di sospensione dell’esecutività del pagamento delle provvisionali alle parti civili decise con la sentenza di primo grado, dichiarando che "non intende rispondere o assecondare tali polemiche e che tutte le questioni troveranno spazio e discussione all’interno del dibattimento e che troveranno la loro naturale conclusione all’interno del provvedimento che la Corte che emetterà in merito a tutte le questioni sollevate".

Altra questione posta all'inizio - negativa, anche questa di fatto nella direzione di "segnali" a favore degli imputati - è stato il divieto al lavoratore, operatore delle registrazioni/video, a sua volta parte civile, di continuare a fare riprese video se non previa autorizzazione di ognuno degli avvocati difensori (cosa assurda, per cui è scontata la negazione di autorizzazione, e quindi è chiaramente è un divieto pure e semplice). Per tutto il processo di 1° grado sempre questo lavoratore/operatore ha fatto, autorizzato, le registrazioni/video; pertanto questa "novità" più che legale sembra politica, più in linea con la volontà che questo processo non sia pubblico. A fronte di questo, tramite una delle nostre avvocate, si è chiesto se quanto meno si potevano continuare le registrazioni/audio - queste sono state permesse. Ma è un altro negativo segnale di questo processo d'appello. E valuteremo col lavoratore e con i nostri avvocati cosa fare.

In questa udienza all'OdG vi sono stati gli interventi di 3 avvocati degli imputati (Annicchiarico, Perrone e Russo) incentrati sulle questioni di "nullità" sul processo di 1° grado: nullità per mancanza di difensore di fiducia non sostituto da difensore d'ufficio per alcuni imputati in alcune udienze; nullità per impedimento dell'esercizio del "diritto di difesa" non avendo consentito contraddittori, presentazione di richiesta di riti abbreviati, dichiarazioni spontanee e interrogatori degli imputati, testimonianze di consulenti degli imputati, ecc.; quindi messa sotto accusa di varie ordinanze del 1° grado. La conclusione di ogni intervento è stata la richiesta di "nullità" di varie parti del processo di 1° grado, che, se passasse, vorrebbe dire "tornare indietro" addirittura all'udienza preliminare, e praticamente rifare il processo di 1° grado!

E' bene ricordare che queste presunte "violazioni" del diritto di difesa, erano state già poste abbondantemente nelle udienze preliminari e di 1° grado e vi era stata più che argomentata risposta.

Nelle prossime due udienze - 7 e 14 giugno - continueranno gli interventi dei legali degli imputati.

Il 21 giugno interverranno in replica i PM e le parti civili. Si dice di voler terminare questa fase nel solo giorno del 21, e quindi eliminare l'udienza del 28 - o tenerla in caso di non conclusione degli interventi del 21/6.

Ma anche questa udienza conferma quanto detto dallo Slai cobas: non bisogna assolutamente lasciare questo processo d'Appello nelle mani dei giudici e tantomeno lasciare in pace gli avvocati degli imputati. Su questo è importante la partecipazione del maggior numero delle tantissime parti civili e anche del "pubblico"; come continuerà ad essere importante e deve essere parte del processo le istanze dello Slai cobas e l'azione dei nostri avvocati a fronte di decisioni della Corte che penalizzano/ostacolano le parti civili di operai, lavoratori, cittadini e favoriscono invece gli imputati.

Non devono passare i "passi indietro", affossamento del processo di 1° grado.

venerdì 24 maggio 2024

Per la Palestina, contro le guerre imperialiste e il G7 - manifestazione il 2 giugno

Riconoscimento dello Stato di Palestina, richiesta di arresto per Netanyahu, estensione massiccia della mobilitazione in tutte le università dimostrano che la grande solidarietà paga.

A Taranto irruzione all’università di città vecchia. e convocazione di una nuova importante manifestazione per il 2 giugno ore 10 lungomare/ammiragliato/ponte girevole per denunciare i legami economici militari Italia/Israele, in solidarietà con il popolo palestinese; per denunciare le industrie belliche in primis la Leonardo e i profitti di guerra, contro le guerre imperialiste, contro il G7 di Puglia.

LAVORATRICI ASILI - La lotta è ripresa e si è "sentita"




Ieri il presidio e l'assemblea sotto Palazzo di città delle lavoratrici degli asili che fanno pulizie e ausiliariato con un lavoro precario, misero - di 3 ore e 30 al giorno ma con un servizio per cui ci vorrebbero 6 ore, con grosse conseguenze per la loro salute - e un salario misero che appena arriva a 600 euro al mese, si è fatto sentire e ha "preoccupato".

Tutte le televisioni locali sono venute.

E soprattutto sono arrivati l'assessora alla Pubblica Istruzione-servizi educativi e il dirigente di questo assessorato, con cui successivamente vi è stato un lungo incontro con tutte le lavoratrici e lavoratori.

Le lavoratrici determinate e combattive hanno fortemente denunciato ogni aspetto pesante della loro condizione lavorativa faticosa, "povera", che deve far fronte anche ad atteggiamenti vessatori, ricattatori, discriminatori, che deve fonteggiare sia responsabili della Ditta, sia dirigenti scolastici, sia il disinteresse del Comune, e hanno riaffermato le loro improrogabili diritti e richieste:

- aumento dell'orario di lavoro nel prossimo contratto d'appalto, almeno a 5 ore al giorno e 30 settimanali; - attività lavorativa in tutti i due prossimi mesi estivi;- inserimento dell'obbligo di un salario minimo garantito, almeno 9 euro netti all'ora, nel prossimo contratto d'appalto; - chiarezza formale di quante ore sono per le pulizie e quante per le attività di ausialiraiato (dato che la confusione su questo porta a pretese, a sovraccarichi di lavoro, a dover lavorare come una trottola per fare contemporaneamente tutte e due le attività); - quindi, la richiesta di attrezzature e materiali idonei per salvaguardare la nostra salute, così come verifiche sulle condizioni di sicurezza (poche settimane fa è venuta alla luce in un asilo la presenza di amianto).

Inoltre, porre all'OdG la richiesta di internalizzazione, affinchè si passi dalle parole (mozione approvata in un Consiglio comunale) ai fatti.

L'incontro si è concluso con l'impegno dell'Assessora a prendere in considerazione le richieste, a valutare le istane nel nuovo contratto d'appalto, affermando: tutto quello che possiamo fare lo faremo. RImandando a un nuovo incontro dopo la sua consultazione con i dirigenti dell'assessorato circa la fattibilitè di alcune richieste.

Le lavoratrici, lo Slai cobas ha preso atto. MA NON BASTA! Altre volte, anche con altri assessori abbiamo sentito parole di impegno, di "tenere in conto", ecc. a cui però non sono seguiti effettivi miglioramenti - se non quelli conquistati dopo varie lotte (aumento di mezzora dell'orario di lavoro, riconoscimento dell'ausiliariato, lavoro in un mese estivo di "sospensione"). Alle parole quasi sempre poi corrispondono i rigidi e "non superabili" problemi economici del Comune, di bilancio, ecc.

Per cui nessuna fiducia in bianco anche questa volta. Come sempre, sarà la continuazione della mobilitazione a tutti i livelli - iniziative di lotta prima di tutti, ma anche azioni legali; per questo a tutta la mobilitazione di ieri come all'incontro ha partecipato la nostra compagna avvocata - l'estensione della partecipazione di tutte le lavoratrici alla lotta, l'aspetto centrale e vincente.

Se, come si è visto ieri, anche un presidio non molto numeroso fa preoccupare, allora una presenza numerosa diventerà un serio problema e strapperemo effettivi risultati.

Ieri durante il presidio abbiamo espresso solidarietà alla battaglia dei genitori contro le alte rette degli asili.

Nel presidio la bandiera palestinese è sventolata, perchè la nostra lotta non può essere separata dalla lotta di tutti i proletari, i popoli che vengono oppressi, sfruttati, e uccisi a decine di migliaia come oggi in Palestina.


martedì 21 maggio 2024

Le lavoratrici e lavoratori degli asili nido riprendono la lotta

 


Le lavoratrici e lavoratori degli asili nido di Taranto terranno giovedì 23 maggio un presidio/assemblea pubblica dalle ore 9,30 sotto Palazzo di città.

BASTA CON LA FATICA E I SALARI MINIMI!
Chiediamo:
- aumento dell'orario di lavoro nel prossimo contratto d'appalto;

- attività lavorativa in tutti i due prossimi mesi estivi;

- inserimento dell'applicazione di un salario minimo garantito, almeno 9 euro netti all'ora, nel contratto d'appalto - così come stanno facendo altre amministrazioni comunali;

- attrezzature e materiali idonei per la nostra sicurezza e la salute.

Inoltre, in riferimento alla mozione votata a maggioranza nel Consiglio comunale e relativa alla procedura di internalizzazione dei servizi pubblici essenziali - come gli asili, pretendiamo che si passi dalle parole ai fatti.

 

Lavoratrici e lavoratori pulizie/ausiliariato - Slai cobas sc Taranto

Asili nido: le rette aumentano fino a 341% in più, solidarietà alla denuncia dei genitori - il governo: "Dovete fare figli... ma poi per crescerli sono cavoli vostri..."

Le lavoratrici pulizie/ausiliariato degli asili comunali dello Slai cobas esprimono la loro piena solidarietà alla denuncia, battaglia contro il Comune per le rette troppo alte dei genitori dei bambini.

Condividiamo la loro rabbia. E' assurdo e impossibile che una famiglia con ISEE di 7mila euro annui, possa sborsare 230 euro a figlio al mese.

Il Comune di Taranto, in base al Decreto Ministeriale n. 79 del 30 aprile 2024, risulta essere beneficiario di risorse finanziarie pari a 5.184.000 Mln di euro per 216 posti da attivare, calcolati in base alla popolazione residente secondo i dati ISTAT dell’anno 2021 ed alla percentuale di copertura del servizio in termini di numero di posti autorizzati per 100 bambini nella fascia di età 0-2 anni.

Ma questi fondi non vanno a tagliare i costi degli asili nido.

Nello stesso tempo il "bonus nido - come denuncia il Comitato dei genitori - diventa impossibile per le famiglie da ottenere. La procedura è vessatoria. Anche questi minimi sostegni che il governo dà alle femiglie diventano praticamente un bluff. Il governo, la Roccella si sbracciano a dire "dovete fare figli... ma poi per crescerli sono cavoli vostri".

GLI ASILI NIDO DEVONO ESSERE GRATUTI!

Le lavoratrici e lavoratori degli asili nido giovedì prossimo, 23 maggio dalle ore 9,30, terranno un presidio/assemblea sotto Palazzo di città, per rivendicare migliori condizioni di lavoro, salariali e di sicurezza, basta con la fatica e miseri salari!

Invitiamo i genitori a venire, incontrarci.

STRALCI DELLA LETTERA MANDATA GIORNI FA AL COMUNE DAI GENITORI

All’attenzione del Sindaco Rinaldo Melucci
Dell’Assessora Dott.ssa Desiree Petrosillo

Il 18 maggio 2023 abbiamo scritto più volte agli stessi destinatari e alla stampa per portare all’attenzione la nostra preoccupazione in merito alle maggiorazioni riguardanti le rette mensili, con aumenti che in alcuni casi arrivavano fino al 341% in più rispetto al precedente anno educativo. Ma ancor più preoccupante ci era apparsa la giustificazione posta dall’amministrazione comunale sul conteggiare la misura Inps del “bonus nido” nelle nuove rette, facendo diventare questa misura un sostegno non per le famiglie ma per le casse del Comune.
 

...ogni nucleo familiare che richiede il bonus è costretto  ad anticipare ogni mese le somme relative alla propria fascia di reddito (corrispondenti alla retta mensile del nido del proprio figlio/figlia) e solo in un secondo momento, le stesse famiglie hanno modo di  rivedere indietro, interamente, o una parte, della mensilità versata come retta del nido, dall’istituto per la previdenza sociale.

Allora, come oggi, ci siamo domandati come potesse una famiglia inserita in una fascia di reddito del Valore Isee da 0 a 7.500,00 euro anticipare una retta mensile di 230,00 euro, per esempio.
Paradossale come le percentuali di aumento sono più alte proprio nelle fasce di reddito Isee più basse (341% per la I fascia, 159% per la II fascia, 92% per la III fascia, 58% per la IV fascia…)...

...numerose famiglie che usufruiscono del prezioso servizio dei nidi comunali sono costrette a ritirare i propri bambini e le proprie bambine dalle strutture, a causa dell’impossibilità di sostenere il costo della retta.
Noi il perché lo sappiamo e lo immaginavamo anche l’anno scorso, ovvero perché l’INPS sta portando dei significativi ritardi nell’erogazione del famoso “bonus nido”. Come è possibile che l’amministrazione comunale non ci abbia pensato, nonostante il comitato dei genitori l’abbia sollecitata a una riflessione più approfondita?

Riteniamo inaccettabile che questi bambini e queste bambine e le loro famiglie siano espulse da un percorso educativo che dovrebbe in primis essere a disposizione delle famiglie con minori possibilità economiche perché potrebbe veicolare strumenti educativi, intesi come materiali e immateriali, di cui non tutte le famiglie dispongono...

Il Comitato dei genitori delle bambine e dei bambini frequentanti i nidi comunali di Taranto

lunedì 20 maggio 2024

Ex ILVA: contro i piani di padroni e governo accettati dal sindacalismo confederale e USB serve l'autorganizzazione operaia

Sin dal primo momento lo Slai Cobas ha detto che l'amministrazione straordinaria era un rimedio peggiore del male. E quando dicevamo questo non intendevamo certo difendere ArcelorMittal e Morselli: la gestione di ArcelorMittal e della Morselli dell'Ilva di Taranto è stata assolutamente rovinosa per gli interessi degli operai e dei lavoratori e, anche se non è certo un tema a cui siamo affezionati per la situazione generale dell'Ilva, sul piano dei mercati, sul piano delle sue prospettive. Con l'amministrazione straordinaria la situazione è passata nelle mani dirette dello Stato, anzi diremmo, del governo. E il governo la gestisce attraverso un sistema di Commissari capeggiati da Quaranta, un ex amministratore della gestione Riva degli stabilimenti e certamente non ricordato bene da chi ha memoria - perché in questa fabbrica c'è chi ha memoria e chi non ha memoria, chi dice di non sapere ma invece sa - con un ruolo attivo di questo Commissario nelle vicende che hanno portato alle morti degli operai, il 12 giugno in particolare.

Ma la gestione commissariale condivisa e scelta dal governo Meloni/Urso è stata una scelta nello stesso tempo economica, politica e perfino elettorale, visto che l'amministratore delegato attuale, il Commissario per eccellenza dell'Acciaieria, è stato una delle figure presenti che è intervenuto nell'apertura della campagna elettorale del governo Meloni.

Da quanto si è insediato il Commissario la situazione è ulteriormente precipitata: gli operai diretti hanno avuto solo cassa integrazione o sono stati messi in ferie, a casa, gli impianti non hanno avuto alcun intervento a tutela della sicurezza dei lavoratori nella gestione dell'impianto in quanto tale che è degradato ancora di più, rendendo sempre più difficile la sua effettiva ripresa. Verso l'indotto degli oltre circa 4000 lavoratori che vi operano più o meno stabilmente, alcuni non sono ancora rientrati, hanno avuto la cassa integrazione che peraltro, come sempre, si avvicina a una scadenza e in parte non è stata pagata, e per alcuni si sono chiuse più o meno definitivamente le porte delle imprese.

I padroni organizzati in due strutture, confluenti e concorrenti, quella della Confindustria e quella dell'AIGI che raccoglie - dicono - la maggioranza delle ditte dell'appalto, dopo aver fatto fuoco e fiamme per ottenere i soldi, questi soldi non li hanno ottenuti. Anzi, il sistema deciso dal governo per pagare gli arretrati a queste imprese è sembrato subito quanto mai complesso, articolato, confuso e volto più a nascondere la realtà che a risolverla. Di conseguenza i lavoratori, anche quelli rientrati al lavoro, non hanno nessuna garanzia del presente e meno che mai del futuro.

Non solo, oggi l'AIGI dichiara sulla stampa nella sua assemblea di ieri (l'altro ieri), “siamo tornati al 2015”, vale a dire una situazione di fallimento che portò a una perdita sostanziale di buona parte dei crediti che le imprese vantavano dall'azienda. Quindi in realtà si è trattato di un fallimento mascherato che produce grossi problemi non solo sul fronte del recupero effettivo dei crediti dell'azienda, ma evidentemente ne produce anche per i lavoratori. 

L'ultimo incontro tra sindacati e Commissari ha riguardato il problema di scongiurare che ciò che i lavoratori non hanno ancora percepito, i diretti innanzitutto, possa non essere insinuato nel passivo fallimentare dell'azienda che, come si sa, coi passivi fallimentari difficilmente lavoratori recuperano quello che gli tocca, ancor meno coloro che sono impegnati in vertenze giudiziarie. Ma in questa riunione i sindacati hanno avuto assicurazioni assolutamente generiche: “La società comunica che è in corso la valutazione, nei limiti del potere riconosciuti ai Commissari e della legge, di ogni possibile soluzione atta a permettere ai lavoratori e alle lavoratrici di ottenere quanto prima tutti i crediti loro vantati, così da evitare ogni ulteriore richiesta”

Ma che risposta è? Essa può trasformarsi molto più facilmente in un NO.

I lavoratori su questa risposta non sono affatto d'accordo, sia chiaro. Certo, per cambiarla ci vorrebbe ben altro che gli incontri con i Commissari, ma la sostanza è che anche su questo i lavoratori mantengono tutte le loro preoccupazioni, come le preoccupazioni della continuità lavorativa per i lavoratori delle ditte dell'appalto.

Per il futuro sono stati annunciati piani che prevedono progressivamente il passaggio dall'attuale non produzione - perché è stato fermato anche l'altoforno in funzione - a una fase di produzione che possa raggiungere livelli compatibili con il mantenimento di una parte rilevante dell'organico dei lavoratori in attesa che i piani di ambientalizzazione, di conversione, che vengono annunciati dal governo nel quadro della transizione ecologica, possano portare a una soluzione finale.

Ma su questo le stesse organizzazioni sindacali dopo l'incontro del 29, in particolare la Uilm di Palombella, che rappresenta il socio di maggioranza dei sindacati, in particolare nell'Acciaierie di Taranto e nell'appalto, ha strillato che se si va avanti così ci saranno 5000 esuberi. Più  i 1600 lavoratori in cassa integrazione straordinaria con l'accordo del 2018 e che avrebbero dovuto rientrare entro dal 2023 che invece non solo sono fuori, ma destinati a non rientrare più.

Quindi che cosa abbiamo avuto noi in tutto questo passaggio se non l'aggravamento della condizione generale degli operai e dei lavoratori? Che cosa abbiamo avuto in questo passaggio se non la trasformazione degli interventi del governo e del ciclo di tavoli e contro tavoli se non una situazione che è lungi dall'aver risolto un solo problema in questa azienda dal punto di vista degli operai? 

E’ questo che stiamo sostenendo da settimane alla fabbrica. Che si scontra con le continue riassicurazioni, ora strillate, ora dette con fare paternalistico ai lavoratori che "la situazione si sta risolvendo". Quindi i lavoratori sono alla mercé di comunicazione aziendali trasformate in incontri sindacali, mentre devono assistere impavidi agli interventi sulla stampa delle segreterie confederali che danno un quadro che evidentemente è smentito dalla realtà quotidiana della vita degli operai e dei lavoratori.

È inutile dire che anche sul problema della sicurezza si sfiora il ridicolo: una fabbrica che funziona realmente poco, con pochi operai, ti aspetti che perlomeno non faccia danni... E invece i danni li fa! Giorni fa ha preso fuoco all'improvviso il nastro trasportatore con rilevanti danni all'impianto, che se ci fossero stati i lavoratori si traduceva nell'ennesima strage.

Perfino quando questa fabbrica non funziona fa danni. La nostra battaglia è perché gli operai tornino massicciamente a lavorare e contestino all'interno condizioni di lavoro, di salute, di sicurezza e di ambiente e controllino dal basso ambientalizzazione e i piani faraonici che vengono annunciati per trasformare questo stabilimento in uno stabilimento compatibile con i lavoratori e con la situazione davvero grave nella città e nei quartieri continui a questa città.

Ma questa strada è percorribile solo con l'autonomia operaia, l'autorganizzazione della lotta dei lavoratori. Autorganizzazione non significa che debbano fare da soli ma che debbano staccarsi da chi gestisce il movimento sindacale in questa fabbrica: i sindacati confederali e il socio minore, ma non tanto minore, USB. Si debbano staccare per prendere un percorso di lotta sulla base di una Piattaforma operaia e se su questa Piattaforma operaia non c’è l'accordo devono fare fuoco e fiamme. E se queste fiamme e fuoco portano al fatto che questo stabilimento non ha più ragione di esistere perché i lavoratori non vi possono lavorare né ottenere né lavoro né salario, allora la forza dei lavoratori dovrà essere in grado di trovare soluzioni alternative. Ma solo attraverso questo percorso di lotta e di autorganizzazione dei lavoratori è possibile mettere in discussione la fine nota di questo stabilimento e la soluzione non sarà neanche l'auspicata chiusura dell'ambientalismo piccolo-borghese che utilizza un allarme sociale e sanitario più che mai giustificato.

I piani del governo sono chiari: rimettere in sesto l'ex ILVA in qualche modo penalizzando gli operai con cassa integrazione quasi permanente e pace sociale all'interno della fabbrica, accettazione di contratti precari, di lavoro in ogni condizione e di una massima flessibilità nella gestione della loro presenza per consegnare questa fabbrica a nuovi padroni, del genere e anche peggiori, come purtroppo l'analisi ci costringe a dire, di quelli che l’hanno avuta, da Riva ad Arcelor Mittal, ai futuri padroni che hanno messo gli occhi su questo stabilimento che resta comunque “strategico e centrale”. Questa fabbrica è strategica perché nella contesa mondiale dell'acciaio, acutizzata dalla crisi del Medio Oriente e dagli effetti della guerra in Ucraina, il controllo di questa postazione della produzione mondiale, europea, italiana, della siderurgia, è uno dei tasselli importanti di questa contesa. Tant'è vero che invece che sparire i padroni sono ben presenti nell'idea di mettere mani sullo stabilimento, i padroni ucraini innanzitutto, i grandi sponsor di Zelensky e dell'oligarchia ucraina, vogliono avere questo stabilimento come hanno messo mani su quello di Piombino e vengono considerati uno dei possibili acquirenti dello stabilimento. Così come altri gruppi indiani sono pronti a prendere il posto di ArcelorMittal, così come gli industriali italiani intorno alla Federacciai, con contese tra di loro, puntano a mettere le mani su questo stabilimento, da Arvedi alla non certo silente Marcegaglia.

Nei prossimi giorni questi padroni manderanno i loro uomini a visitare gli impianti per potere vedere in che stato sono. Ma sono visite guidate che hanno lo scopo di trovare il miglior offerente che nel caso concreto sono coloro che garantiscono un'effettiva ripresa scaricata sui lavoratori, sulla città, sul modello Riva e sul modello ArcelorMittal.

Quindi riorganizzare le file operaie non solo è assolutamente necessario per non trasformare la sconfitta che i lavoratori hanno subito già in questo stabilimento in disfatta, non soltanto per strappare risultati concreti sul fronte del rientro al lavoro e del pagamento dei salari, non soltanto per ridurre gli effetti di una cassa integrazione permanente e ottenere una reale integrazione salariale che permetta ai lavoratori di non perdere una parte rilevante del loro salario, ma soprattutto per costruire la forza che permetta di fronteggiare i nuovi piani dei nuovi padroni spalleggiati e sostenuti da governo, e sicuramente da larga parte dell'apparato sindacale, che eventualmente prenderà in mano questo stabilimento.

La nostra voce può essere una voce nel deserto, ma è l'unica voce che permette ai lavoratori di riprendere nelle mani il loro destino, presente e futuro. Al di fuori di questo la prospettiva è la cogestione governo/padroni/sindacato della massiccia ondata di nuovi esuberi che porterà con sé naturalmente l'intensificazione dello sfruttamento di chi in questa fabbrica rimane.

Un punto è importante. Abbiamo detto che Acciaierie non è di Taranto, è la parte determinante di un gruppo industriale che è Acciaierie d'Italia nel suo complesso, ex ILVA, e in questo vi sono gli stabilimenti di Genova e Novi Ligure. All'ultima fase di questa discussione col governo e di trattative, il governo ha portato a casa una divisione tra i lavoratori proponendo che l'attività a freddo della fabbrica fosse in realtà realizzata autonomamente negli stabilimenti di Genova e Novi Ligure, un'operazione che tende ad associare le organizzazioni sindacali, in primis la Fiom che è maggioritaria in questi stabilimenti di Genova, in un patto neocorporativo con padroni e governo che scarichi Taranto e che contribuisca all'approfondimento della crisi di questo stabilimento.

Queste cose vengono dette a mezza voce dai sindacati, invece è un fatto di sostanza. È del tutto evidente che gli operai delle Acciaierie, come pure l'intero panorama delle industrie siderurgiche, avrebbero tutta la necessità di una lotta comune contro i piani in corso in Acciaierie all'interno della più generale battaglia dentro il sistema siderurgico e industriale italiano. Ma la linea perseguita da padroni, governo e sostenuta da parte dei sindacati è quella di dividere i lavoratori, di metterli uno contro l'altro.

Per quanto riguarda Taranto, questo sarebbe grottesco. Come si sa, una delle soluzioni che vengono agitate è quella della chiusura dell'aria a caldo. Chiaramente non entriamo nel merito se effettivamente a Taranto con la chiusura dell'aria a caldo si possa realizzare quel processo di trasformazione, di conversione, che salvi lavoro e salute, ma è sicuramente il contrario di quello che il governo intende fare, che anzi l'aria a caldo la vuole bene lasciare ed è l'aria a freddo che vuole togliere all'Acciaierie di Taranto, con il risultato, quindi inevitabile, di aggravamento delle condizioni di lavoro e di permanenza di una condizione di salute e inquinamento assolutamente inaccettabile e organica al sistema capitalista e alle leggi che guidano l'azione dei governi.

Quindi ce n'è di carne a cuocere. Nel fare questa battaglia, per nostra “sfortuna” non siamo soli in città e in fabbrica in particolare, ma lo siamo sul piano nazionale in cui il sindacalismo non solo confederale, ma anche di base, di classe, se ne fotte di ciò che succede alle Acciaierie. L'ideologia, la prassi, la visione della lotta sindacale di classe in Italia e in generale per queste organizzazioni sindacali fa a meno delle fabbriche e in particolare delle grandi fabbriche. E quindi è evidente che su questo una battaglia che sia anche nazionale è necessaria e che chiaramente sarà vinta se innanzitutto gli operai della più grande fabbrica di questo paese e l'appalto di questa fabbrica troveranno la forza di ribellarsi.

Verso la manifestazione a Taranto del 2 giugno - info appello

Dobbiamo intensificare la campagna per la manifestazione del 2 giugno che deve essere un assedio partecipato dell’ammiragliato per 

- denunciare i legami economici militari Italia/Israele, in solidarietà con il popolo palestinese, denunciare le industrie belliche, in primis la Leonardo, e i profitti di guerra  

 - contro le guerre imperialiste 

 - contro il G7 di puglia - per una partecipazione di Taranto alle manifestazioni del 13-15

La manifestazione è per le ore 10 del 2 giugno, cui seguirà l’assemblea con la presenza del coord reg. anti G7 per discutere e organizzare la partecipazione al G7
 

locandina provvisoria