Nella quarta udienza del processo "Ambiente svenduto" del 7 giugno sono
continuati ad intervenire gli avvocati degli imputati, che hanno
soprattutto ribadito la richiesta, come nell'altra udienza,
dell'annullamento della sentenza di primo grado della Corte d'Assise di
Taranto e quindi del trasferimento del processo a Potenza. Ancora una
volta, quindi, si è parlato della presunta violazione dell'Art, 11,
citando a questo proposito anche una sentenza della Cassazione per
dimostrare che gli stessi magistrati di Taranto andrebbero considerati
"persone offese" e quindi non "super parte" - sentenza che il presidente
della Corte d'appello ha voluto acquisire.
Insieme a questa
richiesta hanno aggiunto diverse eccezioni di nullità relative
all’udienza preliminare - tra cui il non rispetto del diritto di
partecipazione degli avvocati degli imputati ad accertamenti non
ripetibili. Per cui la richiesta sarebbe anche di ripetere per esempio i
prelievi e le analisi fatte nel quartiere Tamburi.
Mentre un
altro avvocato degli imputati, Liscio, allo scopo di dimostrare che
l'inquinamento non era dovuto solo all'Ilva, ha nuovamente chiesto di
acquisire il fascicolo, a suo tempo archiviato in tribunale,
sull’indagine relativa al canale di scolo dell’Arsenale nelle acque del
mar Piccolo. A questa questione, che tendeva solo a spostare le indagini
dall'Ilva, purtroppo dobbiamo dire che contribuirono le dichiarazioni
nelle udienze del 12 e 17 febbraio 2020 dell'Ispettore del Lavoro
Fernando Severini, che invece di rimanere e concentrarsi sulla
situazione all'Ilva, aveva parlato anche delle sue indagini
sull'inquinamento del mar piccolo all'Arsenale, sicuramente importanti,
ma che si prestavano al "gioco" degli avvocati degli imputati di deviare
l'attenzione dall'Ilva.
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