martedì 4 marzo 2014

Per chi va a vedere il film vincitore dell'oscar "12 anni schiavo", sappia che può vedere tutto dal vivo in puglia nel foggiano e altrove

La piaga del sottosalario
per un bracciante su due

FOGGIA - Autoctoni e migranti pari sono in Capitanata in fatto di sottosalario. Lo denuncia la Flai-Cgil che ha appena chiuso il suo
 congresso provinciale che ha visto il coinvolgimento di oltre 4mila lavoratori. «Il sottosalario - sottolinea il neoeletto segretario provinciale Daniele Calamita - continua a rappresentare il 50% del salario
contrattuale per tutte le categorie di lavoratori, che siano migranti o autoctoni. Si continua a pensare di poter competere sui mercati non migliorando la qualità dei processi e dei prodotti, non facendo filiera e consorziandosi, ma abbattendo i diritti dei lavoratori».

E’ un atto d’accusa forte, purtroppo reiterato (e rimasto ancora inascoltato da parte delle istituzioni) quello
del sindacato. Una proiezione sulla situazione in atto in Capitanata è stata realizzata, a proposito di lavoro
nero ed economia illegale, per il settore del pomodoro. «Attorno al caporalato - sottolinea Calamita - ruota
un valore economico che potenzialmente va dai 20 ai 30 milioni annui. Soldi sottratti ai lavoratori, sui quali nessuno paga tasse e contributi con un enorme danno per lo Stato, che alimenta spesso circuiti criminali».

In Capitanata vige ancora di fatto il pagamento a cottimo, i 27 milioni di quintali di pomodoro raccolto in Capitanata sviluppano 9 milioni di casse da 3 quintali ciascuna, quelle utilizzate abitualmente per la raccolta.
Ogni lavoratore è costretto a cedere da 1 a 2 euro al caporale per cassone riempito con un illecito che si
aggira tra gli 8 e i 18 milioni di euro. «Se a questo - rileva il sindacalista - sommiamo quanto pagano per il trasporto sui campi, per poter ricaricare i telefonini, per quanto dovuto per vivere in accampamenti
improvvisati, la cifra complessiva fornita non crediamo sia tanto lontano dal reale. E parliamo solo dell’oro rosso».

«Una situazione – ha concluso Calamita – che è figlia anche di una crisi indotta dell’agricoltura, succube di speculatori del commercio. Vi sono poi aziende che spiccano per capacità d’innovazione e
commercializzazione, altre arretrate e obsolete. Serve una presenza dello Stato e un controllo maggiore per debellare lo sfruttamento, ma senza una vera rivoluzione culturale del nostro sistema imprenditoriale, continueremo a perdere le grandi occasioni di sviluppo che una terra come la Capitanata ha nel settore
primario e della trasformazione».

Proprio il fronte della lotta allo sfruttamento del lavoro e alla negazione dei diritti ha visto particolarmente impegnata la Flai in questi anni. Da “Stop Caporalato” a “Gli invisibili delle campagne di raccolta”, fino al sindacato di strada a “Mai più schiavi”, sono numerose le campagne di mobilitazione portate avanti negli
ultimi cinque anni. Non sono mancati i risultati: dalla legge che ha portato alla ridefinizione quale reato penale
del caporalato, all’adozione da parte della Regione Puglia degli indici di congruità. «Oggi abbiamo più
strumenti per contrastare fenomeni lesivi della dignità umana prima ancora che discorsivi del mercato del lavoro». Il congresso si è concluso al termine di cinquantasei assemblee di base – 23 aziendali, 5
 intercomunali e 28 comunali – e oltre 4mila lavoratori che hanno partecipato al voto. Accanto alla rielezione
di Calamita, sono stati eletti i componenti di segreteria, Daniele Iacovelli (altra conferma) e Magdalena
Jarczak.

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