FOGGIA
- Autoctoni e migranti pari sono in Capitanata in fatto di
sottosalario. Lo denuncia la Flai-Cgil che ha appena chiuso il suo
congresso provinciale che ha visto il coinvolgimento di oltre 4mila
lavoratori. «Il sottosalario - sottolinea il neoeletto segretario
provinciale Daniele Calamita - continua a rappresentare il 50% del
salario
contrattuale per tutte le categorie di lavoratori, che siano
migranti o autoctoni. Si continua a pensare di poter competere sui
mercati non migliorando la qualità dei processi e dei prodotti, non
facendo filiera e consorziandosi, ma abbattendo i diritti dei
lavoratori».
E’ un atto d’accusa forte, purtroppo reiterato (e rimasto ancora
inascoltato da parte delle istituzioni) quello
del sindacato. Una
proiezione sulla situazione in atto in Capitanata è stata realizzata, a
proposito di lavoro
nero ed economia illegale, per il settore del
pomodoro. «Attorno al caporalato - sottolinea Calamita - ruota
un valore
economico che potenzialmente va dai 20 ai 30 milioni annui. Soldi
sottratti ai lavoratori, sui quali nessuno paga tasse e contributi con
un enorme danno per lo Stato, che alimenta spesso circuiti criminali».
In Capitanata vige ancora di fatto il pagamento a cottimo, i 27 milioni
di quintali di pomodoro raccolto in Capitanata sviluppano 9 milioni di
casse da 3 quintali ciascuna, quelle utilizzate abitualmente per la
raccolta.
Ogni lavoratore è costretto a cedere da 1 a 2 euro al caporale
per cassone riempito con un illecito che si
aggira tra gli 8 e i 18
milioni di euro. «Se a questo - rileva il sindacalista - sommiamo quanto
pagano per il trasporto sui campi, per poter ricaricare i telefonini,
per quanto dovuto per vivere in accampamenti
improvvisati, la cifra
complessiva fornita non crediamo sia tanto lontano dal reale. E parliamo
solo dell’oro rosso».
«Una situazione – ha concluso Calamita – che è figlia anche di una crisi
indotta dell’agricoltura, succube di speculatori del commercio. Vi sono
poi aziende che spiccano per capacità d’innovazione e
commercializzazione, altre arretrate e obsolete. Serve una presenza
dello Stato e un controllo maggiore per debellare lo sfruttamento, ma
senza una vera rivoluzione culturale del nostro sistema imprenditoriale,
continueremo a perdere le grandi occasioni di sviluppo che una terra
come la Capitanata ha nel settore
primario e della trasformazione».
Proprio il fronte della lotta allo sfruttamento del lavoro e alla
negazione dei diritti ha visto particolarmente impegnata la Flai in
questi anni. Da “Stop Caporalato” a “Gli invisibili delle campagne di
raccolta”, fino al sindacato di strada a “Mai più schiavi”, sono
numerose le campagne di mobilitazione portate avanti negli
ultimi cinque
anni. Non sono mancati i risultati: dalla legge che ha portato alla
ridefinizione quale reato penale
del caporalato, all’adozione da
parte della Regione Puglia degli indici di congruità. «Oggi abbiamo più
strumenti per contrastare fenomeni lesivi della dignità umana prima
ancora che discorsivi del mercato del lavoro». Il congresso si è
concluso al termine di cinquantasei assemblee di base – 23 aziendali, 5
intercomunali e 28 comunali – e oltre 4mila lavoratori che hanno
partecipato al voto. Accanto alla rielezione
di Calamita, sono stati
eletti i componenti di segreteria, Daniele Iacovelli (altra conferma) e
Magdalena
Jarczak.
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