Taranto, l’Eni potenzia la raffineria con l’ok della Regione. E ammette: “Più emissioni”.. da il fatto quotidiano


Col parere favorevole di governo e Regione e quello negativo (ma non vincolante) del Comune ionico, la società petrolifera realizzerà il progetto Tempra Rossa, che comporterà un forte aumento dello stabilimento tarantino. Non ci saranno ricadute occupazionali durature e salirà l'inquinamento. Angelo Bonelli: "Decisione che trasforma definitivamente la città nella discarica dei veleni d’Italia"

Eni
Il progetto Tempa Rossa dell’Eni s’ha da fare. A Taranto, la città avvelenata dall’Ilva che, evidentemente, non ha dato abbastanza sul piano industriale al Paese. L’ufficialità è giunta il 17 luglio scorso, quando la conferenza dei Servizi a cui hanno preso parte i ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico e la Regione Puglia, ha di fatto dato il via libera al progetto in barba al “no” espresso dal consiglio comunale il 14 luglio, solo tre giorni prima. Il divieto dell’assise cittadina, evidentemente, non è piaciuto a Roma: il Comune di Taranto, infatti, non è stato nemmeno convocato. Era stato convocato invece il ministero della Salute che, però, non ha inviato al tavolo nessun rappresentante. Ma che cosa è e cosa comporta il progetto Tempa Rossa?
IL PROGETTO - Nel documento presentato dall’Eni a gennaio 2011 si legge che il progetto prevede il “potenziamento” della Raffineria di Taranto “per lo stoccaggio e la spedizione del greggio” estratto dal campo di Tempa Rossa, in Basilicata. Il potenziamento prevede interventi sia in ambiente marino, come il prolungamento del pontile già in uso all’Eni di Taranto e l’adeguamento dei servizi ausiliari asserviti al pontile, sia su terra come la costruzione di due nuovi mega serbatoi, costruzione nuova linea di trasferimento del greggio dai nuovi serbatoi al nuovo pontile, costruzione di un nuovo impianto pre-raffreddamento e la fabbricazione di due nuovi impianti di recupero vapori. Un progetto che, inoltre, servirà a garantire il miglioramento della gestione dello stoccaggio del greggio estratto in Val D’agri che già da tempo viene movimentato a Taranto.
Pubblicità
RISVOLTI OCCUPAZIONALI - Nel documento si legge chiaramente che “l’adeguamento della Raffineria non prevede un incremento della capacità di lavorazione attuale, ma solo un aumento della capacità di movimentazione greggio Tempa Rossa, destinato esclusivamente all’export via mare”. Insomma non ci sono prospettive occupazionali per i tarantini. Le uniche unità lavorative da impiegare servirebbero per la realizzazione dei nuovi impianti. “La durata della fase di cantiere di costruzione dei nuovi impianti è stata stimata su base statistica in circa 24 mesi, comprensiva della fase di realizzazione delle opere civili e della fase dei montaggi elettromeccanici delle varie componenti del progetto. Il cantiere impiegherà circa 53 operatori, tra lavori civili, meccanici ed elettrici”. Insomma 53 lavoratori per 24 mesi e l’aumento del traffico navale mercantile in cambio di un impianto industriale che si aggiungerebbe a quelli già esistenti: su tutti Ilva e Cementir del Gruppo Caltagirone.
OBIETTIVI - Gli obiettivi del progetto, del resto, sono messi nero su bianco nei documenti presentati dall’Eni. “L’intervento di adeguamento delle strutture della Raffineria di Taranto – si legge nelle carte – si inserisce nei più ampi progetti petroliferi Val d’Agri e Tempa Rossa” che comportano la produzione di 600 milioni di barili di petrolio delle riserve della Val d’Agri (Potenza) e 420 milioni di barili di greggio dal giacimento Tempa Rossa che contribuirà ad aumentare in maniera significativa la produzione nazionale di petrolio, contribuendo così alla sicurezza degli approvvigionamenti energetici del Paese”. Il contributo offerto dal progetto Tempa Rossa, ovviamente, contribuirà a ridurre, seppure sensibilmente, “la bolletta petrolifera italiana”. Non solo. “Il buon esito di questo piano di sviluppo, di cui gli interventi presso la Raffineria di Taranto rappresentano una parte essenziale, è dal punto di vista economico assai rilevante sia a livello nazionale che locale e costituisce un tassello importante nell’ambito delle opere strategiche previste dal piano degli interventi nel comparto energetico”.
I RISVOLTI AMBIENTALI - Il potenziamento degli impianti dell’Eni, che oggi contano già ben 133 serbatoi, contribuiranno anche all’incremento delle emissioni industriali nell’aria di Taranto. Le emissioni diffuse (cioè quelle che vengono emesse in modo incontrollato dallo stabilimento), secondo il colosso italiano del petrolio, aumenteranno del 11-12%. “Tale incremento è determinato – si legge ancora tra i documenti – principalmente dalla superficie dei nuovi serbatoi, di dimensione atta a contenere il quantitativo di greggio movimentato”. Cresce il numero dei serbatoi e quindi anche il livello nell’aria dei composti organici che periodicamente costringono i tarantini a chiudersi in casa per non respirare “la puzza di gas” che avvolge la città. Un fenomeno sul quale anche la procura di Taranto sta indagando da mesi. Ma per l’Eni, ed evidentemente anche per i ministeri e per la Regione guidata da Nichi Vendola, quell’aumento è da considerarsi “trascurabile”.
IL “NO” DEL COMUNE E LA PROCEDURA “SOSPETTA” - “Siamo assolutamente meravigliati di quello che è avvenuto – commenta a ilfattoquotidiano.it l’assessore comunale all’Ambiente Vincenzo Baio – perché il 10 luglio io stesso ho chiarito al tavolo con sottosegretario Dal Basso Decaro, i rappresentati dei ministeri e i vertici di Eni e Total il netto dissenso del Comune di Taranto. Quel giorno ho letto un documento che è stato formalmente acquisito. Quello stesso documento, solo quattro giorni dopo è stato letto in consiglio comunale che ha coerentamente ribadito il “no” al progetto Tempa Rossa. Scoprire che il 17 luglio, cioè una settimana dopo quell’incontro a Roma, ci sia stato il via libera appare più che sospetto. Il nostro “stop” – conclude Baio – evidentemente avrebbe messo i bastoni tra le ruote e così hanno pensato di fare a meno di noi. Del resto il parere del comune in questi casi è obbligatorio, ma purtroppo non vincolante”.
LE REAZIONI - “Questa è una sentenza che trasforma definitivamente Taranto nella discarica dei veleni d’Italia – dice invece Angelo Bonelli, coportavoce nazionale dei Verdi e consigliere comunale di Taranto -. Anche il comportamente della Regione è scandaloso perché il progetto Tempa Rossa, dal punto di vista ambientale, contribuirà ad accrescere le emissioni in atmosfera in modo insostenibnile e irreversibile. E’ la dimostrazione che nessuno vuole un futuro alternativo per questa città. E’ vergognoso”. E proprio poche ora fa Angelo Bonelli è stato destinatario di nuovi atti intimidatori. Dopo la busta con all’interno un coltello consegnata al municipio di Taranto con il messaggio “Te lo mettiamo in gola. Via da Taranto bastardo”, questa mattina il coportavocenazionale dei Verdi ha ricevuto una telefonata anonima nella quale un uomo gli avrebbe riferito “Lei ha preso soldi a Taranto e la sua vita ha ore contate”. Bonelli ha denunciato tutto agli organi di polizia e poi ha raccontato la vicenda sui social network.

giovedì 21 agosto 2014

Palestina - Mottola fa un documento, il Comune di Taranto continua a tacere

La mobilitazione solidale con la Palestina in questo mese è stata rappresentata quasi esclusivamente dall'azione del circolo di Proletari comunisti e dagli attivisti dello Slai cobas, con varie iniziative che, pur se con piccoli numeri, hanno rappresentato la voce della Taranto solidale e internazionalista.

Il Comune, come sempre, su tutti questi argomenti, non rappresenta affatto questa Taranto solidale.
La giunta del Comune di Mottola ha almeno fatto un documento, inviato a Renzi e al Papa, con cui si chiede che il governo fermi il genocidio a Gaza.
Certo la richiesta è accompagnata anche da argomenti che non sono giusti nè rappresentano realmente la situazione in Palestina.
Ma almeno ha dato un segno di vita. Ha affermato che di fronte al massacro in Palestina la città di Mottola non poteva restare in silenzio. Tanto più che il silenzio in questo caso è un "silenzio- assendo" ai massacri e genocidi in corso a Gaza.
Il Comune di Taranto, invece, è di fatto colpevole di questo "silenzio-assenso"!

Carcere di Taranto, è vera emergenza!

Le proteste dei detenuti e l'azione tempestiva di denuncia e mobilitazione dello Slai cobas hanno rotto il silenzio, non solo della stampa che ha dovuto parlare in termini reali della situazione dei detenuti, delle denunce dei loro familiari, ma ha provocato anche delle visite di parlamentari che hanno fatto in questi giorni ispezioni al carcere e hanno dovuto riconoscere, sia pure in forme molto blande e di atto dovuto, che le cose che denunciamo sono vere.
Lettieri e Liuzzi, parlamentari di centrodestra e membri di commissioni, hanno dovuto riconoscere che "sul piano del sovraffolamento, a Bari il divario tra capienza regolamentare ed effettiva è nettamente migliorato, mentre resta difficile la situazione a Taranto dove i detenuti sono il doppio della capienza; sul piano sanitario, a Taranto oltre 200 detenuti sono in terapia", e , di conseguenza, il sistema di assistenza è assolutamente insufficiente.
I parlamentari si sono però limitati a questo e poi continuano a ripetere le cose che non servono a risolvere questa situazione, anzi la fanno incancrenire. Il problema non sarebbe lo svuotamento delle carceri, con l'estensione delle misure alternative, ma l'aumento degli organici degli agenti di custodia, a cui si aggiunge l'ennesima promessa (che per noi è più una minaccia che una promessa) dell'apertura a breve di tre cantieri, di cui uno a Taranto, per estendere le carceri.
Quindi, l'emergenza continua, le risposte di governo e parlamento sono insufficienti,le denunce e le iniziative di lotta devono proseguire.
Un silenzio complice è invece quello del Sindaco e delle Istituzioni locali per cui sembra che il carcere di Taranto non appartiene alla città di Taranto.

Renzi a Taranto per un blitz il 13 settembre

Alla pioggia di lettere, suppliche di Stefano, del presidente della Confindustria, Prefetto, ecc. Renzi risponde nella sua maniera classica con cui affronta i problemi: una toccata e fuga, veloce, con annunci e promesse che poi sono in realtà il 'via libera' a tutto ciò che sta già avvenendo in material di Ilva, 'Tempa rossa', ma anche migranti, missioni militari che toccano la città, il problema della casa, del lavoro, delle bonifiche.
Una breve passerella con Istituzioni plaudenti e lecchine in una città blindata, manco fossimo ai tempi del fascismo.

NON DEVE ESSERE COSI'!

E LO SLAI COBAS FA APPELLO A TUTTI GLI OPERAI, PRECARI, DISOCCUPATI, I SENZA CASA, ALLE FORZE AMBIENTALISTE, ANTIRAZZISTE, ANTIMILITARISTE PER FARE UN'ACCOGLIENZA DI BEN ALTRO TIPO.

E questo lo possiamo fare se capiamo un principio, che se Renzi viene qua, fa il suo blitz trionfale, tutte le esigenze,i bisogni per cui stiamo lottando vengono ignorati, respinti e cancellati.
Se, invece, Renzi trova l'accoglienza di operai e masse che non ne possono più, che vogliono realmente difendere i loro interessi e condizioni di vita e di lavoro, allora il governo, questo come tutti i governi, sarà costretto a dare delle risposte.

All'Ilva si avvicinano gli indiani... Ma gli operai non devono stare a guardare...

All'Ilva si avvicinano gli indiani e il Financial time parla di una trattativa ormai in dirittura di arrivo.
Ma in fabbrica nulla succede. I sindacati confederali hanno sempre detto Si a tutto quello che è avvenuto in questi anni e si apprestano a dire Si a scatola chiusa su quello che si sta realizzando.

Affronteremo nei primi mesi di settembre con un documento tutta la vicenda dell'Arcerol-Mittal: chi sono e cosa vogliono, da dove vengono i soldi che gli permettono di acquisire l'Ilva e che succederà in Ilva se questa operazione va a buon fine in termini di sfruttamento, posti di lavoro, sicurezza sul lavoro, di diritti sindacali e che fine farà il piano di ambientalizzazione.
Ma il principale chiarimento che serve ai lavoratori è se in tutta questa vicenda vogliono essere spettatori, sudditi e agnelli sacrificali, o se invece vogliono realmente difendere i loro interessi.
Se gli operai affrontano questa situazione già accettandola e pensando che se si stanno zitti e buoni, sia come massa sia come operai attivi, la cosa andrà bene e loro si salveranno anche individualmente il culo, ebbene sappiano che questo è il modo migliore per perdere la battaglia e finire mangiati dai padroni (italiani o indiani che siano) e schiavi.
I sindacati confederali accetteranno tutto, come hanno sempre fatto. L'Usb e Liberi e pensanti non hanno nè progetti, nè idee, nè piani, nè forma organizzata per condurre questa guerra.
Senza l'organizzazione di classe e di massa, senza una direzione realmente autonoma da padroni, governo e idee fasulle, questa battaglia in fabbrica, importante non solo per l'Ilva e la città ma per l'intera classe operaia in Italia, non solo è già persa ma non si combatterà neanche.
Noi siamo l'alternativa a tutto questo. Dobbiamo costruire insieme la forza organizzata perchè sia presente e via via forte e in gradi di rovesciare la situazione.

IL 12 SETTEMBRE ATTIVO OPERAIO E PROLETARIO PER PROMUOVERE E RIORGANIZZARE QUESTA BATTAGLIA

Info: slaicobasta@gmail.com - 3475301704

A proposito di Tempa Rossa

Tutta l'estate è stata caratterizzata da un vivace dibattito e scontro sul progetto 'Tempa rossa' che in sostanza consiste nell'adeguamento delle strutture della Raffineria ENI di Taranto per lo stoccaggio e la movimentazione del greggio, proveniente dal giacimento lucano, denominato appunto 'Tempa rossa'.
Le questioni principali che in questo momento solleviamo sono di due ordini: il problema dell'impatto ambientale e il problema della democrazia sul territorio.
Sull'impatto ambientale, Taranto è una città che effettivamente non può permettersi di aumentare i carichi inquinanti neanche di un grammo; ha già davanti a sè il problema importante e decisivo per il suo futuro di riuscire ad ambientalizzare l'Ilva per permettere la continuità produttiva di una fabbrica che non uccida nè i suoi operai nè le masse popolari tarantine, in particolare quelle dei quartieri inquinati; il secondo problema che ha la città è quello del gigantesco piano di bonifica del territorio.

Noi pensiamo che questi siano i problemi principali della città e vogliamo l'unità di operai e masse popolari per imporre con la lotta la difesa del lavoro e della salute e sicurezza.
Noi riteniamo che oltre all'Ilva, l'Eni, la Cementir, per quanto riguarda le industrie, la Marina Militare abbiano prodotto e continuano a produrre altrettanti danni alla città. Per cui siamo perchè la lotta operaia e proletaria si allarghi anche a tutte queste realtà, con gli stessi obiettivi per quanto riguarda le industrie, con, invece, un radicale cambiamento per quanto riguarda la Marina.
In questo quadro il progetto 'Tempa rossa' non è accettabile, così come è presentato. Esso vuole sviluppare la città nel senso attuale, senza mettere in discussione non tanto l'industria quanto il primato del profitto sulla vita degli operai e delle masse popolari.

La posizione attuale della Confindustria su questo e l'agitazione della Confindustria nel raccogliere gli operai al suo seguito e contrapporla al movimento necessario di lotta per il lavoro e la salute, è sbagliata e va contrastata.

Ma il dibattito su tutto questo è avvelenato dalla questione della democrazia e dei diritti violati della città, che proprio il progetto 'Tempa rossa' mette ancora una volta drammaticamente alla luce.
Il primo Ok al progetto 'Tempa rossa' porta la firma esemplare della Prestigiacomo e di Galan, due ministri corrotti, sotto inchiesta e uno dei quali arrestato proprio perchè al servizio delle lobby industriali, affaristiche il cui raggio si è esteso in tutto il territorio nazionale; la Prestigiacomo è anche dentro l'inchiesta "ambiente svenduto". Quindi, il "via libera" deciso da questi ministri deve essere revocato e annullato.
A questo si è aggiunta tutta l'azione dei governi seguenti che è andata nella stessa direzione e anche qui viene sollevato la definizione di "opera strategica" che è lo strumento che i governi e i padroni hanno scelto per imporre comunque i loro progetti finalizzati a speculazione e profitto. Quando questi governi parlano di "interesse strategico" non vanno creduti per principio perchè fanno coincidere l'"interesse strategico" con quello dei padroni. Questa è una seconda ragione per respingere 'Tempa rossa'.
Con la parola "strategica" gli operai, lavoratori, le masse popolari di Taranto vengono cancellati come soggetti che devono decidere su ciò che accade nel loro territorio, vengono espropriati sulla possibilità di discutere e far sentire la loro voce.
Nel caso concreto, per di più lo stesso consiglio comunale, sia pur in maniera confusa e ipocrita, come tutto quello che fa la giunta Stefano su questi temi, ha detto al momento il suo NO al progetto. Quindi, non esiste che il governo, i padroni e l'Eni affermano di farlo comunque e fanno andare avanti il progetto come se niente fosse.
Per questo lo slai cobas dice NO all'attuale progetto 'Tempa rossa' e lo considera parte della battaglia generale che dobbiamo fare.

Certo chi grida assassini non contro i padroni ma contro gli operai è gentaglia imbecille, piccolo borghese o sottoproletaria, che dice che nociva è l'industria e non il capitale, che ci vuole portare a tempi immaginari di una Taranto che non è mai stata come dicono loro se non nelle fotografia delle mostre d'epoca.
Comunque siano le sigle e le forme con cui questi discorsi vengono sostenuti, vanno combattuti nelle fabbriche e in città, perchè il movimento operaio e popolare deve unirsi e vincere questa battaglia, liberandosi degli agenti dei padroni.

Cementir - respingiamo la dittatura di padroni e sindacati confederali

Dai comunicati che pubblichiamo è chiaro quello che stà avvenendo. Azienda e Sindacati confederali stanno facendo sporche manovre,pressioni verso gli operai, per impedire la presentazione dello Slai cobas per il sindacato di classe alle prossime elezioni delle Rsu, dopo aver visto, con grande loro sconcerto e rammarico, che tanti operai vogliono che lo slai cobas entri in fabbrica.
Ma con questo azienda e sindacati confederali dimostrano solo la loro paura.

Dal 4 settembre assemblea e presidio permanente alla Cementir, ma anche al tribunale, prefettura e sotto le sedi sindacali

slai cobas per il sindacato di classe
slaicobasta@gmail.com
3471102638



Solidarietà agli operai della Gamit, indotto Ilva

Da questa mattina gli operai della Ditta Gamit, appalto Ilva, sono in sciopero ad oltranza con presidio alla portineria imprese. E' da tempo che non ricevono gli stipendi.

Noi, come abbiamo detto a proposito della marcia della confindustria, siamo perchè la lotta degli operai sia indipendente e non usata per gli interessi aziendali.
Anche in una situazione di grave difficoltà da parte di padroni e padroncini delle Ditte a causa dei mancati pagamenti da parte dell'Ilva, non è vero che sono sullo stesso piano i problemi degli operai e quelli delle aziende; gli operai se non prendono a fine mese il salario non possono neanche mangiare, loro e le loro famiglie, le Ditte possono anche chiudere ma spesso possono riaprire in altri posti; nè è vero che solo se le ditte vanno bene c'è lavoro per gli operai, sia perchè è esattamente il contrario: è il lavoro degli operai e solo questo che produce profitti per le aziende, sia perchè anche nei tempi in cui il lavoro c'era, gli operai al massimo hanno avuto assicurato lo stipendio, ma la lenta riduzione dei posti di lavoro nelle imprese è iniziata da anni.

Certamente la questione Ilva è reale. L'Ilva non può non pagare i lavori fatti dalle ditte.
Ma gli operai devono essere comunque tutelati.
Occorre pretendere dal governo un "decreto operaio" che garantisca posti di lavoro e salari per tutti gli operai.

4 settembre attivo dello slai cobas per il sindacato di classe

4 settembre alle ore 18, nella sede di via Rintone, 22, primo attivo generale dei lavoratori, disoccupati, attivisti Slai cobas, aperto a chiunque, pur non dello Slai cobas, voglia partecipare, per riprendere l'attività dell'autunno.

Per settembre già due appuntamenti:
Ripresa del processo contro l'Ilva
Venuta di Renzi a Taranto

martedì 19 agosto 2014

Ilva, da ArcelorMittal lettera intenti non vincolante

Ilva, da ArcelorMittal lettera intenti non vincolante

BARI (Reuters) - ArcelorMittal, primo produttore mondiale di acciaio, ha inviato una lettera di intenti non vincolante all'azienda siderurgica Ilva. Lo riferiscono oggi fonti sindacali.
L'Ilva di Taranto è la più grande acciaieria europea. E' stata posta in amminsitrazione straordinaria lo scorso anno dopo che i magistrati hanno sequestrato ai proprietari, la famiglia Riva, 8,1 miliardi di euro nell'ambito di un'inchiesta per disastro ambientale.
"E' arrivata una lettera di intenti, e Arcelor presenterà un piano industriale al governo italiano entro la fine di settembre", ha detto una delle fonti sindacali.
Il Corriere della Sera oggi ha scritto che il governo è favorevole all'ingresso di soci italiani accanto ad ArcelorMittal, aggiungendo però che la lettera di intenti non cita il coinvolgimento di partner italiani.
ArcelorMittal e il commissario straordinario dell'Ilva Piero Gnudi non hanno risposto alla richiesta di un commento.
Il mese scorso il ministro dello Sviluppo Federica Guidi aveva detto che ArcelorMittal < ISPA.AS> era tra le quattro-cinque società internazionali interessate all'Ilva.
Recentemente Federacciai ha detto che lo stabilimento di Taranto perde 60-80 milioni di euro al mese.
Dopo avere confermato di essere stato invitato dal governo a investire nell'azienda italiana, il gigante mondiale dell'acciaio recentemente ha detto che andrà avanti solo se riterrà che l'accordo sia favorevole alla sua attività in Europa e in grado di creare valore.
L'acquisto dell'Ilva darebbe ad ArcelorMittal un maggior controllo sul prezzo dell'acciaio nell'Europa meridionale.
Sul sito www.reuters.it le altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia

lunedì 11 agosto 2014

Ilva: la situazione non è buona... nè per gli operai, nè per le masse popolari

Verso un convegno operaio e popolare  a settembre

sulla situazione in fabbrica - processo Ilva - rilancio della lotta generale per il decreto operaio

info
slai cobas per il sindacato di classe
slai cobasta@gmail.com
info 347-5301704
via rintone 22 taranto

Citta vecchia - non si fanno ordinanze di sgombero coatto senza dare le case agli abitanti!

Il provvedimento firmato dal sindaco Stefàno di sgombero di otto edifici, ventuno famiglie, una trentina di minori con l'ipocrisia della 'salvaguardia della salute e della incolumità privata' è un provvedimento sciagurato che alza tensione senza risolvere alcun problema.....

Le famiglie hanno ragione e l'amministrazione torto, quando dichiarano "Il Comune ci ha mandato in queste case circa tre anni fa, doveva essere una soluzione temporanea in attesa dell'assegnazione delle case ma ora vogliono cacciarci fuori anche di qui".

Basta con un futuro fatto di sistemazioni provvisorie e di "soluzioni tampone".
 

Le proposte degli abitanti sono ragionevoli e sono l'unica soluzione possibile e nessuno cerchi di diffamare e criminalizzare le famiglie.

"Nessuna soluzione temporanea (come soggiorni in alberghi, in ostelli, in B&B o in appartamenti vincolati da contratti di locazione temporanei) sarà accettata. Pretendiamo l'assegnazione urgente e definitiva di case che
rispettino le condizioni di ogni singolo nucleo familiare, con documentazione che accerti, di forma sicura e trasparente, l'idoneità e la stabilità delle stesse. Pretendiamo che gli appartamenti oggetto di futura assegnazione siano previamente visionati dai futuri abitanti. Pretendiamo che la pubblica amministrazione si assuma l'obbligo di rispettare la scelta di quelle famiglie che esprimono la volontà di restare nella città vecchia
dunque, che si attivi nella ricerca di soluzioni abitative idonee nell'isola.
È necessario, inoltre, operare per la messa in sicurezza degli stabili sotto sequestro preventivo affinché possano essere riqualificati e restituiti alla pubblica fruizione. Queste volontà devono essere eseguite, senza condizioni, da chi ha la possibilità di poter provvedere alla sistemazione di tutti i nuclei famigliari coinvolti, che invitano il sindaco a recarsi presso gli stabili oggetto di sgombero al fine di visionare personalmente lo stato di
degrado presente nell'area".

CASA LAVORO REDDITO - INSIEME ALLA SALUTE - SONO DIRITTI FONDAMENTALI CHE VENGONO NEGATI IN QUESTA CITTA'
 

SINDACO E AMMINISTRAZIONE SONO ALLA RICERCA DEL GIORNO PER GIORNO, FIGLI E FIGLIASTRI E CON NESSUNA SOLUZIONE

LA SOLIDARIETA' DELLO SLAI COBAS TARANTO E' DI
CONDIVISIONE E DI SOSTEGNO ALLA LOTTA
AUTORGANIZZATA


slai cobas taranto slaicobasta@gmail.com 347-5301704
agosto 2014

Continuano le iniziative a sostegno del popolo palestinese in puglia - a taranto prosegue il sostegno con firme all'esposto denuncia contro governo renzi e industrie belliche




----Messaggio originale----
Da: tadamonbari@gmail.com
Data: 06/08/2014 12.38
A: <undisclosed-recipients:;>
Ogg:





Sosteniamo la giusta lotta di liberazione nazionale del popolo palestinese contro l’occupazione, la colonizzazione e l’apartheid imposte da Israele!
Isolare internazionalmente lo Stato sionista!
Chiediamo al governo italiano di interrompere ogni forma di collaborazione – militare, economica, politica, culturale – con Israele
Chiediamo al governo della regione Puglia di interrompere ogni accordo di collaborazione con istituzioni israeliane!
Chiediamo a tutte le assemblee elettive, dal parlamento ai consigli comunali, di pronunciare una netta condanna dell’aggressione israeliana contro la popolazione palestinese!
Chiediamo un tribunale internazionale che giudichi lo stato di Israele per crimini contro l’umanità
Sviluppiamo la campagna BDS (Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni)!

Dopo un mese di micidiali bombardamenti dell’esercito israeliano a Gaza, accanitosi nel colpire ospedali, scuole, asili, bambini, sedi dell’ONU che accoglievano i rifugiati, centrali elettriche, acquedotti, infrastrutture civili, Gaza si è trasformata dal più grande campo di concentramento del mondo nel più grande cimitero del mondo. Secondo i dati del PCHR
Palestinian Centre for Human Rights, Dall’8 luglio al 5 agosto l’esercito sionista ha ucciso 1938persone, di cui 1626 civili (84%): 460 bambini, 246 donne; ha ferito 7920 persone, principalmente civili, di cui 2111 bambini, 1415 donne
L’offensiva di Israele ha causato oltre 5 miliardi di dollari di danni alle abitazioni e alle infrastrutture nella Striscia di Gaza. La cifra è destinata a salire poiché l’aggressione continua. Circa 10.000 case sono state distrutte completamente e 30.000 parzialmente. Le tre aree che hanno subito la distruzione più importante sono Shujaiyya (dove vivono circa 110.000 persone. Il 60 per cento delle case è stato completamente distrutto) Beit Hanoun Abasan. Serviranno 5 miliardi di dollari per ricostruire soltanto gli edifici, non considerando i beni, come i mobili e le auto.
Anche i contenitori diesel appartenenti alla centrale elettrica di Gaza sono stati distrutti.
10 linee elettriche che alimentano Gaza e sono fuori uso. Il 70 per cento dei pozzi d’acqua sono stati completamenti distrutti, oltre alla perdita delle rete idrica”.
Secondo i dati delle Nazioni Unite, 485.000 persone - un quarto della popolazione di Gaza - sono state costrette a lasciare le loro case durante l’attacco sionista.
Dall’8 luglio, i medici e le squadre di soccorso sono stati colpiti da incursioni aeree israeliane e da colpi di artiglieria 102 volte. 19 medici sono stati uccisi e molti di più sono rimasti feriti. 44 dei 55 centri d’assistenza d’urgenza sono stati chiusi a causa dei bombardamenti israeliani. Inoltre, 17 ospedali, sia pubblici, sia privati, sono stati presi di mira e colpiti dall’esercito israeliano.Gli attacchi ai poli ospedalieri sono considerati una “grave violazione” della Quarta Convenzione di Ginevra; in altre parole, un crimine di guerra. Un’altra “grave violazione” è l’appropriazione e la distruzione estensiva di proprietà, la quale non è giustificata da necessità di natura militare ed è compiuta in modo gratuito e illegale. Israele è uno dei paesi firmatari della Quarta Convenzione di Ginevra, che sottoscrisse nel 1957. Israele, tuttavia, afferma che la convenzione non è estendibile al comportamento israeliano nei territori acquisiti nel 1967 e occupati militarmente da allora. Il portavoce dell’esercito israeliano ha sostenuto ripetutamente che i combattenti della resistenza palestinese utilizzano gli ospedali come deposito e base di lancio dei razzi, ma non ha presentato alcuna prova attendibile a sostegno della propria tesi.

-- 
*****************
Tadamon Filastin فلسطين  تضامن (Solidarietà - Palestina)
Comitato di solidarietà col popolo palestinese in Terra di Bari
 II Str. Priv. Borrelli n. 32, Bari
E-mail: tadamonbari@gmail.com
Tel: 0809670901

domenica 10 agosto 2014

'l'isola che vogliamo' è quella in cui non si sgomberano gli abitanti! massima solidarietà dello slai cobas per il sindacato di classe



Case pericolanti, la protesta dopo l’ordinanza di sgombero
- Case pericolanti, la protesta dopo l’ordinanza di sgombero 


Dopo l’ordinanza di sgombero

I residenti delle case pericolanti: “Da qui non ci muoviamo

La protesta: “Altro che albergo. Vogliamo le nostre case”.





Otto edifici, ventuno famiglie, una trentina di minori e un’ordinanza di sgombero. Nonostante il provvedimento firmato ieri dal sindaco Stefàno, i residenti di città vecchia, che da quasi tre anni vivono negli immobili sequestrati qualche settimana fa dalla Guardia di Finanza, non intendono muoversi da lì: “A scopo precauzionale - ha scritto il primo cittadino - ed a salvaguardia della salute e della incolumità privata, si rende necessario eseguire con urgenza lo sgombero coatto”.
Stamattina, le famiglie di via Di Mezzo, hanno tenuto una conferenza stampa per spiegare la loro posizione. “Il Comune ci ha mandato in queste case circa tre anni fa, doveva essere una soluzione temporanea in attesa dell’assegnazione delle case ma ora vogliono cacciarci fuori anche di qui”.
Le loro case sono finite sotto sequestro nell’ambito dell’indagine per “truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche”. Il loro timore è che, una volta usciti dalle abitazioni ritenute pericolanti, per loro si apra una futuro fatto di sistemazioni provvisorie e quelle che si definiscono “soluzioni tampone”.
Queste le richieste ribadite questa mattina: “Nessuna soluzione temporanea (come soggiorni in alberghi, in ostelli, in B&B o in appartamenti vincolati da contratti di locazione temporanei) sarà accettata. Pretendiamo l’assegnazione urgente e definitiva di case che rispettino le condizioni di ogni singolo nucleo familiare, con documentazione che accerti, di forma sicura e trasparente, l’idoneità e la stabilità delle stesse. Pretendiamo che gli appartamenti oggetto di futura assegnazione siano previamente visionati dai futuri abitanti. Pretendiamo che la pubblica amministrazione si assuma l’obbligo di rispettare la scelta di quelle famiglie che esprimono la volontà di restare nella città vecchia dunque, che si attivi nel ricerca di soluzioni abitative idonee nell’isola. È necessario, inoltre, operare per la messa in sicurezza degli stabili sotto sequestro preventivo affinché possano essere riqualificati e restituiti alla pubblica fruizione. Queste volontà devono essere eseguite, senza condizioni, da chi ha la possibilità di poter provvedere alla sistemazione di tutti i nuclei famigliari coinvolti che invitano il sindaco a recarsi presso gli stabili oggetto di sgombero al fine di visionare personalmente lo stato di degrado presente nell’area”.

venerdì 8 agosto 2014

le donne di taranto con le donne palestinesi

sotto la prefettura mercoledi scorso 
ma la lotta continua
iniziative delle donne in altre città italiane

come va a finire la questione del licenziamento di ABATE da Blue star - l'ilva la vince ?

E' necessario che lo stesso Abate comprenda che questa lotta domanda altre iniziative e che lo slai cobas
è disponibile a farne una vicenda esemplare alla fabbrica, come in città come a livello nazionale!

carcere di Taranto - NON ASPETTIAMO NUOVI SUICIDI E NUOVE PROTESTE


>
> vogliamo una ispezione sulla condizione dei detenuti
> svuotare il carcere per renderlo a norma e di tutelare condizioni e
> dignità dei detenuti!

>
> dopo il presidio al carcere dei giorni scorsi nuova iniziativa dello slai
> cobas in collaborazione con alcuni familiari dei detenuti
>
> Nel carcere di Taranto la media di detenuti presenti negli ultimi tre anni
> è 650, a fronte di una capienza regolamentare di 235
> questo sovraffollamento  rende più difficili le condizioni di vita
> all'interno del carcere, accelera il deperimento materiale dei fabbricati.
> Particolarmente difficile la situazione nelle sezioni del "circondariale",
> in cui 4 detenuti si affollano in 9 Mq, con la torre del letto a castello
> che arriva a lambire il soffitto.
> Ora è grave il problema del caldo  a cui si aggiunge la situazione
> dell'approvvigionamento idrico con  una prolungata carenza di acqua per
> cui i detenuti sono costretti a fare le docce ad intervalli di 48 ore per
> la necessità di razionare i consumi.
> Esiste una elevata incidenza di detenuti con problemi psichiatrici e di
> tossicodipendenza, che nella sezione femminile raggiunge il 40%,
> chiediamo misure urgenti
> 1 maggiore accesso alle misure alternative e ai benefici previsti dalla
> legge n. 199/2010.
> 2 soluzione del problema dell'acqua
> 3 controllo sul trattamento dei detenuti - con interviste dirette da parte
> degli ispettori dei detenuti
> 4 miglioramento assistenza medica e psichiatrica
> 5 allargamento delle possibilità di lavoro e formazione professionale
> offerte ai detenuti.
> .
>
> Slai cobas per il sindacato di classe Taranto - sezione diritti in
> collaborazione con alcuni familiari dei detenuti
> via rintone 22 Taranto - slai cobasta@gmail.com - 3471102638
> 8-8-2014

Taranto a sostegno dell'esposto per la Palestina

Basta con il massacro israeliano a Gaza!
Basta morte di donne e bambini !
Terra , libertà e diritti al popolo palestinese!

Basta con il sostegno del governo italiano
Basta armi italiane allo Stato d'Israele
Sottoscriviamo in massa l'esposto denuncia!


ESPOSTO - DENUNCIA NEI CONFRONTI DEL GOVERNO ITALIANO

A fronte della gravità della situazione determinatasi a Gaza in Palestina, in seguito all'invasione ad opera dello stato di Israele, i sottoscritti firmatari fanno propri gli appelli provenienti dai sindacati europei, dai premi nobel, dai medici, scienziati, volti:

a richiedere la cessazione immediata degli attacchi aerei in corso contro il popolo palestinese e di qualsiasi operazione di terra e il ritiro dell'esercito di occupazione israeliano;
a mettere sotto accusa i crimini contro l'umanità commessi dallo stato di Israele nei confronti della popolazione palestinese e in particolare donne, bambini, in violazione della Convenzione di Ginevra, delle risoluzioni ONU, e dei diritti umani in generale.

E chiedono che il governo italiano metta fine al supporto diplomatico-politico-militare all'aggressione, e, di conseguenza, revochi il memorandum di intesa sulla cooperazione militare italo-istraeliana (legge 17 maggio 2005 n. 94) che prevede la cooperazione tra i ministeri della Difesa, Forze Armate di Italia e Israele, riguardanti l'importazione, esportazione e transito di materiali militari, l'organizzazione delle Forza Armate, l'organizzazione delle attività di addestramento e di esercitazione, la cooperazione nella ricerca, sviluppo e produzione di tecnologie militari, e che incoraggia le industrie italiane e israeliane nella ricerca di progetti e materiali di interesse comune.
Sulla base di questa legge il governo, anche in queste ore, sta sostenendo, l'invasione israeliana, i soldati italiani in Libano vengono coinvolti in attività volte a fermare i razzi di provenienza dalla striscia di Gaza, e Israele sta utilizzando materiale militare di provenienza italiana, attraverso la fornitura di 30 velivoli M36 da addestramento avanzato, costruiti da Alenia-Aermacchi.

Di conseguenza il governo nell'attuazione di questa politica, in spregio dello stesso parlamento che non ha mai esplicitamente approvato tale condotta, e in spregio ai sentimenti di pace e solidarietà con il popolo palestinese che caratterizzano gran parte della popolazione italiana, si sta rendendo complice di soffocare nel sangue la popolazione e il diritto dei palestinesi all'autodeterminazione nazionale.

CHIEDIAMO, QUINDI, L'IMMEDIATA CESSAZIONE DI QUESTA ATTIVITA' DEL GOVERNO E PRESENTIAMO IN QUESTO QUADRO UN ESPOSTO DENUNCIA ALLA MAGISTRATURA ITALIANA, ALLA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA, E IN TUTTE LE SEDI E ISTITUZIONI VOLTE A TUTELARE I DIRITTI DEI POPOLI E I DIRITTI UMANI.

Chiediamo al Sig. Prefetto, di inoltrare tale protesta al governo e ai ministeri competenti e di attivarsi per una risposta positiva alle istanze di pace e solidarietà in essa contenute.

giovedì 7 agosto 2014

ANCORA SULLA MARCIA DEGLI INDUSTRIALI A TARANTO

Ciò che è andata in scena venerdì 1° agosto è la grave situazione a Taranto ma dal punto di vista dell'interesse del padronato (purtroppo ancora una volta non dal punto di vista di operai e masse popolari della città).
Oggettivamente è stata una manifestazione, con il suo slogan principale “NO alla città dei NO” che si è presentata da un lato in contrapposizione alle Istituzioni locali che direbbero sempre No ai piani del mondo padronale; e dall'altra in contrapposizione a quell'ambientalismo che in nome della salvaguardia della salute si oppone alle fabbriche, alla produzione industriale tout court e a nuovi insediamenti produttivi.
In realtà il bersaglio dei padroni e padroncini è stato troppo scontato e facile, ma falsifica la vera realtà.
Sia rispetto alla posizione delle Istituzioni locali che invece hanno detto e continuano a dire SI ai piani e interessi della grande industria (non dimentichiamo che sindaco e pres. provincia sono inquisiti nel processo Ilva per questo - nè estemporanee e tardive ordinanze contro l'Ilva del sindaco, bellamente rigettate, nè prese di distanza dai piani Eni/Tempa rossa, al solo scopo di cautelarsi, può cambiare la linea succube e collaborativa sempre assunta dal Comune verso le grandi aziende), che non portano avanti i piani di bonifica, risanamento/riqualificazione dei quartieri più per bassa politica e gestione all'insegna del amministrativismo e dell'assoluta incapacità di assumersi il dovere di dare risposte alle emergenze di ambiente e lavoro a Taranto, che di una coerente posizione politica anti aziende (non sono neanche a questa "altezza").
Sia perchè non si è mai visto il capitale che si ferma di fronte all'opposizione di cittadini.
Sarebbe troppo bello. Se il progetto 'Tempa rossa' ancora non va avanti, purtroppo non è per la denuncia di ambientalisti di Taranto, ma per la “guerra” di concorrenza che avviene su alcune scelte strategiche di collocazione produttiva.

La crisi è prima di tutta interna al loro stesso sistema padronale, ma questo non lo potranno mai riconoscere e scaricano le responsabilità tutte all'esterno.
E' il sistema del profitto sempre, di più e comunque che ha creato il problema “Ilva”; produrre in disprezzo della difesa della sicurezza e della salute degli operai e delle masse popolari, spingere al massimo impianti e produzione, risparmiare costi per la messa in sicurezza della fabbrica o per introdurre innovazioni impiantistiche più rispettose dell'ambiente, imboscare gli utili; a questo si è unita la crisi, la concorrenza nel mercato mondiale, in cui i nuovi capitalismi aggressivi tolgono fette di mercato ai vecchi che cercano di mantenere i loro livello di utili con le speculazioni finanziarie, insieme alle vere e proprie truffe, imboscamento di miliardi, mega evasioni fiscali, ecc. 
Tutto questo ha portato oggi al problema “Ilva” e “Taranto”.
Prendetela con il vostro mondo – diremmo al presidente della confindustria e alle aziende scese in corteo.
Non è che chi è sceso in piazza venerdì avessero finora una logica molto diversa, nè che ora abbiano un'altro interesse se non quello della loro salvezza e della difesa del loro profitto; né che nel loro piccolo (rispetto all'Ilva, altre grosse aziende su Taranto di presenza nazionale. Eni, Cementir) non abbiano anch'essi in generale messo il profitto sopra la difesa del lavoro e del salario dei propri lavoratori, come sopra la la difesa delle condizioni di sicurezza e di salute (in alcune delle ditte che sono scese in piazza, dell'appalto Ilva, vi sono stati infortuni mortali; appena hanno avuto problemi li hanno scaricati sui lavoratori con accordi per riduzione di personale, cassintegrazione, e con il non pagamento degli stipendi). Il problema è che ora subiscono, alcuni anche pesantemente, la crisi dell'Ilva da un lato, e dall'altro la politica di industrie come l'Eni che dice o mi lasciate fare quello che voglio o me ne vado da Taranto.


Prendetevela con il vostro Stato, i vostri governi, che nella generale politica dalla parte del padronato, chiaramente fanno decreti (fino a sei) per i pesci grandi e non per i pesciolini; così come non fanno arrivare neanche quei pochi soldi che dovrebbero essere destinate alle bonifiche di Taranto. 

Su questo non possono essere chiamati gli operai, quelli che subiscono, sempre e tutto, sia dall'Ilva/Eni, sia dalle medie e piccole aziende, sia dal governo, a scendere in piazza con i padroni.
Quei lavoratori che l'hanno fatto e come se si fossero data la zappa sui piedi da soli. E va bene il ricatto e la paura di perdere il lavoro, MA, OPERAI, IN ALCUNI CASI BISOGNA DIRE "NO"!

PS. I Liberi e Pensanti hanno grossi problemi di confusione....
Fino a qualche tempo fa era dalle loro fila, nelle loro assemblee che venivano attacchi duri ai lavoratori che "pensavano solo a difendere il lavoro e se ne fregavano della tutela della salute dei cittadini di Taranto", ora, per la contestazione di alcune associazioni ambientaliste alla manifestazione degli industriali, accusano questi ambientalisti di aver chiamato "assassini" gli operai in corteo. 
La realtà è che loro volevano partecipare alla marcia dei padroni - certo, sia pure con posizioni opposte...

Immigrati a Taranto - il Comune deve passare dall'emergenza all'organizzazione stabile dell'accoglienza e dell'assistenza

A fronte dell'arrivo a Taranto e quindi della necessità di accoglienza, assistenza delle migliaia di immigrati, divenuta permanente, alcuni Disoccupati Organizzati avevano espresso presso il Comune la propria disponibilità a svolgere un'attività di volontariato.
Purtroppo si sono trovati di fronte a una muro di disorganizzazione e di scarica barile da parte del Comune.
Per rispondere adeguatamente a questa ormai endemica "emergenza" deve essere il Comune ad organizzare coloro che vogliano fare assistenza, non lasciando alle ricerca individuale anche su chi e dove rivolgersi.
Questo è tanto più necessario a fronte di una situazione, presente nelle strutture di accoglienza più grandi - ex mercato dei tamburi, palaricciardi, ecc. - in cui c'è necessità, come dichiarano le stesse associazioni ufficiali di volontariato, di più personale volontario che faccia assistenza, insieme al personale della protezione civile e delle associazioni di volontariato; chi va di sua iniziativa ha dovuto fare attività dalla mattina alla sera ininterrottamente, soprattutto in questi giorni di grandi arrivi di migranti.
D'altra parte l'organizzazione da parte del Comune di un'assistenza pianificata e adeguata permetterebbe di risolvere meglio una parte dei problemi presenti in queste strutture, dalla pulizia dei locali e servizi, abbastanza carente per es. all'ex mercato dei tamburi, all'organizzazione della distribuzione dei pasti, del vestiario, ecc..
All'interno di una situazione che resta assolutamente inadeguata - e che ciò che è adeguata è essenzialmente la solidarietà del volontariato e della gente.
Gli immigrati, compresi donne e bambini, sono costretti a dormire con i materassi per terra, anche a mangiare per terra o su appoggi improvvisati i pasti che vengono portati da fuori dalla ditta Ladisa; docce e gabinetti sono inadeguati e non rispettosi della dignità personale.
Questa condizione di accoglienza anche se per alcuni immigrati si riduce a un breve periodo è maggiormente inaccettabile nel momento in cui vi sono, ripetiamo, strutture della Marina Militare attrezzate per alloggi, vuote e inutilizzate - e su questo non c'è un'iniziativa adeguata da parte del Comune perchè queste strutture si mettano a disposizione dei migranti.

CHIEDIAMO AL COMUNE CHE CONSIDERI L'ATTIVITA' DI ACCOGLIENZA E ASSISTENZA VERSO GLI IMMIGRATI PARTE DELL'ATTIVITA' DEL SERVIZIO SOCIALE DEL COMUNE, organizzando i disoccupati e disoccupate che vogliono farla:
dando un riferimento di sede a cui è possibile rivolgersi
organizzandone la presenza nelle varie strutture e nel tempo necessario.
riconoscendo questa attività come parte lavoro e parte formazione.

ALCUNE DISOCCUPATE ORGANIZZATE SLAI COBAS che stanno facendo volontariato

lunedì 4 agosto 2014

6 agosto - prosegue la mobilitazione per la Palestina - Vediamoci alla prefettura - Ognuno porti ciò che vuole

Salve, sono una volontaria di PeaceLink. Chiedo cortesemente alcune informazioni: mercoledì alle 17.30 davanti alla prefettura ci sarà un sit-in? O ci si incontra lì per poi fare una marcia per le vie del centro? 
Si possono portare bandiere con la scritta PACE? O striscioni con scritte a favore di Gaza?...


Si può portare tutto!

A Grottaglie intervento e presenza solidale con il popolo palestinese

All'assemblea e nella piazza della notte dei briganti abbiamo portato la denuncia e l'appello alla mobilitazione in solidarietà del popolo palestinese sotto rischio genocidio per l'azione dello stato d'Israele.
Forte la denuncia dell'appoggio politico militare dell'Italia a Israele - forniture delle armi targate Alenia, esercitazioni con militari israeliani in Sardegna. ecc.
Terra e diritti - che erano negli interventi i temi dell'assemblea di Sud in movimento riguardante Taranto e provincia - o valgono per tutti o per nessuno

Slai cobas Taranto

Grottaglie, la notte dei Briganti - Briganti si nasce... ma gli amici di Grottaglie di Sud in movimento non lo nacquero...

All'assemblea indetta da Sud in movimento domenica sera, vi erano oltre 50 di persone, con presenza di diversi comitati impegnati sul territorio.
Il dibattito ha messo in luce come la devastazione territoriale è fondamentalmente voluta dal capitalismo,
ma è mancato, tranne che in un intervento, la denuncia appunto del capitalismo reale, quello dei padroni e del governo fondato su sfruttamento e inquinamento.
Invece presenti toni elettoralisti di partiti e di personaggi che fingono di non essere solo dei "cittadini".
Comunque  la lotta generale e non il voto è la strada da intraprendere.
Lotta e ribellione fuori dalla legge e dalle compatibilità del capitale e dello Stato, come i briganti, per rovesciare il sistema capitalista.

Mercoledì 6 agosto a fianco delle donne palestinesi


Donne, compagne, lavoratrici, disoccupate sottoscriviamo questo appello e soprattutto mobilitiamoci!!
SCENDIAMO IN PIAZZA AL FIANCO DELLE DONNE PALESTINESI!
APPELLO

Sono le donne e bambini palestinesi a pagare il prezzo di sangue più alto nel genocidio che sta portando avanti lo Stato di Israele.
Non si tratta di "vittime collaterali" ma di morti volute di un massacro mirato colpendo precisamente i luoghi dove sono soprattutto donne e bambini (case, ospedali, scuole, parchi, mercati); lo Stato sionista di Israele vuole in realtà distruggere un intero popolo.

COME DONNE FACCIAMO SENTIRE FORTE IL NOSTRO GRIDO DI PROTESTA E IL NOSTRO SOSTEGNO ALLE DONNE PALESTINESI E ALL'INTERO POPOLO.

SCENDIAMO IN PIAZZA IN TUTTE LE CITTA'
CON SIT-IN SOTTO LE PREFETTURE O STRUTTURE ISTITUZIONALI/POLITICHE/MILITARI
 

Siamo con le donne palestinesi perchè Israele paghi caro il loro sangue e lacrime per i figli e familiari uccisi!
Siamo con la resistenza delle donne palestinesi. Esse stanno ancora una volta dimostrando che non sono solo “vittime". Il coraggio, la determinazione delle donne palestinesi a non abbandonare la loro terra, la loro resistenza, sono sempre state in passato e sono tuttora una forza potente, che prima o poi trasforma il sangue versato da loro e dai bambini in "armi" contro la barbara oppressione e i massacri di Israele e per la lotta fino alla libertà della Palestina.

LOTTIAMO CONTRO LO STATO E IL GOVERNO ITALIANO AMICI DI ISRAELE
Lo Stato, il governo italiano, Napolitano, la ministra degli esteri Mogherini, le industrie di armi italiane, insieme all'imperialismo Usa e governi europei, sono complici di questo genocidio, giustificando lo Stato colonizzatore di Israele e fornendogli le armi che massacrano i palestinesi.
E le cosiddette "quote rosa" parlamentari non dicono una parola sul sangue delle donne palestinesi!
I criminali interessi strategici dell'imperialismo valgono bene la vita di donne e bambini palestinesi!

LE COMPAGNE DEL Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario

Tutti e tutte con bandiere palestinesi - MERCOLEDI' 6 AGOSTO


Tutti e tutte con bandiere palestinesi mercoledì ore 17.30 prefettura - via Anfiteatro

Basta con il massacro di Gaza 

Basta con il sostegno del governo italiano all'infame aggressione e invasione
Basta armi, basta morte

Terra, liberà e diritti al popolo palestinese
Slai cobas per il sindacato di classe - Taranto
3471102638  

Dopo la marcia della Confindustria - ci vuole l'iniziativa autonoma degli operai per difendere lavoro e salute - ci proveremo a settembre

La marcia della Confindustria ha visto il forzato arruolamento di gruppi di operai dell'imprese, che hanno fatto numero e massa... perchè i padroni, checchè ne dicano, sono pochi e i lavoratori tanti.
Certo operai che si fanno cammellare dai padroni sono operai arretrati che non comprendono che
quando i padroni stanno bene, loro stanno male, e che quando i padroni stanno male usano gli operai a loro vantaggio.
Ma che Taranto, grande città industriale, peraltro da sempre, sia pure con il criminale inquinamento, rischia la desertificazione e la trasformazione in terra di desolazione e malavita - come Bagnoli - è vero; ed è giusto che la classe operaia lotti per il lavoro e la salute per una fabbrica bonificata e una città risanata.
Questo richiede però un sindacato di classe e un partito operaio che all'Ilva, tra gli operai dell'appalto non c'è e che bisogna costruire.
A settembre ne riparliamo.

Ilva - che succede a Novi Ligure?

NOVI ONLINE

Ilva, oggi un nuovo vertice in prefettura

Al tavolo si troveranno le rappresentanze sindacali dello stabilimento di strada Boscomarengo, il sindaco Rocchino Muliere, il prefetto Romilda Tafuri ed esponenti del governo. C’è intanto attesa per la prossima scadenza degli stipendi
NOVI LIGURE – Nuovo vertice in prefettura, oggi, per discutere del futuro dell’Ilva. Al tavolo si troveranno le rappresentanze sindacali dello stabilimento di strada Boscomarengo, il sindaco Rocchino Muliere, il prefetto Romilda Tafuri ed esponenti del governo. Già nelle settimane scorse i rappresentanti della Rsu hanno chiesto al Governo e nella fattispecie al viceministro Enrico Morando (che era presente all’ultima riunione tenutasi sempre in prefettura) garanzie nell’ipotesi che il polo siderurgico Ilva del gruppo Riva venisse venduto.

Continua infatti in maniera serrata il dialogo fra il commissario dell’Ilva Piero Gnudi e i vertici di Arcelor Mittal, il gruppo franco-indiano che – secondo quanto dichiarato dallo stesso Gnudi – è finora quello che ha manifestato l’interesse più concreto ad entrare a far parte della compagine societaria dell’Ilva. Le trattative potrebbero chiudersi entro il primo trimestre del 2015, in base a quanto dichiarato dal ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi aveva indicato come termine delle trattative il primo trimestre del 2015.

Ma per consentire all’Ilva di sopravvivere fino alla conclusione delle trattative in corso, Gnudi chiede 650 milioni a tre banche, Intesa Sanpaolo, Unicredit e Banco Popolare. Che però nicchiano e che vorrebbero mettere sul piatto la metà della cifra richiesta, e solo con la garanzia che l’acquisto da parte di Arcerlor Mittal vada a buon fine.

C’è intanto attesa per la prossima scadenza degli stipendi, un appuntamento ormai critico per la mancanza di liquidità in cui versa l’azienda. Il Sole 24 Ore, citando fonti sindacali, spiega che lo stipendio di luglio, in pagamento il 12 agosto, non è a rischio. E che nella stessa data dovrebbe essere corrisposto anche il premio di produzione, slittato dalla scadenza di metà luglio.
4/08/2014

NOI SIAMO GLI ACCUSATORI NON GLI ACCUSATI

Alla repressione che sta colpendo i nostri compagni, in particolare a Taranto dove i processi si intensificano, nel solo mese di luglio ve ne sono stati 4, sia pur rinviati, e se ne annunciano intorno ad una decina in autunno, alcune con accuse gravi e con Margherita Calderazzi presa particolarmente di mira (per di più già condannata e quindi a rischio); 
si è aggiunto ora il grave provvedimento verso Rosario Sciortino di proletari comunisti e coordinatore Slai cobas sc di Palermo.

Rosario ha partecipato varie volte a Taranto, all'Ilva e in città, alle iniziative della Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro - ultimo, il presidio del 19 giugno per il processo Ilva (riportiamo lo stralcio della GdM con parte della sua intervista)


"... Gaglio segue le emergenze del nord e Sciortino del Sud, ma il destino comune li porta a Mezzogiorno, a Taranto, lì dove sono tutti i nodi d'acciaio che imbrigliano e imbroglio. Lì dove 5 anni fa nel 2009, proprio la Rete celebrò, dopo la morte all'Ilva di Antonino Mingolla, una grande manifestazione per la sicurezza e la salute sul lavoro partita dal quartiere Tamburi e conclusasi in piazza Garibaldi con le toccanti e sferzanti parole di Francesca Caliolo, vedova dell'operaio... "perchè è la "madre di tutti i processi? Perchè - spiega Sciortino - è la battaglia più importante ingaggiata in difesa del diritto alla salute e alla sicurezza sui luoghi di lavoro... Noi vogliamo giustizia, vogliamo che le accuse di omicidio volontario non siano derubricate in omicidio colposo..."

Lo Stato risponde e risponderà sempre sempre più con la repressione, con i processi ai movimenti di lotta, da No Tav a No Muos, come alle lotte proletarie e popolari, da quelle degli operai, lavoratori precari e disoccupati a quelli per la casa.
Per questo abbiamo attivato la ricostituzione del Soccorso Rosso Proletario che deve avere lo scopo di mettere insieme queste vicende repressive e condurre una battaglia unificata su di esse.
Intendiamo portare avanti esplicitamente questa mobilitazione in maniera coraggiosa per affermare la giustezza, l'importanza delle lotte che si stanno portando avanti.
Ci difendiamo, quindi, dalla repressione ma con stile offensivo, come parte della guerra contro Stato, padroni e governo, contro Stato di polizia e moderno fascismo.
Noi rivendichiamo anche nei Tribunali le lotte e il ruolo dei compagni in esse: noi siamo gli accusatori non gli accusati. (dal blog proletari comunisti)

sabato 2 agosto 2014

Alla Taranto che lotta - per la Palestina - per noi un bambino palestinese, ne muore 1 all'ora, ha lo stesso diritto alla vita di un bambino di Taranto

Tutti sono invitati

Far circolare in tutte le forme - mettere come evento facebook ecc -  passaparola, sms Fermare il genocidio a Gaza - Solidarietà al popolo palestinese

Lo Slai cobas per il sindacato di classe di Taranto organizza le seguenti iniziative

3 agosto  - banchetto volantinaggio - alla festa dei briganti - Grottaglie dalle 18.30 in poi - info 3475301704

4 agosto - nuovo appello per mobilitazione operaia - portinerie A-D Ilva - info 3475301704

5 agosto - assemblea pubblica ore 19 sede Slai cobas Taranto via Rintone 22 - info slaicobasta@gmail.com - info 3471102638

6 agosto - sit in sotto la prefettura Taranto via Anfiteatro - ore  17.30 - info 3471102638

Un appello da Bari per la Palestina, che lo slai cobas per il sindacato di classe e tarantocontroblog sostengono


        Noi firmatari di questo Appello, sgomenti per gli avvenimenti in corso nella “Striscia di Gaza”,

accusiamo  i governanti attuali di Israele, che nei confronti del popolo palestinese stanno portando avanti una politica all’insegna dell’espansionismo coloniale, della pulizia etnica, del massacro;
noi accusiamo i precedenti governanti  dello Stato di Israele, i quali hanno avviato la spoliazione della terra, dei beni, della stessa memoria di un popolo vivente nella Palestina da millenni;
noi accusiamo l’esercito israeliano, e tutti gli altri corpi armati di quello Stato, che fanno ricorso ai metodi più infami del colonialismo (quelli non a caso ereditati dal Terzo Reich), usano armi proibite dalle convenzioni internazionali, e si comportano come una forza coloniale di occupazione, trattando i palestinesi da esseri inferiori, da espellere, e quando possibile, con il minimo pretesto, da eliminare;
noi accusiamo la classe politica, imprenditoriale e finanziaria degli Stati Uniti d’America, senza il cui sostegno costante Israele non potrebbe neppure esistere, e che  garantisce l’impunità di cui lo Stato israeliano gode;
noi accusiamo governi e parlamenti degli Stati aderenti all’Unione Europea, e il Parlamento e la Commissione Europea, per complicità attiva o passiva con l’espansionismo coloniale, la pulizia etnica, e massacri inferti popolo palestinese;
noi accusiamo l’ONU per la sua incapacità di bloccare Israele, di fermare la sua arroganza, di applicare le sanzioni di condanna (ad oggi 73) che nel corso degli anni sono state promulgate dal Consiglio di Sicurezza, contro Israele, in particolare quelle che impongono il rientro di Israele nei confini ante-1967 e il ritorno dei 700.000 profughi palestinesi;
noi accusiamo il sistema dei media occidentale, del tutto succube a Stati Uniti e Israele, che fornisce una volta di più una rappresentazione falsa e addirittura rovesciata della realtà, presentando l’azione militare israeliana come una “legittima difesa”, tutt’al più talora “sproporzionata”;
noi accusiamo il ceto intellettuale internazionale troppo sordo e lento davanti al massacro in atto;
noi accusiamo le autorità religiose del cristianesimo internazionale, a partire dalla Chiesa di Roma, che non riescono a dire se non qualche flebile parola “per la pace”, trascurando di dire chi sono le vittime e chi i carnefici;
noi accusiamo la società israeliana nel suo complesso che, avvelenata dallo sciovinismo e dal razzismo, mostra indifferenza o peggio nei confronti della tragedia del popolo palestinese e fa pesare una grave minaccia sulla stessa minoranza araba;
mentre esprimiamo la nostra solidarietà e ammirazione per le personalità della cultura e cittadini e cittadine del mondo ebraico che, nonostante il clima di intimidazione, condannano le infamie inflitte al popolo palestinese, noi accusiamo i gruppi dirigenti delle Comunità israelitiche sparse per il mondo che spesso diventano complici del governo di Tel Aviv, il quale sta diventando la principale fonte di una nuova, preoccupante ondata di antisemitismo, che, nondimeno, noi respingiamo e condanniamo in modo categorico, in qualsiasi forma esso si presenti.
Esprimiamo il nostro più grande apprezzamento per quelle organizzazioni come la Rete “ECO (Ebrei contro l’occupazione), che svolgono il difficile ma fondamentale compito di dimostrare che non tutti gli ebrei condividono le scellerate politiche dei governi israeliani e lottano per la libertà del popolo palestinese.

Perciò noi chiediamo che il mondo si mobiliti contro Israele: non basta la pur importante e lodevole campagna BDS (“Boycott Disinvestment Sanctions”);
RITENIAMO CHE SI DEBBA PORTARE LO STATO DI ISRAELE DAVANTI A UN TRIBUNALE SPECIALE INTERNAZIONALE PER LA DISTRUZIONE DELLA PALESTINA. Non singoli esponenti militari o politici, ma un intero Stato, (e i suoi complici): il suo passato, il suo presente e il suo presumibile futuro. Se vogliamo salvare con il popolo palestinese, la giustizia e la verità, dobbiamo agire ora, fermando non solo il massacro a Gaza, ma il lento genocidio di un popolo. Noi vogliamo lottare per la pacifica convivenza di arabi, ebrei, cristiani e cittadini di qualsiasi confessione religiosa o provenienza etnica, respingendo le pretese di qualsiasi Stato “etnicamente puro”.

Noi chiediamo
UNA NORIMBERGA PER ISRAELE

per firmare:

primi firmatari

Angelo d’Orsi, ordinario di Storia del Pensiero politico, Università di Torino, Italia
Domenico Losurdo, storico della filosofia, professore emerito, Università di Urbino, Italia
Aldo Giannuli, storico, Università di Milano
Gianni Vattimo, filosofo, professore emerito, già europarlamentare,Università di Torino, Italia
Giulietto Chiesa, giornalista, già europarlamentare
Piero Bevilacqua, ordinario di Storia contemporanea, Università Sapienza, Roma, Italia
Gian Mario Bravo, professore emerito, Università di Torino
Georges Saro, professore di Italianistica, Parigi, Franci<
Paolo Favilli, docente universitario, Lugano, Svizzera
Massimo Zucchetti, professore, Politecnico di Torino, Italia
Stefano G. Azzarà, docente, Università di Urbino, Italia
Ezio Locatelli, segretario provinciale Prc Torino, ex deputato
Dario Gemma, Assessore al lavoro della Provincia di Alessandria, Alessandria, Italia
Forum Palestina
Elena Schembri, studentessa, Università di Campinas, Brasile
Gualtiero Marini, dottorando, Università di Campinas, Brasile
Mattia Morelli, appassionato di Agroecologia, Lecce, Italia
Pietro Trovero, infermiere, Aosta, Italia
Gioacchino Gagliardo, impiegato, Aosta, Italia
Salvatore Cuccuru, fotoreporter, Roma, Italia
Serena Cremaschi, fotoreporter, Roma Italia
Giovanna Spiga, insegnante, Torino, Italia
Francesco Carenza, disaster manager di protezione civile in quiescenza, Torino, Italia
Amalia Micali, dirigente editoriale, Modena, Italia
 Patrizia Donadello, impiegata, Torino, Italia
Manuela Di Dio, artista
Maris Signorin, funzionaria pubblica amministrazione Collegno Torino Italia
Tatiana Fonseca Oliveira, sociologa, Cagnes sur Mer, Francia
Giulia Auria, studentessa, Avigliano (Potenza), Italia
Alex Marsaglia, studente, Università di Torino, Italia
Emiliano Alessandroni, ricercatore precario, Università di Urbino, Italia
Maria Rossi, insegnante, Cremona, Italia
Angelo Chiattella, ricercatore in quiescenza, Torino, Italia
Alessandra Mangano, dottore di ricerca in Storia dell'Europa Mediterranea, Palermo, Italia
Daniela Marendino, archivista, Torino, Italia
Sara Alimenti, ricercatrice precaria Universtià di Perugia, Italia
Tamara Bellone, docente Politecnico, Torino, Italia
Roberto Vignoli, giornalista, Roma, Italia
Marina Penasso, documentalista, Torino, Italia
Angelo Ferracuti, scrittore
Gaetano Crocellà, insegnante in quiescenza, Torino, Italia
Cristina Accornero, dottore di ricerca in Storia, Torino, Italia
Rosa Gavina, pensionata, San Colombano Al Lambro (Mi), Italia
Anna Maria Savoia - insegnante in pensione- Bari- Italia
Marco Albeltaro, assegnista di ricerca, Università di Torino, Italia
Giacomo Casarino, pensionato (già Università di Genova), Genova, Italia
Francesca Chiarotto, dottore di ricerca, Università di Torino, Italia
Mariangela Moffa, Artigiana, San Vito Chietino (CH), Italia
Luigi Frasca, impiegato, Milano, Italia
Alexander Hobel, ricercatore precario, Università di Napoli
Milena Fiore, videomaker, Roma
Franco Di Giorgi, insegnante di Liceo, Ivrea
Fabio Betti, ingegnere, Rimini, Italia
Alberto Pantaloni, impiegato e laureando in scienze storiche, Torino, Italia
Patrizia Polloni, casalinga, Milano, Italia
Andrea Ferrero, studente, Università di Torino, Italia
Mario Dalmaviva, operatore culturale, pensionato, Perinaldo (IM) Italia
Alice Fagotti, Spello (PG), Italia
Armando Petrini, docente Università di Torino
Rosalba Canelli, operatore Socio Assistenziale, Verona, Italia
Fausta Veronese, Impiegata in mobilità, Cannero Riviera (VB), Italia
Rosa Perpignano, impiegata, Torino, Italia
Franco Milanesi, ricercatore, Pinerolo (TO), Italia
Cristina Palozzi, insegnante di lettere in pensione, Torino, Italia
Cristian Lampis, agente commercio, Torino, Italia
Simona Masini, infermiera, Genova, Italia
Sandra Ceriani, insegnante, Verona, Italia
Juri Bossuto, patrocinatore legale, già Consigliere Regione Piemonte, Torino, Italia
Lia Fubini, economista, ricercatrice Università di Torino, Italia
Fiormichele Benigni, precario scuola e ricerca, Viterbo, Italia
Rosalba Calabretta, Roma, Italia
Associazione Solidarité Nord Sud – ONLUS, Roma, Italia
Raffaele Radicioni, architetto, Torino, Italia
Anna Lanaro, insegnante, Castelfranco Veneto, Italia
Rossella De Bianchi, disoccupata, Torino, Italia
Alessandra Terni, attrice, Torino, Italia
Ivo Tonet, professore universitário,  Maceió, Alagoas,  Brasil
Monica Aldi, photoeditor, Torino, Italia
Carla Nespolo, presidente Istituto Storico della Resistenza di Alessandria,  Alessandria, Italia
Augusto Ciuffetti, ricercatore di storia economica, Università Politecnica delle Marche di Ancona,
Giovanni Cassibba, impiegato statale, Italia
Paolida Carli, docente di Storia e Filosofia, Genova
Milli Martinelli, docente universitaria in pensione, Milano, Italia
Silvia Chiarizia, pensionata, Verona, Italia
Claudio Del Bello, editore, Roma, Italia
Lorena Lolli, assistente domiciliare e dei servizi tutelari ed educatrice, Roma, Italia
Antonella Cuomo, impiegata, Avellino, Italia
Antonella Arena, Messina
Lucia Giani, insegnante Milano, Italia
Luca Seccardini, docente precario della Scuola secondaria, Ascoli Piceno, Italia
Raffaella Spina, impiegata, Roma, Italia
Saverio Luzzi, ricercatore precario, storico contemporaneista, Università Sapienza Roma
Stefania Fresu, naturopata, Torino, Italia
Alessandro Peregalli, studente, Milano, Italia
Daniela Rosa Carriero, impiegata, Limbiate (MB), Italia
Jacopo Custodi, studente, Pavia, Italia
Antonio Caputo, Biologo, Roma, Italia
Luca Giovanni Calabrese, musicista, Seregno (MB), Italia
Daniela Pistis, imprenditrice, Santhià (Vc), Italia
Gianni Naggi, dirigente politico PRC, Torino, Italia
Chiara Panciera, Belluno, Italia
Gaetano Giuseppe Saracino, ingegnere, Pandino (CR), Italia
Arbir Abazi
Giovanna Caspani
Guido Fortenio, Dottore in Agopuntura, Bruxelles, Belgio
Lorenzo Giovagnoli, insegnante di canto, Fossombrone (Pu), Italia
Laura Masciotti, studentessa, Acqualagna (PU), Italia
Marco Maggini, impiegato comunale, Civitanova Marche (MC), Italia
Vito Berardi, libero professionista, Roma, Italia
Giovanni Indorante, pubblico funzionario
Rosario Ragusa, impiegato pubblico, Asti, Italia
Valter Clemente pensionato, Cossato (BI), Italia
Vito Abbenanti, Ingegnere, Siracusa, Italia
Roberta Spagnoletti dipendente Poste Italiane Torino Italia
Ornella Terracini, rete ECO, Torino
Renato Zanoli, pensionato, Torino, Italia
Dimitri Reale, ingegnere, Torino, Italia
Gemma Jeva, disoccupata, Legnano (MI), Italia
Marina Di Carlo, ex  dirigente  universitaria  ora  in  pensione, Roma , Italia
Elena Garcea, ricercatore universitario, Roma, Italia
Gaspare Dalpero, pensionato. Dozza (BO), Italia
Maria Angela Zerbinati, pensionata, Rovigo, Italia
Ave Giangrossi, docente Economia Aziendale - Scuola secondaria di secondo grado, Bovezzo (BS), Italia
Daniela Dovolich, medico veterinario, Bari, Italia
Francesca Gruppi, ricercatrice Università di Torino, Italia
Giancarlo Dapavo, pensionato, Asti, Italia 
Ornella Massano, assistente sociale, Asti, Italia
Guglielmo Dapavo, tecnico informatico, Asti Italia
Silvia Tognoli, impiegata, Verderio Superiore (LC), Italia
Giorgio Barberis, ricercatore universitario, Università Piemonte Orientale, Alessandria, Italia
Barbara Mensi, consulente informatico, Torino, Italia
Giovanni Indorante, pubblico funzionario, Palermo, Italia
Andrea Catone, direttore della rivista “MarxVentuno”
Emilio Molinari, Contratto mondiale dell'acqua
Alessandro Maurini, insegnante e ricercatore, Torino, Italia
Silvia Fraboni, insegnante, Torino, Italia
Ettore Zerbino
Chiara Mazzola, studentessa, Palermo, Italia
Stefania Sinigaglia, cooperante cooperazione internazionale, Ancona, Italia
Lucia Masciotti, studentessa, Acqualagna (PU), Italia 
Romano Bellenghi, pensionato, Bagnacavallo, Italia
Sara Marcolini, Verona, Italia
M.Cristina Lauretti, Roma, Italia
Davide Patuelli, impiegato, Faenza (Ra), Italia
Vittorio Bardi, pensionato, Faenza, Italia
Luigi Cerini, pensionato, Chieri (TO), Italia
Danila Ghigliano, artista e docente, Torino
Fabio Gattino, docente scuola primaria, Torino
Paola Slaviero, pensionata, Roma, Italia
Luca Parenti, precario, Livorno, Italia
Francesco Collini, studente, Pescara, Italia
Riccardo Cecchi, studente, San Benedetto del Tronto, Italia
Claudio Miotto
Tricarico Gerardo, medico chirurgo, Senigallia, Italia
Margarita Ledo Andión, professoressa e cineasta, Universidade de Santiago de Compostela
Maria Rita Burgio, architetto, Palermo, Italia
Michele D'Attilio, medico veterinario, Lanciano (Chieti), Italia
Luciana Potena, insegnante, Bologna, Italia
Lorena Lucia Barale, archivista e dottoranda, Torino
Lorena Marceddu, insegnante, Cagliari, Italia
Ernesto Scalco, tecnico in pensione, Torino
Bice Parodi, impiegata, Genova, Italia
Corrado Morgia, pensionato, già docente di Storia e Filosofia nei licei, Roma, Italia
Caterina Marianna Banti, studentessa, Roma, Italia
Riccardo Solazzo, impiegato, Rivoli (To), Italia
Stefano Barbieri, Segreteria Nazionale Partito dei Comunisti Italiani, Segretario Regionale Piemonte, Alessandria, Italia
Fabia Ghenzovich, pensionata, Venezia
Sebastiano Gulisano, giornalista
Giovanna Moretto, pensionata, Forno Canavese, Torino
Salvatore Tridico, ingegnere, Parigi, Francia
Francesca Rizzitiello, tecnologa ISPRA, Melfi, Italia
Gaetano Bucci, docente di Diritto pubblico, Facoltà di Economia dell’Università di Bari, Lecce
Santiago Zabala, professore di Filosofia/filosofo, Barcelona, Spagna
Stefano Ulliana, insegnante, Codroipo (Ud)
Gerardo D'Ambrosio, insegnante, Bergamo, Italia
Telemaco Millefiorini
Maria Spanu
Gianfranco Chiesa, San Maurizio Canavese (TO)
Luigi Di Pietro
Giancarlo Vianello
Giacomo Gabellini
Oscar Aldo Marino
Giuseppe Aragno, libero ricercatore, storico
Paolo Torretta, giornalista freelance Helsinki (Finlandia)
Alessandra Colla, ricercatrice indipendente, Milano, Italia
Valeria Montano, post doc in biologia evolutiva, Lausanne, Switzerland
Gianmatteo Maccentelli, graphic designer, London
 Paolo Orrù, impiegato, Torino
Mara Nerbano, Docente (ABA di Carrara), Allerona (TR), Italia
Giovanni Savino, Visiting Fellow in Russian and East European history, Università statale degli studi umanistici di Mosca «M. Sholokhov»
Anita Fisicaro
Carlo Cavalletti
Gian Domenico Maccentelli, Operatore sociale, Bologna, Italia
Giovanni Consorti, impiegato, Cannobio, Italia
Maurizio Balsamo, insegnante, Castelvetrano (TP), Italia
Francesca Lombardo, insegnante, Taranto, Italia
Gemma Gentile, docente in pensione, Napoli, Italia
Sancia Gaetani, Roma
Lorenzo Vaschetto
Corrado Giudice, cassa integrato ex operaio, Sestu (CA), Italia
Margherita Bassini, coordinatrice comitato scientifico Fondazione Longo, Alessandria (Italia)
Gianfranco Poliandri, Baselga di Piné (TN)
Francesco Fantozzi, musicista, Belluno, Italia
Mariella Cataldo, presidente associazione “Angelus novus”, Bari


*****************
Tadamon Filastin فلسطين  تضامن (Solidarietà - Palestina)
Comitato di solidarietà col popolo palestinese in Terra di Bari
 II Str. Priv. Borrelli n. 32, Bari
E-mail: tadamonbari@gmail.com
Tel: 0809670901