sabato 29 gennaio 2022

Per Lorenzo Parelli in piazza studenti, lavoratori contro gli omicidi sul lavoro

Ieri in piazza della Vittoria si sono mobilitati contro l'alternanza-scuola lavoro gli studenti, i giovani Fgc, Comitato città vecchia.

Una rappresentanza di lavoratrici della scuola e di lavoratori ex Ilva presente ha portato solidarietà e un appello/proposta 

Tanti gli interventi, quello dell'operaio ex Ilva è stato particolarmente apprezzato.

Appello dello Slaicobas sc

Da un comunicato  studenti fgc.

Anche contro questi assassinii sul lavoro: studenti/lavoratori uniti nella lotta

Lorenzo Parelli, studente di 18 anni, è morto di alternanza scuola-lavoro. Schiacciato da una trave d’acciaio mentre lavorava gratis alla carpenteria metallica Burimec di Lauzacco, in provincia di Udine. Non siamo disposti a parlare di incidente, non è una fatalità imprevedibile. Accade perché gli studenti vengono messi a lavorare nello stesso identico contesto in cui muoiono 4 lavoratori ogni giorno. Negli scorsi anni si sono già verificati incidenti gravi che hanno coinvolto studenti in stage PCTO senza che di conseguenza venisse presa alcuna misura per la loro tutela o che si mettesse in discussione il modello dell’alternanza scuola-lavoro nel suo complesso.

Oggi gli studenti impegnati nei progetti di alternanza lavorano gratuitamente, senza limite orario giornaliero e senza che vengano realmente tenuti i corsi sulla sicurezza che sarebbero obbligatori. L’alternanza scuola-lavoro è stata introdotta proprio con la finalità di modellare l’istruzione pubblica sulle esigenze delle aziende, che per salvaguardare i loro profitti puntano ad abbassare i salari, aumentare ritmi e orari di lavoro e impiegare lavoro precario e interinale. Fin dai 15 anni l’alternanza insegna che è normale lavorare gratis, senza diritti, sicurezza e possibilità di organizzarsi nel sindacato.




Facciamo nostro l'appello degli studenti: in piazza della Vittoria dalle ore 9 venerdì 28 per Lorenzo

 Una rappresentanza di lavoratrici della scuola e di lavoratori ex Ilva sarà presente a portare solidarietà e un appello/proposta

Anche contro questi assassinii sul lavoro: studenti/lavoratori uniti nella lotta

martedì 25 gennaio 2022

Uscito il nuovo numero del giornale proletari comunisti

Per averlo, scrivere a:pcro.red@gmail.com o venire nella sede Slai cobas via L. Andronico, 47 Taranto

Dal presidio/conferenza stampa alla Tessitura di Mottola

Si e' tenuta oggi la conferenza stampa dei lavoratori Slai cobas alla Tessitura Albini Mottola. In essa i lavoratori hanno da un lato denunciato la situazione che permane ancora di incertezza circa il loro presente e soprattutto circa il loro futuro, chiedendo che vengano stretti i tempi del confronto in sede regionale e al Mise per trovare una soluzione: "non vogliamo proposte di autolicenziamento per 4 soldi ma una proposta di riapertura della fabbrica con assunzione di tutti"

Ora si parla della azienda Motion interessata d acquisire la fabbrica, ma questa azienda deve fare una proposta seria che possa essere discussa dai lavoratori e le loro organizzazioni sindacali in maniera unitaria che comprenda lo Slai cobas - A questo scopo e' in corso una raccolta firme tra i lavoratori

Nel corso della mattinata abbiamo contattato la Regione ed è previsto un incontro nelle prossime 2-3 settimane che speriamo utile.

Sempre durante la conferenza stampa e' stata annunciata una iniziativa per il prossimo 13 febbraio a livello di Mottola/Taranto.


Tessitura di Mottola - Gkn Firenze: vogliamo che il "gemellaggio" realizzato dallo Slai cobas arrivi anche ad un risultato simile

Lo Slai cobas fin dall'inizio della sua presenza/costruzione del cobas nella vertenza/lotta dei lavoratori e lavoratrici della Tessitura di Mottola ha detto che qui a Mottola da parte dei padroni, non ostacolati dal governo, si stava realizzando in piccolo ciò che era già in atto nella Gkn (e poi in tante altre fabbriche) vale a dire una chiusura di fabbrica non certo per crisi ma per delocalizzazione all'estero per fare più aprofitti abbassando il costo del lavoro. Siamo poi andati oltre realizzando una concreta unità tra gli operai della Gkn e gli operai e operaie della Tessitura di Mottola.
 
Dopo una lunga lotta/occupazione della fabbrica, che sulla parola d'ordine "insorgiamo" ha visto uniti intorno alla Gkn altre fabbriche in lotta e altre realtà solidali, oggi alla Gkn si è arrivati ad un risultato che la fabbrica non chiude e i licenziamenti sono scongiurati - riportiamo di seguito il comunicato/commento del Collettivo della Gkn. Certo, è una tappa, da continuare a verificare, ma è un risultato non scontato, conquistato con la lotta e soprattutto all'insegna, come dicono i compagni del movimento No Tav: partiti insieme arrivati insieme: 
 
Anche alla Tessitura di Mottola, lo Slai cobas ha posto fin dall'inizio che l'unica soluzione era la riapertura della fabbrica e una soluzione collettiva di ripresa del lavoro, respingendo ipotesi di illusorie future ricollocazioni individuali e/o incentivi all'autolicenziamento - su cui i sindacati confederali già avevano fatto una bozza di accordo. 
Ora che sembra che anche qui qualche spiraglio ci può essere, non bisogna mollare!
O è un risultato almeno simile alla Gkn, verificato con i fatti non a parole o la lotta deve continuare. 
 
Riportiamo il comunicato del Collettivo di fabbrica della GKN: 
In una situazione chiaramente segnata dal Covid, in termini di quarantene e positivi, il referendum sull'accordo al Mise ha visto 265 votanti su 354 aventi diritto (74%), con 262 sì, 2 no, 1 scheda nulla.
L'accordo quadro raggiunto al Mise - l'unica cosa che abbiamo firmato da quel 9 luglio, resistendo ad ogni altra ipotesi di accordi sulla mitigazione dei licenziamenti - andrà accompagnato a sua volta da altri accordi in sede aziendale da raggiungere la prossima settimana. E' un accordo sindacale avanzato in un contesto politico e sociale negativo e tutto da cambiare.
Il processo di reindustrializzazione non è qualcosa che abbiamo voluto, ma qualcosa che subiamo. E dentro questo processo, abbiamo messo paletti importanti.
Un altro Stato, un altro Governo, avrebbe salvaguardato la fabbrica così come era. Invece è stato permesso a Melrose di distruggere un pezzo dell'automotive. Le macchine sono ancora qua, dalla fabbrica non è uscito uno spillo da quel 9 luglio. Ma di fatto con la reindustrializzazione lo stabilimento verrà svuotato e riempito con altri macchinari e nuove produzioni. Alla fine di questo processo, forse noi avremo salvato 500 posti di lavoro sul territorio, ma a costo di una lunga traversata fatta di ammortizzatori sociali, rischi e di incertezze. Alla domanda: ma quindi in Italia è possibile per un fondo finanziario chiudere perfino una fabbrica produttivamente efficiente e perfino nuova, la risposta data dal Governo è: sì, certamente sì.
Alla domanda: ma dunque non si può resistere a questo processo, la risposta che abbiamo dato finora è: sì, si può. Abbiamo resistito, abbiamo rilanciato, siamo insorti.
Questo accordo è il risultato della lotta. E la lotta dovrà salvaguardarne i risultati. E una lotta si compone di mille atti, di mille esigenze. Questo accordo l'abbiamo scritto noi, ma con le mani e le teste di migliaia di solidali, di chi ha partecipato al 18 settembre, di chi ha scioperato, di chi è venuto a presidiare, a fare i turni, di chi ha cucinato, di chi ha scritto, rilanciato i post, fatto donazioni alla cassa di resistenza, di chi ha cantato, retto striscioni, gridato al megafono, battuto i piedi, le mani, di chi si è emozionato, di chi ci ha abbracciato ecc. ecc.
Quali sono i punti fermi dell'accordo?
1. tempistica certa della reindustrializzazione. Entro marzo proposte vincolanti, piano industriale essenziale ed entro fine agosto closing e passaggio di proprietà
2. clausola anti-logoramento o, se si preferisce, anti-meccanismo della rana bollita: se entro fine agosto non si palesa la reindustrializzazione, Qf procede direttamente alla reindustrializzazione con intervento di altri investitori o direttamente del capitale pubblico con Invitalia
3. continuità occupazionale e di diritti. Il passaggio da Qf ad altro soggetto industriale avverrà in continuità occupazionale e di diritti contrattuali, anche in caso di cessione di ramo d'azienda.
4. gli appalti del futuro soggetto reindustrializzatore ripartiranno dagli ex dipendenti degli appalti Gkn. Ci sarà per le assunzioni un bacino di reclutamento che riparte da ex somministrati in Gkn. Si apre a un iniziale internalizzazione di numero limitato di lavoratori. Abbiamo chiesto 7 assunzioni e da lì non ci muoviamo.
5. il saldo occupazionale è fissato al momento del passaggio da Gkn a Qf. Questo vuol dire che se continuassero pensionamenti o dimissioni volontarie, il futuro reindustrializzatore dovrà comunque ripartire da 370 posti di lavoro. Quindi, il posto di lavoro non viene considerato un tema individuale ma un patrimonio collettivo del territorio.
6. Diritto di proposta e verifica. Viene formata una commissione di proposta e verifica sulla reindustrializzazione dove la Rsu è presente e può avanzare proposte in merito alla reindustrializzazione, così come richieste di verifica. La commissione deve essere messa a conoscenza dei fondi pubblici utilizzati e i fondi pubblici sono a loro volta vincolati alla realizzazione del saldo occupazionale.
E' una tappa, risultato della lotta, e che avrà senso solo se continuerà la mobilitazione. Fuori dalla mobilitazione non c'è salvezza.
Riprendiamo subito l'Insorgiamo tour. Per andare insieme dove non siamo mai stati.
Tenetevi liberi a marzo. #insorgiamo

domenica 23 gennaio 2022

Lorenzo – APPELLO PER LA MASSIMA MOBILITAZIONE VENERDÌ 28/01! - Massimo appoggio anche a Taranto

NON SI PUÒ MORIRE A 18 ANNI LAVORANDO GRATIS

Comunicato della FGC

22 gennaio 2022  

Lorenzo Parelli, studente di 18 anni, è morto di alternanza scuola-lavoro. Schiacciato da una trave d’acciaio mentre lavorava gratis alla carpenteria metallica Burimec di Lauzacco, in provincia di Udine. Non siamo disposti a parlare di incidente, non è una fatalità imprevedibile. Accade perché gli studenti vengono messi a lavorare nello stesso identico contesto in cui muoiono 4 lavoratori ogni giorno. Negli scorsi anni si sono già verificati incidenti gravi che hanno coinvolto studenti in stage PCTO senza che di conseguenza venisse presa alcuna misura per la loro tutela o che si mettesse in discussione il modello dell’alternanza scuola-lavoro nel suo complesso.

Oggi gli studenti impegnati nei progetti di alternanza lavorano gratuitamente, senza limite orario giornaliero e senza che vengano realmente tenuti i corsi sulla sicurezza che sarebbero obbligatori. L’alternanza scuola-lavoro è stata introdotta proprio con la finalità di modellare l’istruzione pubblica sulle esigenze delle aziende, che per salvaguardare i loro profitti puntano ad abbassare i salari, aumentare ritmi e orari di lavoro e impiegare lavoro precario e interinale. Fin dai 15 anni l’alternanza insegna che è normale lavorare gratis, senza diritti, sicurezza e possibilità di organizzarsi nel sindacato. Così si educano milioni di studenti allo sfruttamento e all’assenza di diritti, per abituarli a un futuro di miseria e sacrifici. E in ampi settori delle piccole e medie imprese gli studenti sono considerati a tutti gli effetti manodopera gratuita anche per le esigenze immediate della produzione. Il movimento studentesco ha lottato contro tutto questo per anni, oggi sono davanti agli occhi di tutti le conseguenze più tragiche di questo modello.

Lorenzo è morto per i profitti padronali, a 18 anni e da studente all’interno di un’officina. Di questo sono responsabili tutte le forze politiche che hanno votato a favore dell’introduzione dell’alternanza scuola-lavoro nella “Buona Scuola”, una legge promossa dal PD e che non ha trovato reale opposizione da nessuna forza parlamentare. Sono responsabili tutti i governi che negli ultimi anni si sono succeduti mantenendo in piedi questo modello. È responsabile il governo Draghi (PD-Lega-M5S-FI-IV-LEU-PiùEuropa) che, mentre suoi ministri piangono lacrime di coccodrillo per la morte di Lorenzo, sta rafforzando l’alternanza scuola-lavoro stanziando miliardi di euro del PNRR. Sono responsabili Confindustria e padroni, i famosi “campioni dell’alternanza” che ne traggono benefici e profitti.

Esprimiamo totale solidarietà e le nostre condoglianze alla famiglia di Lorenzo.

Non rimarremo in silenzio di fronte a tutto questo. Facciamo appello a tutti gli studenti, ai collettivi, alle organizzazioni studentesche e alle scuole che sono già in lotta contro il governo e la gestione criminale del rientro nell’attuale situazione pandemica. Rispondiamo con la massima mobilitazione possibile, ovunque. Da queste ore saremo attivi in azioni di protesta immediate, ma siamo convinti della necessità di arrivare il prima possibile ad una giornata di mobilitazione nazionale studentesca che sappia essere una risposta reale degli studenti contro il modello dell’alternanza scuola-lavoro che ha prodotto tutto questo. Promuoviamo e costruiamo insieme la massima mobilitazione possibile venerdì 28 gennaio con cortei e manifestazioni e sciopero dell’alternanza.

Facciamo appello ai lavoratori combattivi, ai sindacati conflittuali e a tutte le avanguardie di classe che si stanno battendo contro i piani padronali e la ristrutturazione capitalistica. La morte di uno studente in alternanza è una questione che riguarda il complesso delle condizioni di lavoro e di sfruttamento e deve ricevere una risposta di classe adeguata e combattiva, che dimostri agli studenti – che saranno i futuri lavoratori – che già oggi le nostre forze sono dalla loro parte. Vi chiediamo di costruire una convergenza più ampia e unitaria possibile sulla mobilitazione studentesca del 28/1, generalizzando la lotta contro tutte le morti sul lavoro, in tutte le forme che vi sono possibili – scioperi, stati di agitazione, assemblee straordinarie ed esposizione di striscioni nei luoghi di lavoro, partecipazione alla costruzione delle manifestazioni.

La morte di Lorenzo non passerà sotto silenzio. Riaccendiamo il fuoco della lotta, mobilitiamoci al massimo livello possibile, costruiamo le condizioni per un nuovo sciopero generale che nasca dalla lotta. Giornata nazionale di mobilitazione studentesca e di classe venerdì 28 gennaio. DI SCUOLA-LAVORO NON SI PUÒ MORIRE!

 

Altri due operai ex Ilva devono essere assunti da Acciaierie d'Italia - Bene

Dobbiamo batterci perchè tutti gli operai ex Ilva in cigs da fine 2018 rientrino in fabbrica, assunti da Acciaierie d'Italia. 

Si dimostra sempre più, anche alla luce dei piani Mittal/Governo, che tutto l'accordo del 6 settembre 2018 era illegittimo, in violazione aperta dell'art. 2112 del cc.

Questo accordo, che, tra l'altro, oggi nessuno, nè padroni nè governo, vuole minimamente rispettare, deve essere cancellato. Solo lo Slai cobas ha presentato un esposto/denuncia contro l'insieme di quell'accordo. 

*****  

(dal Corriere di Taranto) - Sono due i lavoratori che tornano in azienda da dipendenti diretti di Acciaierie D’Italia. Solo qualche giorno fa, il Giudice del Lavoro, dott. Ciquera, ha ordinato ad Acciaierie d’Italia l’assunzione di un altro lavoratore. Si tratta di un capo squadra con la mansione di meccanico, del reparto Centrale Elettrica (Cet/1). Lo fa sapere USB Taranto. La stessa sigla aggiunge della decisione del dott. Magazzino, che dispone il ritorno in azienda, ed esattamente nel reparto Laminatoio a Freddo ( Laf) di un operaio addetto all’ispezione della finitura nastri. I dipendenti erano tra coloro che Arcelor Mittal, nell’autunno del 2018, aveva escluso dalla lista dei lavoratori da assumere, utilizzando criteri di scelta arbitrari.
Questi risultati si inseriscono nell’ambito dell’azione legale ex art.28 dello Statuto dei Lavoratori, promossa dall’ufficio legale dell’Usb, rappresentato dall’avvocato Mario Soggia. Sono lavoratori ex Ilva in Amministrazione Straordinaria, in cassa integrazione da fine ottobre 2018. Sono oltre venti le unità lavorative, inizialmente escluse, che l’azienda è stata costretta ad assorbire per effetto delle sentenze del Giudice del Lavoro.

sabato 22 gennaio 2022

Asili comunali - Sempre più vicino l'avvio di uno stato di agitazione delle lavoratrici pulizie/ausiliariato


Nella pandemia, nella nuova emergenza, il carico di lavoro, le attività da svolgere delle lavoratrici e lavoratori delle pulizie/ausiliariato negli asili nido comunali aumenta, MA LE ORE E IL SALARIO RESTANO SEMPRE GLI STESSI.

Le lavoratrici Slai cobas hanno detto che aspetteranno questa settimana per verificare volontà della Ditta Servizi Integrati srl e del Comune di risolvere questi problemi, dopo di chè avvieranno lo stato di agitazione.

Le lavoratrici e i lavoratori chiedono:

- le sostituzioni del personale assente - anche molto aumentate in questo periodo per i contagi covid: devono essere fatte con ore supplementari rispetto all'orario normale di lavoro, e le sostituzioni devono essere coperte al 100%, e pagate come da CCNL - questo è previsto esplicitamente e chiaramente dal capitolato d'appalto che viene invece violato dalla Ditta;

- Una indennità salariale a copertura del maggior carico di lavoro causa covid - es sanificazione quotidiana e di ogni giocattolo o suppellettili utilizzate, locali, mobilia, ecc. - lavoro che comporta anche sforzi fisici, fatica, per lavoratrici e lavoratori tra l'altro non giovani e già con problemi di salute per 25/30 anni di lavoro

- Protocollo sanitario - per il covid, e non solo - effettuazione corsi di aggiornamento sanitario, per 1° e 2° soccorritore; con pagamento dellegiornate dei corsi

- Aumento dell'orario di lavoro ordinario - le tre ore al giorno attuali (tra l'altro conquistate solo dalla lotta delle lavoratrici) nell'emergenza pandemia non bastano più. I lavoratori chiedono in primis al Comune un aumento dell'orario normale di lavoro, possibile attraverso l'applicazione del quinto d'obbligo (previsto dal contratto d'appalto.

QUESTE SONO RIVENDICAZIONI IMMEDIATE

MA ALL'INTERNO DELLA RIVENDICAZIONE/BATTAGLIA PIU' GENERALE PER LA INTERNALIZZAZIONE DEL SERVIZIO, ESSENDO ESSENZIALE, PERMANENTE, STRUTTURALE AL FUNZIONAMENTO DEGLI ASILI.

Solidarietà alla Comunità Africana di Bridisi - Oggi manifestazione - Riceviamo e pubblichiamo


Dal Comunicato stampa

Il Sindacato Cobas aderisce alla manifestazione promossa dalla Comunità Africana di Brindisi che si terrà Sabato 22 Gennaio - alle ore 15,30, nel Piazzale della stazione ferroviaria di Brindisi - per la morte sul lavoro di Toure Saidou e per il suicidio in carcere di Inoly Kusey, reo di non aver pagato il biglietto sul treno.

Queste due morti ci devono dare l'occasione di riflettere sulla società odierna dove un rapace capitalismo aumenta i livelli di paura e sfruttamento per tutti, immigrati e italiani.
Basta vedere la filiera agricola per capire come milioni di contadini vengono affamati dalla grande distribuzione, oppure il settore della logistica dove soprattutto lavoratori immigrati vengono picchiati ed uccisi per le proteste davanti ai cancelli.
Dall'altra cresce un clima di odio e di aggressione nei confronti di chi è più debole.

L’Italia, come l'Europa, è un paese che invecchia ed ha bisogno di giovani.
Il Sole 24 ore, giornale di Confindustria, parla della necessità per l'Italia di avere per i prossimi almeno nuovi 25 milioni di giovani per non lasciare deserte le fabbriche.
Così come oggi i padroni si lamentano della mancanza di flussi di ingresso legali per far venire a lavorare in Italia.
Ma per raccattare voti qualche politico preferisce far morire in mare i migranti, magari con la conseguenza di fare arricchire le mafie che spesso sono in combutta con i governi di quei posti per farli partire clandestinamente...
 
La manifestazione di domani deve partire dal fatto che "siamo tutti cittadini brindisini" per costruire pagine nuove di una storia in cui nessuno deve restare indietro.

La manifestazione di domani è davanti alla stazione ferroviaria di Brindisi e non è casuale la scelta di questo luogo. E’ il luogo simbolo nel quale spesso i brindisini “benpensanti” si lamentano per la presenza di extracomunitari...
 
Brindisi 21.01.2022

Per il Cobas Roberto Aprile e Cosimo Quaranta

mercoledì 19 gennaio 2022

L'annosa storia della sentenza del processo Ilva ancora non è chiusa

A tutt'oggi è ancora in via di completamento la motivazione della sentenza, e non si sa quando essa sarà depositata.

Il dispositivo ultimo, che ha avuto varie correzioni, anche correzioni su correzioni, c'è, ma per procedere per i risarcimenti alle parti civili - tra cui operai Ilva. lavoratori cimiteriali, abitanti dei Tamburi, ecc. presentati dallo Slai cobas - per richiedere la formula esecutiva e quindi fare atto di precetto alle persone condannate per il pagamento della provvisionale, è opportuno attendere il deposito della motivazione.

QUESTO PROCESSO PASSERA' ALLA STORIA... MA PER LA SUA LUNGHEZZA...

sabato 15 gennaio 2022

L’assemblea nazionale autoconvocata dell’8 gennaio ha avuto una buona riuscita

Una cinquantina di realtà organizzate partecipanti e circa una 20ina di interventi. 

DA TARANTO, OPERAI DELLA TESSITURA DI MOTTOLA IN LOTTA,OPERAI IN CIGS DELL'ILVA AS, LAVORATRICI DELLA SCUOLA E PRECARIE

Le ragioni dell’assemblea sono state chiare sin dall’inizio: creare uno spazio per il fronte unico di classe sindacale e politico, dopo la sospensione dell’attività del Patto d’azione e secondariamente dell’Assemblea delle lavoratrici e lavoratori combattivi, messe in mora senza alcuna motivazione, principalmente dal Si.cobas e da alcune forza politiche che hanno supportato questa situazione.

Questo spazio e questa lotta non va dispersa ma anzi raccolta e rilanciata in forme nuove che possano anche colmare limiti e difetti comuni un pò a tutti, che ne hanno impedito la continuità e sviluppo, sopraggiunti soprattutto dopo la sciopero dell’11 ottobre che comunque è stato una buona cosa, ha dato slancio e spinta alla battaglia per lo sciopero generale, e che ha influenzato la scelta deformata e insufficiente dello sciopero Cgil/Uil del 16 dicembre.

Questa ripartenza costituita dall’assemblea dell’8 è stata e voleva essere un primo passo in questa direzione. Così è stato inteso da chi ha partecipato e questo ha portato ad uno svolgimento unitario e solidale con le decisioni/proposte nelle conclusioni.

Ripartire significava dare voce alle lotte e alle proposte delle realtà presenti, tenendo conto del vuoto rappresentato, almeno in questa assemblea, dalla decisione di non partecipazione del Si.cobas, importante per le lotte della logistica ancora in corso, e di alcune forze che hanno preso posizione pubblica per la non partecipazione.

Naturalmente questa iniziativa parte subito con l’idea dell’allargamento a chi del Patto non ha fatto parte e dalla centralità di quelle lotte che hanno sfondato il muro del silenzio e rimesso in moto fabbriche, lavoratori e realtà solidali, in forme visibili, estese e incisive, capaci di influenzare l’intero movimento di classe, sindacale e di rilevanza politica, come la GKN.

L’assemblea quindi è partita dall’intervento del rappresentante del Collettivo di fabbrica della GKN, che ha visto subito come interlocutore i lavoratori in presidio permanente della Tessitura di Mottola (TA) anch’essi dentro un processo di delocalizzazioni di padroni, governo e capitale.

Sono poi intervenute tutte le altre realtà presenti, da Bergamo a Palermo, da Taranto a Milano, da Roma, Napoli, Genova, ecc.

Particolarmente importante è stato l’intervento del rappresentante di Campagne in lotta; utile e dialogante quello del blog delegati e lavoratori.

E’ stata rilanciata la Rete nazionale per la sicurezza e la salute sul posto di lavoro e territorio.

Sono stati toccati i temi della sanità, scuola, Pubblico Impiego e in particolare degli appalti operanti in questi settori.

Così come non sono mancati quadri territoriali delle vertenze di fabbriche aperte, da Taranto a Genova (ex Ilva, ecc.)

Incisive e importanti sono state le realtà presenti nel Patto - Classe contro classe di Viterbo/Roma – Prospettiva operaia - che hanno condiviso insieme allo Slai cobas sc la scelta di convocare questa assemblea e di sviluppare questo tipo di dibattito.

Uno dei punti interessanti dell’assemblea l’intervento della compagna che ha parlato a nome delle Assemblee telematiche nazionali donne/lavoratrici e che ha informato della già avvenuta proclamazione dello sciopero delle donne dell’8 marzo 2022

La questione pandemia e lotta alle posizioni novax è stata in questa assemblea semplicemente sfiorata, dato che mancava materialmente il tempo per poterne fare un dibattito approfondito, che sicuramente avverrà in una prossima occasione.

Nelle conclusioni sono state raccolte le proposte condivise e inserite quelle tematiche di lavoro che comunque si svilupperanno da subito.

La proposta della GKN fatta in un secondo intervento si muove intorno alla parola d’ordine, indicazione “tenetevi liberi a marzo”, intesa come proposta nazionale dentro e fuori le realtà di ogni tipo di organizzazione sindacale di convocare e chiamare a raccolta operai e lavoratori in lotta, studenti, movimenti esistenti a livello nazionale in aperto scontro con padroni, governo e anche di opposizione/denuncia all’intero sistema del capitale.

Nell’esposizione dei compagni questa chiamata a raccolta è in itinere e può prevedere un’assemblea nazionale che la precede.

Tutta l’assemblea autoconvocata ha raccolto questa proposta inserendo nel percorso l’intensificazione delle lotte nelle fabbriche, nei posti di lavoro, sui territori, la chiamata su iniziative parziali di chiamata nazionale che rafforzino questa prospettiva e contribuiscano a spingere in avanti l’esito di essa che è meno di uno sciopero generale ma che può diventare anche qualcosa di più, tenendo conto la parola d’ordine iniziale di questa battaglia che è “Insorgiamo!”.

E’ stata raccolta e articolata, sempre come proposta, l’indicazione che viene dai lavoratori delle Campagne in lotta circa la centralità della battaglia per i documenti agli immigrati e la prospettiva di un nuovo grosso sciopero dei braccianti. La proposta, in corso di discussione, è tutti alle Prefetture/Questure/Ministero degli Interni in febbraio per i documenti, tutti all’appuntamento nazionale con le proprie ragioni e la propria forza promosso da GKN, tutti allo sciopero in aprile dei braccianti quando si ripropongono concentrazioni per le stagioni di raccolta (asparagi, ecc.)

E’ sul campo la convocazione di un’assemblea nazionale in presenza aperta a tutti della Rete nazionale per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro e sul territorio che riproponga in forma adatte all’oggi la stagione e contenuti e forme di lotta che ha visto protagonista l’Ilva, la ThyssenKrupp, le morti sul lavoro di Ravenna, la partecipazione attiva e associata oltre che dei lavoratori, di delegati, Rls, medici, giuristi, giornalisti, e dei familiari, con una linea di scontro, non una tantum, su questo terreno contro il capitalismo che uccide e i governi, le istituzioni dello Stato -magistratura compresa – che lo fiancheggiano.

Altre realtà impegnate nelle lotte lavoreranno per far diventare, oltre che più forti e incisive, di rilievo nazionale le lotte in corso e allargarle sempre secondo la logica del fronte unico di classe.

Infine è chiaro che le organizzazioni presenti all’assemblea che sono state parte del Patto d’azione intendono riappropriarsi e influenzare il dibattito di tutte le forze operanti fino a qualche mese fa nel Patto, certo, non per tornare indietro ma per favorire la ricomposizione di classe e la lotta di classe.

La registrazione e il report degli interventi dell’assemblea sono disponibili a richiesta di compagni e realtà interessate.

ASSEMBLEA AUTOCONVOCATA NAZIONALE 8 gennaio 2022

Foggia - Speculazioni e corruzione sulla pelle dei migranti

Allargare la denuncia sostenere la lotta 

Dal Comitato Lavoratori delle Campagne

11 Gennaio alle ore 12:35  · Le mani sul ghetto. Business, speculazione e lotte attorno alla pista e al CARA di Borgo Mezzanone.Nel narrare le vicende legate al CARA (centro di accoglienza per richiedenti asilo) e al ghetto di Borgo Mezzanone, non ci sia annoia mai. C’è sempre ad aspettarti una storia di corruzione, speculazione, indagine per caporalato che coinvolge pezzi grossi delle istituzioni. L’ultima notizia in ordine cronologico è la scoperta di due tangenti, da 10 e 20mila euro, che sarebbero state consegnate dagli imprenditori foggiani Leccese e Mottola all’ex responsabile della sezione regionale della protezione civile Mario Antonio Lerario. Le tangenti in questione riguarderebbero, secondo la Procura, appalti per la costruzione del campo per l’emergenza Covid e relativi al CARA di Borgo Mezzanone. (https://www.foggiatoday.it/…/arresti-foggia-appalti…).Nonostante quello di Borgo Mezzanone sia una dei ghetti più mediatizzati e famosi d’Italia, probabilmente pochi/e sono a conoscenza del lauto giro d’affari, degli appalti torbidi e dei progetti di investimento che da anni ruotano attorno al ghetto stesso e al CARA adiacente all’ex pista dell’aeroporto militare. Una lunga storia di razzismo istituzionale, sperpero di denari pubblici, condizioni di vita insopportabili e grossi guadagni per pochi, ma anche di resistenza e rivolte.

venerdì 14 gennaio 2022

ACCIAIERIE D'ITALIA/APPALTO - Lettera aperta ai lavoratori, alle Rsu e alle organizzazioni sindacali - Volantino diffuso alle portinerie questa mattina

La situazione alle Acciaierie d’Italia, alle Ditte dell’appalto e alle realtà industriali di Taranto e provincia peggiora sempre più. Dilaga la cassintegrazione covid, ordinaria e straordinaria, anche quando non ce ne sarebbe bisogno dati i livelli di produzione e la situazione effettiva delle aziende. Si estendono nel silenzio licenziamenti individuali e collettivi, chiusure e minacce di chiusure delle fabbriche. Il salario viene pesantemente falcidiato, a cui si aggiunge il grave e inaccettabile problema di non pagamento di salari e stipendi e di ritardi del pagamento della cig che già porta a un taglio del salario di più del 40%. Le condizioni di sicurezza sul posto di lavoro sono sempre in pericolo per lo stato della manutenzione e gestione degli impianti – gli unici interventi sono per la produzione -, come l’attacco alla salute proveniente dal permanente inquinamento, dalla pandemia e dall’estendersi di malattie professionali.

C’è un peggioramento generale dei servizi sociali, con la drammatica situazione nella sanità, nelle scuole, nei trasporti. Mentre lo straordinario e inaccettabile aumento delle bollette, le tasse rimaste alte produce in generale carovita scaricato sui proletari e le masse più povere, a cui si aggiunge l’annunciata ondata degli sfratti che si unisce alla mancanza di case. La disoccupazione, che si è aggravata, la precarietà e gli appalti al massimo ribasso rendono il lavoro, le condizioni di lavoro in tutta la nostra provincia un esempio nazionale dello scaricamento della crisi e della pandemia sulle nostre spalle.
Hanno ragione gli studenti che stanno protestando sulle condizioni delle scuole ora che sono giustamente aperte – Chiamiamo a sostenere il loro sciopero e uniamo studenti e lavoratori.
Il governo Draghi con tutti i partiti dentro e la ruota di scorta dell’”opposizione” della Meloni, legata mani e piedi a Salvini e Berlusconi, al di là delle parole, promesse, dei mirabolanti fondi europei e italiani annunciati, a Taranto l’unica cosa chiara e netta che ha fatto è l’incredibile spostamento dei fondi previsti per le bonifiche nella disponibilità dei padroni reali dell’Acciaieria.

A fronte di tutto questo, bisogna andare alla lotta prolungata, allo sciopero generale prolungato che permetta a tutti i lavoratori e alle masse popolari di far sentire la loro protesta, ribellione e richieste urgenti per fronteggiare le emergenze generali.  
Sindacati confederali e anche strutture sindacali minori non possono continuare con la strategia del “lamento”, la richiesta permanente di incontri che non danno alcun risultato, e intanto proseguire sui posto di lavoro in un tran tran collaborazionista che permette tutto ai padroni e toglie tutto ai lavoratori.
Mentre a livello regionale, provinciale e cittadino gli Enti locali sono in preda alla costante corruzione, giochi politici per le poltrone e incapacità di risolvere alcun serio problema di lavoratori e masse popolari.

Gli operai in presidio permanente e autorganizzati della Tessitura Albini di Mottola, chiusa non per crisi ma per la delocalizzazione della produzione in Repubblica Ceca e in Egitto per fare più profitti, fanno appello a tutti i lavoratori grandi e piccoli della nostra provincia ad unirsi nella lotta, a non restare isolati, posto di lavoro per posto di lavoro, a mettere fine alle chiacchiere e alle divisioni e ad unirsi in un fronte unico di classe contro il fronte unico di padroni, governo e istituzioni.
La lotta in corso alla Leonardo, che sosteniamo nell’interesse collettivo dei lavoratori, esige la mobilitazione generale.
Da tutti questi posti di lavoro viene la richiesta di un sindacalismo classista e combattivo, come quello espresso, là dove è presente, dallo Slai cobas sc, ma che riguarda e interessa tutti i lavoratori e delegati che stanno lottando realmente, qualunque sia la sigla sindacale.

Bisogna, attraverso assemblee, iniziative, raccolte di firme arrivare ad unire lavoratori, organizzazioni sindacali e masse popolari in una battaglia reale per cambiare le cose, difendere seriamente i nostri interessi collettivi, aprire la strada ad un futuro che domanda un cambio di governo, un cambiamento dello Stato e della società a favore e delle mani dei lavoratori e delle masse popolari.
Una rivoluzione nella sostanza. Dato che nessuna fiducia possiamo avere, sulla base della verifica e dell’esperienza che abbiamo fatto anche a Taranto, nell’ammucchiata dei partiti parlamentari sempre al servizio dei padroni, della finanza, dei ricchi nel nostro paese e in Europa.

Sulla base di una piattaforma operaia e popolare che assicura il minimo - l’integrazione del salario al 100% per i cassintegrati; il salario minimo garantito per i precari e i disoccupati; il rifiuto di ogni licenziamento e chiusura dei posti di lavoro, la fine degli appalti al massimo ribasso; il lavoro ai disoccupati per fronteggiare l’emergenza salute, sicurezza, scuole, sanità, bonifiche - avviamo da subito, posto di lavoro per posto di lavoro la campagna di iniziativa e lotta per uno sciopero generale che non può andare oltre marzo e che contribuisca ad un vero sciopero generale nazionale.  

Operai Tessitura Albini Mottola - Ilva AS cigs - Cemitaly - precari appalti comunali TA
SLAI COBAS per il sindacato di classe
Taranto via L. Andronico, 47 tel 3475301704 - WA 3519575628 - blog tarantocontro

NO alla Dad - Scuole aperte e in sicurezza - Appoggiamo le proteste e scioperi degli studenti - NO alla politica di Emiliano

La DAD è solo una pezza/tampone che non risolve tutte le falle della gestione della pandemia prodotte dalle politiche del governo

Respingiamo il falso democraticismo di Emiliano: non può essere lasciata alla decisione delle famiglie se gli studenti devono andare a scuola! E' lascusa buona per non risolvere neanche uno dei tanti problemi nelle scuole.

Da un comunicato dello Slai cobas sc

A scuola gli studenti, come hanno detto anche medici e scienziati, nonchè lo stesso Presidente del CTS in persona all’ultima conferenza stampa, sono di fatto più controllati e tracciati, mentre stando a casa in ogni caso escono e si contagiano. La DAD non è e non può essere la soluzione ad un scempio della scuola pubblica che va avanti da anni e che ricade solo sulle spalle di studenti, di lavoratori, doppiamente delle lavoratrici, delle famiglie, NO al ricatto tra salute e sicurezza e diritto allo studio, in DAD non vengono riconosciuti né garantiti diritti agli studenti e al personale, la DAD ha fatto pesanti danni agli studenti in generale e in particolare agli studenti disabili, in termini gravemente escludenti dalle relazioni scolastiche e sociali, ha rafforzato le differenze tra studenti delle poche scuole più ricche e tutte le altre. Poi per chi forse dimentica o fa finta di non sapere, sia a livello istituzionale sia a livello di “società civile”, la DAD provoca anche immediatamente la perdita del lavoro a tante lavoratrici e lavoratori che operano nelle scuole che restano anche senza ammortizzatori sociali.

Non è affatto accettabile che i problemi che investono il mondo della scuola anche oggi restano tutti e in modo ancora più grave, dinnanzi ad una pandemia ridiventata ingovernabile anche per responsabilità di chi governa: dalle cosiddette classi pollaio, ai consistenti tagli agli organici del personale della scuola e alle risorse, al mancato reperimento di tutti i locali disponibili per potenziare gli spazi nelle strutture scolastiche, senza tenere conto del fatto che da anni non si costruiscono scuole nuove e la maggior parte degli istituti scolastici è cadente e non in sicurezza;nessuna programmazione sistematica degli screening per tutti gli studenti e per il personale mentre è veramente assurdo e ridicolo che ora le Istituzioni strillano chiedendo a ridosso della ripresa delle lezioni screening di massa minacciando di emanare ordinanze di chiusura delle scuole … e fino ad oggi che cosa si è fatto?

Non si è agito per una seria organizzazione della medicina scolastica, di postazioni sanitarie nelle scuole con figure come gli infermieri, previste peraltro nell’ambito del personale Ata ma praticamente inesistenti nelle scuole, o gli Oss, non sono stati potenziati affatto i trasporti per gli studenti con l’istituzione di corsie preferenziali che possano adeguarsi anche agli accessi differenziati degli studenti a scuola per evitare assembramenti, gli stessi protocolli di sicurezza anticovid per molti aspetti sono rimasti sulla carta e non applicati nelle scuole, dove in diversi casi gli stessi dispositivi di protezione come per esempio le mascherine FFP2 non sono affatto sufficienti, con grave rischio sul piano della salute e sicurezza per personale e studenti.

LA SCUOLA DEVE ESSERE IN PRESENZA E IN SICUREZZA PER TUTTI E QUELLI CHE FINO AD OGGI SONO RIMASTI IN GRAN PARTE SOLO ANNUNCI DA PARTE DEL GOVERNO NAZIONALE, DEVONO DIVENTARE IMMEDIATAMENTE SOLUZIONI CONCRETE E REALI!

Screening di massa sistematici e postazioni sanitarie nelle scuole sin da subito! Piano immediato di corsie preferenziali per i trasporti degli studenti funzionali agli accessi differenziati. Reperimento di tutti i locali disponibili per potenziare le strutture scolastiche. Dotazione di mascherine FFP2 non parziale, come ha disposto fino ad oggi il governo/MIUR, ma per tutti gli studenti e per tutto il personale scolastico Snellimento degli adempimenti burocratici relativi al tracciamento dei contagi con potenziamento del personale amministrativo delle scuole e del personale sanitario delle USCA.

giovedì 13 gennaio 2022

Basta con le morti di braccianti immigrati - Prepariamo anche in Puglia la mobilitazione/sciopero dei lavoratori immigrati che si sta organizzando a livello nazionale

Nell'asssemblea nazionale autoconvocata dell'8 gennaio, promossa dallo Slai cobas sc, è stata accolta la proposta dei lavoratori immigrati di Campagne in lotta per una giornata di lotta in febbraio e per uno sciopero generale nazionale in aprile. Per info/organizzazione/contatti: slaicobasta@gmail.com - WA 3519575628 - sede: Taranto via Livio Andronico,47

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Il cadavere di Toure Saidou, bracciante di 27 anni originario della Guinea, è stato ritrovato lunedì 10 gennaio in un casolare abbandonato a Brindisi, alle porte del quartiere La Rosa.

Brindisi, cadavere di un bracciante di 27 anni trovato in un casolare abbandonato. L’associazione: “Perché non l’hanno aiutato?”
Lo denuncia un post dell'associazione Smiling Africa, in cui si sottolinea l'assenza di inchieste per scoprire come muoiono i braccianti. L'associazione lancia poi la proposta di creare un'anagrafe delle morti silenziose per non distogliere l'attenzione, scrive in una nota sui social

Dell’uomo, sposato e padre di quattro figli, non si avevano notizie da sabato 8 gennaio, quando era andato in campagna a lavorare. “Pioveva tanto”, ha ricordato l’associazione Siming Africa, che ha dato la notizia della morte sui social con un post di denuncia: “Lunedì mattina chi gli ha prestato la bici l’ha trovato in un casolare in campagna, solo e senza vita ma accanto ad un focolare ancora caldo. Dai racconti dei compagni di lavoro è certo che al lavoro è stato male, ma allora perché non l’hanno aiutato? Perché nessuno ha fatto l’unica cosa necessaria e forse sufficiente a salvargli la vita: chiamare il 118?

Ai lavoratori la miseria della cig, ai padroni e per spese militari fiumi di soldi - Il caso Leonardo


Alla Leonardo, dove da tempo è in corso la lotta dei lavoratori contro i piani di forte ridimensionamento e minaccia di futuri licenziamenti, i sindacati stanno chiedendo "integrazioni salariali per la cassa".

Questo è necessario chiaramente - lo Slai cobas da tempo sta chiedendo che vi sia un'integrazione alla indennità di cassaintegrazione, sempre più misera, del 100% del salario perso.

MA, il problema è più a monte. La Leonardo non sta affatto in crisi, ha avuto già lo scorso anno grosse commesse militari dallo Stato; sta riducendo la produzione civile mentre aumenta quella militare.  

Il problema è che anche ques'anno il governo, mentre aumenta enormemente i fondi per le spese militari, prevede per i lavoratori a rischio posto di lavoro e salario la continuità della miseria della cassintegrazione attuale.  

Per le spese militari nella legge di bilancio sono previsti stanziamenti di ben 25,82 miliardi di euro, con un aumento di quasi 850 milioni rispetto all’anno precedente. Questi fondi saranno destinati a nuovi armamenti, con un miliardo di euro in più rispetto al 2021. Gli stanziamenti arrivano così alla cifra record di 8,27 miliardi, un aumento di 3,5 miliardi rispetto alle spese di tre anni fa. Ma non sono solo questi i soldi che spenderemo in armi; si tratta di nuovi sistemi bellici, armi decantate per precisione e letalità: si va dagli eurodroni di categoria MALE (Medium Altitude Long Endurance) allo sviluppo di caccia di sesta generazione Tempest, passando per batterie missilistiche antiaeree, sommergibili, proiettili di precisione per cannoni semoventi fino ad arrivare ai cosiddetti droni kamikaze, formalmente "munizioni a guida remota" o "munizioni orbitanti" (Loitering Ammunitions).

Per la cassa integrazione Covid, scaduta a dicembre, invece, il governo ha messo a disposizione dei Ministeri 1,5-2 miliardi di euro... 

Ora: quante commesse andranno alla Leonardo per la produzione militare?

martedì 11 gennaio 2022

Skf Bari - Sentenza di reintegro al lavoro - I nostri auguri a Michele e a tutti gli operai della Skf


Comunicato stampa
Il comitato contro i licenziamenti di Bari esprime piena soddisfazione per la sentenza emessa dal tribunale che ha reintegrato Michele Glorioso, operaio della Skf, al suo posto di lavoro.
 
Due anni di lotta portati avanti dal comitato e da Michele hanno avuto finalmente giustizia. 
È stata sconfitta così l'arroganza della skf e della Confindustria, che con questo licenziamento ingiusto volevano contribuire all'annullamento dell'articolo 18 e dello Statuto dei lavoratori (legge 300-1970), una delle conquiste del movimento dei lavoratori e delle lavoratrici e uno dei tasselli della realizzazione della Costituzione oltre i cancelli delle fabbriche. Questa sentenza, giuridicamente corretta e audace politicamente, riafferma la vigenza delle tutele dei lavoratori di fronte a licenziamenti "senza giusta causa o giustificati motivi" e dimostra a tutti i lavoratori e lavoratrici delle aziende, baresi e non, che è possibile e opporsi alla arroganza padronale e alle minacce legali, a patto che si superi la propria condizione di fragilità individualista e che si ricolleghi la propria vicenda alle lotte generali e collettive per la democrazia sostanziale, la difesa della dignità dei lavoratori e la ricerca di alternative di modello socio-economico. 
Questa sentenza deve far riflettere quei settori sindacali che in questa vicenda non si sono impegnati, quasi fosse solo una questione legale individuale. 
Nella zona industriale barese soffiano venti di crisi con continuo ricorso a cassaintegrazione e minacce di licenziamenti o delocalizzazioni, mentre continuano ad essere abbondantemente utilizzati lavoratori e lavoratrici precarie e interinali, nonostante  le ingenti risorse economiche messe a disposizione dal governo Draghi per i propri referenti sociali, le imprese.

Il comitato contro i licenziamenti continuerà la lotta per i diritti e la dignità dei lavoratori, contro le minacce di licenziamenti e la cassaintegrazione, come nei casi Magna e Bosch, per la piena libertà sindacale, contro lo schiavismo aziendale come vorrebbe la Confindustria. Ora, dopo la sconfitta della Skf, siamo impegnati a sostenere la lotta di Domenico, operaio della Magna ex Getrag, anche lui ingiustamente licenziato, e siamo disponibili a estendere le nostre attività a tutte le vertenze in corso. 

Il nostro impegno contro la precarietà, per la dignità e i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, per il ristabilimento dell'articolo 18 a tutti i lavoratori continua. 

Comitato contro i licenziamenti di Bari 
no.licenziamenti@libero.it  facebook:uniti con i lavoratori Skf licenziati

Leonardo Grottaglie continua una situazione incerta e preoccupante per la difesa del lavoro e del salario

Riportiamo gran parte dell'articolo di Gianmario Leone pubblicato sul Corriere di Taranto. 

Ciò che però non è chiaro è cosa sta a monte di questa situazione che non può essere addebitata solo alla pandemia.

La Leonardo non è un'azienda in crisi, anzi, anche in questi ultimi due anni ha fatto alti profitti e la produzione militare va avanti a gonfie vele, con le commesse pubbliche; e ciò che sembra in atto è uno spostamento dell'attività produttiva sul militare con invece una netta riduzione della produzione civile - dove stanno avvenendo i grossi problemi di attacco al lavoro.

Ma nessuno neanche i sindacati dicono qualcosa e mettono minimamente in discussione questa scelta produttiva che è scelta politica legata al netto incremento dell'impegno militare nel Mediterraneo dell'imperialismo italiano, al servizio delle aumentate richieste della Nato e al servizio dei propri interessi economici e politici nei paesi del Nord Africa, Medio Oriente, dei superprofitti delle multinazionali italiani, in testa l'ENI. 

Nessuno dei sindacati si oppone ai grandi finanziamenti che il governo sta impegnando su questo fronte militare, mentre la produzione civile - che in una realtà come la provincia di Taranto sarebbe molto necessaria, pensiamo all'aereoporto di Grottaglie, ora ridotta a scalo logistico di merci - viene tagliata e migliaia di operai rischiano di perdere il lavoro.

Se non si mette in discussione e non si contrasta ciò che sta a monte alla situazione della Leonardo, la fine è nota

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Incontro tra sindacati e azienda nella sede di Unindustria a Roma

- Corriere di Taranto  pubblicato il 10 Gennaio 2022, 22:48

Stralci: "...lo scorso 2 dicembre la società ha annunciato il ricorso alla cassa integrazione ordinaria, dal 3 gennaio e per 13 settimane, dei 3.400 lavoratori dei siti di Grottaglie, Pomigliano, Nola e Foggia per riduzione delle commesse. Nello stabilimento a mono-committenza di Grottaglie la procedura riguarda 1.049 lavoratori su un organico totale di circa 1.300 addetti.

Investita dunque dall’operazione di contenimento dei costi tutta la divisione aerostrutture di Leonardo del Mezzogiorno, ovvero tutto il settore manifatturiero dell’azienda che si occupa della produzione di fusoliere o parti di fusoliera e di altri componenti strutturali dei velivoli commerciali a corto, medio e lungo raggio. Ad oggi sono state realizzate 1100 sezioni di fusoliera: ne mancherebbero 1600 per rispettare il contratto con Boeing.... Senza dimenticare l’indotto che soltanto in provincia di Taranto coinvolge 40 aziende con 4 mila addetti e 800 milioni di fatturato.

Seguì lo sciopero nazionale del 6 dicembre con manifestazione a Roma davanti alla sede di Leonardo in piazza Montegrappa, mentre a Grottaglie si scioperò per più giorni subito dopo l’annuncio della cig, con azioni diverse, tra Uilm e Fiom Cgil da un lato e Fim Cisl dall’altro.

Il 22 dicembre scorso si è tenuto un nuovo incontro sul futuro dello stabilimento Leonardo di Grottaglie, dove si realizzano le fusoliere del Boeing 787, tra azienda e delegati Rsu riguardante le chiusure collettive previste per il 2022. In quell’occasione è stato siglato un accordo che riguardava solo l’inizio dell’anno nel quale si conveniva la chiusura collettiva (copertura con spettanze individuali) fino allo scorso 7 gennaio. L’azienda ha anche comunicato che per tutto gennaio 2022 lo stabilimento produttivo rimarrà in ‘vuoto lavoro’ al netto di esigenze tecnico-organizzative e produttive. Le parti si impegnavano poi a trattare le chiusure collettive del resto dell’anno entro il primo trimestre del 2022. Nel verbale di accordo veniva detto che “nei periodi di chiusura e/o vuoto lavoro andrà garantita la presenza al lavoro sulla base delle esigenze tecnico-organizzative e produttive del personale strettamente necessario, anche per la salvaguardia degli impianti e del patrimonio aziendale”.

Durante l’incontro odierno l’azienda ha condiviso con le organizzazioni sindacali il piano denominato “trasformazione e rilancio 2022/2026 per la divisione Aerostrutture“, con specifici dettagli riguardanti i quattro siti. Secondo quanto reso noto da fonti sindacali della Uilm, nel quadriennio 2019-2023, gli *investimenti totali sono di circa 300 milioni di euro, dei quali il 60% sono stati destinati alla reindustrializzazione del programma ATR, nonché alla digitalizzazione e alla trasformazione industriale dei quattro siti.

In merito alla cassa integrazione che sarebbe dovuta partire il 3 gennaio, la stessa è stata congelata dall’azienda con l’obiettivo nei prossimi incontri di giungere ad un accordo con l’azienda circa le fermate collettive 2022. Ma il ricorso alla cassa integrazione nella divisione difficilmente non sarà confermato anche perché l’azienda ha ribadito le sue intenzioni lo scorso 4 gennaio in una video call con i sindacati nazionali. Cassa sino ad oggi evitata grazie al ricorso a periodi di chiusura collettiva dei siti di produzione alimentati dal ricorso a ferie correnti e pregressi, smonetizzazione delle festività infrasettimanali, formazione e riqualificazione professionale, disponibilità di ore da parte degli altri dipendenti Leonardo e dell’azienda.

Lo scarico maggiore di attività resta su Grottaglie, perché monocommessa, per il quale lo scorso settembre l’azienda aveva prospettato ben 118 giornate di vuoto lavoro, il che equivale grosso modo a 6 mesi. Sul sito ionico l’azienda ha annunciato nei mesi scorsi dei nuovi progetti da introdurre in aggiunta all’Euromale, il nuovo drone europeo per il quale in Puglia si costruiranno alcuni componenti...."

lunedì 10 gennaio 2022

Green pass che succede all'Ilva AS?

Spett.le Direzione ILVA AS

Taranto

epc alla ASL-Spesal Taranto

TA. 10.1.22

OGGETTO: URGENTE: problematica green pass per accesso lavoratori in Ilva AS

Ci è stato segnalato che questa mattina dei lavoratori dell'Ilva AS non sono stati fatti entrare in fabbrica, dove dovevano fare dei lavori di "bonifica", perchè pur essendo in possesso del 'super green pass' dovevano fare anche un tampone - da poter eseguire anche in azienda ma in condizioni/luogo non idonei dal punto di vista igienico/sanitario.

Poichè non ci risulta affatto che per lavoratori con super green pass vi sia questo obbligo di tampone, SI CHIEDE URGENTEMENTE A CODESTA DIREZIONE CHIARIMENTI E SI DIFFIDA A FAR ACCEDERE TALI OPERAI IN FABBRICA.

In caso di non risposta in mattinata e del perdurare di questa posizione anomala dell'azienda, SI CHIEDE alla ASL di intervenire in merito.

In attesa, distinti saluti

SLAI COBAS per il sindacato di classe

Calderazzi Margherita 

per com. slaicobasta@gmail.com - 3475301704 - WA 3519575628 -pec: slaicobassc@pec.libero.it 

AGGIORNAMENTO

Da notizie - I lavoratori sono i 40 che erano già al lavoro in Ilva AS. Poichè questi sono stati fuori dallo stabilimento nel periodo festivo per vari giorni, l'azienda avrebbe disposto per tutti il tampone per avere maggior garanzia che anche in questo periodo non si fossero contagiati. 

La maggiorparte di questi lavoratori poi avrebbe acconsentito a farsi il tempone, e sembrerebbe che per uno sarebbe risultato positivo.  

sabato 8 gennaio 2022

Invitalia e ArcelorMittal due serpenti attorcigliati l'uno nell'altro... contro la cittadinanza e gli operai

Impossibile in questo periodo di pandemia con le farmacie prese d'assalto non tessere un parallelo tra il caduceo ed Acciaierie d’Italia. Stravolgendone il significato per ricondurlo ad uno maggiormente consono al nostro interesse potremmo dire che esso rappresenti l'asse che unisce le due serpi rappresentanti Invitalia ed ArcelorMittal, due serpenti attorcigliati l'uno nell'altro e pronti a sostenersi nell'assalto che oramai da quasi un anno effettuano a testa bassa al territorio, alla cittadinanza e (certamente in maniera maggioritaria dal nostro punto di vista) a tutti gli operai del siderurgico. Operai resi quasi inermi dalla strategia del terrore messa in atto dall'azienda versi i loro confronti, lavoratori messi arbitrariamente in cassintegrazione senza aprire alcun tavolo di confronto con i sindacati, libero arbitrio che si espleta soprattutto con il gran numero di licenziamenti verso lavoratori rei di non essere morti dopo incidenti causati da nessuna manutenzione ad impianti che definire logori è un eufemismo, oppure incidenti causati da pratiche operative compilate col solo scopo di favorire la produzione, dunque il profitto, a scapito della sicurezza, licenziamenti dovuti a cause extralavorative fuori addirittura dall'orario di lavoro e dunque fuori dal perimetro aziendale. 

Se tutto questo non implicasse la vita di intere famiglie che si sostengono con uno stipendio tra i più bassi del glorioso occidente civilizzato farebbe ridere così, ma ridere non fa.

Ultimo tassello di questa strategia è la segnalazione all'INPS ed all’Ordine dei Medici di otto operai in cassintegrazione richiamati a lavorare proprio il giorno di Natale (toh, ma guarda un po’!) che hanno presentato regolari certificati di malattia e dei rispettivi medici che li hanno redatti. Tutto questo sapete vero cosa vuol dire? Dato che leggete questo blog siete abbastanza intelligenti da averlo già capito: il lavoratore spogliato della sua essenza diviene proprietà nelle mani del suo datore di lavoro, il capitalismo nella sua fase più avanzata non si accontenta più di comprare la forza lavoro dall’essere umano, ma pretende di regolarne il suo stile di vita e deciderne ogni momento della sua giornata in modo da renderlo innocuo. Siamo al cospetto di un miracolo. Voi miscredenti comunisti, uomini senza alcun dio al quale appellarvi, sarete costretti a ricredervi testimoniando come il Capitale sia stato capace di eseguire delle lobotomie senza necessità alcuna di intervento chirurgico. Ma ovviamente tutto questo non è sufficiente, perché colpire il lavoratore non elimina il problema alla radice, ecco dunque che si segnalano i medici colpevoli di aver semplicemente fatto il loro dovere, quello di aver salvaguardato la salute del proprio paziente. MA COME OSA COSTUI?! METTERE LA SALUTE DELL'OPERAIO DAVANTI AL PROFITTO!

Questo ennesimo episodio di disprezzo della vita da parte della duplice proprietà si accavalla alla questione di questi ultimi giorni del dirottamento dei fondi destinati alle bonifiche delle zone in seno all'Ilva in AS, zone che non furono destinate ad essere rilevate ai tempi dell'accordo del 6 settembre 2018 dalla nuova proprietà (seppur formalmente ancora non lo fosse) che si sarebbe insediata di lì a breve e fortemente colpite dall'inquinamento prodotto dagli scarti della fabbrica (fumi, oli, fanghi…), bonifiche tra l'altro dovute a causa della gestione criminale della famiglia Riva dello stabilimento che da buoni industriali (quale è anche Mittal, non dimentichiamolo...) ritennero le spese da sostenere per la salvaguardia dell'ambiente non profittevoli, un onere enorme per chi è dedito ad ottenere il massimo profitto possibile. 

Tornando alla questione dei fondi spostati vergognosa è stata la presenza di vari rappresentanti di partiti della maggioranza di governo che sono venuti a sostenere la protesta messa in atto dall’USB in occasione dell’incontro col prefetto del 7 gennaio, ma non è mancata nemmeno la strafottente presenza di esponenti dell'unico partito di (non) opposizione. 

Noi come Slai Cobas per il Sindacato di Classe non siamo per nulla d'accordo con chi sostiene che “ben venga chiunque appoggi la causa dei lavoratori” e questo non perché siamo degli spocchiosi radical chic bastian pronti sempre pronti a far casino (ossimoro appioppatoci da qualcuno), ma perché a sostenere la causa del lavoratori ieri erano presenti proprio quelle forze politiche che in quanto maggioranza hanno magicamente fatto apparire quell’articolo 21 nel Milleprproghe. 

Qualche mente illuminata ha ipotizzato che fossero presenti esponenti vari in quanto tra pochi mesi si eleggerà la nuova giunta comunale con annesso sindaco, che fossero presenti in quanto in campagna elettorale?
A che gioco stiamo giocando? 

UN OPERAIO EX ILVA IN CIGS

venerdì 7 gennaio 2022

Solidarietà agli operai della Enetec e Giove - appalto ex Ilva

Questa mattina la Fiom e i avoratori dell’azienda ENETEC Srl e GIOVE SRL collocati in CIGS hanno fatto un presidio presso Inps di Taranto perchè non ricevono la cassaintegrazione da ottobre.

La Fiom denuncia: “Una situazione divenuta insostenibile per i lavoratori e per le loro famiglie che con tutta evidenza non hanno trascorso con serenità le festività natalizie e che provengono da mesi di difficoltà per una cattiva gestione da parte delle aziende che continuano a scaricare le proprie responsabilità sempre verso il basso – affermano dalla Fiom Cgil di Taranto -. Inoltre, si aggiunge una situazione di assoluta incertezza in merito alla vertenza ex Ilva e all’assenza di un piano industriale e ambientale che di fatto si ripercuote su tutti i lavoratori in particolar modo verso i lavoratori dell’appalto, notoriamente l’anello più debole. I lavoratori hanno bisogno di avere risposte in merito al proprio futuro lavorativo e di certezze sul pagamento regolare della cassa integrazione che indubbiamente non può attendere i tempi burocratici troppo lunghi da parte dell’ente previdenziale”.

Intervista di Radio Onda d'Urto allo Slai cobas sc sugli ultimi avvenimenti all'ex Ilva Taranto

Il governo Draghi ha deciso di destinare ad Acciaierie d’Italia, la ex Ilva di Taranto, circa 575 milioni per la decarbonizzazione e l’elettrificazione del ciclo produttivo dell’acciaio. Soldi che erano destinati alle bonifiche delle aree, anche esterne al perimetro industriale,  finalizzandoli adesso ai nuovi impianti che saranno costruiti, forse, tra dieci anni.

Sul piede di guerra i comitati ambientalisti Tarantini e i sindacati di base, come lo Slai Cobas per il sindacato di classe” che  parla di un “vero e proprio furto”.

Sentiamo la coordinatrice di questo sindacato di base, Margherita Calderazzi. 

https://www.radiondadurto.org/wp-content/uploads/2022/01/margherita-calderazzi-taranto-ILVA.mp3