martedì 9 agosto 2016

la contestazione del 29 luglio a Renzi è stata forte e determinata i lavoratori, le donne, i disoccupati, gli operai stanno prendendo coscienza della necessità di una rivolta contro chi ci affama e ci uccide, la protesta che lo Slai Cobas ha contribuito a realizzare deve continuare. la manifestazione ha avuto risonanza anche sulla stampa estera, mentre alcuni giornalisti da strapazzo (Corriere di Taranto) scrivono falsità e gettano fango sui manifestanti



(da Corriere di Taranto)

all’altro canto, come non fare a meno di lodare le raffinate doti strategiche, per mezzo delle quali coloro che contestano la politica renziana, per quanto concerne il risanamento, l’ambientalizzazione e la riqualificazione di Taranto e del centro siderurgico ionico, si sono qualificati all’Italia intera come gruppo di contestatori facinorosi, tendenziosi e poco credibili, visto gli atti vandalici di cui si sono resi artefici. Perchè, e questo è evidente a tutti, di questa giornata folle, resterà solamente il ricordo di una città blindata, sotto assedio ed in balìa di poche centinaia di contestatori, a svantaggio dei programmi, delle contestazioni propositive, e delle discussioni nel merito degli interventi previsti nel “Patto per Taranto


 (da Inchiostro verde)

TARANTO – Una protesta sterile. Così è stata giudicata da qualcuno la manifestazione organizzata durante la visita in città del presidente del Consiglio Matteo Renzi per l’inaugurazione del secondo piano del Museo nazionale archeologico. Alcune centinaia di persone hanno espresso rabbia e insoddisfazione nei confronti della politica governativa rispetto a Taranto e Ilva, anche alla luce dell’ultimo decreto approvato in via definitiva dal Senato solo pochi giorni fa. Tutto inutile? Noi preferiamo dare un’altra lettura.

Le contestazioni al premier di venerdì scorso hanno avuto un forte impatto mediatico e sono il sintomo di una crescente insoddisfazione avvertita dai cittadini in tutta Italia e non solo in riva allo Jonio. Fiaccati dalla crisi, stremati dalla ricerca  di un’occupazione seria, fortemente sfiduciati rispetto al proprio futuro, irritati dalla narrazione portata avanti dall’attuale premier negli ultimi due anni, molti italiani cominciano ad uscire dalle loro case per esprimere il proprio malcontento.

Venerdì è successo a Taranto, come a maggio è accaduto a Matera. Lì, davanti al teatro Duni, dove Renzi era atteso per firmare il Patto con la Basilicata, si è annusato un anticipo di quanto si sta verificando in altre realtà italiane, dove il premier è costretto a giocare di astuzia per dribblare contestazioni e fischi. A Matera, sotto una pioggia incessante (vedi foto), la protesta dava voce al desiderio di un popolo di liberare il proprio territorio dal ricatto occupazionale ed economico rappresentato dalle trivelle.

Non è un caso, che proprio in quella regione, il referendum “no triv” sia riuscito a raggiungere il quorum. D’altronde sono le comunità più sofferenti che fanno sentire i primi campanelli di allarme alle istituzioni, non certo quelle che vivono situazioni meno dolorose e critiche. E non è un caso che le contestazioni più pesanti nei confronti del premier, nei mesi scorsi, abbiano avuto luogo a Napoli, altra città meridionale in forte affanno. Protesta inutile? Non crediamo affatto che sia così. Anche qui, due giorni fa, si è dato voce al disagio. L’urlo rabbioso, forse scomposto, lanciato da Taranto non è passato inosservato, anche se tra corso Umberto e piazza Garibaldi c’erano poche centinaia di persone.

Nella società dell’immagine sono i volti, i suoni e i colori della protesta che attraggono i riflettori dei media. Più dei numeri. Ce ne siamo accorti anche noi di InchiostroVerde. La richiesta di usare i nostri video relativi alle contestazioni a Renzi non sono arrivate solo da grandi gruppi editoriali italiani ma anche da agenzie di stampa estere. Filmati e foto sono finiti sulle prime pagine dei maggiori giornali on line.

In serata, “In Onda”  – programma di approfondimento quotidiano de “La7” condotto da David Parenzo e Tommaso Labate – ha trasmesso un lungo servizio sui fatti di Taranto e aperto un confronto in studio ipotizzando una possibile fase di declino del premier. Sarebbe stato meglio che i manifestanti si uniformassero alla maggioranza dei tarantini che hanno vissuto la visita di Renzi come un evento lontano e irrilevante? In quel caso, la città sarebbe stata accusata, nella sua globalità, di essere apatica e indifferente, incapace di esigere un diverso trattamento da chi ancora non le fornisce strumenti adeguati per affrontare un’emergenza sanitaria e ambientale senza paragoni in i germogli di una svolta per questa contraddittoria città.

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