martedì 27 agosto 2024

Cimitero - rinviati a giudizio per truffa, estorsione e lesioni - Tutto partito da una denuncia dello Slai cobas

TARANTO - Truffa ai danni dello Stato, estorsione e lesioni. Sono le accuse formulate a vario titolo dal pubblico ministero Francesco Ciardo nei confronti di sei imputati coinvolti nell’inchiesta sulla presunta frode con i fondi destinati alle bonifiche del cimitero «San Brunone» di Taranto.

Dopo la chiusura dell’indagine dei carabinieri che porta il nome del camposanto avvelenato dalle emissioni dell’ex Ilva, il pm Ciardo ha chiesto il rinvio a giudizio nei confronti del necroforo Giuseppe Cristello, e dei vertici della società «Dr Multiservice», l'impresa che ha gestito i servizi cimiteriali fino al 2021 quando l'appalto è stato poi affidato alla Kratos: si tratta del 60enne Richetta D'Alleva rappresentante legale della Dr Multiservice, il 52enne responsabile tecnico della società Roberto Lafratta, il 64enne procuratore speciale dell'impresa Michelantonio Perrotta e i dipendenti Arcangela Saracino di 48 anni (questi ultimi tutti difesi dagli avvocati Antonio De Michele e Costanzo Della Porta) e Alessandro Schifone di 52 (assistito dal legale Andriano Minetola). L’attività investigativa condotta dai militari del Nucleo Ispettorato del Lavoro e dai colleghi del Nucleo Operativo Radiomobile di Taranto, per l’accusato ha svelato come i fondi per le bonifiche delle aree del cimitero siano stati gestiti in maniera truffaldina dai vertici della società. La Dr Multiservice, secondo il pm Ciardo, avrebbe falsamente dichiarato di aver eseguito la traslazione delle salme dai terreni che dovevano essere sottoposti a bonifica in orari straordinari, ma secondo le verifiche quelle operazioni sarebbero state effettuato durante il normale turno lavorativo.

L’indagine è partita dopo la denuncia dello Slai Cobas che svelò agli inquirenti il brutale pestaggio contro un dipendente della società che si era opposto allo strapotere di Cristello: «un brutale pestaggio» lo ha definito la procura che Cristello, difeso dagli avvocati Andrea e Salvatore Maggio aveva messo a segno per mettere a tacere quel collega che non si rassegnava al fatto che fosse solo lui a decidere chi dovesse occuparsi delle bonifiche incassando così altri 700 euro lordi al mese. Una frattura al setto nasale e altre ferite che avevano causato alla vittima una prognosi di ben 51 giorni.

La denuncia dello Slai Cobas fece così partire l'inchiesta che attraverso le intercettazioni ha ricostruito il clima «di paura e terrore» che c'era intorno alla figura di Cristello. Quel pestaggio, inoltre, aveva lanciato un messaggio chiaro ai colleghi necrofori: per chi avesse inteso proseguire con le rivendicazioni sindacali la scelta era tra il rischio delle mazzate e il licenziamento. Alla vittima, del pestaggio, infatti, la società avrebbe persino inflitto una contestazione disciplinare.

Una figura inquietante quella di Cristello: nel cimitero di San Brunone era conosciuto «il Generale», «il potente» e addirittura «figlio di Dio». Il 27 dicembre scorso è stato arrestato nell'inchiesta Golden System della Squadra mobile che ha portato alla luce il racket imposto ai familiari dei defunti, alle agenzie funebri, ai fiorai, ai marmisti e a tutti coloro che utilizzavano i servizi cimiteriali: ognuno doveva pagare «il caffè» per tumulare una salma o per vedere realizzata in tempi brevi e in modo corretto una qualunque attività. In quell’occasione è stato l'unico a finire in carcere con l'accusa di aver guidato una vera e propria associazione a delinquere che, grazie alla vicinanza con grossi esponenti della criminalità locale, aveva trasformato il cimitero in una «cosa loro».

Ora sarà il gup Benedetto Ruberto a dover decidere se vi sono elementi per avviare o meno un processo.

lunedì 26 agosto 2024

Le ragioni di una riunione nazionale aperta il 31 agosto a Taranto - info

Lenin: "prima di unirci, occorre delimitarci"  

Proletari comunisti appoggia e sostiene tutte le manifestazioni di solidarietà con la Palestina e oggi più che mai alla resistenza palestinese, fatta segno di vili assassini mirati di suoi dirigenti, violando ogni norma internazionale e perfino ogni regola di guerra.

Noi sostentiamo tutte le risposte che la resistenza, le masse arabe, i regimi che si oppongono allo stato sionista di Israele e all’imperialismo Usa.

Siamo per il ritiro del contingente italiano dal Libano e salutiamo ogni azione che sia di opposizione alla sua presenza nell’area.

Siamo contro la guerra imperialista e contro i preparativi e i passi ulteriori di essa da parte dell’imperialismo Usa/Nato sanciti dal G7 di Puglia e dai recenti Vertici Nato negli Usa.

Appoggiamo e sosteniamo tutte le manifestazioni contro la guerra imperialista, contro la guerra per procura di Usa/Nato – imperialismo russo in Ucraina.

Siamo per la fraternizzazione dei soldati e delle masse ucraine e russe, contro il regime dell’oligarchia capitalista ucraina rappresentata dal governo con dentro i nazisti di Zelensky e contro la borghesia imperialista russa.

Siamo contro l’imperialismo italiano e la sua partecipazione attiva all’interno dell’alleanza Nato alla guerra e ai preparativi di guerra mondiale, sanciti dall’invio di armi offensive e da altre forme di presenza nella guerra in Ucraina e nei paesi vicini.

Alla marcia della guerra imperialista corrisponde l’avanzamento della reazione e del moderno fascismo in tutti i paesi imperialisti, la repressione interna contro ogni opposizione, il nazionalismo e il neo colonialismo anti immigrati, anti popoli oppressi dall’imperialismo, contro il riarmo e il rafforzamento dell’industria bellica, Leonardo in testa, l’economia di guerra in genere scaricata sui proletari e le masse popolari.

Appoggiamo e sosteniamo tutte le lotte proletarie, antifasciste, antimperialiste, nel nostro paese.

Serve un salto di estensione, qualità nella lotta su questi terreni.

Questi temi saranno affrontati da proletari comunisti in una riunione nazionale aperta, ad inviti, il 31 agosto a Taranto.

Nel corso della riunione: la questione della centralità della lotta operaia sulla base dell'autonomia operaia: Acciaierie d'Italia/appalto Taranto/ fabbriche siderurgiche/ Stellantis da Melfi a Mirafiori, passando per Cassino, Termoli, ecc, - le fabbriche della guerra e dell'economia di guerra Leonardo/Fincantieri

Compagni/compagne e realtà che vogliono partecipare possono scrivere all’email pcro.red@gmail.com o WA 3519575628

domenica 25 agosto 2024

Protesta a Palazzo S. Gervasio dei braccianti per l'alloggio


Questa mattina un gruppo di lavoratori delle campagne è andato al comune di Palazzo San Gervasio per pretendere subito soluzioni per la situazione alloggiativa. Lo fa sapere il Comitato Lavoratori delle Campagne che in una nota spiega cosa è accaduto.

La stagione di raccolta del pomodoro nella zona del Vulture Alto Bradano è iniziata, e come ogni anno decine di lavoratori immigrati affrontano una nuova stagione di sfruttamento, razzismo e assenza di servizi di base, obbligati a mobilitarsi per avere una sistemazione alloggiativa.
Un copione che qui si ripete uguale da anni. Già nel 2020, nel pieno dell’emergenza Covid, i lavoratori avevano dovuto protestare per giorni per ottenere la riapertura dell’ex-Tabacchificio, una struttura adibita a centro di accoglienza finanziato dal governo regionale. L’anno dopo, nell’estate del 2021, l’ex-Tabacchificio aveva aperto con settimane di ritardo rispetto all’inizio della stagione e una capienza di poco più di 200 persone. Anche allora, chi era rimasto fuori aveva dovuto lottare per ottenere un’alternativa abitativa, sotto minaccia e repressione delle forze dell’ordine che da allora presidiano i casolari abbandonati della borgata Mulini Matinelle per impedirvi l’accesso.
Quest’estate, l’ex-Tabacchificio è stato improvvisamente dichiarato inagibile per la presenza di amianto e di rifiuti e le istituzioni hanno dichiarato che il centro non avrebbe aperto. Il 29 luglio i lavoratori accampati nei pressi del capannone sono stati sgomberati, la corrente elettrica tagliata e nessuna alternativa abitativa è stata proposta, mentre il bando adottato dalla regione Basilicata per il finanziamento di strutture alloggiative è andato deserto, ed è stato poi prorogato a seguito di un incontro convocato dalla regione stessa con i comuni del territorio, che si è tenuto dopo lo sgombero.
È passato un mese e da allora i lavoratori che sono andati più volte a bussare alle porte del comune sono stati ignorati. Solo in 6 sono stati presi in carico dalla Caritas, per poi scoprire di dover pagare 120 euro per un posto letto.
I lavoratori ricevuti oggi dal sindaco hanno preteso che venisse chiamata subito la Regione, la quale ha risposto dicendo che è necessario aspettare martedì della prossima settimana per aprire la busta dell’unica offerta ricevuta in risposta al bando per la gestione di una nuova ipotetica struttura, non ancora identificata. Si è inoltre insistito perché il Comune, di concerto con prefettura e associazioni datoriali, trovi nel frattempo un luogo temporaneo almeno per potersi lavare, caricare i telefoni ed avere un minimo di riposo dal lavoro e dal caldo soffocante: una soluzione va trovata con urgenza e senza scuse.
Il sindaco, dopo aver provato la solita strategia dello scaricabarile delle responsabilità, ha risposto con l’accordo di rimanere in contatto e dare aggiornamenti. Continueremo a fare pressione affinché gli impegni presi vengano mantenuti e si ottengano condizioni alloggiative degne: non permetteremo che lascino passare la stagione per poi ridimenticarsi dei lavoratori senza i quali la raccolta dei pomodori non ci sarebbe nemmeno.
Non dimentichiamo che in questo stesso comune, mentre nelle campagne le persone immigrate essenziali alla produzione sono sfruttate e marginalizzate, altre vengono detenute e torturate nel CPR dove pochi giorni fa è morto Belmaan Oussama. Il centro di detenzione da anni al centro di inchieste e attraversato da rivolte per le condizioni di reclusione inumane rimane aperto, mentre il centro d’accoglienza per chi tiene in piedi il comparto agricolo della zona viene chiuso. Le richieste dei lavoratori sgomberati in protesta oggi fanno eco a quelle dei reclusi: vogliamo case, documenti, contratti giusti e libertà per tutti.
Qualche ora dopo l’incontro il sindaco di Palazzo San Gervasio ha comunicato che i lavoratori potranno usare l’elettricità nei locali della protezione civile tutti i giorni dalle 17:00 alle 20:00 per ricaricare i telefoni e che si tenterà di riaprire i bagni pubblici. Ancora una volta solo la determinazione dei lavoratori ha permesso di ottenere dei risultati”.

info campagne in lotta

venerdì 23 agosto 2024

Meloni se ne è andata dalla Puglia all'alba

Questa schifosa presenza molesta e inquinante con famiglia 

'adams' al seguito e ceto politico affaristico, di riccastri e

 aspiranti tali, di leccaculo finalmente se va dalla Puglia

articoli da proletari comunisti

 1

La fascista arrivista Meloni in compagnia della sua 'famiglia Adams' e altri in Puglia

Con il cerchio magico belante occupa i centri vacanza per ricchi della Puglia - da Borgo Egnazia a Ceglie, passando per casa Vespa, ecc... Ma lei anche peggio dei ricchi, si fa e fa fare alla sua famiglia le vacanze a sbafo con i soldi dello Stato...

Con l'appoggio servile, esplicito o sommerso, del ceto politico, da Emiliano all'ultimo sindaco miracolato, alla stampa compiacente e prezzolata, che trasformano la Puglia in un'indecente neocolonia estiva per governanti, ricchi e neoricchi e potenti  - mentre le masse proletarie pugliesi, con tanti, tanti poveri, con lavoro a rischio e lavoro povero, con salari di fame e salari  negati, con salute inquinata e territorio devastato, disoccupati e immigrati schiavizzati, non possono permettersi nessuna vacanza.

Una indecente ostentazione arrogante di ricchezza rubata e di potere arraffato, degna dei peggiori trash firm e cafonal life

Bene, signori vassalli e sudditi... ma arriva prima o poi il tempo della ribellione, della vendetta e giustizia di classe 

 2

La privatizzazione familista delle istituzioni della Meloni

Questa dell’indagine (auspicabile, ma ci vorrebbe molto di più) sulla sorella di Giorgia Meloni per “traffico di influenze”, vale a dire: per avere avuto peso decisionale sulle ultime nomine del governo a capo di Enti nazionali decisivi, come Rai e Ferrovie, per cui dopo l’editoriale di Sallusti su Il Giornale si è immediatamente scatenata una “ira indignata” della stessa Meloni e di FdI, che appare una conferma, e niente affatto una smentita; una uscita del giornale più legato alla Meloni "costruita ad hoc" per attaccare la magistratura, i giornali e dare la colpa alla “sinistra”, anche se la notizia fosse vera non sarebbe comunque affatto una notizia “bomba”.

Ma è la oscena normalità con cui questo governo Meloni - fin dall’inizio – gestisce la politica, le Istituzioni, ha gestito le nomine dei ministri e sottosegretari, e ora degli Enti, sulla base di scelte personali. Il governo è il SUO governo. 


Mentre esce fuori la notizia su Arianna Meloni, il luogo delle vacanze di Giorgia Meloni in Puglia è diventato la dependance di Palazzo Chigi. Ieri vi è stato un “vertice” nella masseria di Ceglie Messapica tra Meloni e Salvini. Un “vertice” in famiglia, con la famiglia, era presente Arianna Meloni e altri – a che titolo non si sa – presente anche il presidente della Camera, Fontana (perché? a che titolo?), rispetto a cui, si dice, “difficilmente non saranno stati toccati argomenti più urgenti e più politici. Fa capire chi ha avuto modo di sentire i partecipanti” (da La Stampa del 19/8).


E in questo mischiare (conciliare, lo chiama Giorgia Meloni) famiglia e ruoli istituzionali, le decisioni politiche, lo stesso governo, vengono subordinati ai tempi, ai modi, allo status personal/familiare della Meloni, per cui vengono prese decisioni su provvedimenti, interventi che riguardano la vita della popolazione, sulle nomine in Europa, e altro, tra una abbuffata, un giro, divertimenti, ecc. 

A questo si unisce la privatizzazione di pezzi del territorio italiano, della Puglia, in cui Meloni, con figlia, sorella, cognato “Ministro”, ex marito, amici fidati, fa le vacanze a sbafo, con soldi dello Stato o grazie a ristoratori compiacenti interessati

“Conciliazione”? La Meloni si vanta: vedete come sono brava… posso conciliare i miei impegni di governo, nazionali e internazionali con la vita privata, la famiglia; vedete che brava madre che sono? mi porto Ginevra anche negli incontri con capi di Stato, in Cina… Costringendo alti rappresentanti istituzionali, politici del paese a salutare e omaggiare ufficialmente anche la figlia.


Con la Meloni siamo ad una privatizzazione delle Istituzioni che fa impallidire la stessa fase berlusconiana. Una privatizzazione sfacciata, rivendicata.

Tutto questo è parte costitutiva del carattere fascista di questo governo.

Un governo, illegittimo, che deve cadere.

mercoledì 21 agosto 2024

Tessitura Albini Mottola "in stallo" - Come avevamo detto...

 










 

Lo Slai cobas aveva detto che bisognava intraprendere un'altra strada - che le concessioni precedenti fatte dai sindacati confederali a Albini ed E'kasa erano sbagliate; che bisognava fare una lotta unitaria senza discriminazioni verso lo Slai cobas.

Riportiamo alcuni degli ultimi comunicati dello Slai cobas

  

Tessitura di Mottola - Non ci siamo proprio! 14 novembre tutti a Bari alla Regione

Ekasa che doveva subentrare alla precedente proprietà di Albini, in realtà vuole solo prendersi il capannone vuoto e non i 90 operai.
Albini, da parte sua, nei prossimi giorni vuole ritirarsi dalla fabbrica di Mottola tutti i macchinari.

I sindacati confederali - che ora si lamentano - con l'accordo di mesi fa hanno dato l'OK ad Albini di poter svuotare la fabbrica e che gli operai non avrebbero fatto alcuna iniziativa per impedirlo.

Solo lo Slai cobas fin dall'inizio ha indicato la via della lotta e dell'unità di tutti gli operai e operaie, contro l'affidamento a politici di turno.

ORA E' TEMPO DI ALZARE LA TESTA

A fronte al fallimento della trattativa con Albini ed èKasa e del tavolo regionale, i sindacati confederali confermano il presidio e parlano di assemblea dei lavoratori. Lo Slai cobas condivide queste scelte e invita i lavoratori ad essere uniti e compatti.
Nello stesso tempo invitiamo tutti i lavoratori ad impugnare i licenziamenti nei confronti di Tessitura Albini.
Circa èKasa noi non la vogliamo finché mantiene questa posizione. Di conseguenza, non siamo d’accordo con il Presidente Caroli e la Task force regionale nel continuare questa mediazione - Caroli deve lavorare per un nuovo progetto industriale che non è èKasa; deve integrare il reddito dei lavoratori nelle forme possibili.
Gli incontri in Regione possono riprendere solo se si riparte da questo, altrimenti sono inutili.
Non accettiamo poi la discriminazione anti Slai cobas che ci tiene fuori dagli incontri e sin dal prossimo ci opporremo con tutti i mezzi necessari a questo...

Questa volta vista la gravità della situazione a circa un mese dalla scadenza della cassa integrazione e il licenziamento di tutti gli attuali 90 lavoratori con il loro passaggio in Naspi, a Bari sotto la presidenza della Regione vi era un folto presidio di lavoratori e lavoratrici - queste ultime numerose e combattive - dimostrando quanto ci tengono al lavoro, contro la logica di mandarle a casa - con cartelli e striscioni che chiedevano con forza assunzione per tutti o proroga di un’altro anno di cassaintegrazione fino all’assunzione di tutti.

In vista di questo incontro vi era stato ai cancelli della fabbrica un presidio continuato per impedire l’ingresso dei responsabili di Albini allo scopo di smantellare gli impianti per poi portarli via e sgomberare il capannone aziendale.
Per comprendere il carattere combattivo della presenza dei lavoratori già prima dell’incontro all’arrivo del dott Tamburrini vi e’ stata una contestazione e un duro confronto con i lavoratori. L’incontro è poi cominciato e qui lo Slai cobas tra i promotori del presidio ha messo a disposizione il collegamento in remoto a tutti i lavoratori presenti che così hanno potuto seguire in diretta tutti gli interventi, sottolineandoli da sotto la finestra della Regione ora con fischi ora con applausi.

L’incontro si è presentato subito come negativo e ‘ drammatico; lo stesso Caroli che nel precedente incontro aveva presentato ipotesi di proposte che garantissero l'assunzione di tutti i lavoratori ed eventuale proroga della cassa integrazione, questa volta ha tolto ogni speranza ai lavoratori affermando la certezza nessun ammortizzatore sociale e quindi di licenziamento e Naspi; il gruppo Ekasa ha perfino peggiorato proposta e piano presentato affermando che dopo l’acquisizione del capannone, per l’accordo di acquisto con Albini, ci sarà un anno per riempirlo degli impianti necessari alla produzione con assunzione di un piccolo gruppo di lavoratori 10/15 a tempo determinato preso dalla Naspi, e poi si procederà nell’anno successivo attingendo ‘anche’ dal bacino di Tessitura. Questo ha provocato la immediata reazione negativa di tutte le rappresentanze sindacali che sostanzialmente sia pure con toni diversi non accettano questa decisione e hanno chiesto maggiori garanzie di assunzioni di tutti e non a tempo determinato. La proprietà Ekasa, però, non si è sostanzialmente spostata dalle sue posizioni e nell’incontro ci sono stati momenti di tensione - dove le parti industriali hanno chiesto con toni inaccettabili la fine del presidio - spalleggiati da Confindustria

Ma la cosa davvero grave e’ avvenuta quando al Tavolo è arrivata la notizia che tutti i lavoratori presenti al presidio stavano seguendo in diretta la riunione grazie al collegamento Slai cobas e questo per le parti al Tavolo era una cosa inaccettabile, l’incontro doveva rimanere riservato alle parti al Tavolo e quindi i lavoratori non avevano il diritto di seguirlo quando è il loro destino e futuro, compreso quello delle loro famiglie, che è in gioco - si vuole decidere senza di loro e sulla loro testa? Forte è stata a quel punto l’indignazione dei lavoratori e certamente i rappresentanti dello Slai cobas non potevano accettare la chiusura dell’ascolto ai lavoratori. Ma qui con una azione autoritaria, provocatoria e di ulteriore discriminazione antisindacale verso lo Slai cobas, lor signori sono arrivati a togliere il collegamento da remoto allo Slai cobas - cosa che certamente denunciamo e non finisce qui.

Tagliati fuori i lavoratori e lo Slai cobas, l’incontro si è frettolosamente chiuso con la promessa di un verbale proposto da Caroli che migliorasse la proposta aziendale - fermo restando la fine della cassa integrazione il 23 dicembre, il licenziamento e passaggio in Naspi a fine dicembre per tutti.
Nell'incontro informale dei lavoratori e lavoratrici susseguito alla discesa dalla Regione dei rappresentanti sindacali confederali, è stata affidata a questo verbale nei prossimi giorni la chiusura della vertenza...

Intanto il presidio continua e nessuna parte aziendale deve entrare - poi bisognerà avere e leggere questo verbale e l’assemblea dei lavoratori potrà esprimersi.
Lo Slai cobas esprime tutta la sua opposizione alle proposte aziendali di licenziamenti-naspi - assunzioni negli anni a tempo determinato, continuando a difendere con il presidio lavoro, salario e diritto a un futuro, nessun accordo senza il consenso dell’assemblea di tutti i lavoratori.

Comune Urupia - per i prigionieri politici palestinesi

FESTIVAL DELLE TERRE
comune urupia 

24 agosto

DALLE 16:30 ALLE 20:00:
INCONTRO: IL RUOLO DELLA PRIGIONIA POLITICA
PALESTINESE NEL PROGETTO COLONIALE DELL’ENTITÀ
SIONISTA. INTERVERRANNO JIHAD AMRO, KHALED EL
QAISI E GLI AVVOCATI DEI TRE PARTIGIANI PALESTINESI
ARRESTATI IN ITALIA

Ex Ilva Genova, sotto organico in reparto: proclamato lo sciopero - Info - E a Taranto?... Il 31 agosto in una riunione nazionale lo Slai cobas farà il punto e darà importanti indicazioni - per partecipare: WA 3519575628

GENOVA - Uno sciopero indetto dalla Rsu dell'ex Ilva. A incrociare le braccia sono i lavoratori della torneria cilindri e della revisione appoggi che denunciano un sotto organico. Lo sciopero è stato indetto per due ore al giorno a partire da martedì 20 agosto. "La turnistica presentata a 18 turni non rispetta il numero dell’organico" spiegano le rsu. Lo sciopero riguarda l'ultima ora del primo turno e la prima del secondo fino a sabato: dalle 14 alle 16. "Si tratta di un reparto centrale perché qui vengono rettificati i cilindri che servono per laminare i rotoli - spiega Nicola Appice, coordinatore della Rsu Fim Cisl -. Abbiamo chiesto all'azienda di rivedere i turni altrimenti scatterà lo sciopero". L'azienda apre alla possibilità di rivedere la turnistica (lo sciopero poi è stato revocato - ndr).

"Siamo in attesa di una risposta - spiega ancora Appice - non si può chiedere ai lavoratori uno sforzo superiore a quello consentito, sono stanchi per tutto quello che hanno affrontato. In questi anni gli stipendi sono diminuiti, mancano i ricambi e abbiamo perso figure professionali che sono andati in altre realtà". I delegati denunciano la costante carenza di organico in reparto, ennesimo segnale di uno stabilimento in sofferenza in attesa di conoscere il proprio destino.

“Questo reparto sta soffrendo per più ragioni – spiega Nicola Appice, coordinatore Rsu Fim Cisl -. Ci sono meno persone di quelle che dovrebbero esserci e chi c’è si stanca di più perché è un lavoro faticoso. Qui la gente si ammala più facilmente e si ricorre spesso allo straordinario". “L’azienda ha comprato due macchinari nuovi, due rettifiche da quasi 2 milioni ciascuna – spiega ancora Appice -. Sostengono che basti un operatore ogni due macchine, ma è pericoloso. E poi il problema è che tutto il resto intorno funziona male”.

Lo sciopero interrompe di fatto il periodo di tregua tra azienda e sindacati favorito dal ripristino dei rapporti coi commissari straordinari nominati dal Governo. Il problema è che lo stabilimento, senza nessuna certezza per il futuro, si sta lentamente svuotando avvicinandosi alla soglia dei 900 lavoratori in organico”.

E A TARANTO

(Dal corriere di Taranto) - ...Situazione ancora peggiore, inevitabilmente, si registra nello stabilimento principale del gruppo Acciaierie d’Italia in A.S., vale a dire quello di Taranto, dove da mesi nell’area a caldo è in marcia un solo altoforno e, con esso, una linea nel reparto acciaieria e in quello dell’agglomerato. Ancora più drammatica la situazione negli impianti a valle dell’area a freddo, dove è in marcia soltanto il treno nastri due (mentre restano fermi tutti gli altri). Ai ritmi attuali, si stima che la produzione dell’intero 2024 oscillerà tra 1,9-2,2 milioni di tonnellate di acciaio.
Per il prossimo 11 settembre è stato già calendarizzato un incontro tra i sindacati e l’azienda per il monitoraggio sull’accordo del 26 luglio scorso, che prevede la Cigs per un numero massimo di partenza di lavoratori (con un solo altoforno in marcia) di 4.050, di cui 3.500 a Taranto... In base all’accordo, l’azienda riconoscerà ai lavoratori in Cigs un’integrazione salariale pari ad assicurare il 70% della retribuzione globale annua lorda (più premio e più tredicesima). Il periodo di validità della Cigs è di 12 mesi (a partire da marzo 2024), rinnovabile per altri 12 mesi dopo un nuovo esame congiunto tra azienda e sindacati...

martedì 13 agosto 2024

La fascista arrivista Meloni in compagnia della sua 'famiglia Adams' e altri in Puglia



Con il cerchio magico belante occupa i centri vacanza per ricchi della Puglia - da Borgo Egnazia a Ceglie, passando per casa Vespa, ecc... Ma lei anche peggio dei ricchi, si fa e fa fare alla sua famiglia le vacanze a sbafo con i soldi dello Stato...

Con l'appoggio servile, esplicito o sommerso, del ceto politico, da Emiliano all'ultimo sindaco miracolato, alla stampa compiacente e prezzolata, che trasformano la Puglia in un'indecente neocolonia estiva per governanti, ricchi e neoricchi e potenti  - mentre le masse proletarie pugliesi, con tanti, tanti poveri, con lavoro a rischio e lavoro povero, con salari di fame e salari  negati, con salute inquinata e territorio devastato, disoccupati e immigrati schiavizzati, non possono permettersi nessuna vacanza.

Una indecente ostentazione arrogante di ricchezza rubata e di potere arraffato, degna dei peggiori trash firm e cafonal life

Bene, signori vassalli e sudditi... ma arriva prima o poi il tempo della ribellione, della vendetta e giustizia di classe 

dal blog proletari comunisti 13 agosto

Intervista di Radio Blackout Torino allo Slai cobas Taranto sulla situazione in Ilva

Il secondo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia dello SLAICobas di Taranto, per quanto riguarda gli sviluppi in quel dell’ex ILVA di Taranto, tratto da un comunicato che il sindacato di base ha affisso davanti allo stabilimento delle acciaierie:

Buon ascolto

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giovedì 8 agosto 2024

Nel Cpr di Palazzo San Gervasio una nuova morte/assassinio di un giovane migrante - Chiudere il Cpr! Massimo sostegno alle rivolte!


Dal Nord al Sud via via emerge la realtà che tutti i Cpr, vecchi e nuovi, sono gestiti da società criminali che sulla pelle dei migranti fanno enormi utili, tenendo i migranti rinchiusi in delle strutture che sono dei veri e propri lager e trattati in condizioni di vita inumane.
Questo  ha portato alla morte/assassinio lunedì scorso di un ragazzo algerino di 19 anni, Belmaan Oussama, nel Cpr di Palazzo San Gervasio. Questo ha portato alla rivolta scoppiata dopo questa morte degli altri immigrati rinchiusi nel centro, costretti pure, per farli stare in uno stato "vegetale" affinchè non si ribellino, non reclamino i loro diritti, ad ingerire droghe, farmaci. 

I migranti nel Cpr di Palazzo San Gervasio non possono uscire all’aperto, neppure nel piazzale davanti alle celle, non ci sono spazi di socialità e non c’è neppure una mensa. Il cibo viene portato da un catering esterno e i detenuti lo ricevono nelle loro celle. Questo Cpr «lo chiamiamo la voliera perché era recintato con delle reti alte cinque metri che lo facevano somigliare a un’enorme gabbia per uccelli», dice Gervasio Ungolo dell’Osservatorio migranti della Basilicata. 

I moduli abitativi in inverno non sono riscaldati e in estate diventano roventi, e la rete è diventata un muro di cinta, che è sorvegliato dai militari dell’Operazione Strade sicure, mentre all’interno ci sono poliziotti, carabinieri e anche finanzieri.

Questo governo, il Min Piantedosi invece di chiudere i Cpr già esistenti - e alcuni di loro posti sotto inchiesta, come il Cpr di via Corelli di Milano - ne costruisce di nuovi "uno per Regione", e se possibile, anche peggiori nella loro organizzazione e gestione criminale da parte di società che, come è successo proprio al Cpr di Palazzo San Gervasio con la precedente gestione, 'Engel', "riconducibile a chi gestiva a Milano il Cpr di Via Corelli, già oggetto di inchiesta per vari reati verso i migranti.
Ma "a distanza di 7 mesi dall'inchiesta che aveva portato 30 persone indagate per maltrattamenti, truffe, ecc.; la gestione di Palazzo San Gervasio viene data alla Coop. Officine sociali di Priolo Gargallo" che continua la gestione criminale precedente, fino alla morte di Belmaan Oussama.

Le Istituzioni, le prefetture, che affidano la gestione di questi Cpr non possono non sapere chi sono queste società e come gestiscono i Centri. Non è certamente un "caso" che si moltiplicano le società dei Cpr sotto inchiesta, che poi la gestione viene data alle stesse; è l'azione, le leggi del governo, dello stato sempre più razziste, fortemente antimmigrati che indirizzano politicamente, ideologicamente, oltre che per interessi concreti reciproci di malaffare, la scelta delle Ditte e le ditte per i loro sporchi interessi non cercano altro. 

Il governo Meloni, Piantedosi, la prefettura, la Regione, il sindaco (che si preoccupa solo dello sputtanamento sulla stampa del suo paese) sono ancora una volta i veri responsabili della condizione disumana dei migranti nei Cpr, i veri responsabili della morte di Belmaan Oussama!
Questi assassini hanno fatto recentemente un decreto "sicurezza per loro" che non solo non affronta nessuno dei problemi dei migranti, ma con una pervicacia fascista, razzista alla disperazione dei migranti, costretti a stare peggio che in una prigione senza aver commesso alcun realto, rispondono con un decreto che potenzia la repressione delle rivolte, anche delle proteste pacifiche. 

Per reprimere queste giustissime rivolte - unico modo, dicono i migranti, per farci sentire, per chiedere i nostri diritti - come è accaduto a Palazzo San Gervasio sono stati mandati più di 60 forze dell'ordine, carabinieri, polizia, ecc.; per assistere i migranti - Belmann aveva già tentatoil suicidio e su disposizione del giudice doveva essere controllato vi è solo un infermiere per più di 100 persone...