sabato 27 aprile 2024

Una nota/commento sul processo Ilva pervenutaci dall'Avv. Enzo Pellegrin Torino - legale di parti civili organizzate dallo Slai cobas sc Taranto


INIZIATO L’APPELLO DEL PROCESSO “AMBIENTE SVENDUTO”

Da Avv. Enzo Pellegrin Torino - legale di parti civili organizzate dallo Slai cobas sc Taranto

Nei piccoli ed inadeguati locali dell’aula bunker del Tribunale di Taranto e’ iniziato oggi (il 19/4) il giudizio di appello del processo “Ambiente svenduto” avanti alla Corte d’Assise d’Appello di Taranto.

Gli imputati, tra i quali ci sono amministratori e dirigenti di ILVA Spa dello Stabilimento di Taranto, erano stati condannati a pene pesantissime per i reati i associazione per delinquere finalizzata al compimento di reati di disastro doloso, rimozione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro, nonche’ delitti contro l’amministrazione pubblica, quali fatti di corruzione e concussione. In sostanza sono stati ritenuti responsabili dalla Corte di Primo Grado per il grave inquinamento provocato nell’area di Taranto dal 1995 sino al 6.9.2013.

La prima udienza si e’ tenuta programmando la calendarizzazione dei prossimi lavori del processo. Esso si svolgera’ per ora in cinque udienze (17 e 24 maggio, 7, 14, 28 giugno) nelle quali saranno affrontate le questioni preliminari proposte dagli avvocati degli imputati negli atti di appello e le richieste di rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale. In una successiva udienza il 12 luglio, la Corte conta di ritirarsi e decidere tutte le questioni preliminari del processo.

La sentenza di primo grado ha segnato un passo storico nella lotta di lunga durata dei lavoratori e dei cittadini tarantini contro l’uso criminale e dannoso dei mezzi di produzione a scopo di profitto.

Privatizzare le perdite e socializzare i profitti e’ la cifra del sistema di produzione capitalista.

Dimostrare scientificamente, in un processo penale, che questa pratica ha cagionato danni enormi alla salute, all’ambiente ed alle vite dei lavoratori tarantini ha costituito un passo di importanza sociale enorme.

Come nei processi Thyssen Krupp ed Eternit, il processo ILVA ha squarciato un velo sulle pratiche criminali dello sfruttamento capitalista.

E’ stato ritenuto provato in primo grado di giudizio che i proprietari della fabbrica, i loro dirigenti e collaboratori, tra l’altro, hanno operato e non impedito, con continuita’ e piena consapevolezza dolosa, una massiva attivita’ di sversamento nell’aria di sostanze nocive per la salute umana, animale e vegetale, diffondendo tali sostanze nelle aree interne allo stabilimento dove erano costrette a lavorare le maestranze alle loro dipendenze, nonche’ nelle aree rurali ed urbane circostanti l’impianto dove vivevano e lavoravano i cittadini di Taranto, in particolare sostanze come benzo(a)pirene, diossine, metalli ed altre polveri nocive.

E’ stato ritenuto provato dal primo grado di giudizio che tale attivita’ dolosa ed illecita ha determinato un gravissimo pericolo per la salute pubblica ed ha cagionato eventi di malattia e morte nella popolazione residente nei quartieri vicini al siderurgico, anche dopo che l’Autorita’ Giudiziaria aveva disposto un sequestro preventivo dell’area a caldo e nonostante il fatto che il Tribunale del Riesame avesse disposto l’utilizzo degli impianti al solo fine di risanamento ambientale.

E’ stato ritenuto provato dalla Corte di Primo Grado che tale attivita’ nociva e’ stata posta in essere con la forma piu’ pericolosa dell’associazione per delinquere, organizzata e diretta dai partecipanti anche con lo scopo di commettere delitti di corruzione e concussione, finalizzati a deviare l’operato degli organismi pubblici di controllo e egli organi politici, per ottenere ispezioni pilotate, controlli non conformi e non efficaci, autorizzazioni che non affrontavano le gravi criticita’ e pericolosita’ dello stablimento.

Il processo ILVA di primo grado ha portato alla sbarra e condannato la pratica capitalista di aggirare le leggi, danneggiare la salute e l’ambiente, corrompere funzionari e politici per ottenere norme e trattamenti di comodo, al solo scopo di incamerare profitto privato.

Gia’ solo quanto sopra delineato fa capire l’importanza sociale e politica di difendere un simile passo nel giudizio di appello. I processi non risolvono le questioni sociali, ma sono a volte in grado di scoprire, come in questo caso, le contraddizioni del nostro sistema, sempre nascoste dai mezzi di produzione del consenso della classe dirigente al potere.

I processi possono dunque essere un importante mezzo per la formazione della coscienza di lotta: scoprire i meccanismi di morte dello sfruttamento e’ il primo passo per organizzare la resistenza e rimettere nelle mani dei reali produttori di ricchezza, i lavoratori, il potere di decidere cosa, come, quanto e a che fine produrre.

Gli organi politici e di governo hanno piu’ volte ostacolato questo processo di emancipazione della verita’ costruendo diverse norme (i decreti salva Ilva) che consentivano la perpetuazione di queste ingiustizie. La scusa e’ sempre quella di “salvare la produzione ed il lavoro”, ma in realta’, cio’ che viene “salvato” e’ il sacrificio della salute in cambio di un lavoro sotto condizioni di sfruttamento.

L’attacco alla perizia Forestieri disposta dal GIP Todisco

Oggi tutto questo viene attaccato con le impugnazioni nel processo di secondo grado. Emerge quindi la necessita’ di difendere una sentenza storica in quello che e’ forse stato il piu’ grande processo sull’inquinamento mortifero in Italia della produzione capitalista.

Uno degli obiettivi fondamentali di chi aspira alla riforma della sentenza sara’ sicuramente quello di muovere attacchi alla validita’ scientifica della perizia Forastieri.

L’equipe di periti allora incaricati dal GIP Todisco rispose affermativamente ai quesiti circa la nocivita’ delle emissioni dello stabilimento pe la vita dei lavoratori e degli abitanti del distretto di Taranto, inclusi i comuni di Massafra e Statte, mettendo inoltre a punto una perizia basata su dati che poi hanno generato un vero e proprio studio epidemiologico, trasformatosi in articolo pubblicato e sottoposto a revisione paritaria in sede scientifica, nonche’ affiancato da altra letteratura sperimentale di conferma.

La stampa mainstream come la Gazzetta del Mezzogiorno ed i vari mezzi di produzione del consenso, proprio in occasione della prima udienza, hanno dato grande voce alle tesi della consulenza della difesa Riva, la quale muove critiche all’elaborazione dei dati della Perizia Forastieri, come se tale perizia fosse stata oggetto della discussione all’interno della prima udienza. Allo stesso modo come hanno dato gran voce alla richiesta (più volte respinta - anche dalla Cassazione in via incidentale - nel corso del processo di primo grado) di trasferire il processo a Potenza sulla base del fatto che anche i magistrati sarebbero persone offese delle emissioni, come se ogni processo che ha ad oggetto l’inquinamento non potesse essere celebrato dal suo giudice naturale competente per territorio come stabilito dalla Costituzione… In realtà, contrariamente a quanto propalato dalla Gazzetta del Mezzogiorno (1), nella prima udienza è stata solo discussa la calendarizzazione degli interventi sulle questioni preliminari.

L’importanza strategica dell’Ilva di Taranto nella nuova economia di guerra di UE e NATO.

I media mainstream come il Sole 24 Ore sottolineano l’importanza geopolitica e strategica dell’acciaieria tarantina. A Taranto, Brindisi e Grottaglie operano nel perimetro della sicurezza e della difesa quasi quindicimila addetti tra personale militare e civile. Nel porto di Taranto è dislocata la maggiorparte della flotta italiana, tra portaerei, Fregate FREMM, naviglio minore e il comando sommergibili. A Grottaglie è sita la base di elicotteri ed aerei trasportati sulle navi. Taranto è la porta di accesso logistica della NATO perché vi ha sede il Southern Operation Center, per le operazioni di pace e di guerra (2).

Nell’ambito dell’importanza strategico-militare, si inserisce anche la guerra con la Cina, anche dal punto di vista commerciale. L’economia di guerra UE viene vista come occasione per contrastare il libero commercio a basso prezzo dell’acciaio cinese. In questo senso, i futuri capitali privati che verranno inseriti nel circuito di produzione tarantino dovranno essere non solo contigui alla direzione bellica dell’economia (nelle aspirazioni del governo meloniano si parla di affiancare al gruppo Arvedi, in pole position per Taranto, anche il gruppo Metinvest dell’oligarca golpista ucraino Rinat Ahmetovic, ex proprietario della distrutta acciaieria di Azovstal e già entrato in proprietà a Piombino con facilitazioni notevoli) ma godranno anche di una quota di mercato più protetta, galvanizzata dalla cifra politica della lotta protezionistica a Cina e Russia iniziata dalla UE.

In questo senso può svilupparsi una narrazione di potere volta anche a indebolire i risultati del processo “Ambiente Svenduto”. All’economia di guerra ed ai futuri padroni non può essere imposta la spada di Damocle di adeguati controlli ambientali, adeguata sicurezza sul lavoro. La minimizzazione dei risultati scientifici raggiunti dal Processo Ambiente Svenduto può costituire un interesse in grado di influire a più livelli su istituzioni e tessuto sociale.

Nelle ambigue veline del suo “Osservatore Politico”, ai tempi del sequestro Moro, Mino Pecorelli insinuava che Jalta aveva deciso via Mario Fani. Al di là delle narrazioni che investono la verità storica, emerge oggi l’interesse popolare a difendere la sentenza del Processo Ambiente Svenduto, almeno per evitare e allontanare l’insinuazione che Washington, Bruxelles e Kiev possano decidere della vita dei lavoratori e cittadini di Taranto.

Note

(1) https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/taranto/1496678/taranto-ex-ilva-la-tesi-dei-riva-va-in-aula-nessun-aumento-di-tumori.html ; https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/taranto/1496412/taranto-via-al-processo-d-appello-ambiente-svenduto-braccio-di-ferro-sulla-sede.html

(2) P. Bricco, D. PalmiottiTaranto, Sfida strategica per la difesa e l’industria, dal Sole 24 Ore, https://www.sidex.it/taranto-sfida-strategica-per-la-difesa-e-lindustria/

venerdì 26 aprile 2024

Le importanti manifestazioni del 25 aprile - voci dalla manifestazione di Taranto - Da ORE 12 Controinformazione rossoperaia

 

 

L'intervento di un operaio dell'ex Ilva dello Slai cobas al corteo di Taranto del 25 aprile

Il 25 aprile di quest’anno è un 25 aprile diverso, già dallo scorso anno si poteva iniziare a sentirne il primo olezzo ma quest’anno la puzza della restaurazione del fascismo comincia a soffocare in maniera indiscriminata le masse proletarie, una restaurazione che passa attraverso la criminalizzazione della lotta partigiana ed il vittimismo della merda di Mussolini come dichiarato qualche giorno fa dallo scribacchino istituzionale Italo Bocchino, "un nome un destino". 

Ovunque in questo preciso momento storico il fetore fascista si insinua nei gangli della società e la infetta ricoprendola di pustole marcescenti, mai come prima d’ora nel cosiddetto "occidente civilizzato" le estreme destre stanno salendo al potere attraverso l’inganno e la violenza, stanno reprimendo con ferocia ogni forma di dissenso, si colpevolizza attraverso i media la lotta per i diritti e la si colpisce con le manganellate e le torture inflitte dalle forze dell’ordine precostituito. La paura è ciò che insegnano e la cieca obbedienza è quello che pretendono, una bella divisa in omaggio per chi accetta sommessamente questo stato delle cose.
Oggi il nostro saluto rivoluzionario è rivolto ai moderni partigiani che continuano a lottare anche da dentro le carceri dove sono selvaggiamente rinchiusi, moderni partigiani come la compagna Nadia Lioce, il compagno Alfredo Cospito reclusi in regime di 41bis o come i combattenti della resistenza palestinese Anan Yaeesh, Mansour Doghmosh e Ali Saji Rabhi Irar, detenuti in Italia per ordine dello Stato nazisionista d’Israele. 

Italia-Israele, due stati in cui i governi sono accomunati dalla barbarie che li contraddistingue, due governi che dall’atroce esperienza del nazifascismo, del quale con estrema gioia oggi ne celebriamo la disfatta, hanno assorbito la loro schifosa ideologia fatta di repressione verso i popoli e di cultura della guerra, di una guerra che a grandi passi si avvicina sempre più anche a noi, e di come non vedano altro modo di risolverle con un aumento continuo e scellerato delle spese militari. La scorsa settimana il ministro della guerra Crosetto è sceso dall’empireo del suo dicastero per venire a benedire le nuove reclute che qui a Taranto giuravano fedeltà al regime, nella sua santa benedizione ha ricordato come loro fossero proprietà dello Stato e dunque ha sottinteso che devono essere pronti a sacrificarsi per il Pil nazionale, novelli simulacri di un valore aggiunto al portafogli già gonfio di per sé dei signori della guerra. 

Sono 79 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, per gli Stati imperialisti d’Europa è ormai troppo tempo che non si combatte e questo è un problema per i profitti, una crisi mondiale genera una guerra mondiale che andrà combattuta da popoli contro popoli che nulla hanno in contrasto l’un l’altro se non quello di eseguire gli ordini dei rispettivi padroni. 

Noi siamo pienamente consapevoli di chi sia il nostro vero nemico, sappiamo che lo nostra partita si gioca in casa così come per ogni popolo, un grande insegnamento è arrivato dalla lotta partigiana non a caso tanto ostracizzata da questo governo, la lotta al fascismo si è concretizzata all’interno dei confini di questa nazione ed è stata vinta, e come è stato sconfitto una volta esso può essere sconfitto nuovamente, e se c’è una sola cosa che l’anniversario della liberazione può insegnarci è proprio questo.
ORA, E SEMPRE, RESISTENZA!

Un importante corteo a Taranto il 25 aprile

La manifestazione di ieri per Taranto è stata molto significativa per la quantità di partecipanti (diverse centinaia di persone, un corteo che si è anche ingrossato lungo il percorso di tanta gente che ha voluto esprimere il proprio attuale e sempre più necessario antifascismo), di compagni/e, realtà raccolte di Taranto e provincia, e per la qualità dei contenuti; un corteo che ha saputo unire la solidarietà alla Palestina, la lotta contro le guerre imperialiste, alla valorizzazione storica e pratica della resistenza antifascista e della la lotta partigiana con la denuncia e l’appello alla lotta contro il governo Meloni di stampo fascista su tutti i fronti sociali e politici: repressione/donne/attacco al salario, reddito/sanita, scuola ecc; importante la solidarietà a Luigi di Palermo, ai resistenti palestinesi rinchiusi nelle carceri italiane, a Ilaria salis e a tutti i compagni anarchici arrestati. 

Tutti temi calati nella realtà di Taranto - no città di guerra, no alla militarizzazione, no città della disoccupazione, precarietà, sfruttamento, gentifricazione della città vecchia, no devastazione ambientale per i profitti dei padroni grandi e piccoli, privati e di Stato, e del capitalismo imperialista. 

Una manifestazione unitaria nel sentire comune e nella pratica.

La manifestazione è stata per la nostra città anche una prima azione contro il G7 di Puglia che ci deve vedere in prima fila nella contestazione regionale e nazionale necessaria e indispensabile, in costruzione. Lavoriamo ora per la stabilità del coordinamento in forme e contenuti e decidiamo insieme come continuare per la Palestina, contro la guerra imperialista, l’industria bellica, la militarizzazione, l’economia di guerra, contro il G7 qui e ora!

SEGUONO ALCUNE DELLE TANTE FOTO DEL CORTEO DEL 25 APRILE E IL CANTO DI BELLA CIAO

 

 
 












mercoledì 24 aprile 2024

Report - nota sull'articolata giornata del 19 aprile

La giornata di lotta del 19 aprile a Taranto, indetta dallo Slai cobas per il sindacato di classe e dalle parti civili operai, lavoratori, abitanti dei quartieri inquinati, familiari degli operai morti sul lavoro, è stata una importante indicazione per la classe operaia e le masse popolari di Taranto e ha dato un solido punto di riferimento alla battaglia nazionale contro le morti sul lavoro e da inquinamento, interna alla lotta innanzitutto nelle fabbriche sul fronte salute e sicurezza.

La giornata di lotta è partita con un presidio alle portinerie dell’appalto Acciaierie, dove permane la profonda crisi dello stabilimento che vede attualmente nell’amministrazione straordinaria gestita da governo e Commissari un rimedio peggiore del male; con operai a casa in larga parte e con piani di cassintegrazione permanente, anticamera degli esuberi, con sindacati confederali e Usb che sono sostanzialmente cogestori della situazione attuale.

Nel presidio l’appello fondamentale è stato allo sciopero sulla base dell’autonomia operaia da padroni, governo e sindacati confederali, su una piattaforma operaia approvata dalle assemblee che risponda agli interessi immediati degli operai e dei lavoratori, insieme a rivendicazioni generali che attraversano tutta la fase attuale di Acciaierie/Appalto, che permettano ai lavoratori di difendere realmente lavoro, condizioni di lavoro, salari, salute e sicurezza, e di porsi alla testa del movimento necessario nella città, affinchè da questa fase si esca con una fabbrica ambientalizzata, migliori condizioni di sicurezza, riduzione del peso delle fonti inquinanti.

Nel presidio, chiaramente, è stato detto che l’attuale condizione discende dal modo di produzione capitalista, in cui padroni privati e padroni pubblici sono ugualmente nemici di classe e l’unico futuro possibile per la fabbrica e la città è quello che può essere imposto dalla lotta di classe di operai e masse popolari in fabbrica e in città.

L’esigenza dello sciopero proposta dallo Slai cobas per il sindacato di classe è e resta l’aspetto principale. CI sono fermenti positivi in reparti come man-bin o nell'appalto con gli operai della Semat senza stipendio di marzo. Noi vogliamo che ci siano scioperi che si estendano a tutti i reparti e a tutte le ditte dell’indotto. Così come va respinta al mettente la decisione aziendale di mandare a casa il maggior numero di operai, facendogli consumare l’intero pacchetto di ferie e permessi.

Invece che la lotta generale, le direzioni sindacali confederali e l’Usb non fanno che elemosinare incontri a Roma – un altro ci sarà il 29 aprile – e torneranno ad incontrare i Commissari il 7 maggio in cui nella sostanza l’azienda presenterà il piano massiccio di estensione della cassintegrazione.

Intanto, gli operai devono apprendere dao giornali ciò che il governo realmente sta facendo, che è quello di pianificare solo ammortizzatori sociali per i lavoratori, mentre si adopera per svendere le Acciaierie a futuri nuovi padroni, ripercorrendo la strada di sempre che portò prima l’Italsider a partecipazione statale ad essere consegnata nelle mani di padron Riva e poi, a fronte della nuova crisi, ad essere consegnata nelle mani di Mittal. Ora i nuovi padroni all’orizzonte sembrano essere gli oligarchi ucraini di Metinvest, uniti ad Arvedi, oppure ancora padroni indiani legati alla famiglia Jindal, concorrente di ArcelorMittal e la new entry Steel Mont.

Richiederlo a WA 3519575628

Proprio per questo nella giornata di lotta del 19 aprile, è stato distribuito un dossier di ORE 12 Controinformazione rossoperaia, che fornisce agli operai approfondimenti su questi elementi.

La giornata di lotta è proseguita con il presidio al Tribunale/Aula bunker di Paolo VI, in occasione della riapertura per l’appello del processo “Ambiente svenduto”. Il presidio è servito a spiegare il significato del processo, che è il più importante, con una fabbrica aperta, che ci sia mai stato in Italia e in Europa.

All’apertura del processo una rappresentanza delle parti civili e dello Slai cobas sc ha partecipato all’udienza, insieme agli propri avvocati di Torino e Taranto.

Questa presenza, unica tra le varie parti civili, ha voluto significare la nostra chiara intenzione di fare del processo un terreno non solo giudiziario ma di scontro di classe, perché vengano mantenute le condanne dei padroni e dei loro complici e siano risarcite le parti civili. Questo scontro è quanto mai necessario a fronte dell’aperto tentativo dei padroni condannati e dei loro complici di ostacolare in tutti i modi il processo e di mettere in dubbio l’assunto chiave del rapporto tra la produzione della fabbrica in mano alla famiglia Riva e le morti sul lavoro e soprattutto la drammatica gestione che ha portato all’inquinamento dei quartieri proletari contigui alla fabbrica con migliaia di tumori e gli aspetti di disastro ambientale che hanno colpito il territorio.

Infine, la giornata di lotta si è chiusa con un Convegno che ha chiamato a raccolta rappresentanze operaie, ambientalisti disponibili al legame con la classe operaia e alla sua organizzazione di classe, Marescotti/Peace link, e realtà lavorative anche fuori dalla fabbrica.

Il Convegno ha approfondito tutto, il processo “Ambiente svenduto”, la situazione della fabbrica, la dimensione strategica della vicenda Taranto nel quadro della crisi di sovrapproduzione della siderurgia mondiale e nazionale e il rapporto di questa crisi con gli sviluppi della tendenza alla guerra dall’Ucraina, al Medio Oriente/Palestina.

Tutto il Convegno si è schierato saldamente per un nuovo protagonismo della classe operaia. Era lo scopo di fondo da affermare in questo Convegno perché a base della nuova fase della lotta sindacale, sociale e politica in Acciaierie, nella città e su scala nazionale. In questa chiamata a raccolta importante e qualitativa è la presenza di una rappresentanza di lavoratori della Palazzina Laf – oggi parti civili nel processo “Ambiente svenduto” grazie all’azione dello Slai cobas - che hanno riportato in seno al Convegno elementi di chiarezza/verità sulla vicenda che vanno ben oltre il pur utile film che sta girando nelle sale italiane.

Su tutta la giornata esiste ampio materiale, documenti, audio, video, interventi, che escono in questi giorni sul blog tarantocontro. E’ disponibile per tutti i lavoratori, attivisti sindacali, associazioni politiche e sociali.

Al Convegno erano presenti anche operai della Tenaris/Dalmine di Bergamo in rappresentanza della lotta e del lavoro che stiamo facendo rivolto a tutte le fabbriche siderurgiche in Italia e rappresentanti della Rete nazionale per la sicurezza e salute sui posti di lavoro e territori, pronta ad essere il referente nazionale di questa battaglia da Taranto ai luoghi delle stragi sul lavoro e delle realtà impegnate nella lotta proletaria e popolare contro i disastri ambientali.

Questa giornata di lotta non è che la prima iniziativa di questo nuovo ciclo. Già una nuova giornata sarà il 17 maggio – nuova udienza del processo “Ambiente svenduto” - con nuove iniziative alla fabbrica e in città, e con assemblee a Bergamo/Milano e Palermo.