da ORE 12 Controinformazione rossoperaia del 3/04
All’ex Ilva di Taranto quella che è necessaria è la lotta generale, autonoma, dei lavoratori.Ogni giorno ci sono novità negative per i lavoratori a opera del governo e degli attuali Commissari. Il sindacalismo confederale e USB hanno basato - e basano - la loro azione sull'accordo di fondo col governo sul passaggio all'amministrazione straordinaria e sulla gestione da parte della fabbrica dei nuovi Commissari, guidati da Quaranta.
Ma per i lavoratori cosa significa questo?
Innanzitutto gli operai dell'indotto stanno pagando già da ora questa situazione con licenziamenti, cassa integrazione permanente. Di rientro in fabbrica non se ne parla; è stato annunciato più volte e richiesto da Acciaierie e dai Commissari ma lasciano però i problemi irrisolti che, per quanto riguarda le ditte dell'appalto, sono innanzitutto i soldi relativi ai lavori già fatti.
Questa situazione non ha una soluzione a breve senza l'iniziativa autonoma dei lavoratori. La giungla dei contratti nell'appalto ex Ilva, sia nella zona industriale che è al Porto fa sì, peraltro, che la situazione dei lavoratori resti estremamente differenziata. E questa differenziazione - di contratti innanzi tutto - viene scaricata sui lavoratori.
Sarebbe il tempo del presidio permanente da parte dei lavoratori dell'appalto per forzare la mano alla situazione ma le organizzazioni sindacali confederali e USB hanno scelto la linea dell'attesa. E di conseguenza i giorni passano e gli operai non rientrano in fabbrica e sono tutti a rischio esubero, sia quelli che già da adesso sono in esubero sia quelli inseriti in cassa integrazione di difficile ritorno, sia quelli non garantiti neanche da uno straccio di clausola sociale.
Quindi, in questa condizione, l'indicazione che stiamo dando ai lavoratori mentre stiamo trattando con le aziende in cui siamo presenti per garantire la continuità lavorativa è quella di riprendere la lotta sia con il presidio della Portineria sia con una nuova mobilitazione generale che proponiamo per 19 Aprile.
La situazione dei diretti nello stabilimento appare migliore: non ci sono nell'immediato licenziamenti, quello che c’è però è una cassa integrazione che viene annunciata in estensione. Anche la stampa ne parla. Attualmente vi sono in cassa integrazione 3000 dipendenti, di cui 2500 nel sito di Taranto, ma è stato detto e viene annunciato che la cassa integrazione sarà riaperta con numeri più elevati.
D’altra parte i Commissari non nascondono qual è la loro intenzione. Un aumento della cassa viene motivato con l'esigenza di disporre maggiore flessibilità relativamente alla forza lavoro, considerando gli impianti fermi e il funzionamento di essi.
Attualmente la cassa riguarda il 30-40% dei lavoratori delle officine centrali, il 29% di quelli dell'acciaieria. Ora verrebbe estesa visto che comunque di ripresa immediata dell'attività lavorativa nello stabilimento non se ne parla.
I giornali fanno trapelare che “non si esclude che un possibile aumento numerico della cassa possa essere compensato o da un'integrazione economica del trattamento oppure da un confronto coi sindacati circa il riconoscimento dei ratei delle altre voci stipendiali al personale interessato dalla sospensione del lavoro”.
Noi siamo per l'integrazione salariale ma per tutti i lavoratori in cassa integrazione e in particolare siamo per l'integrazione salariale per i lavoratori dell'indotto, che sono quelli che hanno pagato finora il più alto costo sia in termini di non lavoro sia in termini di bassi salari.
Quindi l'integrazione salariale della cassa è una rivendicazione che da sempre lo Slai Cobas porta avanti e che oggi bisogna conquistare con la lotta ed è sicuramente al centro della giornata di lotta che proponiamo per il 19 Aprile. Ma non ci stiamo certo a uno scambio di questa integrazione per l'estensione dei numeri della cassa integrazione. Noi vogliamo la riduzione dei numeri della cassa integrazione. Le organizzazioni sindacali confederali e USB hanno aperto una trattativa con l'azienda dicendo ai lavoratori che essa era per ridurre la cassa integrazione invece la verità è che l'azienda si appresta ad aumentarla e certo ora non si può accettare uno scambio tra integrazione e aumento dei numeri in cig. L'integrazione salariale deve fronteggiare una situazione abbastanza prolungata di crisi dello stabilimento che comporta una presenza continua della cassa integrazione.
E su questo il primo punto è: nessun esubero. Il secondo punto è integrazione salariale ma certamente senza dare mano libera ai Commissari e all'azienda per questa cassa integrazione.
D'altra parte la scelta dell'amministrazione straordinaria fatta dal governo, lo abbiamo sempre detto, rischia di essere un rimedio peggiore del male, un falso rimedio che approfondisce la crisi invece che risolverla e aumenta lo scaricamento sui lavoratori della crisi.
L'Ilva sta marciando con un solo altoforno, il 4 a passo ridotto, 70% della possibilità con una produzione giornaliera di 4500 tonnellate di ghisa al giorno. E per la riattivazione degli altri due è detto chiaramente che ci vorrà tempo. Quindi la nuova cassa risponde per i Commissari ad una situazione in cui la ripresa produttiva sembra lontana.
L'altra questione strettamente collegata è quella che gli operai vogliono questa ripresa produttiva ma è anche evidente che gli operai vogliono che essa avvenga in un quadro di sicurezza ambientale oltre che del lavoro e quindi che vengano affrontati e risolti i problemi reali dell'ambientalizzazione immediata, della sicurezza sul posto di lavoro da subito, nella prospettiva della trasformazione della fabbrica.
I dati che vengono dalla realtà cittadina, però, vanno in altra direzione.
Si è sviluppato un allarme per l'aumento delle emissioni di benzene certificati dall'Arpa Puglia che dice che pur sempre queste rimangono nei limiti fissati dalla legge. Però - come diciamo da sempre e come indicano esperti del settore - questi limiti fissati dalla legge sono troppo larghi per tutelare effettivamente la salute.
Ma a fondo di tutto vi è la crisi generale dello stabilimento che è innanzitutto una crisi di produzione. Attenzione: una crisi di produzione inserita nella più generale crisi di sovrapproduzione che vive il settore non da ora, ma da tempo, sovrapproduzione relativa che alimenta un’acuta lotta nel mercato mondiale di cui la vicenda Ilva/Acciaierie e in particolare lo stabilimento di Taranto è uno dei nodi della siderurgia europea e non solo.
La scelta del Governo è quella di socializzare le perdite attuali, dare una montagna di soldi - che peraltro finora vengono solo annunciati - e riconsegnare lo stabilimento in condizioni che possa produrre profitti ai nuovi padroni e tra i nuovi padroni si parla con insistenza del passaggio dell'Ilva all'oligarca ucraino Achmetov di Metinvest, proprietario del grande stabilimento distrutto in Ucraina. E quindi la vicenda Ilva viene inserita nella più generale situazione mondiale non solo della siderurgia ma anche delle guerre, dell'energia ecc.
La scelta indirizzata verso Metinvest sembra una scelta politica nel quadro dello schieramento Usa/NATO/Italia. La Metinvest è presente in Italia con la parte che gli viene affidata per lo stabilimento di Piombino. Quindi inserire la vicenda di Taranto nella più generale vicenda della siderurgia nazionale, europea e mondiale, inserire il futuro di questo stabilimento nella contesa interimperialista, dalla guerra all’energia, è un altro dei compiti fondamentali che abbiamo come operai, come lavoratori avanzati e come organizzazioni comuniste che operano per organizzare la lotta operaia sul posto di lavoro ma anche contro la guerra.
Quindi in questo senso sarà importante il Convegno che organizziamo nel pomeriggio del 19 Aprile, originato principalmente dalla ripresa del processo “ambiente svenduto”, il maxiprocesso contro Riva, che riprende, appunto, in quella data.
Strettamente legata alle vicende di questo processo vi è la vicenda generale dello stabilimento e quindi l'inserimento dello stabilimento nel quadro nazionale e internazionale di cui parlavamo.
Ma vi è anche la battaglia fondamentale che ha sempre avuto in Taranto una città-esempio sul fronte della salute e sicurezza sui posti di lavoro, e in generale sull'effetto inquinante causato dalla produzione per il profitto dello stabilimento non solo di Taranto ma di tante altre realtà del nostro paese.
Quindi il Convegno del pomeriggio affronta i problemi dei morti sul lavoro, della salute e della sicurezza, e per questo vedrà presenti anche rappresentanti nazionali della Rete nazionale per la salute e sicurezza, oltre che gli avvocati protagonisti del processo “ambiente svenduto”, Bonetto, Vitale, Pellegrin del foro di Torino e altri avvocati di Taranto, anche protagonisti storici di altre grandi vicende legate all'inquinamento e alle morti sul lavoro, dall'ETERNIT alla ThyssenKrupp.
È chiaro che noi siamo per la mobilitazione unitaria di operai, lavoratori e cittadini. Per questo questa giornata del 19 Aprile riesce a unire le due questioni: la questione della mobilitazione operaia autonoma da padroni, governo e dagli stessi sindacati confederali - anche se ci auguriamo che operai e lavoratori e delegati guardino a questa giornata di lotta come un'opportunità di unirsi e far sentire la loro voce; e la questione ambientale al centro del processo d’Appello giunto alla sua prima udienza, per il quale abbiamo organizzato operai ex Ilva, lavoratori del territorio, in particolare i lavoratori e gli operatori del cimitero, cittadini dei quartieri, per essere parte civile già riconosciuta in attesa del risarcimento della previsionale ma ben dentro la battaglia perché questo processo non veda nella fase d'appello nessun passo indietro e casomai un passo in avanti.
Per quella giornata prevediamo un Presidio partecipato e di massa aperto a tutte le parti civili e a tutte le forze ambientaliste della città al Tribunale alle ore 09:30, orario di inizio del processo di appello.
Quindi il 19 aprile è una giornata complessa e articolata, fondata sulla lotta, l'unità e la critica operaia alla Fabbrica e alla produzione capitalistica, alle sue complicità politiche - innanzitutto i governi dei padroni - e a tutto il mondo esterno che, come è stato complice del disastro ambientale, e non solo, provocato dalla gestione Riva, oggi è ancora complice del sistema Acciaierie di ArcelorMittal, una fase fortemente denunciata da operai, lavoratori e cittadini anche sul fronte ambientale.
Nello stesso tempo, i nuovi Commissari non sono all'insegna del cambiamento, ma della continuità e della restaurazione. Il Commissario Quaranta, il dirigente De Felice ecc. sono personaggi ben interni ai processi per morti sul lavoro e per disastro ambientale. E quindi non sono certo personaggi che possono difendere i lavoratori in fabbrica e tutelarli, nè far avanzare un processo reale di riduzione delle fonti inquinanti che salvaguardi il territorio. Anzi. E questo è apparso in maniera evidente in un'occasione che non ci aspettavamo: la messa di Pasqua all'interno della fabbrica, che è stato un vero scandalo, un’indegna rappresentazione della situazione.
Il nuovo arcivescovo che ha preso il posto dell'Arcivescovo Santoro è schierato apertamente su un fronte differente rispetto a quello a cui, più o meno sinceramente, era schierato l'arcivescovo Santoro.
L'arcivescovo Miniero ha dato la parola, ha aperto la messa con la lettura del messaggio del ministro Urso, trasformando la messa in una cassa di propaganda del governo Meloni. Dopodiché ha dato la parola a due Commissari, Quaranta e Tabanelli, che hanno usato la messa come tribuna autoreferenziale, con affermazioni assurde come quelle fatte da Tabanelli che ha detto che quello dell'Ilva era lo stabilimento più pulito del mondo, riecheggiando le frasi dei tempi di Riva e dei peggiori megafoni della nocività del capitale all'interno di questa fabbrica.
Quindi è ben chiaro che siamo di fronte a un processo di continuità/restaurazione che richiede la mobilitazione generale degli operai in forme autonome e delle masse popolari della città. Questa mobilitazione è quella che vogliamo lanciare con le iniziative del 19 alla fabbrica, al processo, nel convegno operativo e di combattimento che si tiene in quel pomeriggio.
Ripartiamo dal punto che abbiamo affermato anche in una recente Assemblea a Torino: Acciaierie Italia è la più grande fabbrica di questo paese. La classe operaia di Acciaierie è il primo problema che abbiamo, è la prima ripresa che è necessaria alla fabbrica, alla lotta di classe, alla classe operaia su scala nazionale. Per questo facciamo appello alle realtà nazionali, operaie innanzitutto, della siderurgia innanzitutto, da Genova a Bergamo, alla Dalmine, alla Marcegaglia e così via.
Facciamo appello alle forze del sindacalismo di base di classe che non siano allineate alla posizione puramente ambientalista così come alle forze comuniste e rivoluzionarie di questo paese perché si occupino in prima persona di Taranto e utilizzino la giornata del 19 Aprile per venire giù a Taranto e partecipare con loro rappresentanze al quadro delle iniziative previste per quella giornata.
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