Via via che si avvicina il 31 gennaio - termine per la consegna delle offerte definitive, dei rilanci - la situazione va sempre peggiorando, e si passa da offerte inaccettabili alla beffa.
Gli Americani di Bedronck Industries non intendono pagare nulla all'inizio, con la logica: pagherò se guadagnerò, "con il capitale che verrebbe via via sostenuto finanziariamente dai futuri (auspicati) guadagni... La parte cash andrebbe comunque rivista, perchè oggi, secondo consuetudine da fondo americano, è pari a zero"! (da Sole 24 ore del 28/1).
Quindi, la multinazionale americana - pare appoggiata da Trump - vuole il più grande stabilimento siderurgico d'Europa gratis, senza mettere all'inizio un centesimo; e anche dopo l'eventuale pagamento, a "rate", sarebbe legato ai guadagni auspicati, un termine molto confuso: auspicati da chi? e quanti verrebbero considerati auspicati? per cui se non sono quelli auspicati anche dopo, non caccerebbero un centesimo?
Siamo alla beffa, ai film di "Totò truffa"...
Ma anche le altre offerte, siamo all'elemosina. Il governo/Urso chiede per la vendita dell'intero complesso aziendale ex Ilva 1 miliardo e mezzo, che lo stesso Urso chiama "il minimo sindacale per non ritenere fallimentare l'intera operazione"; ma anche questo "minimo sindacale" assolutamente insufficiente non lo vogliono dare le altre multinazionali che hanno presentato offerte.
Il Consorzio Baku Steel dell'Azerbaijan intende versare solo mezzo miliardo di euro, corrispondente solo al valore di magazzino in dote all'ex Ilva; a questi soldi al massimo aggiungerebbe altri 450 milioni.
Jindal Seel International indiana, che nei giorni scorsi in una lunga intervista aveva invece detto, vantandosi, di voler investire 2 miliardi, oggi dice che sborserebbe ora al massimo 580 milioni.
L'inevitabile conseguenza di queste "offerte" sarebbe l'ulteriore peggioramento dalla condizione degli operai.
"Le offerte al ribasso di potrebbero trasformare in una mini Ilva" - scrive il giornale dei padroni.
E si conferma quello che noi abbiamo scritto fin dall'inizio:
Vi sarebbero sicuramente almeno 3mila tagli ai posti di lavoro diretti, una richiesta permanente di cassintegrazione, aumento dello sfruttamento per chi resta, nessuna vero intervento sugli aggravati problemi di sicurezza, salute degli operai. Sull'appalto, silenzio, ma non ci vuole la "zingara" per capire gli effetti devastanti, raddoppiati che ci sarebbero per gli operai di tantissime ditte.
A fronte di tutto questo, è da parte dei sindacati che chiedono e partecipano agli incontri romani, un accompagnare la "beffa".
Ci vuole una lotta seria, effettiva, prolungata, che faccia pesare gli interessi dei lavoratori.
Ci sono mega multinazionali, che fanno grandi profitti, che vogliono cavarsela con poche centinaia di milioni; c'è il governo che finirà per accettare vergognose elemosine per liberarsi dell'Ilva, e ci si limita a sedersi ai tavoli romani e a fare ai giornali inutili lamentele?! NON PUO' ESSERE!
NO ALLA SVENDITA DELL'ILVA!
SALVAGUARDIA DI TUTTI I POSTI DI LAVORO AD ACCIAIERIE E ALLE DITTE
NO CASSINTEGRAZIONE STRUTTURALE
CONTRATTI A TEMPO INDETERMINATO NELL'APPALTO E CONTRATTO UNICO METALMECCANICO
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