domenica 19 gennaio 2025

"I primi ad opporci alle guerre imperialiste siamo chiamati noi operai con gli scioperi..." - Un intervento di un compagno operaio dell'Ex Ilva Taranto

 

Guerra, ricorre continuamente, ad ogni edizione di ogni tg megafono della propaganda imperialista. Non possiamo fare a meno di sentire come questa barbarie della politica sia sempre più condizione da normalizzare tra le masse. Perché sì, la guerra non è conseguenza di condizioni sfavorevoli dovute a strane congiunzioni astrali, ma bensì è frutto della specifica volontà dei capitalisti e dei governanti che li rappresentano di tutto il mondo, i nostri mostri compresi. Ad ogni periodo di crisi del capitale, ad ogni stagnazione dei profitti seguono sempre delle guerre, che portano nient’altro che miseria, sofferenza, perdita tra le genti cosiddette “comuni”, alle quali noi apparteniamo, e nuove spartizioni di bottino tra i ricchi che usano, che abusano, dei poveri ai quali queste guerre vengono imposte con la forza e la violenza di combatterle.

Ed è la rapina di nuove terre che ha giustificato e che comunque continua a giustificare, nonostante la tregua, attraverso la narrazione filosionista dei media di regime, il genocidio dei palestinesi, il più grande massacro che la Storia recente ricordi. E questo massacro è potuto accadere grazie agli immensi aiuti inviati dall’Occidente al proprio cane da guardia in Medio Oriente. I più grandi alleati di Israele non è un caso che siano gli Stati Uniti, una nazione che sin dalla sua nascita ha conosciuto la violenza, una nazione nata essa stessa dal massacro dei popoli indigeni per far posto ai coloni, una nazione che è come un’epidemia la quale ovunque arrivi uccide.

Sappiamo benissimo qual è la politica di Trump nei confronti dello scontro tra palestinesi ed israeliani, ma l’amministrazione a maggioranza democratica con a capo Biden, con un colpo di coda prima di

lasciare lo scranno da presidente, ha voluto sanzionare la corte penale internazionale, corte penale che gli stessi USA non riconoscono, rea di aver emesso mandati d’arresto per Netanyahu e Gallant.

Ma il conflitto purtroppo non è solo quello presente in Medio Oriente; tra i tanti, troppi, presenti nel mondo quello che probabilmente ci riguarda più in maniera diretta è quello in Ucraina iniziato oramai da quasi tre anni, anche se in realtà bisogna tornare indietro di ben undici anni per inquadrarlo nel giusto contesto storico.

In quello che nella narrazione della TV di regime è l’invasione da parte della Russia di uno Stato sovrano, noi proletari non vediamo altro che lo scontro tra due blocchi imperialisti pronti a tutto pur di raggiungere i propri interessi, che non sono mai stati, e mai lo saranno sino a che questo sistema economico vivrà, gli interessi dei lavoratori, delle masse.

Come ogni guerra di carattere imperialista, i popoli non hanno nulla da guadagnare ma solo tutto da perdere, e siamo chiamati ad opporci con ogni mezzo a nostra disposizione a questa atrocità.

Tra i tanti, i primi ad essere in dovere di ripudiare e, soprattutto, di opporre strenua resistenza allo scoppio ed al dilagare delle guerre siamo chiamati noi lavoratori, noi operai, con gli scioperi, con il fermo delle fabbriche e della produzione ad uso e consumo dei profitti attraverso anche questi conflitti, non solo simbolicamente in segno di solidarietà, che ha un impatto tutto sommato limitato, ma impedendo che con la produzione stessa si alimenti questa degenerazione della società.

Piattole umane come Putin, Zelensky, Trump o Biden che sia, Netanyahu ma anche il traditore Abu Mazen, o ancora Meloni, così come tutti i leader occidentali servi della Nato, non è esprimendo il tifo da stadio verso di essi che può risollevare le nostre coscienze, ma anzi è condannandoli, esprimendo un profondo disprezzo nei loro confronti attraverso la disobbedienza, con le proteste di piazza, che ci permetterà di comprendere quanto noi stessi come popolo possiamo essere influenti nel potere decisionale della propria nazione, ma se rinunciamo a questo, rinunciamo anche a vivere.

Ed è proprio per evitare che le piazze si sollevino attraverso le lotte e le rivolte dei cittadini che entra in gioco la prossima approvazione del nuovo (ma in realtà vecchio di cent’anni) decreto sicurezza, il Ddl 1660, un disegno di legge che è a sua volta una dichiarazione di guerra all’interno dei confini dello Stato, da parte dei detentori del potere nei confronti delle masse impoverite dal furto della loro ricchezza, un disegno di legge che è il necessario passo per i governanti dell’estrema destra di reprime con ogni metodo, che siano le minacce o che sia la violenza diretta, ogni manifestazione del dissenso, ogni pur minimo diritto avanzato dalla parte più fragile della popolazione. Ma a noi piace essere realisti, sappiamo perfettamente che maggiore sarà il grado di impunità verso le repressive forze dell’ordine pubblico e maggiori saranno le proteste e gli attacchi violenti nei loro confronti. Quando la genti si vedranno definitivamente negata anche quella misera giustizia che oggi di tanto in tanto arriva come una lotteria dai tribunali, allora nessuno avrà più nulla da perdere, e sarà in quel momento che le rivolte si svilupperanno in guerra civile. I nostri governanti bramano la guerra? E guerra sia.

Noi sappiamo perfettamente chi è il nostro vero nemico, che è quello che disprezza le nostre vite per il proprio interesse, il nostro nemico è chi ci arma per combattere una guerra che non ci appartiene, ed è verso di esso che dobbiamo rivolgerle.

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