sabato 6 agosto 2022

Incontro a Roma e nuovo decreto ex Ilva/Acciaierie d’Italia - Per Acciaierie d’Italia la montagna, per le organizzazioni sindacali e i lavoratori neanche il topolino


Annunciato in pompa magna nell’incontro al Mise tra i ministri del governo provvisorio Draghi, Invitalia, Acciaierie d’Italia e organizzazioni sindacali, il governo ha messo nel decreto “aiuti”, fino ad un miliardo di soldi freschi per l’azienda, un miliardo ancora poco chiaro da dove è preso, a quale titolo, e che approfittando della crisi di governo non passa neanche dal parlamento.

Un miliardo per fronteggiare la crisi di liquidità dichiarata e ostentata dalla Morselli e presa a “scatola chiusa”. Altri gruppi nazionali e mondiali dell’acciaio anche in questa fase di crisi fanno profitti e ricavi, invece Acciaierie d’Italia dichiara di non avere un centesimo.

Un miliardo sostanzialmente per permettere ad Acciaierie d’Italia acquisto di materie prime, l’attività ordinaria, per pagare fornitori e indotto, ecc.; vale a dire per funzionare come ora, senza nessuna contropartita. Le stesse dichiarazioni di Ministri di rientro di parte dei cassintegrati a fronte del miliardo, sono sparite nel nulla; anzi il Min. Orlando ha detto che finora le ispezioni (ma quando sarebbero avvenute, chi le ha viste…?) nella sostanza non avrebbero messo in luce irregolarità, criticità, ecc., e che quindi la cassa integrazione unilaterale è legittima.

Continuerà quindi la cassa integrazione permanente per 3500 operai (futuri esuberi), lo sfruttamento e la precarietà sulla sicurezza dei lavoratori; al massimo si deve sperare che questi soldi non mettano in pericolo il pagamento dell’appalto e gli stipendi.

A fronte di questa chiara politica: tutto per l’azienda, niente e sempre peggio per gli operai, troviamo sindacati ultra soddisfatti come la Fim divenuta ormai ufficialmente un sindacato di Stato e di azienda; dubbi e critiche dalla Uilm ma nessuna indicazione agli operai; la Fiom che parla del futuro per non parlare del presente; e l’Usb che recita il mantra della fabbrica allo sfascio che alimenta solo la posizione della chiusura punto.

Chiaramente non c’è stata nessuna risposta neanche alle timide richieste del coordinamento nazionale delle Rsu Fim, Fiom, Uilm, e meno che mai aperture verso il rientro dei cassintegrati Ilva AS.

Rispetto a questo ancor più si deve capire che solo la lotta generale dei lavoratori può cambiare le cose e può pagare in termini di interessi dei lavoratori su salario, lavoro, salute e sicurezza, e che l’attesa favorisce solo i piani dei padroni e dei governi al loro servizio.

Il governo Draghi lo abbiamo visto all’opera, sul nuovo governo possibile “peggio mi sento”, perché tutti sappiamo che Salvini, Meloni e Berlusconi sono sempre, a prescindere, dalla parte dei padroni.

Certo ci viene difficile parlare di lotta generale: chi la organizza, chi la fa, come e quando?

Abbiamo dato fiducia anche noi, pur con dubbi e certezze altre allo sciopero del 6 maggio e alla possibile continuità della lotta. I sindacati tutti, Rsu comprese, hanno promesso una continuità che non c’è stata e i risultati sono ora questi: con i sindacati confederali, nonostante le parole e qualche buona intenzione presenti anche in alcune loro dichiarazioni, una lotta anche importante viene “uccisa” e serve alla fine a dare un miliardo ai padroni e niente agli operai.

E’ chiaro che bisogna rovesciare questa linea a partire dal rovesciamento della piramide.

A settembre tutto il potere alle assemblee

nessuna fiducia nella direzione dei sindacati in fabbrica

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