L’indagine dell’Antitrust europeo sulla cessione del gruppo Ilva in
amministrazione straordinaria alla cordata AM Investco Italy dovrebbe
concludersi entro il prossimo 26 ottobre. Lo si apprende dal sito
ufficiale della Commissione europea, che venerdì ha pubblicato dei
documenti sul dossier Ilva (numero 8444), la cui notifica è avvenuta il
21 settembre. All’inizio del mese, lo scorso 4 settembre, il commissario
alla Concorrenza Margrethe Vestager aveva confermato all’agenzia di
stampa internazionale Reuters che il caso di Ilva era complesso, ma che
le indicazioni erano positive grazie alla buona cooperazione instaurata
con le autorità italiane.(leggi qui le parole della Verstager http://www.corriereditaranto.it/2017/09/04/vendita-ilva-la-ue-vigila-commissario-vestager-presto-esprimerci/)
Come si ricorderà, l’Antitrust europeo vigila su ogni operazione di mercato in tema di acquisizione di aziende e società, per evitare che l’acquirente superi il 40% delle quote di
mercato in un determinato settore. Se per una delle due componenti della join venture AmInvestCo Italy, il gruppo italiano Marcegaglia, non ci sono rischi di concentrazione sul mercato europeo, da diversi mesi nel settore dell’acciaio europeo e non solo, sono in tanti a sostenere che il colosso Arcelor Mittal che guida la cordata con una partecipazione dell’85%, potrebbe trovarsi a detenere, dopo l’acquisizione degli asset italiani del gruppo Ilva, quote di mercato vicine o superiori alla soglia limite in alcuni ambiti del settore dell’acciaio, in particolare nella lavorazione a freddo dei coils. Ecco perché potrebbe accadere che nel caso ciò si verificasse, la commissione Ue potrebbe chiedere ad Arcelor Mittal una cessione di uno o più asset situati in Europa per riequilibrare il suo peso nel mercato.
E’ chiaro che la commissione ha anche il potere di annullare l’intera operazione con o senza condizioni, oppure aprire un’inchiesta nel caso in cui Arcelor Mittal si rifiutasse di accettare le condizioni dell’Antitrust europeo. Sulla base degli accordi presi con la procedura commissariale che guida l’Ilva dal 2014, eventuali ‘ritocchi’ escluderebbero il perimetro dell’acquisizione, visto che l’intesa da raggiungere con l’Ue non riguarderebbe gli asset italiani di ArcelorMittal già detenuti in precedenza, come ad esempio lo stabilimento della Magona, a Piombino, con una capacità di lavorazione per circa 700mila tonnellate. E secondo quanto riportato da ‘Il Tirreno’ in questi giorni, il gruppo Arvedi (‘sconfitto’ proprio da Am Investco Italy nella gara per l’aggiudicazione degli asset Ilva, cui ha partecipato con la cordata AcciaItalia, insieme alla Casse Depositi e Prestiti, alla holding lussemburghese DelFin del gruppo italiano Luxottica dell’imprenditore Del Vecchio, con all’ultimo l’aggiunta del colosso indiano Jindal steel west) avrebbe preso contatto, rivelando un interesse ad un’acquisizione nel caso in cui l’asset di Arcelor Mittal finisse sul mercato. Da Cremona, però, sede centrale del gruppo Arvedi, la notizia è stato solo parzialmente confermata. “Siamo stati interpellati sul dossier – spiega al Sole 24 Ore una fonte vicina all’azienda – come tanti altri soggetti“.
Tra l’altro terminata la gara per la cessione dell’Ilva, sono tante le società pronte all’acquisizione di asset per riposizionarsi sul mercato europeo dell’acciaio dei piani, come dimostrano i dati congiunturali del ‘Sole24Ore’ e la recente operazione di fusione tra Tata Steel e Thyssenkrupp, che ha creato i presupposti per generare un secondo solido player europeo del settore, alle spalle proprio di ArcelorMittal, evidenzia il giornale di Confindustria. Tra questi soggetti c’è anche Jindal steel west, che era appunto in cordata con AcciaItalia e battuto da Am nella gara Ilva. Secondo indiscrezioni Jsw punterebbe a rilevare da Cevital gli asset della ex Lucchini (oggi Aferpi), riavviando l’altoforno per alimentare soprattutto un laminatoio per coils, guarda caso. Per questo motivo anche Jsw può essere interessata, in un’ottica di verticalizzazione, a rilevare da ArcelorMittal lo stabilimento della Magona.
Come si ricorderà, l’Antitrust europeo vigila su ogni operazione di mercato in tema di acquisizione di aziende e società, per evitare che l’acquirente superi il 40% delle quote di
mercato in un determinato settore. Se per una delle due componenti della join venture AmInvestCo Italy, il gruppo italiano Marcegaglia, non ci sono rischi di concentrazione sul mercato europeo, da diversi mesi nel settore dell’acciaio europeo e non solo, sono in tanti a sostenere che il colosso Arcelor Mittal che guida la cordata con una partecipazione dell’85%, potrebbe trovarsi a detenere, dopo l’acquisizione degli asset italiani del gruppo Ilva, quote di mercato vicine o superiori alla soglia limite in alcuni ambiti del settore dell’acciaio, in particolare nella lavorazione a freddo dei coils. Ecco perché potrebbe accadere che nel caso ciò si verificasse, la commissione Ue potrebbe chiedere ad Arcelor Mittal una cessione di uno o più asset situati in Europa per riequilibrare il suo peso nel mercato.
E’ chiaro che la commissione ha anche il potere di annullare l’intera operazione con o senza condizioni, oppure aprire un’inchiesta nel caso in cui Arcelor Mittal si rifiutasse di accettare le condizioni dell’Antitrust europeo. Sulla base degli accordi presi con la procedura commissariale che guida l’Ilva dal 2014, eventuali ‘ritocchi’ escluderebbero il perimetro dell’acquisizione, visto che l’intesa da raggiungere con l’Ue non riguarderebbe gli asset italiani di ArcelorMittal già detenuti in precedenza, come ad esempio lo stabilimento della Magona, a Piombino, con una capacità di lavorazione per circa 700mila tonnellate. E secondo quanto riportato da ‘Il Tirreno’ in questi giorni, il gruppo Arvedi (‘sconfitto’ proprio da Am Investco Italy nella gara per l’aggiudicazione degli asset Ilva, cui ha partecipato con la cordata AcciaItalia, insieme alla Casse Depositi e Prestiti, alla holding lussemburghese DelFin del gruppo italiano Luxottica dell’imprenditore Del Vecchio, con all’ultimo l’aggiunta del colosso indiano Jindal steel west) avrebbe preso contatto, rivelando un interesse ad un’acquisizione nel caso in cui l’asset di Arcelor Mittal finisse sul mercato. Da Cremona, però, sede centrale del gruppo Arvedi, la notizia è stato solo parzialmente confermata. “Siamo stati interpellati sul dossier – spiega al Sole 24 Ore una fonte vicina all’azienda – come tanti altri soggetti“.
Tra l’altro terminata la gara per la cessione dell’Ilva, sono tante le società pronte all’acquisizione di asset per riposizionarsi sul mercato europeo dell’acciaio dei piani, come dimostrano i dati congiunturali del ‘Sole24Ore’ e la recente operazione di fusione tra Tata Steel e Thyssenkrupp, che ha creato i presupposti per generare un secondo solido player europeo del settore, alle spalle proprio di ArcelorMittal, evidenzia il giornale di Confindustria. Tra questi soggetti c’è anche Jindal steel west, che era appunto in cordata con AcciaItalia e battuto da Am nella gara Ilva. Secondo indiscrezioni Jsw punterebbe a rilevare da Cevital gli asset della ex Lucchini (oggi Aferpi), riavviando l’altoforno per alimentare soprattutto un laminatoio per coils, guarda caso. Per questo motivo anche Jsw può essere interessata, in un’ottica di verticalizzazione, a rilevare da ArcelorMittal lo stabilimento della Magona.
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