Ecco, forse, di cosa si parlerà il 9 ottobre a Roma, altro che difesa del lavoro, bonifiche, salute...
Gli operai non possono stare ad aspettare.
Il volantino diffuso nei giorni scorsi all'Ilva |
"L'indiscrezione da Genova: AmInvestco affiderà a terzi numerose attività.
Se confermata, questa svolta sarebbe un primo enorme segno di discontinuità rispetto alla gestione Riva. Una svolta che però potrebbe mettere in allarme migliaia di lavoratori e che, almeno a Taranto, è passata decisamente sotto silenzio.
AmInvestCo vorrebbe esternalizzare tutte le attività di stabilimento non strettamente connesse con il processo produttivo. Il nodo dovrebbe arrivare al pettine il 9 ottobre, giorno in cui al Ministero per lo Sviluppo Economico ci sarà l’atteso confronto tra azienda e sindacati sul piano industriale.
L’indiscrezione, per il momento, arriva da Genova. Secondo quanto pubblicato dal Secolo XIX nell’edizione del 20 settembre, la nuova proprietà dell’Ilva intenderebbe affidare a terzi attività che oggi sono svolte
interamente da personale Ilva. AmInvestCo intenderebbe quindi fare ricorso alla esternalizzazione. Di cosa? Sempre secondo quanto riportato dal quotidiano genovese, si tratterebbe di un ventaglio di attività che vanno dall’infermeria alla vigilanza, dalla manutenzione dei carri ferroviari alle spedizioni interne, dal trasporto ferroviario al controllo di processo e di qualità. In altre parole, AmInvestCo concentrerebbe la sua attenzione diretta solo sulle fasi strettamente di processo, affidando all’esterno le attività correlate. Mentre Riva, quindi, aveva scelto di internalizzare tutte le attività, comprese quelle parasiderurgiche e dei servizi accessori, i nuovi proprietari di Ilva seguirebbero una strategia diametralmente opposta.
Questa linea strategica, però, avrebbe ricadute sulla posizione di migliaia di lavoratori oggi impegnati in quelle attività che si vorrebbero esternalizzare. Migliaia di lavoratori che dall’oggi al domani non sarebbero più dipendenti Ilva. Con tutte le conseguenze del caso. Presumibilmente questo sarà uno degli aspetti più combattutti in sede di confronto ministeriale, dove la trattativa si intreccerà a quella sui 4.200 esuberi in gioco. Nello stabilimento di Cornigliano sono circa 700 i lavoratori impegnati nei servizi accessori su un totale di 1.500 dipendenti. A Taranto le cifre cambiano: i posti in ballo con la paventata esternalizzazione sono diverse migliaia.
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