giovedì 22 marzo 2018

GIOVEDI' ROSSI - 4° CAP. DE IL MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA: I comunisti lottano nel movimento presente per indicare il fine degli operai...

Nel quarto e ultimo capitolo de Il Manifesto viene indicata la posizione dei comunisti di fronte ai diversi partiti di opposizione.


E' chiaro a Marx ed Engels fin dall’inizio che l’azione strategica del Partito comunista ha bisogno di una tattica sul piano politico per tradurre i fini dei comunisti nella realtà concreta.
Marx ed Engels sono contrari ad una visione dogmatica dell’azione dei comunisti, ad un propagandismo astratto, ad un attesismo, nel quale le masse arrivino spontaneamente ad aderire ai fini dei comunisti.
I comunisti lottano – scrive Il Manifesto – per raggiungere gli scopi e gli interessi immediati degli operai, ma nel movimento presente rappresentano in pari tempo l’avvenire del movimento stesso
Facendo, poi, riferimento alla Francia, in cui all’epoca esisteva un partito socialista democratico, Marx ed Engels indicano anche in che senso ogni appoggio non può essere acritico.
Cioè, qui, la critica è rivolta sia al riformismo che al massimalismo che caratterizza spesso le forze socialdemocratiche. E’ una costante della socialdemocrazia di sinistra seminare illusioni e parole d’ordini roboanti che però nella sostanza non corrispondono ai fini obiettivi del movimento operaio e al cammino che esso necessariamente deve intraprendere.

Nel capitolo vengono indicati esempi di altre forme di partiti di opposizione.
La costante dell’indicazione de Il Manifesto è quella di affiancare nella lotta i partiti di opposizione ogni qualvolta questi partiti facciano della reale opposizione, ma nello stesso tempo indicare in autonomia i fini futuri, gli obiettivi finali dell’azione dei comunisti.
Questo rapporto critico è legato all’analisi della base di classe delle forze di opposizione e al ruolo
dei comunisti che è centrato sull’azione della classe operaia.
Il Manifesto scrive “Mai e in nessun momento il Partito comunista tralascia di risvegliare negli operai la coscienza, per quanto è possibile chiara, dell’antagonismo ostile esistente tra borghesia e proletariato. Affinchè gli operai sappiano convertire in armi dirette contro la borghesia le condizioni sociali e politiche”.

A volte l’azione dei partiti di opposizione influenza la classe operaia e in numerose occasioni contribuisce anche al suo risveglio, al suo ingresso nella lotta politica. Quando questo si realizza, giustamente Il Manifesto ci indica che bisogna affiancare i partiti di opposizione, ma in questo affiancamento l’obiettivo dei comunisti è sempre di chiarire l’antagonismo esistente tra proletariato e borghesia, radicalizzare questo antagonismo e volgerlo in lotta per rovesciare la borghesia.
Mentre è evidente che i partiti di opposizione hanno uno scopo differente, quello di utilizzare il risveglio operaio per candidarsi come alternativa al partito dominante senza contemplare il rovesciamento della borghesia come classe dominante.
Il Manifesto ribadisce l’appoggio dei comunisti ad ogni movimento rivoluzionario contro le condizioni sociali e politiche esistenti, ma mette in luce che non si tratta di un rovesciamento solo politico ma di un rovesciamento sociale, un rovesciamento di sistema.

Il Manifesto segnala che i comunisti in tutti questi movimenti mettono in rilievo come problema fondamentale la questione della “proprietà”, qualunque sia la forma più o meno sviluppata che possa avere assunto. Quindi, lottano per eliminare alla radice la base economica del dominio della borghesia, perché il proletariato è portatore di un cambio di sistema fondato sull’abolizione della proprietà privata, nel senso già chiarito in un altro capitolo de Il Manifesto.
In sostanza i comunisti nella loro azione agiscono per sviluppare in termini di classe il conflitto politico tra borghesia e proletariato, per radicalizzare l’antagonismo tra borghesia e proletariato; e rispetto agli scopi che hanno invece gli altri partiti di opposizione, i comunisti si battono per un programma differente da quello di ogni partito di opposizione, compreso quelli che influenzano la classe operaia o che riescono a trascinare la classe operaia nel movimento di opposizione.
Nel movimento presente i comunisti partecipano e appoggiano la lotta perché essa si acutizzi e, in questo senso, nell’immediato lavorano per il futuro. Il sostegno alle rivendicazioni immediate che possano portare all’azione comune con gli altri partiti di opposizione si combina con la rivendicazione dell’abolizione del sistema basato sulla proprietà privata.

Non partecipare ai movimenti immediati, non sviluppare l’unità con i partiti di opposizione è un errore di estremismo, dottrinarismo, che isola i comunisti dal movimento reale e li rende incapaci di svolgere il ruolo che ad essi compete.
Ma essere solo l’espressione più radicale della opposizione senza porre in essa l’antagonismo di classe e il suo programma è opportunismo, economicismo, riformismo anche nella sua variante massimalista.

Le frasi finali de Il Manifesto pongono il cuore della contraddizione con gli altri partiti di opposizione e il concentrato della funzione dei comunisti nel movimento reale.
I comunisti sdegnano - dicono alla fine Marx ed Engels - di nascondere le loro opinioni e le loro intenzioni. Dichiarano apertamente che i loro fini possono essere raggiunti solo col rovesciamento violento di tutto l'ordine sociale esistente. Le classi dominanti tremino al pensiero di una rivoluzione comunista. I proletari non hanno nulla da perdere fuorchè le loro catene. Hanno un mondo da conquistare”
Nel Manifesto, quindi, indicato chiaramente che i comunisti puntano alla “sovversione violenta di tutto l’ordinamento sociale esistente”.
La radicalizzazione dell’antagonismo di classe che i comunisti realizzano elevando la coscienza operaia nel movimento reale deve porre apertamente la necessità della sovversione violenta; l’indicazione del fine ultimo della lotta nell’abolizione della proprietà privata sarebbe pura esposizione della società futura senza indicare in modo netto e chiaro che questa società è possibile ottenerla solo con il rovesciamento violento dell'ordinamento sociale esistente.
E' questo che i comunisti sdegnano di nascondere nelle loro opinioni e che dichiarano apertamente. Senza non vi è un’effettiva posizione comunista.

Essere seguaci, applicatori de Il Manifesto del Partito comunista ieri come oggi significa organizzare il Partito comunista come partito della classe per il rovesciamento della borghesia e la sovversione violenta dell’ordinamento sociale esistente.
E’ questo che fa tremare le classi avverse, è questo lo “spettro” che la borghesia continuamente evoca e teme, è questa la condizione determinante per rompere le catene di questa società e conquistare un mondo nuovo.
Senza l’azione di sovversione violenta i comunisti non sono tali, ma, comunque si definiscano, rientrano nelle correnti “socialiste” che Marx ed Engels criticano ne Il Manifesto.

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