Lo Slai cobas fin dall'inizio della sua presenza/costruzione del cobas nella vertenza/lotta dei lavoratori e lavoratrici della Tessitura di Mottola ha detto che qui a Mottola da parte dei padroni, non ostacolati dal governo, si stava realizzando in piccolo ciò che era già in atto nella Gkn (e poi in tante altre fabbriche) vale a dire una chiusura di fabbrica non certo per crisi ma per delocalizzazione all'estero per fare più aprofitti abbassando il costo del lavoro. Siamo poi andati oltre realizzando una concreta unità tra gli operai della Gkn e gli operai e operaie della Tessitura di Mottola.
Dopo una lunga lotta/occupazione della fabbrica, che sulla parola d'ordine "insorgiamo" ha visto uniti intorno alla Gkn altre fabbriche in lotta e altre realtà solidali, oggi alla Gkn si è arrivati ad un risultato che la fabbrica non chiude e i licenziamenti sono scongiurati - riportiamo di seguito il comunicato/commento del Collettivo della Gkn. Certo, è una tappa, da continuare a verificare, ma è un risultato non scontato, conquistato con la lotta e soprattutto all'insegna, come dicono i compagni del movimento No Tav: partiti insieme arrivati insieme:
Anche alla Tessitura di Mottola, lo Slai cobas ha posto fin dall'inizio che l'unica soluzione era la riapertura della fabbrica e una soluzione collettiva di ripresa del lavoro, respingendo ipotesi di illusorie future ricollocazioni individuali e/o incentivi all'autolicenziamento - su cui i sindacati confederali già avevano fatto una bozza di accordo.
Ora che sembra che anche qui qualche spiraglio ci può essere, non bisogna mollare!
O è un risultato almeno simile alla Gkn, verificato con i fatti non a parole o la lotta deve continuare.
Riportiamo il comunicato del Collettivo di fabbrica della GKN:
In una situazione chiaramente segnata dal Covid, in termini di quarantene e positivi, il referendum sull'accordo al Mise ha visto 265 votanti su 354 aventi diritto (74%), con 262 sì, 2 no, 1 scheda nulla.
L'accordo quadro raggiunto al Mise - l'unica cosa che abbiamo firmato da quel 9 luglio, resistendo ad ogni altra ipotesi di accordi sulla mitigazione dei licenziamenti - andrà accompagnato a sua volta da altri accordi in sede aziendale da raggiungere la prossima settimana. E' un accordo sindacale avanzato in un contesto politico e sociale negativo e tutto da cambiare.
Il processo di reindustrializzazione non è qualcosa che abbiamo voluto, ma qualcosa che subiamo. E dentro questo processo, abbiamo messo paletti importanti.
Un altro Stato, un altro Governo, avrebbe salvaguardato la fabbrica così come era. Invece è stato permesso a Melrose di distruggere un pezzo dell'automotive. Le macchine sono ancora qua, dalla fabbrica non è uscito uno spillo da quel 9 luglio. Ma di fatto con la reindustrializzazione lo stabilimento verrà svuotato e riempito con altri macchinari e nuove produzioni. Alla fine di questo processo, forse noi avremo salvato 500 posti di lavoro sul territorio, ma a costo di una lunga traversata fatta di ammortizzatori sociali, rischi e di incertezze. Alla domanda: ma quindi in Italia è possibile per un fondo finanziario chiudere perfino una fabbrica produttivamente efficiente e perfino nuova, la risposta data dal Governo è: sì, certamente sì.
Alla domanda: ma dunque non si può resistere a questo processo, la risposta che abbiamo dato finora è: sì, si può. Abbiamo resistito, abbiamo rilanciato, siamo insorti.
Questo accordo è il risultato della lotta. E la lotta dovrà salvaguardarne i risultati. E una lotta si compone di mille atti, di mille esigenze. Questo accordo l'abbiamo scritto noi, ma con le mani e le teste di migliaia di solidali, di chi ha partecipato al 18 settembre, di chi ha scioperato, di chi è venuto a presidiare, a fare i turni, di chi ha cucinato, di chi ha scritto, rilanciato i post, fatto donazioni alla cassa di resistenza, di chi ha cantato, retto striscioni, gridato al megafono, battuto i piedi, le mani, di chi si è emozionato, di chi ci ha abbracciato ecc. ecc.
Quali sono i punti fermi dell'accordo?
1. tempistica certa della reindustrializzazione. Entro marzo proposte vincolanti, piano industriale essenziale ed entro fine agosto closing e passaggio di proprietà
2. clausola anti-logoramento o, se si preferisce, anti-meccanismo della rana bollita: se entro fine agosto non si palesa la reindustrializzazione, Qf procede direttamente alla reindustrializzazione con intervento di altri investitori o direttamente del capitale pubblico con Invitalia
3. continuità occupazionale e di diritti. Il passaggio da Qf ad altro soggetto industriale avverrà in continuità occupazionale e di diritti contrattuali, anche in caso di cessione di ramo d'azienda.
4. gli appalti del futuro soggetto reindustrializzatore ripartiranno dagli ex dipendenti degli appalti Gkn. Ci sarà per le assunzioni un bacino di reclutamento che riparte da ex somministrati in Gkn. Si apre a un iniziale internalizzazione di numero limitato di lavoratori. Abbiamo chiesto 7 assunzioni e da lì non ci muoviamo.
5. il saldo occupazionale è fissato al momento del passaggio da Gkn a Qf. Questo vuol dire che se continuassero pensionamenti o dimissioni volontarie, il futuro reindustrializzatore dovrà comunque ripartire da 370 posti di lavoro. Quindi, il posto di lavoro non viene considerato un tema individuale ma un patrimonio collettivo del territorio.
6. Diritto di proposta e verifica. Viene formata una commissione di proposta e verifica sulla reindustrializzazione dove la Rsu è presente e può avanzare proposte in merito alla reindustrializzazione, così come richieste di verifica. La commissione deve essere messa a conoscenza dei fondi pubblici utilizzati e i fondi pubblici sono a loro volta vincolati alla realizzazione del saldo occupazionale.
E' una tappa, risultato della lotta, e che avrà senso solo se continuerà la mobilitazione. Fuori dalla mobilitazione non c'è salvezza.
Riprendiamo subito l'Insorgiamo tour. Per andare insieme dove non siamo mai stati.
Tenetevi liberi a marzo. #insorgiamo
L'accordo quadro raggiunto al Mise - l'unica cosa che abbiamo firmato da quel 9 luglio, resistendo ad ogni altra ipotesi di accordi sulla mitigazione dei licenziamenti - andrà accompagnato a sua volta da altri accordi in sede aziendale da raggiungere la prossima settimana. E' un accordo sindacale avanzato in un contesto politico e sociale negativo e tutto da cambiare.
Il processo di reindustrializzazione non è qualcosa che abbiamo voluto, ma qualcosa che subiamo. E dentro questo processo, abbiamo messo paletti importanti.
Un altro Stato, un altro Governo, avrebbe salvaguardato la fabbrica così come era. Invece è stato permesso a Melrose di distruggere un pezzo dell'automotive. Le macchine sono ancora qua, dalla fabbrica non è uscito uno spillo da quel 9 luglio. Ma di fatto con la reindustrializzazione lo stabilimento verrà svuotato e riempito con altri macchinari e nuove produzioni. Alla fine di questo processo, forse noi avremo salvato 500 posti di lavoro sul territorio, ma a costo di una lunga traversata fatta di ammortizzatori sociali, rischi e di incertezze. Alla domanda: ma quindi in Italia è possibile per un fondo finanziario chiudere perfino una fabbrica produttivamente efficiente e perfino nuova, la risposta data dal Governo è: sì, certamente sì.
Alla domanda: ma dunque non si può resistere a questo processo, la risposta che abbiamo dato finora è: sì, si può. Abbiamo resistito, abbiamo rilanciato, siamo insorti.
Questo accordo è il risultato della lotta. E la lotta dovrà salvaguardarne i risultati. E una lotta si compone di mille atti, di mille esigenze. Questo accordo l'abbiamo scritto noi, ma con le mani e le teste di migliaia di solidali, di chi ha partecipato al 18 settembre, di chi ha scioperato, di chi è venuto a presidiare, a fare i turni, di chi ha cucinato, di chi ha scritto, rilanciato i post, fatto donazioni alla cassa di resistenza, di chi ha cantato, retto striscioni, gridato al megafono, battuto i piedi, le mani, di chi si è emozionato, di chi ci ha abbracciato ecc. ecc.
Quali sono i punti fermi dell'accordo?
1. tempistica certa della reindustrializzazione. Entro marzo proposte vincolanti, piano industriale essenziale ed entro fine agosto closing e passaggio di proprietà
2. clausola anti-logoramento o, se si preferisce, anti-meccanismo della rana bollita: se entro fine agosto non si palesa la reindustrializzazione, Qf procede direttamente alla reindustrializzazione con intervento di altri investitori o direttamente del capitale pubblico con Invitalia
3. continuità occupazionale e di diritti. Il passaggio da Qf ad altro soggetto industriale avverrà in continuità occupazionale e di diritti contrattuali, anche in caso di cessione di ramo d'azienda.
4. gli appalti del futuro soggetto reindustrializzatore ripartiranno dagli ex dipendenti degli appalti Gkn. Ci sarà per le assunzioni un bacino di reclutamento che riparte da ex somministrati in Gkn. Si apre a un iniziale internalizzazione di numero limitato di lavoratori. Abbiamo chiesto 7 assunzioni e da lì non ci muoviamo.
5. il saldo occupazionale è fissato al momento del passaggio da Gkn a Qf. Questo vuol dire che se continuassero pensionamenti o dimissioni volontarie, il futuro reindustrializzatore dovrà comunque ripartire da 370 posti di lavoro. Quindi, il posto di lavoro non viene considerato un tema individuale ma un patrimonio collettivo del territorio.
6. Diritto di proposta e verifica. Viene formata una commissione di proposta e verifica sulla reindustrializzazione dove la Rsu è presente e può avanzare proposte in merito alla reindustrializzazione, così come richieste di verifica. La commissione deve essere messa a conoscenza dei fondi pubblici utilizzati e i fondi pubblici sono a loro volta vincolati alla realizzazione del saldo occupazionale.
E' una tappa, risultato della lotta, e che avrà senso solo se continuerà la mobilitazione. Fuori dalla mobilitazione non c'è salvezza.
Riprendiamo subito l'Insorgiamo tour. Per andare insieme dove non siamo mai stati.
Tenetevi liberi a marzo. #insorgiamo
Nessun commento:
Posta un commento