Accelerare i tempi per chiudere la trattativa di vendita entro il mese di giugno, mese oltre il quale il governo avrebbe grandi difficoltà nel reperire nuove risorse da elargire ad Acciaierie d’Italia in AS per garantirne la sopravvivenza e la continuità produttiva. Un percorso che partirà nella seconda metà di marzo, quando i commissari straordinari, dopo le dovute verifiche e il confronto delle offerte ricevute entro il 14 marzo – giorno in cui faranno la scelta dell’offerta ritenuta migliore – chiederanno al ministero delle Imprese e del Made in Italy l’autorizzazione per avviare il negoziato in esclusiva con il soggetto che ha presentato l’offerta scelta, sul cui nome non ci si è sbilanciati. Certo, riesce difficile immaginare una trattativa così rapida per una vertenza così complessa, visto che per chiudere l’accordo con ArcelorMittal ci volle un anno.
Nella nuova società che rileverà gli asset industriali dell’ex Ilva, ci sarà anche lo Stato con una quota non superiore al 10%, come forma di garanzia e controllo del rispetto degli impegni da parte del nuovo acquirente con il coinvolgimento della golden power: questa l’intenzione del governo, anche se è chiaro attraverso quale tipo di accordi con il nuovo gestore. Dopo di che ci vorranno almeno quattro anni di tempo per terminare la fase di transizione per il passaggio graduale dagli altiforni al primo forno elettrico, con la possibilità di realizzare la costruzione di uno o due impianti per la produzione di preridotto attraverso la società DRI d’Italia (com’era stato previsto in origine anni addietro), anche se bisognerà passare inevitabilmente attraverso una nuova Autorizzazione Integrata Ambientale per la produzione da forno elettrico.
Mentre il riesame in corso si concluderà anch’esso entro giugno o comunque non più tardi di settembre, perché senza AIA viene a mancare il pilastro essenziale per l’attività produttiva della fabbrica e quindi verrebbe meno qualsiasi possibilità di vendita con l’inevitabile chiusura del siderurgico. Eventualità questa che nessuno degli attori in campo prende minimamente in considerazione, nonostante l’iter piuttosto tortuoso intrapreso dalla procedura di riesame in corso, come abbiamo riportato in diversi articoli ed argomento sul quale torneremo nei prossimi giorni.
Infine, l’impegno a garantire il futuro tutti i lavoratori del gruppo, tra diretti, dell’indotto e di Ilva in AS, seppur attraverso iniziative diverse. Al di là dell’imperativo categorico dei sindacati che non vogliono sentir parlare di esuberi all’interno della trattativa per l’accordo occupazionale che porteranno avanti con il nuovo acquirente (che ad oggi appare più un’utopia che una possibilità concreta), nel corso dell’incontro i rappresentanti del governo hanno lasciato intendere che si lavorerà in diverse direzioni: dall’ipotesi prepensionamento per i lavoratori più anziani e usurati, alla possibilità di usufruire di un nuovo incentivo all’esodo.
E poi attraverso tutta una serie di azioni e di accordi anche con gli enti locali, che dovrebbero guardare a quella transizione occupazionale che dovrebbe avvenire grazie ai nuovi investimenti in diversi settori, dal futuro del porto ai progetti ZES, passando dalla realizzazione e conclusione degli investimenti del CIS Taranto per arrivare alla messa a terra di quelli previsti dal Just Transition Fund.
Ad oggi però si è ancora nel campo delle ipotesi e delle buone intenzioni, soprattutto per quanto concerne il CIS e il JTF, motivo per il quale sarà ineludibile ricorrere ad altri strumenti normativi e non, per garantire il reddito di migliaia di lavoratori, molti dei quali da anni parcheggiati nel limbo della cassa integrazione.
Questi i punti salienti dell’incontro tra Governo e sindacati a Palazzo Chigi sul futuro dell’ex Ilva. Per l’esecutivo erano presenti il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti in videocollegamento, il ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Calderone, il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, il ministro per gli Affari europei, le politiche di coesione e per il PNRR, Tommaso Foti, e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano. Per i sindacati, hanno partecipato i rappresentanti di Fiom Cgil, Fim-Cisl, Uilm-Uil, Ugl metalmeccanici e Usb. All’incontro presenti, inoltre, i rappresentanti di Invitalia, i commissari straordinari di Acciaierie d’Italia e i commissari straordinari del Gruppo Ilva.
“Il Ministro Urso ha annunciato che dopo il 14 marzo i commissari straordinari assegneranno l’ex Ilva e poi partirà la trattativa esclusiva con il soggetto aggiudicatario, e che la vendita dovrà concludersi entro giugno. Come Fiom-Cgil abbiamo rilevato che è necessario iniziare fin da subito il confronto costante con le organizzazioni sindacali. Riteniamo fondamentale raggiungere un ‘accordo di acciaio per l’ambiente e il lavoro, con un piano almeno quadriennale che oltre alla produzione investa sulla trasformazione dell’acciaio con cui garantire l’occupazione a Taranto, Genova, Racconigi, Novi Ligure e in tutto il gruppo” ha dichiarato Michele De Palma, segretario generale Fiom-Cgil al termine dell’incontro.
“Il Governo ha aperto alle richieste che avevamo avanzato che sono l’integrità del gruppo, la piena occupazione e la presenza pubblica dello Stato che sia di controllo sul processo di transizione e di governance su un sito di interesse strategico per il Paese. Occorre dare continuità al piano di ripartenza con lo stanziamento di ulteriori risorse che possano traguardare l’obiettivo della risalita produttiva durante la fase dell’amministrazione straordinaria per consentire ai futuri acquirenti di avviare un percorso di decarbonizzazione attraverso l’utilizzo dei forni elettrici e del DRI che si concluderà dopo 3 anni dall’autorizzazione. Alla Presidenza del Consiglio abbiamo rappresentato infine l’esigenza del coinvolgimento di tutti i lavoratori che devono essere garantiti, non uno di meno, anche attraverso interventi straordinari per la tutela occupazionale” ha concluso il leader della Fiom.
“Ci hanno precisato i tempi che intendono sviluppare rispetto all’assegnazione: entro il 14 marzo verrà definita l’assegnazione, ci sarà poi il processo di disamina delle proposte e successivamente l’individuazione del soggetto. Una volta individuato il soggetto si apre una trattativa conclusiva rispetto a tutti gli aspetti che riguardano anche le questioni di carattere sindacale che noi abbiamo posto”. Così il segretario generale della FIM-CISL Ferdinando Uliano, rispondendo alle domande dei cronisti al termine dell’incontro a Palazzo Chigi con i sindacati, specificando come “per noi diventa centra l’accordo sindacale per stabilire sia i perimetri industriali, sia gli aspetti di natura occupazionale, indotto compreso“.
“Hanno anche precisato che le proposte che sono state presentate hanno tutte con sé l’aspetto della decarbonizzazione”, ha continuato Uliano, che si sofferma poi sulla questione che spaventa i sindacati: “I tempi che ci hanno definito riguardano il mese di giugno, che rappresenta il tempo in cui le risorse a disposizione messe dallo Stato vengono a esaurirsi”. Questo fa sì, spiega il leader della Fim Cisl, che “noi avremo di fatto due mesi di tempo, dal mese di aprile al mese di giugno, per sviluppare un negoziato, una trattativa per mettere in sicurezza le questioni che noi abbiamo posto”.
“Dobbiamo gestire la vertenza dell’ex Ilva con strumenti straordinari che prevedano anche forme di risarcimento ai lavoratori, perché la nostra priorità è non lasciare indietro nessuno. Abbiamo di fronte un passaggio epocale verso una produzione green e per questo c’è bisogno di misure che diano una risposta a ogni lavoratore. Il destino dello stabilimento passa dalla tutela dei lavoratori in Ilva AS, degli appalti e dei lavoratori sociali attualmente in cassa integrazione. A una nostra richiesta specifica sia la Ministra Calderone che il Ministro Urso hanno dichiarato di assumersi l’impegno di salvaguardare l’intera occupazione garantendo strumenti e risposte per tutti i lavoratori sociali e in Ilva As, oltre ai lavoratori dell’appalto che saranno tutelati. Per noi questa è una risposta positiva e verificheremo se si concretizzerà per non lasciare indietro nessun lavoratore”. E’ quando dichiarato da Rocco Palombella, segretario generale Uilm, una volta terminato l’incontro.
“Riconosco l’impegno e il lavoro positivo svolto da tutte le parti di tavolo quando la situazione era quasi irreversibile – sottolinea – ora siamo all’ultimo miglio e quello che conta è innanzitutto non sprecare tempo”. “Abbiamo bisogno quanto prima di conoscere il piano industriale, occupazionale e ambientale dell’acquirente per avviare al più presto un confronto sindacale per valutare se ci siano o meno le garanzie per i lavoratori e per il futuro dell’ex Ilva” aggiunge.
“Chiediamo la presenza dello Stato con pieni poteri e capacità decisionale all’interno del nuovo Gruppo – continua – e non vogliamo che si ripetano gli errori del passato”. “Da tredici anni l’ex Ilva si trova in una situazione drammatica e ora è arrivato il momento di fare la differenza, di rilanciarla realmente e definitivamente. Ogni progetto di reindustrializzazione deve essere valutato positivamente ma per impiegare la parte di cittadini in attesa di risposte occupazionali in un territorio complesso ed emarginato fuori dalla grande fabbrica” prosegue. “Per quanto riguarda i lavoratori diretti dello stabilimento, invece, la ripresa della verticalizzazione è fondamentale per dare valore aggiunto al mercato e all’azienda ma anche per tutelare tutti” conclude.
“Come USB, abbiamo fatto presente al tavolo quelle che in prospettiva sono le discussioni da aprire con il sindacato per garantire il massimo delle tutele per i lavoratori coinvolti nella vertenza: quelli diretti, gli Ilva in As e l’indotto. Servono infatti strumenti straordinari e di carattere universale per la gestione di questa partita, per la tutela del reddito e della salute. Le scelte che si esercitano sulla fabbrica impattano direttamente soprattutto su Taranto, ma anche su Genova e sulle altre realtà” hanno invece dichiarato Francesco Rizzo e Sasha Colautti, dell’esecutivo nazionale confederale di USB.
“Ai commissari abbiamo riconosciuto un ruolo positivo, chiedendo di conseguenza al Governo di intervenire direttamente con un ruolo attivo. Solo la presenza dello Stato con un vero ruolo da protagonista, può fare da garanzia della realizzazione di tutti gli interventi necessari a garantire salute e lavoro – proseguono -. Al Governo abbiamo consegnato un documento complessivo di analisi socioeconomica e contenente le nostre proposte a tutela complessiva dei lavoratori del perimetro di Acciaierie d’Italia, comprensivo di Ilva in As e appalto. Una situazione straordinaria si governa con strumenti di tutela straordinari per i lavoratori. Ci siamo espressi infine sulla scelta, paventata, di un eventuale rigassificatore a Taranto – hanno poi concluso -. Un tema per noi delicato, che va trattato in un tavolo ad hoc. Non si può sottovalutare la sensibilità della città di Taranto, e quindi il suo bisogno di attenzione per quel che concerne l’importantissima questione di carattere ambientale”.
Nella nuova società che rileverà gli asset industriali dell’ex Ilva, ci sarà anche lo Stato con una quota non superiore al 10%, come forma di garanzia e controllo del rispetto degli impegni da parte del nuovo acquirente con il coinvolgimento della golden power: questa l’intenzione del governo, anche se è chiaro attraverso quale tipo di accordi con il nuovo gestore. Dopo di che ci vorranno almeno quattro anni di tempo per terminare la fase di transizione per il passaggio graduale dagli altiforni al primo forno elettrico, con la possibilità di realizzare la costruzione di uno o due impianti per la produzione di preridotto attraverso la società DRI d’Italia (com’era stato previsto in origine anni addietro), anche se bisognerà passare inevitabilmente attraverso una nuova Autorizzazione Integrata Ambientale per la produzione da forno elettrico.
Mentre il riesame in corso si concluderà anch’esso entro giugno o comunque non più tardi di settembre, perché senza AIA viene a mancare il pilastro essenziale per l’attività produttiva della fabbrica e quindi verrebbe meno qualsiasi possibilità di vendita con l’inevitabile chiusura del siderurgico. Eventualità questa che nessuno degli attori in campo prende minimamente in considerazione, nonostante l’iter piuttosto tortuoso intrapreso dalla procedura di riesame in corso, come abbiamo riportato in diversi articoli ed argomento sul quale torneremo nei prossimi giorni.
Infine, l’impegno a garantire il futuro tutti i lavoratori del gruppo, tra diretti, dell’indotto e di Ilva in AS, seppur attraverso iniziative diverse. Al di là dell’imperativo categorico dei sindacati che non vogliono sentir parlare di esuberi all’interno della trattativa per l’accordo occupazionale che porteranno avanti con il nuovo acquirente (che ad oggi appare più un’utopia che una possibilità concreta), nel corso dell’incontro i rappresentanti del governo hanno lasciato intendere che si lavorerà in diverse direzioni: dall’ipotesi prepensionamento per i lavoratori più anziani e usurati, alla possibilità di usufruire di un nuovo incentivo all’esodo.
E poi attraverso tutta una serie di azioni e di accordi anche con gli enti locali, che dovrebbero guardare a quella transizione occupazionale che dovrebbe avvenire grazie ai nuovi investimenti in diversi settori, dal futuro del porto ai progetti ZES, passando dalla realizzazione e conclusione degli investimenti del CIS Taranto per arrivare alla messa a terra di quelli previsti dal Just Transition Fund.
Ad oggi però si è ancora nel campo delle ipotesi e delle buone intenzioni, soprattutto per quanto concerne il CIS e il JTF, motivo per il quale sarà ineludibile ricorrere ad altri strumenti normativi e non, per garantire il reddito di migliaia di lavoratori, molti dei quali da anni parcheggiati nel limbo della cassa integrazione.
Questi i punti salienti dell’incontro tra Governo e sindacati a Palazzo Chigi sul futuro dell’ex Ilva. Per l’esecutivo erano presenti il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti in videocollegamento, il ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Calderone, il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, il ministro per gli Affari europei, le politiche di coesione e per il PNRR, Tommaso Foti, e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano. Per i sindacati, hanno partecipato i rappresentanti di Fiom Cgil, Fim-Cisl, Uilm-Uil, Ugl metalmeccanici e Usb. All’incontro presenti, inoltre, i rappresentanti di Invitalia, i commissari straordinari di Acciaierie d’Italia e i commissari straordinari del Gruppo Ilva.
“Il Ministro Urso ha annunciato che dopo il 14 marzo i commissari straordinari assegneranno l’ex Ilva e poi partirà la trattativa esclusiva con il soggetto aggiudicatario, e che la vendita dovrà concludersi entro giugno. Come Fiom-Cgil abbiamo rilevato che è necessario iniziare fin da subito il confronto costante con le organizzazioni sindacali. Riteniamo fondamentale raggiungere un ‘accordo di acciaio per l’ambiente e il lavoro, con un piano almeno quadriennale che oltre alla produzione investa sulla trasformazione dell’acciaio con cui garantire l’occupazione a Taranto, Genova, Racconigi, Novi Ligure e in tutto il gruppo” ha dichiarato Michele De Palma, segretario generale Fiom-Cgil al termine dell’incontro.
“Il Governo ha aperto alle richieste che avevamo avanzato che sono l’integrità del gruppo, la piena occupazione e la presenza pubblica dello Stato che sia di controllo sul processo di transizione e di governance su un sito di interesse strategico per il Paese. Occorre dare continuità al piano di ripartenza con lo stanziamento di ulteriori risorse che possano traguardare l’obiettivo della risalita produttiva durante la fase dell’amministrazione straordinaria per consentire ai futuri acquirenti di avviare un percorso di decarbonizzazione attraverso l’utilizzo dei forni elettrici e del DRI che si concluderà dopo 3 anni dall’autorizzazione. Alla Presidenza del Consiglio abbiamo rappresentato infine l’esigenza del coinvolgimento di tutti i lavoratori che devono essere garantiti, non uno di meno, anche attraverso interventi straordinari per la tutela occupazionale” ha concluso il leader della Fiom.
“Ci hanno precisato i tempi che intendono sviluppare rispetto all’assegnazione: entro il 14 marzo verrà definita l’assegnazione, ci sarà poi il processo di disamina delle proposte e successivamente l’individuazione del soggetto. Una volta individuato il soggetto si apre una trattativa conclusiva rispetto a tutti gli aspetti che riguardano anche le questioni di carattere sindacale che noi abbiamo posto”. Così il segretario generale della FIM-CISL Ferdinando Uliano, rispondendo alle domande dei cronisti al termine dell’incontro a Palazzo Chigi con i sindacati, specificando come “per noi diventa centra l’accordo sindacale per stabilire sia i perimetri industriali, sia gli aspetti di natura occupazionale, indotto compreso“.
“Hanno anche precisato che le proposte che sono state presentate hanno tutte con sé l’aspetto della decarbonizzazione”, ha continuato Uliano, che si sofferma poi sulla questione che spaventa i sindacati: “I tempi che ci hanno definito riguardano il mese di giugno, che rappresenta il tempo in cui le risorse a disposizione messe dallo Stato vengono a esaurirsi”. Questo fa sì, spiega il leader della Fim Cisl, che “noi avremo di fatto due mesi di tempo, dal mese di aprile al mese di giugno, per sviluppare un negoziato, una trattativa per mettere in sicurezza le questioni che noi abbiamo posto”.
“Dobbiamo gestire la vertenza dell’ex Ilva con strumenti straordinari che prevedano anche forme di risarcimento ai lavoratori, perché la nostra priorità è non lasciare indietro nessuno. Abbiamo di fronte un passaggio epocale verso una produzione green e per questo c’è bisogno di misure che diano una risposta a ogni lavoratore. Il destino dello stabilimento passa dalla tutela dei lavoratori in Ilva AS, degli appalti e dei lavoratori sociali attualmente in cassa integrazione. A una nostra richiesta specifica sia la Ministra Calderone che il Ministro Urso hanno dichiarato di assumersi l’impegno di salvaguardare l’intera occupazione garantendo strumenti e risposte per tutti i lavoratori sociali e in Ilva As, oltre ai lavoratori dell’appalto che saranno tutelati. Per noi questa è una risposta positiva e verificheremo se si concretizzerà per non lasciare indietro nessun lavoratore”. E’ quando dichiarato da Rocco Palombella, segretario generale Uilm, una volta terminato l’incontro.
“Riconosco l’impegno e il lavoro positivo svolto da tutte le parti di tavolo quando la situazione era quasi irreversibile – sottolinea – ora siamo all’ultimo miglio e quello che conta è innanzitutto non sprecare tempo”. “Abbiamo bisogno quanto prima di conoscere il piano industriale, occupazionale e ambientale dell’acquirente per avviare al più presto un confronto sindacale per valutare se ci siano o meno le garanzie per i lavoratori e per il futuro dell’ex Ilva” aggiunge.
“Chiediamo la presenza dello Stato con pieni poteri e capacità decisionale all’interno del nuovo Gruppo – continua – e non vogliamo che si ripetano gli errori del passato”. “Da tredici anni l’ex Ilva si trova in una situazione drammatica e ora è arrivato il momento di fare la differenza, di rilanciarla realmente e definitivamente. Ogni progetto di reindustrializzazione deve essere valutato positivamente ma per impiegare la parte di cittadini in attesa di risposte occupazionali in un territorio complesso ed emarginato fuori dalla grande fabbrica” prosegue. “Per quanto riguarda i lavoratori diretti dello stabilimento, invece, la ripresa della verticalizzazione è fondamentale per dare valore aggiunto al mercato e all’azienda ma anche per tutelare tutti” conclude.
“Come USB, abbiamo fatto presente al tavolo quelle che in prospettiva sono le discussioni da aprire con il sindacato per garantire il massimo delle tutele per i lavoratori coinvolti nella vertenza: quelli diretti, gli Ilva in As e l’indotto. Servono infatti strumenti straordinari e di carattere universale per la gestione di questa partita, per la tutela del reddito e della salute. Le scelte che si esercitano sulla fabbrica impattano direttamente soprattutto su Taranto, ma anche su Genova e sulle altre realtà” hanno invece dichiarato Francesco Rizzo e Sasha Colautti, dell’esecutivo nazionale confederale di USB.
“Ai commissari abbiamo riconosciuto un ruolo positivo, chiedendo di conseguenza al Governo di intervenire direttamente con un ruolo attivo. Solo la presenza dello Stato con un vero ruolo da protagonista, può fare da garanzia della realizzazione di tutti gli interventi necessari a garantire salute e lavoro – proseguono -. Al Governo abbiamo consegnato un documento complessivo di analisi socioeconomica e contenente le nostre proposte a tutela complessiva dei lavoratori del perimetro di Acciaierie d’Italia, comprensivo di Ilva in As e appalto. Una situazione straordinaria si governa con strumenti di tutela straordinari per i lavoratori. Ci siamo espressi infine sulla scelta, paventata, di un eventuale rigassificatore a Taranto – hanno poi concluso -. Un tema per noi delicato, che va trattato in un tavolo ad hoc. Non si può sottovalutare la sensibilità della città di Taranto, e quindi il suo bisogno di attenzione per quel che concerne l’importantissima questione di carattere ambientale”.
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