mercoledì 14 maggio 2014

LUNEDI' 19 MAGGIO ORE 16,30 c/o Biblioteca comunale p.le Bestat - Perchè operai e abitanti dei Tamburi devono costituirsi parte civile al prossimo processo Ilva


(dal convegno della Rete nazionale per la sicurezza di gennaio) -  La drammatica storia di morti, inquinamento, danni alle persone, è certo difficile trasformarla in un processo, ma questo si prepara ad essere il più grande processo, di rilevanza anche internazionale.
All'Ilva, l'inquinamento ha mille sfaccettature, non è stata individuata una precisa e limitata area critica, c'è anche un vasto profilo corruttivo su tutta la vicenda... Un processo che rischia di incartarsi per le sue dimensioni.
All'Eternit la sentenza è stata per disastro doloso, cioè di omissione volontaria di misure di sicurezza sul lavoro. Non potendo ricostruire la storia di ogni singola persona, si è affrontato il problema in termini generali. A maggior ragione all'Ilva non si può affrontare caso per caso. Paradossalmente gli imputati vorrebbero invece che si analizzasse caso per caso per allungare i tempi del processo. Quindi su questo la scelta, la decisione dei giudici è essenziale, e su questo pesa quello che facciamo noi.
E' necessario il coordinamento delle parti civili. Se arrivano centinaia di avvocati, ognuno per rappresentare alcune parti civili, si rischia di affossare il processo. Noi dobbiamo incidere sulle modalità di gestione di questo processo.
Altro aspetto che viene dall'esperienza Eternit. Noi vogliamo che il processo accolga le parti civili anche di lavoratori e abitanti che non si sono ancora ammalati o che non si ammaleranno mai, perchè, come all'Eternit, deve essere contestato il “reato di pericolo”. Lo Stato dice: “nessuno deve mettere a rischio la vita e la salute degli altri”; quindi non deve essere punito solo chi provoca malattia e morte, ma anche chi mette a rischio. 
Non si tratta solo di una questione di risarcimento per chi è stato colpito ma del fatto che il rischio non ci sia più. Dobbiamo cercare di impedire coloro che puntano solo in maniera avida ai risarcimenti, e tra gli avvocati ci sarà chi solleciterà ad andare in questa direzione; non illudere nessuno sulla questione dei risarcimenti, non può essere questo il nostro unico obiettivo ma il risanamento della fabbrica e della città.

Ma soprattutto c'è l'assoluta necessità di garantire una forte presenza fisica alle udienze. Non dobbiamo permettere al Tribunale di decidere per conto suo a fronte di una nostra scarsa presenza. Occorre concepire questo processo come una guerra, dove non ci sono solo i Riva indagati ma tutto un sistema industriale/politico e anche sindacale.
Se da questo processo Riva ne esce che non conta niente già è un buon risultato. Vediamo questo processo come opportunità per cambiare le cose; non sappiamo ora che futuro avrà Taranto, ma occorre provarci.

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