...abbiamo ottenuto un po' di giustizia.
E' arrivata, anche, la
condanna in primo grado per i responsabili imputati dell'ILVA di Taranto per
morti da amianto.
Negli
anni dell’industrializzazione selvaggia di Taranto si è badato unicamente a
compiere il più grande dissesto della storia italiana a discapito dell’ambiente, di ogni forma di vita e della
vita umana.
Inizierà il 19 giugno a Taranto sempre contro ILVA, il
più grande processo inerente il lavoro e l'ambiente che si sia mai celebrato in
Italia questa volta anche per disastro doloso.
Il giudice
monocratico di Taranto, Simone Orazio, ha riconosciuto il nesso di causalità
tra il decesso e l’esposizione al pericoloso cancerogeno. I dirigenti Ilva per
quasi quarant’anni, hanno costretto i lavoratori a lavorare senza essere
avvertiti dei rischi e pericoli e senza dispositivi di protezione individuali e
collettivi. I lavoratori dunque hanno inalato le micidiali fibre dell’asbesto, molti
dei quali hanno contratto il mesotelioma pleurico e altri tumori.
Il Tribunale ha anche
riconosciuto un risarcimento (da liquidarsi in separata sede) nei confronti
delle parti civili: Fiom Cgil, Uil, l’AIEA,
i familiari di alcune vittime, ma
soprattutto è da mettere in risalto le provvisionali riconosciute all’INAIL, da
100.000 a 140.000 euro per vittima (oltre 3.500.000 euro).
L’INAIL è stata
risarcita, ma c’è da chiedersi:
“ha fatto tutto quanto in suo potere per prevenire le malattie e le
morti da amianto nello stabilimento ILVA”?
L’INAIL, che in gran
parte delle situazioni territoriali ostacola il giusto riconoscimento delle
malattie professionali, anche nei casi di mesotelioma pleurici, rilevandosi essere
sempre più un'assicurazione come qualsiasi altra, ben lungi dall'essere
"sociale, con l’accorpamento dell’ISPESL ha ruolo istituzionale primario
nella prevenzione della sicurezza dei posti di lavoro e nella prevenzione
sanitaria.
I medici dell’INAIL
sono tenuti anche loro a rispettare le norme di deontologia professionale; debbono
valutare ogni singolo caso di Malattia Professionale; debbono applicare correttamente i parametri
delle tabelle per la valutazione del
grado di inabilità.
Le vittime, ed i loro
familiari in caso di decesso, non debbono essere costretti ad adire le vie
legali per ottenere il giusto risarcimento.
Ci aspettiamo che, almeno, d’ora in avanti, ogni caso di
mesotelioma accertato, indipendentemente dalla conoscenza della fonte di
esposizione, che all’origine è sempre lavorativa, venga giustamente riconosciuto
e risarcito.
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