Stralci tratti da Corriere di Taranto
URSO: “Abbiamo chiesto all’investitore di scommettere anche esso nel rilancio industriale di Acciaierie di Italia e quindi nel sito di Taranto così come degli altri dell’ex Ilva. Aspettiamo una risposta significativa in merito..."
“ha sottolineato come ad oggi ci sia “la possibilità, eventualmente lo decidessimo, di anticipare l’aumento di capitale fidati per il maggio 2024 ma soprattutto decidere quale sia la governance e l’asseto azionario... Lo Stato c’è e con i sindacati c’è intesa sulla stessa direzione di rilancio e riconversione”. Il governo dunque “aspetta che l’azionista di maggioranza ci segua e scommetta sul rilancio produttivo e di riconversione ambientale dello stabilimento”.
Ma che
succederebbe se lo Stato passasse, anche anticipando i tempi,
in maggjoranza nella società "Acciaierie d'Italia", lo avevamo gia' scritto:
"il governo prima salirebbe al 60%, ma sarebbe solo momentaneo, perchè poi cederebbe il 20% a imprenditori privati del settore -
quello che vorrebbe il presidente della Federacciai, Gozzi -, ma su questo
20% ArcelorMittal avrebbe il potere di dire SI o NO a un nuovo socio e
potrebbe esercitare una propria opzione, che, QUINDI, LO FAREBBE TORNARE
IN MAGGIORANZA! Sembra una sorta di "gioco dell'oca" in cui si torna
sempre alla casella di partenza.
Un "gioco" vecchio del capitale, del padrone più forte tra i padroni, e sempre attuale. Il governo mette soldi (pubblici) i padroni comandano e incassano il profitto. In tutto questo aumentando lo sfruttamento degli operai e tagliando sui 3mila posti di lavoro".
Ma è chiaro anche dalle dichiarazioni dei sindacati che niente di serio ne può venire:
LA FIOM: “Sull’ex Ilva, oggi Acciaierie D’Italia, avremmo già dovuto avere risposte sugli assetti societari e sulla governance, e questa incertezza sta determinando una situazione drammatica dal punto di vista del rilancio produttivo, occupazionale e ambientale degli stabilimenti. In tutti i siti del gruppo mancano gli investimenti sulla manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti..."
Ma a tanta drammaticita' (ieri un operaio si è infortunato cadendo, a causa dello stato delle strutture in fabbrica) si risponde con i soliti bla, bla, bla... “è necessario che il Governo e la politica assumano come prioritaria la questione delle politiche industriali nel Paese per affrontare le transizioni ecologiche e digitali mettendo al centro la buona occupazione”.
LA FIM: “La situazione di Acciaierie d’Italia è molto delicata, ma ormai siamo, anche se sembra ancora tutto da fare, alle battute decisive. “Se Mittal ci sta – prosegue Benaglia – si va avanti, altrimenti poiché il tema è che lo Stato non può abbandonare AdI, valuterà il passaggio in maggioranza, ma con l’idea che lo Stato passa in maggioranza per aprire dopo la strada a nuovi privati...".
La Fim bleffa "siamo alle battute decisive", per buttare acqua sul fuoco di una eventuale protesta operaia; e comunque è pienamente in linea col governo.
LA UILM: “Senza il riavvio immediato di AFO 5, visti gli altri altoforni a fine vita, non ci sarà il rilancio dell’ex Ilva, non si potrà avere il tempo di gestire la transizione, e non potranno essere alimentate le linee finitrici di Taranto, Genova e Novi che creano il valore aggiunto all’azienda e che consentono il totale riassorbimento dei lavoratori. Insomma, se non ci sarà tutto questo, l’ex Ilva non avrà un futuro... abbiamo 5mila lavoratori di Acciaierie d’Italia e Ilva A.S. in cassa integrazione, impianti deteriorati e fermi, condizioni economiche e finanziarie disastrose... Occorre recuperare il tempo perso e rimediare a tutti gli errori commessi fino a oggi, a partire dalla rinegoziazione al ribasso concessa a Mittal nel 2020. Non si può continuare a concedere ininterrottamente la cassa integrazione, non si può continuare a concedere risorse pubbliche senza vincolarli agli investimenti...Il governo in carica decida di invertire il destino catastrofico di Acciaierie d’Italia. Per una vera svolta, il cambio di governance risulta il primo passo da fare”.
La Uilm dice almeno mezze verita'... arriva (addirittura) a farsi una autocritica... Ma, poi, si affida sempre al governo, che sempre più sta dimostrando di essere, come gli altri, un governo al servizio degli interessi dei padroni.
L'USB: “Un incontro assolutamente privo di spunti... Il governo Meloni fa la voce del leone ma davanti alle multinazionali si comporta sempre da agnellino, come dimostra l’incapacità di affrontare Stellantis, il socio straniero di Acciaierie d’Italia o JSW a Piombino. Dove Palazzo Chigi ha finora messo le mani, i lavoratori ne sono usciti sempre indeboliti, vista la vocazione dell’esecutivo a favorire i privati. A questo governo che preferisce sedere ai tavoli, USB risponde stando nelle piazze, per incalzare Meloni e la sua maggioranza sulle politiche generali. Lo faremo ancora, a partire dalla manifestazione nazionale di sabato 24 a Roma con inizio alle ore 14 in piazza della Repubblica”.
L'Usb sembra partire bene nella denuncia, ma poi tutta questa risposta "stando nelle piazze" diventa appunto la sfilata del sabato pomeriggio, il 24 giugno, lo scontro che sarebbe necessario col governo dei padroni, diventa un innocuo "incalzare la Meloni", che se ne frega altamente di questo "incalzamento" che non da alcun fastidio.
Acciaierie e appalto contengono tutte le contraddizioni del sistema capitalista, dello scontro tra padroni e classe operaia, tra classe e Stato del capitale. E pensiamo che questa prateria ha bisogno di una scintilla che l’accenda. Per questo lavoriamo quotidianamente tra gli operai, con iniziative alla fabbrica e scritti fondati sui fatti e i fatti ci danno ragione. Ma sappiamo bene che nella lotta di classe tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Ma il “mare armato” della coscienza di classe e dell’organizzazione di classe è l’arma invincibile dei lavoratori. E questa arma prima o poi deve essere impugnata.
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