Avevamo annunciato che portavamo a livello nazionale la questione ex Ilva, sia il punto dell'attuale situazione di Acciaierie d'Italia, sia soprattutto la vergognosa sentenza di annullamento del processo "Ambiente svenduto" di 1° grado. Il 21 ottobre questo è stato portato a Torino in un'assemblea organizzata insieme da Medicina democratica e Slai Cobas di Taranto. A Torino, dove c'è l'altro polo importante delle grandi fabbriche, la Stellantis.
L'Assemblea si è aperta necessariamente dando informazione sulla situazione all'ex Ilva, dato che proprio nei giorni precedenti era venuto a Taranto il Ministro Urso a "premere il bottone" per l'accensione dell'Altoforno 1. (ne abbiamo parlato in altri momenti in questo blog).
Questa venuta era stata molto amplificata non solo a Taranto ma anche a livello nazionale, come dimostrazione dell'impegno del governo per una rilancio della produzione in Acciaierie d'Italia. E' stata una passerella, inutile, in cui il Ministro Urso non l'ha visto nessuno, se non i Commissari dell'Ilva e i vertici sindacali. Con una scena imbarazzante. Il segretario dell'USB Rizzo, che dovrebbe essere il sindacato più vicino ai lavoratori, anche in questo caso, come in estate alla Festa dell'Usb in cui l'ospite d'onore era proprio Urso, è stato il più vicino al Ministro, con un atteggiamento della serie: 'noi ci capiamo' (basta vedere i video di quella giornata).
Dopo, chiaramente, l'Assemblea si è concentrata sulla questione della sentenza di annullamento del processo Ilva di 1° grado. Questa sentenza è molto grave perché non solo si tratta di un gravissimo precedente che può influenzare altri processi simili, ma è l'altra faccia dell'impegno da parte del governo di vendere a nuovi compratori, soprattutto multinazionali,una fabbrica libera da provvedimenti, libera da condanne, libera da spade di Damocle di un processo che continua. E questo processo è stato fermato.
Gli avvocati di Torino e di Taranto, presenti all'assemblea, hanno informato, spiegato perché hanno presentato una istanza alla Procura generale di Taranto per impugnare la sentenza di annullamento verso la Cassazione.
Giustamente è stato detto: guardate che l'annullamento è stato fatto utilizzando veri e propri cavilli giuridici. Ma la sostanza reale di questo annullamento era già nelle motivazioni con cui nel processo di 1° grado gli avvocati dei Riva e dei complici avevano già presentato la richiesta di trasferimento del processo da Taranto a Potenza. In quelle motivazioni allora non parlavano di cavilli giuridici - poi questi cavilli se li sono dovuti trovare perché passasse giuridicamente questa richiesta di trasferimento. Basta leggere solo un passaggio di quelle lunghissime motivazioni per comprendere che esse erano tutte politiche e sociali.
Allora si dicevano: "...il processo giurisdizionale necessariamente assume un contenuto rivoluzionario, perché parte costitutiva di un più ampio processo storico potenzialmente atto a determinare il mutamento radicale dell'assetto socio economico...".
Quindi, altro che cavilli! Allora si diceva - in un certo senso giustamente, anche se dal loro punto di vista - che questo processo metteva in discussione l'assetto socio economico; e quindi loro stessi dicevano che questo era un processo di classe e che quindi andava e deve continuare ad essere affrontato da un punto di vista di classe.
In questo processo d'Appello in nome della legge si attacca la giustizia, si oscura volutamente lo scontro tra capitale e operai e con conseguenze anche tra le masse popolari di Taranto.
Questo scontro è tuttora in atto. Ma deve vedere una coscienza maggiore da parte prima di tutto degli operai, perché alla fine, come ha dimostrato anche questo processo, sono gli operai che vengono ulteriormente attaccati, cancellati. Cancellati dalla storia concreta.
Questo non deve avvenire e questo spiega anche l'importante passaggio che c'è stato a Torino.
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