Da Corriere di Taranto - Stralci
Gli ex Isolaverde lasciati soli.
...Parliamo di 73 lavoratrici e lavoratori (in realtà sono 74 con un’unità oramai prossima alla pensione a novembre) e le loro rispettive famiglie, che dallo scorso primo maggio non hanno alcun sostegno al reddito non potendo più contare nemmeno sulla Naspi (la disoccupazione) come avvenuto nell’ultimo anno sino allo scorso 30 aprile: di per sé già esigua visto che la media salariale percepita da ogni singolo lavoratore ammontava a non più di 550 euro mensili (inizialmente non superiore ai 700 euro e che per legge dal quarto mese subisce una riduzione del 3%).
Parliamo di persone che da mesi attendono un segnale dalle istituzioni, un piccolo progetto anche di breve durata, una speranza anche solo provvisoria a cui aggrapparsi per poter sopravvivere. Ed invece, ad oggi, alcuna soluzione è stata trovata.
Lavoratrici e lavoratori che da oltre un anno sono senza impiego, a causa del fatto che nell’aprile 2024 terminò il progetto biennale in cui erano impiegati denominato ‘Green Passage’ (consequenziale al progetto ‘Verde Amico’ ideato a suo tempo dall’ex commissario Vera Corbelli): gestito da Kyma Servizi Spa (l’ex Infrataras) società partecipata del Comune di Taranto e finanziato dalla Regione Puglia, li vide impegnati (attraverso l’assunzione con contratto a tempo determinato part time a 30 ore) in attività di igiene ambientale, manutenzione del verde, piccole manutenzioni e bonifiche ambientali. A causa dell’esaurimento delle risorse economiche pari a 6 milioni di euro con le quali era stato finanziato, risorse che poterono coprire soltanto 24 dei 36 mesi previsti inizialmente, il progetto si arrestò.
Nei mesi scorsi, grazie al prezioso supporto della task force regionale per l’occupazione, si è cercata una strada percorribile per individuare forme di sostegno al reddito, in attesa del prossimo impiego, vista l’assenza come avviene per altre vertenze della cassa integrazione o della mobilità, o l’impossibilità di applicare il reddito di dignità regionale (RED)...
...Tra l’altro il destino di questi lavoratori è stato anche già definito, sulla carta, nel progetto “Green Belt” finanziato dal Just Transition Fund con 90 milioni di euro. Che consiste nella realizzazione di una infrastruttura verde per la città di Taranto, si compone di diversi interventi, tutti mirati ad incrementare e valorizzare il patrimonio naturalistico, afferenti a diverse tipologie: recupero di aree verdi esistenti e potenziamento della loro accessibilità e possibilità di fruizione, riforestazione o nuova forestazione, realizzazione di parchi urbani o loro riqualificazione. Certo, come abbiamo più volte denunciato, lascia pensare il fatto che il Fondo di Transizione Giusta, pensato in particolar modo per assorbire forza lavoro in uscita dalla grande industria e per creare nuove realtà produttive ed economiche, finisca anche per finanziare progetti in capo a società partecipate comunali per evitare di creare altra disoccupazione.
Il problema però, sta nel fatto che le varie fasi amministrative da parte del Comune non sono state ancora completate, mentre la procedura negoziale prevista dal regolamento del Fondo di Transizione Giusta dovrebbe essere avviata nel primo trimestre 2026 per poi concludersi nel secondo semestre 2029. In realtà sarebbe anche possibile iniziare a lavorare proprio sulle aree comunali attraverso uno stralcio del Green Belt, ma ad oggi non si hanno notizie in tal senso, mentre l’ultima riunione tra Comune e Regione risale alla fine dello scorso luglio.
E così, nonostante i tanti presidi effettuati dalla Confederazione dei Cobas per il Lavoro Privato all’esterno della prefettura di Taranto, nonostante gli incontri in Regione, al Comune, finanche per strada con esponenti della politica locale, parlamentari e senatori, le lavoratrici e i lavoratori ex Isolaverde sono ancora bloccati in un limbo drammatico.
“Questi lavoratori e lavoratrici a breve rischiano di non avere più risorse economiche nemmeno per mangiare: è questa la drammatica realtà, non è populismo o pietismo“ ha più volte denunciato Salvatore Stasi dei Cobas del Lavoro Privato.

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