I parametri che determinano la classifica prevedono l’assegnazione di un punteggio massimo teorico di 100 punti: i punteggi assegnati per ciascun indicatore identificano il tasso di sostenibilità della città reale rispetto a una città ideale (non troppo utopica visto che esiste almeno un capoluogo che raggiunge il massimo dei punti assegnabili per almeno uno degli indici considerati).

Una sorta di discesa agli inferi”, così Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto, commenta i risultati conseguiti da Taranto nel Rapporto Ecosistema Urbano di Legambiente 2025, il Rapporto annuale sulle performance ambientali delle città italiane realizzato da Legambiente in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 ORE, relativo a dati del 2024, in cui il capoluogo jonico si classifica all’82° posto, 3 posizioni in meno rispetto all’anno scorso, continuando in una discesa che l’ha visto perdere ben 23 posizioni in tre anni.

Il risultato peggiore per Taranto si registra per la raccolta differenziata dei rifiuti. Taranto infatti col suo bassissimo 23,1%, inferiore persino al dato dell’anno scorso, è  penultima, precedendo solo Palermo, contro un valore medio di 65,13% delle città italiane, lontanissima dall’obiettivo di legge del 65% fissato per il 2012 e raggiunto da 63 città, e persino dalla soglia del 35%, prevista per il 2006. La performance migliore, quella di Ferrara, con l’88,3% sembra, vista da qui, un miraggio.

Al Sindaco di Taranto chiederemo nei prossimi giorni un confronto per esaminare insieme i diversi aspetti del rapporto” – continua Lunetta Franco – “ a partire dal dato vergognoso relativo alla raccolta differenziata dei rifiuti che continuiamo a denunciare inascoltati da anni. È necessario sviluppare interventi che invertano  la tendenza in più campi, oltre a quello dei rifiuti, dalla mobilità – con un occhio particolare a pedonalità e ciclabilità – al verde, con particolare attenzione al tema degli alberi in città, al loro incremento ed alla loro cura, che non può tradursi in potature drastiche come spesso accade o in abbattimenti privi della necessaria preventiva informazione ai cittadini, alle scelte che influiscono sul consumo di suolo che vorremmo tendesse a zero, allo sviluppo delle energie rinnovabili, solare pubblico in primis”.

RIEPILOGO DATI NEL DETTAGLIO

Questi tutti i dati tarantini del rapporto 2025, rapportati alla migliore performance registrata

NO2 concentrazione media in ug/mc: 15 – contro i 4 di Enna

PM 10 media valori annui in ug/mc: 22 – contro i 14 di Savona e Verbania

PM 2,5 media valori annui in  ug/mc: 10 – contro i 5 di Sassari

Ozono giorni superamento media mobile 120 μg/mc: 14 – contro lo 0 di Agrigento, Cagliari, Catania, Frosinone, Lecce, Messina, Palermo, Salerno, Sassari e Terni

consumi idrici domestici [l/ab giorno]: 133 – contro i 69 di Isernia

dispersione idrica (differenza % immessa/consumata): 27,9% – contro il 10,2% di Pavia

rifiuti urbani pro capite (kg/ab/anno): 522 – contro i 378 di Campobasso

raccolta differenziata (% su totale): 23,1% – contro l’88,3% di Ferrara

solare pubblico (kw ed. pubblici/1000 ab): 1,75  – contro i 32,5 di Pordenone
alberi  (alberi /100 abitanti): 13 – contro i 117 di Modena
verde fruibile (mq/ab): 10,4 – contro i 138 di Gorizia
uso efficiente del suolo (indice scala 0-10): 6 – contro il 10 di Milano, Napoli e Torino

variazione uso efficiente del suolo (mq/abitante 2018-2023): 10,5 contro il – 9,1 di Ragusa
passeggeri trasporto pubblico (viaggi/ab/anno): 39  – contro i 319 di Trieste (tra le città “medie” come Taranto)
offerta trasporto pubblico (vetture-km/ab/anno): 40 – contro i 67 di Trieste (tra le città “medie” come Taranto)
isole pedonali (mq/100ab): 4,8 – contro i 679 di Lucca
ztl (mq/100ab): 5,3 – contro i 1750 di Rimini

piste ciclabili equivalenti (metri equivalenti/100ab): 3,36 – contro i 44,3 di Reggio Emilia

auto (auto/100ab): 60 – contro i 44 di Venezia e i 47 di Genova

“Rispetto alla qualità dell’aria è importante rilevare che i valori registrati nel 2024 sono stati ottenuti a fronte di una produzione dello stabilimento siderurgico ai minimi storici, lontana anni luce dalla produzione autorizzata di 6 milioni di tonnellate di acciaio che si vorrebbe realizzare con vecchi impianti che marciano ancora a carbone. Un dato che rende evidente la necessità di arrivare in tempi rapidi alla completa decarbonizzazione dello stabilimento, chiudendo altoforni e cokerie, sia  per tutelare la salute di cittadini e lavoratori che per abbattere le emissioni di CO2. Va sottolineato inoltre che i valori registrati a Taranto per il PM10 (22 ug/mc) sono superiori ai limiti indicati per il 2030 dalla Direttiva europea sulla qualità dell’aria – che riporta un valore massimo per il PM10 di 20 μg/mc –  e che i valori di PM10, PM 2,5 e NO2, pur restando all’interno degli attuali limiti previsti dalla legge italiana, sono  superiori ai valori guida indicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità – ovvero la media annuale di 15 microgrammi per metro cubo (μg/mc) per il PM10, 5 μg/mc per il PM2.5 e 10 μg/mc per l’N02” conclude la presidente di Legambiente Taranto.

Il rapporto integrale è disponibile sul sito www.legambientetaranto.it