Impegno e tavoli per le ricomposizioni delle vertenze a tutela dell’occupazione e delle realtà produttive del nostro territorio: è la nostra richiesta alle istituzioni tutte, in particolare a quella regionale. In merito alla vicenda Natuzzi, siamo stupiti che il Consiglio regionale abbia chiesto la revoca di un accordo che con fatica siamo riusciti a firmare e che era strumentale al riassorbimento di lavoratori dichiarati in esubero, garantendo continuità produttiva e rilancio alle aziende. Non è questa la strada giusta, né la soluzione idonea per affrontare e risolvere i problemi“. Lo affermano in una nota i segretari regionali della Cgil Puglia, Pino Gesmundo e della Fillea, Silvano Penna, riferendosi ad un ordine del giorno approvato dall’assemblea regionale pugliese il 4 luglio scorso.

Come abbiamo già dichiarato nella cabina di regia del 26 giugno scorso, è inaccettabile l’abbandono del piano industriale, che ha l’obbiettivo di garantire la salvaguardia di tutti i lavoratori con investimenti, sia sui siti produttivi attualmente attivi che sulla riapertura del sito di Ginosa – affermano Gesmundo e Penna -. Abbandonare il piano industriale e gli investimenti significa tornare indietro di 10 anni, mettere nuovamente a rischio 1.920 posti di lavoro e vanificare tutti gli sforzi compiuti e i sacrifici, in primis dei lavoratori. E’ opportuno ricordare che quell’accordo ha consentito di riportare dall’estero in Italia alcune importanti commesse, internalizzare processi produttivi attualmente delocalizzati, con l’obiettivo di impedire all’azienda di abbandonare il piano di rilancio dei processi produttivi e dell’innovazione tecnologica, bloccando qualsiasi ipotesi di licenziamento“.
Per garantire la massima occupazione, anche attraverso la riapertura del sito di Ginosa, la cabina di regia al Ministero dello Sviluppo Economico, è stata riconvocata per i primi giorni di settembre. Auspichiamo in tal senso di proseguire un confronto che coinvolga tutti i soggetti interessati al fine di garantire prospettive di consolidamento di lavoro per una realtà produttiva importante del nostro territorio. Crediamo – concludono i due sindacalisti della Cgil – nell’autonomia del ruolo di ognuno, ma suggeriamo di affrontare con maggiore ponderazione le problematiche di una vertenza che senza il vituperato accordo molto probabilmente avrebbe portato al forte ridimensionamento se non alla chiusura delle attività delle aziende in Italia con una perdita di posti di lavoro senza prospettive di 
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