All’Aquila il 7 luglio si processa la compagna Nadia Lioce, perchè continua a ribellarsi a questo sistema fascista di tortura e annientamento dell’identità umana, sociale e politica, con la detenzione 41bis si vuole demolire ogni possibilitá di ribellione e di dignitá.
Nadia resisti!
Concetta Musio - compagna del Mfpr di Taranto
"Dal marzo del 2003 ad oggi sono passati 14 anni.
Questo sistema capitalista e la sua classe politica bellamente rubano, stuprano, violentano e uccidono la dignità nel corpo e nell'anima del popolo e della povera gente. Per sancire il loro strapotere e il loro diritto a fregarsene di tutti gli esseri umani, e in barba alla democrazia e al rispetto dell'essere umano, abusano di quelle persone, come Nadia Lioce, che hanno cercato di cambiare questa società con la rivoluzione armata.
Lei indomita, ha continuato a non piegarsi anche in quella cella dove i segni della violenza purtroppo sul corpo non si leggono ma nella parte più intima del nostro essere ci sono, e per cui sicuramente in altre persone avrebbe portato alla pazzia. Non può servire forse, per chi stà al di fuori solamente solidarizzare, bisogna armarsi della rabbia e del rispetto per chi ha affrontato e affronta ancora oggi la lotta contro l'oppressione di questo stato infame".
Avv. del Lavoro Mario Soggia - Taranto
“ADERISCO ALL'INIZIATIVA”
Raffaella per le operaie e operai della Pasquinelli – Taranto
Processata ancora per aver fatto chiasso in cella!!! Dopo il regime carcerario, ormai conosciutissimo, del 41 bis nel carcere de l'Aquila, dopo la disumana tortura bianca, noi operai della Pasquinelli solidarizziamo e urliamo a gran voce che non ci stiamo all'accanimento contro la compagna Nadia Lioce, la sua voce è il nostro eco “non ci avrete mai come volete voi”, perchè questo sistema non potrà mai cambiare quello che pensiamo, e Nadia ne è l' esempio noi siamo le operaie e gli operai che ogni giorno senza mai mollare lottano per i diritti, soprattutto le donne che sono costrette a vivere un sistema fatto di doppie catene, moderno medioevo, di violenze e torture!
Nadia una di noi!
L'APPELLO
PER LA DIFESA DELLE CONDIZIONI DI VITA DELLE PRIGIONIERE POLITICHENO AL 41bis PER NADIA LIOCE
Chiediamo la difesa delle condizioni di vita di Nadia Lioce, unica donna, prigioniera politica, sottoposta da circa 12 anni a un duro regime di 41bis.
Detenuta nel carcere Le Costarelle di L'Aquila in una condizione d’isolamento totale
e perenne, condannata al silenzio in una cella due metri per due, posta alla fine di un lungo tunnel sotterraneo che si affaccia sul nulla, le è concessa, senza le varie sanzioni disciplinari eseguite con l'interruzione di un solo giorno l'una dall'altra, solo un'ora d'aria, spesso da sola, in una vasca di cemento grande tre metri per tre, dove il sole non si vede mai.
A Nadia Lioce viene negato perfino il diritto di detenere libri o riviste in cella e di riceverne dall’esterno, le viene sottratto materiale cartaceo.
La sezione femminile del carcere speciale de L’Aquila è tristemente nota per le condizioni detentive di gran lunga peggiori delle sezioni a 41bis di altre carceri, che riserva alle donne perquisizioni corporali quando si esce dalla cella nell’unica ora quotidiana, totale divieto di comunicare tra detenute, corrispondenza con l’esterno praticamente inesistente per la forte censura.
Sono condizioni che ledono completamente i diritti umani, i diritti delle donne.
E verso Nadia Lioce è una repressione da parte dello Stato, che ha anche lo scopo di punire una donna che continua a ribellarsi.
In questo ultimo anno le condizioni detentive già gravi di Nadia Lioce, sono addirittura peggiorate. Oltre ai libri, neanche i vaglia per comprarseli tramite il carcere le vengono consegnati, in un istituto di pena, quello abruzzese, dove manca persino un garante dei diritti dei detenuti.
Con la sentenza della Corte Costituzionale dell’8.02.17, n° 122, questa “tortura bianca” è stata dichiarata legittima e definitiva, nonostante il parere contrario della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, che nel 2015 ha fatto anche una interrogazione parlamentare per l'accanimento repressivo nei confronti di Nadia Lioce.
Riteniamo questa “condanna al silenzio” un inaccettabile sacrificio della dignità umana e chiediamo la sua immediata fine.
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