Nel tragico incidente persero la vita il titolare, Altomare, gli operai Luigi Farinola, di 37 anni, Guglielmo Mangano, di 44, Michele Tasca, di 19, e l’autotrasportatore Biagio Sciancalepore, di 24 anni, i quali nel tentativo reciproco di salvarsi, furono uccisi dalle esalazioni di acido solfidrico provenienti dalla cisterna che avrebbero dovuto bonificare. L’indagine sulla Truck Center di Molfetta, coordinata dalla Procura di Trani, diede avvio a diversi procedimenti penali che coinvolgevano complessivamente più di 20 persone fisiche e cinque società. Il primo processo riguardava i dirigenti della Fs Logistica, proprietaria della cisterna, Alessandro Buonopane e Mario Castaldo, e Pasquale Campanile, dirigente della società `La 5 Biotrans´, incaricata del trasporto della cisterna alla Truck Center. In primo grado, il 26 ottobre 2009, i tre furono condannati alla pena di 4 anni di reclusione dal Tribunale Monocratico di Trani. Il secondo processo coinvolgeva, invece, dirigenti e dipendenti della Nuova Solmine di Grosseto, l’azienda in cui la cisterna venne svuotata dello zolfo liquido caricato all’Eni di Taranto e poi ripartita vuota verso la Puglia. In primo grado, l’11 luglio 2014, il Tribunale di Trani condannò alla pena di 2 anni e 9 mesi di reclusione l’ad Ottorino Lolini, il presidente Luigi Mansi, il direttore dello stabilimento Giuliano Balestri e i dipendenti Gabriele Pazzagli e Mauro Panichi. In secondo grado i due procedimenti sono stai riuniti dando vita ad un unico processo conclusosi oggi con tutte assoluzioni e dichiarazioni di prescrizione. Sulla vicenda Truck Center un terzo procedimento, conclusosi in via definitiva con assoluzioni, riguardava sette dirigenti Eni e la stessa società, coinvolta in quanto produttrice dello zolfo liquido trasportato nella cisterna.
Mamma di una vittima: «È una schifo»
«È uno schifo, sono morte cinque persone e nessuno ha colpa di questo»: commenta così le assoluzioni degli imputati per la tragedia della Truck Center di Molfetta (Bari) la mamma del 19enne Michele Tasca, uno dei cinque operai morti nella cisterna che stavano pulendo. «Questa non è giustizia - denuncia -, dovevano essere figli loro per capire». La donna in udienza, accompagnata dai fratelli, si è presentata con una maglietta che aveva impresso il volto sorridente del figlio morto.
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