D - Visto che si parla di
acquisizione dell'Ilva da parte di indiani o cordate italiane, non
sarebbe meglio invece che l'Ilva venisse presa dallo Stato, che
dovrebbe usare gli utili dell'azienda per: pagare gli stipendi, per
l'acquisto di materie prime e altro per l'attività produttiva; il
restante “profitto”, essendo l'azienda statale, non sarebbe
gravato di tasse, sarebbe tutto in mano allo Stato e quindi ne
potrebbero beneficiare i cittadini.
R - Quello che tu dici
dovrebbe valere per tutte le fabbriche italiane, sia se sono in
difficoltà, come l'Ilva, sia se non lo sono, e questa della
nazionalizzazione di tutte le industria è effettivamente uno dei
primi provvedimenti che un governo dovrebbe prendere se però fosse
espressione degli operai, dei cittadini.
Ma attualmente non c'è un
governo di questo genere, e quindi non ci sono le condizioni né
nazionali né internazionali per la nazionalizzazione.
La linea generale che c'è
nell'Europa dei padroni e nel mercato mondiale non è quella delle
nazionalizzazione ma piuttosto quella di privatizzare le industrie
statali o, come avviene in altri casi, di socializzare le perdite e
privatizzare i profitti. E per impedire che le cose vadano in altra
direzione esistono normative europee, recepite dall'Italia, che
sostanzialmente lo vietano: uno esempio recente è quello
dell'Alitalia che era statale, poi l'hanno data alla cordata di
industriali, tra cui Riva, ma siccome non si è ripresa, non se l'è
ripresa lo Stato, ma hanno cercato disperatamente un nuovo
acquirente.
Non ci sono né le leggi,
né la volontà del governo o dei partiti del parlamento di procedere
ad una nazionalizzazione dell'Ilva. Il massimo che il governo vuole
fare è aiutare Riva, e questo potrà avvenire solo con l'ingresso di
multinazionali straniere (l'indiana Arcelor Mittal, la più
probabile) accompagnato da qualche industriale italiano, Arvedi,
Marcegaglia, interessati però ad una parte degli stabilimenti ilva,
quelli di Genova e Novi Ligure.
Ancor prima dell'Ilva ci
sono state altre grandi industrie in crisi, la Fiat, prima dell'era
Marchionne, la Lucchine, la Zanussi, la Electrolux, e nessuna è
stata nazionalizzata.
D - Ma quelle erano tutte
aziende già private, mentre l'ilva è nata come impresa statale...
R - Ma questo è utile per
la storia della fabbrica non per la soluzione. La nazionalizzazione
non è una soluzione sul campo.
Poi non è vero che
l'industria di Stato funziona nell'interesse dei lavoratori, dei
cittadini, che socializza la parte dei profitti, basta vedere l'Eni.
L'industria di Stato, come
l'industria privata, ha l'obiettivo di fare profitti, altrimenti
fallisce e chiude e i profitti si fanno nel mercato mondiale,
vincendo la concorrenza sul mercato dell'acciaio, si fanno tagliando
i costi della sicurezza, riducendo la mano d'opera, aumentando la
produttività, ecc., esattamente come le altre siderurgie nel mondo.
Queste d'altra parte sono le leggi che lo Stato fa funzionare nelle
poste, nei trasporti, dove sta procedendo a taglio dei costi,
peggioramento delle condizioni di lavoro; fermo restando che la
politica dello Stato è di privatizzare le poste, i trasporti, come
la sanità, la scuola... arriverà a privatizzare anche l'aria. Altro
che nazionalizzazione, si può dire che stanno facendo diventare lo
Stato privato.
Questo vuol dire che se
vuoi che lo Stato si prenda l'Ilva e faccia quello che tu dici, devi
rovesciare questi governi, devi mettere un nuovo potere, perchè
l'attuale potere fa l'opposto.
Attualmente la classe che
gestisce lo Stato lo gestisce in termini privati.
Per di più in un paese
con il debito pubblico così alto non potrebbe mettere i soldi
per fare la concorrenza
agli indiani, cinesi.
Stiamo vedendo che in
Europa la contesa è quasi persa nel campo della siderurgia. Anche i
padroni tedeschi sono interessati alla produzione dell'Ilva. Oggi
hanno ripreso le dichiarazioni fatte dalla super banca svizzera,
l'UBS, secondo cui gli industriali europei hanno interesse che l'Ilva
chiuda, perchè i cinesi, gli americani, ci stanno premendo sul
mercato mondiale, perchè in Europa abbiamo una capacità produttiva
più alta di quella che riusciamo vendere, e quindi dobbiamo ridurre
altrimenti l'acciaio che produciamo non riusciamo a venderlo sul
piano internazionale e falliamo. Dice l'Ubs: l'Ilva è in crisi, deve
essere ammodernata, messa a norma, ma la nostra eccedenza produttiva
è pari alla produzione dell'Ilva, quindi chiudiamo l'Ilva e abbiamo
risolto il problema. Se c'è da dare soldi per ricollocare i
lavoratori, va bene, ma non soldi per salvare l'Ilva, la cui chiusura
salva tutti noi.
Quindi, sul tappeto non
c'è la nazionalizzazione dell'Ilva, ma la sua chiusura o
acquisizione, ma chi la acquisisce deve fare una guerra nei confronti
delle altre industrie e quindi nell'Ilva vuole metterci pochi soldi,
deve essere un affare, come lo fu per Riva nel 1995.
D - Le cose che dice l'UBS
hanno peso per l'Europa e il governo italiano?
R – l'UBS ha i capitali
di tutti e parla a nome dei capitalisti europei, e questi stanno
dicendo, è bene che l'Ilva chiuda, perchè così noi vendiamo.
I Liberi e pensanti, gli
ambientalisti saranno "contenti" della soluzione UBS, l'Usb farà causa
perchè l'ilva doveva essere nazionalizzata e gli operai ripeteranno stupidaggini diffuse in fabbrica...
Gli operai se dicono
“nazionalizzazione”, devono anche dire: potere operaio,
occupazione delle fabbriche, instaurazione di un nuovo governo che al
primo punto mette questo.
La nazionalizzazione non è
un ideale ma un obiettivo preciso, un programma che per ottenerlo
devi fare la guerra ai padroni, ai loro governi, a questo Stato. Se
gli operai non fanno la guerra, sono chiacchiere da bar.
Nessun commento:
Posta un commento