domenica 23 febbraio 2020

CORONAVIRUS IN ITALIA - IL COMPITO DEI COMUNISTI - dal blog proletari comunisti

Circa le notizie non abbiamo da aggiungere per ora altro, oltre quello che stiamo sentendo in televisione o leggendo sui mass media, internet.
Fermo restando che ancora non c'è una risposta al "buco nero" della conoscenza su come è iniziata questa propagazione in Italia, del perchè si è passati da un giorno all'altro a decine di casi, cosa è sfuggito su questo che ora fa dell'Italia il primo paese d'Europa di ammalati di Coronavirus.

La questione che vogliamo affrontare è cosa diciamo e facciamo noi, i comunisti, in questa situazione.
Perchè noi consideriamo che i comunisti, di fronte a delle emergenze che toccano le masse, devono dire e agire, per quello che è possibile, per le poche forze che esprimono, non stare solo a guardare, a registrare. I comunisti prendono posizione come reparto cosciente, d'avanguardia della classe e delle masse popolari.

La prima questione è di avere anche una conoscenza autonoma della situazione. Su questo i compagni, compagne, che operano nel campo della sanità, della scienza, devono cercare di acquisire conoscenze dirette, comprenderle da un punto di vista materialistico dialettico, e restituirle alle masse.
Anche sul fronte della sanità, della medicina, i comunisti devono avere la concezione/rotta che le masse, quando possono esprimersi, sono la vera scienza e conoscenza e la "soluzione".
Vale sempre la concezione maoista del "rosso ed esperto": anche su questo terreno occorre legare la lotta di classe alla capacità di medici, scienziati, giovani ricercatori, operatori sanitari, addetti ai lavori di usare la scienza (sia pur borghese), le loro conoscenze al servizio del popolo.

Perchè, prima di tutto, non dobbiamo dimenticare che anche questo del Coronavirus è un terreno di lotta di classe.
Le masse devono essere sottratte alla sola informazione, propaganda e azione dei governi, degli Stati, per saper discernere, separando la realtà oggettiva dall'uso che la borghesia fa anche del Coronavirus per i suoi interessi: nella fase iniziale, utilizzando i dati che venivano dalla Cina per usarli come vampiri nella guerra interimperialista contro l'espansionismo cinese; poi per nascondere le tragiche "normalità" di emergenze sanitarie di tutti i giorni (ci sono molti più ammalati e morti per l'inquinamento ambientale, per infortuni sul lavoro, per tumori, influenze, per la mala sanità, per il taglio o il costo delle cure, strutture sanitarie, ecc. ecc.), e, quindi, per nascondere costantemente che "tu, imperialismo, sei la causa della malattia", sia perchè le politiche, gli interventi, le leggi non hanno in calendario il benessere delle masse, ma la "salute" del profitto del capitale, sia perchè l'imperialismo nella sua corsa a strappare superprofitti, mercati, fonti energetiche, invece di sviluppare distrugge le forze produttive (in primis con guerre, miseria, sfruttamento intensivo della terra, ambiente), e distrugge la prima e principale forza produttiva, i lavoratori, le masse popolari, e la scienza, la tecnica, la medicina al servizio del benessere dell'umanità.
In questo senso, da un lato Stati, governi imperialisti non possono debellare sacche arretrate di vita di settori delle masse; dall'altra, nel marciume imperialista, tornano malattie che si pensava debellate o si sviluppano di nuove. La caratteristica di questa epidemia è che non viene dai paesi del Terzo Mondo, ma è fino in fondo figlia delle cittadelle imperialiste. Non si può, quindi, scaricarne le colpe sui popoli "arretrati", ma è l'imperialismo avanzato il "focolaio".
L'imperialismo cerca disperatamente e inutilmente di bloccare la circolazione dei migranti, ma non può bloccare la circolazione delle malattie. E l'imperialismo si mostra come il "gigante dai piedi di argilla": la sua economia mondiale può essere messa in crisi da una semplice malattia infettiva.

Ma guardiamo l'altra faccia della medaglia. Anche questa questione del Coronavirus, pur nel dramma, sta mettendo in luce che sono gli uomini, le donne impegnati sul terreno della scienza, della ricerca, della sanità che stanno dando delle risposte e soluzioni; così come che è possibile in pochissimo tempo costruire ospedali, organizzare la vita di città, ecc. - ma se le masse ne sono protagoniste e non che devono subire.

I comunisti, quindi, è ai proletari e alle masse che si devono rivolgere, che devono attivare.
Gli appelli del governo a non farsi prendere dalla paura, a non amplificare, sia pur legittimi, sono effettivi se le masse sono protagoniste e non passive, in attesa di notizie e provvedimenti.

Su questo, d'altra parte, il nostro paese ha una grande tradizione ed esperienza, i comitati sorti durante terremoti, disastri "naturali", la mobilitazione di masse, del rosso e dell'esperto ha contribuito ad affrontare emergenze.

I comunisti devono, quindi, attivarsi, portare tra i proletari e le masse la giusta informazione, lettura della realtà; contrastare la logica di "isolamento" individuale, pretendere l'intervento dello Stato, misure d'emergenza sanitarie, appoggiarle quando sono giuste, combatterle quando sono sbagliate.

MC
proletari comunisti/PCm

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