Alla Leonardo, dove da tempo è in corso la lotta dei lavoratori contro i piani di forte ridimensionamento e minaccia di futuri licenziamenti, i sindacati stanno chiedendo "integrazioni salariali per la cassa".
Questo è necessario chiaramente - lo Slai cobas da tempo sta chiedendo che vi sia un'integrazione alla indennità di cassaintegrazione, sempre più misera, del 100% del salario perso.
MA, il problema è più a monte. La Leonardo non sta affatto in crisi, ha avuto già lo scorso anno grosse commesse militari dallo Stato; sta riducendo la produzione civile mentre aumenta quella militare.
Il problema è che anche ques'anno il governo, mentre aumenta enormemente i fondi per le spese militari, prevede per i lavoratori a rischio posto di lavoro e salario la continuità della miseria della cassintegrazione attuale.
Per le spese militari nella legge di bilancio sono previsti stanziamenti di ben 25,82 miliardi di euro, con un aumento di quasi 850 milioni rispetto all’anno precedente. Questi fondi saranno destinati a nuovi armamenti, con un miliardo di euro in più rispetto al 2021. Gli stanziamenti arrivano così alla cifra record di 8,27 miliardi, un aumento di 3,5 miliardi rispetto alle spese di tre anni fa. Ma non sono solo questi i soldi che spenderemo in armi; si tratta di nuovi sistemi bellici, armi decantate per precisione e letalità: si va dagli eurodroni di categoria MALE (Medium Altitude Long Endurance) allo sviluppo di caccia di sesta generazione Tempest, passando per batterie missilistiche antiaeree, sommergibili, proiettili di precisione per cannoni semoventi fino ad arrivare ai cosiddetti droni kamikaze, formalmente "munizioni a guida remota" o "munizioni orbitanti" (Loitering Ammunitions).
Per la cassa integrazione Covid, scaduta a dicembre, invece, il governo ha messo a disposizione dei Ministeri 1,5-2 miliardi di euro...
Ora: quante commesse andranno alla Leonardo per la produzione militare?
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