È stato convocato per lunedì mattina alle 9 l’incontro tra le rappresentanze sindacali ex Ilva di tutto il Piemonte e la Regione, per fare il punto sulla crisi del colosso siderurgico resa ancora più pesante dalla recente chiusura dell’altoforno 2 di Taranto. Le manovre di avvio alla fermata cominceranno probabilmente tra tre giorni, con l’impianto che dovrebbe ripartire dopo il 13 dicembre. I sindacati, però, sono scettici al riguardo e ricordano quanto accaduto con l’altoforno 1, chiuso da agosto.
La crisi è sempre più profonda e il fuggi fuggi dei dipendenti non si arresta. Delle settecento unità registra-te a inizio 2019, ora ne rimangono solamente 590.
«Non c’è da essere ottimisti – dice la Fiom –. Il Ministro Urso aveva parlato di spiragli sul fatto che lo Stato potesse farsi carico della situazione, ma poi è stato smentito da Fitto, il quale ha affermato verrà ancora aiutata ArcelorMittal. È una politica che non ha portato da nessuna parte e siamo ormai al collasso».
Anche sul tema della sicurezza all’interno delle fabbriche, lo scenario rimane nebuloso. «Sono stati effettuati pochi interventi nei reparti chiave per ovviare a problemi eclatanti di manutenzione – chiosa Cantello –. I limiti, dal punto di vista della sicurezza, rimangono ancora tutti ».
Lunedì previsto un nuovo incontro tra sindacati e Regione a Torino per discutere del futuro dei tre stabilimenti presenti sul territorio piemontese.
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