sabato 2 dicembre 2023

Tessitura Albini, ci sarà l’accordo? Solo se sarà garantita l'assunzione a tempo indeterminato di tutti i lavoratori - Slai cobas Taranto

Ultim'ora - ci saranno i sindaci di Mottola e Comuni limitrofi al presidio ai cancellli della Tessitura Albini di Mottola lunedì mattina

comunicato stampa e invito alla stampa

Mentre la trattativa in regione è in corso per garantire il lavoro a tutti, Tessitura Albini manda le lettere di licenziamento e i lavoratori e le numerose lavoratrici dal 23 dicembre, fine della CIGS, saranno in Naspi con un futuro incerto.
Il gruppo Ekasa che subentra ad Albini non si impegna ad assorbirli tutti a tempo indeterminato e in tempi certi.
I lavoratori e le loro OO.SS tutte mantengono il presidio di lotta - Padroni e Confindustria vogliono lo sgombero del presidio e entrare in fabbrica per svuotare l'azienda.
Lunedì alle 9.30 al presidio alla fabbrica i coord. Slai cobas per dare man forte nel respingere il tentativo dell'azienda di entrare, e contribuire a una soluzione nel prossimo incontro fissato dalla taskforce regionale per il 12 dicembre

con conferenza stampa  info 3519575628

RSA tessitura Albini Mottola
Slai cobas per il sindacato di classe Taranto

1 dicembre 2023

da Corriere di taranto 
info 
Si lavora ad un'intesa per il rilancio industriale del sito di Mottola
pubblicato il 01 Dicembre 2023, 20:21

La delicata vertenza della Tessitura Mottola srl del Gruppo Albini, è entrata nel mese decisivo. In primis per i 91 lavoratori coinvolti. Ai quali il 23 dicembre scadrà la Cassa Integrazione Guadagnai Straordinaria, a fronte del fatto che il quadro normativo vigente non consente la proroga della stessa (concessa ai sensi dell’art.22-ter, D.Lgs 148/2015), né rende possibile il ricorso ad altri ammortizzatori sociali in deroga finalizzati ad assicurare ulteriore protezione del reddito e della contribuzione dei lavoratori, in costanza di rapporto di lavoro. Pertanto, come previsto dall’accordo quadro sottoscritto il 4 ottobre 2022 dal gruppo Albini e dalle organizzazioni sindacali, scatterà la risoluzione dei rapporti di lavoro solo ed esclusivamente attraverso il criterio della non opposizione, al cui riguardo l’azienda Tessitura di Mottola in liquidazione si è già resa da tempo disponibile ad offrire forme di incentivazione dell’esodo e/o interventi di integrazione al reddito dei lavoratori che saranno posti in NASpI (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego), l’attuale indennità mensile di disoccupazione per i prossimi due anni.

(leggi l’articolo https://www.corriereditaranto.it/2023/11/15/tessitura-mottola-il-lavoro-da-salvare/)

Se però questo è il futuro prossimo più immediato, da diversi mesi si è al lavoro per dare a questi lavoratori una prospettiva futura che ritrovi al più presto la parola lavoro, uscendo quanto prima dal

dramma della disoccupazione. Il problema è che la trattativa con il gruppo èKasa, si trova attualmente in una fase di stallo. Dopo l’offerta vincolante formalizzata il 15 maggio scorso, Tessitura di Mottola ha sottoscritto con l’azienda èKasa il 19 luglio successivo, il contratto preliminare di vendita del compendio immobiliare di Mottola (con il versamento di una caparra di 600mila euro e 3.400.000 euro a conclusione) con l’acquisto che dovrebbe diventare definitivo entro il 29 dicembre.

Nell’ambito del tavolo della task force regionale del 14 novembre, la èKasa ha depositato una dichiarazione scritta con la quale ha chiarito, tra l’altro, di esercitare l’attività di produzione di serramenti ed infissi e di essere pertanto interessata alla mera acquisizione del compendio immobiliare, libero dai macchinari e da ogni altro vincolo riconducibile alla precedente proprietà. Eventualità che rappresenta il primo scoglio da superare, visto da alcune settimane diversi lavoratori insieme alle organizzazioni sindacali Femca Cisl, Uiltec Uil e Slai Cobas per il sindacato di classe, hanno iniziato un presidio all’esterno del sito produttivo, con l’intento di impedire lo svuotamento della struttura. Alla base di questa decisione c’è la non condivisione di quanto il Gruppo èKasa ha illustrato attraverso le prime linee guida del piano industriale, che prevede investimenti per circa 7/8 milioni di euro, con l’impegno ad “assorbire la forza lavoro, secondo le esigenze organizzative aziendali ed a valle di mirato percorso di formazione e riqualificazione professionale, attingendo anche dal bacino degli ex lavoratori di Tessitura di Mottola, dalla stessa collocati in Naspi a seguito della risoluzione del rapporto di lavoro”. Un impegno ritenuto insufficiente da queste organizzazioni sindacali, che hanno sollecitato la presentazione del progetto industriale definitivo, completo del piano assunzionale, ed hanno chiesto garanzie per il totale riassorbimento, a tempo indeterminato, dei lavoratori, seppure nell’ambito di un condiviso piano di gradualità. Del resto, la stessa èKasa in questi mesi ha chiarito a più riprese che dall’acquisizione dell’immobile serviranno non meno di 12 mesi per effettuare lavori presso lo stabilimento, che riguarderebbero soprattutto l’installazione dei macchinari, e che solo successivamente potrà essere avviato il primo impianto che occuperebbe all’incirca tra i 15 e i 20 lavoratori. Senza però specificare altro, come ad esempio quando verrebbe messo in funzione il secondo impianto, e senza al momento aver presentato un piano industriale e un piano occupazionale (pur avendone iniziato a rappresentare qualche dettaglio nella riunione di ieri). A dimostrazione del fatto che la società vorrebbe avere le mani libere in futuro e non essere troppo legata ad accordi vincolanti. Ma l’atteggiamento messo in atto da Femca Cisl, Uiltec Uil e Slai Cobas per il sindacato di classe, non è piaciuto nemmeno alla Tessitura di Mottola, che ha chiesto che i tecnici incaricati dalla azienda in liquidazione possano entrare nello stabilimento, per poter effettuare verifiche sui macchinari e smontarli, anche nella prospettiva di accorciare i tempi per la liberazione dell’immobile, ai fini della sua cessione e della reindustrializzazione, garantendo sin d’ora che nessun macchinario sarà rimosso dall’azienda sino alla sottoscrizione del presente addendum.

Per avvicinare le parti ad un’intesa che sgombri il campo dal pessimismo e dal timore di un nuovo buco nell’acqua (dopo la mancata acquisizione della società Motion), la task force regionale guidata da Leo Caroli sta lavorando alacremente ad un addendum all’accordo dello scorso 4 ottobre del quale si discuterà nel prossimo incontro programmato per il 12 dicembre.

Che da un lato prevede che il gruppo Albini si impegni a favorire il processo di cessione aziendale e, al tempo stesso, l’esodo dei personale da ricollocare nel nuovo progetto industriale, mette eccezionalmente a disposizione dei lavoratori risorse aggiuntive, addivenendo ad un accordo con i sindacati nel quale definire sia la quota parte delle risorse messe a disposizione dal gruppo Albini da destinare all’incentivazione all’esodo volontario, sia la misura del contributo individuale da erogare a favore dei lavoratori (che dovrebbe oscillare tra i 10 e i 15mila euro).

Al gruppo èKasa viene invece richiesto di illustrare nel dettaglio alle OO.SS. il piano industriale ed il cronoprogramma dell’investimento, con particolare riferimento alla realizzazione dei alcuni reparti ed il conseguente numero di unità lavorative da assumere: reparto produzione falsi telai e cassonetti, lavorazione alluminio e facciate, reparto PVC, reparto porte interne, magazzino materie prime, imballaggio prodotto finito, progettazione, Amministrazione, reparto logistica, gestione della produzione. Allo stesso tempo, èKasa dovrà impegnarsi a ricollocare tutti i 90 lavoratori ex Tessitura che saranno posti in NASPI, anche con contratti Part Time, da attivare gradualmente, secondo l’avanzamento del piano industriale, e comunque entro il 31 dicembre 2025, data di scadenza della prestazione di NASPI. Il relativo piano assunzionale, come già accaduto in altre vertenze, sarà avviato solo dopo l’accertamento del possesso dei requisiti di accesso alle nuove mansioni che i lavoratori dovranno aver acquisito, a valle di specifico percorso di formazione e riqualificazione professionale che l’azienda èKasa si impegnerà a realizzare. Solo dopo aver ricercato prioritariamente i profili lavorativi necessari al nuovo piano industriale nell’ambito del bacino degli ex lavoratori Tessitura di Mottola ed allorquando si verifichi l’assenza, in questo ambito, di figure professionali adeguate, èKasa ricercherà i profili di cui abbisogna nel mercato del lavoro, al di fuori del bacino, guardando anche agli esuberi di altre crisi d’impresa. Resta inteso che rimangono al di fuori del bacino e dal richiamato piano assunzionale i reclutamenti attinenti al personale altamente qualificato e fiduciario che l’azienda ricercherà secondo il proprio fabbisogno tecnico organizzativo.

Alle organizzazioni sindacali viene invece richiesto di impegnarsi ad incontrare le parti aziendali, per la definizione delle intese ivi previste. E ad assicurare, inoltre, la massima collaborazione nella determinazione delle condizioni atte alla cessione del sito produttivo ex Tessitura di Mottola, con particolare riferimento a quelle relative alla piena fruibilità dello stabilimento, liberato dai macchinari e, quindi, non più oggetto di iniziative sindacali che potrebbero provocare ritardi o costituire impedimento alla cessione del compendio immobiliare.

Per quanto riguarda invece il ruolo delle istituzioni, la Regione Puglia si impegna a valutare in tempi strettissimi l’eventuale istanza di accesso alle misure di supporto alla formazione e/o ad altre misure regionali di sostegno atte al cofinanziamento del progetto industriale di èKASA, con particolare riferimento alla parte di investimento in innovazione e ricerca industriale eventualmente previsto. Il Comune di Mottola, è chiamato a confermare l’impegno a supportare il piano industriale di éKasa mediante la piena disponibilità delle proprie strutture di competenza a seguire l’iter amministrativo necessario, a fronte della presentazione di istanze concessorie da parte dell’azienda. La Task Force per l’Occupazione – comitato SEPAC – si impegna a fissare, entro il 31 dicembre 2023, un tavolo tecnico di approfondimento, ristretto alla partecipazione dell’azienda éKasa, dell’Agenzia Puglia Sviluppo e dei dirigenti delle Sezioni Regionali aventi competenza diretta, attinente alle misure di sostegno all’investimento a cui l’azienda potrebbe candidare i progetti industriale e formativo. Inoltre, convocherà con cadenza trimestrale riunioni di verifica e monitoraggio dello stato d’attuazione degli accordi sottoscritti e del piano industriale.

Qualora tutte le parti si dovessero impegnare alla sottoscrizione di tale accordo, verrà anche previsto che entro 40 giorni dalla data di scadenza della NASPI si incontreranno in sede regionale per una verifica del piano assunzionale dei 90 lavoratori ex Tessitura posti in NASPI, anche al fine dell’attivazione di nuova cigs, compatibilmente al quadro normativo di riferimento, qualora risultasse necessaria la messa in sicurezza delle unità eventualmente non ancora ricollocate. E’ chiaro che la mancata ratifica dell’addendum all’accordo del 04 ottobre 2022 da parte delle parti in causa ed in ultimo dell’assemblea dei lavoratori, provocherà la mancata adesione agli impegni ivi contenuti, anche in via disgiunta l’uno dall’altro.

La speranza e allo stesso tempo l’obiettivo, è arrivare ad un’intesa vincolante nel prossimo incontro, evitando brutte sorprese dell’ultimo momento come già accaduto in passato (vedi il clamoroso caso della Motion) e così blindando il futuro dei lavoratori. Il che potrà avvenire solamente a fronte di un impegno chiaro da parte di tutte le parti in causa, attraverso un piano industriale e occupazionale con impegni certi su investimenti e assunzioni. Il tempo stringe, è il momento delle risposte.

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