Roma, 04/10/2025, un milione di persone provenienti da tutta Italia è sceso in piazza per manifestare contro il genocidio a Gaza. È stato uno dei cortei più partecipati degli ultimi anni nel nostro Paese, a conclusione di quattro giorni di proteste e scioperi contro il genocidio. Solo il giorno precedente, sempre a Roma, i manifestanti erano riusciti a bloccare l’autostrada, con oltre 300mila persone in piazza.
La retorica, la manipolazione, la mistificazione del reale portata avanti dalla maggioranza (e spesso non solo) sono stratagemmi che non funzionano più. Non funzionano davanti alle fotocamere che raccontano un genocidio in diretta. Un genocidio che non è più possibile nascondere sotto al tappeto o dietro ad accuse di antisemitismo.
Non funzionano davanti ai microfoni televisivi da cui emerge tutta la codardia di una classe dirigente scollata dal mondo reale.
Non funzionano più davanti all’evidenza di una chiara, determinata connivenza ideologica, politica ed economica del nostro governo con Israele che stermina il popolo palestinese anche grazie ai soldi e alle armi che invia.
Dopo tutti i palestinesi uccisi dalle bombe, dai proiettili, dalla fame, sete e malattie trasformate in armi di guerra contro la sopravvivenza di un popolo sulla sua terra, siamo all’apice dell’indegnità politica, morale ed istituzionale di tutta la classe dirigente nazionale ed internazionale che vuole imporre una rimozione chirurgica della coscienza collettiva in favore dell’affarismo giungendo ad una piena complicità, in senso giuridico, negli illeciti e nei crimini di Israele. Il fatto stesso che i poteri selvaggi e criminali che governano l’Occidente siano scatenati contro diritto e istituzioni internazionali, dimostra che vogliono imporre un sistema basato sul dominio della forza, sull’assunto, fallace, che i più forti, i meglio armati sono i vincitori oltre al fatto che dal sangue dei civili palestinesi e dalla pulizia etnica della Palestina vengono estratti miliardi di profitti in favore di un pugno di predatori finanziari occidentali.
Ma la piazza piena di ieri a Roma dimostra che si è determinato un grande movimento di opinione, di coscienza e di popolo. Il calvario atroce del popolo palestinese ha rinsaldato la solidarietà e scosso la coscienza collettiva ad unirsi contro un nuovo male, per nulla banale, che stermina inermi, colonizza istituzioni, svuota i processi democratici e si arricchisce costruendo le fondamenta di un nuovo fascismo sovranazionale.
La Palestina è diventata la grande questione di questo secolo. I palestinesi sono la “classe generale” del nostro tempo. Quello che viene inflitto a loro potrà essere inflitto ai nostri figli, nipoti e la loro conquista di diritti, libertà ed eguaglianza sarà ciò che protegge le generazioni future da orrori come quelli che oggi vediamo scatenarsi su di loro.
Dai numeri del dissenso, la propaganda sionista ha chiaramente smesso di funzionare e ha creato, in sua opposizione, un bellissimo movimento trasversale che comprende istanze anticoloniali, intersezionali, transfemministe, di classe e anticapitaliste, ecologiste, no global e si è ritrovato a combattere per un ideale supremo, ideale insegnatoci proprio dalla Resistenza palestinese.
Nella sorellanza e nella solidarietà. Nella rabbia davanti alle ingiustizie e alle sopraffazioni. Per tutte e tutti gli oppressi del mondo, per evidenziare le contraddizioni di un sistema che non funziona e le identità neofasciste che stanno prendendo sempre più piede in occidente, si è finalmente trovata una risposta unitaria.
Nessun ddl, nessuna propaganda, nessuna minaccia e intimidazione funzionano contro una mobilitazione così grossa. Le sorti del popolo palestinese sono la misura delle sorti della democrazia e dello stato di diritto nel XXI secolo. Si tengono. Se cade l’uno, cadono le altre.
Prima che un intero popolo, quello palestinese, venga interamente cancellato abbiamo il dovere di accellerare la sconfitta di quei poteri che vogliono affossare i diritti umani e le comunità civili.




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