giovedì 4 dicembre 2025

Corrispondenze e valutazioni da Genova e Taranto - da Taranto corrispondenza dallo Slai cobas del 3 dicembre - Seguono le cronache e video da Genova del 4 dicembre - commentati domani dallo Slai cobas per il sindacato di classe di Taranto a ORE 12 Controinformazione Rossoperaia

https://grad-news.blogspot.com/2025/12/la-barricata-ex-ilva-da-genova-taranto.html

La Barricata: Ex Ilva, da Genova a Taranto dilaga la protesta

La valutazione di Taranto è del 3 dicembre e non tiene conto della giornata di lotta di Genova del 4 dicembre - su cui va ascoltata su questo blog ORE 12 Controinformazione Rossoperaia di venerdì 5 dicembre 

La lotta degli operai ex Ilva a Genova - info - Ne parliamo venerdì ad ORE 12 Controinformazione Rossoperaia

 video 

https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/12/04/ilva-genova-corteo-operai-polizia-tensione-
lacrimogeni-news-oggi/8216654/?fbclid=IwdGRzaAOeeehjbGNrA55542V4dG4DYWVtAjExAHNydGMGY
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le-reti-di-polizia-lacrimogeni-sulle-tute-blu/?fbclid=IwdGRzaAOegsdleHRuA2FlbQIxMQBzcnR
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"Non siamo intenzionati a un disastro occupazionale che rischia di mettere sulla strada mille lavoratori" dicono i lavoratori

Una giornata difficile per il traffico e di lotta per i lavoratori dell'ex Ilva, a cui si aggiungono tutti i metalmeccanici. Questo giovedì di sciopero generale inizia con il concentramento degli operai di piazza Massena, raggiunta dai lavoratori dell'ex Ilva, in presidio da lunedì in piazza Savio, con i mezzi da lavoro che da giorni bloccavano la Guido Rossa. Alle 9 è partito ufficialmente il corteo con migliaia di lavoratori: in piazza i lavoratori di tutte la grandi fabbriche del capoluogo ligure, da Ansaldo Energia a Piaggio Aerospace fino a Fincantieri e altre aziende in solidarietà. Presente tra i manifestanti anche la sindaca di Genova Silvia Salis, in coda anche quattro mezzi pesanti direttamente dalla fabbrica.

Gli aggiornamenti

16.20 - I lavoratori hanno raggiunto piazza Savio dove dormiranno, in attesa dell'incontro di domani a Roma con il ministro Urso. A chiudere la giornata di protesta Armando Palombo: "Noi rimaniamo qui, dormiamo qui e vedremo cosa succederà domani. L'appuntamento per domani è alle 8 in fabbrica, come tutti gli altri giorni". Le tute blu hanno rimesso i mezzi come prima e bloccano la piazza. Via Roma è stata riaperta al traffico, così come parte di via Cornigliano. Chiusa invece la Guido Rossa, sia in entrata che uscita da e per piazza Savio.

Ore 16.10 - I lavoratori raggiungono i giardini Melis dove sarebbe dovuto essere in corso la "contro" manifestazione indetta (e poi cancellata) da un comitato del quartiere contro le modalità di sciopero dei lavoratori. Diversi i cori intonati dal corteo: "Cornigliano siamo noi" e "Dove sono i comitati?".

Ore 15.50 - Il corteo ha raggiunto via Pieragostini, prima del ponte di Cornigliano. Riaperta via Cantore e piazza Vittorio Veneto.

Ore 15.39 - Il corteo ha raggiunto via Cantore e si dirige verso piazza Cornigliano. Torneranno, come da programma, in presidio in piazza Savio. La strada è chiusa per permettere il passaggio delle persone mentre si registrano interruzioni al traffico in zona. 

Ore 15.20 - Riapre via Gramsci e via Bruno Buozzi. Il corteo ha raggiunto a Sampierdarena per tornare verso Cornigliano.

Ore 14.10 - Ancora sospesa la circolazione ferroviaria a Genova Brignole dalle ore 12:45 per la presenza di manifestanti nei pressi della linea. I treni Intercity e Regionali possono subire ritardi.

Ore 13.58 - I lavoratori hanno lasciato la stazione per dirigersi verso Cornigliano. Da piazza Verdi il serpentone si sposta verso corso Aurelio Saffi. Sono in atto le seguenti modifiche alla viabilità:
• Via Canevari: chiusa da corso Montegrappa
• Tunnel Archimede: chiuso in direzione via Tolemaide
• Via Tolemaide: traffico deviato verso mare su corso Torino
• Piazza delle Americhe / Piazza Verdi: chiusure in atto
• Chiusure temporanee su Cadorna – Ayres – Barabino – Diaz al passaggio del corteo.

La situazione comporta forti rallentamenti e traffico congestionato in bassa Valbisagno, Foce e zona centrale della città.

Ore 13.18 - Il presidente della Liguria Marco Bucci è arrivato alla stazione di Brignole, ed ha raggiunto i lavoratori fermi sulla banchina: "Era giusto che venissi qui - afferma Bucci - "Come ho detto martedì sera, noi continuiamo a lavorare per avere produzione dell'acciaio a Cornigliano, qualcosa che viene fatto non solo per Genova ma per tutta l'Italia. Lotteremo per questo, per far sì che latta e zincato siano prodotti a Genova. Domani mattina sarò a Roma per un nuovo incontro con il ministro Urso, non posso garantirvi che tornerò' vincitore, ma lavoreremo per voi. Ovviamente lavoriamo con lo stabilimento di Taranto perché il materiale arrivi da lì, ma dobbiamo cominciare a lavorare con altri produttori di coils. Un'azione che stiamo cominciando a fare ora, perché ci sia possibilità di lavorare per Cornigliano. Questi i nostri obiettivi, da questo pomeriggio lavorerò per voi. Mi raccomando - conclude il presidente "evitiamo situazioni difficili"

Ore 12.53 - Entrati nell'atrio della stazione Armando Palombo ha preso parola, annunciando l'occupazione della stazione. Sono circa un migliaio gli operai che hanno invaso le banchine della stazione di Brignole. Dai megafoni della stazione sono stati annunciate le cancellazioni di diversi treni che sarebbero dovuti arrivare in stazione.

Ore 12.40 - Il corteo è arrivato davanti alla stazione ferroviaria di Genova Brignole.

Ore 12.30 - Lavoratori in corteo si muovono su via Serra verso la stazione ferroviaria di Brignole.

Ore 12.15 - anche la sindaca Silvia Salis davanti alla Prefettura per un breve confronto con i lavoratori: "Domani sarò ricevuta a Roma dal ministro Urso, ribadirò la richiesta di spiegazioni sul futuro dell'azienda, per sapere cosa succederà nel caso in cui a marzo non arrivino offerte per l'acquisizione degli stabilimenti"

Ore 12:10 - Dopo un breve raccoglimento dei lavoratori è arrivata la decisione: il corteo si sposta verso la stazione ferroviaria di Brignole. Armando Palombo della Rsu dell'ex Ilva, ha annunciato: "Blocchiamo i binari".


ORE 12
 - Un operaio Fiom è stato ferito alla testa durante il teso confronto in atto tra manifestanti e polizia davanti alla prefettura di Genova. L'operaio ha una ferita alla testa, probabilmente è stato colpito dal lancio di un fumogeno. Intanto i manifestanti, con un mezzo da lavoro, hanno staccato una parte degli alari a protezione della prefettura. In precedenza i manifestanti al grido di "Urso sei un codardo" e "Urso vaff..." avevano intonato cori
contro il ministro delle Imprese.

ORE 11.45 - La polizia ha riposizionato parte della grata e ha parcheggiato uno dei tanti mezzi presenti a chiudere la strada per non permettere l'entrata dei lavoratori. Anche gli agenti hanno lanciato fumogeni per far disperdere e allontanare i lavoratori. 


ORE 11.30
 - Lavoratori sradicano la grata montata questa mattina dalla polizia con dei cavi legati a uno dei mezzi da lavoro della fabbrica. "Vogliamo lavorare, ci dovete arrestare" e "Urso bugiardo, sei solo un codardo". Uova e bottiglie vengono lanciate contro i muri della prefettura.

ORE 11.15 - I lavoratori hanno raggiunto largo Lanfranco dove la polizia aveva posizionato una grata per impedirgli l'accesso. Decine di persone hanno iniziato a sbattere e lanciare i caschetti al grido di "lavoro, lavoro. Ci dovete arrestare tutti".

ORE 11 - Il corteo ha raggiunto piazza della Nunziata e sta per imboccare le gallerie verso la prefettura. Alta tensione in largo Lanfranco dove ci sono almeno venti camionette della polizia. Via Buozzi e via Gramsci riaperte al traffico.

ORE 10:50 - La testa del corteo ha raggiunto Stazione Marittima. Riaperto a Sampierdarena il casello di Genova Ovest e via Cantore. Riaperta anche via Cornigliano.

ORE 10.30 - Il corteo ha superato via Cantore e ha raggiunto la zona di Dinegro.

ORE 9:45 - Il corteo ha superato il ponte di Cornigliano e dopo un breve stop in via Pieragostini ha ripreso in direzione centro città.

ORE 9:25 - Il corteo è appena partito dai giardini Melis. Centinaia i lavoratori si muovono in direzione centro città.

La visita della sindaca Salis: "Non forniamo alibi"

La sindaca di Genova Silvia Salis è arrivata a portare i suoi saluti e la solidarietà ai lavoratori. Nell'occasione ha rinnovato l'appello che già ieri era stato fatto dall'arcivescovo di Genova, Marco Tasca, alla non violenza: "Non forniamo alibi". "Come Chiesa genovese partecipiamo al momento drammatico per i lavoratori di Acciaierie d'Italia e per tutta la città e auspichiamo che governo, istituzioni e tutte le parti in causa, con responsabilità e impegno, giungano in tempi rapidi ad una soluzione della crisi" aveva detto ieri l'arcivescovo. "Rivolgiamo un accorato appello affinché nelle manifestazioni si eviti in tutti i modi il ricorso alla violenza e si privilegi la via del dialogo".

Alle 9 il concentramento 

Gli stessi veicoli li accompagneranno da Cornigliano fino alla Prefettura, in largo Lanfranco. La piazza è stata chiusa intorno alle otto del mattino per l'arrivo di diverse camionette della polizia, in servizio per l'ordine pubblico durante la giornata. Alle nove sono state inoltre chiuse via San Giovanni D'Acri e via Cornigliano, per permettere il passaggio delle centinaia di lavoratori in marcia verso i giardini Melis, dove si uniranno a gli altri operai delle diverse fabbriche aziende metalmeccaniche del territorio. Il percorso del corteo comprenderà via Cornigliano → Pieragostini → Degola → Montano → Cantore → Buozzi → Adua → Gramsci → Nunziata → Portello → Corvetto → Prefettura.

Oltre 20 blindati polizia davanti a Prefettura Genova

Oltre una ventina di blindati della polizia sono arrivati davanti alla Prefettura di Genova in vista dello sciopero generale dei lavoratori metalmeccanici proclamato dai sindacati oggi nel capoluogo ligure per la vertenza ex Ilva. Il concentramento del corteo è previsto alle 9 ai giardini Melis di Genova Cornigliano vicino allo stabilimento siderurgico con direzione verso il centro di Genova e arrivo previsto davanti al palazzo locale del governo. Via Roma davanti alla Prefettura così come via San Giovanni D'Acri in direzione monte a Cornigliano sono state chiuse al traffico per la manifestazione.

Il segretario della Fiom Cgil De Palma: "Stiamo scioperando per la dignità del lavoro"

"Stiamo scioperando per la dignità del lavoro - dichiara il segretario generale della Fiom Cgil Michele De Palma -. Perché è inaccettabile che il governo, che aveva presentato un piano che noi avevamo condiviso, in cui c'erano tre 'DRI' e quattro forni elettrici, di cui uno a Genova, per garantire la continuità produttiva e occupazionale ma anche la decarbonizzazione, invece a un certo punto abbia cambiato completamente le carte in tavola e abbia fermato tutti gli impianti".

Venzano (Fim Cisl): "Uno schiaffo dal Governo, il lavoro non si tocca"

Christian Venzano, segretario generale della Fim Cisl Liguria: "Sono stati tre giorni intensi dove abbiamo messo in campo nuove iniziative di mobilitazione perché non siamo usciti soddisfatti dall’incontro di Roma perché il governo non ferma l’idea del ciclo corto e questo è pericoloso per tutto il gruppo e il rischio concreto per lo stabilimento di Cornigliano che, se dovesse fermarsi chiuderebbe per sempre. Dopo aver ottenuto la continuità produttiva della banda stagnata dall’incontro al MIMIT, con la mobilità di questi tre giorni non siamo riusciti ad ottenere la continuità produttiva anche per la banda zincata, per arrivare a marzo. Oggi come Fim e Fiom siamo in corteo con la solidarietà di tutte le aziende metalmeccaniche di Genova verso la Prefettura che è l’organismo in città del Governo per essere ascoltati dal Prefetto di Genova, vogliamo evitare di compromettere il futuro degli impianti di Cornigliano e del gruppo siderurgico più grande d’Europa. Insieme alle lavoratrici e i lavoratori di tutte le fabbriche e con la solidarietà della città che sentiamo vicina e ringraziamo, noi siamo dalla parte delle forze dell’ordine e chiediamo sostegno da parte di tutti per questo momento così difficile per il mondo del lavoro".

"Quello che ci ha riportato il Presidente della Regione, Marco Bucci che ringraziamo per la vicinanza, non è però accettabile, sentirsi dire che il Ministro dell’economia Giorgetti, nomina una legge europea che impedisce allo Stato di aiutare un azienda in amministrazione straordinaria, ma evidentemente non è ben chiaro che l’amministrazione straordinaria ha l’obbligo nella sua funzione di mantenere il valore aziendale dei suoi asset e il caso è proprio questo perché la non continuità o la mancanza di manutenzione può compromettere tale valore visto la condizione attuale degli impianti. Per salvare definitivamente la siderurgia bisogna tornare al piano condiviso con le organizzazioni sindacali per dare continuità produttiva ai siti del nord e prendersi la responsabilità del rilancio della siderurgia in attesa di investitori industriali e del settore con capacità economiche. Il Governo torni ad essere quello che ha promesso il rilancio della siderurgia ed esca da questa nuova posizione che rischia di portare alla chiusura”, spiega Christian Venzano, segretario generale Fim Cisl Liguria.

(Notizia in aggiornamento)


"Che cos'è il plusvalore" - A Taranto il prof. Di Marco venerdì 5 dicembre

Invitiamo i lavoratori, i giovani a venire venerdì alla Biblioteca di Taranto ple Bestat per sentire la 6° "lezione" del prof. Di Marco su Il Capitale di Marx. 

E' una lezione che parlerà del perchè parliamo di "sfruttamento" capitalista, del come e perchè i lavoratori producono tutta la ricchezza della società ma hanno un salario che non basta per vivere, e i padroni intascano i profitti. 

Come si sono determinate storicamente le condizioni che hanno portato alla costrizione della vendita al padrone capitalista della forza lavoro. 

 

La lotta all’ex Ilva di Genova e Taranto dimostra che ‘Marx deve entrare in fabbrica‘ - parliamone domani alla Biblioteca acclavio alle 16.30

A tutti i presenti verrà data la dispensa della 5° lezione/il foglio teorico su Toni Negri /info 3519575628

Ex Ilva - Sciopero e Blocchi sospesi da stamattina - Il CdF in riunione permanente deciderà prossime iniziative di lotta


Dalla Gazzetta del Mezzogiorno

Fim, Fiom, Uilm e Usb: “Mobilitazione sospesa dal 4 dicembre, ma la lotta continua finché non verrà convocato un tavolo unico a Palazzo Chigi”

Mercoledì 03 Dicembre 2025, 20:09

Solidarietà da appalto Eni a lavoratori: domani sciopero (anche questo sciopero è momentaneamente sospeso - ndr)

Le due giornate di mobilitazione davanti all'ex Ilva a Taranto giungono al termine: i sindacati hanno annunciato lo stop allo sciopero in una nota. "Queste 48 ore hanno rappresentato il primo vero momento di conflitto diretto nei confronti del governo, accusato dai sindacati di aver scelto, attraverso la presentazione del cosiddetto piano corto, di avviare la chiusura degli stabilimenti dell’ex Ilva".

Le organizzazioni sindacali Fim, Fiom, Uilm e Usb giudicano “inaccettabile” il silenzio dell’esecutivo, che – denunciano – continua a mostrarsi indifferente di fronte alla sofferenza di migliaia di lavoratori scesi in sciopero.
Allo stesso tempo, i sindacati riconoscono che le iniziative di protesta hanno creato inevitabili disagi in una città già segnata da anni di mancanza di risposte da parte dei vari governi che si sono succeduti. “Siamo consapevoli – spiegano – che non è certo la maggioranza della città ad essere contro i lavoratori”.

Per queste ragioni le sigle sindacali hanno deciso di sospendere momentaneamente lo sciopero a partire dalle ore 7.00 del 4 dicembre, rimettendo al Consiglio di fabbrica, convocato in forma permanente, la definizione delle prossime iniziative di lotta.

La mobilitazione, assicurano, non si fermerà: i sindacati continueranno a esercitare pressione finché non arriverà la convocazione di un tavolo unico a Palazzo Chigi, con l’obiettivo di ottenere il ritiro del piano di chiusura. 

IL RESOCONTO DELLA GIORNATA DEL 3 DICEMBRE

Davanti ai cancelli dell’ex Ilva di Taranto i lavoratori restano in presidio, al freddo e sotto la pioggia, mentre la vertenza entra nel suo punto più caldo. È una mobilitazione a oltranza: i blocchi proseguono nel capoluogo ionico, mentre a Genova si entra nel terzo giorno consecutivo di protesta. I sindacati parlano di una 'crisi senza freni', chiedono un solo tavolo, a Palazzo Chigi, e il ritiro immediato del piano a «ciclo corto», definito un percorso mascherato verso la chiusura dello stabilimento entro marzo.
A Taranto i delegati e gli operai hanno occupato le aree interne ed esterne del siderurgico, bloccando anche le statali 100 e 106 e l’area imprese. Una forma di resistenza che assume i contorni di una veglia collettiva. Fuochi e falò improvvisati hanno sfidato il gelo della notte; i presidi sono stati mantenuti anche nel pomeriggio, nonostante la pioggia battente. In caso di ulteriore peggioramento delle condizioni meteo, i sindacati valuteranno come proseguire le azioni di protesta. A Genova, intanto, è stato proclamato per domani lo sciopero per l’intero turno, con il concentramento dei lavoratori alle 9 ai Giardini Melis di Cornigliano.

La distanza con il governo resta, anche se il ministro delle Imprese Adolfo Urso, rispondendo al question time, ha ribadito che «non c'è nessun piano di chiusura... Fiom, Fim, Uilm e Usb confermano che non ci sarà alcuna smobilitazione: il piano commissariale resta per loro un «piano di chiusura» di un sito strategico nazionale. Il Consiglio di fabbrica annuncia una nuova escalation di iniziative, fino all’apertura di un tavolo unico con il governo e al ritiro del progetto.

SOLIDARIETÀ DA APPALTO ENI

I lavoratori dell’appalto metalmeccanico Eni, insieme alle Rsu Fim, Fiom e Uilm di Taranto, annunciano 8 ore di sciopero per domani, giovedì 4 dicembre, in solidarietà con i lavoratori ex Ilva.
«Esprimiamo nuovamente la piena solidarietà ai lavoratori ex Ilva - scrivono - e riteniamo inaccettabile il comportamento del governo, ritirato in un silenzio assordante nonostante le iniziative di sciopero». Nella nota, i lavoratori rivendicano il legame con il territorio e con la crisi in atto: «Ci sentiamo parte integrante della crisi e del territorio di Taranto e ci posizioniamo convintamente al fianco dei lavoratori ex Ilva e di tutti quelli dell’indotto».
Secondo le Rsu, «Taranto non merita di essere trattata con indifferenza», perché la questione ex Ilva riguarda la città "sia dal punto di vista economico che sociale». Da qui l'annuncio della protesta: «Il tempo delle attese è finito e non siamo più disposti a rimanere invisibili»

Semat - Solidarietà agli operai: i licenziamenti non devono passare - A tutti gli operai appalto ex Ilva: avete visto?!

Lo Slai cobas esprime tutta la sua solidarietà agli operai della Semat Sud cjhe ha annunciato la cessazione d'attività e il licenziamento di 220 lavoratori edili, storicamente impegnati nell'appalto del siderurgico nelle manutenzioni e negli interventi di risanamento.

Noi siamo al vostro fianco.

Questi licenziamenti non devono passare, per difendere il posto di lavoro di 220 lavoratori e delle loro famiglie, ma anche perchè la Semat può diventare un precedente pericoloso da seguire per tante aziende dell'appalto Ilva - con la "giustificazione" del mancato pagamento delle fatture.

Durante uno degli ultimi recenti scioperi, una buona parte di operai dell'appalto diceva: perchè noi dobbiamo scioperare per i lavoratori diretti dell'Ilva? Noi spiegavamo che stavano scioperando in realtà per loro stessi, perchè se all'Ilva gli operai vengono messi in una mega cassintegrazione, gli operai dell'appalto spesso non passano neanche per la cig, ma vengono subito LICENZIATI!

Appunto... la Semat 

mercoledì 3 dicembre 2025

Info dai blocchi Ilva Taranto di questa mattina - Quali gli obiettivi della lotta?

Il blocco si è rinfoltito verso le10 di stamattina all'ex Ilva Taranto. Ad una presenza fondamentalmente di delegati e attivisti sindacali più stretti, si vanno aggiungendo operai ai blocchi, che attualmente superano le 200 persone. La fabbrica è materialmente bloccata e su questo lo sciopero ad oltranza, sta riuscendo. Ma il punto chiave è: qual’è l'obiettivo di questa lotta? 

Se a Genova si è capito che la lotta ha assunto obiettivi corporativi e interclassisti, dentro una linea di divisione dei lavoratori tra nord e Taranto, che serve gli interessi e i piani del governo, a Taranto non vuol dire che la linea che viene portata avanti corrisponde effettivamente alle necessità delle rivendicazioni operaie.
Su due questioni, la prima è quella dell'insistenza perché ci sia un tavolo a Palazzo Chigi e che il governo, nella figura della Presidente Meloni, assuma la responsabilità della vertenza e dia una risposta alle richieste dei lavoratori. Da tempo stiamo dicendo e confermiamo che la linea della Meloni è esattamente quella che stanno portando al tavolo, in premis il ministro Urso, in questi giorni; e quindi il piano di cui si chiede il ritiro è già il piano del governo Meloni rispetto a questa vertenza. Il punto è che se non c'è il ritiro di questo piano non è possibile aprire una fase nuova della trattativa.
L'altra questione è la richiesta della nazionalizzazione. Questa sì attualmente è in netto contrasto con la posizione del governo Meloni-Urso e sostanzialmente in forme ambigue viene sostenuta dai padroni. In forme ambigue perché una parte dei padroni dice che è bene che la fabbrica la prenda lo Stato e poi la consegni ai privati risanata – ma questo vorrebbe dire esclusivamente socializzare le perdite per poter avere una fabbrica pienamente in funzione per i profitti o, in maniera più sottile, far passare attraverso la nazionalizzazione il piano che il governo attualmente vuole far passare senza la nazionalizzazione. 

Gli operai leggono il titolo della Controinformazione rossoperaia ORE 12 e dicono che è buono: “Nessuna chiusura, nessun esubero - Nocivo è il capitale e non la fabbrica - Sindacato di classe e piattaforma operaia per fermare il piano di governo, padroni e loro alleati, per fare della classe operaia punto di riferimento su tutti i problemi della città: lavoro, reddito, salute, sicurezza, ambiente, scuole, servizi sociali“.
E’ uno "speciale Ilva" che stiamo diffondendo anche in tutta Italia, perché consideriamo la lotta all'Ilva effettivamente una lotta di valore nazionale, sia perché riguarda la più grande fabbrica il Taranto è la più grande fabbrica in funzione che esiste in Italia sia come gruppo per l'importanza che ha comunque il settore siderurgico nel quadro dell'attuale composizione operai e in particolare delle grandi fabbriche.
Noi diciamo nessuna chiusura e non per il feticcio industrialista o per il feticcio della fabbrica, ma per un altro “feticcio” che è il “feticcio”/l’arma della lotta operaia. Senza la lotta operaia, senza che gli operai scendano in campo, senza che gli operai siano il centro della battaglia è assolutamente impossibile pensare a una soluzione avanzata per i lavoratori sia sul terreno dei bisogni immediati sia sul terreno delle prospettive. 
Fare blocco contro la chiusura è una condizione necessaria, tutti coloro che sono per la chiusura sono antioperai, piccolo borghesi legati a frazioni del capitale finanziario e parassitario e questo sia a Genova sia soprattutto a Taranto.
L'altro concetto che diciamo è “nocivo il capitale e non la fabbrica”. Questo dovrebbe essere elementare non solo per gli operai ma per tutti coloro che si ritengono di sinistra. Ma oggi la maggior parte della sinistra sindacale non è anticapitalista, non si basa sulla lotta al capitale e l'analisi di esso, riduce i problemi della nocività del capitale, del modo di produzione capitalistica, che in questa fase dilagano tutti i campi della società, al problema delle fabbriche che evidentemente finché sono in gestione capitalistica sono la pratica applicazione del piano del capitale; ma senza capire che nocivo è il capitale e non la fabbrica non si può indirizzare la lotta nel senso corretto né tantomeno si comprende quanto importante sia la classe operaia e il suo ruolo.
E' chiaro che questa linea ha bisogno di un sindacato di classe. I lavoratori quando parli di sindacato di classe non capiscono esattamente cos'è o non trovano la maniera per poterlo ricostruire. La ricostruzione del sindacato di classe, di massa non è stata in nessuna maniera risolta dal sindacalismo di base e di conseguenza è una battaglia tutta da fare. E' nelle fabbriche, dove peraltro la presenza del sindacalismo di base o è inesistente, o, vedi l'ex Ilva di Taranto, l'USB ha una forza all'interno ma è un quarto sindacato sulla stessa linea del sindacalismo confederale.
La ricostruzione del sindacato di classe richiede un'altra rottura, una divisione fondata su piattaforme, lotte e avanguardie, comunque siano collegate, che se ne assumano la responsabilità, prima nella battaglia in corso, poi nella battaglia più generale, lavorando per conquistare la maggioranza dei lavoratori. 
Il sindacato di classe e la piattaforma operaia parlano di rivendicazioni che rispecchiano gli interessi effettivi della classe operaia, sono due cose che vanno insieme. Senza piattaforma non basta una sigla sindacale o un'altra organizzazione sindacale. Senza un'organizzazione sindacale di classe nessuna piattaforma ha le gambe, prima di avanguardie e poi di massa, per potersi affermare. Quindi, la chiave sta in questi due elementi che possono portare la classe operaia a riavere un ruolo nello scontro di classe generale contro padroni a governo.
Per diventare essi il punto di riferimento delle rivendicazioni dei giovani e dei cittadini di Taranto.
A Taranto esiste il problema di metter fine alle fonti inquinanti, ai livelli di insicurezza sul lavoro, e su questo senza la trasformazione, ambientalizzazione della fabbrica, senza che dalla fabbrica partano le proposte alternative, è evidente che non si può andare da nessuna parte. 
Il movimento ambientalista di Taranto è formato da piccoli e medi imprenditori o aspiranti tali, che travestiti da cittadini vogliono cancellare non la fabbrica ma la classe operaia e costruire una città a misura degli interessi della piccola e media borghese del capitale parassitario che punta su tutti i soldi che darebbe lo Stato per fare altre attività, per proporsi come nuova classe dirigente a livello locale, e come parte di questa battaglia a livello nazionale. 

Questa impostazione da un punto di vista delle opinioni è condivisa dagli operai ma non è condivisa dalle loro avanguardie che sono inviluppate nella forma sindacato, che è parte del problema e non della soluzione e impedisce che si dinamizzi la lotta operaia all'insegna dell'autonomia operaia, della lotta di classe e dell'essere parte della battaglia più generale politica e sociale per rovesciare questo governo fascio padronale più di ogni altro degli ultimi tempi.

NO AL TURISMO DI GUERRA IN PUGLIA - 4 dicembre presidi contro la nave israeliana Crown Iris a Brindisi e Alberobello

Comunicato stampa

Il Comitato di Brindisi contro il genocidio del Popolo Palestinese, contro il riarmo,per la pace , organizza con altri comitati pugliesi solidali con la Palestina il 4 Dicembre a partire dalle ore 7,00 un sit in in via Spalato all’uscita del porto interno da dove usciranno i pullman della nave “Crown Iris” proveniente dal porto israeliano di Haifa; nave che a bordo ha numerosi militari impegnati nel genocidio di 70.000 donne, bambini, uomini soprattutto civili, in “vacanza di decompressione”così come è definita dalle loro autorità.Sono già numerosi gli episodi in Italia di militari israeliani in vacanza accompagnati di tutto punto dalle foze dell'ordine italiane.
La giornata di protesta continua ad Alberobello con appuntamento alle ore 9,00 in piazza Martellotta ed alle 18 di nuovo al rientro dei pullman a Brindisi.
Quello che chiediamo come comitati pugliesi è la rottura di ogni rapporto economico, militare, industriale con israele, paese che ha distrutto per il futuro qualsiasi regola stabilita dal diritto internazionale e dei diritti umani.
Le reali intenzioni di israele continuano ad essere dimostrate dall’attacco fisico nei confronti dei cittadini Palestinesi, sia a Gaza e sia in Cisgiordania, delle organizzazioni umanitarie di tutto il mondo .
Gravissimo è l’episodio in questi giorni riguardante 3 giovani Italiani brutalmente picchiati insieme ad una giovane Canadese ed invitati ad andare via.
A pochi mesi dalla notizia che militari israeliani impegnati nella campagna genocidaria a Gaza hanno trascorso “vacanze antistress” in località balneari italiane sotto la tutela del Ministero degli Interni, apprendiamo con sgomento che il turismo di guerra “made in Israel” punta a fare tappa anche nella nostra regione. Per il prossimo 4 dicembre è infatti in programma l’attracco nel molo di Brindisi della nave da crociera Crown Iris della compagnia israeliana Mano Maritime proveniente da Haifa.
Senza considerare che nel decennio post Unione Sovietica, la compagnia ha collaborato col Ministero dell’Immigrazione di Israele nel trasferire oltre 140.000 migranti russi, finiti in buona parte nelle colonie illegali della Cisgiordania, e che il suo armatore, Moshe Mano, è stato omaggiato dalla Marina Militare israeliana per l’assistenza ricevuta in svariate operazioni e anni di attività, la presenza di militari dell’IDF con le loro famiglie tra le centinaia di passeggeri che sbarcheranno a Brindisi è statisticamente fuori discussione. Una volta a terra, come recita il programma consultabile online, una parte dei passeggeri sarà libera di visitare la città mentre altri verranno accompagnati in gita ad Alberobello.
Quali rappresentanti della società civile salentina, quest’aria di vacanza che trasuda sangue sul nostro territorio NON POSSIAMO ACCETTARLA!
Contestando fortemente l’idea che la Puglia tutta e Brindisi in particolare possano trasformarsi in un “porto franco” di uno Stato sotto processo per “GENOCIDIO” alla Corte Internazionale di Giustizia e sul suo premier Benjamin Netanyahu pende un mandato di cattura spiccato dal Tribunale Penale Internazionale, e richiamando la mozione del Consiglio regionale pugliese, primo in Italia, volta a “interrompere le relazioni istituzionali e commerciali con Israele esigiamo un intervento da parte di tutti gli organismi rappresentanti il DIRITTO e la GIUSTIZIA che impedisca alla nave di uno Stato genocida di attraccare nel nostro porto, dopo che lo scorso ottobre imbarcazioni in missione umanitaria hanno subìto un atto di pirateria dalla marina militare del medesimo Stato.
Invitiamo, pertanto, la cittadinanza a partecipare ai presidii che si terranno alle ore 7.15 e 17.30 in via Spalato a Brindisi, e alle 9.00 in largo Martellotta ad Alberobello.
 
Comitato contro il genocidio del popolo Palestinese, contro il riarmo e per la Pace - Brindisi

martedì 2 dicembre 2025

Ripresi scioperi e blocchi interni all'ex Ilva e sulla statale Appia - Ma nessuna illusione sulla Meloni

E' bene che siano ripresi scioperi e blocchi a fronte di un incontro sempre inconcludente di Roma.

Ma ogni nuovo eventuale incontro deve vedere PRIMA il ritiro del piano del governo, altrimenti sarebbe una nuova presa in giro. L'incontro deve servire a mettere sul Tavolo una piattaforma operaia che, comunque vada la vendita, deve vedere la difesa, con piani concreti, fondi, tempi, dei posti di lavoro, del salario, della salute/sicurezza e dell'ambiente.

Parlare di "tavolo permanente sull'ex Ilva presso la presidenza del Consiglio, con la presenza della presidente Giorgia Meloni" è buttare illusione; Meloni e Urso sono la stessa cosa.  

Sull'incontro unico per impedire spezzatini, trattamenti differenti Genova-Novi Ligure e Taranto, l'ostacolo principale sono i sindacati confederali di Genova che non lo vogliono e accompagnano la posizione del governo; i sindacati a Genova, e in primis la Fiom, vogliono la loro salvezza, parlano di salvaguardia del "Nord" (sembrano dei leghisti), non fanno un discorso unitario e in questo modo danneggiano gli operai dell'Ilva di Taranto. Vedi intervista: https://tarantocontro.blogspot.com/2025/12/sindacati-dellilva-di-genova-basta-che.html

Senza far fuori dalla moblitazione queste posizioni corporative, non ci sarà incontro unico.  

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Da GdM - Ex Ilva, sciopero a oltranza dei sindacati contro il Piano del governo. Bloccata la Statale 100 a Taranto, a partire dalle ore 12 di oggi e fino a nuova comunicazione,. 
 
Fim, Fiom, Uilm e Usb proclamano la mobilitazione dalle ore 12 di oggi chiedendo un tavolo unico a Palazzo Chigi per garantire diritti, sicurezza e futuro ai lavoratori dello stabilimento di Taranto. Usb chiede tavolo permanente a Palazzo Chigi.

La mobilitazione, spiegano le sigle in una nota congiunta, ha l’obiettivo di richiedere un incontro urgente per l’apertura di un unico tavolo a Palazzo Chigi, finalizzato a ottenere il ritiro del Piano e ad avviare "un confronto serio e costruttivo" sui diritti, sulla sicurezza e sul futuro dei lavoratori. Lo sciopero viene definito «un momento fondamentale per difendere i diritti di tutti i lavoratori e garantire stabilità e dignità».

Nello stabilimento siderurgico Acciaierie d’Italia in As (ex Ilva) di Taranto, oltre allo sciopero immediato proclamato dalle ore 12 da Fim, Fiom, Uilm e Usb, sono in corso blocchi e cortei di lavoratori. I blocchi riguardano strade interne e binari. Questo, spiegano fonti sindacali, sta comportando anche il fermo dei carri siluro.
La protesta è iniziata dalla direzione aziendale, con presidi all’interno e all’esterno del perimetro dello stabilimento ed è proseguita con il blocco dei binari nell’area compresa tra la zona ghisa e l’area acciaieria. «Il blocco - spiegano le sigle metalmeccaniche - ha determinato il fermo produttivo dell’Afo 4». Considerata la natura improvvisa dell’arresto e il rischio di possibili emissioni diffuse e fuggitive, le organizzazioni sindacali hanno deciso «di spostare il blocco nell’area spedizioni».

Alla luce «delle tensioni sociali esplose nei territori» dopo la presentazione del piano denominato «ciclo corto», Usb ha formalmente richiesto l'istituzione di un tavolo permanente sull'ex Ilva presso la presidenza del Consiglio, con la presenza della presidente Giorgia Meloni. Nel documento inviato alla presidenza, il sindacato chiede «il ritiro immediato del 'piano corto' e la sospensione delle operazioni di spegnimento delle batterie 7-8-9-12», oltre "all’invio dei coils a Genova, Novi Ligure e Racconigi da Taranto per garantire la continuità produttiva». Tra le altre richieste figurano il «no a ulteriore allontanamento dei lavoratori dalle fabbriche per effettuare formazione senza prospettiva lavorativa» e «l'avvio di un vero piano di manutenzione degli impianti».

Alcuni lavoratori dell’ex Ilva e delegati sindacali hanno attuato un blocco stradale sulla statale 100 Taranto-Bari nell’ambito delle iniziative di mobilitazione che erano partite questa mattina con la proclamazione dello sciopero e l’occupazione della fabbrica.

«Siamo qui - hanno dichiarato - per lanciare un monito alla presidenza del Consiglio. Urge convocare un tavolo unico a Palazzo Chigi perchè la vertenza è una e si tiene con tutti i lavoratori, che siano del Nord, del centro o del Sud. Va riaperto il confronto per l’intero gruppo».
Ribadiscono che «il piano presentato dal governo va respinto e ritirato perchè rappresenta la chiusura di tutti gli stabilimenti. Non si può continuare così. Il sindacato chiede un forte intervento pubblico perchè la vertenza deve garantire una decarbonizzazione piena, salvaguardare i livelli occupazionali anche attraverso strumenti straordinari.Alla transizione ecologica, digitale e ambientale - concludono - va garantita una transizione sociale per tutti i lavoratori e per le loro famiglie».

«I primi drammatici effetti del piano di chiusura dell’ex Ilva di Taranto decretato dal ministro Urso e dal governo Meloni si abbattono sui lavoratori»... nel pomeriggio la Semat Sud srl ha annunciato «la cessazione delle attività lavorative - riferiscono - con il conseguente licenziamento di 220 lavoratori edili, storicamente impegnati nell’appalto del siderurgico nelle manutenzioni e negli interventi di risanamento».
Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil di Taranto chiedono inoltre al presidente della Regione Puglia Antonio Decaro, al sindaco di Taranto Piero Bitetti, al presidente della Provincia Gianfranco Palmisano e a tutti i parlamentari ionici «di intervenire a sostegno delle mobilitazioni dei lavoratori e per scongiurare i licenziamenti annunciati da Semat Sud srl».
Il documento è firmato dalle segreterie territoriali: Ivo Fiore (Feneal Uil), Gianmarco Passiatore (Filca Cisl) e Francesco Bardinella (Fillea Cgil).

Sindacati dell'Ilva di Genova: basta che ci salviamo noi...

 


Dall'Ilva dei Riva danni all'ambiente e all'immagine per Taranto: confermata la sentenza in appello. Risarcimento da 20 mln - Per il processo "Ambiene svenduto" lavoratori, cittadini invece devono aspettare ancora tanti anni?

Questa causa era stata fatta dal Comune di Taranto e il processo di 1° grado si era concluso con una sentenza di condanna nel 2022, poi vi è stato l'appello che ha confermato ora la prima sentenza.

Le migliaia di parti civili del processo "Ambiente svenduto" - ora ridotte a centinaia - invece si sono trovate con un Appello che non solo non ha confermato la sentenza di 1° grado contro Riva e complici ma ha, con una decisione criminale e vergognosa del Giud. De Coco, azzerato integralmente il primo processo durato ben 7 anni, accogliendo la volontà degli avvocati di Riva e complici di spostare il processo a Potenza. E quindi ora, siamo tornati indietro, il processo "Ambiente svenduto" si sta rifacendo integralmente di nuovo e, bene che vada, solo in questo mese dovrebbe finire la fase delle udienze preliminare col rinvio a giudizio.

Un processo che si sta tenendo in un silenzio e partecipazione ridottissima, anche da parte degli avvocati delle parti civili - ad esclusione dello Slai cobas.  

Tutto questo vuole dire che le parti civili di operai, lavoratori, cittadini dovranno aspettare ancora tanti altri anni per avere risarcimenti e giustizia. 

MA QUESTA NON E' GIUSTIZIA! 

Lo Slai cobas appena di conclude la fase in corso delle udienze preliminari a Potenza con i rinvii a giudizio, terrà assemblee sia a Potenza, che a Taranto delle parti civili.

 Info di francesco casula GDM


La Corte d’Appello conferma la condanna a Fabio Riva e Luigi Capogrosso per le emissioni tossiche tra il 1995 e il 2014: oltre ai danni agli immobili e alle scuole, 18 milioni riconosciuti per lo sfregio all’identità e alla reputazione della città
Lunedì 01 Dicembre 2025, 22:11

Dall'Ilva dei Riva danni all'ambiente e all'immagine per Taranto: confermata la sentenza in appello. Risarcimento da 20 ml.

Non solo danni all’ambiente, alla salute e agli immobili, ma anche una percezione di «insicurezza, disagio e timore per il futuro» che spinge i cittadini a non riporre più fiducia nella capacità del Comune di Taranto di «salvaguardare i più basilari diritti dei cittadini. Questo è il danno all’identità ed all’immagine del comune di Taranto, ed il clamore mediatico è una delle sue conseguenze, che nello stesso tempo ne illumina le dimensioni». È quanto scrivono i giudici civili della Corte d’appello che hanno confermato la condanna per Fabio Riva (erede di Emilio Riva, ex patron dell’acciaio ionico) e l’ex direttore dell’Ilva Luigi Capogrosso e disposto un maxi risarcimento per l’Ente di oltre 20 milioni di euro per le emissioni velenose dalla fabbrica ionica tra il 1995 e il 2014.
Un verdetto che accoglie le richieste formulate dall'avvocato Massimo Moretti che ha difeso Il Municipio ionico in questa causa risarcitoria nata dopo le condanne definitive in sede penale nella vecchia inchiesta sulle Cokerie e i danni prodotti dalle polveri dell’Ilva negli anni di gestione Riva fino al 2014.
Nelle 58 pagine depositate dal collegio - presieduto dalla giudice Anna Maria Marra e a latere Michele Campanale e Claudia Calabrese – sono state confermate le ragioni che nel 2022 portarono il giudice Raffaele Viglione a condannare i vertici della fabbrica, ma questa volta aumentando l’ammontare del risarcimento...